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Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a edizione
Zanichelli editore © 2020
SOLUZIONI DEGLI ESERCIZI DEL LIBRO
CAPITOLO 1
CONOSCENZE
1. C
2. B
3. B
4. A
5. B
6. B
7. D
8. A
ABILITÀ
9.
a. Fenomeno caratterizzato da una riduzione nel tempo della mortalità per malattie
infettive e dall’allungamento dell’aspettativa di vita.
b. Stato di completo benessere fisico, mentale e sociale.
c. Forma di sviluppo globale che salvaguardia l’ambiente e il benessere fisico,
mentale e sociale di tutta la popolazione mondiale.
10. L’Igiene ha come oggetto di interesse la persona sana e ha lo scopo di promuovere la
salute con interventi estesi a tutta la collettività e al suo ambiente fisico, biologico e
sociale.
11. Fino all’inizio del XX secolo, la salute era considerata solo come “assenza di malattia”;
con il progresso della medicina, la salute ha cominciato ad essere vista come uno stato di
“benessere fisico”, per arrivare nel 1948 alla definizione coniata dall’ONU e dall’OMS,
tuttora valida, secondo cui la salute è “uno stato di completo benessere fisico, mentale e
sociale”.
12. Nel grafico della figura 2 sono messe a confronto la mortalità per malattie infettive e
quella per malattie non infettive nei Paesi ad alto reddito nel XX secolo. Si nota come si
sia verificata una netta riduzione della mortalità per malattie infettive grazie al
miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e agli interventi di prevenzione, mentre la
mortalità per malattie non infettive è aumentata, soprattutto a causa dell’allungamento
della vita media e del conseguente aumento delle malattie cronico-degenerative.
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Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
CAPITOLO 2
CONOSCENZE
1. C
2. D
3. A
4. C
5. C
6. D
7. A
8. B
9. C
10. D
11. A
12. D
13. B
14. a. F; b. F; c. V; d. F
ABILITÀ
15. a. singolo individuo, popolazione; b. endogeni, ambientali, malattia; c. singolarmente,
sinergica, antagonista; d. perdita, malattia
16. cronico-degenerativa, la sorgente, meccanico, diretta (termini da barrare).
17. a. infettività; b. patogenicità, c. stato di immunità; d. virulenza.
18. 1(n); 2(m); 3(l); 4(i); 5(f); 6(a); 7(g)
19. L’epidemiologia studia le malattie a livello di popolazione.
20. La remissione del rischio è il ritorno alla condizione di salute dallo stato di malattia.
21. Per dimostrare una relazione causa-effetto è necessario:
- verificare che esista una relazione statistica fra determinante e malattia;
- escludere che tale associazione sia indiretta o spuria;
- applicare i criteri di causalità.
22. I criteri di causalità sono:
- forza di una associazione, quantificata tramite il rischio relativo
- rapporto dose-effetto o gradiente biologico (all’aumentare della dose deve aumentare
l’effetto)
- consistenza (documentazione in diversi studi dell’associazione fra fattore e malattia)
- specificità di un determinante (applicabile soprattutto alle malattie infettive che hanno
uno specifico agente eziologico)
- temporalità documentata fra esposizione e manifestarsi della malattia
- coerenza o plausibilità biologica da stabilire in vitro o in vivo
23. Il portatore può ospitare i microorganismi patogeni ed eliminarli:
- nel periodo di incubazione della malattia (portatore precoce, come per la varicella)
- per un certo periodo dopo la guarigione (portatore convalescente, come per molte
malattie respiratorie)
- continuamente dopo la guarigione (portatore cronico come nel caso della febbre tifoide)
- senza sviluppare i sintomi della malattia (portatore sano come nel caso delle infezioni da
meningococco).
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Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
COMPETENZE - Verso l’esame di Stato
24.
a. Nella figura 1) i fattori B e C agiscono in modo sinergico perché l’effetto combinato
dei due fattori (17,5) è maggiore della somma degli effetti dei singoli fattori separati
(3,5+5=8,5).
b. Il fattore C in figura 2 è quello con maggiore potenza; l’effetto della contemporanea
presenza dei tre fattori è cumulativo, equivale infatti alla somma degli effetti dei 3
fattori separati (2+3,5+5=10,5).
c. In caso di un’azione antagonista, i fattori A e C in combinazione si
contrasterebbero a vicenda, quindi il valore dell’effetto sarebbe minore della somma
dei due effetti singoli (< 7).
CAPITOLO 3
CONOSCENZE
1. D
2. B
3. C
4. B
5. C
6. C
7. D
8. A
9. C
10. D
11. C
12. D
13. a. F; b. V; c. V
ABILITÀ
14. positivo, larga, della riduzione, una diminuzione, ad altezza (termini da barrare)
15. a. mortalità; b. tasso; c. incidenza; d. prevalenza periodale
16. La mortalità è il numero di morti in un anno rispetto alla popolazione media, mentre la
letalità è il numero di morti per una data malattia rispetto alla popolazione che presenta
tale malattia. Per esempio, in una popolazione di 100.000 individui in un anno ci posso
essere stati 500 casi di morti totali (mortalità=0,5%) e 100 casi di influenza, due dei quali
hanno portato alla morte del malato (letalità dell’influenza=2%).
17. La prevalenza è una fotografia statica della popolazione che indica la proporzione di
casi di malattia in un certo momento. L’incidenza è invece una misura dinamica (tasso)
che indica i nuovi casi di malattia rispetto alla popolazione a rischio in un periodo dato.
18. Le raccolte routinarie sono effettuate regolarmente con metodologia definita e
riproducibile (es. raccolta dei certificati di nascita), mentre quelle ad hoc sono finalizzate
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Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
ad uno scopo preciso e condotte con metodologie specifiche (es. indagine sull’andamento
dell’influenza in Lombardia).
19. La prevalenza è direttamente proporzionale all’incidenza della malattia, mentre è
influenzata negativamente da letalità e guarigione. Nelle malattie inguaribili, il
miglioramento della terapia diminuisce la letalità e fa paradossalmente aumentare la
prevalenza. Nelle malattie guaribili, invece, un farmaco efficace aumenta la guarigione e
quindi riduce la prevalenza.
CAPITOLO 4
CONOSCENZE
1. A
2. B
3. C
4. D
5. B
6. D
7. D
8. C
9. A
10. C
11. D
12. A
4
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Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
13. C
14. D
15. D
16. a. F; b. V; c. F; d. V
ABILITÀ
17. a. prospettici, omogeneo, sani, l’incidenza di una malattia, sani non esposti, rischio
relativo, maggiore di 1; b. malati, sani, doppio cieco, randomizzati (termini corretti)
18. 1(f); 2(c); 3(g); 4(n); 5(b); 6(d); 7(a)
19. a. RA; b. trial terapeutici; c. placebo; d. rischio relativo
20.
a. Valore al di sotto e al di sopra del quale cade la metà delle osservazioni
b. Valore che ricorre con maggiore frequenza in una serie di osservazioni
c. Distribuzione simmetrica dei valori dove media, moda e mediana coincidono
21. Per effettuare un campionamento valido è necessario arruolare un campione che sia
rappresentativo della popolazione di origine e sufficientemente numeroso. Si dovrà poi far
ricorso alla statistica per valutare con quale probabilità i dati raccolti nello studio si
discostano dal reale.
22. Le variabili qualitative sono caratteristiche rappresentate da categorie predefinite: se
possono essere disposte secondo un ordine si definiscono ordinali (es. grado di
soddisfazione), altrimenti sono dette nominali (es. età, sesso).
Le variabili quantitative presentano invece valori numerici, che possono essere continui in
un dato intervallo come per peso e altezza (variabili continue) o discreti come per il
numero di figli (variabili discrete).
23. Gli studi sperimentali valutano l’efficacia di interventi sanitari rispondendo alla
domanda: “Funziona?”. Gli studi preventivi sono condotti su persone sane e valutano la
capacità di un trattamento di prevenire l’insorgenza di una malattia. Gli studi terapeutici
sono invece condotti su soggetti malati per esaminare se un nuovo trattamento è in grado
di guarire la malattia, migliorarne i sintomi o prevenire ricadute.
