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2.

1 Sistema fonologico dell'italiano


LEZIONE 2.
Consonanti
2
Il sistema fonologico di una lingua è formato da due sottosistemi: il sottosistema segmentale e quello
sovrasegmentale o prosodico.
Il primo è costituito dall'inventario dei segmenti e cioè le consonanti e le vocali della lingua e il secondo,
dalle strutture prosodiche che modificano e condizionano i segmenti quali l'intonazione, la durata,
l'accento, tra le principali.

2.2 Differenza tra una vocale e una consonante

La corrente fonoespiratoria può trovare un ostacolo oppure no. Nel primo caso diciamo che si tratta di un
suono consonantico, nel secondo di un suono vocalico. In ogni modo, anche se la differenza tra uno e l'altro
sembra essere abbastanza chiara, ci sono suoni che si trovano a cavallo tra l'una e l'altra possibilità di
classificazione. Cosí succede, per esempio, con gli approssimanti, in cui gli organi fonatori si avvicinano
ma non hanno un contatto a tutti gli effetti, opponendo quindi un ostacolo relativo al flusso d'aria; oppure
con certe consonanti regionali talmente indebolite da offrire un ostacolo minimo o nullo al flusso d'aria.

2.3 Punti di articolazione. Modi di articolazione. Tipo di fonazione

Possiamo definire una consonante a seconda del suo punto di articolazione, del modo e del tipo di
fonazione. Questo tipo di classificazione tradizionale ma tuttora in vigore segue un criterio articolatorio e
si rende particolarmente utile in sede didattica.
Il punto di articolazione è il luogo della cavità orale in cui si pone l'ostacolo al flusso d'aria. Il modo è
appunto la maniera in cui quest'ostacolo condiziona il passaggio della corrente fonoespiratoria e il tipo di
fonazione è il comportamento delle corde o pliche vocali nel momento del passaggio dell'aria.
A seconda del punto di articolazione, e adottando la tipologia di Canepari, conviene classificare le
consonanti come segue:

Bilabiali /p/, /b/, /m/ Postalveopalatali /ʧ/, /ʤ/, /ʃ/


Labiodentali /f/, /v/ Palatali /ʎ/, /ɲ/, /j/
Dentali /t/, /d/, /s/, /z/, /ʦ/, /ʣ/ Velari /k/, /ɡ/, /w/
Alveolari /n/, /l/, /r/

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LEZIONE 2

Secondo il modo di articolazione e seguendo la classificazione dello stesso studioso, le consonanti


possono essere:

Occlusive /p/, /b/, /t/, /d/, /k/, /ɡ/ Nasali /m/, /n/, /ɲ/
Costrittive /f/, /v/, /s/, /z/, /ʃ/ Vibranti /r/
Semiocclusive /ʧ/, /ʤ/, /ʦ/, /ʣ/ Approssimanti /j/, /w/
Laterali /l/, /ʎ/

Le consonanti occlusive si articolano attraverso una chiusura completa del canale seguita da un'immediata
apertura. La chiusura sarà all'altezza delle labbra nel caso delle bilabiali /p/ /b/, dei denti nel caso di /t/ e
/d/ e nel velo per /k/ e /ɡ/. Sono consonanti che non si possono prolungare.
Le costrittive restringono il canale senza chiuderlo completamente e lasciando solo una piccola apertura.
L'aria passa con una certa difficoltà sfregando sugli organi fonatori. In virtù di questa caratteristica la
fonetica percettiva chiama questi suoni fricativi.
Le semiocclusive o occlu-costrittive (nella terminologia di Canepari) risultano dalla combinazione di due
momenti articolatori: chiusura e successiva costrizione. La chiusura si produce a livello dei denti per /ʦ/ e
/ʣ/ o del palato anteriore per /ʧ/ e /ʤ/ seguito da un restringimento del canale attraverso il quale viene
rilasciata l'aria. Vengono chiamate affricate dalla fonetica percettiva.
Le laterali sono consonanti che si producono con un'occlusione centrale all'altezza degli alveoli nel caso
della /l/ e del medio-palato nel caso della /ʎ/ lasciando che l'aria fuoriesca dai lati della lingua. Ecco perché
si chiamano laterali.
Le nasali si articolano con l'abbassamento del velo palatale e la chiusura della cavità orale all'altezza delle
labbra nel caso di /m/, degli alveoli nel caso di /n/ e del palato nel caso di /ɲ/. L'aria fuoriesce dal naso.
Le vibranti si producono con una chiusura intermittente all'altezza degli alveoli e questo dà l'effetto di
vibrazione.
Le consonanti approssimanti sono suoni la cui articolazione avviene attraverso l'accostamento degli
organi fonatori che non arrivano tuttavia ad avere alcun contatto. Ecco perché alcuni manuali parlano di
semiconsonanti o semivocali. Le approssimanti italiane sono due: /j/ (jod) e /w/ (vau o waw). La prima è
palatale e la seconda è velo-labiale.

