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LEGAME TRA NUZIALITÀ E FECONDITÀ

La NUZIALITÀ è una variabile connessa alla fecondità, sebbene oggi lo è in


misura leggermente inferiore rispetto al passato. Infatti fino al 2000 in Italia la
fecondità si verificava all’interno del matrimonio e quindi era fortemente legata
alla nuzialità. Infatti possiamo dire che per anni il matrimonio è stato l’unico
regolatore delle nascite. Oggi invece la percentuale dei nati al di fuori del
matrimonio è diventata consistente.

LA FECONDITÀ → LIVELLI DI ANALISI


1. Un primo livello di analisi è considerare il numero assoluto, ossia quanti
nati ci sono. Attualmente ci sono meno nascite e più morti, ossia la natalità
scende di più della mortalità.
Per questo motivo il saldo naturale è negativo, anche se viene compensato
dalle emigrazioni. Il nostro tasso di mortalità è uno dei migliori, però
avendo un gran numero di anziani è alto.

2. È il tasso generico, che però non tiene conto della struttura per età della
popolazione, delle donne e delle donne in età feconda. Si calcola
rapportando il numero dei nati nel corso dell’anno t con la popolazione
media femminile.

3. Nel terzo livello di analisi si passa ai tassi specifici così da liberarci


dell’effetto confondente della struttura per età.

TASSO SPECIFICO DI FECONDITÀ


→ numero di nati da donne in età x in un anno t

→ popolazione media femminile dell’anno t di età x

Si considera come range di età (x) alla fecondità 15-49 anni.


È un range di età convenzionale che permette confronti anche a livello
internazionale.

FORMA DELLA CURVA DI FERTILITÀ


Nel corso del tempo la curva si è spostata verso destra (non è slittata) ossia si è
concentrata maggiormente su età più elevate.
Infatti nella società di oggi sono casi rari quelli di avere figli a 15 anni, ma si
tendono a fare intorno ai 40 anni.

FERTILITÀ E MORTALITÀ →LIMITI BIOLOGICI


Ponendo un range di età alla fecondità, vediamo la differenza che c’è tra
fecondità e mortalità. Infatti nella mortalità esiste un limite biologico alla vita
umana e questo se esiste è sempre stato fisso oppure è talmente alto che ancora
non ci siamo arrivati.
Tale limite può anche essersi spostato.
Infatti se noi consideriamo la speranza di vita come indicatore di longevità,
questa nel corso dell’evoluzione è aumentata di molto.
Da un età media di 25 anni siamo passati ad un età media di 85 anni.
Però con la fecondità tutto questo non succede perché i limiti biologici
rimangono sempre gli stessi. Una donna si considera feconda tra i 15 e i 49 anni,
che sono le età estreme.

LIMITI BIOLOGICI→DIFFERENZA TRA L’UOMO E GLI ANIMALI


In tutti gli animali, eccetto l’uomo, la vita è funzionale alla riproduzione.
Una volta terminato il periodo di riproduzione si muore, perché non c’è più
scopo. Infatti negli animali si ha che la durata del periodo fertile è molto vicino
alla durata della vita. Cioè il limite biologico alla morte è di poco superiore a
quello del periodo fecondo.
Ma questo non si verifica nell’uomo in quanto il limite biologico alla morte è di
gran lunga superiore a quello del periodo fertile.
Addirittura siamo arrivati ad un punto in cui l’età post-feconda è quasi al pari del
periodo fertile.
Secondo la teoria della nonna questo avviene perché la crescita di un bambino è
necessaria e dura tanti anni, prima che questo diventi autonomo. Pertanto
l’evoluzione ha previsto una sorte di garanzia per l’uomo: nel caso la madre
dovesse morire, c’è la nonna che si occupa del bambino.
La natura ha previsto così una sorta di garanzia di sostituzione per portare la
prole a livelli di autonomia.

TASSO DI FECONDITÀ DI ORDINE I-ESIMO


Il tasso di fecondità si può costruire anche per ordine di nascita.
Quindi abbiamo il tasso di fecondità dell'ordine i-esimo.
In particolare il primo ordine fa riferimento alla nascita del primo figlio, ossia il
primogenito.

→ nati al tempo t da donne in età x di ordine i

→ popolazione media femminile al tempo t di età x

In Italia non c’è quasi differenza tra il profilo della curva di fecondità di coorte
(generale) e quella del primo ordine, ma tendono a coincidere, in quanto il
numero medio di figli per donna è 1,2-1,3.
Ciò significa che ci sono principalmente primogeniti.

