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Politica tributaria

Mariangela Zoli
Politica Economica 2020

Questa lezione si basa principalmente sul capitolo 7 del libro di Bénassy-Quéré et al. (2014)
Le imposte
• Definizione di base imponibile (reddito, consumo, patrimonio, emissioni
inquinanti...)
• Il prelievo obbligatorio include:
1. imposte (tributi diretti e indiretti)
2. tasse
3. contributi sociali

• Le tre funzioni della tassazione:


1. funzione allocativa
2. funzione distributiva
3. funzione di stabilizzazione
I criteri di ripartizione del carico tributario
La ripartizione del carico tributario dipende:
- dalle finalità che si assegnano all’imposta
- dalla concezione di equità cui si aderisce

Tre principi:
- Principio della Controprestazione (o del Beneficio in senso stretto)
- Principio del Beneficio (in senso lato)
- Principio della Capacità contributiva
Principio della Controprestazione (o beneficio in senso
stretto)
L’onere della copertura del costo della spesa pubblica è posto, in tutto o in parte, a
carico dei beneficiari.
Condizione necessaria: che sia tecnicamente possibile escludere dal servizio chi non
paga.
Escludibilità: è necessaria la domanda da parte dell’utente – si può finanziare il servizio
subordinando l’accesso al pagamento di un corrispettivo (es: tasse scolastiche; ticket
sanitari; pedaggi stradali).

Differenza rispetto al prezzo privato: il corrispettivo dovuto può essere inferiore al


costo (l’operatore pubblico può finanziare la differenza con tributi).
Principio della Controprestazione
Mentre la parte di spesa pubblica caratterizzata da escludibilità è molto consistente, il
ricorso al principio della controprestazione è limitato.
3 motivazioni:
1. Elevato costo di esazione dei corrispettivi in relazione alle entrate che producono
(eccezioni: pedaggi autostradali con pagamento automatico)
2. Motivi di efficienza:
a) assenza di rivalità nel consumo
b) esternalità positive
3. Motivi di equità: utilizzo della spesa pubblica per modificare la distribuzione del
benessere generata dal mercato.
Principio della Controprestazione
Motivi di efficienza:
a) assenza di rivalità nel consumo
Principio della Controprestazione
1. Motivi di efficienza:
b) esternalità positive

Con esternalità positive, parte dei


benefici è goduta da un gruppo più ampio
rispetto a quello degli utenti del servizio
pubblico. Se questi ultimi dovessero
sopportarne l’intero costo, la quantità
prodotta sarebbe inferiore a quella
ottima.

Esempi: sanità e istruzione


Principio del Beneficio (in senso lato)
L’onere della copertura del costo della spesa pubblica è posto a carico dell’intera
collettività tramite tributi applicati su basi imponibili considerate una misura dei
benefici della spesa pubblica.

Non richiede la condizione di escludibilità (non c’è un razionamento come quello del
prezzo di mercato).
ES: tributi sugli immobili (proprietà immobiliare come indicatore dei benefici di parte
della spesa dell’ente locale); imposte locali sul consumo; imposte locali sulle attività
produttive.
In questo caso, gli individui sono tenuti al pagamento dei tributi anche se NON
acquistano il servizio pubblico.
Principio della Capacità contributiva
L’onere della copertura del costo della spesa pubblica è posto a carico dell’intera
collettività tramite tributi applicati su basi imponibili considerate una misura del
benessere.

Si taglia ogni legame tra la distribuzione dell’onere dei tributi e quella dei benefici della
spesa pubblica: il carico tributario viene ripartito in ragione della capacità di
contribuire al finanziamento della spesa (benessere).
La spesa pubblica e il suo finanziamento possono diventare uno strumento per
redistribuire le risorse in base a determinati ideali di equità.
Per poter essere applicato, questo principio richiede:
1. La scelta della misura del benessere;
2. La scelta di un criterio che leghi il pagamento dei tributi a tale misura.
Principi di equità tributaria:
Equità orizzontale:
richiede che si tassino allo stesso modo individui con le medesime condizioni
economiche.
Equità verticale:
richiede che si tassino in modo differenziato individui in condizioni economiche
diverse.
Scelta della base imponibile e equità orizzontale
Perché un indicatore di benessere sia un buon indicatore è necessario che tutti i contribuenti cui
risulta associato lo stesso livello di indicatore di benessere si trovino in condizioni economiche
uguali, indipendentemente da altre circostanze.
Tre possibili basi imponibili:
Reddito, patrimonio, consumo.
ES: due contribuenti:
A: reddito=1000; patrimonio=10.000 (investito a un tasso di interesse del 5%)
Il reddito di A è per metà reddito da patrimonio e per metà reddito da lavoro.
B: reddito=1000; patrimonio=0 (solo reddito da lavoro)

