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14/10/2023, 18:16 Appunti storia economica

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA

APPUNTI DI STORIA ECONOMICA


PARTE PRIMA
(prof. Demo e prof.ssa Ferrari)

ECONOMIA E COMMERCIO

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14/10/2023, 18:16 Appunti storia economica

Di: Francesco Carletto

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14/10/2023, 18:16 Appunti storia economica

Lezione 1 15/02/16
Nel 1450 c’erano già alcuni metodi contabili simili alla partita doppia. C’erano:

 Pagamento per giroconto


 Dilazioni di pagamento  per “dare respiro al debitore”
 Assegni  erano dei “testi” in dialetto con le indicazioni delle operazioni da compiere, molto
diversi da quelli attuali

Oggi è importante la fiducia, a quel tempo lo era ancora di più, perché non c’erano i controlli che ci sono
oggi.

 C’era un problema tecnologico: non c’erano computer, non c’erano telefoni, non c’erano telegrafi

IL MECCANISMO DEMOGRAFICO
Nei sistemi economici preindustriali [età preindustriale  tardo medioevo – prima rivoluzione industriale]
la popolazione rappresenta l’elemento dinamico fondamentale. In Italia l’aspettativa di vita è attualmente
maggiore di 80 anni per le donne e poco inferiore agli 80 anni per gli uomini, una volta era più bassa  è
aumentata grazie ai progressi della medicina e ad un’alimentazione più varia.
Ci sono almeno 4 dati fondamentali che bisogna tenere a mente quando si cerca di delineare le
caratteristiche del meccanismo demografico di un periodo:

 Nascite
 Morti
 Matrimoni
 Migrazioni
LA NATALITÀ IN ETÀ MODERNA

Il primo elemento da tenere presente è il tasso grezzo (generico) di natalità: è determinato dal numero di
nati vivi in un periodo (di un solo anno) e l’ammontare della popolazione.

È significativo anche il quoziente specifico di natalità (o quoziente di fecondità o fertilità) relativo al


rapporto tra il numero dei nati vivi in un anno e il numero di donne in età feconda.
In età moderna (XVI – XVIII sec) il tasso grezzo medio di natalità è circa il 5%, oggi si aggira sullo 0.97%. la
natalità era dunque assai elevata, tale da compensare un altrettanto elevata mortalità ordinaria (cioè non
in presenza di calamità) oscillante tra il 3% e il 5% (oggi è lo 0.95% circa)  in età preindustriale nascevano
tantissimi bambini, ma molti morivano, quindi per non far calare la popolazione, la natalità doveva
superare la mortalità. Più popolazione c’era, più soldati e lavoratori si avevano a disposizione.
La natalità presentava variazioni stagionali, concentrandosi prevalentemente in 2 periodi all’ani: tra fine
inverno/primavera e in autunno (c’erano condizioni climatiche migliori per i neonati). I picchi sono
direttamente collegati con l’essere una società d’età moderna una società fatta di lavoratori impegnati nel
settore primario (80% della popolazione economicamente attiva).

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NATALITÀ E MATRIMONI IN ETÀ MODERNA


La quasi totalità dei concepimenti avviene all’interno del matrimonio, è infatti limitata (tra il 2% e il 5%) la
percentuale di concepimenti al di fuori di esso  in realtà molti dei primi concepimenti avvenivano fuori
dal matrimonio, poi ci si sposava per far nascere il figlio all’interno del matrimonio  fattore fondamentale
della fertilità complessiva
Caratteristiche del matrimonio in età moderna:

 In Europa occidentale dal 10% al 15% delle donne rimangono nubili, e metà delle donne si sposa
dopo i 25 anni
 In Europa orientale ci si sposa prima, e quasi tutte si sposano
Periodo di riproduzione feconda: il tempo in cui la donna è fertile. Per allungarlo il più possibile ci si sposava
da giovani, e ciò permetteva di avere più figli.
MORTALITÀ IN ETÀ MODERNA

La mortalità ordinaria (quella non collegata alle calamità) era molto elevata. Quella infantile era tra il 15% e
il 35% tra i bambini più piccoli di un anno (oggi è 0,66% in Italia)  oltretutto era alta anche la mortalità
adolescenziale.
Anche la mortalità seguiva una precisa stagionalità. Alla mortalità ordinaria si affianca la mortalità
straordinaria o catastrofica, dovuta principalmente a 3 elementi:

 Guerre
 Epidemie
 Carestie

Questi elementi si causano a vicenda: non causano sempre morte diretta (per esempio prima della seconda
guerra mondiale le guerre si combattevano all’arma bianca, morivano i combattenti, ma non i civili), ma
indiretta si  durante le guerre gli eserciti distruggevano i campi spostandosi, oppure portavano malattie
tra le popolazioni.
Epidemie e carestie erano i veri motivi di mortalità straordinaria.