In realtà se consideriamo solo gli italiani si hanno valori anche più bassi, ma che
si alzano leggermente grazie alle emigrazioni, in quanto arrivano donne di altre
culture tendenti a fare più figli. Queste donne che arrivano in Italia hanno
sicuramente una fecondità più alta, però i loro costumi convergono velocemente
a quelli italiani. Esse si ritrovano così ad avere una fecondità più bassa rispetto
alle donne del loro paese.

Invece nei paesi dove i livelli di fecondità sono molto più alti, la curva è
→Spostata verso sinistra: si fanno figli ad età più giovani
→Più piatta: perché abbraccia tutte le età
Questo vale non solo nei paesi ad alta fecondità, ma anche nell’Italia prima della
transizione demografica, dove la curva generale era più piatta e quella di primo
ordine era concentrata verso età più giovani (15-18 anni).
OSSERVAZIONE: Dal confronto tra il profilo della curva di fecondità dell’800 e
quella attuale si vede che l’età media alla fecondità è quasi la stessa. Ciò si spiega
con il fatto che prima le donne facevano tanti figli (10-12), però iniziavano
presto, già verso i 15 anni, e finivano tardi di farli, verso i 47 anni.
Pertanto si ha che l’età media alla fecondità di oggi, che è sopra i 30 anni, era la
stessa anche nell’800 proprio per questo motivo.
Se invece calcoliamo l'età media con il tasso di fecondità specifico di primo
ordine, ossia per i primogeniti, allora si vede una grossa differenza; questa
nell’800 era 18, invece oggi è sopra i 30.

FENOMENO INDICATORI DI
SINTESI
MORTALITÀ SPERANZA DI VITA

FECONDITÀ TFT INTENSITÀ DEL FENOMENO

L’indicatore che sintetizza il processo di mortalità è la speranza di vita.


Ci dice la longevità teorica (vita media).
L’intensità del fenomeno mortalità è 1 perché viene sperimentata da tutti gli
individui una volta sola. Infatti è un fenomeno irripetibile.
Nel caso della mortalità non si studia l’intensità del fenomeno, perché sappiamo
che è 1, piuttosto ci interessa sapere la cadenza, ossia come varia età per età.
Infatti la speranza di vita non è l’intensità del fenomeno, bensì è la cadenza del
fenomeno; ci da il livello di mortalità e ci dice come questo varia per età. Infatti
la speranza di vita la si può calcolare per qualunque età: età alla nascita (0), età
alla pensione (60), età di 80 (per una popolazione longeva).
Invece nel caso della fecondità ci interessa studiare anche l’intensità del
fenomeno, in quanto è un fenomeno ripetibile. L’intensità del fenomeno è
l’indicatore per eccellenza che sintetizza il processo di fecondità.
*Negli eventi ripetibili come questo ci interessa sapere:
CADENZA = come varia quel fenomeno per età;
INTENSITÀ=si calcola facendo la somma dei tassi specifici.

L’intensità si calcola facendo la somma dei tassi specifici di fecondità, ed è


sicuramente diversa da 1, perché ci sono donne che non sperimentano la nascita.
L’indicazione dell’intensità del fenomeno ci viene fornita dal TFT (=Tasso di
Fecondità Totale). Esso esprime il numero medio di figli per donna in età
feconda.
Grazie al TFT sappiamo che in media ogni donna mette al mondo 1,2-1,3 figli. A
volte il TFT viene moltiplicato per 1000 per fare riferimento al fatto che 1000
donne fanno circa 1200-1300 figli.

CADENZA = ETÀ MEDIA AL


PARTO
FECONDITÀ
INTENSITÀ =
TFT TASSO DI
(*5) FECONDITÀ DI
ORDINE I-ESIMO
(a volte si fa per mille)
Solitamente si può moltiplicare per l’ampiezza di una classe; se la classe è
quinquennale si moltiplica per 5.

INTERPRETAZIONE DEL TFT


Il TFT può essere calcolato sia per una generazione e sia per un anno di
calendario.
Rimane sempre lo stesso ma quello che cambia è l’interpretazione.