CAPITOLO 5
CONOSCENZE
1. B
2. D
3. A
4. A
5. C
6. D
7. B
8. C
9. B
10. D
11. a. F; b. V; c. V; d. F
ABILITÀ
12. a. finalità preventiva, l’obiettivo educativo; b. fisico, comportamentale, demografico; c.
risorse, realizzabile
13. unidirezionale, dell’emittente, counseling, le campagne informative di stampa (termini
da barrare)
14. 1. (b); 2 (c); 3 (a); 4 (f)
15.
a. sistemi sociali in cui un soggetto è inserito e che caratterizzano la sua quotidianità.
b. insieme di leggi che garantiscono ai cittadini i servizi ritenuti indispensabili.
16. Per definire il target di un potenziale intervento di educazione alla salute è necessario
raccogliere dei dati che identifichino la popolazione a cui rivolgere il progetto; tali dati
riguardano le caratteristiche fisiche della popolazione (età , sesso, ecc.), gli stili di vita e le
scelte comportamentali dei soggetti che la compongono, le caratteristiche socio/culturali
come titolo di studio o religione e ed infine i dati demografici che descrivono la
popolazione in termini di occupazione lavorativa, reddito, situazione famigliare.
17. Per costruire la propria salute l’individuo attinge quotidianamente ad una serie di
risorse che sono individuali e collettive e che rappresentano il capitale da cui attingere per
fondare la propria salute. Nella teoria dei microsistemi, l’individuo interagisce in modo
dinamico con un insieme di sistemi con cui può o meno partecipare in modo attivo. Questi
sistemi sono caratterizzati dall’ambiente famigliare, scolastico e dall’insieme delle sue
amicizie (mesosistema), dai sistemi sanitari che lavorano per creare una ambiente di
riferimento per la costruzione della salute del singolo (esosistema) e dall’insieme delle
istituzioni sociali e governative che si adoperano a delineare un quadro d’insieme che
regolamenti le politiche volte alla promozione della salute della popolazione
(macrosistema).
Il soggetto, nel processo di costruzione della propria salute, partecipa in modo attivo solo
al primo dei tre sistemi.
18. La Dichiarazione di Shanghai afferma che la salute è un diritto universale e una risorsa
essenziale, e deve essere una priorità politica per tutti i Paesi del mondo. Conferma inoltre
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Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
tutte le strategie sviluppate in seguito alla Carta di Ottawa e si conclude con una chiamata
all’azione per accelerare la realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
CAPITOLO 6
CONOSCENZE
1. B
2. B
3. D
4. C
5. C
6. D
7. a. F; b. F; c. V
ABILITÀ
8. sani, l’incidenza, dei nuovi, dell’incidenza, ed eliminabile, dalla vaccinazione (termini
corretti)
9. screening, prevenzione primaria, soggetti apparentemente sani, prevenzione
secondaria
10.
a. Bacino di raccolta di tutti i casi di malattia in una popolazione.
b. Interventi rivolti alle persone sane al fine di ridurre la comparsa di nuovi casi di
malattia nella popolazione.
c. Interventi rivolti ai soggetti con malattia conclamata al fine di ridurre le complicanze
di una malattia e migliorare la qualità di vita dei malati.
d. Dispositivo che sottrae individui ammalati al totale della popolazione.
11. Gli interventi di prevenzione secondaria possono ridurre la prevalenza delle patologie
guaribili (diminuendo il numero di malati); nelle malattie non guaribili, invece, possono
diminuire la mortalità aumentando la vita media dei malati e quindi anche la prevalenza
della malattia.
12. L’eliminazione di una malattia indica l’assenza di nuovi casi, mentre per eradicare una
malattia deve esserne definitivamente rimossa la causa in modo che non si presenteranno
più casi.
13. La diagnosi precoce è un intervento di prevenzione secondaria che si rivolge a
soggetti in una fase clinicamente silente, grazie alla quale si può impedire la progressione
della malattia e, nel caso delle malattie guaribili, diminuirne la prevalenza (es. screening
diagnostici per i tumori).
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Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
Gli interventi di prevenzione secondaria, che per i diabetici includono una tempestiva
terapia con insulina, determinano la chiusura della valvola della letalità e l’aumento del
serbatoio della prevalenza nel caso di una malattia non guaribile come il diabete.
CAPITOLO 7
CONOSCENZE
1. D
2. B
3. C
4. D
5. a. V; b. V; c. V
ABILITÀ
6. l’incidenza, vaccinazione, mesotelioma, della vaccinazione contro l’HPV, informare il
paziente su (termini corretti)
7. a. genetico, non infettive, primaria; b. non infettive, 69 anni, 71%
8.
a. Esame ottico del colon effettuato con un tubo flessibile ed utilizzato insieme alla
ricerca del sangue occulto nelle feci nei test di screening per il tumore al colon-
retto.
b. Test di screening citologico in cui sono prelevate alcune cellule della cervice
uterina per rilevare eventuali lesioni pre-cancerose.
c. Procedimento informativo sulle caratteristiche e modalità di trasmissione delle
malattie genetiche fornito ai pazienti affetti da tali malattie e ai loro familiari.
d. Capacità del test di individuare correttamente i soggetti malati.
e. Strategia di supporto con il fine di mantenere la salute e la dinamicità degli
anziani.
9. Per la prevenzione secondaria del tumore della mammella è utilizzata la mammografia
e il programma di screening è rivolto a tutte le donne sane di età compresa fra i 50 e i 69
anni.
10. In uno screening ideale tutti i soggetti sani risultano negativi al test e tutti i malati sono
positivi. Nella realtà questo non succede mai: gli screening reali identificano sempre un
certo numero di soggetti positivi sani (falsi positivi) e negativi malati (falsi negativi).
11. Gli screening neonatali sono utilizzati per identificare nei primi giorni di vita, quindi
molto precocemente, disturbi gravi che in questo modo possono essere curati con ottimi
risultati. Per esempio, la fenilchetonuria causa ritardo mentale, ritardo nell’accrescimento e
morte precoce, ma se diagnosticata nei primi giorni di vita può essere tenuta sotto
controllo con una dieta povera di fenilalanina.
In Italia sono obbligatori gli screening per l’ipotiroidismo congenito, la fenilchetonuria e la
fibrosi cistica.
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Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
CAPITOLO 8
CONOSCENZE
1. C
2. D
3. B
4. D
5. B
6. A
7. D
8. D
9. A
10. B
11. a. V; b. V; c. F
ABILITÀ
12. a. prevenzione, insorgenza, controllo, ambiente; b. profilassi, prevenzione
13. 1(b); 2(a); 3(d); 4(c)
14. attiva, lentezza, resistenti, lunga, alla rapida amplificazione (termini da barrare)
15.
a. Tossina batterica inattivata con il calore o con sostanze chimiche, che viene
impiegata come vaccino.
b. Pratica che permette di ottenere una immediata protezione immunitaria verso uno
specifico microrganismo, mediante la somministrazione di anticorpi contro il
microrganismo stesso.
c. Somministrazione simultanea del vaccino e del siero contenente gli anticorpi contro
uno specifico microrganismo.
d. pratica antica che permetteva di immunizzare le persone contro il vaiolo
infettandole con il materiale estratto dalle pustole di persone infette
16. L’immunoprofilassi attiva consiste nella somministrazione di vaccini e nella
stimolazione di una risposta immunitaria nel soggetto; l’immunoprofilassi passiva consiste
nella somministrazione di sieri contenenti gli anticorpi contro un determinato
microrganismo. Si impiega l’immunoprofilassi attiva per garantire una copertura
immunitaria verso i microrganismi patogeni.
17. Il vaccino anti-epatite B (HBV) viene prodotto mediante purificazione di una proteina
virale a partire dal microrganismo ucciso. In Italia il vaccino è obbligatorio dal 2001 e
prevede la somministrazione di 3 dosi entro il primo anno di vita.
18. I vaccini formati da microrganismi vivi sono prodotti utilizzando microrganismi che
vengono resi innocui mediante l’impiego di specifiche sostanze chimiche; nel caso dei
vaccini con microrganismi uccisi, l’agente patogeno viene ucciso in quanto non è possibile
ottenerne l’attenuazione del potere patogeno. Nel secondo caso sono necessari dei
richiami in quanto il potere immunogeno è inferiore al primo tipo di vaccini.
Un esempio di vaccino ottenuto con microrganismi vivi ed attenuati è il vaccino di Sabin
9
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anti-polio; un esempio di vaccino contenente microrganismi uccisi è il vaccino anti-epatite
A.
19. L’interruzione delle vie di trasmissione delle malattie infettive si può ottenere con la
riduzione/eliminazione della carica microbica nell’ambiente (disinfezione, sterilizzazione e
disinfestazione), la bonifica dell’ambiente tramite misure igienico-sanitarie, l’educazione
sanitaria della popolazione fornendo informazioni su come la malattia si trasmette e come
si può evitare l’infezione.