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Lezione 2 16/02/16
In Italia dal 1950 ci sono stati molti cambiamenti in poco tempo. Prima (es: tra ‘700 e ‘800) c’erano dei
cambiamenti veloci, ma non veloci come adesso che il cambiamento è quotidiano.
Elevata natalità ed elevata mortalità resteranno invariate per secoli, le condizioni di vita infatti rimanevano
pressoché costanti.
MIGRAZIONI: ci sono sempre state, ma non di massa come adesso (era materialmente più difficile
spostarsi). Anche in età preindustriale c’erano zone economicamente più appetibili di altre.
Il Veneto nell’800 non era più appetibile per esempio, e la gente emigrava. Ha ricominciato ad essere
appetibile nella seconda metà del ‘900. È un andamento ciclico che dipende dal ciclo economico.
Si cercava di andare dalle campagne alle città (si stava meglio). I movimenti migratori sono legati alle
carestie (es: rese agricole troppo basse) o ad epidemie, che potevano dimezzare la popolazione di intere
città; in generale sono causati dalle catastrofi.

IL LUNGO CINQUECENTO E LA CRESCITA DEMPGRAFICA EUROPEA


Il lungo cinquecento va dal 1501 al 1630 (peste manzoniana  che crea un tracollo demografico). È un
periodo che ha caratteristiche simili per più di un secolo.
A guidare l’economia sono i paesi mediterranei, in particolare l’Italia.
Nonostante il periodo di elevata mortalità, in quegli anni c’è stata una forte crescita della popolazione
prima del tracollo causato dalla peste  80 milioni di abitanti a fine ‘400, 105 milioni di abitanti a fine ‘500,
con particolare crescita in ambito urbano.
Ancora non si conoscono le cause di questa crescita, alcune potrebbero essere:

 Migliori condizioni igieniche: legate alle costruzioni, che ora sono realizzate in pietra o mattoni,
prima erano in legno o paglia
 Diffusione di una razza di topo meno dannosa: sono loro a portare le malattie
CRESCITA DEMOGRAFICA EUROPEA

 Francia:
 1500  16 milioni di abitanti
 1600  16 milioni di abitanti
 1700  19 milioni di abitanti
 Germania:
 1500  13 milioni di abitanti
 1600  16 milioni di abitanti
 1700  15 milioni di abitanti
 Gran Bretagna:
 1500  5 milioni di abitanti
 1600  7 milioni di abitanti
 1700  9 milioni di abitanti
 Italia:
 1500  11 milioni di abitanti
 1600  13 milioni di abitanti
 1700  13 milioni di abitanti

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La Gran Bretagna cresce nonostante la peste, mentre Germania e Italia la subiscono di più (c’era anche la
guerra dei 30 anni).
Chi aveva più popolazione aveva più lavoratori e più soldati.

GLI EFFETTI ECONOMICI DELLA CRESCITA DEMOGRAFICA


L’aumento della popolazione ha determinato un aumento della domanda di derrate alimentari (soprattutto
cereali  la carne era solo per i ricchi). Ad aumentare è stata solo la domanda, non la varietà dei cibi.
I prezzi sono cresciuti perché l’offerta non si era adeguata alla domanda. Come mai? Perché si continuava a
privilegiare un’agricoltura estensiva (si coltivavano terreni che prima non erano coltivati) e non si investiva
nell’agricoltura intensiva, che avrebbe aumentato la produttività  per farlo bisognava cambiare le
rotazioni.
In pratica si era cercato di aumentare la produzione, ma senza aumentare la produttività, e le rese dei
cereali continuarono a rimanere basse, e si continuava ad utilizzare la rotazione triennale anziché passare a
quella quadriennale (introducendo leguminose o piante foraggere).

