Sei sulla pagina 1di 13

TAVOLA DI MORTALITÀ

La tavola di mortalità è una tavola di eliminazione perché descrive l’eliminazione


per morte di una generazione di nati fino all’estinzione dell’ultimo dei
componenti. Una tavola di eliminazione si può costruire per qualunque fenomeno
demografico non ripetibile.
La tavola di mortalità è uno strumento demografico che permette di
osservare la velocità di estinzione di una generazione fittizia di 100 mila nati.
È una generazione ipotetica che fa propri comportamenti che vengono osservati
in un periodo di tempo da una generazione reale.
(la generazione fittizia segue una prospettiva trasversale; attraversa l’anno).

Mi calcolo la serie delle probabilità di morte (qx) a


partire dai dati osservati, che dispongo
verticalmente nel diagramma di Lexis,
considerando così il biennio t,t+1.
A questo punto posso calcolarmi una tavola di
mortalità per contemporanei, che è quella che
abbiamo visto noi, ma ovviamente possiamo
costruirla anche per generazione.

NB: La tavola di mortalità per generazioni si costruisce considerando una


generazione di nati seguendola fino alla sua estinzione. Ma tale calcolo non è
molto agevole perché occorrerebbe seguire ogni componente fino al suo decesso
per ottenere la successione completa di morti in età tra 0 e 1 anno, tra 1 e 2 anni,
e così via. Per questo motivo nelle applicazioni si preferisci utilizzare le tavole di
mortalità per contemporanei, elaborate e pubblicate dall’Istat.
La tavola di mortalità è una tavola distribuita per età che parte da 0 anni e arriva
a un età ω omega che di solito è circa 110+ anni.
Essa è composta da funzioni biometriche.
Andando avanti nel completare queste prime tre colonne della tavola di mortalità
abbiamo la colonna degli anni vissuti Lx che è dato da un segmento verticale nel
diagramma di Lexis.
Ci sono diversi modi per scrivere la formula degli anni vissuti:

Lx = (lx+lx+1)/2
viene associato similmente al concetto di popolazione media con l’ipotesi di equi
distribuzione dei decessi poiché non tutte le persone dei sopravviventi
sperimenteranno l’evento di sopravvivere ad un età successiva e quindi verranno
sottratte dall’evento morte.

Algebricamente i 3 metodi sono equivalenti e tutti e 3 si basano sull’ipotesi di


equi distribuzione. La differenza è che descrivono in modo più preciso il
significato degli anni vissuti, ma il calcolo è identico e sono identiche le ipotesi
su cui si basano.
(non è che calcolano gli anni vissuti in modo più preciso). Però facendo la
semisomma è meno esplicito il significato vero degli anni vissuti.

NB: Ci sono due casi dove l’ipotesi di equi distribuzione dei decessi può
essere troppo forte e irrealistica che sono;
 all’età tra 0 e 1 di una tavola di mortalità; per il primo anno di vita i nati
vivono un po’ meno di metà anno.
 per l’ultima classe della tavola di mortalità; quelle persone vivono un po’
di più di metà anno.
Quindi alla fine è giusto modificare poi la formula degli anni vissuti
in base a dove ci troviamo per il livello di età.
--------------------------------------------------------------------
Concettualmente legata alla funzione degli anni vissuti abbiamo come successiva
colonna, la retrocumulata degli anni vissuti Tx: rappresenta quanto gli esposti al
rischio (cioè gli l0) vivrebbero fino a una certa età x. Quindi viene fatta una
sommatoria della colonna degli Lx.
T0 rappresenta proprio tutta la somma della colonna Lx.
Ora siamo pronti per calcolare la speranza di vita.
È l’indicatore più interessante legato alla tavola di mortalità. e0=T0/l0
Solitamente è molto importante considerare la speranza di vita alla nascita per
sapere qual è il livello di sviluppo di un paese. Una speranza di vita alta significa
che un nato all'età x avrà da vivere 80 e passa anni.
In particolare la speranza di vita:
 per generazione: è veramente la media di quanto hanno vissuto le persone
di quella generazione reale. È la vita media. Ad esempio se 80 anni è la
speranza di vita proprio di quella generazione che ho osservato e ormai si è
estinta.
 di periodo: rappresenta il numero medio di anni che un individuo di età x
può attendersi di vivere. In questo caso si tratta di un valore teorico, e che
quindi può non rispecchiare del tutto la realtà. Ciò in quanto le condizioni
in cui mi trovo in quel preciso momento non è detto rimangano costanti nel
tempo, ma possono essere soggette a variazioni.
Ad esempio ci può essere una pandemia globale e la speranza di vita può
calare drasticamente.
Pertanto con questa ottica non sappiamo se poi nel futuro la speranza di vita
aumenta o diminuisce.
La speranza di vita è un indicatore delle generali condizioni socio-sanitarie della
popolazione.
È una media di quanto un individuo può aspettarsi di vivere.
Ad esempio nella tavola di mortalità del 2020 ci dice che la speranza di vita per
le donne è 87 anni; è una media (expectation); una bambina che nasce nel 2020
può aspettarsi di vivere 87 anni perché questo è quello che ho letto nel 2020.
Se quella bambina che nasce nel 2020 nel corso della sua vita futura sperimenterà
le condizioni di mortalità che ho visto nel 2020 allora vive 87 anni.

