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APUNTES SOCIOLOGIA DELLE DISEGUAGLIANZE ECONOMICHE E SOCIALE

PARTE I
• Che cosa si intende per diseguaglianza?
• Cosa significa essere diseguagli?
• Diseguaglianza e differenza sono sinonimi?

DIFFERENZA E DISEGUAGLIANZA

ADAMO è un magazziniere, EVA è una ricercatrice


Sono differente o disuguali?

Adamo = Eva
Adamo ≠ Eva
Adamo > Eva
Adamo < Eva

Identificare soggetti, ambiti, implicazioni/conseguenze

DISEGUAGLIANZA

Perché parliamo di disuguaglianza e non di differenza? L’idea di disuguaglianza presuppone un


ordine gerarchico, condizioni migliori e peggiori. La diversità invece presuppone
semplicemente una differenza senza contenere altre accezioni (opposto essere uguali e
iden>ci)

In generale è possibile definire il fenomeno della disuguaglianza come la diversa distribuzione


delle risorse materiali e immateriali che danno luogo a condizioni di vita e opportunità migliori
o peggiori

La disuguaglianza in termini di risorse è certamente la più visibile, ma è solo un ambito. È


importante specificare l’ambito o dominio a cui si fa riferimento quando si parla di
disuguaglianze

Quando parliamo di disuguaglianze possiamo riferirci a:

➢ UN AMBITO, DOMINIO
➢ UNA POPOLAZIONE, UNA CATEGORIA DI SOGGETTI, INDIVIDUI O FAMIGLIE
➢ UNA TEORIA
➢ UNA POLITICA, MISURA DI CONTRASTO

AMBITI DISEGUAGLIANZE ECONOMICHE E SOCIALI

o Reddito
o Ricchezza / Beni materiali
o Salute / accesso alle cure
o Istruzione / accesso alla conoscenza Accesso all’informazione
o Diritti politici /partecipazione politica
o Accesso al lavoro
o Relazioni sociali
DISEGUAGLIANZE ECONOMICHE – COMPONENTI

Nell’ambito delle disuguaglianze economiche possono essere considerati molti aspetti. Si può
quindi fare riferimento a diverse variabili (strettamente collegate) o componenti della
condizione economica:

▻ Reddito (Y)
▻ Ricchezza (W)
▻ Consumo (C)
▻ Risparmio (S)

Indicatori compositi:
→ Ise = Indicatore della situazione economica
→ Isee = Indicatore della situazione economica equivalente

REDDITI

Solitamente quando non è diversamente specificato la disuguaglianza economica si riferisce ai


reddi>. I reddi> sono le entrate economiche. Possono derivare da aJvità lavora>va,
imprenditoriale, finanziaria, ma anche dal patrimonio mobiliare o immobiliare, nonché da altre
fon> come i premi.

REDDITI LORDI (Y grosso) prima di tassazione e trasferimen


REDDITI NETTI (Y net) reddiC effeEvamente a disposizione di un individuo o famiglia

RICCHEZZA

Fa riferimento alla disponibilità di beni mobili e immobili dotati di valore di mercato e che
possono essere comprati e venduti. La ricchezza è costituita fondamentalmente da tre
componenti

Ricchezza netta (W) = attività reali(Ar) + attività finanziarie (Af) – passività finanziarie (Pf)

Attività reali (Ar)= immobili (abitazioni, garage, terreni e altri fabbricati), aziende e oggetti di
valore tra cui beni durevoli di consumo (lavatrice, computer)

Attività finanziarie (Af) = la ricchezza monetaria (contanti, depositi bancari e postali), buoni
fruttiferi postali, certificati di deposito e pronti contro termine, titoli di stato e titoli esteri,
obbligazioni, fondi comuni, azioni, quote di SRL e società di persone
Passività finanziarie (Pf) = i debiti contratti verso banche e società finanziarie (mutui, prestiti o
crediti al consumo) e i debiti commerciali (fattura dell’idraulico, del carrozziere o del dentista
non ancora pagata)

W= Ar+Af-Pf
Se [Pf > (Ar+Af)]; W<0
I

RISPARMIO

Il risparmio è un reddito non speso o un consumo differito


C’è risparmio quando non si consuma tuPo il mio reddito. Il risparmio aumenta se aumenta il
reddito mantenendo costan> i consumi, o se mantenendo costante il reddito si riducono i
consumi

Risparmio (S)= quota di reddito non spesa nei consumi

Propensione al risparmio (o Tasso di risparmio):


Rapporto percentuale tra risparmio lordo e reddito lordo disponibile. Il suo complemento a 100
è la propensione al consumo, definita come rapporto percentuale tra spesa per consumi finali e
reddito disponibile lordo.

CONSUMO

Il consumo è l’acquisto di beni e servizi da parte di individui e famiglie per uso immediato, da> i
vincoli di reddito/ricchezza

Consumo (C) = quota di reddito 2% o quota di ricchezza 2& spesa nell’acquisto di beni e servizi

Dal punto di vista sociologico il consumo è un elemento centrale della vita quo>diana,
dell’iden>tà e dell’ordine sociale. Significato del consumo:

▻ Valenza strumentale: si spende in consumo per acquistare mezzi per soddisfare dei
fini ordina>
secondo criteri personali
▻ Valenza simbolica: si spende per iden>tà e status. La possibilità di accedere a cer>
livelli di
consumo dipende, almeno in parte, il riconoscimento nell’ambito di una cerchia sociale

Teoria del reddito permanente (Friedman, 1957)

Due componenti del reddito:

1) Reddito permanente: parte di reddito che gli individui si aspettano che permanga nel
futuro.
2) Reddito transitorio: parte di reddito che viene considerata legata alla contingenza.
Reddito corrente (") = Reddito permanente (reddito medio) + Reddito transitorio (deviazione
casuale dalla media)

Consumo (C) dipende prevalentemente dal reddito permanente e i consumatori ricorrono al


risparmio o all’indebitamento per uniformare il consumo a fronte di variazioni del reddito
transitorio
Teoria del reddito permanente (Friedman, 1957)

Livelli di consumo il più possibile stabili nel tempo (consumpNon smoothing)

Modello del ciclo vitale di Modigliani (1950)

Consumi e risparmi effeQuaN in una prospeRva di lungo periodo (tendenza a risparmiare da


giovani in previsione di spese future, pensione, ecc)

REDDITO, RICCHEZZA, RISPARMIO E CONSUMI

INDICATORI COMPOSITI

Fonte INPS.IT (ISEE)

L’ ISEE è l’indicatore della situazione economica equivalente. L’attestazione contenente


l’indicatore ISEE consente ai cittadini di accedere, a condizioni agevolate, alle prestazioni sociali
o ai servizi di pubblica utilità.

L' ISEE è ricavato dal rapporto tra l’indicatore della situazione economica (ISE= valore assoluto
dato dalla somma dei redditi e del 20% dei patrimoni mobiliari e immobiliari dei componenti il
nucleo familiare) e il parametro desunto dalla Scala di Equivalenza di seguito riportata con le
maggiorazioni previste.

→ ISE = Indicatore della situazione economica (reddito + 0,2 patrimonio)


→ ISEE = Indicatore della situazione economica equivalente (reddito + 0,2 patrimonio)/scala di
equivalenza (con maggiorazioni)
Distribuzione variabili economiche (o quantitative)

MEDIA ARITMETICA (semplice)


È un valore caratteristico di una distribuzione.
È data dalla somma di tutti i valori di una variabile diviso per il numero dei casi

MEDIANA (per variabili ordinali e cardinali)


La modalità della variabile che sta nel mezzo della distribuzione (dove la distribuzione è divisa
in due).

NECESSARIO: ordinare le modalità


Utile avere le frequenze cumulate

OLTRE LA MEDIANA ALTI INDICI DI POSIZIONE (non centrali) QUARTILI, DECILI, e


PERCENTENTILI

Le modalità della variabile che dividono la distribuzione in parti


100 > centili o percentili
10 > decili
5 > quintili
4 > quartili
3 > terzili
DISEGUAGLIANZE ECONOMICHE – MISURAZIONI

Come si misurano le diseguaglianze economiche?

▻ Distanze di reddito tra gli individui


▻ Varianza (Deviazione Standard)
▻ Rapporto tra decili/quintili:
▻ Reddito (medio/limite/quota) di un “ricco” (90° percentile) e di un povero (10°
percentile): S90/S10, P90/P10, S80/S20, P80/P20
▻ Reddito di P90/P50 P50/P10; Q5/Q3 e Q3/Q1
▻ % di reddito detenuta dal 10%, 5%, 1% della popolazione
▻ Indice di Gini

RAPPORTO TRA DECILI

Si ordinano dal più piccolo al più grande i redditi delle famiglie e poi si dividono in parti uguali,
solitamente 10 (ma anche 4 o 5). Si parla quindi di decili (divisi in 5, si parla di quintili, in 4 di
quartili).

Si confronta il primo decile che raggruppa il 10% della popolazione più povera, con l’ultimo
decile, cioè il 10% della popolazione più ricca (si considera la quota della distribuzione dei
redditi che hanno i due decili).

R90/10= rapporto tra 9° decile e il 1° decile

INDICE DI GINI

Indice di Gini o coefficiente di Gini)


Compreso tra 0 e 1 (o 0 e 100)

0=equidistribuzione
1=massima concentrazione

0=assenza di disuguaglianza
1=massima disuguaglianza
INDICE DI GINI

La bisettrice è la linea dell’uguaglianza perfetta: se tutte le famiglie avessero la stessa quota di


reddito, la curva di Lorenz coinciderebbe con la diagonale.

Se la distribuzione è più disuguale, allora la distanza tra la bisettrice e la curva di Lorenz è più
grande.

Area tra diagonale e curva di Lorenz = area di concentrazione


Area sotto alla diagonale = area di massima concentrazione

Indice di Gini:
misura il rapporto tra area di concentrazione e area compresa sotto la diagonale
INDICE DI GINI

Indice di Gini su redditi lordi (prima di tassazione e trasferimenti)


Indice di Gini su redditi netti (dopo tassazione e trasferimenti)

Redistribuzione = Gini su redditi lordi - Gini su redditi netti Effetto dei trasferimenti pubblici e
della tassazione

• Soggetti o gruppi interessati dalla ridistribuzione (a, b,c. ... n)


• Meccanismi attraverso i quali si realizza la ridistribuzione (leggi
fiscali, politiche monetarie, misure di sostegno al reddito)
• Quali beni sono redistribuiti (Y, W)

Quando la redistribuzione è più incisiva?

DATI SU DISEGUAGLIANZE ECONOMICHE

Indice di Gini in diversi paesi

IMÁGENES DIAPOSITIVAS DE LA 21 A LA 24

SCALE DI EQUIVALENZA

CONFRONTARE IL REDDITO DELLE FAMIGLIE


I reddIti di famiglie con differenti carateristiche socio-demografiche non sono diretamente
confrontabili.