Perché tutto questo? Perché cambiare la rotazione avrebbe liberato manodopera che non avrebbe trovato
adeguata occupazione in ambito urbano  si farà nella rivoluzione industriale, quando servirà lavoro nelle
fabbriche.
L’estensione della coltivazione NON risolse il problema dell’aumento della domanda (sarebbe bastata una
stagione storta e non ci sarebbe stato cibo per tutti).
In quel periodo il bestiame era meno diffuso e veniva ucciso meno facilmente (si otteneva carne, ma si
perdeva un animale utile per traino, latte, feci per fertilizzare, ecc).
CONSEGUENZE DI GRAN RILIEVO

 Produrre cereali per il mercato diventa conveniente  corsa alla terra da aprte di chi dispone di
capitali adeguati
 Crescono i prezzi degli alimenti  crescono gli affitti e i prezzi dei terreni
 Problema dei salari  non si adeguano all’aumento dei prezzi, quindi diminuisce il potere
d’acquisto dei lavoratori

I MUTAMENTI NELLE CAMPAGNE


Dal momento che si pratica l’agricoltura estensiva, sono aumentate le aree coltivate, anche zone boscose,
palustri e sotto il livello del mare.
Iniziano le bonifiche, particolarmente importanti per:

 Paesi Bassi
 Repubblica di Venezia  si sviluppa la risicoltura

CADUTA DEI SALARI


Essendoci molta gente disposta a lavorare, gli stipendi si sono abbassati, ed è peggiorato il potere
d’acquisto (i prezzi degli alimenti crescevano). Si spendeva tutto per beni di prima necessità e si viveva
peggio  SCOPPIANO I PROBLEMI SOCIALI

AGRICOLTURA ESTENSIVA vs INTENSIVA

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Si sapeva già all’epoca che sarebbe stato meglio procedere con l’agricoltura intensiva, e c’era dibattito. Le
posizioni erano:

 Camillo Tarello, bresciano di Lonato, che propone la rotazione quadriennale per avere più
produttività  questo però libererebbe manodopera.
 Alvise Cornaro, patrizio veneziano, esponente del ceto dirigente, che propone la soluzione
estensiva  non avrebbe liberato manodopera, però non avrebbe portato a nessun salto di qualità
per l’agricoltura.
Vincerà Alvise Cornaro.

 Problema di risorse alimentari  migrazioni


 L’Inghilterra inizia subito con l’agricoltura intensiva, ponendo le basi per il successo che avrà dopo.

Lezione 3 18/02/16
In alcune (poche) zone in Italia si utilizzava l’agricoltura intensiva (es: Pavia), in Europa invece si cominciò
presto con questa tecnica.
IL LUNGO ‘500 E LA RIVOLUZIONE DEI PREZZI

La crescita dei prezzi nel lungo ‘500 è spiegata come una conseguenza dell’aumento della popolazione e al
non adeguamento dell’offerta, ma c’è un’altra chiave di lettura (considerata però oggi secondaria e meno
influente).
Questa ipotesi collega l’aumento dei prezzi all’arrivo dall’America, da poco scoperta, di oro e argento  nel
‘500 le monete utilizzate nei traffici internazionali erano d’oro e d’argento, mentre i lavoratori erano pagati
in monete nere (rame o mistura). Queste ultime avevano valore in quanto monete, ma il loro valore
intrinseco era basso. Le monete d’oro e d’argento avevano invece, oltre ad un alto valore monetario, anche
un elevato valore intrinseco  dovuto al fatto che sono fatte d’oro e d’argento in una certa misura  se
oggi sminuzzo una banconota fino a non poterla più ricomporre, questa non ha più valore, se invece fondo
una moneta d’oro, parte del valore rimane a causa del materiale di cui era fatta.

Oro e argento erano comunque delle merci, e nel suolo europeo in quel periodo era aumentata l’offerta di
oro e argento  il valore dei due metalli quindi cala se rapportato alle derrate alimentari: se prima con 1
grammo d’oro si comprava 1 kg di grano e poi con 1 grammo d’oro solo ½ kg di grano, significa che i prezzi
per acquistare la stessa quantità di bene sono aumentati, visto che le monete sono d’oro e d’argento 
TEORIA MONETARISTA  ha influito, ma è considerata secondaria
TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA DI FISHER

M*V = P*T M= massa monetaria V= velocità di circolazione della moneta


P= livello generale dei prezzi T= volume delle transazioni

Se assumiamo che V e T non subiscano mutamenti rilevanti, otteniamo che M=P  rapporto tra massa
monetaria e livello generale dei prezzi.

