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LEZ 1

Nella sociologia della salute si sfruttano i fattori esplicativi per capire le differenze he ci sono tra i
diversi paesi per delimitare meglio la natura del fenomeno.
A livello scientifico si ritiene che l’eredità genetica fosse determinante per l’altezza, mentre il
registro storico ha sottolineato che nel tempo l’altezza è variata (bassaalta). Ciò risulta poco
compatibile con l’eredità genetica. Infatti si è dimostrato che nei paesi più ricchi ci sono persone
più alte e l’altezza dei cinesi è in aumento.
Perché?
1. ESISTONO MALATTIE che bloccano la crescita, soprattutto quelle genetiche
2. LA NUTRIZIONE limitazione delle calorie favorisce una struttura più bassa, perché l’organismo si
adatta alla carenza di calorie per non disperdere energia nel corpo.
3. IL CORPO MATERNO il quale influenza in maniera diretta il corpo del bambino; non vi è
trasmissione genetica.

La nostra conoscenza è un effetto del corpo, per tanto chi ha un corpo più sano e sviluppato ha
capacità cognitive maggiori, perché lo sviluppo di queste dipende dal corpo.
LA STORIA DELL’UOMO E LA SUA SOPRAVVIVENZA
Come varia l’antropologia rispetto alle condizioni di salute?
Gli uomini da sempre hanno imparato ad adattarsi a tutte le condizioni climatiche e ambientali
vivendo di raccolte e caccia. gli uomini vivevano in gruppi di 20/30 persone ed erano nomadi in
cerca di cibo e per evitare l’accumulo di feci mangiavano essenzialmente prodotti vegetali con
scarsità di zuccheri e carne. Per sopravvivere avevano bisogno di una grande varietà di cibo per
evitare carenze nutrizionali. Le società erano pacifiche, perché non avevano vantaggi a fare guerra;
avevano una bassa divisione del lavoro, essendo poche sono stati immuni alle malattie contagiose,
c’erano solo malattie che potevano indennizzarsi tra gli animali o parassiti. Inoltre, alcuni vivevano
in zone fertili, pertanto, in alcuni periodi vivevano in abbondanza. I principali problemi erano:
- Scarso cibo
- Malattie, soprattutto infantili
- Mortalità infantile
- Poche nascite

LEZ 2
Parlando della società dei raccoglitori cacciatori, abbiamo osservato che le loro condizioni di vita e
di salute, beneficiavano della vita, esistenza dei piccoli gruppi dove le malattie infettive
(tubercolosi, tifo) non sono presenti, perché non riescono a mantenere l’epidemia in una
popolazione frammentata e divisa in piccoli gruppi.
RIVOLUZIONE NEOLITICA
Quindi siamo arrivati alla rivoluzione neolitica e all’ invenzione dell’agricoltura, è una dei paradossi
di questa transazione da una vita nomadica a una vita sedentaria e che non c’è nessun
miglioramento rispetto alle aspettative di vita. Ciò che si osserva e che così come i cacciatori e i
raccoglitori l’aspettativa di vita era bassa a causa dei numerosi rischi alla salute durante il primo
anno di vita, il tasso di mortalità era elevato tra i bambini, ma resta uguale anche dopo la
transizione all’agricoltura. Quindi non c’è evidenza nel miglioramento all’aspettative di vita per
migliaia di anni. Ciò che consente l’agricoltura in tempi buoni è l’aumento della fertilità, la
maggiore produttività dell’agricoltura rispetto alle tecniche di raccolto, o di sopravvivenza
utilizzate dai popoli nomadici; creano la possibilità di sostenere un gruppo più numeroso, con un
aumento, quindi, degli insediamenti in termini di dimensione e in tempi buoni osserviamo un
aumento della fertilità, quindi un espansione della popolazione, proprio perché quel legame tra
popolazione e territorio cambia con ‘l’aumentata produttività dell’agricoltura. Quindi un
determinato territorio può sopportare una popolazione più numerosa, naturalmente con
l’aumento della popolazione ci sono altri rischi che possono impattare sulla popolazione. Inoltre
una popolazione sedentaria è più vulnerabile a variazioni climatiche, che dura per migliaia di anni
in cui le popolazioni agricole sono intrappolate in una serie di equilibrio che possiamo chiamare
MARTUSIANO (MARTUS), che teorizzava un meccanismo attraverso il quale l’espansione eccesiva
della popolazione viene seguita da una mortalità in eccesso per via di epidemie, malnutrizione, e
questo è il caso delle prime popolazioni agricole quando l’agricoltura non riesce a soddisfare i
bisogni della popolazione e quindi facevano perdere ai raccoglitori e cacciatori una dieta molto
mista e varia.
Una volta che si dipende dalla raccolta qualsiasi variazione nelle variabili che influenzano
l’agricoltura hanno un impatto immediato sulla sopravvivenza (stoccaggio da cibo, granai), però
considerando l’aumento della popolazione si tratta di espedienti che possono assicurare la
sopravvivenza per brevi periodo (fino all’ 800).
Continuiamo ad osservare questa dinamica di vulnerabilità ancora oggi in alcune regioni del
mondo. La vulnerabilità delle popolazioni a variazioni del raccolto. Lo storico MORRES ha descritto
questa transazione etimologica che avviene intorno al secondo secolo, dove delle popolazioni che
ospitavano virus diversi entrano in contatto. Quindi con l’inizio dell’agricoltura possiamo
immaginare che i popoli in occidente, nell’Asia meridionale, si sono sviluppate come se abitassero
in pianeti diversi, erano pochi i punti di contatto tra questi sistemi agricoli man mano che si
svilupparono. Dal momento in cui entrano in contatto con scambio di merci condividono anche il
virus, e questo ha scatenato delle epidemie disastrose per esempio in Cina anche in tempi più
recenti l’epidemia di colera dell’800 si ritiene che sia arrivata dall’Asia attraverso le attività
dell’impero Britannico in India portando l’infezione in Europa e diffondendola lungo le ferrovie.
Solo negli ultimi 2 mila anni con l’espansione delle reti di trasporto della comunicazione, i contatti
stabili ripetute tra queste diverse regioni del mondo che si scatenano le grandi epidemie che noi
conosciamo tra Tifo, tubercolosi, colera ecc. quindi per certi versi le condizioni di vita della
popolazione non migliorano per migliaia di anni e quelli che sfuggono alle malattie infantili hanno
davanti anni di povertà. Le malattie che colpivano le popolazioni all’inizio di questo periodo sono
tutt’ora cause di morti importanti nei diversi paesi.
Nel libro di DEATON inizia proprio con questa trappola di malattie infettive e condizioni di vita che
intrappolano le popolazioni in una configurazione etimologica e demografica che rende
impossibile miglioramenti nelle aspettative di vita.
Nel corso di 5/600 anni, cioè a partire dal 1500 non si osservano trend particolari rispetto
all’aspettativa di vita. Negli ultimi 300 anni iniziamo ad avere qualche dato più affidabile e le
condizioni di salute non cambiano, cioè le aspettative di vita rimangono intorno ai 30/35 anni.
Nel periodo PREMODERNO le aspettative di vita rimangono molto basse, intorno ai 30/35 anni per
effetto dell’elevata mortalità infantile. In questo periodo e nella prima Modernità ci sono diverse
fonti per capire questi aspetti della vita, come i dati delle parrocchie. (1500/1800 le aspettative di
vita sono stabili), anche gli aristocratici, nobili del sistema feudale non si discostano da questo
quadro generale di aspettative di vita bassa, alto rischio di mortalità soprattutto nell’infanzia, ma
anche nel coro della vita per una serie di motivi tra cui anche le malattie contagiose.
Lo storico HAROS ha mostrato che per i nobili uno dei fattori di rischio era la dieta che era così
abbondante che diventavano grassi. HAROS ha dimostrato che intorno al 1750 qualcosa inizia a
cambiare, i nobili per la prima volta iniziano a discostarsi dalle curve di mortalità osservate dal
resto della popolazione. I ricchi migliorarono la loro condizione di vita grazie all’ILLUMINISMO(gli
uomini dovevano utilizzare di più la loro mente e far luce sulle loro conoscenze e l’approccio verso
la vita; quindi un atteggiamento nei confronti della vita, della società improntato dalla ricerca di
soluzioni crescenti).
Alla fine del 700 si sviluppano le tecniche di VEOLIZZAZIONE, che è una forma primitiva di
vaccinazione, che in epoca antica veniva utilizzata anche in Cina e India, Africa dove in caso di
alcune malattie si cercava un modo per agevolare il contagio meno traumatico per la resistenza
immunitaria. La vaiolizzazione era una tecnica per ridurre il rischio di contrarre il vaiolo
(funzionava così: si prendeva del materiale dal corpo di qualcuno che aveva già il vaiolo e poi
veniva applicato su delle graffe fatte sul braccio delle persone da vaiolizzare, in alcuni contesti
veniva fatto seccare e poi messo nel naso, se eseguita correttamente questa tecnica induceva una
forma lieve del vaiolo nel paziente) e si stima che quest’innovazione riduceva drasticamente il
rischio di morte del 30% con un calo del ½%.
Attraverso questa e una serie di altre innovazioni nel 700 inizino a migliorare le condizioni di salute
dei nobili in Europa che porterà le aspettative di vita intorno ai 40anni.
Un’altra prospettiva sull’evoluzione dei tassi di mortalità e sulle aspettative di vita viene dal lavoro
dei primi epidemiologici, dagli esponenti della medicina sociale dell’800.
Dal libro di THOMAS MACCHION “le origini delle malattie umane” che descrive la situazione in
Inghilterra nell’800, traccia i dati sulle maggiori cause di morte durante l’800, tifo, scarlattina,
tubercolosi, e traccia nel tempo l’introduzione di trattamenti medici per curare le malattie. Quindi
vuole vedere se l’introduzione di terapie mediche sia stata efficace e osserva che nell’arco dell’800
il declino del tasso di mortalità precedeva l’introduzione delle terapie . quando queste terapie poi
venivano rese accessibili a tutti non osservavano lo stesso tipo di calo, perché già la mortalità era
in declino nell’arco dell’800. Questo poi fu l’enigma che DEATON affronta nel suo libro “la grande
fuga” che spiega il momento in cui le popolazioni riescono a sfuggire a quelle trappole delle
malattie contagiose. DEATON vuole cercare di spiegare perché nell’800 cala la mortalità per
malattie contagiose e perché aumenta l’aspettativa di vita molto velocemente. Quindi abbiamo
che nel corso dell’800 una prima riduzione del tasso di mortalità e poi nel 900 un miglioramento
definitivo e generalizzato. DEATON osserva che negli ultimi decenni le aspettative di vita per gli
uomini è aumentato di un anno ogni 5 anni.
Sintesi: l’integrità della storia umana dai gruppi di cacciatori e raccoglitori che abbiamo seguito per
migliaia di anni e abbiamo osservato una condizione di stabilità dei tassi di mortalità che sono
dovuti ad una serie di rischi. E ciò non cambia con l’invenzione dell’agricoltura. Per migliaia di anni
in termini epidemiologici le popolazioni rimangono vulnerabili ad una serie di rischi per la salute a
partire dalle malattie contagiose. Soltanto a partire dal 700 che osserviamo cambiamenti notevoli,
inizialmente tra i nobili e gli aristocratici vediamo come le idee dell’illuminismo influenzano il
comportamento, gli stili di vita e le cure mediche utilizzate da questo ceto sociale successivamente
gli stessi principi vengono generalizzati e applicai alla popolazione, però con questo paradosso nel
corso dell’800 scopriamo che il tasso di mortalità scendono ancora prima dell’introduzione di cure
mediche efficaci(deaton spiega questo paradosso)