Es.
➢ Famiglia A, 4 componenti, 2 adulti 2 figli (14 e 12 anni), 30.000 Euro annui
➢ Famiglia B, 2 componenti, 2 adulti, 20.000 Euro annui

REDDITO PRO CAPITE

Si divide il reddito complessivo per il numero di componenti

Fam(a)= 30.000 = 7.500. Fam(b)=. 20.000/2 = 10.000

Vantaggio: Definizione semplice e confrontabile


Difetto: non tiene conto delle Economie di scala presenti nelle famiglie

SCALE DI EQUIVALENZA

REDDITO EQUIVALENTE
I redditi vengono confrontati a partire da una variabile monetaria che deriva dal Reddito
Familiare Disponibile

SCALA DI EQUIVALENZA
Il reddito familiare disponibile viene diviso per un coefficiente (numero indice economico)
ES.
SCALA OECD 70 – 50 (Oxford)
1 per il primo adulto
0.7 per ogni successivo adulto 0.5 per ogni figlio sotto i 16 anni

SCALA OECD modificata (EUROSTAT 1997) 1 per il primo adulto


0.5 per ogni successivo adulto
0.3 per ogni figlio sotto i 16 anni

SCALA CARBONARO (tiene conto esclusivamente della dimensione famigliare e non della sua
struttura in età)
Famiglia di 1 componente: 0.60
Famiglia di 2 componenti: 1
Famiglia di 3 componenti: 1.33
Famiglia di 4 componenti: 1.63
Famiglia di 5 componenti: 1.90
Famiglia di 6 componenti: 2.16
Famiglia di 7 o più componenti: 2.40

SCALE DI EQUIVALENZA

CONFRONTARE IL REDDITO DELLE FAMIGLIE


Famiglia A, 4 componenti, 2 adulti 2 figli (14 e 12 anni), 30.000 Euro annui
Famiglia B, 2 componenti, 2 adulti, 20.000 Euro annui

DISEGUAGLIANZA – DEFINIZIONE

➢ Diseguaglianze economiche – Definizione


➢ Diseguaglianze economiche – Componenti
➢ Diseguaglianze economiche – Misurazioni

DISEGUAGLIANZA SOCIALE

La disuguaglianza o, per meglio dire, le questioni rappresentate dai suoi fondamenti, dalla sua
consistenza e dalla sua evoluzione nel tempo sono state affrontate da una pluralità di punti di
vista, spesso marcatamente divergenti.
A tal proposito è significativa la riflessione di Runciman (1998):

in genere ci si trova d’accordo sul fatto che in tuPe le società i ruoli (alcuni direbbero, piuPosto,
gli individui o le famiglie) possono essere raggruppati in categorie che riflettono un livello di
potere (alcuni direbbero, piuttosto, di privilegio o di risorse, o di possibilità di sopravvivenza) e
che quindi, eccetto forse il caso delle più semplici o ristrePe, risulta appropriato considerarle
come “stratificate”. Ma sarete fortunati se riuscirete a trovare due sociologi che siano
d’accordo su che cosa intendere esattamente per “stratificazione”.

DISEGUAGLIANZA SOCIALE

In tutte le società complesse i beni di valore, materiali e immateriali, sono distribuiti in modo
ineguale tra le persone e i gruppi che ne fanno parte. La disuguaglianza sociale, in termini
generali può essere definita come il fenomeno per cui, all’interno di una data società, posizioni
sociali diverse offrono a coloro che le occupano diversi sistemi di risorse, che a loro volta, si
traducono in differenti opportunità di vita che determinano la qualità della vita di ognuno

Tutte le opportunità che determinano la qualità della vita di ognuno


La posizione sociale influenza: istruzione / lavoro / salute / alimentazione / consumi culturali /
vacanza / casa

La stratificazione sociale si riferisce ai gruppi sociali, agli strati che hanno un accesso
differenziato alle risorse, al potere, all'autonomia e allo status.
La stratificazione sociale implica una disuguaglianza sociale; se alcuni gruppi hanno accesso a
più risorse di altri, la distribuzione di tali risorse è intrinsecamente disuguale. Le società
possono essere stratificate su un numero qualsiasi di dimensioni (i sistemi di stratificazione più
ampiamente riconosciuti sono basati su classe sociale, genere, nazionalità)

Stratificazione sociale è un termine generale che descrive le strutture di disuguaglianza che


hanno caraPere sistematico.

Stratificazione sociale è un sistema di disuguaglianze strutturate tra gruppi sociali. È così


possibile concepire la società come costituita da strati ordinati gerarchicamente, dove i
privilegiati stanno in alto e i meno privilegiati in basso

La stratificazione sociale può essere determinata da diversi fattori: risorse economiche, genere,
età, appartenenza religiosa, prestigio, potere

La stratificazione è diversa dalla disuguaglianza, che si riferisce alla distribuzione diseguale delle
opportunità di individui e gruppi. Quando le disuguaglianze si strutturano nella società e si
trasmettono di generazione in generazione, abbiamo una stratificazione sociale

Il Sistema di stratificazione sociale identifica I MECCANISMI che, all’interno di una data società,
sono responsabili della distribuzione disuguale delle risorse (vedi più avanti)

DISEGUAGLIANZA SOCIALE

I sistemi di stratificazione vanno da quelli chiusi, in cui il movimento tra gli strati è difficile, a
quelli aperti, in cui gli individui sono in grado di muoversi tra gli strati.
Esistono due tipi fondamentali (polari) di sistemi di stratificazione: i sistemi di casta e i sistemi
di classe.