Il tipo di fonazione definisce se una consonante è sonora o non-sonora (sorda). Nel caso delle consonanti
sonore le pliche vocali sono accostate, l'aria passa e le fa vibrare mentre nel caso delle non-sonore le corde
rimangono separate e quindi non si verifica vibrazione nel momento del passaggio dell'aria. La vibrazione
di una consonante e quindi la sua sonorità si può percepire appoggiando il palmo della mano sulla gola o
sulla testa.
Di seguito presentiamo l'intera tabella delle consonanti secondo Canepari (1999:73):

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e
al
bi

li
la
i
al

ga
to
at

in
la
al
li

ar
pa
op
ta

À
li

/L
eo
en

IT
ri

ia
ve
i

la
al

li

R
li

ab
av
od

li
al

ta
eo
ta

O
bi

tta
i
ar
st

st

ol
la
bi

N
en
ila

lv

lo
Po

Po

SO
Pa
La

Ve

Ve
A
B

G
m [ɱ] [n] n ɲ [ŋ] + NASALI

p t k -
[?] OCCLUSIVI
b d g +

ʦ ʧ -
SEMIOCCLUSIVI
ʣ ʤ +

s -
solcati
z +
COSTRITTIVI
f (θ) (ç) (x) -
non-solcati
v +

j w (h) + APPROSSIMANTI

r + VIBRANTI

[ɾ] + vibrati

ʎ + LATERALI

In questa tabella sono trascritte con parentesi quadre [ ] le varianti contestuali o tassofoni e tra parentesi
tonde ( ) i fonostilemi, cioè i suoni che non appartengono all'inventario dell'italiano ma possono essere
talvolta utilizzati in parole di origine straniera o in varianti regionali.

2.4 Coppie difoniche

Si chiamano coppie difoniche (minimal pairs) i suoni consonantici che differiscono nel tipo di fonazione
conservando inalterati gli altri due tratti. Cosí per esempio /p/ e /b/ sono una coppia difonica perché sono
entrambi occlusivi e bilabiali ma il primo è non-sonoro e il secondo, sonoro. Il gesto articolatorio è
esattamente lo stesso tanto che, se si provasse a pronunciarli senza voce, il destinatario non riuscirebbe a
capire se si tratta di uno o l'altro suono.

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LEZIONE 2

Conoscere quali sono le coppie difoniche può rendersi utile in sede didattica: ci si può avvalere di una delle
due consonanti del paio per ottenere l'altra se presenta qualche difficoltà. Cosí per esempio, per un
apprendente ispanofono, che trova di solito difficile pronunciare [b] con la dovuta occlusione, servirsi
dell'analogia articolatoria di [p] può aiutarlo a capire la contrastività e quindi a superare la difficoltà.

2.5 Occlusive dell'italiano

L'italiano ha sei consonanti occlusive: /p/ /b/ /t/ /d/ /k/ ɡ/; /p/ /b/ sono bilabiali, /t/ e /d/ sono dentali, /k/ e
/ɡ/ sono velari. I tre binomi costituiscono coppie difoniche di cui la prima consonante è non-sonora e la
seconda, sonora.

