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Sandro Brusco
Irene Tinagli
Febbraio 2012
Abstract
In questo lavoro passiamo dapprima in rassegna la principale ev-
idenza empirica e le principale spiegazioni teoriche su disuguaglianza
e povert. Ci dedichiamo poi a una analisi pi dettagliata del caso
italiano e ai possibili interventi di politica economica.
1 Introduzione
Di disuguaglianza, povert e mobilit si discute continuamente e non sempre
in modo chiaro. A nostro avviso una discussione razionale intorno a questi
temi dovrebbe tener fermi alcuni punti.
Primo, i tre fenomeni vanno tenuti distinti. La povert (opportuna-
mente denita) pu aumentare o diminuire in modo indipendente dalla dis-
uguaglianza (opportunamente denita) e lo stesso vale per la mobilit. An-
che se spesso queste variabili hanno andamenti correlati, la correlazione non
perfetta. Per esempio, vari studi documentano il fatto che in vari paesi
cresciuta la disuguaglianza del reddito allinterno del 10% superiore della
popolazione. evidente che tale aumento della disuguaglianza non ha alcun
impatto sulla povert.
Secondo, non bisogna mai smettere di cercare e valutare correttamente i
dati empirici relativi a questi fenomeni. La verit che ottenere buoni dati,
comparabili nel tempo e tra paesi, su disuguglianza, mobilit e povert
dicile. Il compito reso ancora pi dicile dal fatto che su questi temi
molti hanno preferenze ideologiche che spingono a cercare e interpretare i
Relazione preparata per il convegno Non importa se il gatto bianco o nero. Politiche
per la crescita, Roma 28-29 febbraio 2012. Tutti gli errori sono responsabilit esclusiva dei
due autori, tranne gli a capo sbagliati che sono da imputare al programma di scrittura.
55000
40000
55000
40000
55.001-75.000 41% 0
Oltre 75.000 43% 0
Le detrazioni sono modulate in modo che un contribuente con un reddito di
8.000 euro paghi zero di imposta. Un contribuente con un reddito di 15.000
euro invece gode di una detrazione pari a 1.338 euro, per cui la tassa pagata
2.112 euro (si noti che questo signica che laliquota marginale eettiva che
si paga sul reddito tra 8.000 e 15.000 euro pari al 30,2%, ossia 2.112/7.000,
ben pi del 23% uciale). Inne, la detrazione si annulla per i lavoratori
dipendenti che hanno un reddito di 55.000 euro o superiore.
Losservazione rilevante per la nostra proposta che i redditi inferiori
agli 8.000 euro non godono interamente della detrazione, dato che la de-
trazione non si applica oltre limposta lorda dovuta. Quindi, per esempio,
un contribuente con un reddito imponibile di 5.000 euro avr unimposta
lorda pari a 1.150 euro (il 23% di 5.000) e user la detrazione solo no a tale
ammontare, ottenendo unimposta netta di zero. In particolare chi resta
fuori dal mercato del lavoro e in un dato anno ha un reddito di zero non
ottiene alcun benecio dalla detrazione.
La proposta che, a partire da una certa et (per esempio 35 anni), le
detrazioni non godute in un determinato anno possano essere utilizzate negli
anni successivi, funzionando quindi come credito dimposta. Tale possibilit
non dovrebbe avere limitazioni temporali. Per capire meglio, consideriamo
ad esempio un contribuente di 40 anni che rimasto per tre anni fuori dalla
forza lavoro. Tale contribuente accumula un credito pari a 5.520 euro, ossia
1.840 3. Supponiamo ora che nel quarto anno tale contribuente trovi
unopportunit di lavoro che paga 15.000 euro lordi. Con il metodo attuale
accettare tale lavoro porta a un reddito netto di 12.888 euro. Se invece
si applicasse la proposta, il reddito netto sarebbe pari a quello lordo, ossia
15.000 euro, dato che il credito dimposta maturato potrebbe essere usato per
pagare le imposte. Resterebbe inoltre un residuo credito dimposta di 3.408
da applicare negli anni successivi. Quindi, tale contribuente pagherebbe zero
tasse per i primi due anni di lavoro e unimposta di 816 nel terzo anno (dopo
23
due anni il credito residuo 5.520-2.112x2=1.296, che sottratto allimposta
di 2.112 d 816). Solo a partire del quarto anno si inizierebbe a pagare in
pieno limposta.
La detrazione per il coniuge a carico
Un elemento del nostro sistema scale che scoraggia la partecipazione fem-
minile alla forza lavoro la detrazione per il coniuge a carico. La detrazione
pari a 690 euro per la fascia di reddito da 15,000 a 30,000 euro, e viene
perduta se il coniuge ottiene una qualche forma di reddito. Per intendere
gli eetti dellimposta supponiamo che un coniuge trovi un lavoro che paga
9.000 euro annuali lordi, ripartiti su 13 mensilit. La perdita della detrazione
per il coniuge a carico equivalente a perdere una mensilit.
evidente che leliminazione della detrazione porterebbe a maggiori in-
centivi alla partecipazione alla forza lavoro, ma in questo caso non si pos-
sono ignorare gli eetti distributivi. Infatti una eliminazione secca della
detrazione porterebbe a un aumento della pressione scale proprio sulle
famiglie pi povere (famiglie monoreddito con reddito basso).