20. Le vaccinazioni inducono l’immunità attiva nei confronti di determinati agenti patogeni
e hanno l’obiettivo di proteggere l’individuo e la popolazione dalle malattie infettive
21. I vaccini possono essere costituiti da virus/batteri vivi attenuati, virus/batteri uccisi,
anotossine, antigeni purificati o ottenuti mediante tecniche di manipolazione genetica
(vaccini di nuova generazione).
10
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
infezione. Questo fenomeno è detta immunità di gregge e permette di proteggere l’intera
collettività nei confronti di malattie infettive e di raggiungere perfino la completa
eradicazione delle stesse, come si è verificato nel caso del vaiolo.
CAPITOLO 9
CONOSCENZE
1. D
2. D
3. A
4. B
5. B
6. B
7. B
8. B
9. C
10. D
11. C
12. D
13. B
14. A
15. a. F; b. V; c. V
ABILITÀ
16. a. polisaccaridica, liberate, autolisi, immunitaria, tossiche; b. microrganismi, patogeni,
eziologici, tumori; c. nuclei, polisaccaridi
17.
a. È un microrganismo che in genere non causa patologia nell’ospite ma che può
determinare l’insorgenza di una malattia nel caso in cui le difese dell’ospite
vengano compromesse.
b. È una malattia che viene trasmessa attraverso il sangue, attraverso strumenti
contaminati (siringhe o strumenti chirurgici); un esempio di malattia a trasmissione
parenterale è l’AIDS causato dal virus dell’immunodeficienza umana (HIV).
c. È un animale in grado di trasmettere un agente infettivo ad un ospite; un esempio di
vettore è la zanzara Anopheles che trasmette all’uomo il plasmodio della malaria
d. Sono un insieme di malattie che vengono trasmesse mediante rapporti sessuali non
protetti. La sigla MTS è infatti l’acronimo di Malattia a Trasmissione Sessuale. Un
esempio di malattia a trasmissione sessuale è l’AIDS.
18. 1(b); 2(a); 3(d); 4(c); 5(g); 6(e); 7(f)
19. a. opportunisti, simbionti, parassiti; b. persistente, citoplasma (termini da barrare)
20. La trasmissione diretta di malattia causata da un agente patogeno si verifica mediante
il contatto diretto tra sorgente e soggetto suscettibile ed è tipica di microrganismi labili che
non resistono a lungo nell’ambiente; la trasmissione diretta si può realizzare mediante
11
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Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
rapporti sessuali o contatto di fluidi corporei come il sangue (nel caso del virus HIV
responsabile dell’AIDS), mediante contatto con goccioline di saliva prodotte durante
fonazione, tosse o starnuti (virus dell’influenza).
21. I protozoi si dividono in ciliati, flagellati, amebe e sporozoi. L’unico ciliato patogeno per
l’uomo è Balanditium coli che causa ulcera del colon e diarrea. Fra i flagellati i patogeni
per l’uomo sono Giardia lamblia (infezione enterica), Leishmania (leishmaniosi),
Tripanosoma (malattia del sonno) e Trichomonas vaginalis (infezione genito-urinaria). Le
amebe sono in genere protozoi liberi o parassiti dell’intestino dei vertebrati. Gli sporozoi
sono caratterizzati dalla produzione di spore e includono Plasmodium (malaria) e
Toxoplasma gondii (toxoplasmosi).
CONOSCENZE
1. D
2. A
3. D
4. A
5. A
6. C
7. D
8. B
9. A
10. D
11. A
12. C
13. B
14. D
15. C
16. A
17. C
18. C
19. A
20. C
21. B
22. A
23. B
24. D
25. a. V; b. F; c. F; d. V; e. V; f. F; g. V; h. F
ABILITÀ
26. a. tifoidee, serbatoio, enteriche, malato; b. febbre, mortalità, incidenza, infezione; c.
infezione, ingestione, contatto; d. reti di sorveglianza, denuncia; e. norovirus, RNA,
gastroenteriti acute
27. 1(c); 2(a); 3(d); 4(b)
28. 1(e); 2(g); 3(f); 4(h)
29. a. consigliati, notifica, portatore sano, interruzione, giorni, attiva; b. negativo,
termostabile, infestazione; c. dello stomaco, nausea, aria
30.
13
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Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
b. ll botulismo è una delle più̀ note e temute malattie a trasmissione alimentare
causata da una potentissima neurotossina prodotta dal batterio Gram-positivo
Clostridium botulinum anaerobio e sporigeno. Per quanto riguarda il botulismo
alimentare gli alimenti maggiormente coinvolti sono le conserve di frutta e verdura
preparate in casa, gli insaccati e, più̀ raramente, conserve di carne o di pesce e cibi
in scatola preparati. Nei lattanti l’alimento responsabile può̀ essere il miele
c. È una malattia sistemica provocata dai batteri Gram-negativi del sierotipo Typhi di
Salmonella enterica. I sintomi sono rappresentati da febbre alta, prostrazione e
dolore addominale.
d. È un ceppo di E. coli, detti enterotossigeni (ETEC), che aderisce alla mucosa
dell’intestino tenue, dove produce due enterotossine che provocano diarrea
acquosa. I ceppi ETEC sono diffusi ovunque, soprattutto nei Paesi in via di
sviluppo, dove sono endemici. La trasmissione si verifica attraverso l’ingestione di
acqua e di cibo contaminati; sono un’importante causa di “diarrea del viaggiatore”.
e. È una parassitosi causata dal protozoo flagellato Giardia lamblia, che si localizza a
livello della porzione superiore dell’intestino tenue. La malattia presenta una tipica
trasmissione fecale-orale (tramite acqua e alimenti, ma anche per contatto diretto).
Spesso è asintomatica, in altri casi dà diarrea, dolori addominali e febbricola.
14
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
diffondere per via ematica a tutto l’organismo. L’HAV è eliminato con la bile e di seguito le
feci.
34. Le epidemie di epatite A sono rare perché molti adulti sono già immuni alla malattia,
essendo venuti a contatto con il virus durante l’infanzia, periodo in cui la malattia è spesso
asintomatica.
35. Il colera può essere contratto per via orale, attraverso cibo o acqua contaminati in
zone in cui le condizioni igienico-sanitarie sono scarse, e si diffonde poi nell’ambiente per
via fecale. Sono avvenute diverse epidemie di colera negli ultimi anni in Africa e in Asia e,
secondo l’OMS, si verificano fino a 4 milioni di casi all’anno. In Italia l’ultima importante
epidemia è avvenuta nel 1973 in Campania e Puglia.
36. Si può avere contaminazione esogena di un alimento nelle varie fasi della
preparazione per:
– manipolazione con le mani sporche da parte di:
• “portatori”, cioè̀ soggetti non malati che ospitano il microrganismo nelle vie aeree o
nell’in- testino e li eliminano attraverso le secrezioni o le feci;
• persone con infezioni delle vie aeree, dell’intesti- no, con ferite alle mani, con
infezioni cutanee;
• persone con scarso livello di igiene;
42. Concentrandoci sulle epidemie avvenute a partire dal secolo scorso; una grande
epidemia si è avuta in Egitto nel 1947, e una pandemia si è verificata intorno al 1970. Nel
1973 in Italia, dove il colera aveva fatto la sua prima comparsa nei primi decenni del 19°
secolo, si sono registrati 277 casi, con 24 decessi.
