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PARTE I
• Che cosa si intende per diseguaglianza?
• Cosa significa essere diseguagli?
• Diseguaglianza e differenza sono sinonimi?
DIFFERENZA E DISEGUAGLIANZA
Adamo = Eva
Adamo ≠ Eva
Adamo > Eva
Adamo < Eva
DISEGUAGLIANZA
➢ UN AMBITO, DOMINIO
➢ UNA POPOLAZIONE, UNA CATEGORIA DI SOGGETTI, INDIVIDUI O FAMIGLIE
➢ UNA TEORIA
➢ UNA POLITICA, MISURA DI CONTRASTO
o Reddito
o Ricchezza / Beni materiali
o Salute / accesso alle cure
o Istruzione / accesso alla conoscenza Accesso all’informazione
o Diritti politici /partecipazione politica
o Accesso al lavoro
o Relazioni sociali
DISEGUAGLIANZE ECONOMICHE – COMPONENTI
Nell’ambito delle disuguaglianze economiche possono essere considerati molti aspetti. Si può
quindi fare riferimento a diverse variabili (strettamente collegate) o componenti della
condizione economica:
▻ Reddito (Y)
▻ Ricchezza (W)
▻ Consumo (C)
▻ Risparmio (S)
Indicatori compositi:
→ Ise = Indicatore della situazione economica
→ Isee = Indicatore della situazione economica equivalente
REDDITI
RICCHEZZA
Fa riferimento alla disponibilità di beni mobili e immobili dotati di valore di mercato e che
possono essere comprati e venduti. La ricchezza è costituita fondamentalmente da tre
componenti
Ricchezza netta (W) = attività reali(Ar) + attività finanziarie (Af) – passività finanziarie (Pf)
Attività reali (Ar)= immobili (abitazioni, garage, terreni e altri fabbricati), aziende e oggetti di
valore tra cui beni durevoli di consumo (lavatrice, computer)
Attività finanziarie (Af) = la ricchezza monetaria (contanti, depositi bancari e postali), buoni
fruttiferi postali, certificati di deposito e pronti contro termine, titoli di stato e titoli esteri,
obbligazioni, fondi comuni, azioni, quote di SRL e società di persone
Passività finanziarie (Pf) = i debiti contratti verso banche e società finanziarie (mutui, prestiti o
crediti al consumo) e i debiti commerciali (fattura dell’idraulico, del carrozziere o del dentista
non ancora pagata)
W= Ar+Af-Pf
Se [Pf > (Ar+Af)]; W<0
I
RISPARMIO
CONSUMO
Il consumo è l’acquisto di beni e servizi da parte di individui e famiglie per uso immediato, da> i
vincoli di reddito/ricchezza
Consumo (C) = quota di reddito 2% o quota di ricchezza 2& spesa nell’acquisto di beni e servizi
Dal punto di vista sociologico il consumo è un elemento centrale della vita quo>diana,
dell’iden>tà e dell’ordine sociale. Significato del consumo:
▻ Valenza strumentale: si spende in consumo per acquistare mezzi per soddisfare dei
fini ordina>
secondo criteri personali
▻ Valenza simbolica: si spende per iden>tà e status. La possibilità di accedere a cer>
livelli di
consumo dipende, almeno in parte, il riconoscimento nell’ambito di una cerchia sociale
1) Reddito permanente: parte di reddito che gli individui si aspettano che permanga nel
futuro.
2) Reddito transitorio: parte di reddito che viene considerata legata alla contingenza.
Reddito corrente (") = Reddito permanente (reddito medio) + Reddito transitorio (deviazione
casuale dalla media)
INDICATORI COMPOSITI
L' ISEE è ricavato dal rapporto tra l’indicatore della situazione economica (ISE= valore assoluto
dato dalla somma dei redditi e del 20% dei patrimoni mobiliari e immobiliari dei componenti il
nucleo familiare) e il parametro desunto dalla Scala di Equivalenza di seguito riportata con le
maggiorazioni previste.