IL LUNGO ‘600: LA CADUTA DEI LIVELLI DEMOGRAFICI


Il lungo ‘600 è il periodo che va dal 1630/31 al 1750, un periodo di forte depressione dell’economia
europea. Con riferimento all’andamento demografico nel periodo 1630-50, vediamo che tutta l’Eurpoa, con
intensità diversa, conosce una flessione:

 La Gran Bretagna dopo il 1630 cresce e aumenta di molto

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 La Francia aumenta, ma meno rispetto alla Gran Bretagna


 L’Italia non cresce (recupera solo i livelli pre-peste)
 La Germania cala
Il crollo demografico è particolarmente evidente per l’Italia, la peste fece sentire i suoi effetti più nelle città
che in campagna (ciò era dovuto alla promiscuità)  fuori dalle città c’erano delle guardie per non far
uscire nessuno in caso di epidemie.
Nell’Italia centro-settentrionale su 5400000 persone ne morirono almeno 1200000
Le città furono decimate:

 Bologna: da 62000 abitanti a 15000 dopo la peste


 Venezia: da 140000 a 46000
 Verona: da 54000 a 31000
 Milano: da 130000 a 65000
 Vicenza: da 35000 a meno di 20000

In Italia la peste lascerà molti strascichi, e recupererà questo livello di popolazione solo a fine ‘700, e con un
cambiamento strutturale: la popolazione crescerà di più nelle campagne che nelle città (prima era il
contrario, perché le città attiravano più gente, ma dopo la peste sono divenute meno appetibili)  fino al
1550, nella Repubblica di Venezia, c’era una delle 5 megalopoli europee (Venezia) e altre 2 città (Brescia e
Verona) con più di 50000 abitanti, che erano tra le 20 città più grandi d’Europa.
 Dopo la peste, in generale, ci furono più opportunità per i sopravvissuti

Per quanto riguarda il resto d’Europa:

 La Germania crolla  anche la guerra dei trent’anni contribuì, portando pessime condizioni
igienico-sanitarie e alimentari
 La Spagna ha un andamento simile a quello dell’Italia (recessione e poi recupero lento)
 La Francia conosce un calo della popolazione più pronunciato a fine ‘600
 Inghilterra e Olanda conoscono una flessione ridotta e poi crescono. Saranno infatti le aree che
domineranno economicamente nel periodo successivo

Quello che avviene nel lungo ‘600 pone le basi per una profonda cesura economica tra Europa
Mediterranea ed Europa settentrionale. Nella prima si verifica una depressione demografica accompagnata
anche da una pesante recessione economica, nella seconda la crisi demografica viene velocemente
superata e si assiste allo sviluppo di un notevole ed accentuato dinamismo economico.

GLI EFFETTI ECONOMICI DELLA CADUTA DEMOGRAFICA


Il calo della popolazione nel lungo ‘600 ha effetti economici pressoché immediati e diametralmente opposti
rispetto a quelli della crescita demografica del lungo ‘500: in generale, essendoci poca popolazione, la
domanda di derrate alimentari cala, l’offerta non riesce ad adeguarsi ed i prezzi calano.
Tuttavia NON C’È CRESCITA ECONOMICA, è una situazione migliorativa solo nel breve periodo.
Vi è una riduzione delle superfici messe a coltura e un’ulteriore diminuzione della produttività dei terreni,
con un calo del prezzo della terra e degli affitti.
C’era difficoltà a reperire alcuni cereali, che tra l’altro avevano rese basse  vengono quindi introdotte
nuove coltivazioni:

 Mais: grandi rese agricole. Si ottiene la polenta che risolve i problemi di sussistenza, ma la gente
mangiava solo quella, non otteneva le giuste dosi vitaminiche, caloriche (per le calorie si beveva
alcool), si ammalava di pellagra e moriva
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 Patata: richiede meno cura di altre coltivazioni, tuttavia all’inizio era utilizzata solo come cibo per
gli animali
Da quando vennero introdotti il mais e la patata, non si verificarono più crisi di sussistenza fino all’800.

 La terra non è più un affare, ma diventa un “bene-rifugio”, determinando un ulteriore ampliamento


delle dimensioni medie della proprietà terriera
 Il mercato del lavoro (e quindi i salari) viene percorso da nuove forti tensioni direttamente
collegate con la mancanza di una manodopera adeguata. Quest’ultima diminuisce fortemente nelle
città, il problema è invece meno sentito nelle campagne
Lezione 4 22/02/16

Emerge l’Europa settentrionale, ma non la Germania, che si affermerà solo nel secondo ‘600, dopo l’unità.
Anche oggi gli stati dell’Europa settentrionale sono molto sviluppati. La Spagna non avrà più una crescita
economica di alto livello, l’Italia perde il suo ruolo di guida, recupererà qualche posizione ma non tornerà
più ad essere una delle grandi potenze europee; per esempio oggi siamo carenti nei servizi finanziari (che
producono ricchezza volatile per pochi), che sono un settore centrale al giorno d’oggi, ed eccelliamo nel
manifatturiero, che però non è un settore importante.