Casi di colera sono stati registrati durante il 2004 in 56 paesi appartenenti a tutti i
continenti: i casi ufficiali riportati al WHO (World Health Organization) sono stati 101.373,
di cui 95.560 (circa il 94%) da paesi africani, con un tasso di mortalità globale del 2,3%
(2.345 casi). Nel corso del 2005 e nei primi mesi del 2006 epidemie di colera sono state
riportate da 52 paesi. Le più estese epidemie si sono verificate in paesi africani: nel
Senegal (31.719 casi con 458 decessi), in Guinea-Bissau (25.111 casi con 399 decessi),
in Repubblica Democratica del Congo (13430 casi con 244 decessi), in Uganda (4924 casi
con 98 decessi), in Nigeria (4477 casi con 174 decessi). Il tasso di mortalità globale in
Africa è stato dell’1,78%, ma un tasso estremamente più alto si è osservato in un’epidemia
verificatesi in Chad, con 14 decessi su 90 casi (15,56%). In Asia sono stati rilevati 6.824
casi e 40 decessi, con 19 episodi epidemici in 9 differenti paesi: i più estesi sono avvenuti
16
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
in India con 3155 casi e 6 decessi, in Indonesia con 1.338 casi e 19 decessi e in Iran con
1.133 casi e 11 decessi. Il tasso di mortalità relativo al continente asiatico appare
significativamente più basso rispetto a quello riscontrato in Africa (0.62%). In Europa si
sono verificati 10 casi, tutti di importazione (4 in Olanda, 2 in Belgio ed 1 rispettivamente in
Austria, Finlandia, Norvegia, Polonia). Dalle Americhe sono stati notificati 24 casi (5 in
Brasile, 7 in Canada, tutti di importazione, 12 negli Stati Uniti, di cui 7 di importazione e 4
correlati all’uragano Latrina). I casi registrati in Oceania sono stati 3.
Nel 2017 lo Yemen ha registrato la peggiore crisi di colera della storia moderna, con oltre
un milione di casi in soli otto mesi. Un’ulteriore epidemia si è verificata a due anni di
distanza con circa 110 000 casi, quasi un terzo di età̀ inferiore ai 5 anni.
In Italia l’ultima importante epidemia di colera risale al 1973 in Campania e Puglia. Nel
1994 si verificò a Bari un’epidemia di limitate proporzioni, in cui vennero segnalati meno di
10 casi. Da allora, l’unico episodio descritto risale al 2008: si trattò di un caso di
importazione, cioè̀ la persona aveva contratto l’infezione in un altro Paese (Egitto) e,
successivamente, era tornata in Italia.
43.
Microrganismo Caratteristiche Tempo di Sorgente Modalità di Segni clinici
generali incubazio di trasmissione
ne infezione
Salmonella Bacillo Gram 12-72 ore Uomo DIRETTA: Diarrea
enteritidis negativo Animali contatto Vomito
appartenente alla interumano Crampi
famiglia delle INDIRETTA: da Febbre
Enterobacteriaceae acqua e alimenti
contaminati o
mediante vettori
Escherichia coli Bacillo Gram 24-48 ore Uomo DIRETTA: Diarrea
negativo Animali contatto (sanguinolenta
appartenente alla interumano e non)
famiglia delle INDIRETTA: da Vomito
Enterobacteriaceae acqua e alimenti Crampi
contaminati o Febbre
mediante vettori
Giardia Protozoo flagellato 12-19 Animali Contaminazione Diarrea e
intestinalis giorni dell’ambiente disidratazione
con le feci di
animali infetti
Costridium Bacillo Gram 24-48 ore Uomo Contaminazione Diarrea e
difficile positivo sporigeno dell’ambiente vomito e nei
con le spore casi più gravi
colite pseudo
membranosa
44.
a. Lo Staphylococcus aureus che causa l’intossicazione stafilococcica produce nove
tipi di tossine diverse termostabili. La quantità di tossina necessaria a provocare
sintomi è estremamente bassa e questi si manifestano dopo l’ingestione del cibo
contaminato, generalmente entro 2-6 ore, e sono rappresentati da nausea, cefalea,
17
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
forti de frequenti dolori addominali e diarrea. Rari sono gli eventi fatali (soprattutto in
anziani e neonati) e l’unica terapia da adottare è la reidratazione del soggetto.
Le tossinfezioni da Clostridium perfrigens (bacillo Gram-positivo, anaerobio,
sporigeno) e da Bacillus cereus (microrganismo sporigeno, aerobio-anaerobio
facoltativo, Gram-positivo, ubiquitario nell’ambiente) possono produrre
enterotossine sia negli alimenti conservati sia nel tubo digerente per gemmazione
delle spore residue. Le tossine di C. prefringens sono termolabili; per quanto
riguarda B. cereus sono state descritte anche tossine emetiche. I sintomi sono
simili, compaiono dopo 8-24 ore dal consumo dell’alimento contaminato e sono la
diarrea acquosa e il vomito.
Tra i ceppi di E. coli ricordiamo:
- E. coli enterotossigeni (ETEC) che aderiscono alla mucosa dell’intestino tenue,
dove producono due enterotossine che provocano diarrea acquosa. La
trasmissione si verifica attraverso l’ingestione di acqua e di cibo contaminati; sono
un’importante causa di “diarrea del viaggiatore”. I sintomi compaiono dopo 3-72 ore
dall’ingestione e consistono in dolori addominali, diarrea, cefalea; di norma non
compare febbre.
- E. coli enteroaderenti (EAEC) che aderiscono alla mucosa intestinale, dove
producono tossine responsabili di diarrea e infiammazione intestinale.
- E.coli enteroemorragici (VTEC) che producono verocitotossina causando diarrea
emorragica e sindrome emolitica-uremica (SEU) specialmente nei bambini. La SEU
è caratterizzata dalla comparsa di tre sintomi tipici: anemia emolitica,
trombocitopenia e insufficienza renale, a causa dei quali molto spesso è necessario
ricorrere alla dialisi. È considerata una zoonosi, poiché́ il tratto gastro-intestinale dei
ruminanti, in particolare dei bovini e bufalini, costituisce il serbatoio naturale di
questi batteri. La trasmissione avviene prevalentemente per via alimentare,
attraverso l’ingestione di prodotti di origine animale o vegetale contaminati.
b. Le malattie diarroiche uccidono ogni anno circa 500 000 bambini sotto i 5 anni e
costituiscono una delle principali cause di mortalità infantile nel mondo in via di
sviluppo. I bambini che sopravvivono vanno spesso incontro a ripetute infezioni
intestinali nei primi anni della loro vita, con notevoli ripercussioni sulla loro salute
anche in età adulta. Esiste infatti un’evidente associazione tra ripetute infezioni
intestinali e disfunzione intestinale, che può portare a uno scarso assorbimento dei
nutrienti, a una risposta immunitaria più debole, a una crescita stentata e a uno
sviluppo cognitivo alterato. I tassi più elevati si osservano nei bambini che vivono in
aree urbane densamente popolate e povere, con infrastrutture idriche e igieniche
inadeguate.
c. Parlando di prevenzione, l’approccio prescelto per la lotta al colera è, come per
tutte le malattie a trasmissione fecale-orale, multisettoriale. Gli interventi più
importanti riguardano la depurazione dell’acqua e il funzionamento del sistema
fognario, al fine di impedire la contaminazione delle acque potabili con materiale
fecale. Anche l’educazione al rispetto di accorgimenti igienici durante la
preparazione o l’assunzione del cibo può contribuire a ridurne la diffusione.
18
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
Sono poi obbligatori la notifica della malattia e l’isolamento ospedaliero. Sono infine
disponibili vaccini orali (costituiti da vibrioni uccisi o inattivati) raccomandati
soprattutto ai viaggiatori che si recano in zone a rischio.
In seguito ai due episodi di epidemia di colera avvenuti nel 2017 e nel 2019 nello
Yemen, gruppi di lavoro coordinati dall’OMS, dall’ONU e dall’UNICEF si sono
impegnati per rispondere e contrastare la diffusione della malattia. In particolare è
stata implementata l’attività di clorazione per disinfettare l’acqua e sono stati
distribuiti carburante e pezzi di ricambio per continuare a fornire le reti di
approvvigionamento idrico e dei servizi igienico- sanitari. Una campagna di
vaccinazione orale per il colera ha raggiunto oltre 400 000 persone in diversi
distretti. Inoltre, molti operatori hanno raggiunto 600 000 persone casa per casa per
fornire alle famiglie informazioni sulle pratiche igieniche e migliorare la
segnalazione dei sintomi e la ricerca di cure.
45.
a. Si tratta di uno studio analitico che serve, cioè, a quantificare la relazione tra
esposizione (alimento) e malattia. In questo caso in particolare lo studio è “di
coorte” in quanto è coinvolta una popolazione piccola e ben definita in cui sono
identificabili tutti i soggetti esposti e non esposti. È possibile identificare tutti i
partecipanti al banchetto e conoscere di ciascuno lo stato di salute o di malattia e i
vari cibi consumati tra quelli serviti al ricevimento.
b. Il rischio relativo per il gelato alla crema risulta pari a 95/0=95 mentre il rischio
relativo per il pesce crudo è pari a 75/13=5,7. Essendo il rischio relativo riferito al
gelato alla crema molto maggiore rispetto a quello del pesce crudo, possiamo
dedurre che il primo sia il cibo contaminato.
c. Tassi di attacco per: Esposti (hanno consumato gelato alla crema) = 95%
Tassi di attacco per: Non esposti (non hanno consumato gelato alla crema) = 0%
Tassi di attacco per: Non esposti (non hanno consumato pesce crudo) = 13%
CAPITOLO 11
CONOSCENZE
1. C
2. B
3. D
4. B
5. D
6. A
7. A
19
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
8. a. V, b. F, c. V, d. V, e. V, f. F
ABILITÀ
20
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
distruzione di parte del parenchima polmonare con formazione di cavitazioni che
compromettono la fisiologia dell’organo.