Si possono distinguere diversi sistemi fondamentali di stratificazione delle società umane:


schiavitù: forma estrema di disuguaglianza => gli individui sono “posseduti” da altri come loro
proprietà;

casta: associata alle culture del sub-continente indiano e alla credenza induista della
reincarnazione, chi disattende i doveri della propria casta si troverà in una posizione inferiore
nella vita successiva;

classe: vasto gruppo di individui che condividono lo stesso tipo di risorse, le quali influiscono
sulle loro condizioni di vita.

E i gruppi sociali Istat? Non sono sistemi di stratificazione

Casta:

- Enfasi sullo stato ascritto


- Confini fissi e chiusi
- Meno mobilità
- Più endogamia; l'esogamia non è generalmente consentita
- Alta coerenza di stato (poca eterogeneità interna)

Classe:

- Enfasi sullo stato raggiunto


- Confini aperti
- Più mobilità
- Meno endogamia, più esogamia
- Meno coerenza di stato

LA STRUTTURA DI CLASSE

Per analizzare le disuguaglianze sociali è necessario individuare con precisione le diverse


posizioni sociali e le loro caratteristiche, oPenendo cosi una mappa dello spazio sociale
all’interno del quale gli individui agiscono e si muovono.

Vi è un generale accordo tra i sociologi a ritenere che alla base delle disuguaglianze vi sia la
divisione sociale del lavoro che dà luogo al fenomeno delle diseguaglianza occupazionale.

In ogni società la produzione di beni e servizi si articola in un ampio insieme di mansioni di


natura diversa, ognuna delle quali rappresenta un’occupazione distinta e viene svolta da un
certo numero di individui. In cambio dell’occupazione svolta gli individui ricevono un certo
insieme di ricompense (materiali e simboliche) che varia da occupazione a occupazione.

Posizioni diverse > disuguaglianza occupazionale


Occupazione dell’individuo come indicatore principale della posizione ricoperta
LE CLASSI SOCIALI

Per analizzare le disuguaglianze sociali è necessario individuare con precisione le diverse


posizioni sociali e le loro caratteristiche, ottenendo cosi una mappa dello spazio sociale
all’interno del quale gli individui agiscono e si muovono.
Vi è un generale accordo tra i sociologi a ritenere che alla base delle disuguaglianze vi sia la
divisione sociale del lavoro che dà luogo al fenomeno delle diseguaglianza occupazionale.

In ogni società la produzione di beni e servizi si articola in un ampio insieme di mansioni di


natura diversa, ognuna delle quali rappresenta un’occupazione distinta e viene svolta da un
certo numero di individui. In cambio dell’occupazione svolta gli individui ricevono un certo
insieme di ricompense (materiali e simboliche) che varia da occupazione a occupazione.

Posizioni diverse > disuguaglianza occupazionale


Occupazione dell’individuo come indicatore principale della posizione ricoperta

Il livello occupazionale abbia effe: dire: sullo stato socio-economico dei sogge:.

Considerare la posizione occupazionale di un individuo come indicatore principale della sua


posizione sociale implica l’elaborazione di rappresentazioni semplificate della struMura
occupazionale. Devono infatti: essere identificati gruppi distinti di classi occupazionali che
raggruppano le occupazioni in categorie internamente omogenee e significative disyinte.
La concehualizzazione e l’operativizzazione delle forme di disuguaglianza occupazionale
possono essere riferite a distinti approcci.

LA STRUTTURA DI CLASSE

CONCEZIONI TEORICHE e misurazione della struttura di classe

Esistono molte classificazioni sociali sull'occupazione basate su diverse spiegazioni teoriche sui
meccanismi alla base della divisione in classi

Alcune considerano i rapporti e le condizioni di lavoro (relazioni, reddito, potere) legate alle
posizioni occupazionali (EGP e il derivato ESeC, Classificazione socio-economica europea)

Altre considerano le abilità necessarie per svolgere le professioni (Elias – Manual/Non manual)

Altre considerano due dimensioni: una verticale, che riassume la vantaggiosità della relazione
d’impiego, e una orizzontale, che riassume le diverse logiche di lavoro [l'impostazione del
processo di lavoro, il grado di autorità sul posto di lavoro, l'orientamento al lavoro e il tipo di
competenze richieste nell'esecuzione delle mansioni quotidiane] (Oesch)

Altre ancora il riconoscimento/prestigio che forniscono le diverse posizioni di classe (Trieman)

La misurazione della struttura di classe

Identificazione della posizione occupazionale come posizione sociale


Svantaggi

Unidimensionale. Corretto? Altre condizioni? Problema non occupati, livello individuale o


familiare
Vantaggi
Stabilità
Misurazione in schemi
Flessibilità di quali e quante posizioni

LA STRUTTURA DI CLASSE-ESEMPI:
IL DIBATTITO SULLE CLASSI

Molti studiosi hanno fortemente criticato le analisi sulle strutture di classe, sostenendo che il
concetto di classe non sia più utile per la ricerca sociologica (Pahl, 1989).

In generale la posizione dei decostruzionisti o dei postmodernisti (esponenti di questa


posizione critica) può essere riassunta con l’idea che la struttura di classe abbia assunto una
forma sempre più “postmoderna” nella misura in cui le organizzazioni sociali e gli stili di vita
sono il risultato di inclinazioni e scelte individuali piuttosto che il riflesso dell’appartenenza ad
una classe.

In sostanza le classi sociali sono costruzioni puramente accademiche che non forniscono più
molte informazioni circa stili di vita, atteggiamenti e livelli di benessere individuale.
Questa tesi sostiene le forme generali di postmodernismo, che cercano di rappresentare i nuovi
movimenti sociali (per esempio il femminismo) come gruppi precursori del cambiamento nei
sistemi di stratificazione (Eyerman 1994; Inglehart 1990, 1977; Laclau e Moffe 1985; Offe 1985;
Touraine 1981; Melucci 1980).