/p/ /b/ /t/ /d/ /k/ ɡ/

Consonanti occlusive. Canepari (1999)

Come abbiamo anticipato, la loro articolazione avviene attraverso un momento iniziale in cui gli organi
fonatori si chiudono trattenendo l'aria nella cavità orale, la quale viene rilasciata subito dopo attraverso
un'immediata apertura. Potremmo distinguere quindi due momenti articolatori: la chiusura con la tenuta o
blocco dell'aria e l'apertura o rilascio.

2.5.1 Dal punto di vista acustico

Nelle consonanti non-sonore, il momento della chiusura si caratterizza per l'assenza di energia. Infatti,
sullo spettrogramma si osserverà una barra verticale vuota. La fase di apertura appare come una striscia
appena accennata chiamata barra di esplosione la quale indica il momento della liberazione dell'energia
trattenuta: gli organi fonatori si separano e appare la sonorità. Tra la fine dell'esplosione e l'inizio delle
formanti delle vocali successive esiste una zona di energia che riflette il momento in cui l'aria fuoriesce
dalla glottide prima dell'inizio del suono seguente. L'intervallo compreso tra l'inizio della barra di
esplosione e l'inizio della sonorità si chiama tempo di inizio della sonorità (VOT voice onset time). La
liberazione dell'aria è istantanea per la bilabiale dato che l'ostacolo viene posto nella zona più esterna del
canale, un po' meno immediata per la dentale perché l'ostacolo si trova più all'interno e ancora di meno per
la velare perché l'aria deve percorrere una distanza maggiore. Anche la barra di esplosione (fig. 1)
presenta dimensioni diverse a seconda del punto di articolazione: è molto sottile nella bilabiale, meno
sottile per la dentale e più larga per la velare.

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pa ta ka

fig. 1

Nelle consonanti sonore la sonorità non inizia dopo la chiusura bensí nel momento in cui le pliche vocali
iniziano il loro movimento vibratorio. Nello spettrogramma si osserva una formante nella zona di bassa
frequenza: la cosiddetta barra di sonorità (fig. 2).

ba da ga

fig. 2

Poiché l'attività delle pliche rappresenta uno sforzo articolatorio, la quantità di energia liberata nel
momento dell'apertura degli organi fonatori è minore. Quindi le consonanti sonore sono meno energiche
delle non-sonore. Anche per le sonore la differenza tra bilabiale, dentale e velare si palesa acusticamente
attraverso una differenza nella durata del rilascio: la durata è breve nella bilabiale, meno breve nella
dentale e maggiore nella velare.

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LEZIONE 2

2.5.2 Problemi di contrastività

Le occlusive non-sonore non offrono problemi di contrastività per gli apprendenti ispanofoni. Invece le
sonore presentano delle differenze alquanto notevoli. In spagnolo le occlusive sonore esistono solamente
in posizione iniziale assoluta o pospausale (ess. bueno, ¡basta!, ¡dale!, guerra) o dopo nasale (ess. rombo,
en vez, ángulo) e laterale nel caso della dentale, (ess. saldo, el día), mentre in contesto intervocalico o dopo
[l, r] ricorrono i foni approssimanti [β] bilabiale, [δ] dentale e [γ] velare (ess. abuelo, redes, agua). Lo
studente ispanofono quindi dovrà fare una particolare attenzione a questo gruppo di consonanti.
Osservando che in ogni coppia difonica di occlusive il gesto articolatorio della sonora e non-sonora
coincide, l'alunno può esercitare la consonante contrastiva sulla base di questa coincidenza.