LEZ 3
PERIODO RIFERIMENTO: RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E URBANIZZAZIONE
Le condizioni di salute delle persone sono molto influenzate dalle malattie contagiose, che
colpivano i bambini, dove il taso di mortalità di questi ultimi aumentavano sempre più. Le malattie
venivano trasmesse anche dagli animali. Nella cacia e combattimenti tra bande, l’assenza di cure
era fatale, quindi non vi erano grandissime aspettative di vita.
° LONDRA : RIV INDUSTRIALE
Le condizioni di vita e i tassi di mortalità salgono sopra i livelli. Vi era assenza di fognature e le
persone morivano di malattie diverse da quelle di cui morivano le persone nelle zone rurali. Però
queste malattie erano molto più pericolose, perché si pensava che esse derivassero dalla
SPORCIZIA E DAI GERMI, anche se non esistevano ancora i microscopi si ipotizzò questa teoria:
TEORIA DEI MIASMI (qualcosa nell’aria che aggrava la salute delle persone).
In città vi era la POVERTA’ E AUTOPROVVIGIONAMENTO (es galline). Le persone usavano le ACQUE
REFLUE IN STRADA. L’intera città era una FOGNA, perché era piena di acqua nera. Più si andava
nelle zone povere più la densità era alta e più si presentava il problema delle acque nere. Nei ceti
medi dove vivevano fuori città con le ville non vi era questo problema ma pochi si potevano
permettere di vivere in quelle zone perché non vi erano collegamenti ferroviarie e metropolitane
ci si poteva andare solo a cavallo. In parte molti pensavano che questa teoria fosse vera, che se si
eliminava questo MIASMA si riduevno i casi di malattia.
LONDRA, PRIGI, NAPOLI E MILANO nelle grandi citt si pensò di creare una rete fognaria, però
costava tanto.
L’acqua veniva presa dai pozzi e dalle fontane, fiumi, mentre i ricchi prendevano l’acqua dagli
acquedotti.
LONDRA dal Tamigi
NAPOLI fontane, pozzi, mentre i ricchi e il monastero si prendeva dall’acquedotto e solo i ricchi
potevano prendere l’acqua pulita.
 Le acque reflue andavano a finire nel sottoterra per poi finire in pozzi dove bevevano i poveri.

’54 SITUAZIONE A LONDRA


Un medico JHON SNOW che abitava a SOTTO, con l’estrazione dell’acqua attraverso degli
esperimenti capi che il COLERA presente nell’acqua più precisamente nell’acqua di una fontana del
suo quartiere a BROAD STREETdavanti c’era una WORKHOUSE: ostello dove venivano rinchiusi i
poveri che venivano sfruttati con l MANODOPERA. Lungo questa strada c’erano dei palazzi dove
furono REGISTRATI i casi di COLERA. La CONCENTRAZIONE dei casi era proprio la fontana infatti
analizzò l’acqua e vide che c’era un BATTERIO. Fece chiudere la fontana e i casi di colera finirono.
A metà 500 c’erano persone che utilizzavano metodi scientifici e capirono che non era solo l’acqua
reflua che causava malattie ma anche l’acqua potabile.
Molti scienziati non credevano alla TOERIA, ma MAX VON PETTEN KOFER non ci credeva e bevve
una bottiglia piena di acqua contaminata dal colera proveniente dall’Egitto e non ebbe nessun
effetto. Molti replicarono lo stesso esperimento ma non ebbero la stessa fontana. Dopo anni si
suicidò sparandosi.
Si ebbe un miglioramento soltanto alla fine del 800 inizio 900 nelle grandi città, negli altri paesi
soltanto nel dopoguerra. SNOW, insieme ad altri scienziati pensarono a dei RISANAMENTI (es:
Napoli-Parigi), cioè crearono dei grandi varchi tra i palazzi per far circolare aria pulita per ripulire
l’aria dell’esalazione di ara puzzolente, però tutto ciò costava.
Nel 1865 ci fu la scoperta di LUIS PASTEUR che scoprì la PASTORIZZAZIONE DEL LATTE si faceva
bollire per sterilizzarlo dai batteri. La teoria dei GERMI aumentò con la sterilizzazione degli
strumenti chirurgici, ci furono le vaccinazioni a fine 900 le cure diventano importanti per ridurre la
diffusione delle malattie. A partire dalla metà del 900 le CAUSE DI MORTE sono diverse, si muore
per malattie CARDIOVASCOLARI, CANCRI E TUMORI. Si ha un miglioramento delle aspettative di
vita in Africa e Asia, si punta a un miglioramento della salute pubblica ad evitare la malattia
stessa con un’educazione sanitaria(acqua potabile, fognatura). Nel sud-est asiatico richiama un po'
quella condizione dell’800, però le misure pubbliche puntano a risolvere queste problematiche.
Lezione 4
02/03/22

L’altra lezione era basata MISURE DI SALUTE PUBBLICA e sull’assenza di cure mediche
efficaci e prima ancora di avere una teoria solida che spiegasse l’origini delle malattie, del contagio
e della diffusione malattie infettive.
Abbiamo visto che il tasso di mortalità inizia a crollare nei paesi europei a vari livelli di sviluppo
economico e in varie condizioni. Abbiamo riportato anche teorie di studiosi come DEATON e altri
che vedono nella misura pubblica una possibile spiegazione dei dati sui tassi di mortalità nel lungo
periodo, guidati da teorie dei miasmi sull’infezione derivante dalla sporcizia e dall’ acque putride…
Misure di salute pubblica come il miglioramento dell’acqua potabile, fognatura e questo ha
acconsentito di ridurre il rischio di morire di tifo e colera già a partire nel 2 metà del 800.

Questo segna l’inizio della scienza dell’epidemiologia e della medicina sociale, questo sviluppo di
questa scienza sulla salute della popolazione insieme ad una serie di sviluppi guidati
dall’illuminismo guidati dall’idea del controllo umano sul destino degli uomini e quindi una
caratteristica della modernità è che si utilizzano strumenti come la razionalità e lo studio scientifico
per cercare di individuare i rischi, le cause di morte e trovare configurazioni politiche ed interventi
efficaci.