In questi studi il movimento di lavoro è rappresentato come una passata categoria radicata nei
vecchi conflitti sul posto di lavoro e del capitalismo industriale. I nuovi movimenti sociali sono
invece adeguati a fornire una rappresentazione dell’azione collettiva in virtù della loro enfasi
sulle questioni dello stile di vita, dell’identità personale e del cambiamento normativo.

Le reazioni più significative a questa posizione sono state sostenute da alcuni sociologi
americani come Grusky, Sørensen e Weeden, in parte già accennate in precedenza.

Secondo questi ultimi, le poche ricerche disponibili a sostegno delle tesi postmoderniste si
basano su misurazioni aggregate della classe sociale, che raggruppano i distinti gruppi
occupazionali in un piccolo numero di grandi classi, o riducono i punteggi delle scale di
prestigio sociale, dello stato socio-economico, o del capitale economico e culturale. Questi
approcci minimizzano gli effetti totali della posizione occupazionale, in quanto non misurano in
modo dettagliato le categorie sociali istituzionalizzate che determinano il livello occupazionale
individuale (Grusky, Weeden. 2005; Grusky, Weeden. 2001; Grusky, Sørensen 2001; Sørensen
2000; Grusky, Sørensen 1998).

Infatti nonostante la popolarità di questo filone, non vi sono dati longitudinali che confermano
la tendenza secondo cui, le classi occupazionali non rappresentano più le disuguaglianze
presenti nella società. Le poche ricerche disponibili, come quella di Evans (1983), effettuano
analisi di classe ad un livello altamente aggregato e le reali tendenze della stratificazione sono
confuse di conseguenza con i cambiamenti esogeni nella composizione professionale delle
classi (Grusky, Sørensen 1998, 1222).

Grusky e Weeden cercano quindi di dimostrare che utilizzando schemi di classe molto
disaggregati, si possono ottenere buoni modelli di spiegazione delle disuguaglianze (Grusky,
Weeden 2005, 191). Secondo questi autori, uno schema più articolato è maggiormente
adeguato a individuare le classi nei diversi luoghi dello spazio sociale.
MOBILITÀ SOCIALE

Definiamo mobilità sociale ogni passaggio di un individuo o un gruppo da uno strato (una
classe sociale) ad un altro.

La mobilità si distingue in:

TAVOLA DI MOBILITÀ SOCIALE

Una tavola di mobilità classifica i membri di una data società in base alla loro origine sociale e
alla loro destinazione sociale, in modo da stabilire quan9 individui appartengono a ciascuna
delle possibili combinazioni origine-destinazione

Nell’esempio possiamo vedere che 160 individui sono nati nella classe superiore e lì sono
rimasti anche dopo essere transitati alla vita adulta. Altri 200 individui hanno avuto origine
nella classe inferiore ma poi, nel corso della vita adulta, sono ascesi alla classe media. E così via

MOBILITÀ SOCIALE

Inmobilità sociale:

È la somma degli individui che, nel corso della vita adulta, hanno conseguito una posizione
sociale identica a quella della propria famiglia di origine
Nell’esempio, 160 sono rimasti «immobili» nella classe superiore, 150 nella classe media e 250
nella classe inferiore. Complessivamente, dunque, 560 individui su 1.000 hanno mantenuto la
propria posizione sociale di origine, dando luogo a un tasso complessivo di immobilità sociale
pari a 56%

Mobilità sociale:

Tutti gli individui che non sono immobili sono, ovviamente, mobili e, nella tavola di mobilità,
sono rappresentati dalle combinazioni origine- destinazione in cui la posizione sociale di origine
è diversa da quella di destinazione. Nell’esempio questi individui sono 440 su 1.000, equivalenti
a un tasso complessivo di mobilità sociale pari a 44%

Ascendente:
Comprende tuJ i movimenti nello spazio sociale che implicano un miglioramento della propria
condizione Nell’esempio risultano mobili in senso ascendente 90 + 50 + 200 = 340 individui,
corrispondenti a un tasso complessivo di mobilità ascendente pari a 34%

Discendente:

Comprende tutti i movimenti nello spazio sociale che implicano un peggioramento della
propria condizione Nell’esempio risultano mobili in senso discendente 30 + 10 + 60 = 100
individui, corrisponden> a un tasso complessivo di mobilità discendente pari a 10%

Scenari ipotestici:
Per interpretare il tasso complessivo di mobìlità sociale osservato è utile metterlo in relazione
con i tassi complessivi di mobilità sociale che la società oggetto di studio avrebbe esibito in due
scenari ipotetici:
– quello di massima ereditarietà sociale
– quello di perfetta uguaglianza delle opportunità di mobilità sociale

Massima ereditarietà sociale:


Il primo scenario è quello in cui l’origine sociale esercita la maggiore influenza possibile sulle
opportunità di mobilità sociale date le distribuzioni osservate delle origini e delle destinazioni
sociali

Perfetta uguaglianza delle opportunità̀ di mobilità sociale ̀


Il secondo scenario corrisponde alla situazione in cui tu> i membri del̀la società oggetto di
studio hanno – qualunque sia la loro origine sociale – esattamente le stesse possibilità di
occupare le posizioni di destinazione disponibili in un dato momento
UNIDIMENSIONALE

Social stratification: re-cap—social stratification is the idea that people are divided into
different hieracies. Where some are deemed moro important (and have more power) that
others.
TYPES: - Social class
- Gander
- Ethnicity
- Age