 Il TFT se letto nell’ottica longitudinale, indica il numero di figli che quelle


donne di quella generazione hanno prodotto, ossia restituisce la discendenza
finale. In questo caso seguo la mia generazione di donne per 35 anni di seguito
(dall’età di 14 fino a 49) e calcolo il TFT. Quindi bisogna conoscere il tasso di
fecondità specifico per 35 anni di seguito.

 Oppure posso leggere questo indicatore trasversalmente, ossia prendo tutte le


donne di un dato anno di calendario, che appartengono a 35 generazioni
diverse. Questo approccio richiama il concetto di generazione fittizia perché si
tratta di un valore teorico, in quanto non viene sperimentato da nessuna
generazione.

Quel valore indica il livello di fecondità che si avrebbe se una generazione di


donne (che parte adesso dai 15 anni) facesse propri comportamenti
riproduttivi, di 35 generazioni diverse, che osserviamo nell’anno di calendario
attuale.

ESEMPIO:
Voglio il TFT del 2020: si fa la sommatoria di tutti i tassi. Prendo tutti i tassi
parziali in base a età e ordine di nascita. Prendo la tabella a doppia entrata e
faccio la somma di questi tassi, calcolati nel periodo, nel 2020.
ESEMPIO:
Come visto l’interpretazione del TFT può essere diversa.
Vediamolo con un esempio.
Consideriamo gli anni 60 del baby boom, dove l’Europa (e prima ancora gli Stati
Uniti) ha sperimentato una forte esplosione delle nascite.

Allora posso leggere il TFT nell’ottica di periodo, facendo riferimento all’anno


1965. Per farlo serve raccogliere tutti i dati delle donne che appartengono a 35
generazioni diverse.
Il valore che si ottiene è la produzione di una generazione fittizia nel caso questa
avesse fatto propri comportamenti riproduttivi (i tassi specifici) delle 35
generazioni state osservate nel 1965.
Il risultato del TFT, letto nel periodo, ci da un’informazione della propensione a
fare figli in quell’anno, che assume in media valori più alti rispetto agli anni
precedenti e successivi. Questo perché il TFT esprime l’intensità del fenomeno
fecondità, che in quell’anno è stata più alta.
Se invece leggo il TFT per generazione, il risultato esprime il numero di figli
prodotti dalla generazione del 1965, ossia la discendenza finale.

nel PERIODO propensione a = livello di fecondità


fare figli di quella popolazione
in quell’anno

TFT

per GENERAZIONE discendenza finale


=
Quanto quella generazione ha
prodotto in termini di figli

CONFRONTO TRA DATI PER GENERAZIONE E PER PERIODO

La fecondità parte da livelli alti per poi


raggiungere un picco negli anni del baby
boom.
Poi segue un rapido declino.
Vediamo come fare per inserire nel grafico
anche l’andamento per generazione.

Per vedere come confrontare un periodo


con una generazione usiamo il diagramma di Lexis, dove si hanno i tassi di
fecondità dell’anno t.
Vediamo che ci sono tante generazioni che intercorrono nell’anno t.
Per fare il confronto si deve usare la generazione che nell’anno t aveva (per fare
un esempio) l’età media al parto di 30 anni.
Confronto il TFT del 1965, quindi di periodo, con il TFT della generazione del
1935, ossia di quella che arriva all’età media al parto (= 30 anni) proprio nel
1965. Pertanto confronto il TFT del 1935 con la discendenza finale del 1935.
Rappresento graficamente l’andamento di periodo e per generazione del TFT
contemporaneamente. Per farlo si prendono gli anni di calendario con la
generazione corrispondente, che risale a 30 anni prima.
Il TFT calcolato nel periodo è molto fluttuante, perché c’è un picco e una
diminuzione molto evidente.
In corrispondenza di ciascun anno, metto il TFT della generazione che compie
l’età media proprio nell’anno considerato. Ad esempio nel 1960 prendo la
discendenza finale della generazione del 1930.
Così otteniamo un andamento meno variabile, che aumenta in modo più lieve
negli anni del baby boom. Ciò significa che le generazioni che hanno l’età media
al parto negli anni ’60 hanno un TFT che aumenta, ma non in modo troppo
accentuato, e poi segue una diminuzione.
Nonostante stiamo facendo riferimento alle stesse donne, viste nel periodo o per
generazione, si vedono dal grafico due andamenti differenti. Questa differenza è
dovuta all’interpretazione tra le misure di periodo e di coorte.