17. Gli pneumococchi sono responsabili di patologie infiammatorie del parenchima
polmonare (polmoniti) anche di grave entità; negli anni ’90 si introdusse un vaccino che
conteneva gli antigeni di 7 sierotipi di Pneumococco. Si osservò un aumento dei casi di
polmoniti pneumococciche causate da altri sierotipi del microrganismo, contro i quali il
vaccino non prevedeva copertura e che spesso manifestavano anche antibiotico-
resistenza. Pertanto, oggi in Italia viene impiegato un vaccino che contiene gli antigeni di
13 sierotipi e che garantisce una allargata copertura immunitaria.
18. Il virus influenzale entra nell’organismo per via aerea diretta e si stabilisce nel tratto
respiratorio dove provoca infiammazione delle mucose; il virus è eliminato per via aerea
dal momento del contagio fino a 3-5 giorni dopo i primi sintomi. In genere, l’infezione è
autolimitante e la malattia si risolve in una settimana, ma in soggetti debilitati o anziani ci
possono essere complicanze come la polmonite che possono portare a morte.
19. La latenza metabolica per un batterio si verifica quando le condizioni ambientali
sfavorevoli non permettono la sua crescita e riproduzione e il microorganismo rimane
quindi in uno stato di “letargo”. Per esempio, dopo che il micobatterio della TB è entrato
nelle vie respiratorie, se il sistema immunitario riesce a controllare l’infezione, si ha la
calcificazione del complesso primario formatosi nelle prime fasi, al cui interno i bacilli
restano appunto in uno stato di latenza metabolica. In condizioni di compromissione del
sistema immunitario, i batteri sopravvissuti nel complesso primario si possono riattivare
dando origine alla cosiddetta tubercolosi post-primaria.
20. L’unica sorgente della meningite da meningococco è l’uomo malato (o il portatore
sano). Mentre la suscettibilità all’infezione è elevata, le forme gravi sono molto meno
frequenti. La malattia è diffusa in tutto il mondo e colpisce soprattutto i bambini sotto i 5
anni e i giovani. La figura 20 mostra la cosiddetta “fascia delle meningite”, un’area
dell’Africa subsahariana dal Senegal all’Etiopia in cui l’incidenza della meningite è molto
elevata. In Italia l’incidenza è minore rispetto al resto dell’Europa (200-300 casi all’anno).
21
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
22.
Patologia Agente Segni clinici Vaccinazione
eziologico
Influenza Orthomixovirus Sintomi generali tra cui • vaccini split (frammenti di
febbre elevata, brividi, virus inattivato)
dolori ossei e • vaccini a subunità
muscolari, tosse (glicoproteine HA e NA
purificate
• vaccini influenzali
adiuvati
• vaccino influenzale vivo
attenuato
Morbillo Morbillovirus Tosse, raffreddore e MPR (costituito dal virus del
congiuntivite a cui morbillo vivo e attenuato e
seguono i segni più associato al vaccino contro
caratteristici (esantema parotite e rosolia)
e macchie di Koplik)
Meningite Neisseria Nel 50% dei casi di • MenC (vaccino
meningococcica meningitidis persone infettate: polisaccaridico coniugato contro
irrigidimento dei il sierotipo C)
muscoli del collo, • MCV4 (vaccino
febbre elevata, polisaccaridico coniugato contro
emicrania, vomito e 4 sierotipi)
nausea, convulsioni • Men B (vaccino
polisaccaridico coniugato contro
il sierotipo B)
CAPITOLO 12
CONOSCENZE
1. A
2. C
3. B
4. D
5. B
6. C
7. a. V; b. V; c. F
ABILITÀ
22
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
trasmissione parenterale, il microrganismo viene trasmesso mediante trasfusioni
di sangue e derivati, strumenti medico-chirurgici e dentistici, scambio di siringhe
infette.
b. Malattia conclamata che si manifesta dopo diverso tempo dall’infezione da HIV; è
caratterizzata da una significativa riduzione della risposta immunitaria, dovuta alla
diminuzione di cellule CD4+; il soggetto con AIDS sviluppa malattie da agenti
eziologici opportunisti, batteri, funghi o virus, o alcune forme tumorali, come il
sarcoma di Kaposi.
c. Condizione caratterizzata dalla presenza degli anticorpi anti-HIV in circolo; nella
fase di sieropositività, che segue l’infezione primaria, il soggetto non presenta
alcuna manifestazione clinica
d. Sierotipi di Papillomavirus umano HPV-16 e HPV-18 associati all’insorgenza di
cancro alla cervice uterina.
e. Lesione che compare durante la sifilide primaria e che può interessare i genitali,
l’ano o le mucose della cavità orale; è caratterizzata da un’ulcera indolore di
consistenza piuttosto dura e di colore rosso scuro che generalmente regredisce
spontaneamente entro le 6 settimane.
f. Patologia causata dal batterio Chlamydia trachomatis caratterizzata da una forte
infiammazione della mucosa uretrale, che si manifesta in genere dopo 7-14 giorni
dall’infezione; spesso è associata anche a febbre, congiuntivite e artrite che si
può manifestare in più occasioni fino a portare a deformità.
12. Il danno del parenchima epatico conseguente all’infezione da HBV non è dovuto
direttamente all’azione virale, ma alla risposta immunitaria. In seguito alla penetrazione del
virus negli epatociti, le cellule espongono sulla loro membrana degli antigeni che sono
caratteristici del virus. Tali antigeni, che risultano estranei al sistema immunitario, attivano
la risposta dei linfociti T citotossici che uccidono le cellule del fegato causando la
formazione di ampie aree di necrosi.
13. La diagnosi di epatite virale HBV positiva si basa sulla ricerca di due antigeni di
superficie del virus, HBsAg e HBeAg mediante test ELISA e RIA, e sull’identificazione del
genoma virale mediante PCR; la presenza, nel siero, del genoma virale per più di 3-4
settimane o dell’antigene HBsAg per un periodo superiore a 6 mesi sono indici di una
progressione dell’infezione verso una epatite cronica.
14. L’estrema variabilità genetica del HIV dipende dal fatto che, nel processo di
trascrizione inversa del RNA a doppio filamento in DNA, ad opera dell’enzima trascrittasi
inversa, si verifica una elevata frequenza di errori che porta a codificare proteine diverse;
gli errori compiuti dall’enzima non sono riparabile, in quanto nel virus, a differenza delle
cellule eucariote, mancano i complessi sistemi di riparazione. La principale conseguenza
di tale variabilità è la difficoltà di mettere a punto un vaccino efficace, dato che questo
richiederebbe un panorama antigenico virale stabile da impiegare nella messa a punto di
un vaccino.
15. L’infezione da HIV è caratterizzata da tre fasi: infezione primaria, fase di latenza clinica
e AIDS conclamato. La prima fase si realizza dopo 3-6 settimane di incubazione ed è
caratterizzata da sintomi lievi e tipici di una comune influenza e dalla disseminazione del
virus nel circolo sanguigno (viremia) con conseguente comparsa degli anticorpi anti-HIV
23
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
(sieropositività). La seconda fase è caratterizzata dalla risposta immunitaria a cui
consegue la netta riduzione della viremia. Questa fase può durare anche diversi anni ed è
caratterizzata dalla assenza di sintomi specifici. La terza fase consiste nello sviluppo del
AIDS conclamato, in cui, in seguito alla drammatica riduzione della risposta immunitaria, il
soggetto sviluppa una o più infezioni opportuniste da batteri, protozoi, funghi o virus, oltre
a diverse forme di tumore.