Si ordinano dal più piccolo al più grande i redditi delle famiglie e poi si dividono in parti uguali,
solitamente 10 (ma anche 4 o 5). Si parla quindi di decili (divisi in 5, si parla di quintili, in 4 di
quartili).
Si confronta il primo decile che raggruppa il 10% della popolazione più povera, con l’ultimo
decile, cioè il 10% della popolazione più ricca (si considera la quota della distribuzione dei
redditi che hanno i due decili).
INDICE DI GINI
0=equidistribuzione
1=massima concentrazione
0=assenza di disuguaglianza
1=massima disuguaglianza
INDICE DI GINI
Se la distribuzione è più disuguale, allora la distanza tra la bisettrice e la curva di Lorenz è più
grande.
Indice di Gini:
misura il rapporto tra area di concentrazione e area compresa sotto la diagonale
INDICE DI GINI
Redistribuzione = Gini su redditi lordi - Gini su redditi netti Effetto dei trasferimenti pubblici e
della tassazione
IMÁGENES DIAPOSITIVAS DE LA 21 A LA 24
SCALE DI EQUIVALENZA
Es.
➢ Famiglia A, 4 componenti, 2 adulti 2 figli (14 e 12 anni), 30.000 Euro annui
➢ Famiglia B, 2 componenti, 2 adulti, 20.000 Euro annui
SCALE DI EQUIVALENZA
REDDITO EQUIVALENTE
I redditi vengono confrontati a partire da una variabile monetaria che deriva dal Reddito
Familiare Disponibile
SCALA DI EQUIVALENZA
Il reddito familiare disponibile viene diviso per un coefficiente (numero indice economico)
ES.
SCALA OECD 70 – 50 (Oxford)
1 per il primo adulto
0.7 per ogni successivo adulto 0.5 per ogni figlio sotto i 16 anni
SCALA CARBONARO (tiene conto esclusivamente della dimensione famigliare e non della sua
struttura in età)
Famiglia di 1 componente: 0.60
Famiglia di 2 componenti: 1
Famiglia di 3 componenti: 1.33
Famiglia di 4 componenti: 1.63
Famiglia di 5 componenti: 1.90
Famiglia di 6 componenti: 2.16
Famiglia di 7 o più componenti: 2.40
SCALE DI EQUIVALENZA
DISEGUAGLIANZA – DEFINIZIONE
DISEGUAGLIANZA SOCIALE
La disuguaglianza o, per meglio dire, le questioni rappresentate dai suoi fondamenti, dalla sua
consistenza e dalla sua evoluzione nel tempo sono state affrontate da una pluralità di punti di
vista, spesso marcatamente divergenti.
A tal proposito è significativa la riflessione di Runciman (1998):
in genere ci si trova d’accordo sul fatto che in tuPe le società i ruoli (alcuni direbbero, piuPosto,
gli individui o le famiglie) possono essere raggruppati in categorie che riflettono un livello di
potere (alcuni direbbero, piuttosto, di privilegio o di risorse, o di possibilità di sopravvivenza) e
che quindi, eccetto forse il caso delle più semplici o ristrePe, risulta appropriato considerarle
come “stratificate”. Ma sarete fortunati se riuscirete a trovare due sociologi che siano
d’accordo su che cosa intendere esattamente per “stratificazione”.
DISEGUAGLIANZA SOCIALE
In tutte le società complesse i beni di valore, materiali e immateriali, sono distribuiti in modo
ineguale tra le persone e i gruppi che ne fanno parte. La disuguaglianza sociale, in termini
generali può essere definita come il fenomeno per cui, all’interno di una data società, posizioni
sociali diverse offrono a coloro che le occupano diversi sistemi di risorse, che a loro volta, si
traducono in differenti opportunità di vita che determinano la qualità della vita di ognuno
La stratificazione sociale si riferisce ai gruppi sociali, agli strati che hanno un accesso
differenziato alle risorse, al potere, all'autonomia e allo status.