2.6 Costrittive dell'italiano

Come detto in precedenza, le consonanti costrittive dell'italiano si producono con un restringimento del
canale attraverso il quale l'aria passa con una certa difficoltà provocando un rumore continuo di frizione o
sfregamento con caratteristiche diverse per ogni consonante. A differenza delle occlusive, che durano solo
un istante, si possono prolungare finché l'aria lo permette.
Le costrittive possono essere solcate o non solcate. Le costrittive solcate sono /s/, /z/, /ʃ/. Si chiamano così
perché la lamina della lingua forma un solco longitudinale attraverso il quale passa l'aria producendo un
sibilo. Le non solcate sono /f/ e /v/ per le quali la lingua ha un'importanza secondaria.

2.6.1 Dal punto di vista acustico

Il rumore dello sfregamento, detto turbolenza, si distribuisce sullo spettrogramma in zone di frequenza più
elevata di quelle delle vocali perché sono suoni più acuti di queste ultime (figg. 3, 4, 5). Nel caso delle
dentali si osserva una concentrazione molto intensa di energia nelle frequenze alte.

fa va

fig. 3

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sa za

fig.4
ʃa

fig.5

2.6.2 La coppia difonica /s, z/ [s, z]

Il fono costrittivo [s] si articola avvicinando l'apice della lingua ai denti inferiori, ecco perché diciamo che
è un suono apico-dentale mentre il fono costrittivo [z] si produce abbassando l'apice della lingua dietro i
denti inferiori e producendo il restringimento del canale con la lamina; si tratta quindi di una lamino-
dentale. il primo è non-sonoro e il secondo è sonoro.

Costrittive solcate [s] [z] (Canepari, 1999)

Alcuni teorici considerano /z/ non come un fonema ma come un allofono di /s/ e quindi [z], dal momento
che diventa sonoro a seconda del contesto fonico (Nespor, 1993). Tuttavia, la variante di pronuncia
tradizionale distingue fonematicamente entrambi i suoni tenendo conto che differenzia significati come in
/'fuso/ (orario) e /'fuzo/ (participio passato di fondere), /'kjεse/ (passato remoto di chiedere) e /'kjeze/
(plurale di chiesa), ecc.

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LEZIONE 2

2.6.3 Ortoepia

Abbiamo /s/
● all'inizio di parola davanti a vocale. Esempi: sole, sale, silenzio.
● all'inizio di sillaba davanti a vocale (in seguito a consonante coda della sillaba precedente). Esempi:
persona, pensare, consonante.
● davanti a un'altra consonante non-sonora. Esempi: studio, specchio, castello.
● quando è doppia. Esempi: rosso, possiamo, professoressa.
● alla fine di parola in contesto prepausale. Esempi: gas, lapis, gratis.
● nelle parole composte o prefissate, pur essendo in contesto intervocalico. Esempi: stasera,
qualsiasi, risalire, presentire.
● nel pronome enclitico si, pur trovandosi in contesto intervocalico. Esempi: vedendosi, vístosi.

Abbiamo /z/
● in contesto intervocalico. Esempi: musica, casa, rosa.
● davanti a un'altra consonante sonora. Esempi: sleale, sbagliare, cosmetica, gas lacrimogeno.

2.6.4 Condizione di /s/ /z/

Nespor (1993:176) dice che il fonema /s/ ha uno status speciale. Infatti i foni costrittivi dentali [s] e [z] si
comportano talvolta in modo diverso dal resto delle consonanti.
La studiosa elenca quattro caratteristiche che li rendono particolari:

● Sono le uniche consonanti che possono precedere un inizio di parola biconsonantico come per esempio
sbranare, stridente.
● La /s/ può violare la scala di sonorità ( ) dal momento in cui può precedere una consonante non
sonorante ( ) come in scopa, stella.
● La /s/ non-sonora è la sola che può chiudere una sillaba come in lapis, gratis pur non essendo sonorante.
● Non ammettono cogeminazione se seguite da nessi consonantici. In quei casi la [s] diventa coda della
sillaba precedente e quindi viene invalidato il meccanismo di cogeminazione. Esempio: che strano!
/kesˈtrano/ (non avviene il raddoppiamento di /s/ come in che silenzio! / kessiˈlɛnʦjo/)

(5) Scala di sonorità o percepibilità: stabilisce quali elementi possono essere più vicini al nucleo della sillaba (la vocale con il massimo di sonorità)
e quali invece si trovano ai margini.
(6) Sonorante è il contrario di ostruente (non sonorante). Per la fonetica acustica le sonoranti si producono senza frizione né turbolenza e le cavità
supralaringali fanno da cassa di risonanza. Sono le nasali, laterali e vibranti. Le ostruenti invece offrono un ostacolo totale o parziale alla corrente
d'aria.