Un contributo molto importante lo abbiamo dagli epidemiologi sociali, uno dei più importanti è
Micheal Marmot guidò lo studio di White Hall a fine anni ’70 di 17 mila persone tutti uomini
dipendenti dell’amministrazione pubblica statale in Inghilterra.
Si immagina che il rischio di malattie cardiovascolari soprattutto l’infarto, una delle principali cause
di morte. L’idea era quella di studiare questi dipendenti pubblici, anche se non fossero
rappresentativi della popolazione in generale, rivolgendo una serie di domande sul comportamento,
sull’attività fisica, sulle condizioni abitative, titolo di studi...
All’epoca si riteneva che il rischio di infarto era correlato allo stress ed esso fosse correlato con la
posizione che l’individuo aveva all’interno dell’organizzazione, immaginavano di trovare delle
differenze all’interno di quel campione in base al livello del ruolo esercitato nell’amministrazione.
Essi scoprirono che il tasso di mortalità di questi uomini era strettamente correlato con il livello di
inquadramento, i dipendenti con i livelli più bassi di inquadramento e con uno stipendio più basso,
meno autonomia avevano un rischio 4 volte + elevato di morire di infarto degli uomini del livello +
alto. Quindi la posizione sociale risultava strettamente collegata, gli investigatori furono sconvolti
da questo gradiente sociale: oltre a questa disparità sociale ad ogni passaggio di livello della
gerarchia interna corrispondeva una diminuzione del rischio di infarto.
Fenomeno graduato con dei gradini che salendo nella gerarchia sociale diminuiva il rischio di
morire di infarto.
E’ una curva che mette in relazione la posizione sociale e la condizione di salute. I ricercatori
cercavano di capire dei fattori mediatori che potessero spiegare questa relazione ovvero il
COMPORTAMENTO: controllarono se fumare o la dieta potessero spiegare queste disparità,
fecero dei prelievi analizzando il livello di colesterolo, pesarono le persone per vedere il tasso di
obesità, la pressione sanguigna e molti altri fattori.
Questi fattori spiegavano non oltre un 1/3 del gradiente, il gradiente sociale non spariva.
Negli anni successivi negli anni 80’ arriva questo stimolo alla ricerca e in quasi tutte le ricerche
successive l’esistenza di un forte gradiente sociale venne confermato, a rescindere dalla natura del
campione, del paese, si rilevò un GRADIENTE. Significa che qualcosa accumuna le persone con
quella caratteristica. Lo studio di White Hall guardarono l’inquadramento professionale il tipo di
lavoro svolto in altri studi facevano una classificazione occupazionale, a volte misuravano il reddito
oppure titolo di studio ma con tutte queste misure rimane il gradiente. Però il gradiente c’era
sempre, l’esistenza di una curva rimane a prescindere dall’aspetto e dalla stratificazione sociale
viene utilizzato. L’implicazione è che le persone che condividono una posizione sociale abbiamo
delle caratteristiche in comune e i membri dei gruppi di categorie diverse hanno differenze.
Parte la ricerca di fattori che fossero da un lato simili all’interno di queste categorie e che potessero
spiegare questa curva. Si stima che il gradiente arriva a spiegare differenze enormi nelle aspettative
di vita, ad es Marmot parla di una differenza di circa 20 anni tra gruppi + fortunati e non e l’idea
che emerge da questa osservazione e che c’è qualcosa nelle condizioni di vita quotidiana che
accumuna e differenzia in base alla posizione sociale. Avendo escluso fattori fisiologici collegati
all’esposizione al rischio ambientali: per es. i poveri potessero essere esposti al rischio ambientali,
l’inquinamento o acqua contaminata come nel 800 m questo non spiegava il gradiente, si immagina
che il reddito potesse spiegare il gradiente perché si poteva avere accesso a delle risorse, cioè un
accesso privilegiato alle cure mediche in Inghilterra il ricorso all’assistenza medica privata era
piuttosto limitato. Quindi prende forma l’ipotesi che il gradiente sociale potesse avere cause sociali,
questi fattori spiegano una piccola parte della varianza. C’è questo blocco di varianza che sembra
essere irriducibile. Questa consapevolezza stimola una nuova ondata di ricerca fine anni 80 e inizio
anni 90, il primo studio di Marmot si ha a partire di 78 e 84, inizia a sviluppare ipotesi più
specifiche sul peso di ogni fattore per es dieta, attività fisica perché la ricerca epidemiologica nasce
dalla medicina e quindi è guidata dal paradigma biomedico dall’organismo umano e delle sue
esigenze materiali cioè alla materialità della malattia e della morte. Fin dal 800 esiste una corrente
di pensiero che è sensibile ai fattori sociali ma ci vuole tempo affinchè si sviluppi questa
interpretazione del dato epidemiologico, con l’epidemiologia sociale nasce come disciplina che con
un piede nella medicina e l’altro nelle scienze sociali e cerca di capire la distribuzione disuguale
delle condizioni di salute in funzione alle condizioni della società. Marmot riassume questi fattori e
parla delle disguaglianze e inizia a mettere in primo piano la società, i virus, il colesterolo,
l’attenzione si sposta verso la società, la struttura e il modo in cui la stratificazione sociale incida
sulle persone.

Se non si ascoltano le disposizioni di misura di salute pubblica succede che vi sono queste disparità
sociali, ci si ammala perché non si fa attività fisica, il cibo fresco. Si può pensare a un nesso che non
passi per il comportamento ma di pensare a un nesso che mette in relazione direttamente
l’organismo, attraverso l’idea di sofferenza psicofisica. E’ possibile immaginare che le diverse
posizioni sociali siano accompagnate da un diverso accesso al potere, che ci sia una diversa
stratificazione del potere sociale insieme alle risorse, potere da capacità di gestire la propria vita
cioè di fare scelte. Quindi possiamo immaginare come la stratificazione influenzi le difficoltà anche
psicologiche, lo stress e la sofferenza emotiva, l’esperienza dell’isolamento, della
marginalizzazione, discriminazione e violenza, la paura di subire violenza o privazione… Ci sono
degli stati di sofferenza psicologica, dietro questi stati ci stati mentali, processi cognitivi, che sono
riconducili alla strutturazione sociale. I fattori sociali fanno leva sulla persona come essere
completo come corpo e mente. Parte la ricerca di percorsi metabolici che possano sostituire questa
scatola nera, che all’inizio non sappiamo quali sono i meccanismi osserviamo i dati, immaginiamo i
possibili meccanismi. Inizio anni 90 si hanno una serie di ricerche su questi percorsi metabolici, che
possano spiegare l’esposizione agli stress di tipo sociale ad esempio l’incertezza, insicurezza, la
paura come vengono poi elaborati dal corpo umano.
Il costo di adattamento di queste persone è molto più alto perché sono impotenti e svantaggiate
all’interno della società. Le disparità all’interno dei singoli paesi possono essere spiegate anche da
questi fattori sociali. Quindi questo ci fa capire che non si muore più soltanto di malattie infettive
come abbiamo detto nelle scorse lezioni. Si immaginava che nel 900 che i processi medici, di salute
pubblica, l’igiene, la qualità dell’aria e del cibo potessero ridurre le disuguaglianze e invece di
scomparire quelle disparità si sono ampliate e le cause di morte sono aumentate.
Negli ultimi 20 anni, si analizzano i dati dei paese per capire le origini di disparità tra i paesi e
all’interno dei paesi per capire il ruolo delle disuguaglianze, e per molto tempo si riteneva che le
cause fossero uguali nei due contesti e trovare un'unica spiegazione, cioè che i stessi fattori che
spiegano le differenze tra i paesi in termini di mortalità. Tuttavia ci sono delle contraddizioni, pero
vediamo che cosa ci mostrano i dati relativamente al rischio di mortalità, ci sono paesi come Sier
Leone e altri paesi africani dove il tasso di mortalità e peggio oggi di 100 anni fa(circa 1 quarto dei
bambini non superano i 5 anni di età) l’aspettativa di vita alla nascita supera di poco i 40 anni, ciò
vuol dire che la maggior parte delle donne avranno almeno un bambino che non sopravvivrà. La
fertilità in questi paesi è elevata con una media di 6 bambini per ogni donna, quindi con questi tassi
di mortalità e fertilità significa che buona parte della popolazione e molto giovane.
Quindi con gli anni nonostante i miglioramenti non osserviamo una diminuzione delle disparità in
termini di salute tra i paesi ricchi e poveri. All’interno dei singoli paesi nonostante gli sviluppi non
troviamo una riduzione delle disparità, allora ci troviamo davanti ad un fenomeno molto ben
strutturato che sembra ricostituirsi in ogni momento e generazione in base ad una molteplicità di
fattori, in alcuni contesti fattori materiali prevalgono mentre in altri contesti prevalgono quelli
sociali, ma quello che restano sono le disparità strutturate in base alla posizione in termini
geopolitici, geoeconomici e di stratificazione.
La conclusione e che le disuguaglianze sociali, socioeconomiche e tutto ciò che comportano che
danno struttura a questi gradienti sociali, sono queste forme costitutive della società a svolgere il
ruolo di causa fondamentale ed esprimere il loro affetto in maniera variabile nel tempo. Nel tempo i
gruppi sociali che sono più istruiti e che hanno più controllo sulle proprie condizioni di vita e di
lavoro riescono a plasmare, modificare il contesto e comportamento in maniera dinamica alle
minacce percepite o immaginate. Le persone con minore accesso alle risorse che sono costrette a
subire gli effetti delle decisioni altrui che per sopravvivere devono fare lavori stressanti che poi non
possano evitare di essere esposti ai rischi.