Ad esempio calcoliamo le probabilità di morte di un paese, di quella popolazione


(f o m) in un dato anno di calendario e abbiamo il modello di mortalità
(l’esperienza di mortalità) (ad es dell’Italia del 2020).
Mi calcolo quella serie delle probabilità dell’Italia del 2020, applico la mia serie
ai cento mila individui.
A quel punto se io applico questa serie di probabilità di morte per quella
popolazione maschile o femminile in un dato anno di calendario
Quei 100 mila individui, quella generazione fittizia fa propri i comportamenti del
processo demografico che sto studiando di quelle probabilità che io ho costruito a
partire dai dati osservati.
Cos’ vedo il livello di mortalità dei due paesi differenti.

RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLE FUNZIONI BIOMETRICHE

PROCESSO DI E RETTANGOLARIZZAZIONE ED ESPANSIONE


Sappiamo che le tavole di mortalità contengono funzioni di sopravvivenza
riferibili ad ogni anno di calendario.
Grazie allo studio delle tavole di mortalità si sono potuti notare dei cambiamenti
continui nel comportamento di queste funzioni osservando i loro trend.
Questi cambiamenti della funzione dei sopravviventi lx sono dati dal processo di
rettangolarizzazione ed espansione.

PROCESSO DI RETTANGOLARIZZAZIONE E DI COMPRESSIONE


Il processo di rettangolarizzazione è stato l’evoluzione del profilo della curva
della funzione dei sopravviventi lx che si è potuto osservare dal regime
demografico antico fino a quello moderno.
Precedentemente siccome le popolazioni pre-transizionali erano caratterizzate da
alti tassi di mortalità, allora i sopravviventi venivano decurtati molto più
velocemente.
Quindi la curva che parte dagli ipotetici 100.000 individui della nostra
generazione fittizia decadeva molto velocemente.
Nel corso degli anni la diminuzione della mortalità a tutte le età porta questa
curva a spostarsi. Si tratta di un processo teorico nel caso estremo in cui si
supponga di riuscire a bloccare l'azione della mortalità a tutte le età fino ad
arrivare ad un'età limite in cui tutti gli individui morirebbero
contemporaneamente.

PROCESSO DI SLITTAMENTO E COMPRESSIONE


Invece il processo di slittamento e compressione riguarda la funzione dei decessi
che troviamo nella tavola di mortalità. Ciò in quanto l'andamento è rimasto simile
nel corso della storia, in cui si riscontra sempre un picco nelle età infantili
(dovuto alla mortalità infantile).
Poi si ha un altro picco all'età giovanili che prima era determinato dalla mortalità
al parto, oggi invece ai giovani che rimangono coinvolti in incidenti.