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2.6.5 La costrittiva / ʃ/ [ʃ]

Corrisponde al digramma (sc+i/e). La sua articolazione avviene con protensione delle labbra e l'ostacolo
alla corrente d'aria viene posto tra gli alveoli e il palato medio, perciò diciamo che il punto di articolazione
è post-alveo-palato-labiale. È non-sonora e solcata.
Questo suono ha la particolarità di autogeminarsi in contesto intervocalico sia all'interno di parola che tra
parole: /'peʃʃe/, /laʃ 'ʃɛna/.

Costrittiva [ʃ] (Canepari, 1999)

2.6.6 Le costrittive / f, v / [ f, v ]

L'ostacolo alla corrente d'aria viene posto dal contatto tra i denti superiori e il labbro inferiore. Il loro punto
di articolazione è quindi labiodentale. Sono non solcate. La prima è non-sonora e la seconda, invece,
sonora.

Costrittive [f] e [v] (Canepari, 1999)

2.6.7 Problemi di contrastività

Le costrittive /s/ e /f/ non presentano problemi di contrastività per gli ispanofoni nella maggioranza dei
contesti. Invece, le altre tre costrittive sono inesistenti in spagnolo. Tuttavia il fono [s] diventa contrastivo
in contesto preconsonantico. Dato che nella variante del Rio de la Plata la [s] preconsonantica subisce una
decoronalizzazione (nota come aspirazione), non è sempre facile per uno studente pronunciare una [s]
piena, per esempio, in parole come castello, la scuola, vestito, ecc.

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LEZIONE 2

Il suono [ʃ] tenderà ad essere non geminato tra vocali se pronunciato da ispanofoni alle prime armi. Si può
affermare che è un suono esistente in certe zone del Rio de la Plata dove alterna con l'allofono sonoro [ʒ],
entrambi varianti solcate corrispondenti ai grafemi dello spagnolo ll e y (in contesto non finale).
Quest'alternanza può rappresentare un problema di contrastività per la pronuncia del suono [ʃ] sempre
non-sonoro in italiano.
Dato che la grafia dello spagnolo utilizza due grafemi b e v per lo stesso suono approssimante bilabiale [β]
e essendo inesistente in spagnolo la consonante labiodentale [v], l'ispanofono tende a reinterpretare il
grafema pronunciandolo approssimante. Un altro problema contrastivo si riscontra nella pronuncia di [v]
in contesto pospausale il quale, in spagnolo, è occlusivo bilabiale. Quindi un esempio come Valentina
all'inizio di frase può diventare [balenˈti.na] .

Semiocclusive dell'italiano /ʦ, ʣ,ʧ,ʤ/ [ʦ, ʣ, ʧ, ʤ]


2.7

Le semiocclusive, dette anche occlu-costrittive da Canepari, sono quattro: /ʦ, ʣ, ʧ, ʤ/ [ʦ, ʣ, ʧ, ʤ]. La
fonetica percettiva le chiama affricate. Sono suoni la cui articolazione costituisce una sequenza di due fasi:
una fase di chiusura, seguita da un'altra di frizione simile a quella delle consonanti costrittive. Si tratta di
una sequenza omorganica e cioè entrambi i suoni sono prodotti nello stesso punto di articolazione.
Il suono [ʦ] è non-sonoro e viene pronunciato con la punta della lingua alta; invece [ʣ] è sonoro e la punta
della lingua rimane bassa. In posizione intervocalica entrambi sono autogeminanti anche se la grafia non
sempre evidenzia la pronuncia della doppia.
I suoni [ʧ, ʤ], il primo non-sonoro e il secondo sonoro, si articolano offrendo l'ostacolo alla corrente
fonoespiratoria all'altezza dei postalveoli (tra gli alveoli e il palato medio) e con la partecipazione delle
labbra che si arrotondano e si protendono. Diciamo quindi che sono postalveo-palato-labiali.