anche se hanno lo stesso reddito, i due contribuenti NON sono in condizioni economiche uguali.
Scelta della base imponibile e equità orizzontale
ES2 :
A: reddito da lavoro =1000; patrimonio=500 (che non frutta reddito monetario)
B: reddito da lavoro =1000; patrimonio=0 (solo reddito da lavoro)

anche se hanno lo stesso reddito, i due contribuenti NON sono in condizioni


economiche uguali.

Nonostante la molteplicità di imposte e di basi imponibili, non vengono risolti tutti i


problemi di equità orizzontale, perché il benessere individuale dipende da un gran
numero di fattori e circostanze.
Equità verticale
Fa riferimento alla scelta della funzione di tassazione che lega l’imposta alla base imponibile.
Si tratta di stabilire come debba variare l’imposta al crescere della base imponibile
(progressività, regressività, proporzionalità).
Le imposte
Consideriamo una generica base imponibile Y e una funzione di imposta t
𝑇 = 𝑡(𝑌)
è il debito di imposta corrispondente a Y.
L’aliquota media è data dal rapporto tra l’imposta e la base imponibile:
𝑡(𝑌)
𝑡=
𝑌
L’aliquota marginale t’ è data dal rapporto tra la variazione dell’imposta e la variazione della base
imponibile:
𝑑𝑡(𝑌)
𝑡′ =
𝑑𝑌
Elasticità: variazione percentuale dell’imposta rispetto alla variazione perc. della base imponibile:

𝑑𝑇
𝑑𝑇/𝑇 𝑑𝑇 𝑌 𝑑𝑇 𝑌 𝑑𝑌 𝑡′
𝜀= = ∙ = ∙ = =
𝑑𝑌/𝑌 𝑇 𝑑𝑌 𝑑𝑌 𝑇 𝑇 𝑡
𝑌
Le imposte
Un’imposta è progressiva se l’aliquota media cresce al crescere del reddito,
proporzionale se l’aliquota media è costante al crescere del reddito, regressiva se
l’aliquota media diminuisce al crescere del reddito.
Nel caso di funzione d’imposta differenziabile, avremo:
𝑡 𝑌
𝑑( )
• 𝑌
> 0 imposta progressiva
𝑑𝑌
𝑡 𝑌
𝑑( 𝑌 )
• = 0 imposta proporzionale
𝑑𝑌
𝑡 𝑌
𝑑( 𝑌 )
• < 0 imposta regressiva
𝑑𝑌
Le imposte
Sviluppando la derivata dell’aliquota media rispetto alla base imponibile otteniamo:

𝑡 𝑌
𝑑( ) 𝑡 ′𝑌 − 𝑡 𝑡 ′ − 𝑡
𝑌 = =
𝑑𝑌 𝑌 2 𝑌
Un’imposta è progressiva se l’aliquota marginale è superiore all’aliquota media,
proporzionale se l’aliquota marginale è eguale all’aliquota media, regressiva se l’aliquota
marginale è inferiore all’aliquota media:
• 𝑡 ′ > 𝑡 imposta progressiva (ε >1)
• 𝑡 ′ = 𝑡 imposta proporzionale (ε = 1)
• 𝑡 ′ < 𝑡 imposta regressiva (ε < 1)
La progressività dell’imposta
L’aliquota marginale d’imposta fornisce una misura degli incentivi/disincentivi all’effort e
non della progressività di un’imposta.
L’imposta può essere progressiva anche con aliquote marginali costanti o decrescenti
(purchè l’aliquota marginale sia superiore all’aliquota media):
es: aliquota marginale costante + deduzione forfettaria o sussidio a somma fissa
a = sussidio; t = aliquota marginale; il debito d’imposta è:
T (Y) = −a + tY
𝑇(𝑌) 𝑎
aliquota media: 𝑡 = =− +𝑡
𝑌 𝑌
𝑑𝑡(𝑌)
aliquota marginale: 𝑡 ′ = =𝑡
𝑑𝑌
𝑡 ′ > 𝑡 l’imposta è progressiva
Tipi di progressività
I metodi per realizzare la progressività sono diversi:
• Continua: aliquota media come funzione continua e crescente dell’imponibile
• Per classi: i redditi sono divisi in un certo numero di classi, a ciascuna corrisponde
una determinata aliquota (più alta per classi superiori di reddito)
esempio 1:

Classi (in migliaia) aliquote


Da 0 a 10 10%
Oltre 10 fino a 20 20%
Oltre 20 30%

• ma problema di reranking:
• es: contribuente con reddito pari a 10.000 paga 1.000 di imposte – reddito netto: 9.000
• contribuente con reddito pari a 10.100 paga 2.020 di imposte – reddito netto: 8.080

• dopo l’imposta il contribuente più ricco è più povero (aliquota marginale del 100%).
Tipi di progressività
• Per scaglioni (es. Irpef): il reddito è suddiviso in classi (scaglioni), ma ad ogni reddito si
applicano le aliquote stabilite per i diversi scaglioni in cui questo si divide:
• es: un reddito di 15.000: sulla prima quota (fino a 10.000) si applica 10%; per la seconda quota = 5.000 si
applica 20%. Totale imposta: 2.000.
• Aliquota media: (2.000/15.000=13,33%)
• Aliquota marginale: 20% (coincide con l’aliquota stabilita per lo scaglione in cui rientra l’unità aggiuntiva
di reddito).

• Per detrazione e/o deduzione: es. t=10%; d=1 Y (Y-d) T tmedia


Per deduzione: 0 0 0 0
tutti i redditi sono assoggettati alla stessa aliquota di 1 0 0 0
imposta ma la base imponibile è ridotta di un 2 1 0,1 5%
ammontare prefissato: 10 9 0,9 9%
l’imposta che ne risulta è 15 14 1,4 9,3%
T= t(Y-d)
progressiva
Tipi di progressività Y T T-c tmedia
• Per detrazione: c=0,1; t=10% 0 0 0 0
1 0,1 0 0
abbattimento dell’imposta uguale per tutti i contribuenti: 2 0,2 0,1 5%
T = tY-c l’imposta che ne risulta è
10 1 0,9 9%
progressiva 15 1,5 1,4 9,3%

Sono equivalenti se t*d = c, ma solo se l’aliquota marginale è costante.


In sistemi di prelievo a scaglioni, per esempio, hanno effetti diversi:
• la detrazione riduce (in valore assoluto) l’onere tributario in uguale misura per ogni contribuente
• la deduzione dall’imponibile comporta uno sgravio tanto più alto quanto più alta è l’aliquota marginale
del contribuente – ne beneficiano maggiormente gli individui ad alto reddito:
t2>t1 e t1d=c, t2d>c dunque deduzione è più conveniente per chi ha aliquote più alte (per ogni data
deduzione il risparmio di imposta è maggiore)
Pressione fiscale in EU nel 2013 e 2016/2017(prelievi obbligatori inclusi contributi sociali)

Fonte: Taxation
trends in the
European Union,
2015 and 2019
editions
Le diverse categorie di imposta
• Le imposte possono essere:
1. dirette
2. indirette
• Imposte dirette (gravano su manifestazioni «immediate» della capacità
contributiva):
• imposta personale sul reddito (IRPEF) – imposte sul patrimonio (es. IMU)
• imposta sulle società (sul reddito delle persone giuridiche – IRES)
• contributi sociali
• Imposte indirette (gravano su manifestazioni «mediate» della capacità
contributiva):
• imposta sul valore aggiunto (IVA) – imposta ad valorem
• accise (sul consumo di particolari beni) – imposte specifiche
Gettito per tipologia di prelievo (confronto Italia - EU-28), 2017 (% del PIL)
Evoluzione della struttura
tributaria nei paesi dell’OECD,
1965-2017

Source: OECD (2019), "Revenue Statistics: Comparative


tables", OECD Tax Statistics

(percentuale sul gettito totale)


L’imposta negativa sul reddito
L’imposta diretta è personalizzabile: es. imposta sul reddito, dipende dalla fisionomia
della famiglia e dalla natura dei redditi.

L’imposta indiretta, invece, si basa su transazioni anonime (aliquota unica).

L’imposta diretta ha una funzione di redistribuzione.