Poi c'è un'età modale che è quella in cui la mortalità incide con più forza per poi
riabbassarsi in quanto la popolazione che vado ad osservare è di meno e quindi
anche il numero dei decessi è più piccolo.
Nel corso del tempo questa età modale della mortalità si è posticipata ad età
sempre più avanzate grazie ai progressi della medicina, portando così ad uno
slittamento della curva. Allo stesso tempo si verifica anche una compressione in
quanto i decessi vanno via via a concentrarsi ad età sempre più avanzato. A
livello teorico si arriva ad una curva così compressa da avere tutti i decessi
concentrati in un punto che si proietta sull’asse delle x. Negli anni il punto di
Lexis risulta essersi spostato in età sempre più avanzate. Inoltre il punto di
massima mortalità si è spostato da un ‘età compresa tra i 60 e i 70 anni del 1899 a
più di 80 anni negli ultimi anni e ciò grazie ai miglioramenti in campo medico e
ad un miglior benessere sociale della popolazione.

Curva
dei
decessi
(dx)

A conferma di questi sviluppi la speranza di vita è incrementata negli anni, e ciò


vale sia per la popolazione maschile, sia per quella femminile, e l’effetto è molto
marcato nei primi anni di età, nei quali, al giorno d’oggi, non si presentano più
gli alti tassi di mortalità infantili.
MORTALITÀ INFANTILE
È un indicatore socio-economico che
diminuisce migliorando lo stile di vita con
fattori economici, sociali e culturali. Si
calcola in 3 modi e lo vediamo tramite il
diagramma di Lexis:

→ generazioni da cui derivano le morti

→ decessi del parallelogramma a base orizzontale


→ nati

TAVOLE DI MORTALITÀ ABBREVIATE


Sono tavole in cui il processo di eliminazione per morte è descritto, anziché tra
compleanni contigui, tra successivi intervalli di età pluriennali.
Queste tavole vengono costruite per mancanza di dati analitici di base e la
procedure è sempre la stessa ma facendo alcuni adattamenti:




(morti in un anno)

* Collegamenti
con la tavola di
mortalità:
tavole abbreviate
popolazione stazionaria associata alla tavola di mortalità
tavole a decrementi multipli
COSTRUZIONE DI UNA TAVOLA DI MORTALITÀ SENZA LA TRIPLICE
CLASSIFICAZIONE DEGLI EVENTI

o Quando non si possiede la triplice classificazione degli eventi non è possibile


calcolare delle vere e proprie probabilità di morte nel modo classico .
o Allora si parte dai tassi di mortalità, che sono dati dal rapporto tra i decessi e
la popolazione media, ossia dai dati osservati di una popolazione.
o In questo caso si utilizza il tasso in quanto è l’unica misura che ha un match
perfetto con l’anno di calendario in quanto è dato dal quadrato, che sappiamo
va dal 1-1-t al 31-12-t.
o Si vanno a sfruttare le relazioni matematiche teoriche che esistono tra le
funzioni biometriche di una tavola di mortalità. Ciò in quanto le relazioni
matematiche sono note, invece i valori numerici delle funzioni non si
conoscono perché non abbiamo la serie delle probabilità di morte.
o Poi sulla base di alcune ipotesi si vanno a stimare le probabilità di morte così
da poter ricostruire tutta la tavola di mortalità.
IPOTESI
Queste ipotesi sono il fatto che in una tavola di mortalità ci sono delle funzioni
assimilabili ai concetti di popolazione.

Anche se non conosciamo quanti sono i dx e gli lx,


perché non abbiamo ancora la tavola di mortalità, però
sappiamo che esiste questa relazione.

Sappiamo anche che in una tavola di mortalità,


teoricamente possiamo costruirci anche un tasso. Infatti
abbiamo al denominatore gli anni vissuti Lx. È una
funzione che è molto simile agli anni persona, che è
quello della popolazione media.
Le ipotesi sono che:
1. Px~Lx
2 I decessi sono equidistribuiti

Una volta che si ha la serie delle qx si può calcolare tutta la tavola di mortalità.

POPOLAZIONE STAZIONARIA = É una popolazione che non varia nel suo


ammontare. Non cresce perché nascite=morti. Siccome resta ferma, la sua
struttura per età rimane costante, perché è sempre la stessa.
Inoltre il saldo naturale è pari a zero, significa che il suo tasso di incremento è
nullo. Questo vincolo la rende una popolazione difficilmente riscontrabile nella
realtà, che è un eventualità difficile che accada soprattutto considerando lunghi
periodi.
Però si ritiene che in passato le popolazioni convergevano ad una popolazione
stazionaria perché i flussi migratori erano molto ridotti e non c’era la
globalizzazione che c’è oggi.