Estan ordenados de most power a least power


DIFFERENZA TRA CLASSE E CETO

Classi e ceti: gruppi omogenei per condizione economica o stile di vita


➢ classi sociali, hanno origine nella divisione del lavoro
➢ ceti, comunità di persone che hanno lo stesso stile di vita (stesso gusto, stesse
preferenze di consumo) e un forte senso di appartenenza. Essi si distinguono l’uno
dall’altro per il diverso grado di prestigio di cui godono

Le relazioni classi/ceti sono complesse: connessione ricchezza/prestigio nella società capitalista


probabile ma non scontata

Squilibrio di status (Lenski 1954): ci sono diverse gerarchie, ogni individuo occupa una
posizione in ciascuna

Squilibrio:
1) se individuo non si trova allo stesso livello in tuPe le gerarchie
2) quando vi è una differenza nelle posizioni occupate in contrasto con aspettative società

Classi e ceti attuano chiusura sociale per esclusione/inclusione (outsider/insider, in-


group/out-group)

L’esclusione è definita come una conseguenza della formazione di potenti monopoli di gruppo,
che restringono l’accesso degli outsider attraverso la chiusura sociale.

La chiusura sociale avviene quando le istituzioni e le distinzioni culturali non solo creano
barriere che tengono fuori gli altri contro la loro volontà, ma sono usate anche per mantenere
la disuguaglianza. restringendo accessi attraverso controlli ed esami per esercitare alcune
professioni

[Nella chiusura sociale si distinguono il processo di esclusione e di usurpazione,


rispettivamente di chi cerca di proteggere il proprio potere e di chi cerca di conquistare risorse
monopolizzate da altri (Parlkin)]

GERARCHIE OCCUPAZIONALI PRESTIGIO

Gerarchie occupazionali basate sul prestigio mostrano che l’ordinamento delle occupazioni in
relazione al prestigio che esse conferiscono a chi le svolge è stabile nel tempo e nello spazio
(Treiman 1977)

Mancanza di differenze riscontrate nelle valutazioni degli intervistati a seconda delle loro
appartenenze a vari gruppi sociali

Sarebbe ragionevole ahendersi un certo grado di variabilità sistematica dei giudizi in base ad
esempio all’occupazione di chi giudica, oppure al genere o all’etnia

Tuhavia «le gerarchie di prestigio sembrano essere indipendenti da particolari valori e


aheggiamenti di chi valuta» (Treiman, 1977, 59)
In Italia la prima scala fu elaborata da de Lillo e Schizzeroho (1985)

Si traha di una scala reputazionale ( o di desiderabilità sociale), costruita cioè chiedendo agli
intervistati di ordinare un numero limitato di occupazioni; grazie a questi ordinamenti viene poi
calcolato un punteggio, che esprime il grado di desiderabilità di una data occupazione o
categoria occupazionale in relazione a tuhe le altre

Le gerarchie di prestigio occupazionale sono stabili nel tempo:


a) stabilità temporale
b) condivisione a livello di tutti i gruppi sociali

GERARCHIE OCCUPAZIONALI BASATE SUL PRESTIGIO

PRESTIGIO
Costruzione di una graduatoria tra gruppi di occupazioni, definiti «categorie occupazionali»,
che fossero al contempo il più possibile omogenei al loro interno ed eterogenei tra loro, in virtù
della «vantaggiosità sociale» delle occupazioni – ossia, come detto, dei vantaggi materiali e
simbolici di cui è portatore ogni mestiere – collocate in questi sottoinsiemi.

Partendo da circa 11.000 occupazioni censite dall’Istat si è arrivati a definire, dopo alcuni
interventi tesi a omogeneizzare le informazioni con i fini specifici dell’indagine, un numero
ristreho di occupazioni, 590, rappresentative di 88 categorie occupazionali da sohoporre al
giudizio degli intervistati (Sar< 2007).

MISURAZIONE PRESTIGIO (MEDIA SOGGETTIVA)


Interviste a sogge1 che dovevano ordinare un numero limitato di occupazioni scelte
casualmente (20) e costruzione dell’ indice di preferibilità (punteggio che tiene conto di tuBe le
valutazioni assegnate alle professioni). Macro gruppi e gruppi più dettagliati.

DOMANDA PER RILEVARE IL PRESTIGIO

«Le presenterò 10 cartellini di colore diverso, su ciascuno dei quali è riportato il nome di una
occupazione; dovrebbe gentilmente considerare i cartellini, mettendo in ordine le occupazioni
dalla più alta alla più bassa, a seconda del loro livello sociale, della loro posizione sociale, di
come Lei pensa che siano considerate nella società di oggi»

UGUAGLIANZA E DISUGUAGLIANZA
A favore o contro alla disuguaglianza?

« Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata
lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua
vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e
disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.
Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque,
ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli
risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia
vigna.Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la
paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio,
ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto
di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano
contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come
noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno
di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?
Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare
delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi
saranno primi, e i primi ultimi »

UGUALITARISMO

Visione, prospeJva, concezione della realtà dal punto di vista politico e sociale che ha per
obiettivo: la realizzazione più completa dei principi di eguaglianza e di giustizia sociale

Equa suddivisione dei beni fra tutti i membri di una determinata società

Ma quali sono le ragioni che possono motivare l’adesione a principi ugualitari?

La maggior parte di quanti professano posizioni ugualitarie (numerosi autori anche con
approcci diversi) lo fanno come se aPribuissero all’uguaglianza un valore intrinseco,
immediatamente evidente e non bisognoso di alcuna visione o fondamento.

