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Donne e lavoro in Italia:

Cultura e partecipazione alla forza


lavoro
Paola Profeta
Firenze, 2 Luglio 2010
Giornate Noise From Amerika
L’Italia delle disparità di genere
• Fotografia dei differenziali di genere: Donne
in attesa
• Le cause:
– Maternità?
– Istituzioni
– Divisione dei ruoli CULTURA
– Imprese Della società e delle
imprese
– Conclusioni
I differenziali di genere:
Una fotografia
• Occupazione, remunerazioni e carriere
• Istruzione
• Salute e sopravvivenza
• Politica

Global gender Gap index (World Economic Forum):


Italia al 72° posto (su 134 paesi).
Meglio di noi: Sudafrica, Filippine, Lesotho,
Argentina…..

Perché? Mercato del lavoro e politica snodi cruciali


Le donne e l’occupazione
Il tasso di occupazione femminile (15-64 anni)
(donne occupate/totale donne)

56,2%

Target di Lisbona: 60% •Liguria

Media Italia: 46,1 % 51,3%


Nel 2000: 39,6 %
Trend in crescita
30,6%
(ma in declino nell’ ultimo
anno)
Ultimi in Europa (a parte
Fonte: Istat, Rilevazione
Malta) sulle forze di lavoro – (IV Trimestre 2009)
Le donne e l’istruzione

15,96%donne
13,37%uomini

Laureati in Italia (25-64):


D 15,7%, U 13% 19,05%donne
15,31%uomini 13,46%donne
Donne sul totale dei 11,13%uomini

Laureati:
1950: 25%
2000: più del 55%
2009: 60%
Meglio di UK e US!
Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro. Media 2008
… Ma le donne non sono
valorizzate
• Guadagnano meno degli uomini, anche a parità di lavoro
• Hanno lavori di qualità inferiore: più a tempo determinato
• Poche raggiungono i vertici: il glass ceiling
• Nelle imprese (vedi)
• In politica
L’attesa continua….
UE-27
L’attesa ai vertici delle imprese
Equilibrio di genere tra i membri dei consigli di
amministrazione delle principali società quotate, 2009

Italia sempre tra gli ultimi posti delle classifiche. Nostri studi mostrano che:
• Nel 1913 nelle 200 maggiori imprese le donne al vertice erano 8, nel 1982 erano 11
• Fanno sempre parte di famiglie imprenditoriali: anche oggi (qualche spazio in più
per gli uomini non familiari)
Le ragioni dell’attesa
• Stiamo osservando solo il risultato di preferenze
individuali o esiste davvero un’attesa?
– Il 25% delle donne italiane si dichiara insoddisfatto della
divisione del lavoro nella coppia
– Il 67% delle madri che smette di lavorare alla nascita di un
figlio tornerebbe volentieri al lavoro
• I contesti occupazionale, familiare e culturale possono
influenzare le preferenze?

Ragioniamo sulle cause


Il ruolo cruciale della maternità
• Le mamme fanno fatica a conciliare carichi familiari (che
ricadono per lo più su di loro -vedremo) e lavoro sul mercato.
• Le mamme lavorano meno delle altre donne
– Tassi di occupazione donne 20-49 anni:
• senza figli 68%
• 1 figlio 60,3%
• 2 figli 53,7%
• Fanno meno carriera
– solo l’8% delle impiegate mamme è dirigente o simili
• Il 27,1% delle donne occupate abbandona il lavoro dopo la
maternità. In parte anche negli altri Paesi. Ma in Italia il tasso
di occupazione delle madri non aumenta all’aumentare
dell’età del bambino. L’uscita è definitiva.
Eppure in Italia nascono pochi bambini

Tassi di fecondità

Fonte: Eurostat
Relazione tra tasso di partecipazione
femminile e tasso di fecondità: 1970

Fonte: Del Boca, Locatelli (2006)

Nel 1970: dove le donne lavoravano di più nascevano meno bambini. Essere
madre o lavorare erano alternative
Relazione tra tasso di partecipazione
femminile e tasso di fecondità: 2000

Fonte: Del Boca, Locatelli


(2006)