Lezione 5
Come misurare la salute, si tratta di un complesso concetto multidimensionale che pone delle sfide
dal punto di vista della quantificazione ed è difficile ridurre tutte quelle complessità e quelle
dimensioni diverse ad una sola misura, ad un singolo numero. Se pensiamo alla vita quotidiana
come parliamo di salute abbiamo tanti modi di parlarne, spesso pensiamo alle patologie, definizione
negativa biomedica della salute come assenza di malattia, in altri contesti usiamo piuttosto un
concetto di benessere psicofisico ad uno dice che la sua salute e le sue condizioni di salute sono
buone e spesso intende fare una valutazione complessiva di diverse sfere, dall’aspetto della salute
mentale, la salute fisica, la soddisfazione per la propria vita al grado di felicità. Nell’analisi delle
disuguaglianze di salute una misura utilizzata è quella relativa all’aspettativa di vita o il tasso di
mortalità. Una misura della salute piuttosto evidente ovvia è la vita e la morte come caratteristica di
un gruppo di una popolazione, l’incidenza della morte a una serie di vantaggi. Dal punto di vista
della misurazione l’incidenza della mortalità piuttosto semplice da definire da misurare, e molto
spesso informazioni vengono raccolte di norma sui decessi (esempio i certificati di morte). Molti
paesi riescono a quantificare la mortalità in base a una serie di caratteristiche la causa di morte
magari viene registrata sul certificato di morte, l’età dell’individuo genere e quindi è piuttosto
semplice calcolare un tasso di mortalità controllando queste caratteristiche. se il tasso di mortalità
viene espresso per una specifica causa di morte si tratta di un tasso specifico, lo stesso vale anche
dei tassi dei gruppi definiti in termini di età, maschi e femmine e quant’altro, quindi abbiamo tassi
generali e tassi specifici di mortalità. ma come viene definito? sarà evidente che il numero di
decessi in una popolazione dipenderà dalle sue caratteristiche, quali caratteristiche? L’ambiente
(Tipo pensiamo alla terra dei fuochi che causa tanti morti e malattie)e età.
Come sarà evidente il numero di decessi ? dipende da 2 fattori:
- Primo fattore grandezza della popolazione, quindi il numero di decessi dipende dal numero
di persone.
- Secondo fattore struttura demografica della popolazione
- Terzo fattore la presenza di anziani
A questo punto non si può usare solo il numero di decessi, quindi bisogna STANDARDIZZARE.
Quando standardizziamo nell’esempio del primo fattore si fa decessi diviso la popolazione e questo
ci darebbe un tasso di mortalità, ma sarebbe un tasso grezzo che non tiene conto della struttura
demografica. Come possiamo tenere conto a questo aspetto? Come possiamo confrontare due paesi,
uno che ha la struttura giovane e l’altra più anziana? Come possiamo metterli sulla stessa scala?
NOMRALIZZANDO I DATI DELLA POPOLAZIONE CON UNA CERTA STRUTTURA.
Dobbiamo in qualche modo trasformare quel numero, quel tasso libero da quel condizionamento
della struttura demografica
(il concetto di normalizzare ci fa pensare ad un tasso che esprima la mortalità che sarebbe stata
osservata se la struttura demografica fosse nella norma. l’idea di standardizzazione ha implicazioni
analoghe, riportiamo ad uno standard esprimiamo il tasso di mortalità rispetto ad uno standard )
Ipotizziamo una popolazione standard, una certa percentuale di anziani, mezza età, giovani e
bambini, questo standard è sempre un po’ arbitrario, però potremmo immaginare uno standard
vicino la media della regione in questione. Immaginiamo uno standard che esprima più o meno qual
è la distribuzione media in termini di età nei paesi europei, a questo punto dobbiamo trasformare
statisticamente le nostre popolazioni specifiche in popolazioni che rispettino quello standard, di
solito si divide in fasce di età la popolazione scegliendo intervalli piccoli tipo di 5 anni e stratificata
in età, poi si vede quante persone rientrano in quel periodo in questione e a quale fascia di età
appartengono al momento della morte. Ora abbiamo tutti i decessi per tutte le categorie e dobbiamo
applicare una trasformazione in modo tale che il peso di tutte le categorie demografiche sia uguale,
quindi in linea con il nostro standard. Come? Dobbiamo PONDERARE, se nella nostra popolazione
gli anziani sono il 20%, nella popolazione standard sono il 10% del totale, la nostra osservazione
deve essere ponderata per 0,5, e come se il decesso tra gli anziani e il nostro gruppo valesse meta in
quanto abbiamo il doppio, e quindi applicare un peso. Però per fare il confronto con altre
popolazioni dobbiamo ponderare, dobbiamo ridurre l’influenza di quella fascia di età in modo che
sia in linea con la nostra popolazione standard di riferimento. Quindi dividiamo e otterremo il
numero di decessi che avremmo osservato. Una volta aggiustato tutto per rispecchiare la
popolazione standard possiamo mettere di nuovo insieme tutti i dati. Ora possiamo esprimere il
numero di decessi come una percentuale della popolazione ma avendo ponderato/standardizzato,
questo si chiama TASSO STANDARDIZZATO DI MORTALITA’, che è un numero che ci dice
quante persone sarebbero morte in quel periodo di tempo, in quell’anno se la popolazione avesse
una struttura standard, quindi controlla per deviazione una struttura demografica prevedibile
standardizzata.
Il tasso standardizzato di mortalità può essere specifico o generale. È LA PRIMA MISURA
UTILIZZATA

Un’altra misura che utilizza le stesse informazioni e calcolo è ‘ASPETTATIVA DI VITA, quindi
quanto ci aspettiamo in un determinato contesto che un neonato possa sperare di vivere, quanti anni
ci aspettiamo che un neonato vivrà. Come si calcola l’aspettativa di vita? La prima cose e vedere le
caratteristiche della popolazione e costruire una tavola di mortalità (una curva) che ci consente di
visualizzare una funzione di sopravvivenza.
Se calcoliamo l’aspettativa di vita alla nascita ciò vuol dire che peserà molto la mortalità tra i
bambini.
L’aspett di vita è una media (che se troppo bassa vuol dire che ci sono molti decessi tra i bambini),
una misura sintetica che prende in considerazione tutti i dati di persone che muoiono a 10-30-40 ecc
anni. L’effetto che questo elevato tasso di mortalità infantile avrà sul calcolo dell’aspettativa di
vita, sarà maggiore dell’effetto che si osserva se le persone muoiono a 60 anni invece che 70.
Quindi l’aspettativa prende in considerazione tutti queste informazioni sulla mortalità in diversi
momenti della vita guardando la popolazione attuale. dopo si utilizzano queste informazioni
attraverso l’operazione di ponderazione per calcolare il tasso, calcolando questo tasso i morti
infantili pesano parecchio.
- È stato fatto uno studio (linea di regressione con punti perfettamente lineari) su diversi paesi
negli ultimi 150 anni per vedere ogni anno chi ha l’aspettativa di vita più alto (Svezia nel 1940 pari
a 45 anni, Nella seconda metà dell’800 prevale la Norvegia, subentra poi la Nuova Zelanda che per
60 anni risulta il paese con l’asp di vita più elevata. La linea dal 1890 fino al 1940 e diritta e l’aspe
di vita in Nuova Zelanda passa da 56 a 66 anni, torna poi ad essere la Norvegia con l’aspe di vita
più alto, poi nel 1980 prevale per 20 anni il Giappone arrivano sopra gli 85 anni ). Quindi rispetto a
150 anni prima abbiamo un aumento di 40 anni in termini di aspett di vita.
Se ci fossero dei limiti biologici per cui le persone non possano vivere più di 100 anni allora l’asp
sale fino a decrescere ad un certo punto, perché non può sforare il tetto dei 100.
L’asp di vita è sensibile soprattutto alla mortalità infantile, perché nell’operazione di ponderazione
le morti precoci hanno un peso particolare, perché se facciamo una media tra 0 e 100 esce 50
mentre tra 90 e 100 esce 95, quindi i valori molto bassi pesano di più di quelli elevati.
La mortalità infantile non è un prodotto di ponderazione, ma il numero tot di decessi dei bambini
fino ad un anno di età. (quindi nell’arco di un anno raccogliamo le info su tutti i bambini che sono
vivi e morti entro il primo anno e tracciamo i dati per i diversi periodi storici. Le regioni più ricche
sono Nord America, Australia,Giappone, Asia e Africa. Quello che notiamo che a partire dal
dopoguerra vediamo che la mortalità infantile e elevata in tutti i paesi, soprattutto nei paesi più
poveri da 60 su 1000 si e ridotto di 2\3.
Quindi dal periodo 70-75 il tasso è crollato a 20 da 60 e continua a scendere e per altri 20 anni
arriva a 10 nel 90\95. Alla fine del 2008 il tasso e tendente allo 0. Secondo dato che colpisce è che il
ventaglio si riduce e non rimangono inalterate le disparità tra africa e i paesi più sviluppati, ma nel
1950 la differenza è pari a una differenza di tre tra 60 e 180 in termini di mortalità infantile. Alla
fine del periodo e crollato a 40 il tasso in africa, quindi quello che era la differenza di 120 si è
ridotto a 30. Nel 2010 è 80 a 5 quindi un 70\75 punti di differenza e quindi si va a una convergenza.
Il ragionamento di DEATON su come le conoscenze impattano sulle condizioni di vita dell’intero
mondo, che nonostante la povertà comunque scende il tasso di mortalità infantile e aumenta l’asp di
vita, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale).

Esistono altre misure per analizzare le condizioni di salute, ad esempio il CONCETTO DI ANNI DI
VITA PERSI, cioè quanti anni di vita sono stati persi prima di una certa soglia di età, è una soglia di
mortalità (precoce) meno sensibile alla mortalità infantile.
Un'altra misura e l’asp o speranza di vita senza disabilità entro i 65 anni, che invece di prendere in
considerazione la morte si prendono in considerazione le disabilità croniche. Quindi quanto si
aspettano di vivere senza problemi cronici.
Altre misure non legate alla morte potrebbe essere l’altezza.
Un altro modo per pensare alle condizioni di salute è il benessere, che concepiscono la salute in
termini più soggettivi.

Lezione 6
Oggi parliamo di un tema che sembra storico, ma molto attuale cioè DISASTRI, CATASTROFI e
L’IMPATTO SULLE CONDIZIONI DI SALUTE DELLA POPOLAZIONE. (si basa sul libro di
maich devis che si intitola olocausti caldo vittoriani). Devis inizia con delle osservazioni generali
prendendo dei libri di storia che analizzano l’800 che racconta la storia delle diverse regioni
dall’India, Cina ecc, e nota questo silenzio sull’ultima parte di secolo che è contrassegnato da
catastrofi di origine naturale, che sono il prodotto non solo della siccità e quindi della carenza di
precipitazione, ma anche dell’organizzazione sociale ed economica. Quindi la sua tesi e che
l’impatto degli eventi naturali dipende dall’organizzazione sociale e dall’economia. Quindi stiamo
ragionando di nuovo sul fatto di come i fattori sociali influenzano la distribuzione del rischio, che
diventa una questione di vita e di morte in presenza di perturbazioni molto forti nell’assetto
produttivo dell’economia.
MONSONI precipitazioni pesanti che si verificano durante la stagione delle piogge, hanno un
carattere stagionale e prevedibile tipico dei paesi tropicali. I monsoni sono regolati da sistemi
naturali che si chiama ENSO (stiamo parlando dell’ELNIGNO, fase secca; laligna, acqua
abbondante) quindi è un’oscillazione che è regolata da zone di bassa pressione concentrate
sull’oceano Pacifico ma si spostano nel tempo. Questi sistemi si formano grazie al riscaldamento
dell’acqua nell’oceano che con l’aiuto del vento si sposta da una parte all’altra influenzando il vento
e le precipitazioni. Quest’oscillazione durano circa 7 anni, quindi è un ciclo lungo in cui si spostano
questi sistemi climatici sull’oceano influenzando il clima e modificando le piogge soprattutto nelle
aree tropicali. Questo ciclo è un fatto di vita nei paesi tropicali che hanno sviluppato nei secoli
forme di protezioni contro il rischio idrico, e consapevoli del rischio siccità si svilupparono
meccanismi di autodifesa che consentivano alla popolazione di sopravvivere per un anno intero nel
caso le piogge svanissero. QUESTO è IL PRIMO ELEMENTO DELLA TESI DI DEVIS: dice che
nell’800 in India in Cina e Brasile e altri paesi si ha una rapida trasformazione della società,
conseguente a quel processo di rintegrazione del mercato globale (società agricola, dello sviluppo di
sistemi regionali, che avevano una propria autonomia, ad un certo punto entrano in contatto e
stabiliscono rapporti stabili di commercio). Nell’800 questo sistema si espande molto rapidamente e
determina una corsa ad accaparrarsi territori che potessero fornire materie prime. Quindi il
colonialismo prende forma nell’800 conseguenti a questi processi, trasformando il rapporto tra le
diverse regioni del mondo, creando cosi un commercio internazionale, soprattutto per le materie
agricole. Questa rappresenta una grande trasformazione nell’ECOLOGIA GEOPOLITICA, come
dice Devis, soprattutto nelle zone tropicali che producevano grandi parti del fabbisogno, in termini
di cibo. DEVIS dice anche che l’impatto degli eventi naturali dipende dall’organizzazione sociale, e
intende che nell’800 vengono inseriti nell’economia mondiale zone a vocazione agricola, ancora
sotto il dominio di un ceto dominante di tipo feudale, che viene assimilato all’interno delle strutture
del colonialismo occidentale.
DOMINIO COLONIALE che è un dominio di tipo militare che si intreccia con l’organizzazione
della società feudale, allo stesso tempo è una forma moderna del potere, perché motivata da
un’economia sempre più capitalistica e industrializzata.