Caso dell’imposta negativa sul reddito.
L’imposta negativa sul reddito
In uno schema di imposta negativa sul reddito la tassa è dovuta quando il reddito è sopra
una certa soglia, mentre al di sotto della soglia si riceve un sussidio (a parità di aliquota).
Permette di migliorare il reddito delle famiglie molto povere.
L’ammontare dell’imposta è dato da

Ti  t Yi  Y0 
dove 𝑌𝑖 è il reddito individuale; 𝑌0 è la soglia di reddito; t è l’aliquota marginale.
Quando 𝑌𝑖 > 𝑌0 si paga l’imposta; quando 𝑌𝑖 < 𝑌0 si riceve un pagamento (sussidio).
Il reddito disponibile (dopo l’applicazione dell’imposta negativa) è:

Ynet  Yi  t Yi  Y0 
L’imposta negativa sul reddito

Y0
EITC
Earned income tax credit (EITC):
programma di sussidi a favore delle
famiglie di lavoratori a basso reddito. Il
credito è uguale a una percentuale fissa
del reddito (dal primo dollaro fino a
quando il credito raggiunge il suo valore
massimo); sia la percentuale che il
valore massimo dipendono dal numero di
figli. Il credito rimane costante al livello
massimo all’aumentare del reddito, poi
viene ridotto, gradualmente (il credito si
reduce con ogni dollaro addizionale fino
ad annullarsi).
La teoria della tassazione: incidenza fiscale
• colui che sostiene realmente l’imposta non è necessariamente colui che è identificato dal
fisco come il contribuente di diritto.

Es: Imposta specifica

L’imposta è sostenuta principalmente dall’agente meno sensibile ai prezzi


Casi estremi
Imposta completamente a Imposta completamente a
carico della domanda carico dell’offerta
p

Q
Domanda rigida Domanda elastica

Offerta elastica Offerta rigida


L’incidenza fiscale: imposte sui prodotti
CASO 1: IMPOSTA AD VALOREM SUI VENDITORI:

p - pN = imposta unitaria

p - p* = parte di imposta traslata sui compratori

p*- pN = parte di imposta a carico dei venditori


L’incidenza fiscale: imposte sui prodotti
CASO 1: IMPOSTA AD VALOREM SUI COMPRATORI:

p - pN = imposta

p - p* = parte di imposta che rimane sui compratori

p*- pN = parte di imposta traslata sui venditori


L’incidenza fiscale: il caso ad valorem
• L’imposta ad valorem si applica al prezzo, non alla quantità.
Domanda: 𝑄𝑑 = 𝑎𝑑 − 𝑏𝑑 𝑃𝑑 , 𝑎𝑑 , 𝑏𝑑 > 0
Offerta: 𝑄 𝑠 = 𝑏𝑠 𝑃 𝑠 , 𝑏𝑠 > 0

Supponiamo che un’imposta ad valorem t sia applicata all’offerta: 𝑃 𝑠 = 𝑃𝑑 (1 − 𝑡)


Equilibrio di mercato: 𝑄𝑑 = 𝑄 𝑠
𝑎𝑑 𝑎𝑑
𝑃𝑑 = ; 𝑃𝑠 = 𝑏
𝑏𝑑 +𝑏𝑠 (1−𝑡) 𝑑
𝑏𝑠 +(1−𝑡)

Se invece l’imposta ad valorem t è applicata alla domanda: 𝑃𝑑 = 𝑃 𝑠 (1 + 𝑡)


Equilibrio di mercato: 𝑄𝑑 = 𝑄 𝑠
𝑎𝑑 𝑎𝑑
𝑃𝑠 = ; 𝑃𝐷 = 𝑏𝑠
𝑏𝑠 +𝑏𝑑 (1+𝑡) 𝑏𝑑 +(1+𝑡)
L’incidenza fiscale: il caso ad valorem
1
• Per una aliquota relativamente bassa: (1 − 𝑡) ≈ l’impatto dell’imposta sui prezzi è lo
(1+𝑡)
stesso.
• La distribuzione del carico fiscale tra domanda e offerta dipende dai valori dei parametri 𝑏𝑠 e
𝑏𝑑 , che rappresentano la sensibilità dell’offerta e della domanda al prezzo.
Sia P=prezzo al netto delle imposte; 𝑡 𝑑 =imposta ad valorem sulla domanda; 𝑡 𝑠 =imposta ad
valorem sulla offerta:
𝑃𝑑 = 𝑃 1 + 𝑡 𝑑 e 𝑃 𝑠 = 𝑃 1 − 𝑡 𝑠