Idealmente, la detrazione dovrebbe essere semplicemente aggiunta alle
altre detrazioni esistenti. Per esempio, per i lavoratori dipendenti, la de-
trazione di 1840 euro potrebbe essere aumentata a 2530, modicando poi
opportunamente il meccanismo di riduzione. chiaro per che in tal modo
si riduce il gettito scale, per cui la manovra non a costo zero. Infatti, la
detrazione complessiva resterebbe la stessa per le famiglie monoreddito ma
crescerebbe per le coppie che lavorano. La proposta pu comunque essere
attuata in modo graduale, descrescendo parzialmente le detrazioni per il co-
niuge a carico e aumentando contemporaneamente dello stesso ammontare
le detrazioni per tipo di reddito.
5.3 Cose da non fare
Vale la pena di menzionare una cosa da non fare, almeno se lobiettivo
quello di fornire incentivi alla partecipazione alla forza lavoro: il quoziente
familiare. La ragione semplice. Per le famiglie monoreddito il quoziente
familiare implica un aumento dellaliquota marginale che il conige attual-
mente inoccupato dovrebbe pagare nel caso trovasse laoro. Agisce quindi
da potente disincentivo alla ricerca di un nuovo lavoro. Spieghiamo meglio
questo punto.
Semplicando, il quoziente familiare funziona sommando tutti i redditi
della famiglia e dividendo tale totale per un coeciente che dipende dal
numero di componenti della famiglia. La tassa sul reddito viene calcolata
applicando laliquota sul reddito pro capite e moltiplicando poi per il coef-
ciente. Per capire meglio facciamo un esempio molto semplice. Consideri-
amo un sistema scale in cui vi sono solo due aliquote, il 25% no a 20.000
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euro e il 40% da 20.000 in poi; non vi sono detrazioni, deduzioni o altre
complicazioni.
Consideriamo due famiglie, entrambe composte da un marito e da una
moglie. Nella prima lavora solo il marito, che guadagna 40.000 euro. Nella
seconda lavorano sia il marito sia la moglie, e ciascuno guadagna 20.000 euro.
Il reddito guadagnato dalle due famiglie quindi lo stesso. Le tasse pagate
per sono dierenti. La famiglia monoreddito paga un totale di 13.000 (ossia
0,25 x 20.000 + 0,4 x 20.000) mentre la famiglia in cui entrambi lavorano
paga un totale di 10.000 (ossia 0,25 x 20.000). Quindi la famiglia monored-
dito paga pi tasse di una famiglia che guadagna lo stesso reddito ma diviso
su due componenti. Questa situazione si presenta quando il sistema di im-
posizione progressivo. Con il quoziente familiare invece, per la famiglia
monoreddito si imputerebbe ai due coniugi un reddito di 20.000 euro cias-
cuno (40.000 diviso due). A quel punto, applicando le aliquote sopradette,
ciascun coniuge pagherebbe 5.000 euro di tasse, per un totale di 10.000. Per
la famiglia con due redditi non ci sarebbe alcun cambio, per cui le tasse
pagate dalle due famiglie sarebbero le stesse.
Con tassazione progressiva il quoziente familiare inevitabilmente riduce
le entrate scali dello Stato e pu quindi essere attuato solo se la sitiuazione
di bilancio migliora. Sarebbe per una idea nefasta. Infatti il quoziente
familiare, a dierenza di vari altri meccanismi di riduzione del carico scale,
aumenta laliquota marginale per un buon numero di contribuenti.
Per capire come ci funziona, torniamo alla nostra famiglia monored-
dito. Immaginiamo che si presenti alla moglie lopportunit di lavorare per
10.000 euro lanno. Senza quoziente familiare, il reddito netto che si ottiene
accettando il lavoro di 7.500 euro, dato che laliquota rilevante quella
del 25%. Ma se viene introdotto il quoziente familiare le cose cambiano.
Ora il reddito familiare totale 50.000 euro. Applicando il quoziente, ogni
membro della famiglia ha un reddito di 25.000 euro. Se fate i calcoli, vedete
che la tassa pagata dalla famiglia aumenta di 4.000 euro. In altre parole,
grazie al meccanismo del quoziente familiare la donna paga il 40% del red-
dito addizionale che genera, anzich il 25%. chiaro che in tal modo si
scoraggia ulteriormente lingresso delle donne nel mercato del lavoro, che
esattamente lultima cosa di cui abbiamo bisogno.
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