Queste trasformazioni, dice Devis, minano e distruggono quei meccanismi di adattamento


dell’imprevedibilità del clima nei paesi in questione, che all’inizio erano paesi ricchi.
La siccità che arriva nel 76, poi nel 87, con intervalli intorno ai 10 anni nell’ultimo quarto di secolo
non è una siccità normale non coincide con la normale oscillazione del fenomeno di ALVIGNO, ma
è di proporzioni bibliche. in queste tre ondate di siccità i monsoni fallirono, non per un singolo
anno, ma per due tre anni di seguito. Questo è stato poi raccontato da dei viaggiatori che Devis
racconta nel libro.
Devis racconta molto nel dettaglio la questione siccità, infatti dice che il primo effetto(aumento dei
prezzi) di qualsiasi perturbazione, come la siccità, come succede in qualsiasi altra perturbazione,
come per esempio le guerre (l’invasione dell’Ucraina cosa succede a livello mondiale? Si ha un
crollo della borsa e un aumento dei prezzi delle materie prime, stesso risultato avuto nel 1875/76 nel
primo anno di siccità, cioè i mercanti iniziano a speculare sui prezzi).
Con il capitalismo l’economia morale viene sostituita dalla stessa economia capitalistica che è
regolata in base ai principi del libero mercato. I sovraintendenti dicevano che non si poteva
interferire con il mercato libero, la libertà del mercato è il principio sacrosanto che riguarda non
solo il funzionamento dell’economia, ma anche un valore morale e citavano ADAM SMITH, che
alla fine del 700, nel contesto della carestia del Bengala, affermò che la carestia è sempre causata
dal tentativo di un governo di intervenire per porre rimedio alla peluria, il governo quando
interviene per cercale di salvare le vite, migliorare il benessere delle popolazioni commette un male,
quindi quella stessa carestia viene trasformata in un prodotto dell’amministrazione statale
dell’economia, bisogna togliere di mezzo il governo e lasciare al mercato il lavoro delle
distribuzione delle risorse e il mercato sarà ottimale. Quindi per definizione non può esistere la
carestia, perché il mercato fa in modo che la distribuzione del cibo sia ottimale, cioè se qualcuno
patisce la fame è colpa sua.
Tra il 77/78 i mercanti esportarono in Europa 6 milioni e mezzo di quintali inglesi, quindi stiamo
parlando più di 3 milioni di quintali di frumento. Piuttosto di alleviare la fame continuarono ad
esportare su vagoni ferroviari difesi da soldati armati indiani per difenderlo dai contadini affamati,
inoltre anche gli animali pativano la fame, infatti descrive piccioni grassi perché mangiavano grano
dal vagone. Questo modello era stato già sperimentato 30anni prima nel contesto della grande
carestia irlandese, dove a fallire non furono i monsoni ma il raccolto della patata, poiché c’era una
malattia delle piante di patate. Anche in questo caso appellandosi alle leggi del mercato libero i
latifondisti inglesi continuarono ad esportare prodotti agricoli, frumento, grano dall’Irlanda
all’Inghilterra dichiarando, difronte alle scene di peluria e carestia, che è soltanto colpa loro e non è
attribuibile al mercato. Quindi c’era l’idea che creare un rapporto di dipendenza il popolo delle
colonie potessero aspettarsi di essere assistiti dalla potenza coloniale, ma ciò non avrebbe creato un
danno non solo all’impero ma anche agli stessi popoli che sarebbero stati trasformati in una massa
di oziosi indigenti. Questo modello comporta l’estrema indifferenza del potere coloniale inglese
davanti alla carestia.
Nel 77 fallirono di nuovo i monsoni, non arrivano le piogge, quindi niente cibo e terreni coltivabili.
Dopo la siccità arrivano le piaghe delle cavallette che coprono tutto il terreno soprattutto in India e
Cina. In Cina con il secondo anno di siccità, i contadini abbattono le loro capanne per vendere il
legno, mangiano le foglie dei tetti fino a vendere i propri figli e a mangiarsi tra di loro.
Tra il 77/81 il Marocco viene colpita dalla peggiore crisi di siccità e colpisce ancora una volta la
classe contadina, gia in ginocchio per l’aumento dei prezzi dei prodotti e crolla la domanda per la
lana e altri prodotti. Devis descrive un altro meccanismo, ovvero un enorme distribuzione della
ricchezza.
Quindi la carestia è una forma di ridistribuzione di lotta di classe che vede una parte della società
arricchirsi, e la parte più debole morire di fame.
Devis dice che la siccità è solo una piccola parte del quadro complessivo della perturbazione, gli
altri elementi sono in primis l’organizzazione sociale dell’accesso alle risorse, il secondo elemento
riguarda le malattie e il terzo elemento riguarda tutti gli effetti a cascata che la siccità provoca
riguardo il funzionamento della società e il rapporto con l’ambiente naturale. Con la carestia i
contadini lasciano le campagne in cerca di cibo affollando i quartieri più poveri delle città e le
stazioni creando dei veri e propri campi profughi, dove gli indigenti chiedevano al governo
un’assistenza e nel frattempo divampano le malattie contagiose come: tifo, colera e nel 1886 arriva
anche la peste bubbonica.
L’infermiere ESFON STAINTEGHEL ha fatto numerose campagne la FANTASMAGORIA
URBANA DI CONDIZIONI PATOGENE, dove i cittadini europei erano compatti nel rifiutare di
pagare le tasse e finanziare nuovi progetti che avrebbe portato acqua corrente e fogne. Quindi per
lui bisognava implementare quelle riforme che erano in corso nella metropoli; quindi, portare acqua
pulita e fognatura e dare un minimo di sopravvivenza ai cittadini che stavano morendo di fame, ma
nelle condizioni politiche ed economiche che caratterizzavano le colonie queste opere non venivano
implementate, perché lo scopo principale fu quello di estrarre la maggior quantità possibile di
risorse dalle colonie per alimentare lo sviluppo nella metropoli.
Nel periodo 99-1900 ci fu un aumento di morte infantile sempre a causa di siccità e fame.
Quindi l’insieme di tutti questi meccanismi che vanno dall’aumento dei prezzi, la perturbazione
degli ecosistemi con lo squilibrio di predatori e insetti, il fallimento del raccolto, poi descrive cosa
succede quando arrivano finalmente le piogge e le alluvioni i contadini indeboliti vengono di nuovo
abbandonati a sé stessi, e con l’arrivo delle piogge si ha un’invasione delle zanzare. Tutto ciò,
quindi ruota intorno all’ambiente e all’organizzazione sociale. Inoltre, un aiuto delle popolazioni
vicine avrebbe almeno diminuito un po' la carestia.
Quindi, in presenza di un cambiamento climatico in un periodo attuale, ci fa capire quale possono
essere le conseguenze a cascata per la salute e il benessere della popolazione, perché si innescano
una serie di processi che comprendono cambiamenti: aumento di prezzo, impoverimento, grandi
immigrazioni, uno squilibrio nel rapporto tra umani, animali e impone una riflessione sul ruolo
dell’organizzazione sociale anche come fattore protettivo. In tutto ciò a pagare il prezzo più alto
sono sempre le persone più povere.
Lezione 7
GRANDE CARESTIA CINESE: MAO ZEDONG
La più famosa grande carestia fu quella Cinese del 1958-61. Il principale fattore che contribuì alla
carestia fu la politica del GRANDE BALZO IN AVANTI(GLF). La carestia cinese e particolarmente
problematica perché all’epoca occultata delle autorità, e dati più affidabili sono emersi solo 30
anni dopo nel contesto della transizione, elaborazione di una nuova strategia con DEO SCAPING,
diciamo la critica rispetto al periodo Maurista, dove vengono strumentalizzati e pubblicati dei dati
di quel periodo. Quello che sappiamo e che dopo la nascita del PRC, cioè la presa di potere da
parte dei comunisti alla fine degli anni 40, seguono 10 anni di costruzione del socialismo, l’unico
paese in Cina come nell’Unione Sovietica. In questi primi 10 anni sono tanti i contatti e la
collaborazione tra l’Unione Sovietica, economicamente e industrialmente più avanzata, e arriva in
Cina a consulenti tecnici russi per assistere il partito comunista cinese per creare le basi del
sistema economico dell’apparato produttivo del paese. Alla sua nascita questo sistema\regime
eredita un paese disastrato da circa 100 anni di guerra, carestia, epidemia, l’aspettativa di vita e
bassa intorno ai 40 anni, come in Europa nell’800, la maggior parte della popolazione vive in aree
agricole e si ha la stessa produzione del resto del mondo, cioè con piccoli terreni e altri confiscati
ai grandi proprietari venivano redistribuiti in seguito alla presa di potere dei comunisti, ma con
organizzazione a villaggio, cioè piccoli produttori di contadini che producono una varietà di
coltivazioni. Il 90% della popolazione è analfabeta e quasi tutti contadini, le aree urbane sono
inalterate rispetto al periodo precedente, hanno una forte caratterizzazione precapitalistica con
una piccola produzione artigianale e forme di povertà.
La Cina per un sistema mondo che aveva nei secoli una sua autonomia e che all’inizio del
capitalismo aveva un livello di sviluppo maggiore rispetto all’Europa, quindi un paese molto
popolosa con più di 660\670 milioni di abitanti, che vivono con una produzione agricola scarsa.
Questa strategia elaborata da MAO, sulla base dell’esperienza dell’Unione Sovietica ma in un
contesto di autarchia, perché intorno al 58 si rompono le relazioni e i tecnici sovietici partono e
portano con se i progetti e disegni di nuove fabbriche, quartieri e costruzioni lasciando la Cina ad
elaborare una propria strada. A differenza dell’Unione Sovietica, il comunismo cinese ha una più