…ASSOCIATA ALLA TAVOLA DI MORTALITÀ


Tutte queste caratteristiche sono presenti nel caso particolare di popolazione
stazionaria associata alla tavola di mortalità.
In particolare le caratteristiche in questo caso sono che:
I. siccome è stazionaria: r=0
II. nascite=morti
III. la somma di tutti i decessi torna 100mila perché sto seguendo l’estinzione
dei 100 mila nati
IV. Chiusa ai movimenti migratori: le uniche forme di entrate sono date dalle
nascite e dalle morti.
V. La struttura per età è data dagli Lx che è il concetto più vicino a quello di
popolazione per età che abbiamo. Gli anni vissuti sono la funzione che
meglio descrive la popolazione è stazionaria o che comunque si avvicina di
più al concetto di popolazione stazionaria.
VI. Se ripropongo sempre quell’esperienza di mortalità, gli Lx rimangono
costanti. Quindi la struttura per età rimane costante.

NB: si tratta di una popolazione PARTICOLARE.


Rispetto alla definizione generale di popolazione stazionaria, in questo caso
conosco anche il valore del tasso di mortalità, che è uguale al tasso di natalità
(quindi conosco entrambi i valori).
Questi sono uguali al reciproco della speranza di vita alla nascita (1/e0)
In generale i concetti di popolazioni chiuse, stabili o stazionarie sono tutti
modelli teorici, privi di un correlato empirico, che sono stati formalizzati
nell’ambito della demografia matematica.
 Una popolazione si dice chiusa quando non è interessata dai movimenti
migratori. È una popolazione che si rinnova solo attraverso le nascite e si
esce solo per morte. La popolazione di tutta la Terra è chiusa, ma tra tutte le
popolazioni è raro trovarne una perfettamente chiusa perché le migrazioni
avvengono ovunque.
 Poi si dice stabile se è sottoposta a un tasso di incremento naturale costante
nel tempo;
 Si dice stazionaria se ha un tasso di incremento pari a zero.
Le popolazioni del passato convergevano a questo tipo.
La demografia matematica si occupa infatti di considerare popolazioni da un
punto di vista matematico ed astratto con riferimento a modelli matematici.
Questi concetti teorici sono molto importanti in quanto permettono alla
demografia quella che studiamo noi, basata sul metodo delle scienze statistiche e
della statistica descrittiva, di capire il funzionamento delle popolazioni reali o
storicamente esistite.

DEFINIZIONE DI POPOLAZIONE
La popolazione è un insieme di individui, stabilmente costituito, legato da vincoli
di riproduzione e identificabile da modalità territoriali, politiche, giuridiche,
etniche, religiose.
Una popolazione si può definire come tale se ha continuità nel tempo, e che sia
assicurata dai processi di riproduzione che legano genitori e figli e determinano il
susseguirsi delle generazioni.
Inoltre una popolazione si deve poter identificare e definire: il criterio più
comune è quello geografico, di appartenenza a un territorio.
Ma anche l’appartenenza a una religione, etnia o casta costituisce un criterio
sufficiente a determinare quei <confini> essenziali per lo studio di una
popolazione.

La demografia è la scienza della popolazione, ossia studia i processi che


coinvolgono una popolazione, come: formazione, conservazione, accrescimento
o estinzione.
Tali processi nella loro forma più aggregata sono; la riproduttività, mortalità e
mobilità.
La combinazione di questi fenomeni ne determina la velocità con la quale si
modificano le popolazioni, sia come dimensione numerica, sia nella sua struttura.
La demografia cerca di capire i meccanismi che si celano dietro questi processi e
il motivo per il quale questi processi avvengono con ritmi diversi tra una
popolazione e l’altra.
La popolazione si può studiare a diversi livelli; sia come popolazione di un
villaggio, sia come popolazione dell’intero pianeta.

Potrebbero piacerti anche