Semiocclusive dentali [ʦ, ʣ] (Canepari, 1999)

Semiocclusive post-alveo-palato-labiali [ʧ .ʤ ] (Canepari, 1999)

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2.7.1 Dal punto di vista acustico

Presentano caratteristiche simili alle occlusive e costrittive insieme: sullo spettrogramma si osserverà la
barra di esplosione con assenza di energia seguita dal rilascio continuo dell'aria rappresentato dalla
concentrazione di energia nelle zone di alta frequenza (figg. 6,7).

ts dz tʃ d

fig. 6 fig.7

2.7.2 Ortoepia

Presentiamo di seguito le regole più ricorrenti osservando tuttavia che ci possono essere delle differenze
nella normativa tra la variante tradizionale e quella moderna. Ci atteniamo qui alla variante moderna.
Abbiamo [ʦ]:
● nella terminazione –azzo, -ezzo, -izzo, -ozzo, -uzzo con i rispettivi femminili e plurali. Esempi: ragazzo,
tazza, pazzi.
● prima di [i] o [j] + vocale. Esempi: grazie, polizia, azione.
● dopo n, l, r. Esempi: canzone, alzare, marzo. Questa norma non si mantiene in: pranzo, bronzo, manzo,
romanzo, Manzoni, benzina, zanzara, barzelletta, ora per ragioni etimologiche, ora per assimilazione
con la consonante precedente.
● nelle terminazioni di alcuni verbi (di bassa frequenza d'uso) in –azzare, -izzare. Esempi: strizzare,
sguazzare, starnazzare.
Abbiamo [ʣ]:
● all'inizio di parola. Esempi: zio, zoo, zaino.
● nei verbi derivati con suffisso –izzare. Esempi: ipotizzare, realizzare, analizzare.
● a metà parola fra vocali. Esempi: bazar, azalea, azzurro.

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LEZIONE 2

2.7.3 Problemi di contrastività

Le semiocclusive italiane sono contrastive tutt'e quattro. Anche se lo spagnolo possiede una semiocclusiva
postalveopalatale non-sonora rappresentata dal grafema ch, manca della protensione labiale che la rende
contrastiva.
Le due dentali sono inesistenti in spagnolo e sarà quindi utile far osservare all'apprendente che la
contrastività avviene appunto nella sequenza di due suoni che però lo spagnolo conosce separatamente,
almeno per quanto riguarda la produzione della non-sonora [ʦ]. La semiocclusiva sonora [ʣ] può rendersi
più difficile da acquisire. Tuttavia un'apposita esercitazione a partire dalle facilitazioni che offre la coppia
difonica permetterà di sormontare la difficoltà contrastiva.
La consonante [ʤ] è un suono particolarmente contrastivo. L'analogia articolatoria con il suono non-
sonoro della coppia difonica può aiutare a far capire la cinestesia del gesto articolatorio. Sarà da evitare la
sostituzione della semiocclusiva con la costrittiva dello spagnolo rioplatense [ʒ] o altre sostituzioni alveo-
palatali.

2.8 Nasali /m, n, ɲ/ [m, n, ɲ]

Le consonanti nasali si articolano bloccando l'aria nella cavità orale, abbassando il velo palatale e facendo
uscire l'aria dal naso. Sono dunque il risultato dell'attività dei risonatori orale e nasale. I tre fonemi nasali
dell'italiano sono /m/, /n/ e /ɲ/. /m/ è bilabiale, /n/ è alveolare e /ɲ/palatale. Tutti e tre sono sonori.