Equilibrio di mercato: 𝑄𝑑 = 𝑄 𝑠 = 𝑄
Se si modificano le imposte cambia l’equilibrio di mercato:
𝑑 𝑠 𝜕𝑄 𝑑 𝑑 𝜕𝑄𝑠 𝑠
𝑑𝑄 = 𝑑𝑄 𝑑𝑃 = 𝑑𝑃
𝜕𝑃𝑑 𝜕𝑃𝑠
L’incidenza fiscale: il caso ad valorem
• Sostituendo:
𝜕𝑄𝑑 𝑑 𝑑
𝜕𝑄 𝑠
𝑠 𝑠
1 + 𝑡 𝑑𝑃 + 𝑃𝑑𝑡 = 1 − 𝑡 𝑑𝑃 − 𝑃𝑑𝑡
𝜕𝑃𝑑 𝜕𝑃 𝑠
• da cui (raccogliendo a dx tutti i termini moltiplicati per 𝑑𝑃 e a sx quelli moltiplicati per 𝑃 ):
𝜕𝑄𝑑 𝑑
𝜕𝑄 𝑠
𝑠
𝜕𝑄 𝑑 𝑑 𝜕𝑄 𝑠 𝑠
1 + 𝑡 − 1 − 𝑡 𝑑𝑃 = − 𝑑𝑡 + 𝑠 𝑑𝑡 𝑃
𝜕𝑃𝑑 𝜕𝑃 𝑠 𝜕𝑃 𝑑 𝜕𝑃
• Moltiplico entrambi i lati per
𝜕𝑄𝑑 𝑃 𝑑 −
𝜕𝑄 𝑠𝑃
𝑠
𝜕𝑄𝑑 𝑃 𝑑 𝜕𝑄 𝑠 𝑃 𝑠
1 + 𝑡 1 − 𝑡 𝑑𝑃 = − 𝑑𝑡 + 𝑠 𝑑𝑡 𝑃
𝜕𝑃𝑑 𝑄 𝜕𝑃 𝑠 𝑄 𝜕𝑃𝑑 𝑄 𝜕𝑃 𝑄
• E sostituendo i valori delle elasticità:
𝑑𝑃 𝑠𝑃
𝜕𝑄 𝜕𝑄
𝜀𝑑 ≡ − 𝑑 > 0 𝑒 𝜀𝑠 ≡ 𝑠
>0
𝜕𝑃 𝑄 𝜕𝑃 𝑄
L’incidenza fiscale: il caso ad valorem
otteniamo la variazione percentuale del prezzo lordo di equilibrio in conseguenza delle
variazioni delle imposte che gravano sulla domanda e sull’offerta:
𝑑𝑃 𝜀 𝑠 𝑑𝑡 𝑠 − 𝜀 𝑑 𝑑𝑡 𝑑
=
𝑃 1 − 𝑡𝑠 𝜀𝑠 + 1 + 𝑡𝑑 𝜀𝑑

• se la domanda è inelastica al prezzo (𝜀 𝑑 = 0), 𝑑𝑡 𝑑 > 0 non produce effetti sul prezzo di
equilibrio perché il prezzo netto aumenta nella stessa proporzione dell’aliquota: l’incremento
dell’imposta grava interamente sulla domanda.
• se la domanda è perfettamente elastica al prezzo (𝜀 𝑑 = ∞) o se l’offerta è inelastica (𝜀 𝑠 = 0),
𝑑𝑡 𝑑 > 0 produce una riduzione proporzionale del prezzo lordo di equilibrio:
𝑑𝑃 𝑑𝑡 𝑑
=−
𝑃 1 + 𝑡𝑑
l’incremento della tassazione sulla domanda è trasferito sull’offerta.
Le distorsioni legate alla tassazione
• L’applicazione di una tassazione non in somma fissa comporta una perdita sociale,
perché vengono modificati i prezzi.
• Es: imposta sul consumo:
• accresce il prezzo pagato dal consumatore, che riduce il proprio consumo e la sua
utilità
• la riduzione del consumo comporta una riduzione del prezzo al netto dell’imposta dei
prodotti, si riducono i profitti dei produttori
• il gettito ottenuto è inferiore alla somma delle perdite di consumatori e produttori –
l’imposta comporta una perdita sociale