UGUAGLIANZA

Possono però esserci posizioni molto diverse – anche tra i sostenitori dell’uguaglianza – rispetto
alle concrete norme ugualitarie, e al diverso riconoscimento e peso attribuito ad altri valori che
possono entrare in conflitto con l’uguaglianza stessa.

L’aPribuzione all’uguaglianza di un valore intrinseco non implica un ugualitarismo assoluto ed


incondizionato, ma è compatibile con un approccio pluralistico che riconosce anche altri valori
meritevoli di considerazione ed esclude non solo il perseguimento di un’impossibile piena
uguaglianza, ma anche la ricerca dei risultati realizzabili solo al prezzo del sacrificio di libertà
fondamentali o di un generale impoverimento (in termini di qualcuno dei valori rilevanti).

In generale va considerato che è necessario motivare l’uguaglianza o la disuguaglianza e l’onere


della prova non può essere solo un uno dei. Es. l’egualitarismo diventato in passato dominante
nel ceto degli intellettuali sempre più radicale che trova anche spazio culturale a tutti i livelli
(nei media, nella musica, nella letteratura, nella moda, nei modelli di consumo e negli stili di
vita).

Ragioni a favore dell’UGUAGLIANZA

Uguaglianza come valore in sé

Per chi ha valore l’uguaglianza?


Due approcci alternativi:
1) l’uguaglianza è considerata un bene per la società nel suo insieme: una società di uguali è
una società buona (più realisticamente: società con meno disuguaglianze)
2) l’uguaglianza è considerata un bene (la disuguaglianza un male) per gli individui. Es. due
persone senza casa. La prima ottiene una casa, la seconda no. La seconda subisce una perdita
per il semplice fatto di non aver ottenuto una casa come il primo
Ragioni per l’uguaglianza:
1) condizione per la realizzazione di altri valori (utilità e benessere collettivo)
2) strumentale ad altre uguaglianze e conseguenze di esse (uguaglianza per rendere
effetivi certi dirtti o libertà fondamentali, es. diritto di voto)
3) come soluzione ai conflitti, in situazioni negoziali (scelta di default)
4) come avversione al rischio (no moral attitude ma self-interest?)
5) Altre (ideologiche contro lo sfruttamento, diritto)

FORME DI UGUALITARISMO

Pertanto, prima di dirsi favorevoli o contrari all’ideale egualitario bisogna cercare di capire
meglio di che cosa si stia parlando.

Osservando che l’uguaglianza in un ambito comporta necessariamente disuguaglianze in altri,


si pone il problema di scegliere, con il soccorso di una teoria della giustizia/equità, in quali
ambiti legiJmare l’uguaglianza e in quali invece legiJmare, o tollerare, la disuguaglianza.

Riprendendo la famosa frase dell’economista indiano Amartya Sen, bisogna rispondere alla
domanda (vista prima): Uguaglianza di che cosa?

Storicamente l’egualitarismo si presenta in due versioni teoriche fondamentali

1) Uguaglianza dei risultati (UDR)

Considera le condizioni in cui i soggeJ si trovano in un dato momento e mira a correggere le


disuguaglianze, quale ne sia l’origine.
La nozione di UDR viene per lo più citata quando si parla di UDO (ossia quando si parla di
uguaglianza – senza specificazioni - spesso di fa riferimento all’UDR). Quando si trova la
specifica di UDR è per lo più fatto con una accezione negativa in contrapposizione a UDO

Considera illegi_me le disuguaglianze che emergono anche in conseguenza di scelte e azioni


compiute autonomamente e di cui ognuno quindi è responsabile. Infatti considera che anche le
azioni e le scelte fatte autonomamente, e senza immediati vincoli o costrizioni esterne, sono in
realtà dettate da inclinazioni o preferenze influenzate in modo decisivo da fattori dei quali i
soggetti non sono ritenuti responsabili.
2) Uguaglianza delle opportunità (UDO)

Tipica versione liberale dell’ugualitarismo:


Premessa: è intrinsecamente giusto (dal punto di vista etico) e conveniente (in termini di
efficienza) consentire che sia la libera interazione delle volontà individuali in un contesto
concorrenziale a determinare quanto e cosa viene prodotto e come deve essere distribuito.
Condizione: parità nelle condizioni di partenza o di una competizione in cui nessuno goda di
immotivati vantaggi iniziali o di un trattamento di favore.

Condizioni di una gara EQUA:


-Criteri formali
-Posizioni di partenza dei concorrenti (con possibili diverse interpretazioni)
-Trattamento che viene riservato

L’UDO si presenta, a sua volta, in quattro versioni.

1) Una prima versione, che potremmo definire formale, che richiede semplicemente la libertà
nella possibilità di accedere a determinate posizioni, la mancanza di situazioni di vantaggio e
discriminazione e che identfica l’obieJvo egualitario solo nell’eliminazione di vantaggi
particolari o tratamenti discriminanti, senza però richiedere che i soggeJ vengano posti in
condizione di avere realmente uguali probabilità di riuscita.

2) Una seconda versione, che potremmo definire meritocratica, che aggiunge ai requisiti
formali della prima, una serie di condizioni sostanziali, come l’eliminazione degli ostacoli sociali
ed economici che rendono ineguali le possibilità di riuscita, ma non l’eliminazione o la
compensazione delle disuguaglianze dovute alla diversità delle doti e dei talenti naturali.

3)Una terza versione che richiede la eliminazione anche di queste ultime disuguaglianze.