16. La probabilità che un’infezione da Papillomavirus origini un carcinoma della cervice
uterina dipende da fattori legati sia all’ospite che al virus. Nel primo caso, la probabilità è
fortemente correlata all’età (aumentando in persone di giovane età) e ai comportamenti
sessuali a rischio (partner multipli e rapporti sessuali non protetti). D’altra parte, non tutti i
genotipi virali sono associati a carcinomi della cervice uterina; è stato dimostrato che solo i
genotipi HPV-16 e HPV-18 possono causare lesioni cancerose della mucosa uterina.
17. Quando un’infezione da Treponema pallidum non viene trattata può evolvere in uno
stadio che si manifesta, anche dopo diversi anni dall’infezione, con un risentimento
sistemico a carico di diversi organi. In particolare, si possono manifestare danni
significativi a carico del sistema nervoso centrale (sifiloma neurale), che possono portare a
paralisi, confusione mentale, sviluppo di demenza e, in alcuni casi particolarmente gravi,
anche a morte; anche gli occhi possono subire gravi danni fino alla completa perdita della
vista. Altri apparati che possono essere danneggiati dall’infezione batterica sono quello
cardio-circolatorio, scheletrico e digerente (in particolar modo il fegato).
18. La storia naturale dell’infezione da HPV è condizionata dall’equilibrio ospite-virus e
comprende tre possibilità di evoluzione: regressione, persistenza e progressione.
La maggior parte delle infezioni da HPV è transitoria (stadio di regressione) e si risolve
spontaneamente. Nel 10% dei casi, però, l’infezione persiste (stadio di persistenza) e la
malattia può progredire manifestandosi in diverse forme cliniche, dai condilomi alla
comparsa di lesioni pre-cancerose, di solito dopo 5 anni (stadio di progressione); per
l’insorgenza del tumore cervicale possono passare invece anche 20-30 anni.
CAPITOLO 13
CONOSCENZE
1. D
2. D
3. A
4. A
5. C
6. C
7. B
8. D
9. a. V; b. F; c. F
ABILITÀ
25
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
14. Le infezioni endogene correlate all’assistenza sanitaria sono infezioni nelle quali la
sorgente è rappresentata dal malato stesso. Esse sono causate dalla diffusione del
batterio da regioni del corpo in cui il microrganismo vive come saprofita o commensale a
zone sterili, come cavità del corpo o circolo sanguigno, causando patologie anche gravi.
Tale fenomeno è dovuto all’uso di presidi medico-chirurgici invasivi, come aghi o cateteri
che rappresentano lo strumento di diffusione dei microrganismi.
15. La suscettibilità alle infezioni in ambito ospedaliero è condizionata da diversi fattori, in
primo luogo, le condizioni che riducono l’efficienza del sistema immunitario (età del
soggetto, trattamento farmacologico con farmaci immunosoppressivi o chemioterapici,
patologie che causano uno stato di immunodepressione come l’AIDS). Inoltre, influiscono
sulla probabilità di contrarre una infezione nosocomiale traumi o ustioni che ledano le
normali barriere del corpo all’ingresso dei patogeni e l’esposizione a trattamenti chirurgici
invasivi (uso di cateteri, aghi, ecc.) che potrebbero trasportare meccanicamente
microrganismi normalmente saprofiti sulla pelle e nella mucosa delle prime vie aeree in
cavità sterili del corpo del paziente.
16. La comparsa di nuovi ceppi batterici antibiotico-resistenti è un problema piuttosto
preoccupante. Questo fenomeno dipende principalmente da due fattori: l’eccessivo uso di
antibiotici, che ha portato a selezionare i ceppi resistenti, e la mancanza di un trattamento
efficace che abbia potuto eradicare l’infezione batterica in un soggetto malato. Questo può
essere la conseguenza di un errore nel dosaggio e nella durata del trattamento antibiotico
oppure nella prescrizione di un antibiotico errato.
17. In generale, la prevenzione delle infezioni ospedaliere si basa sulla corretta igiene
degli ambienti e degli strumenti impiegati; in particolare, è fondamentale l’impiego di
strumenti medico-chirurgici sterili sia nel caso di infezioni esogene che endogene. Nel
caso di infezioni esogene, inoltre, è fondamentale ridurre al minimo la possibilità di
diffusione del microrganismo mediante una corretta terapia antibiotica e l’isolamento del
paziente. Anche provvedimenti sul personale infermieristico e medico sono fondamentali,
in particolare, oltre alla corretta igiene delle mani e dei camici, è fondamentale la
vaccinazione, dove possibile, per evitare che proprio il personale possa diventare fonte di
infezione.
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Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
CAPITOLO 14
CONOSCENZE
1. C
2. A
3. D
4. C
5. D
6. B
7. C
8. B
9. A
10. a. F; b. V; c. V; d. F
ABILITÀ
27
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
globalizzazione, caratterizzata da una rete veloce ed ampia di scambi di merci tra diverse
regioni del pianeta, e i flussi migratori causati da guerre o calamità naturali.
17. La suscettibilità dell’ospite alle infezioni microbiche è un fattore determinante per la
diffusione di nuove patologie microbiche. Tale suscettibilità è la conseguenza di due
fenomeni marcatamente diversi nei paesi in via di sviluppo ed in quelli ricchi. Nei primi, il
problema principale è la fragilità del sistema immunitario che non riesce a contrastare con
efficacia una potenziale infezione microbica; tale stato di immunodepressione può essere
la conseguenza di stati di denutrizione/malnutrizione e della elevata diffusione delle
infezioni da HIV, virus responsabile di un significativo abbassamento delle difese
immunitarie.
Nei paesi ricchi, d’altro canto, la riduzione dell’efficienza del sistema immunitario
dipenderebbe dall’allungamento della vita e quindi dall’invecchiamento della popolazione,
a cui consegue l’aumento della prevalenza di malattie cronico-degenerative debilitanti
come diabete o tumori.
18. La febbre di West Nile è causata dall’infezione di un virus appartenente alla famiglia
dei Flaviviridae; l’infezione si manifesta velocemente ed è caratterizzata da segni clinici
principalmente a carico del SNC, tra cui cefalea ed affaticabilità, del sistema gastro-
intestinale, con nausea, della pelle, con una eruzione caratterizzata da papule non
pruriginose prevalentemente localizzate nella regione del tronco. Anche i distretti
linfonodali vengono interessati dall’infezione del virus, dal momento che uno dei segni
acuti della malattia è la linfoadenopatia. In alcuni casi, l’invasione del tessuto nervoso può
causare infiammazione delle meningi (meningite) e risentimenti piuttosto gravi come la
paralisi flaccida.
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Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
b. Il virus viene trasmesso all’uomo da un vettore, la zanzara Culex, comune anche in
Europa, in seguito ad una puntura.
c. Non esiste un vaccino per la febbre West Nile, pertanto la prevenzione consiste
soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare.
È consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi
facilmente, usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe
quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto, usando delle zanzariere alle
finestre, svuotando di frequente contenitori con acqua stagnante.
d.
29
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
CAPITOLO 15
CONOSCENZE
1. B
2. A
3. B
4. A
5. D
6. B
7. D
8. a. F; b. F; c. V; d. F
ABILITÀ
31
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
di età superiore a 65 anni (ogni 100 persone di età inferiore a 14 anni) è cresciuto quasi
del 30%, evidenziando un progressivo invecchiamento della società italiana. Dal secondo
grafico risulta evidente che le persone maggiormente esposte a patologie cardiovascolari,
quali infarto miocardico ed ictus, sono proprio le persone considerate nella prima
immagine per il calcolo dell’indice di vecchiaia. Osservando il grafico, infatti, si nota che
l’incidenza delle maggiori patologie cardiovascolari raddoppia passando dai 55 ai 65 anni
per poi raggiungere dimensioni significativamente importanti (l’incidenza aumenta di circa
7 volte) in persone anziane di età superiore agli 80 anni. Questi dati prospettano uno
scenario piuttosto preoccupante nel 2018, anno in cui, come abbiamo già visto, l’indice di
vecchiaia è significativamente aumentato. L’invecchiamento della popolazione e la
maggiore incidenza di patologie cardiovascolari nelle persone anziane prospettano una
società in cui la spesa sostenuta dal Sistema Sanitario Nazionale è decisamente
importante. Oltre a questo, i dati permettono di fare delle previsioni e di ipotizzare che la
situazione che si delinea per il futuro sarà caratterizzata da una sempre crescente
prevalenza di tali patologie, dato che il miglioramento delle tecniche diagnostiche e delle
cure farmacologiche ha significativamente ridotto la mortalità legata a queste patologie.