• La perdita sociale dipende dal valore dell’aliquota di imposta e dal valore delle
elasticità.
Le distorsioni legate alla tassazione
• Il triangolo di Harberger
Le distorsioni legate alla tassazione
• Il triangolo di Harberger: la perdita sociale L è data da:
1 𝑑 1 1 𝑑
𝐿 ≡ 𝑃1 − 𝑃0 𝑄0 − 𝑄1 + 𝑃0 − 𝑃1 𝑄0 − 𝑄1 = 𝑃1 − 𝑃1𝑠 𝑄0 − 𝑄1
𝑠
2 2 2

• in termini di elasticità (valutate nel punto 𝑃𝑑 =𝑃 𝑠 =𝑃0 e 𝑄𝑑 =𝑄 𝑠 =𝑄0 ):


𝜕𝑃 𝑑 𝑄 𝑑𝑃
𝑑 𝑑 0
𝑃1 − 𝑃0 = 𝑑𝑄 ; 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑖𝑝𝑙𝑖𝑐𝑜 𝑒 𝑑𝑖𝑣𝑖𝑑𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑑
𝜕𝑄 𝑑 𝑃 𝑄0
𝜕𝑃 𝑑 𝑄𝑑 𝑃
0
𝑃1𝑑 − 𝑃0 = 𝑄0 − 𝑄 1 ; 𝑠𝑜𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑖𝑠𝑐𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝜀 𝑑
𝜕𝑄 𝑑 𝑃𝑑 𝑄0
𝑑
1 𝑃0
𝑃1 − 𝑃0 = 𝑑 (𝑄0 − 𝑄1 )
𝜀 𝑄0
• Ripeto gli stessi passaggi per 𝑃0 − 𝑃1𝑠 :
𝜕𝑃 𝑠 𝜕𝑃 𝑠 𝑄𝑠 𝑃 1 𝑃0
𝑠 𝑠 0
𝑃0 − 𝑃1 = 𝑑𝑄 = 𝑄 − 𝑄1 = 𝑠 (𝑄 − 𝑄1 )
𝜕𝑄 𝑠 𝜕𝑄 𝑠 𝑃 𝑠 𝑄0 0 𝜀 𝑄0 0
Le distorsioni legate alla tassazione

Sommando i termini a dx e sx:


𝑃0 1 1
𝑃1𝑑 −𝑃1𝑠 = 𝑄0 − 𝑄1 ( 𝑑 + 𝑠 )
=t 𝑄0 𝜀 𝜀

raccogliendo:
−1
1 1 𝑄0 𝜀 𝑑 𝜀 𝑠 𝑄0
𝑄0 − 𝑄1 = 𝑡 𝑑 + 𝑠 =𝑡 𝑑
𝜀 𝜀 𝑃0 𝜀 + 𝜀 𝑠 𝑃0
E sostituendo nella L
1 2 𝜀 𝑑 𝜀 𝑠 𝑄0
𝐿= 𝑡
2 𝜀 𝑑 +𝜀 𝑠 𝑃0

L dipende dalle elasticità della domanda e dell’offerta e in modo quadratico dall’aliquota di imposta
La regola di Ramsey
• Poiché la perdita sociale è tanto più alta quanto maggiori sono le elasticità dell’offerta
e della domanda al prezzo, per minimizzare la perdita sociale dell’imposta conviene
tassare i beni con offerta e domanda poco sensibili ai prezzi.
• Regola di Ramsey: l’aliquota di imposta su ogni mercato deve essere inversamente
proporzionale alle elasticità al prezzo compensate dell’offerta e della domanda:
1 1
𝑡=𝑘 𝑑+ 𝑠
𝜀 𝜀
t=aliquota di imposta ad valorem
• elasticità al prezzo compensata: percentuale di variazione dell’offerta o della
domanda quando il prezzo varia dell’1%, a reddito reale costante, cioè aggiustato per
la variazione di prezzo (eliminando l’effetto reddito).
La curva di Laffer
• Un aumento dell’aliquota di imposta ha due effetti opposti sul gettito fiscale:
• ogni unità di base imponibile viene tassata di più, il che porta a un gettito fiscale più elevato;
• l’imposta modifica i comportamenti dei consumatori, contraendo le unità prodotte e
consumate (la base imponibile), riducendo il gettito.
• l’effetto netto dipende dalle elasticità della domanda e dell’offerta al prezzo.