forte connotazione agricola e contadina, dove Mao però aveva una fiducia limitata nella capacità
dei contadini di ricostruire\ricreare il mondo, ma a partire dalla popolazione rurale che MAO
costruisce il suo progetto per un rapido sviluppo industriale nel suo paese e promettendo che in 15
anni, con tre piani strategici quinquennali, di superare la produzione industriale di tutta la Gran
Bretagna. Quindi si tratta di una strategia che mira a tirare su un paese poco istruito, distrutto da
guerre e dominazione coloniale e ripetute carestie. Il grande balzo è quello di concentrare in pochi
anni una serie di passaggi che in altri paesi hanno richiesto decenni. Quindi è un processo di
sviluppo concentrato, in termini temporali, per consentire in un solo balzo di raggiungere i paesi
più avanzati, attraverso il controllo centralizzato, uno sforzo collettivo guidato dallo stato, ma con
il coinvolgimento attivo dei contadini immaginati come uno strato rivoluzionario capaci per forza
di volontà di grandi gesti e azioni.
Prima della strategia, in quei 10 anni la Cina compie una serie di riforme, investe pesantemente
sulle condizioni di vita della popolazione, investe in misure di salute pubblica, (fertilità elevata con
una media di circa 6 bambini). Quindi la Cina investe collettivamente infrastruttura con lo scopo di
migliorare le condizioni di salute della popolazione imitando gli sforzi fatti nell’800 nell’occidente,
quindi attraverso tutte quelle misure finalizzate ad assicurare acqua potabile, pulita , sistemi di
fognatura, medicina preventiva, controlli ecc., tutto finalizzato al paese rurale e non alla bonifica di
slam urbani.
QUINDI IL GRANDE BALZO HA I PIEDI NEI CAMPI E LA TESTA NELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE
PESANTE, DI ACCIAIERIE E MINIERE, CHE MIRA A SVILUPPARE LA EVI ENDRIUS, PER LA
PRODUZIONE DI MACCHINE, FERROVIE,NAVI E ARMAMENTI, ANCHE A FINI IDEOLOGICI E
propagandistici, la Cina comunista doveva dimostrare al mondo di avere un’organizzazione
superiore agli altri paesi, perché il socialismo di un paese è anche una forma di inserimento
nell’economia globale e di competizione con altri blocchi e paesi, che costituiscono delle minacce
anche sul piano militare. In questi anni il tasso di mortalità infantile crolla molto rapidamente e tra
il 48 e 70 scende dal 30% al 5 % e l’aspettativa di vita aumenta di 1 anno ogni anno. Questa è la
fase precedente di trasformazione del paese rurale, che comprime in pochi anni l’urbanizzazione
vissuta in Europa nell’arco di quei 100 anni.
LA STRATEGIA CONSISTE trovandosi senza risorse esterne la Cina deve trovare le risorse per
mantenere per mantenere una popolazione urbana e per costruire le fabbriche di grandi
dimensioni per competere con le grandi fabbriche di acciaieria e grandi complessi industriali
presenti in Germania, Giappone e Stati Uniti. Per trovare queste risorse ha una sola base,
l’economia agricola, e quindi deve produrre di più, perché i contadini non devono solo sostenere
se stessi ma anche per milioni di nuovi operai e produrre anche grandi quantità di prodotti agricoli
da vendere, quindi coltivare più grano per poi ricevere in cambio oro o moneta.
Di fronte ad un organizzazione frammentata di produzione agricola, MAO propone una
collettivizzazione dell’agricoltura, il primo passaggio in questo processo è quello di proporre ai
contadini di formare piccoli gruppi che univano 10\15 famiglie, dove ognuno conservava la
proprietà dei propri animali e attrezzi. Poi in una fase successiva, queste unità produttive venivano
invitate a consorziarsi creando unità più grandi coinvolgendo fino a 100\150 famiglie, con lo scopo
poi di condividere macchinari e strumenti di produzione e di unire i terreni e renderli adeguati alla
produzione meccanizzata e di acquistare in consorzio poi trattori e strumenti più efficaci per
aumentare la produttività agricola. Queste iniziative, forme di collaborazione, vengono colte bene
dai contadini.
Con il GRANDE BALZO, invece, viene proposto un ulteriore fase di collettivizzazione
dell’agricoltura, ossia il superamento definitivo della proprietà individuale per confluire tutti in
grandi organizzazioni comunali, organizzazioni di produzione agricola con migliaia di soci. MAO fu
in grado di mobilitare uno strato di contadini e trasformarli in rivoluzionari e pionieri di questo
percorso di costruzione del comunismo, e quindi contava su una base di appoggio molto estesa
nelle aree rurali. Con questi miglioramenti lo stato investe su canali di irrigazione, lavori strutturali
e lo stato dice ai contadini di organizzarsi per fare agricoltura estensiva con macchinari e strumenti
più adatti utilizzando i fertilizzanti artificiali, oltre a concimi e con interventi strutturali, quindi la
costruzione di terrazzamenti utilizzando il cemento e quindi migliorare l’infrastruttura, inoltre
proponeva di istituire forme di organizzazione della riproduzione biologica e sociali su basi
collettive , e i contadini non sarebbero più tornati a casa per nutrirsi ma utilizzavano cucine
campestri dove tutti si nutrivano. Per permettere questo furono anche istituiti degli asili coordinati
da questo distretto agricolo, in modo da consentire di lavorare interrottamente nei campi. In un
contesto agricolo MAO immagina una produzione decentrata di cemento e fertilizzanti come una
forma di propria industrializzazione nelle stesse aree. La Cina nel corso dell’ultimo secolo aveva
resistito alla costruzione di ferrovie e strade più grandi, perché temeva che attraverso la rete
ferroviaria l’idea dei colonialismi sarebbero penetrati più profondamente nel paese, quindi era
rimasto un paese isolato con una rete di trasporti piu tipica di un paese feudale, quindi sarebbe
stato più difficoltoso distribuire questi prodotti industriali, allora MAO immaginò che i contadini
potessero lavorare un po’ nei campi e un po’ nelle fabbrichette rurali per la produzione di calcio e
cemento e fertilizzanti. Il fervore della produzione del ferro mise i contadini sotto pressione perché
trovassero ferro, da chiodi, strumenti agricoli portandoli tutti alla mini acciaieria del villaggio per
poi costruire delle fornaci utilizzando del legno, quindi creare lingotti di ferro utilizzando oggetti di
bassa qualità e si stima che il 10% delle foreste cinesi furono tagliati per alimentare queste fornaci,
ciò non portò a gran risultati, ma una buona iniziativa negli anni successivi. Quindi l’idea dello
stato era quello di aumentare la produzione, infatti si stimò una triplicazione della produzione
agricola nell’arco di pochi anni per consentire attraverso la tassazione, quindi lo stato si prendeva
una parte della produzione e la vendeva per poter finanziare uno sforzo industriale concentrato.
Questa importante riorganizzazione dell’agricoltura incontrò delle difficoltà:
- Le ambizioni eccessive a livello strategico, quegli aumenti della produzione non furono mai
realizzati, ne potevamo essere realizzati, anche perché nella nuova organizzazione collettiva ci
furono parecchie inefficienze. L’istituzione dei collettivi, delle cucine comunali fu accompagnata da
un calo dell’impegno lavorativo, un rapido aumento nel consumo e nello spreco. Queste cucine
furono molto famose perché i contadini potevano fare delle grandi mangiate e si mangiava di più
ma veniva sprecata molta roba. Il 58 fu un anno di grandi raccolti e i contadini lo ricordarono come
l’anno di abbondanza, sazietà e quindi aveva poca importanza se si sprecava cibo.
- È insito nello stesso fervore comunista a livello locale. Gli attivisti e gli ufficiali a livello locale
facevano la concorrenza per promettere più aumenti nella produzione; quindi, promettevano allo
stato di raddoppiare la produzione e creando dalla parte dello stato un’aspettativa falsata e
cacciandosi in difficoltà a livello locale. Quando non riuscì a fare quella produzione si falsificavano i
dati (spostando piante e facendo credere in un’abbondanza di raccolto) e arrivarono al punto che
alcuni distretti rimasero anche senza cibo.
- Grossi problemi a livello climatico. Tra il 59 e il 61 ci sono grosse perturbazioni che portano
inondazioni nelle province meridionali, siccità nelle province settentrionali e una riduzione del 16%
nella resia dell’agricoltura. Quindi la produzione in realtà è in calo anche per la riorganizzazione\
disorganizzazione delle attività agricole, le difficoltà nel procurarsi le materie prime, perché tutto
questo fa si che il cibo inizia a scarseggiare già dall’inizio del 59. Entro l’estate del 59 le carenze
sono acute e a causa delle politiche del grande balzo il cibo viene già redistribuito su scala nazionale
e quindi le carenze di cibo non si traducono in aumento di prezzo, ma si traducono in carenza
generalizzata di cibo. Solo a fine 59 si inizia a capire le dimensioni del disastro, si inizia a capire che
il cibo manca, va a pezzi la solidarietà locale, inizia la caccia ai responsabili, gli ufficiali vengono
accusati di aver nascosto il grano, loro accusano i contadini, la produzione è bassa, il cibo viene
rubato nei campi. Entro la fine del 59 la gente sta morendo, c’è una carestia su scala nazionale nel
paese più popoloso del mondo. Le stesse condizioni permangono per altri due anni nonostante
delle correzioni di rotta da parte dell’amministrazione, che comporta una mortalità spaventosa;
infatti, si stima che siano morti decine di milioni di persone che lo renderebbe la carestia più grave
di tutta la storia (ma molta incertezza su questi dati).