4) Infine una quarta versione che richiede interventi ex post per correggere gli effeJ che sul
risultato hanno avuto le ineguaglianze nelle condizioni di partenza quale ne sia stata l’origine
(sociale o naturale).

Uguaglianza dei risultaS (UDR):


considera semplicemente le condizioni in cui i soggeJ si trovano in un determinato momento si
guarda a ciò che una persona ha
sottovalutata la responsabilità
sottovalutata l’efficienza

Uguaglianza delle opportunità (UDO):


considera le condizioni di partenza degli individui
si guarda a ciò che una persona potrebbe avere
giustizia (nessun ha immotivati vantaggi)
efficienza
legittima le disuguaglianze conseguenza di scelte e azioni autonome e di cui ognuno è
responsabile

QUALE UGUALITARISMO?

Gli esseri umani sono completamente diversi sia in caratteristiche esogene che personali. La
potente retorica dell’«eguaglianza» degli uomini spesso tende a deviare l’attenzione da queste
differenze. Anche se tale retorica («tutti gli uomini nascono uguali») è considerata parte
essenziale dell’egualitarismo, la mancata considerazione delle diversità personali può generare,
in realtà, effetti profondamente anti-egualitari: una considerazione eguale per tutti può
richiedere un trattamento molto diseguale a favore di coloro che si trovano in una condizione
di svantaggio.
(A. Sen, La diseguaglianza. Un riesame critico, Il Mulino, 1994)

PARTI UGUALI TRA DISUGUALI?

Concezione di giustizia
La giustizia egualitaria non comporta necessariamente una divisione in parti eguali. Essa può
richiedere distribuzioni ineguali per arrivare a risultati equi.

Livello MICRO
Es: trattamento equo di cure sanitarie implica che gli ammalati ricevano molto più dei sani
perchè tutti siano in salute (trattamento equo ma diseguale).

Livello MACRO
Es: Distribuzione dei fondi per politiche sociali. Fondi Nazionali dati a Regioni con situazioni più
problematiche o a università con peggior performance di didattica e ricerca.

Posizione contraria: premiare l’eccellenza.

DISCRIMINAZIONE

Discriminazione

• La discriminazione comporta una riduzione (non giustificata) di opportunità


economiche, sociali o politiche per alcuni individui o gruppi. Può rappresentare la
diretta conseguenza di un assetto normativo, oppure si manifesta all’interno delle
dinamiche e prassi sociali, nonostante le leggi promulgate per promuovere la parità di
diritti e opportunità.

• La discriminazione assume comunque una particolare rilevanza nell’ambito delle attuali


società complesse, in cui si afferma il principio di uguaglianza formale, ma di fatto lo si
contraddice, nella misura in cui – come di frequente accade – non sussiste uguaglianza
sostanziale (ovvero giustificata ineguaglianza) nell’accesso di tutti alle risorse ed alle
opportunità.

DISCRIMINAZIONE

• La disuguaglianza è quando alle persone non vengono date opportunità (pari?) e diritti
(o accesso alle risorse). Vengono trattate in modo ingiusto e subiscono discriminazioni.

• La discriminazione è il trattamento ingiusto di una persona a causa delle sue


caratteristiche particolari, come la razza, la religione, il sesso, ecc.

• La disuguaglianza può verificarsi intenzionalmente o non intenzionalmente, mentre la


discriminazione avviene con lo scopo di sfruttare/escludere/penalizzare un individuo.

Discriminazione legata a chiusura sociale


Discriminazione: trattamento disuguale
Forme di ugualitarismo

L’UDO si presenta, a sua volta, in quattro versioni.

1) Una prima versione, che potremmo definire formale, che richiede semplicemente la
libertà nella possibilità di accedere a determinate posizioni, la mancanza di situazioni di
vantaggio e discriminazione e che identifica l’obiettivo egualitario solo nell’eliminazione
di vantaggi particolari o trattamenti discriminanti, senza però richiedere che i soggeJ
vengano posti in condizione di avere realmente uguali probabilità di riuscita.

2) Una seconda versione, che potremmo definire meritocratica, che aggiunge ai requisiti
formali della prima, una serie di condizioni sostanziali, come l’eliminazione degli
ostacoli sociali ed economici che rendono ineguali le possibilità di riuscita, ma non
l’eliminazione o la compensazione delle disuguaglianze dovute alla diversità delle doti e
dei talenti naturali.

3) Una terza versione che richiede la eliminazione anche di queste ultime disuguaglianze.

4) Infine una quarta versione che richiede interventi ex post per correggere gli effetti che
sul risultato hanno avuto le ineguaglianze nelle condizioni di partenza quale ne sia stata
l’origine (sociale o naturale).

Solo quedan graficos.

SEGUNDA PARTE: POVERTÁ

POVERTÀ

Che cos’è? Una definizione


«..dovrebbero essere definiti poveri quegli individui, famiglie e gruppi di persone le cui risorse
materiali, culturali e sociali sono così limitate da escluderli dallo standard minimo di vita
accettabile della comunità in cui vivono...»
(EU Third Poverty Program, European Council Declaration, 1984)

ConceTTo che si rifà a scarsità di risorse.


Valutare la povertà implica:
1. Identificare uno “spazio valutativo”, ovvero la variabile o l’insieme di variabili rispetto a cui
misurare la deprivazione. Nelle applicazioni, si considerano generalmente tre alternative:
consumi, reddito e deprivazione materiale

2. Iden9ficazione dei poveri, ovvero determinazione di un criterio opera9vo per discriminare


tra poveri e non poveri. Il criterio di discriminazione dipende anche dallo spazio valuta9vo
assunto

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