La stratificazione sociale implica una disuguaglianza sociale; se alcuni gruppi hanno accesso a
più risorse di altri, la distribuzione di tali risorse è intrinsecamente disuguale. Le società
possono essere stratificate su un numero qualsiasi di dimensioni (i sistemi di stratificazione più
ampiamente riconosciuti sono basati su classe sociale, genere, nazionalità)
La stratificazione sociale può essere determinata da diversi fattori: risorse economiche, genere,
età, appartenenza religiosa, prestigio, potere
La stratificazione è diversa dalla disuguaglianza, che si riferisce alla distribuzione diseguale delle
opportunità di individui e gruppi. Quando le disuguaglianze si strutturano nella società e si
trasmettono di generazione in generazione, abbiamo una stratificazione sociale
Il Sistema di stratificazione sociale identifica I MECCANISMI che, all’interno di una data società,
sono responsabili della distribuzione disuguale delle risorse (vedi più avanti)
DISEGUAGLIANZA SOCIALE
I sistemi di stratificazione vanno da quelli chiusi, in cui il movimento tra gli strati è difficile, a
quelli aperti, in cui gli individui sono in grado di muoversi tra gli strati.
Esistono due tipi fondamentali (polari) di sistemi di stratificazione: i sistemi di casta e i sistemi
di classe.
casta: associata alle culture del sub-continente indiano e alla credenza induista della
reincarnazione, chi disattende i doveri della propria casta si troverà in una posizione inferiore
nella vita successiva;
classe: vasto gruppo di individui che condividono lo stesso tipo di risorse, le quali influiscono
sulle loro condizioni di vita.
Casta:
Classe:
LA STRUTTURA DI CLASSE
Vi è un generale accordo tra i sociologi a ritenere che alla base delle disuguaglianze vi sia la
divisione sociale del lavoro che dà luogo al fenomeno delle diseguaglianza occupazionale.
Il livello occupazionale abbia effe: dire: sullo stato socio-economico dei sogge:.
LA STRUTTURA DI CLASSE
Esistono molte classificazioni sociali sull'occupazione basate su diverse spiegazioni teoriche sui
meccanismi alla base della divisione in classi
Alcune considerano i rapporti e le condizioni di lavoro (relazioni, reddito, potere) legate alle
posizioni occupazionali (EGP e il derivato ESeC, Classificazione socio-economica europea)
Altre considerano le abilità necessarie per svolgere le professioni (Elias – Manual/Non manual)
Altre considerano due dimensioni: una verticale, che riassume la vantaggiosità della relazione
d’impiego, e una orizzontale, che riassume le diverse logiche di lavoro [l'impostazione del
processo di lavoro, il grado di autorità sul posto di lavoro, l'orientamento al lavoro e il tipo di
competenze richieste nell'esecuzione delle mansioni quotidiane] (Oesch)
LA STRUTTURA DI CLASSE-ESEMPI:
IL DIBATTITO SULLE CLASSI
Molti studiosi hanno fortemente criticato le analisi sulle strutture di classe, sostenendo che il
concetto di classe non sia più utile per la ricerca sociologica (Pahl, 1989).
In sostanza le classi sociali sono costruzioni puramente accademiche che non forniscono più
molte informazioni circa stili di vita, atteggiamenti e livelli di benessere individuale.
Questa tesi sostiene le forme generali di postmodernismo, che cercano di rappresentare i nuovi
movimenti sociali (per esempio il femminismo) come gruppi precursori del cambiamento nei
sistemi di stratificazione (Eyerman 1994; Inglehart 1990, 1977; Laclau e Moffe 1985; Offe 1985;
Touraine 1981; Melucci 1980).
In questi studi il movimento di lavoro è rappresentato come una passata categoria radicata nei
vecchi conflitti sul posto di lavoro e del capitalismo industriale. I nuovi movimenti sociali sono
invece adeguati a fornire una rappresentazione dell’azione collettiva in virtù della loro enfasi
sulle questioni dello stile di vita, dell’identità personale e del cambiamento normativo.
Le reazioni più significative a questa posizione sono state sostenute da alcuni sociologi
americani come Grusky, Sørensen e Weeden, in parte già accennate in precedenza.