Da un punto di vista economico ci sono conseguenze di:

 Breve periodo
 Lungo periodo
Nel breve periodo: cala la popolazione  meno domanda di derrate alimentari. Ci sono inoltre condizioni di
lavoro migliori e il potere d’acquisto aumenta.
Sono tuttavia conseguenze di breve periodo, in quanto non c’è crescita economica, e questi benefici durano
solo per il periodo in cui c’è il calo demografico. Il calo demografico viene progressivamente colmato, ma
l’Italia non cresce economicamente, l’Inghilterra invece si  il mar Mediterraneo non è più il centro dei
traffici commerciali, questo ruolo viene assunto dagli oceani.
Le terre diventano “beni rifugio”, che vuol dire? Essere proprietari di immobili dava accesso facilitato al
credito perché si potevano fornire delle garanzie immobiliari (erano più che sufficienti perché al tempo
bastava avere l’immobile, non come al giorno d’oggi in cui, oltre alla proprietà, conta anche la qualità dello
stesso). Le banche poi si sono trovate piene di immobili il cui valore è calato nel tempo, per questo ora
conta anche la qualità (materiali, posizione, …).

Dal punto di vista dell’alimentazione si impongono la patata e la polenta  il miglioramento c’è dal punto
di vista quantitativo, ma c’è anche un peggioramento dal punto di vista qualitativo (si mangia solo quello, e
non c’è un sufficiente apporto vitaminico).
LE COMPERE DI TERRA CONTINUANO

I grandi proprietari terrieri continuano ad acquistare proprietà per mantenere inalterate le proprie entrate
 calano i prezzi di ciò che si vende, quindi bisogna aumentare le terre per produrre di più e garantirsi le
stesse entrate.
In questo periodo la situazione non peggiora per chi ha grosse possibilità economiche, ma per chi ne ha di
medie/basse. È infatti più difficile restare sul mercato per i piccoli proprietari, i quali non producono grandi
quantità di derrate agricole, ma ne producono una quantità limitata. Quel poco in più che producono
rispetto al necessario (ciò che consumano), garantisce introiti più bassi rispetto a prima, per questo è più
complicato stare sul mercato e continuare a produrre.
Dopo un po’ è necessario chiedere credito a qualcuno, cioè a chi sta bene. Questi soggetti concedono

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credito chiedendo dei tassi d’interesse e chiedendo al debitore di rientrare dal prestito in breve tempo. A
queste condizioni difficilmente si riesce a ripagare il finanziamento, quindi i debitori devono cedere il
terreno per saldare i propri debiti  metodo classico con cui si formano le grandi proprietà terriere
Chi è in posizione di forza diventa sempre più forte , chi è in posizione debole diventa sempre più debole 
concetto vero in generale, soprattutto nelle fasi di recessione.
Il fenomeno delle grandi proprietà terriere c’è anche in Europa orientale  RIFEUDALIZZAZIONE

L’ASSETTO DELLA PROPRIETÀ FONDIARIA IN EUROPA


Quello che si verifica tra lungo 500 e lungo 600 determina dei cambiamenti importanti nel regime del suolo,
vale a dire le forme, i modi, i rapporti che si instaurano in un determinato ambiente tra l’uomo e la terra. La
prima grande differenza è tra Europa dell’ Est e Europa dell’ Ovest, prendendo il fiume Elba come confine
tra le due aree.
 Europa dell’Ovest: si vuole aumentare la produzione/produttività, quindi si persegue un’agricoltura
più moderna  vengono introdotte nuove forme di affitti per perseguire migliori risultati
economici, per esempio viene introdotta la mezzadria (con questo metodo chi effettivamente
coltiva il terreno e il proprietario si dividono costi e proventi  chi lavora, ricevendo parte di
proventi, è incentivato a produrre di più). Vi è quindi una gestione dei possedimenti affidata dal
proprietario ad altri contro prestazione di canoni in denaro, livelli, rendite, canoni in natura. Qui si
accelera la dissoluzione del vecchio regime fondiario e si assiste al successo della messa sul mercato
di immense porzioni di terreno. Vi sono comunque delle distinzioni all’interno di questa area. Per
esempio in Italia questo tipo di fenomeno è presente nel centro-nord, al sud si diffonde invece il
LATIFONDO, che non crea alcun incentivo per il lavoratore ed è più simile al sistema dell’Europa
dell’Est.
 Europa dell’Est: vista l’estensione dei terreni e la bassa densità di popolazione, non è necessario
cambiare il tipo di agricoltura. Quindi non si incentiva chi lavora e si torna, di fatto, alla servitù della
gleba. C’è l’amministrazione diretta da parte del proprietario di tutta o quasi la tenuta. Qui si parla
di RIFEUDALIZZAZIONE tanto che risulta essere ancora presente la distinzione tra “pars dominica” e
“pars massaricia”. Questo è possibile perché c’è un basso livello di urbanizzazione e perchè
immense aree vengono destinate a cerealicoltura per rispondere alle esigenze dell’Europa
occidentale.
In Inghilterra vengono superati gli “open fields” e adottate le recinzioni.