Ciò si spiega con il fatto che gli anni ’60 del baby boom sono stati un periodo
favorevole per incentivare le persone a mettere su famiglia.
Le coppie che avevano intensione di fare anche un terzo figlio lo hanno
anticipato senza aspettare.
Per questo motivo il TFT visto nel
periodo schizza in alto, perché le donne
di questa generazione sono arrivate
all’età alla maternità in un periodo
favorevole. I figli venivano fatti tutti in
quel momento.
Quindi il TFT del periodo ha un picco
perché è stato anticipato il momento
per fare anche il terzo figlio.
Se non ci fossero state tutte le
condizioni favorevoli, le coppie avrebbero aspettato per fare anche il terzo figlio.
Pertanto la discendenza finale non sarebbe comunque cambiata.
In realtà vediamo dal grafico che il TFT per generazione sale leggermente, in
quanto la discendenza finale è aumentata di poco perché alcune coppie si sono
sentite incentivate a fare anche il quarto figlio.
Però l’aumento non è stato così alto di come si legge nel periodo, perché molte
coppie non hanno aggiunto figli alle loro intensioni, ma li hanno solo anticipati.
Vediamo che la misura per generazione è più liscia perché risente di meno degli
effetti congiunturali, proprio perché si tratta di una misura finale che si ha alla
fine del processo demografico.
Invece la misura di periodo risente molto dei fattori congiunturali, ossia di ciò
che succede in quell’anno.

È importante interpretare il baby boom in questo modo, perché da una parte serve
per riuscire a programmare quanti ospedali e scuole costruire, però bisogna
tenere conto anche del fatto che le misure di periodo sono influenzate da fattori
congiunturali.
Infatti nonostante il baby boom, la popolazione dopo 50 anni non è cambiata
perché la riproduzione è rimasta simile. Le coppie avevano solo concentrato i
loro comportamenti di fecondità in quel periodo congiunturale favorevole.
CARATTERISTICHE DEL TFT
Finora abbiamo detto che il TFT indica la propensione a fare figli.
Definiamo il livello di sostituzione delle generazioni come il valore che esprime
quanti figli dovrebbe generare una coppia affinché possa continuare la propria
generazione.

Questo valore deve essere circa 2,1 affinché ci sia ricambio generazionale e
prevenire l’invecchiamento della popolazione.
Deve essere 2 in quanto ci sono due genitori da sostituire, e quindi serve fare
almeno due figli. A questo si aggiunge qualcosa di piccolo perché bisogna
mettere in conto la mortalità, che può impedire a questi figli di raggiungere età
feconde.

Se TFT<2 la popolazione è destinata a non crescere. Significa che si va incontro


ad un invecchiamento e calo della popolazione.
Se il TFT>2 la popolazione è interessata da forte crescita.
Indica un progressivo ringiovanimento e aumento della popolazione.
In generale è risaputo che il Tasso di Fecondità Totale in Italia sta diminuendo
sempre di più, tanto da essere lo stato europeo con indice più basso. In
particolare, nel 2019, il TFT dell’intero paese è risultato essere pari a 1.29, molto
al di sotto della soglia di rimpiazzo

L’Europa è molto lontano dal valore di rimpiazzo delle generazioni, cosi come
anche il Giappone che ha bassa fecondità. Invece la Francia è il paese messo
meglio, perché aveva attuato delle misure di sostegno nella società. Infatti è uno
dei paesi con più alta fecondità, pari a 1,8. Si tratta di un livello tale che insieme
alle emigrazioni, riesce a mantenere una struttura per età quanto meno sostenibile
(ma non giovane) nell’equilibrio della società; sistema pensionistico e sanitario.
Invece l’Italia è arrivata ad una fecondità talmente bassa che nemmeno le
emigrazioni riescono a compensare. Per questo motivo siamo arrivati ad un punto
di non sostenibilità, con una struttura per età invecchiata, che determina
l’invecchiamento demografico.
Le misure viste finora sono misure aggregate a livello di popolazione.
Però ci interessa conoscere anche il TASSO DI RIPRODUTTIVITÀ LORDO
che fa riferimento alla componente femminile della popolazione, che ci interessa
poiché è quella coinvolta nel processo di fecondità. Si tratta di un confronto tra le
generazioni delle madri e le generazioni delle figlie.

Il valore 0,485 è la costante biologica che si ottiene rapportando il numero delle


nate femmine con il numero totale dei nati.
Tale valore rimane relativamente stabile nel tempo e nello spazio.
Sappiamo di avere 105-106 nati maschi per ogni 100 nate femmine.