Secondo questi ultimi, le poche ricerche disponibili a sostegno delle tesi postmoderniste si
basano su misurazioni aggregate della classe sociale, che raggruppano i distinti gruppi
occupazionali in un piccolo numero di grandi classi, o riducono i punteggi delle scale di
prestigio sociale, dello stato socio-economico, o del capitale economico e culturale. Questi
approcci minimizzano gli effetti totali della posizione occupazionale, in quanto non misurano in
modo dettagliato le categorie sociali istituzionalizzate che determinano il livello occupazionale
individuale (Grusky, Weeden. 2005; Grusky, Weeden. 2001; Grusky, Sørensen 2001; Sørensen
2000; Grusky, Sørensen 1998).
Infatti nonostante la popolarità di questo filone, non vi sono dati longitudinali che confermano
la tendenza secondo cui, le classi occupazionali non rappresentano più le disuguaglianze
presenti nella società. Le poche ricerche disponibili, come quella di Evans (1983), effettuano
analisi di classe ad un livello altamente aggregato e le reali tendenze della stratificazione sono
confuse di conseguenza con i cambiamenti esogeni nella composizione professionale delle
classi (Grusky, Sørensen 1998, 1222).
Grusky e Weeden cercano quindi di dimostrare che utilizzando schemi di classe molto
disaggregati, si possono ottenere buoni modelli di spiegazione delle disuguaglianze (Grusky,
Weeden 2005, 191). Secondo questi autori, uno schema più articolato è maggiormente
adeguato a individuare le classi nei diversi luoghi dello spazio sociale.
MOBILITÀ SOCIALE
Definiamo mobilità sociale ogni passaggio di un individuo o un gruppo da uno strato (una
classe sociale) ad un altro.
Una tavola di mobilità classifica i membri di una data società in base alla loro origine sociale e
alla loro destinazione sociale, in modo da stabilire quan9 individui appartengono a ciascuna
delle possibili combinazioni origine-destinazione
Nell’esempio possiamo vedere che 160 individui sono nati nella classe superiore e lì sono
rimasti anche dopo essere transitati alla vita adulta. Altri 200 individui hanno avuto origine
nella classe inferiore ma poi, nel corso della vita adulta, sono ascesi alla classe media. E così via
MOBILITÀ SOCIALE
Inmobilità sociale:
È la somma degli individui che, nel corso della vita adulta, hanno conseguito una posizione
sociale identica a quella della propria famiglia di origine
Nell’esempio, 160 sono rimasti «immobili» nella classe superiore, 150 nella classe media e 250
nella classe inferiore. Complessivamente, dunque, 560 individui su 1.000 hanno mantenuto la
propria posizione sociale di origine, dando luogo a un tasso complessivo di immobilità sociale
pari a 56%
Mobilità sociale:
Tutti gli individui che non sono immobili sono, ovviamente, mobili e, nella tavola di mobilità,
sono rappresentati dalle combinazioni origine- destinazione in cui la posizione sociale di origine
è diversa da quella di destinazione. Nell’esempio questi individui sono 440 su 1.000, equivalenti
a un tasso complessivo di mobilità sociale pari a 44%
Ascendente:
Comprende tuJ i movimenti nello spazio sociale che implicano un miglioramento della propria
condizione Nell’esempio risultano mobili in senso ascendente 90 + 50 + 200 = 340 individui,
corrispondenti a un tasso complessivo di mobilità ascendente pari a 34%
Discendente:
Comprende tutti i movimenti nello spazio sociale che implicano un peggioramento della
propria condizione Nell’esempio risultano mobili in senso discendente 30 + 10 + 60 = 100
individui, corrisponden> a un tasso complessivo di mobilità discendente pari a 10%
Scenari ipotestici:
Per interpretare il tasso complessivo di mobìlità sociale osservato è utile metterlo in relazione
con i tassi complessivi di mobilità sociale che la società oggetto di studio avrebbe esibito in due
scenari ipotetici:
– quello di massima ereditarietà sociale
– quello di perfetta uguaglianza delle opportunità di mobilità sociale
Social stratification: re-cap—social stratification is the idea that people are divided into
different hieracies. Where some are deemed moro important (and have more power) that
others.