Nel 2000: dove le donne lavorano di più nascono più bambini


La bassa occupazione non è “colpa della maternità”.
La correlazione positiva è possibile grazie a istituzioni che promuovono sia
l’occupazione sia la fecondità.
Carenza di istituzioni: una delle cause dell’attesa
Trend simile all’interno dell’Italia tra regioni
Cosa spiega l’attesa?
La divisione del lavoro nella famiglia
• Le donne investono in istruzione per lavorare di più e meglio,
ma anche…
– per costruire una propria identità
– per cercare mariti più istruiti
– per avere maggiore potere decisionale nella famiglia
• Una rivoluzione ancora incompiuta: la divisione del lavoro
domestico è ancora marcata
– Il lavoro in casa è prevalentemente femminile
• Una divisione del lavoro domestico fortemente asimmetrica
può indurre anche donne istruite ad uscire dal mercato del
lavoro (Casarico e Profeta, 2009)
…. La specializzazione nasce da piccoli

• Fin da piccoli (6-17 anni) si impara “cosa deve fare un


uomo e cosa spetta a una donna”:
– Pulire la casa: 35,8% F, 13,7% M
– Rifarsi il letto: 43,3% F, 22,9% M
– Piccole riparazioni: 20,8%M, 7,5% F
– Buttare spazzatura: 38,7% M, 24,2% F

Fondamento “culturale”? La società


Cosa spiega l’attesa?
Le aspettative delle imprese
• E’ il comportamento delle imprese che genera la
differenza di occupazione e di salari tra uomini e
donne
– Le imprese si aspettano che le donne dedicheranno più
tempo al lavoro domestico.
– Quindi le pagano di meno e bloccano le loro carriere.
– Sarà più conveniente per le donne lavorare a casa e per
gli uomini sul mercato e così le aspettative delle
imprese si realizzano.

Fondamento “culturale”? Le imprese


Cosa spiega l’attesa?
La cultura: approfondiamo
Gender culture and gender gap in employment
Pamela Campa, IIES Stockolm University
Alessandra Casarico, Università Bocconi
Paola Profeta, Università Bocconi

La visione dei ruoli di uomini e donne nella società, delle loro


responsabilità nella famiglia, della loro posizione nel mercato
del lavoro e il valore sociale di questi ruoli - la cultura della
società- e
L’attitudine delle imprese verso il lavoro femminile - la cultura
delle imprese -
Possono contribuire a spiegare l’elevato gap di
genere nell’occupazione in Italia e le differenze tra province
(gender gap in employment)?
Cultura della società
Overview (World Value Survey) :
Il caso italiano è interessante
90
80
70
60
50
40
30
20
10 81,4 55,6 64,1 76,9 68,5 76,1
0
1 2 3
Un bambino in età Una madre che lavora In generale i padri
pre-scolare soffre se la può stabilire una sono adatti a curare i
mamma lavora relazione sicura e propri figli tanto
intensa con suo figlio quanto le madri
tanto quanto una
mamma che non
lavora
Cultura della società (2)
• Differenze marcate all’interno dell’Italia
• Costruiamo un indicatore di cultura di genere della società per
ogni provincia basato sulla % di persone che NON sono
d’accordo con le sguenti affermazioni (World Value Survey,
1999):
– Being a housewife is just as fulfilling as working for pay;
– A pre-school child is more likely to suffer if his or her mother works;
– When jobs are scarce, men should have more rights than women.
• Un valore più alto indica una cultura della società PIU’
ugualitaria tra uomini e donne
• Elevata eterogenità tra province (Nord/Sud)

Ref. Cultura: Fernandez e Fogli, 2009; Fernandez e Fogli, 2006;


Fernandez, Fogli e Olivetti, 2004
Cultura delle imprese
Indagine Excelsior, Unioncamere, campione di 100000 imprese private italiane
Previsioni di assunzioni per il 2008: per genere

Indifferenti
41,2 Uomini
41,4

17,4
Donne

• L’impresa preferisce assumere un uomo, una donna, o è indifferente?


•Nostro indicatore di cultura dell’impresa: % di posizioni per le quali
l’impresa dichiara di preferire un uomo sul totale posizioni aperte. Un
valore più alto implica una cultura dell’impresa MENO ugualitaria tra
uomini e donne (dati 2003)
• Elevata eterogeneità tra province (Nord/Sud)
• Aspetto generalmente non considerato nella letteratura di cultural economics
Relazione tra cultura di genere (della società e
dell’impresa) e uguaglianza di genere in
occupazione
45

45
emilia-romagna

valle d'aosta
friuli marche
piemonte emilia romagna
trentino liguria valle d'aosta
Gender_equality_employment_2003

toscana
lombardia
veneto
friuli
40

toscana

40
marche trentino

Gender_equality_employment_1999
umbria

piemonte
liguria lombardia
abruzzo
umbria veneto

lazio
molise
35

35
sardegna
abruzzo
lazio
molise
basilicata
basilicata
calabria
campania
sardegna
puglia calabria
30