Pertanto questo rapporto alla nascita inizialmente è a favore dei maschi, ma solo
per le primissime fasi di vita. Tale condizione dura ben poco perché la
popolazione maschile viene colpita di più dalla mortalità. Quindi quella disparità
iniziale, diventa poi a favore delle donne, tant’è vero che nelle età anziane ci
sono molte più femmine che maschi.
Il tasso di riproduttività femminile viene definito LORDO perché trascura il
ruolo della mortalità, ossia suppone che tutte le donne arrivano all’età feconda,
senza essere colpite dalla mortalità.
Ma ovviamente sappiamo che di fatto non è così, perché la mortalità è presente.
Quindi dobbiamo tener conto che alcune di queste donne muoiono prima di aver
raggiunto l’età feconda.
Per correggere il tasso lordo si introduce il TASSO NETTO DI
RIPRODUZIONE FEMMINILE perché ci permette di tener conto della
eliminazione per morte.

Moltiplico non per tutta la generazione ma solo per le sopravviventi, ossia le


donne che arrivano all’età x, ricavate dalla tavola di mortalità.
Lx e l0 sono le funzioni biometriche di una tavola di mortalità femminile.
In particolare l0 è la radice della tavola.

Si tratta di una probabilità di sopravvivenza perché rapporta le donne che


arrivano all’età x con quelle che sono nate, ossia con quelle che ci sarebbero
potute arrivare.

ESEMPIO: Per calcolare il tasso di riproduttività lorda del 2020 si prendono i


tassi specifici del 2020, che si riferiscono solo alla componente femminile. Poi
per calcolare il tasso a netto della mortalità si prende la tavola di mortalità del
2020 per le femmine e si considera chi dei nati arriva alle varie età feconde x
(con x tra 15 e 49).
La probabilità di sopravvivenza ha due caratteristiche:
1. È PROSPETTICA
2. È NON CONDIZIONATA

1. Le probabilità classiche state costruite nella tavola di mortalità hanno il


segmento orizzontale, perché sono considerate tra età esatte.
Invece la probabilità di sopravvivenza è prospettica perché si considera il
segmento verticale, ossia non è tra età esatte ma è tra tempi esatti.
Quindi non guardo chi arriva all’età esatta x, ma chi arriva tra x e x+1.
2. Le probabilità classiche di morte sono condizionate al raggiungimento dell’età
immediatamente precedente, ossia si guarda la probabilità di morte tra x e
x+1, tra x+1 e x+2 ecc…
Quindi sono probabilità condizionate al fatto di essere arrivati in vita all’età
immediatamente precedente. Infatti al denominatore mi mette lx e non lo, cioè
i sopravviventi all’età esatta x.
Invece la probabilità di sopravvivenza è non condizionata perché guarda la
probabilità di arrivare all’età x per qualsiasi nato.

RAPPRESENTAZIONE DELLE PROBABILITÀ CLASSICHE


Queste sono tra compleanni, ossia tra età esatte, e sono condizionate.

(Px) È condizionata: è la
probabilità di sopravvivere tra x e
x+1 condizionata al fatto di aver
raggiunto in vita l’età
immediatamente precedente.
RAPPRESENTAZIONE PROBABILITÀ DI SOPRAVVIVENZA
PROSPETTICA
La probabilità prospettica va a prendere i segmenti verticali; procede per anni di
calendario, cioè per tempi precisi e non per età esatte.

Invece per la probabilità prospettica non condizionata devo prendere l’area


racchiusa nel trapezio del diagramma di Lexis.
Non è più condizionata al raggiungimento di un età immediatamente precedente
ma si prendono tutti.
È la probabilità per qualsiasi nato di arrivare all’età x.
In questo modo tengo conto che la mortalità agisce e non tutte le donne arrivano
alle età feconde. Dopo l’età estrema β non importa sapere quante ne
sopravvivono, ai fini della mia misura di riproduttività.

Quanti figli faccio al netto del


ruolo della mortalità

CARATTERISTICHE DI R0 :
È importante perché rappresenta il coefficiente di crescita della popolazione.

 R0 < 1 ogni femmina non riesce a rimpiazzarsi e la popolazione è in declino


 R0 > 1 la popolazione è in crescita
 R0 = 1 popolazione stazionaria

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