CAPITOLO 16
CONOSCENZE
1. D
2. C
3. B
4. D
5. D
6. A
7. D
8. B
9. C
10. a. F; b. V; c. F; d. V; e. V; f. V; g. F
ABILITÀ
33
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
che può risultare in un danno dell’intima caratterizzato da proliferazione delle cellule
miointimali e accumulo di colesterolo; in secondo luogo, il danno endoteliale può essere la
conseguenza di uno stress ossidativo causato dall’azione dell’angiotensina II, una
sostanza ad azione vasocostrittrice e mitogena sulle cellule muscolari dell’intima. Anche
alcune abitudini, come il fumo di tabacco, possono influire significativamente sulla integrità
endoteliale. In particolare, il monossido di carbonio ed altre sostanze ossidanti contenute
nel fumo di sigaretta possono causare il danno delle cellule endoteliali in seguito a stress
ossidativo.
18. L’ipertensione è una patologia caratterizzata da valori costantemente elevati di
pressione sistolica e diastolica. Nella maggior parte dei casi tale condizione è il risultato di
una predisposizione familiare e di un errato stile di vita (eccessivo consumo di cibi salati,
dieta ipercalorica, sedentarietà, sovrappeso, ecc.); in questo caso si parla di ipertensione
primaria che rappresenta circa il 90% dei casi di tale patologia. In altri casi, il restante
10%, l’ipertensione è la conseguenza di situazioni patologiche preesistenti che causano
l’incremento dei valori pressori; in particolare, patologie a carico del rene o delle ghiandole
surrenali possono determinare l’aumento della pressione arteriosa. Rene e ghiandole
surrenali sono, infatti, implicati nella regolazione del sistema renina-angiotensina-
aldosterone, un complesso meccanismo ormonale alla base del controllo della volemia e
del bilancio idro-salino del sangue. Una alterazione di questo sistema può comportare la
perdita di tale fine regolazione portando ad una condizione di ipertensione arteriosa detta
ipertensione secondaria.
19. L’ipertensione primaria si evidenzia solitamente con l’avanzare dell’età ed è spesso
asintomatica se di grado lieve-moderato: solo misurando la pressione regolarmente è
possibile individuare precocemente la patologia.
20. Lo scompenso o insufficienza cardiaca è uno stato patologico caratterizzato dalla
riduzione dell’efficienza cardiaca; il cuore non riesce a mantenere il corretto flusso ematico
in quanto sono compromesse le sue capacità contrattili. Spesso, tale situazione è la
conseguenza di una cardiopatia ischemia e quindi dell’ischemia di aree più o meno estese
del muscolo cardiaco. Il quadro clinico della patologia può variare, manifestandosi con
sintomi di lieve entità, come nel caso dello scompenso cardiaco di classe I, generalmente
asintomatico, a manifestazioni anche gravi, come nello scompenso di classe IV, in cui il
paziente lamenta una condizione di spossatezza ed affaticabilità anche a riposo e quindi
senza svolgere alcuna attività fisica. Oltre all’affaticamento fisico, altri sintomi che
caratterizzano lo scompenso cardiaco, e che si manifestano con entità diversa a seconda
della classe, sono la dispnea (cioè la “fame di aria” caratterizzata da difficoltà respiratorie
e bisogno di introdurre grandi quantità di aria), il gonfiore degli arti inferiori ed il
versamento pleurico. Nei casi più gravi si può verificare un edema polmonare,
caratterizzato da una marcata dispnea accompagnata dall’escrezione di un espettorato
schiumoso.
21. I trattamenti previsti nel caso di una angina pectoris sono di tipo farmacologico e
chirurgico; nel primo caso consistono nella somministrazione di farmaci che hanno l’effetto
di contrastare i sintomi della patologia o di ridurre i potenziali fattori di rischio. In
particolare, possono essere somministrati farmaci ad azione vasodilatante, per permettere
un aumento del flusso coronarico di sangue (come nel caso degli antagonisti del calcio e
34
Amendola et al.
Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
della nitroglicerina) o farmaci che riducono il lavoro cardiaco, e quindi il suo bisogno di
ossigeno (come nel caso dei farmaci beta-bloccanti). Altri farmaci hanno un effetto
preventivo, riducendo i fattori di rischio correlati all’angina pectoris; in particolare, le
statine, che hanno l’obiettivo di ridurre i livelli ematici di LDL o l’aspirina, per via della sua
azione antiaggregante e quindi preventiva nei confronti della formazione di trombi
intravasali.
22. L’aterosclerosi delle coronarie può causare manifestazioni acute che includono angina
instabile, infarto miocardico e morte improvvisa.
23. L’ictus più frequente è quello ischemico, dovuto ad una trombo-embolia; l’ictus può
anche essere emorragico, determinato da una emorragia intracerebrale o subaracnoidea;
si può inoltre verificare un attacco ischemico transitorio o TIA in cui si ha la regressione
completa dei sintomi entro 24 ore. L’ictus ischemico ed emorragico porta di frequente ad
invalidità permanenti, che spesso riguardano solo un lato del corpo: perdita di sensibilità,
paralisi, perdita della vista, difficoltà nel linguaggio.
24. Le strategie di prevenzione primaria prevedono programmi di educazione, attuati a
livello comunitario e in maniera diversificata a seconda dei destinatari, in particolare per
promuovere corretti stili di vita e ambienti favorevoli alla salute della popolazione.
La prevenzione secondaria è rivolta agli individui ad alto rischio e prevede screening che
permettono una diagnosi precoce e quindi percorsi terapeutico-assistenziali che
prevengono o ritardano le complicanze più gravi.
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Igiene e patologia - 2a ed. © Zanichelli 2020
calcolo del rischio che ha un individuo di sviluppare una malattia cardiovascolare (CVD),
quando esposto ad uno o più fattori di rischio modificabili (IMC, abitudine al fumo e
pressione arteriosa) e non modificabili (età e sesso). Le aree di colore rosso scuro
corrispondono ad un elevato rischio di CVD, mentre quelle verdi ad un rischio lieve o
addirittura nullo. Osservando l’immagine, coerentemente con quanto suggerito
dall’immagine B, appare chiaro come il rischio di CVD sia particolarmente elevato in
individui in cui coesistono più fattori di rischio.
Ad esempio, un maschio di età compresa tra 55 e 59 anni normopeso (IMC <24) i cui
valori di pressione arteriosa sistolica siano inferiori a 120 mmHg ha un rischio pari quasi al
doppio di sviluppare una malattia cardiovascolare se è anche fumatore.
Allo stesso modo, una donna non fumatrice normopeso ma con ipertensione arteriosa
(pressione sistolica superiore a 160 mmHg) di età compresa tra 55 e 59 anni ha una
probabilità di sviluppare una CVD 3 volte superiore rispetto ad una coetanea con le stesse
caratteristiche ma con valori pressori normali.
27.
a. Il medico fa queste domande per capire se la donna ha più fattori di rischio che la
predispongono a malattie cardiovascolari.
b. Per la diagnosi, dopo aver raccolto i dati della storia medica personale e familiare, il
medico potrà prescrivere esami diagnostici che comprendono ECG, analisi del
sangue per rilevare determinati enzimi rilasciati dal cuore che aumentano in caso di
infarto, angiografia coronarica.
28. La donna potrebbe avere una angina stabile, causata da un ridotto afflusso di sangue
nelle coronarie aterosclerotiche, anche detta angina da sforzo perché si manifesta quando
si sta svolgendo attività fisica.
29. L’uomo può avere avuto un TIA la cui sintomatologia si è risolta in pochi minuti.
CAPITOLO 17
CONOSCENZE
1. B
2. D
3. B
4. C
5. C
6. C
7. a. V; b. V; c. F; d. V; e. V; f. V; g. F; h. V
ABILITÀ
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Amendola et al.
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della proliferazione e della morte cellulare; la cellula quindi continua a dividersi anche se
dall’esterno non arrivano segnali stimolatori o inibitori che, in condizioni normali, regolano
l’attività cellulare.
