L'ANARCHIA MILITARE E I NEMICI ESTERNI DELL'IMPERO Nel Ill secolo l'Impero romano entra in una crisi politica e sociale. Dopo l'uccisione di Alessandro Severo comincia l'anarchia militare (235-284), in cui l'esercito controlla l'elezione degli imperatori. Aumentano anche le minacce esterne: nel 244 il regno dei Parti costringe i Romani a versare un tributo. La battaglia di Edessa (260), in cui il sovrano Sapore I fa prigioniero l'imperatore Valeriano, sancisce la perdita della Mesopotamia. L'instabilità politica dell'Impero favorisce inoltre le spinte autonomistiche. Il generale Postumo crea il regno autonomo delle Gallia (260-274), mentre la regina di Palmira, Zenobia, forma un Impero in Medio Oriente (267-273). I loro tentativi vengono però stroncati dall'imperatore Aureliano. Sul limes reno-danubiano, infine, premono i Germani. Questi popoli seminomadi, giudicati barbari dai Romani, sono divisi in clan e tribu. In assenza di leggi scritte è ammessa la faida (vendetta familiare) contro il responsabile di un crimine. Nel 248 e nel 254 i Germani oltrepassano il limes, devastando la penisola balcanica. I Romani reagiscono dotando la città di una cinta muraria difensiva (Mura aureliane) ed escludendo la classe senatoria dai comandi dell'esercito.
LA CRISI ECONOMICA E SOCIALE
Le razzie e le spese militari mettono in difficoltà l'economia romana. La produzione agricola si contrae, le vie di comunicazione vengono interrotte e i ceti produttivi sono tassati. All'aumento della disoccupazione consegue poi un calo della popolazione. I proprietari terrieri vincolano gli agricoltori alla terra su cui lavorano (colonato), costringendoli a pagare esosi affitti. Nelle campagne si diffonde così un ceto di contadini-servi. All'aumento dei prezzi Roma risponde svalutando la moneta, ma non riesce a placare l'inflazione reale. In alcuni luoghi si torna al baratto, le città decadono e le famiglie abbienti si rifugiano nelle ville di campagna. La fine della prosperità mette in crisi anche i valori tradizionali romani. LA TETRARCHIA E LE RIFORME DI DIOCLEZIANO Nel 284 prende il potere il generale Diocleziano, che nel 286 associa al potere Massimiano, affidandogli la difesa dell'Occidente. L'Impero rimane unico e indissolubile, ma viene diviso in quattro prefetture, comprendenti tre diocesi ciascuna. Nel 293 nasce la tetrarchia: Galerio e Costanzo Cloro (Cesari) coadiuvano nel governo in posizione subordinata Diocleziano e Massimiano (Augusti). Esautorato il Senato, il principato diventa un dominato: il potere si concentra nelle mani di un monarca assoluto. Diocleziano riforma anche l'esercito per limitare il potere dei militari e difendere le frontiere. La riforma amministrativa abolisce la distinzione tra province senatorie e imperiali, le rimpicciolisce aumentandone il numero e separa le cariche militari da quelle civili, creando un ceto di burocrati. Per fini fiscali Diocleziano indice un censimento della popolazione e fa redigere un catasto (inventario delle terre coltivabili). Nel 297 istituisce le imposte fondiaria (iugatio) e personale (capitatio), tassando anche qli abitanti liberi delle città (curiali). Sancisce inoltre 'ereditarietà dei mestieri e il divieto di cambiare residenza. L'Editto dei prezzi (301), che fissa un calmiere per contrastare l'inflazione, finisce per favorire il mercato nero. All'inizio del IV secolo, mentre i cristiani subiscono le ultime persecuzioni, la società romana è congelata: solo l'esercito permette di migliorare le proprie condizioni di vita.
COSTANTINO E L'ALLEANZA CON I CRISTIANI
Diocleziano e Massimiano abdicano nel 305 in favore dei Cesari, ma la morte di Costanzo Cloro apre la lotta per la successione. Costantino sconfigge Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio (312), poi costringe alla resa anche l'Augusto d'Oriente Licinio (324). Costantino consolida il potere centrale attraverso una burocrazia gerarchica. Per rendere efficiente l'esercito, abolisce i pretoriani e rafforza i reparti mobili di cavalleria. Nell'economia rimedia all'inflazione coniando una nuova moneta d'oro, il solidus, che rilancia il commercio dei beni di lusso. Le monete di bassa lega, però, si svalutano sempre più: l'aumento dei prezzi allarga la forbice tra ricchi e poveri, facendo scomparire il ceto medio. Per prendere le distanze da Roma, nel 330 l'imperatore inaugura la nuova capitale, Costantinopoli. Fondamentale è poi l'Editto di tolleranza (313), che stabilizza l'Impero con la pace religiosa: tutte le religioni, compresa quella cristiana, ottengono la libertà di culto. Sorgono così grandi luoghi di culto (basiliche). Nel 325 Costantino, ritenendo di poter legiferare in campo religioso (cesaropapismo), convoca il primo concilio ecumenico. L'ortodossia della religione cattolica è stabilita attraverso il simbolo niceno (professione di fede) e il dogma che ritiene il Padre e il Figlio persone della stessa sostanza; l'arianesimo viene invece condannato come eresia. Costantino è infine considerato, insieme a Diocleziano, l'artefice di una nuova epoca storica, il Tardoantico.