30
campania
sicilia
puglia
sicilia
25

25
30 40 50 60 70 5 5.5 6 6.5 7
Firm_culture Individual_culture

Data aggregated at regional levels

Gender equality in employment : la proporzione di donne occupate (15-


64 anni) sul totale dei lavoratori. E’ come calcolare su 100 lavoratori
quante sono donne. Un valore più alto indica minore gap
Differenze di cultura e differenze di
gender gap nell’occupazione tra
province italiane
- Quando si vuole identificare l’effetto causale ci sono 2
problemi:
- Causalità inversa
- Variabili omesse
- Per la causalità inversa usiamo una variabile strumentale
storica: Il rapporto tra il tasso di alfabetizzazione
femminile e maschile nel 1911 (Censimento)
– E’ correlata con la cultura (dell’impresa -0.64; della società
0.4) ma non con l’occupazione (rapporto donne/uomini) di
oggi e neanche con l’occupazione del 1911 (corr: – 0.083)
E’ un buono strumento?
• Usando il rapporto donne/uomini invece del semplice tasso di
alfabetizzazione maschile si riduce il rischio di catturare differenze
nell’alfabetizzazione di tutta la popolazione (uomini e donne) tra province
dovute a variabili reddituali o istituzionali
• Il nostro strumento non è correlato con il rapporto tra occupazione
maschile e femminile nel 1911 (correlation is – 0.083). Quindi non sta
catturando caratteristiche del mercato del lavoro che favoriscono
l’occupazione femminile rispetto a quella maschile in una data provincia
• Nel nostro contesto di analisi all’interno dello stesso Paese, l’assenza di
effetti fissi non è così preoccupante (Algann and Cahuc, 2007). Difficile
pensare a caratteristiche time-invariant che possono influenzare sia il
rapporto tra alfabetizzazione femminile e maschile nel 1911 sia le nostre
misure di uguaglianza di genere
– Uguaglianza di genere in occupazione nel 1911 non è correlata a quella del
1999 e 2003
– Religione come caratteristica time-invariant non può generare problemi di bias
variabili omesse (Cattolica dappertutto)
Variabili di controllo
Dobbiamo includere altre determinanti del genderg gap occupazionale
• A livello provinciale
– Large firms: % imprese con più di 50 dipendenti sul totale delle
imprese
– Female education: % donne tra 19-34 anni con un diploma di scuola
superiore sul totale delle donne di quell’età
– Child care: % bambini tra 0 e 2 anni che vanno all’asilo nido sul totale
di bambini di quell’età
– Fertility: rapporto tra nascite e media della popolazione femminile
residente 15-39 anni X 1000
– Service sector : % di imprese nel settore dei servizi sul totale delle
imprese
• A livello regionale
– Part-time jobs: % di occupati part-time sul totale degli occupati
– Regional Average wages
Cultura della società: Risultati stima IV
Dep. Variable (1) (2)
Individual_Culture Gender_Equality_Employment_1999
LiteracyFtoM 0.0146***
(0.00322)
Individual_Culture 13.63***
(2.773)
Female_education 0.243*
(0.135)
Childcare 0.0667
(0.103)
Observations 81 81
Adjusted R-squared 0.150
F-test 20.70

Robust standard errors in parentheses, cluster for Prov_cod *** p<0.01, ** p<0.05, * p<0.1

Il risultato rimane significativo includendo gli altri


controlli
Cultura dell’impresa: Risultati stima IV
(1) (2)
VARIABLES Firm_Cult Gender_Equality_Employment_2
ure 003
LiteracyFtoM -0.336***
(0.054)
Firm_Culture -0.256**
(0.083)
Large_firms 9.137***
(2.274)
Observations 102 102
Adjusted R- 0.432
squared
F-test 39.43

Robust standard errors in parentheses, cluster for Prov_cod *** p<0.01, ** p<0.05, * p<0.1

Il risultato rimane significativo includendo gli altri


controlli
Conclusioni
• La cultura di genere (della società e dell’impresa) è
importante nella determinazione dei diversi gender gap
occupazionali tra province italiane
• Implicazioni di policy:
– Attenzione al lato della domanda
– Istituzioni che possano incidere su cultura
– Politiche differenziate a livello locale
• E’ importante per lo sviluppo dell’intero Paese.
– Recuperare talenti sprecati (e valore diversity al vertice)
– Aumentare PIL e circolo virtuoso
– Qualità della vita e benessere, minore povertà, più sicurezza

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