Aspetto importante: la tassazione


influenza il comportamento degli
agenti e dunque la base
imponibile: l’effetto, sul gettito
fiscale, di un aumento dell’aliquota
d’imposta è variabile secondo
l’elasticità della base.
L’incidenza fiscale in equilibrio generale
• La tassazione su un mercato particolare altera i comportamenti sugli altri mercati,
modificando i prezzi relativi dei diversi beni (effetti di sostituzione) e il potere
d’acquisto (effetti di reddito).
• Es: caso di un consumatore con reddito R, da allocare al consumo di C1 e C2
Imposte sui redditi capitale: Modello di consumo
intertemporale
Prima dell’introduzione dell’imposta, gli individui perdono −(1 + r)
Consumption consumo nel periodo 2 per ogni euro di consumo nel periodo 1.
while retired Gli individui risparmiano, S, nel primo periodo, e consumano S ×
in period 2, C R (1 + r ) nel secondo periodo.

Y × (1 + r)

A
𝐶1𝑅
Indifference curve, IC1
S × (1 + r) Budget
constraint, BC1

0 𝐶1𝑤 Y Consumption
while working
in period 1, CW
S
44
Imposte sui redditi da capitale
Tassare i redditi da capitale porta ad aumentare il prezzo del consumo differito
relativamente al consumo immediato.
Consumption
while retired
L’introduzione della imposta riduce in period 2, C R
il rendimento del risparmio dopo la
tassa da r a r *(1 – t ) perchè il
governo preleva una porzione r *t di Y × (1 + r)
imposta. Il vincolo di bilancio ruota.
Il costo opportunità del consumo
nel primo periodo si riduce perchè Y × (1 + r × [1 − τ])
ogni euro di risparmio porta a un A
𝐶1𝑅
minore consumo nel secondo
𝐶2𝑅 Indifference curve, IC1
periodo. B
S × (1 + r) Budget
constraint, BC1
BC2
0 𝐶1𝑤 Y Consumption
while working
in period 1, CW
S
Imposte sui redditi da capitale
L’imposta influenza il risparmio attraverso due effetti:
o Effetto di sostituzione: il tasso di interesse più basso dopo l’imposta causa un
aumento del consumo del primo periodo, riducendo il risparmio.
o Effetto reddito: il tasso di interesse più basso dopo l’imposta reduce il valore life-time
del reddito, riducendo il consumo del primo period e aumentando il risparmio.

o Quale dei due effetti prevale dipende dale preferenze individuali

46
Imposte sui redditi da capitale

CR
Se l’effetto di sostituzione domina l’effetto reddito
il soggetto si muove da A a B, consumando di più nel primo
periodo (CW2) e risparmiando meno (S2). Di conseguenza, il
consumo nel periodo 2 (CR2) si riduce molto.
Y × (1 + r)

Y × (1 + r × [1 – τ]) => Il risparmio si riduce


A
𝐶1𝑅
IC1
B
𝐶2𝑅
S1 × (1 + r) IC2

S2 × (1 + r × [1 – τ]) BC2 BC1


0 CW
𝐶1𝑊 𝐶2𝑊 Y

S1
S2
47
Imposte sui redditi da capitale
Se l’effetto reddito domina l’effetto di sostituzione
CR Il soggetto si muove dal punto A al punto C, consumando
meno nel primo periodo (CW3) e risparmiando di più (S3). Il
consumo nel periodo 2 (CR3) si riduce, ma meno di quando
domina l’effetto di sostituzione.
Y × (1 + r)

Y × (1 + r × [1 − τ]) => Il risparmio aumenta


A
𝐶1𝑅
𝐶3𝑅 IC1
C
IC3
S1 × (1 + r)