TYPES: - Social class
- Gander
- Ethnicity
- Age
Squilibrio di status (Lenski 1954): ci sono diverse gerarchie, ogni individuo occupa una
posizione in ciascuna
Squilibrio:
1) se individuo non si trova allo stesso livello in tuPe le gerarchie
2) quando vi è una differenza nelle posizioni occupate in contrasto con aspettative società
L’esclusione è definita come una conseguenza della formazione di potenti monopoli di gruppo,
che restringono l’accesso degli outsider attraverso la chiusura sociale.
La chiusura sociale avviene quando le istituzioni e le distinzioni culturali non solo creano
barriere che tengono fuori gli altri contro la loro volontà, ma sono usate anche per mantenere
la disuguaglianza. restringendo accessi attraverso controlli ed esami per esercitare alcune
professioni
Gerarchie occupazionali basate sul prestigio mostrano che l’ordinamento delle occupazioni in
relazione al prestigio che esse conferiscono a chi le svolge è stabile nel tempo e nello spazio
(Treiman 1977)
Mancanza di differenze riscontrate nelle valutazioni degli intervistati a seconda delle loro
appartenenze a vari gruppi sociali
Sarebbe ragionevole ahendersi un certo grado di variabilità sistematica dei giudizi in base ad
esempio all’occupazione di chi giudica, oppure al genere o all’etnia
Si traha di una scala reputazionale ( o di desiderabilità sociale), costruita cioè chiedendo agli
intervistati di ordinare un numero limitato di occupazioni; grazie a questi ordinamenti viene poi
calcolato un punteggio, che esprime il grado di desiderabilità di una data occupazione o
categoria occupazionale in relazione a tuhe le altre
PRESTIGIO
Costruzione di una graduatoria tra gruppi di occupazioni, definiti «categorie occupazionali»,
che fossero al contempo il più possibile omogenei al loro interno ed eterogenei tra loro, in virtù
della «vantaggiosità sociale» delle occupazioni – ossia, come detto, dei vantaggi materiali e
simbolici di cui è portatore ogni mestiere – collocate in questi sottoinsiemi.
Partendo da circa 11.000 occupazioni censite dall’Istat si è arrivati a definire, dopo alcuni
interventi tesi a omogeneizzare le informazioni con i fini specifici dell’indagine, un numero
ristreho di occupazioni, 590, rappresentative di 88 categorie occupazionali da sohoporre al
giudizio degli intervistati (Sar< 2007).
«Le presenterò 10 cartellini di colore diverso, su ciascuno dei quali è riportato il nome di una
occupazione; dovrebbe gentilmente considerare i cartellini, mettendo in ordine le occupazioni
dalla più alta alla più bassa, a seconda del loro livello sociale, della loro posizione sociale, di
come Lei pensa che siano considerate nella società di oggi»
UGUAGLIANZA E DISUGUAGLIANZA
A favore o contro alla disuguaglianza?
« Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata
lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua
vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e
disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.
Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque,
ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli
risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia
vigna.Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la
paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio,
ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto
di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano
contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come
noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno
di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?
Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare
delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi
saranno primi, e i primi ultimi »
UGUALITARISMO
Visione, prospeJva, concezione della realtà dal punto di vista politico e sociale che ha per
obiettivo: la realizzazione più completa dei principi di eguaglianza e di giustizia sociale
Equa suddivisione dei beni fra tutti i membri di una determinata società
La maggior parte di quanti professano posizioni ugualitarie (numerosi autori anche con
approcci diversi) lo fanno come se aPribuissero all’uguaglianza un valore intrinseco,
immediatamente evidente e non bisognoso di alcuna visione o fondamento.
UGUAGLIANZA
Possono però esserci posizioni molto diverse – anche tra i sostenitori dell’uguaglianza – rispetto
alle concrete norme ugualitarie, e al diverso riconoscimento e peso attribuito ad altri valori che
possono entrare in conflitto con l’uguaglianza stessa.