LA CRESCITA DEI SALARI


Con la caduta dei livelli demografici in Europa, ci sono importanti conseguenze nel mondo del lavoro:
l’offerta di manodopera si riduce, quindi ora sono i lavoratori a tenere il coltello dalla parte del manico  i
salari crescono sensibilmente, sia nel settore primario che nei settori manifatturieri.

LE ATTIVITÀ DI TRASFORMAZIONE IN EUROPA TRA ‘500 E ‘700


Qui si parla di settore secondario (artigianato, manifattura, industria  i cui lavoratori NON lavorano nei
campi).
La maggior parte della popolazione attiva (75-80%) si dedica all’agricoltura  in Italia va avanti così fino al
1960 circa.
Che caratteristiche ha il settore manifatturiero preindustriale? È molto arretrato, con caratteri simili a quelli
del tardo medioevo. In questo settore i cambiamenti sono ancora più lenti (soprattutto dal punto di vista
tecnologico) rispetto all’agricoltura.
La produzione è organizzata intorno alle botteghe artigiane ed è effettuata da maestri associati in
CORPORAZIONI  associazioni che riuniscono tutti coloro che appartengono allo stesso sistema
manifatturiero (es: falegnami), con all’interno gradi gerarchici diversi. Sono delle associazioni di mestiere.
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Non c’erano sindacati, sistemi pensionistici o tutele particolari per i lavoratori. Chi fa parte di una
corporazione sa di poter contare sugli altri membri in caso di necessità, c’era infatti sostegno per chi era in
difficoltà (in caso di infortunio, morte del capofamiglia,…)  magari non hanno una grandissima rilevanza
economica, ma sono molto importanti dal punto di vista sociale.

IL PASSAGGIO DAL MAESTRO-ARTIGIANO AL MERCANTE-IMPRENDITORE

L’organizzazione appena descritta conosce due diverse fasi di evoluzione. C’è una prima fase
contraddistinta da artigiani, ed una seconda fase in cui emerge la figura del mercante imprenditore.
 L’artigiano  opera per un mercato certo. Produce un numero di beni tale da essere sicuro di
vendere tutto. Non vuole produrre troppo o avere spese eccessive, sa che con quello che fa riesce
ad andare avanti.
 Il mercante-imprenditore –> opera per un mercato incerto. Produce di più, senza sapere se riuscirà
a vendere tutto (esporterà i propri prodotti anche all’estero senza alcun modo per comunicare con
essi  con la lentezza dei trasporti i prodotti potevano arrivare molto in ritardo e non essere
venduti perché nel frattempo poteva calare la domanda di quel bene. Inoltre anche ricevere il
pagamento era rischioso: il viaggio per riportare le ricchezze al mercante richiedeva tempo ed era
esposto ad ovvi rischi). Il mercante-imprenditore deve avere capitali per far fonte all’incerto, o
avere accesso facilitato al credito. Deve essere in grado di sostenere la dilatazione dei tempi che
servono per la chiusura dell’affare (entrano di nuovo in gioco i fattori tempo e fiducia).

In questo scenario l’artigiano è in difficoltà dal momento che non riesce più a dominare il mercato, quindi
emerge la figura del mercante-imprenditore.

Lezione 5 23/02/16
Nell’età preindustriale il sistema organizzativo di produzione era la manifattura decentrata.
I sistemi produttivi nei periodi seguenti saranno:
 Manifattura decentrata
 Fabbrica accentrata  da fine ‘700
 Fabbrica fordista
 Toyotismo  1970/80

MANIFATTURA DECENTRATA (PUTTING OUT SYSTEM, VERLAGSYSTEM) era controllata dal mercante
imprenditore. Ciascuna operazione del processo produttivo avviene in luoghi diversi (nelle case dei
salariati)  il mercante-imprenditore deve coordinare le varie fasi.

È un sistema caratterizzato da una prevalenza del capitare circolante su quello fisso, da un elevato rischio
tecnico e commerciale, da una notevole dispersione temporale, da una marcata (anche se non totale)
arretratezza tecnologica, ma anche da una eccezionale flessibilità.

Il capitale fisso, per i mezzi di produzione utilizzati all’epoca, ha poca incidenza.