Consonanti nasali [m, n, ɲ] (Canepari, 1999)

Essendo il suono [n] particolarmente sensibile ai fenomeni di coarticolazione, oltre ai tre nasali naturali,
abbiamo le seguenti varianti contestuali: [m] bilabiale quando precede [m], [p], [b]; [n] dentale prima di
[t], [d], [s], [ʦ] e [ʣ]; [ɱ] labiodentale prima di [v] e [f]; [ņ] postalveo-palatale prima di [ʧ] e [ʤ] e [ŋ]
velare in precedenza di [k] e [ɡ]. Ecco alcuni esempi:

[m] bilabiale: un momento, input, con Beatrice.


[n] dentale: tanto, un dado, insalata, anzi.
[ɱ] labiodentale: buon viaggio, inferno.
[ņ] postalveo-palatale: con cioccolato, angelo.

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2.8.1 Dal punto di vista acustico

A livello acustico, le realizzazioni nasali si producono con meno energia di quella delle vocali e sullo
spettrogramma si può osservare una formante specifica detta formante nasale nelle frequenze basse che
riflette la risonanza prodotta nella cavità nasale (fig. 8).

m n ɲ

fig. 8

2.8.2 Problemi di contrastività

I soli problemi di contrastività che può trovare un apprendente ispanofono riguardano l'articolazione di
[ɲ]. Esso è medio-palatale a differenza di quello spagnolo alveo-palatale che viene talvolta sdoppiato in
[n] alveolare + [j] palatale. Un altro tratto contrastivo riguarda l'autogeminazione di [ɲ] in contesto
intervocalico. Esempi: montagna /monˈtaɲɲa/, regno /ˈreɲɲo/.

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LEZIONE 2

2.9 Laterali /l, ʎ/ [l, ʎ]

Le consonanti laterali italiane sono /l/ alveolare e /ʎ/ palatale, tutt'e due sonore. La loro articolazione
avviene attraverso un'occlusione centrale apico-alveolare nel caso di /l/ e lamino-palatale nel caso di /ʎ/
mentre l'aria esce dai lati della lingua.

Consonanti laterali [l, ʎ] (Canepari, 19999)

Il fonema alveolare /l/ ha un allofono dentale che precede consonante dentale come negli esempi caldo,
alto, ecc. Canepari (op.cit., p.103) ritiene che non ha bisogno di un simbolo diverso dal momento che la
sua articolazione è molto vicina al suono di [l] alveolare. Esiste anche la realizzazione postalveo-palatale
[ļ] che si realizza davanti a [ʧ] e [ʤ] come negli esempi calcio, il gelo, ecc.

2.9.1 Dal punto di vista acustico

La loro struttura formantica è simile a quella delle vocali e sullo spettrogramma si può osservare la barra di
sonorità nelle frequenze basse (fig. 9).

l ʎ

fig. 9

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2.9.2 Problemi di contrastività

La sola laterale che presenta problemi di contrastività è /ʎ/. Il suono è inesistente nella variante rioplatense
anche se appartiene all'inventario fonetico di altre varianti dello spagnolo che però si sdoppia spesso in [l]
alveolare + [j] palatale, analogamente a quanto si verifica per [ɲ] che si può sdoppiare in [n] + [j]. Oltre a
questo tratto contrastivo si aggiunge la caratteristica dell'autogeminazione quando si trova in contesto
intervocalico. Esempi: figlio /ˈfiʎʎo/, taglio /ˈtaʎʎo/.

2.10 Vibranti /r/ [ r, ɾ]

In italiano abbiamo un solo fonema vibrante /r/ sonoro la cui articolazione consiste in un'occlusione
centrale intermittente con l'apice della lingua all'altezza degli alveoli. È un suono apico-alveolare che,
attraverso due o tre battiti leggeri e veloci della lingua contro gli alveoli produce il trillo caratteristico
delle consonanti dette, appunto per questo, rotiche o tremolanti. La /r/ viene chiamata polivibrante in
virtù della quantità dei battiti. In corrispondenza di [r] esiste un allofono che si produce con una sola e
rapida occlusione apico-alveolare come per esempio nelle parole: caro, sera e viene chiamato
monovibrante o vibrato [ɾ]; anch'esso è sonoro.
Tra [r] e [ɾ] si potrebbero riscontrare, oltre alla quantità di battiti, alcune sottili differenze: riguardo al
punto di articolazione [r] è leggermente più postalveolare di [ɾ]. E quest'ultimo fono è molto più sensibile
a subire gli effetti coarticolatori delle vocali adiacenti.