Quindi le condizioni di vita, la possibilità dei contadini di sopravvivere furono compromessi da


questo insieme di fattori, LA TEMPESTA PERFETTA, che producono un effetto che è molto
maggiore rispetto alla somma della Cina. Le cifre citate sono più di 30 milioni di morti e un
deficit in termini di nascita pari quasi alla stessa cifra e a causa della carestia nascono meno
bambini e la fertilità cala del 50%. Questo fenomeno in diverse altre carestie, ad esempio c’è
l’esperienza della CARESTIA OLANDESE, dove alla fine della Seconda guerra mondiale, l’Olanda
viene privata dei mezzi di sussistenza a causa dell’occupazione nazista e per più di un anno
subisce gli effetti di una carestia che fece molte vittime e determinò una serie di conseguenze,
dove la fertilità calò circa del 50%.
Molti altri fenomeni sono collegati con questa esperienza che sono stati studiati da alcuni
ricercatori cinesi negli ultimi anni, cioè di indagare sugli effetti duraturi dell’esposizione a fame
e carestia in età infantile, giovanile e in utero. Quindi ci furono degli studi su che cosa succede
quando la mamma non ha un consumo sufficiente di calorie durante la gravidanza; quali sono
le conseguenze per il bambino. Anche l’esperienza olandese è stata studiata con le stesse
tecniche. E nel caso olandese hanno rilevato un rischio maggiore in età adulta di una serie di
malattie croniche a partire dal diabete, malattie cardiovascolari e schizofrenia che i medici
collegano agli effetti di carenza di calorie durante le fasi critiche del sistema nervoso; anche
negli studi contemporanei la schizofrenia ha un marcato gradiente sociale, soprattutto nei
poveri. Nel caso olandese riscontrarono anche un altro fenomeno, che i bambini potevano
nascere con un peso entro la norma, ma con difficoltà di salute che si manifestano a distanza di
tempo e anche disabilità rispetto alle funzioni cognitive. E gli studi mostrano, anche con dati
cinesi, che i membri di questa corte hanno avuto titoli di studio inferiore, guadagni inferiori e
una probabilità maggiore di essere disoccupati e di non sposarsi, e in età di vecchiaia di declino
cognitivo. Quindi sappiamo che questi effetti sono più tosto marcati, e per alcune patologie
l’aumento e del 20\30 % una probabilità di un impedimento verbale e del 20 %, impedimento
celebrale più del 20 % e una serie di altri effetti duraturi che in alcuni casi si manifestano a
distanza di tempo. Anche perché c’è il paradosso che i bambini della corte e della carestia
spesso hanno un tasso di mortalità inferiore rispetto agli anni precedenti alla carestia, per un
EFFETTO DI SELEZIONE, l’ambiente è particolarmente ostile e quindi i bambini che nascono
sono particolarmente resilienti e forti. E qui troviamo il paradosso del CROSS OVER, dove tassi
artificialmente bassi di mortalità aumentano a distanza di tempo fino ad incontrarsi. Tuttavia,
in pochi anni si riprende quella curva in discesa di mortalità infantile, giovanile e adulta e
vengono cambiati le organizzazioni dell’agricoltura.
Questa evidenza il ruolo sociale rispetto alla gestione\resilienza nei confronti delle catastrofi,
così come il colonialismo aveva indebolito le popolazioni africane e asiatiche alla fine dell’800,
in Cina l’intervento dello stato crea artificialmente la carestia; un osservatore ha detto che
prima le carestie erano causate nel 70\80 % da fattori ambientali e climatici. Dopo l’avvento
del colonialismo le carestie sono da attribuire nel 70\80 % a fattori artificiali.

LEZIONE 8

RISCHIO EPIDEMIOLOGICO E LA SUA DISTRIBUZIONE NEI PAESI:


questo rischio è strettamente collegato al grado di sviluppo, quindi la ricchezza dei paesi. A bassi
livelli di sviluppo, dove il reddito pro-capite è particolarmente basso le condizioni di salute
dipendono ancora dall’accesso alla nutrizione, infatti ci sono molti paesi ancora che i bambini e
neonati (10 % muoiono entro il 5 anno) non muoiono per malattie esotiche o per nuove malattie,
ma per infezioni intestinali, respiratorie e malattie endemiche, come la malaria, diarrea,
tubercolosi, morbillo ecc.; quindi le cause più importanti di mortalità nei paesi in questione sono
collegate strettamente alle condizioni economiche e sociali e per l’assenza di misure di
prevenzione e sanitari. Quindi in alcuni paesi il reddito è molto importante, perché per avere
acqua pulita, una dieta migliore, misure sanitarie ci vogliono i soldi, è in qualche modo la base
materiale delle disparità di salute. Nei paesi più ricchi è meno evidente come affrontare le
condizioni di salute, come migliorare le aspettative di vita, perché e meno ovvio come i soldi
possano ridurre la mortalità a causa del cancro o delle malattie cardiovascolari. Quindi la ricerca
continua ad affrontare questi temi, e quindi la sfida e capire come questi meccanismi nei paesi
poco avanzati continuano ad influenzare le condizioni di salute.
DAL GRAFICO (relazione tra reddito pro capite e aspettativa di vita): dove c’è una correlazione tra i
due in quanto la linea e molto diritta; si nota che i paesi più poveri (Repubblica del Congo, Sier
Leone in basso a sx) tendono ad avere un’aspettativa più bassa rispetto ai paesi più ricchi
(Giappone e Stati Uniti in alto a dx).
Tipo, per esempio, gli Stati Uniti hanno un’aspettativa di vita piuttosto bassa paragonata al
reddito. Come si possono spiegare queste disparità? I ricercatori suggeriscono dei fattori di tipo
socio culturale che aiutano a spiegare questa dispersione dei paesi rispetto alla media.
- 1° fattore è la DISUGUAGLIANZA INTERNA: quindi nei paesi dove sono maggiori le disuguaglianze
più bassa è l’aspettativa di vita, come Stati Uniti, Russia, soprattutto il Sud Africa(rimangono
disuguaglianze in base al partaid) (sopra la linea i paesi hanno una disuguaglianza inferiore e la
coesione sociale è superiore, tipo Costa Rica)
- 2° fattore è il CONFRLITTO PER CAUSE DIRETTE E INDIRETTE: dove impediscono allo stato di
svolgere il ruolo della prevenzione, rendendo difficile l’accesso ai servizi sanitari, impoverisce le
persone e aumenta l’insicurezza alimentare.

Il grafico è servito per sottolineare che ci sono tuttora delle forti disparità tra paesi, una serie di
fattori che incidono sulle condizioni di salute ad ogni livello di benessere economico, per esempio,
Cile e Costa Rica hanno un’aspettativa di vita simile agli Stati Uniti pur avendo un reddito pro-
capite più basso.