Il punto di forza di questo sistema è la flessibilità: il mercante-imprenditore non ha NESSUNO alle proprie
dipendenze, i salariati sono infatti dei prestatori d’opera pagati A COTTIMO (in base cioè a quanto
producono), ma non dà sempre lavoro: se non dà loro lavoro non li deve pagare. In questo modo in periodi
in cui il lavoro è molto intenso pagherà un numero elevato di salariati, per poi ridurlo nei periodi in cui
conviene produrre meno.
Per fare la fabbrica accentrata servirebbe controllo in ogni domicilio per controllare che tutti lavorino (nella
manifattura decentrata basta che i salariati portino a termine il lavoro entro un certo periodo, sono pagati a
risultato e quindi incentivati a lavorare il più possibile, ma nulla gli vieta di prendere delle pause o
comunque di organizzarsi come meglio credono. Nella fabbrica accentrata invece ci sono degli orari in cui si
deve lavorare)  se invece venissero portati tutti sotto lo stesso tetto la fase di controllo sarebbe più
semplice. È un cambio di prospettiva, anche dal punto di vista delle retribuzioni: qui si lavora per un
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imprenditore, con la manifattura decentrata si può anche lavorare per più imprenditori (e si viene pagati a
cottimo).
Non c’è nessuna tutela per i lavoratori  hanno forza solo quando c’è più offerta di lavoro che domanda,
così possono imporre le loro condizioni.
Tuttavia in caso di necessità anche l’imprenditore tessile (tipico caso di manifattura decentrata) può
accentrare la produzione.
Esistono esempi di organizzazione dell’industria che ricordano la fabbrica accentrata (Arsenale di Venezia,
le zecche, alcune imprese minerarie, … )
Per esempio nell’arsenale di Venezia venivano prodotte sia navi commerciali che navi da guerra, ma
all’interno vi erano troncherie e fonderie  TUTTA la nave veniva costruita lì, l’accentramento era
strategico.
Per quanto riguarda le zecche, non si trattava di un lavoro che si potesse fare presso il domicilio di alcuni
salariati, perché qualcuno avrebbe potuto limare le monete d’oro per ottenere della polvere d’oro.

PROTOINDUSTRIA E PROTOINDUSTRIALIZZAZIONE

E' un termine adottato per la prima volta da Mendels nel 1972.


Identifica la presenza di lavorazione manifatturiera fuori dall'ambito urbano, cioè in ambito rurale, in
alcune aree in cui gli addetti al secondario sono di numero rilevante rispetto agli addetti al primario.
Presenta gli stessi caratteri del sistema organizzativo del mercante-imprenditore, in particolare una
notevole flessibilità che permette di aumentare o ridimensionare l'offerta a seconda del periodo.
Ancora una volta il capitale circolante prevale su quello fisso.
Il fenomeno è particolarmente evidente per le Fiandre e l'Italia centro-settentrionale (tra cui la
pedemontana veneta).
Vi sono alcuni prerequisiti strutturali: agricoltura di sussistenza che spinge la gente a trovare redditi
aggiuntivi; ampia disponibilità di manodopera e materie prime; ampia disponibilità di risorse energetiche
(legname e acqua); facilità di collegamento con i mercati esteri.
La protoindustria si sviluppa al di fuori del sistema corporativo caratteristico de la realtà urbana.

Lezione 6 25/02/16

COMPARTI FORTI – COMPARTI DEBOLI


I comparti forti sono i settori assolutamente necessari per la vita di ogni uomo in ogni epoca.
I settori manifatturieri prevalenti, per numero di addetti e per capitali impiegati, in età preindustriale sono
2: il TESSILE e l’EDILIZIA (anche se un ruolo significativo lo gioca anche l’attività di trasformazione dei
prodotti alimentari)
Per quanto riguarda il comparto tessile, le fibre da lavorare sono diverse, ma non tutte hanno la stessa
importanza per l’uomo. Alcuni esempi sono:
 Lana
 Cotone
 Canapa
 Lino
 Misto
Lino e canapa erano poco utilizzati, e per uso domestico, mentre il cotone era molto utilizzato, perché lo si
può coltivare ovunque. Il cotone sarà il prodotto strategico con cui si potrà spiegare la rivoluzione
industriale  a fine ‘700 con il cotone ci sarà un mercato nuovo. Viene coltivato in India, una delle colonie
inglesi, dopo di che gli inglesi importano il cotone, lo lavorano e vendono il prodotto finito esportandolo in
India (la quale è costretta prima a vendere la materia prima e poi a ri-acquistare il prodotto finito. Il
guadagno per l’Inghilterra era il valore aggiunto.
La parte portante del settore tessile in età preindustriale è il LANIFICIO (anche il setificio, me è di nicchia
perché costa). È così perché l’allevamento ovino non ha problemi climatici, la lana è disponibile ovunque.