FORME DI UGUALITARISMO
Pertanto, prima di dirsi favorevoli o contrari all’ideale egualitario bisogna cercare di capire
meglio di che cosa si stia parlando.
Riprendendo la famosa frase dell’economista indiano Amartya Sen, bisogna rispondere alla
domanda (vista prima): Uguaglianza di che cosa?
1) Una prima versione, che potremmo definire formale, che richiede semplicemente la libertà
nella possibilità di accedere a determinate posizioni, la mancanza di situazioni di vantaggio e
discriminazione e che identfica l’obieJvo egualitario solo nell’eliminazione di vantaggi
particolari o tratamenti discriminanti, senza però richiedere che i soggeJ vengano posti in
condizione di avere realmente uguali probabilità di riuscita.
2) Una seconda versione, che potremmo definire meritocratica, che aggiunge ai requisiti
formali della prima, una serie di condizioni sostanziali, come l’eliminazione degli ostacoli sociali
ed economici che rendono ineguali le possibilità di riuscita, ma non l’eliminazione o la
compensazione delle disuguaglianze dovute alla diversità delle doti e dei talenti naturali.
3)Una terza versione che richiede la eliminazione anche di queste ultime disuguaglianze.
4) Infine una quarta versione che richiede interventi ex post per correggere gli effeJ che sul
risultato hanno avuto le ineguaglianze nelle condizioni di partenza quale ne sia stata l’origine
(sociale o naturale).
QUALE UGUALITARISMO?
Gli esseri umani sono completamente diversi sia in caratteristiche esogene che personali. La
potente retorica dell’«eguaglianza» degli uomini spesso tende a deviare l’attenzione da queste
differenze. Anche se tale retorica («tutti gli uomini nascono uguali») è considerata parte
essenziale dell’egualitarismo, la mancata considerazione delle diversità personali può generare,
in realtà, effetti profondamente anti-egualitari: una considerazione eguale per tutti può
richiedere un trattamento molto diseguale a favore di coloro che si trovano in una condizione
di svantaggio.
(A. Sen, La diseguaglianza. Un riesame critico, Il Mulino, 1994)
Concezione di giustizia
La giustizia egualitaria non comporta necessariamente una divisione in parti eguali. Essa può
richiedere distribuzioni ineguali per arrivare a risultati equi.
Livello MICRO
Es: trattamento equo di cure sanitarie implica che gli ammalati ricevano molto più dei sani
perchè tutti siano in salute (trattamento equo ma diseguale).
Livello MACRO
Es: Distribuzione dei fondi per politiche sociali. Fondi Nazionali dati a Regioni con situazioni più
problematiche o a università con peggior performance di didattica e ricerca.
DISCRIMINAZIONE
Discriminazione
DISCRIMINAZIONE
• La disuguaglianza è quando alle persone non vengono date opportunità (pari?) e diritti
(o accesso alle risorse). Vengono trattate in modo ingiusto e subiscono discriminazioni.
1) Una prima versione, che potremmo definire formale, che richiede semplicemente la
libertà nella possibilità di accedere a determinate posizioni, la mancanza di situazioni di
vantaggio e discriminazione e che identifica l’obiettivo egualitario solo nell’eliminazione
di vantaggi particolari o trattamenti discriminanti, senza però richiedere che i soggeJ
vengano posti in condizione di avere realmente uguali probabilità di riuscita.
2) Una seconda versione, che potremmo definire meritocratica, che aggiunge ai requisiti
formali della prima, una serie di condizioni sostanziali, come l’eliminazione degli
ostacoli sociali ed economici che rendono ineguali le possibilità di riuscita, ma non
l’eliminazione o la compensazione delle disuguaglianze dovute alla diversità delle doti e
dei talenti naturali.
3) Una terza versione che richiede la eliminazione anche di queste ultime disuguaglianze.
4) Infine una quarta versione che richiede interventi ex post per correggere gli effetti che
sul risultato hanno avuto le ineguaglianze nelle condizioni di partenza quale ne sia stata
l’origine (sociale o naturale).
POVERTÀ