18. Dato l’enorme peso dello stile di vita nell’insorgenza dei tumori, uno degli interventi più
importanti consiste nella modificazione dello stile di vita, con particolare riferimento al
tabagismo, al consumo di alcol e alla dieta ipercalorica e ricca di grassi animali. Un
corretto intervento educativo potrebbe significativamente ridurre la prevalenza di quelle
forme tumorali fortemente correlate a tali fattori di rischio. Un altro importante intervento
consiste nella vaccinazione contro microrganismi per i quali è stato dimostrato un chiaro
coinvolgimento nell’eziopatogenesi dei tumori; in particolare la vaccinazione contro il virus
del Papilloma, responsabile del tumore della cervice uterina e del virus HBV, responsabile
dell’insorgenza di epatocarcinoma. Infine, nell’ottica di una prevenzione primaria dei
tumori associati agli ambienti di lavoro, giocherebbero un ruolo chiave gli interventi di
bonifica degli ambienti di lavoro (mediante riduzione dell’esposizione ad agenti
cancerogeni e l’uso dei corretti dispositivi di protezione individuale).
19. Secondo i dati dell’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM), l’incidenza dei
tumori e la relativa mortalità sono in calo in entrambi i sessi. In particolare, negli uomini si
sta verificando un trend in diminuzione per i tumori del polmone e della prostata; nella
donna, analogamente, si osserva un calo delle neoplasie dell’utero e delle ovaie, mentre
per entrambi i generi aumentano i tumori del pancreas e della tiroide e il melanoma.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica, il tasso di incidenza è più basso al Centro
e al Sud/Isole rispetto al Nord, sia per gli uomini sia per le donne.
20. Diverse sostanze chimiche utilizzate negli ambienti lavorativi sono classificate come
cancerogene; esse includono:
- il benzene, utilizzato nell’industria chimica e costituente dei petroli grezzi e delle benzine,
che è in grado di provocare leucemie nei lavoratori esposti;
- l’amianto, usato come isolante termico e ignifugo, che può provocare mesoteliomi
pleurici e polmonari;
- gli idrocarburi policiclici aromatici contenuti nei gas di scarico, il cromo e il nichel che
causano tumori polmonari;
- l’arsenico, responsabile di tumori polmonari, epatici o cutanei nei minatori, fonditori e
addetti alla preparazione di leghe e smalti;
- le ammine aromatiche, impiegate per produrre vernici e gomme, correlate a tumori
vescicali;
- la lavorazione del PVC, correlata a tumore epatici.
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I tumori più diffusi in Italia sono forme ormono-dipendenti che interessano la prostata,
nell’uomo, e la mammella, nella donna. Al secondo e terzo posto, per entrambi i sessi, si
posizionano rispettivamente il tumore al colon-retto, una forma di tumore
significativamente correlato allo stile di vita, in particolare all’alimentazione, e quello al
polmone, la cui correlazione con l’abitudine al fumo di tabacco è ormai comprovata.
Nonostante queste due forme di tumore occupino solo la seconda e terza posizione in
termini di diffusione percentuale, sul totale dei tumori, essi rappresentano la principale
causa di morte per tumore in Italia. La sopravvivenza percentuale a cinque anni dalla
diagnosi di tali tumori, in Italia, è limitata al 14% dei casi per il tumore al polmone e del
61% per il carcinoma del colon-retto.
Il tumore dell’utero, nonostante rappresenti una delle principali forme di tumore
diagnosticate nella donna, non compare tra le prime cause di morte associate a tumore in
Italia; questo potrebbe dipendere sia dalle efficaci tecniche di diagnosi precoce che
permettono di individuare forme tumorali a stadi precoci più facilmente curabili, che dagli
effetti delle campagne di vaccinazione contro il virus del papilloma. Tali interventi di
diagnosi precoce permettono di limitare la mortalità di un tumore che presenta ancora oggi
una sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi non particolarmente alta (è infatti limitata al
68% dei casi). Diverso è il caso del carcinoma della mammella, che occupa la prima
posizione sia come frequenza di diagnosi che come causa di morte. Nonostante le
tecniche di diagnosi precoce previste in Italia e l’efficacia degli interventi terapeutici (la
sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 86% dei casi) questo tumore rappresenta
ancora la principale causa di morte per tumore nelle donne, probabilmente in virtù
dell’elevata diffusione di questa forma di tumore.
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di un tumore in Italia è ancora del 60%; i
principali successi terapeutici si riscontrano in tumori come quello alla mammella, alla
prostata, al testicolo e nel melanoma cutaneo, ma permangono ancora forme tumorali per
le quali l’esito non è così favorevole: è il caso dei tumori di pancreas, polmone, fegato ed
esofago, in cui la sopravvivenza non supera il 16% dei casi. Nonostante ciò, confrontando
la situazione italiana con quella europea, emerge un dato positivo: nella maggior parte dei
casi di tumore, infatti, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi risulta maggiore in Italia
rispetto all’Europa, suggerendo l’efficacia delle tecniche di diagnosi precoce e degli
interventi terapeutici (chirurgici e farmacologici) messi a punto nel nostro paese.
22. Per porre una diagnosi è necessario effettuare una mammografia, seguita
eventualmente da ulteriori indagini diagnostiche (ecografia mammaria, biopsia o
agoaspirato, risonanza magnetica).
Il medico controlla se i linfonodi regionali sono ingrossati perché possono costituire un
altro sintomo della possibile presenza di un tumore.
CAPITOLO 18
CONOSCENZE
1. C
2. B
40
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3. D
4. A
5. B
6. C
7. D
8. D
9. a. V; b. F; c. V; d. F
ABILITÀ
42
Amendola et al.
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b. La difficoltà a deambulare può essere dovuta alle complicanze del diabete, che
comprendono principalmente alterazioni della circolazione sanguigna (in questo
caso degli arti inferiori) con riduzione dell’apporto di ossigeno ai tessuti e aumento
dei processi aterosclerotici. I soggetti diabetici presentano inoltre spesso disturbi e
malattie cutanee e una elevata tendenza a sviluppare infezioni che possono colpire
anche la cute.
c. Il medico come prima indicazione terapeutica consiglierà di seguire delle semplici
regole per condurre uno stile di vita più sano, che comprende un miglioramento
dell’alimentazione (seguire una dieta varia ed equilibrata, ridurre il consumo di sale,
eliminare l’alcol, etc.) e una attività fisica regolare.
22. Insulina e glucagone sono due ormoni prodotti dalla porzione endocrina del pancreas;
il primo ha effetto ipoglicemizzante, dal momento che abbassa la concentrazione del
glucosio ematico stimolando il suo assorbimento e la sua utilizzazione da parte di tessuti
come quello epatico e muscolare. Il secondo ha effetto opposto e, agendo sempre sugli
stessi organi bersaglio, determina l’aumento della glicemia. Le variazioni della
concentrazione ematica dei due ormoni si osservano nei periodi pre- e post-prandiali,
quando cioè l’organismo si trova in carenza o in eccesso di glucosio nel sangue.
23. Per diagnosticare il diabete, il medico può fare eseguire al bambino delle analisi del
sangue per valutare la concentrazione di glucosio ed emoglobina glicosilata, la presenza
di corpi chetonici, il dosaggio dell’insulina; il test OGTT (Oral Glucose Tolerance Test)
valuta l’eventuale risposta alterata alla somministrazione di glucosio; anche l’esame delle
urine è utile per valutare la presenza di glucosio. Il diabete del bambino è di tipo 1, che
colpisce prevalentemente in età giovanile.
CAPITOLO 19
CONOSCENZE
1. D
2. A
3. D
4. C
5. B
6. a. F; b. F; c. V; d. F
ABILITÀ
CAPITOLO 20
CONOSCENZE
1. C
2. B
3. B
4. C
5. D
6. A
7. B
8. C
9. C
10. a. V; b. V; c. F
ABILITÀ
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quasi sempre mutazioni recessive sul cromosoma X. Le femmine possono essere
portatrici sane grazie alla presenza dell’allele normale sul secondo cromosoma X, mentre i
maschi manifestano la malattia in quanto il cromosoma Y non può bilanciare il gene
anormale sul cromosoma X. Ne è un esempio la distrofia di Duchenne che è causata da
una mutazione nella distrofina, una proteina codificata da un gene che si trova sul
cromosoma X.
18. Sono indagini non invasive l’ecografia morfologica che evidenzia malformazioni fetale,
l’ecocardiografia fetale che studia il funzionamento del cuore fetale, la translucenza nucale
che misura lo spessore del liquido accumulato dietro la nuca del feto e il test combinato,
che unisce translucenza nucale ad esami biochimici del sangue materno.
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CAPITOLO 21
CONOSCENZE
1. B
2. A
3. C
4. C
5. a. F; b. F; c. V
ABILITÀ
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CAPITOLO 22
CONOSCENZE
1. B
2. C
3. A
4. C
5. a. V; b. F; c. V
ABILITÀ
49
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