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“Le pecore mangiano gli uomini” di Thomas More  l’Inghilterra è da sempre una produttrice di lana, ma
per allevare le pecore servono dei pascoli, e i terreni utilizzati per i pascoli non possono essere coltivati.
Come si risolve questo problema? Con l’agricoltura intensiva, bisognava ottimizzare le risorse.

Tra XV e XVI secolo l’Inghilterra cambia rotta:


 Non esporta più la materia prima, ma la lavora internamente
 Nel ‘500 c’è stato un peggioramento del potere d’acquisto  si spendeva molto di più per il cibo e
meno per i beni di consumo (tra cui i tessuti), quindi i consumatori hanno iniziato ad acquistare
lana di qualità inferiore  l’Inghilterra getta i “new draperies” sul mercato: abiti di lana di qualità
inferiore ma tinti in maniera accattivante (gli “old draperies” sono di lana pesante, di ottima qualità
ma costosi). Visto il prezzo ridotto, i new draperies hanno notevole successo.
Gli imprenditori tessili vanno un po’ in difficoltà in Italia, ma sapranno riprendersi grazie alla seta. L’età
preindustriale è infatti fortemente gerarchica, e le classi di appartenenza si notano anche dal modo di
vestire. Tuttavia con l’avvento delle new draperies anche i ceti più bassi possono permettersi dei vestiti di
lana che sembrano della stessa qualità di quelli dei ceti più elevati. Gli appartenenti a questi ultimi, per
distinguersi, iniziano allora ad indossare degli abiti di sera, di conseguenza il setificio inizia a svilupparsi in
Italia  tuttavia anche in questo settore l’Italia peggiorerà progressivamente nel tempo (anche qui “passa
da lepre a sasso”): prima produceva il tessuto, poi dei semilavorati e infine si limiterà a vendere la materia
prima.

I TRAFFICI IN ETÀ PREINDUSTRIALE: GRANDI E PICCOLI MERCANTI

[Lo scarto che c’è tra fine ‘700 e ‘800/’900 è dettato da un grande balzo della tecnologia, prima c’era infatti
un basso livello tecnologico]
Vi erano 2 tipologie di mercante:
1. Il piccolo mercante, che opera in un mercato certo
2. Il grande mercante, che ha un business a livello internazionale, con un mercato che non riesce a
governare (ha poche informazioni, ecc… ). Ha delle caratteristiche:
a. è spesso un appartenente al ceto dirigente di una città.
b. è dotato di cospicui capitali (o è facilmente in grado di reperirli)  ovvio, deve sorreggere
un traffico lontano.
c. opera a livello internazionale su lunghe distanze ed è quindi in grado di gestire affari assai
lontani da un punto di vista sia geografico che temporale senza che ci sia la possibilità di
usufruire di un adeguato ausilio tecnologico  poche strade adatte al passaggio dei carri,
spesso si doveva andare a piedi. Distanze enormi e mancavano quelle che attualmente
sono delle tecnologie basilari (telefono, ecc…).
d. Il grande mercante è soprattutto colui che riesce a conseguire utili di rilievo, svolgendo la
funzione di intermediario tra due luoghi: il luogo dove c'è penuria di una merce ed il luogo
dove c'è abbondanza di quella merce  deve puntare ad ottenere utili rilevanti.
e. Il grande mercante non è specializzato in un unico settore, ma per limitare i rischi,
diversifica la propria attività e i propri investimenti. Opera in qualunque settore gli possa
far ottenere un buon profitto  se operasse in un settore specifico sarebbe molto
rischioso, in quanto potrebbe perdere tutto se quel settore non fruttasse come aveva
ipotizzato. Opera quindi in più settori, diversificando per ridurre il rischio.
f. Il grande mercante rischia molto: per le difficili vie di comunicazione, per la temporanea
abbondanza o scarsità di una merce, per i problemi connessi con il cruciale FATTORE
TEMPO (chi arriva prima vende meglio, col passare del tempo è difficile che una merce si
rivaluti, è invece più probabile che perda valore)  chi arriva dopo potrebbe trovare un
mercato già saturo, o chi si è informato male potrebbe vendere prodotti in un mercato in
cui non sono domandati. Anche oggi come allora hanno un valore FONDAMENTALE:
i. Fiducia
ii. Tempo

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