S3 × (1 + r × [1 − τ]) BC2 BC1

0 𝐶3𝑊 𝐶1𝑊 Y CW

S1
S3
48
Imposte sui redditi da capitale
• Se prevale l’effetto di sostituzione, il risparmio diminuisce.
• In un’economia chiusa: si riducono le fonti di finanziamento dell’investimento.
• Il tasso d’interesse reale, che è il prezzo di equilibrio del mercato dei fondi mutuabili,
aumenta. Ciò attenua l’effetto dell’imposta che dipende dallo scarto fra il tasso
d’interesse reale r e l’aliquota di imposta t.
• In un’economia aperta: in presenza di forte mobilità internazionale dei capitali, il tasso
d’interesse reale al netto delle imposte, r - t, non può allontanarsi dal tasso di interesse
reale mondiale.
• La tassazione dei redditi da capitale deve essere compensata da un aumento del
rendimento al lordo delle imposte del capitale. Questo aumento del rendimento al
lordo delle imposte si ottiene con l’aggiustamento degli altri mercati, in particolare
quello del lavoro.
Incidenza fiscale in equilibrio generale
• Ipotesi: economia aperta, perfetta
mobilità dei capitali.
• l’imposta sui redditi da capitale sposta
verso l’alto la retta che rappresenta
l’offerta di capitale (il rendimento, al
lordo delle imposte, richiesto dai
risparmiatori aumenta).
• EQ: si riduce l’investimento - le imprese
sopportano l’onere dell’imposta
• Si riduce lo stock di capitale e la
produttività marginale del lavoro.
L’impresa ridurrà la domanda di lavoro.
• Data l’offerta di lavoro, si riduce il salario
e/o l’occupazione.
• Sono i lavoratori, non i risparmiatori,
coloro che sostengono il carico
dell’imposta sui redditi da capitale.
La tassazione degli scambi internazionali
• I paesi possono tassare i beni importati.
• Secondo la teoria economica, la tassazione degli scambi commerciali introduce una
distorsione, costosa in termini di benessere collettivo:
• i consumatori perdono perché i prezzi sono più alti;
• le imprese locali guadagnano per lo stesso motivo;
• il gettito fiscale non permette di indennizzare completamente i consumatori (perdita
netta per la collettività).
• La teoria economica suggerisce che la protezione contro le importazioni è tanto più
alta quanto più i produttori sono organizzati e quanto più le elasticità al prezzo del
commercio esterno sono contenute [Grossman e Helpman 1994].
Effetti di un dazio all’importazione
• Es: Si consideri un’economia di piccole dimensioni in cui Pint > P* (il prezzo di un bene in autarchia
è superiore al prezzo mondiale). Il paese quindi è importatore netto del bene.
• Supponiamo che un dazio t sia applicato sulle quantità importate del bene (imposta specifica).

perdita secca legata all’imposta


maggiore è l’elasticità di
domanda e offerta al prezzo
maggiore è la perdita
La tassazione di una base imponibile mobile
• L’internazionalizzazione delle economie costituisce un vincolo per la politica tributaria,
nella misura in cui la base imponibile è internazionalmente mobile.
• I redditi da capitale sono una base imponibile particolarmente mobile. Due modalità di
tassazione:
• secondo il criterio della residenza: il detentore del capitale paga l’imposta nel proprio
luogo di residenza => vi è neutralità all’esportazione dei capitali.
• secondo il criterio della fonte: il reddito da capitale è tassato nel paese dove viene
realizzato => vi è neutralità all’importazione dei capitali.
• Indipendentemente dal criterio del prelievo sul reddito da capitale, la mobilità
internazionale del risparmio tende a eguagliare il rendimento al netto delle imposte fra
i diversi paesi:
• es: se il rendimento al netto delle imposte è più alto nel paese X, i risparmiatori del paese Y
investono in X. Se la produttività marginale del capitale è decrescente, l’afflusso di capitali nel paese
X riduce il rendimento al lordo delle imposte, fino all’uguaglianza del rendimento al netto delle
imposte nei due paesi.
La tassazione di una base imponibile mobile
• Una strategia efficace per un paese sarebbe quella di ridurre l’aliquota di imposta in
modo da aumentare il capitale investito e, nello stesso tempo l’occupazione, se
complementare al capitale (es: Irlanda anni Ottanta e Novanta). Ciò è possibile solo se
gli altri paesi non fanno altrettanto (strategia non cooperativa).
• Se tutti i paesi si comportano nello stesso modo, il basso livello dell’imposta sulle
società erode il gettito fiscale, senza dar luogo a entrate di capitali stranieri; le imprese
di ciascun paese richiedono investimenti maggiori, ma la scarsità generale di risparmi fa
salire il tasso d’interesse che, a livello mondiale, non può più essere considerato come
esogeno.
• La riduzione non cooperativa delle aliquote di imposta è chiamata concorrenza fiscale.

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