Vibrante [r] (Canepari, 1999)

2.10.1 Dal punto di vista acustico

Lo spettrogramma evidenzia, attraverso le striature verticali, le diverse fasi successive di apertura e


chiusura degli organi fonatori, tutte molto brevi. Nelle fasi di chiusura si osserva energia di poca intensità
nelle frequenze basse. Nelle fasi di apertura appare una struttura formantica simile a quella delle vocali
adiacenti. Nel caso dell'allofono [ɾ] ci sarà una formante o barra di sonorità nelle zone di bassa frequenza e
una diminuzione dell'energia nelle zone di alta frequenza (fig. 10)

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LEZIONE 2

kar ɾo ka ɾo

carro caro

fig. 10

2.10.2 Problemi di contrastività

La contrastività emerge a partire dalla differenza nella quantità dei battiti. Mentre in italiano si hanno tra
due e, al massimo, quattro battiti per la produzione di una vibrante, in spagnolo si pronuncia con una
quantità superiore (tra quattro e otto battiti).
Ci sono inoltre differenze di tipo contestuale. Sebbene [ɾ] ricorra in contesto intervocalico come in
spagnolo, per l'italiano esiste anche un condizionamento accentuale: in sillaba accentata abbiamo
normalmente [r] anche se si trova tra vocali (Canepari, op.cit., pp. 98-99). Può dunque essere polivibrante
in esempi come dirà, però, ecc.
Altri aspetti contrastivi riguardano la posizione di [r]. Quando segue un'altra consonante essa è
polivibrante mentre in spagnolo è monovibrante. Esempi: treno, Alfredo, grazie. È contrastiva anche in
fine di sillaba o di parola: mentre in spagnolo si pronuncia monovibrante, in italiano è polivibrante.
Esempi: porta, verde, cartone.
La doppia esiste anche in spagnolo, quindi non presenta problemi di contrastività. Eppure va notato che, in
italiano, l'articolazione non avviene raddoppiando la quantità di battiti ma si verifica quanto segue: ['Vr:
ɾV], esempi: carro, birra; [Vɾ'rV], esempi: berretto, marrone o [VɾɾV], esempi: arrivato, territorio, ecc.
(Canepari, op.cit. p.98)”

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Pronuncia e Consapevolezza - Dieci Lezioni di Fonetica e Fonologia
María Emilia Pandolfi

2.11 Approssimanti / j, w/ [ j, w]

Le approssimanti sono /j/ (jod) e /w/ (waw o vau). Entrambe sono sonore e il loro punto di articolazione è
palatale e velo-labiale rispettivamente. Il restringimento del canale è decisamente inferiore a quello che si
ha nelle costrittive. [j] e [w] si trovano in parole come piano, Siena, vuoi, uomo, in cui fanno parte di una
sequenza vocalica che la tradizione riconosce come dittongo ascendente. In questi casi diciamo che /j/ e
/w/ si trovano sempre in posizione asillabica e cioè la vocale accentata è sempre la seconda.
Canepari (op.cit., p. 95) afferma che spesso nel parlato veloce, [i] e [u] diventano [j] e [w] come negli
esempi: virtuoso, riuscire (in cui la sequenza vocalica si dovrebbe dividere in due sillabe)

Approssimanti [j, w] (Canepari, 1999)

Dal punto di vista acustico


Esibiscono caratteristiche comuni alle costrittive e non presentano aspetti contrastivi rilevanti (fig. 11)

wɔ mo jɛ ɾi

uomo ieri

fig. 11

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