Era interessante calcolare ripetutamente questa curva, che è stato studiato da PRESTON,
epidemiologo ricercatore, che fu il primo ad individuare un fenomeno particolare, cioè che i paesi
nel tempo non si spostano semplicemente lungo quella linea, ma una loro evoluzione provoca uno
spostamento della linea. Questo fenomeno viene spiegato da DEATON e altri attraverso l’idea di
miglioramenti delle conoscenze e l’organizzazione sociale, che consente di migliorare le condizioni
della popolazione a prescindere dal reddito e questo soprattutto grazie alle misure di prevenzione,
miglioramenti dell’infrastruttura e misura di salute pubblica. Quindi armati della conoscenza,
anche nei paesi relativamente poveri fu possibile nel tempo realizzare miglioramenti apprezzabili
nelle condizioni di salute, anche attraverso l’accesso a misure di prevenzione economiche, come il
vaccino di massa. Quindi questi danno grandi miglioramenti nelle aspettative di vita anche dove i
redditi medi sono più bassi. Il gradiente sociale rimane inalterato nel tempo, più il governo
interviene più si spostano in alto tutte le curve per i diversi gruppi sociali, e man mano che si
diffondono le conoscenze e i nuovi modi di fare a livello internazionale si spostano di nuovo tutte
le curve mantenendo il gradiente e le disparità di salute fisse. Quindi nonostante il progresso
vengono congelate le disparità, ed è uno dei temi di maggiore attualità in cui i ricercatori si sono
concentrati maggiormente e capire perché non risultano ben strutturate queste disparità e perché
le disuguaglianze non si riescono a superare attraverso la conoscenza, diffusione di nuove
abitudini.
Uno dei motivi di questi rapidi miglioramenti dell’aspettativa di vita che si vede dal grafico, e che
tra il 1950 e il 2000 e stato possibile ridurre drasticamente il tasso di tra i bambini, quindi li
possiamo dividere in due fasi; nel periodo del dopo guerra ci possiamo concentrare su misure che
possono beneficiare soprattutto i bambini, cioè gli interventi che sono stati applicati, introdotti
hanno beneficiato soprattutto i bambini riducendo i tassi di mortalità. La riduzione dei tassi di
mortalità tra i bambini è più vulnerabile rispetto alle malattie contagiose, migliorando le condizioni
di salute pubblica cala il tasso di mortalità dei bambini e questo è un effetto immediato e
drammatico sulla mortalità in generale e sull’aspettativa di vita.
Le leve che dobbiamo toccare per migliorare le condizioni di salute, i ricercatori hanno stimato che
ad esempio negli Stati Uniti, oggi l’eliminazione completa del cancro avrebbe l’effetto di
aumentare l’aspettativa di vita, ma invece è molto basso di soli 4 anni. Nei paesi economicamente
più avanzati la mortalità per cancro e concentrata tra le persone più anziane. I fattori di rischio che
si accumulano lungo la vita. Poi hanno più incisività tra la popolazione più anziana, quindi si
aprono delle disparità, ma l’impatto complessivo non è tanto grande e questo ci fa capire di nuovo
che contrastare le malattie infantili rende miglioramenti enormi nell’aspettativa di vita. Tuttavia, la
conclusione è che migliorare l’aspettativa di vita di una popolazione anziana è un’impresa molto
diversa rispetto alla mortalità infantile con misure di prevenzione e costruzione di ospedali. Vuol
dire che nei paesi economicamente più avanzati aumentare di 1 anno le aspettative di vita è
un’impresa e da questo punto di vista considerare le disparità dei paesi sono enormi. Ad esempio,
l’aspettativa di vita in Russia e Giappone e quasi di 10 anni di differenza, come se il Giappone
avesse superato completamente gli effetti del cancro, delle malattie cardiovascolari e la Russia non
ha conseguito nessun miglioramento. Quindi l’impatto dell’organizzazione sociale delle società è
enorme in termini medici ed epidemiologici.
Questo ci porta ad una riflessione sull’INVECCHIAMENTO, siamo abituati a pensarlo come un
processo biologico che segue poi il tempo. Invece, l’invecchiamento è un processo sociale, cioè se
guardiamo i diversi gruppi sociali, in base al ruolo al titolo di studio e in base alle abitudini di vivere
la vita, cio che osserviamo il processo di invecchiamento in termini biologici e molto diverso, cioè
che tra le persone che lavorano con la mente si tende a mantenere una buona salute cognitiva più
a lungo. Le persone con uno più elevato status socio-economico avevano le stesse condizioni in
termini di salute di quelle di basso status socio economico che avevano 15 anni in meno. Quindi il
processo di invecchiamento era differenziato, il processo di invecchiamento biologico avveniva più
velocemente per le persone di basso status socio-economico che svolgevano lavori poco
qualificati. Questo vale anche se controlliamo il reddito. L’invecchiamento non è una regola
biologica che è uguale per tutti, ma avviene con una velocità diversa in base alla situazione sociale.
Avere più potere e controllo sulla propria vita rallenta il processo di invecchiamento.

Lezione 9
LEZ 9
PANDEMIA: COVID-19
Oggi parliamo del covid-19, una situazione socio-economica, socio-spaziale rispetto alle condizioni
di salute. Quindi dai paesi in via di sviluppo passiamo ad un tempo più vicino al nostro, ragioniamo
un po come i fattori di rischio strutturati dall’organizzazione sociale della società, popolazione
incida sulla probabilità di contrarre il corona virus.
INTRODUZIONE:
il covid-19 è la più recente di una serie di epidemie virali con diffusione globale. Ha avuto
conseguenze enormi per la salute pubblica, per l’economia, per la vita delle persone, per sistemi e
istituzioni. Inoltre, i fattori sociali hanno svolto una grande importanza, influenzando chi si è
ammala e come si diffondono i virus, ma questi fattori sociali non hanno ricevuto molta attenzione
da parte di ricercatori, medici o politici, poiché si sono concentrati su altri fattori come il
comportamento, sugli interventi e le regole, sul ruolo dei vaccini, sui trasporti e sulla forma di
socializzazione. C’è stato anche un grande fallimento dei sistemi di analisi e monitoraggio, in anni
recenti sono stati sviluppati modelli basati su nuove teorie statistiche e banche dati contenenti una
grande quantità di dati statistici e altre tecniche come la geolocalizzazione che consentirebbero la
gestione precisa e puntuale delle ondate pandemiche, utilizzando un evidenza empirica
disponibile. Tuttavia queste tecniche non sono state sfruttate a pieno a causa della mancata
gestione sinergica e sistemica delle risorse disponibili, poiché i dati sono stati molto spesso
confinati all’interno delle singole organizzaizoni che per paura delle critiche hanno rifiutato
l’accesso ai ricercatori e alle infomazioni sulla funzione del covid, questo soprattutto nelle regioni
settentrionali, dove in Italia si è diffusa più rapidamente.
COVID-19 E CARATTERISTICHE SOCIALI: EVIDENZA EMPIRICA
Nei primi mesi della pandemia il covid si è diffuso rapidamente nelle regioni più ricche e più
densamente abitate, come USA e UK, NY e Londra, seguendo le linee di comunicazione più
sviluppate e dense.
Nel contesto di questi paesi economicamente avanzati, le aree densamente popolate, i dati
mostrano che il gruppo etnico, ad esempio negli Stati Uniti, spieghino una buona parte della
varianza nella distribuzione nel rischio di contrarre il covid. Quindi il tasso di mortalità per i neri
statunitensi e più del doppio della popolazione bianca.
Un altro aspetto è che all’interno di quelle regioni avanzate il covid ha colpito soprattutto i ceti
bassi, le aree deprivate e i gruppi etnici svantaggiati. Lo stesso vale per Londra e Milano. A livello
internazionale le analisi più precise sono state realizzate dall’ONS, e nelle aree più ricche si hanno
25,3 morti per 100.000, nelle aree più povere 55.1; quindi vediamo che le aree più povere
vengono colpiti di più dal covid.
In una ricerca,Inghilterra+Galles, si evince che il rischio di morire con il virus è fino a 4 volte più
alto per asiatici e neri, controllando l’età, e circa due volte più alto se teniamo conto delle
differenze regionali, della deprivazione, della composizione delle famiglie.
COME ANALIZZARE I FATTORI SOCIALI? ATTRAVERSO LA GEOLOCALIZZAZIONE
I dati individuali (tipo persone ricoerate, hanno un codice fiscale o indirizzo che poi vengono
caricati su un sistema informatico) vengono trasmessi ad un’agenzia nazionale. Gli indirizzi dei
pazienti vengono geolocalizzati o i dati sanitari vengono associati a dati censuari o anagrafici a
livello individuale o aggregato. I dati vengono analizzati in relazione alle caratteristiche individuali
e/o quelle delle micro-aree di residenza.

DIMENSIONE TERRITORIALE NELLA DIFFUSIONE DEL VIRUS


Le epidemie non si diffondono simultaneamente nell’intera popolazione; la diffusione territoriale
ha una sua “storia”, cioè dove iniziano e dove si sviluppano nel tempo e ha anche uno
spazio/territorio, non è una cosa prevedibile e quindi non si sa come si diffonderà, perché ha una
storia e una dimensione territoriale. quindi il rischio di infezione non è distribuito uniformemente
all’interno del territorio nazionale.
I modelli utilizzati più spesso per studiare l’andamento delle epidemie non tengono conto del
ruolo dello spazio, quindi ragionano a livello regionale/nazionale. (immaginiamo una scatola con
delle persone all’interno e poi si applicano dei modelli partendo da uno stato di infezione I e
vedere se si riprendono R o muoiono D). A livello territoriale, le condizioni sociali (dimensioni della
famiglia, status socio-economico, organizzazioni del lavoro, mobilità territoriale), i comportamenti
(norme sociali, forme di aggregazione), la distribuzione e l’efficacia dei servizi influenzano la
diffusione del virus. Come possiamo tener conto di questa eterogeneità?*
STRUTTURAZIONE SOCIO-TERRITORIALE: CONTATTI E MOBILITA’
Risposta alla domanda *: il primo approccio per comprendere il ruolo di questi fattori e quello sui
contatti sociali ( MIXING), cioè come vengono in contatto le persone. Questo è importante
perché ci spiega come studiare le forme di interazione e il contatto sociale diretto tra le persone e
capire l’impatto che hanno sul rischio epidemiologico e condizionato da altre cose come: il
pendolarismo, gli spostamenti quotidiani e mobilità di lungo raggio.
C’è stato un progetto europeo dove POLYMOD ha analizzato le forme di contatto tra le persone
nei diversi paesi, mostrando che i bambini e i ragazzi interagiscono con persone della stessa età.
Inoltre le persone tendono ad interagire con altre persone di altre generazioni attraverso la
famiglia. I contatti salgono da 10,2 a 18,2 per poi scendere a 6.9 dai 70 anni in su. I contatti sono
più intensi in Italia, rispetto a Danimarca e Finlandia.
Un altro fattore è quello del PENDOLARISMO può essere uno dei modi per analizzare i dati in
quanto fanno da ponte da una zona e l’altra e può prendere il virus e portarlo ovunque. Per
arrivare a studiare il pendolarismo hanno utilizzato i dati censuari per vedere gli spostamenti delle
persone; oppure utilizzando la telefonia mobile che sono più precisi e possono catturare anche i
viaggi più lunghi.
LEZ 10
Concludiamo oggi la discussione sul COVID, come caso studio riguardo alla strutturazione sociale
del rischio per la salute, ed è interessante perché ricordano precedenti pandemie, e solo in tempi
recenti la popolazione fa la sua grande fuga dopo millenni. Come nel passato anche oggi, con il
covid, troviamo l’esistenza dei gradienti sociali. Nonostante che sia nella prima fase è un’epidemia
che colpisce le citta globali e le popolazioni più grandi, quindi l’epidemia corre dove sono più
intense le interazioni sociali e dove ci sono concentrazioni di persone nelle aree urbane, pero a
pagare il prezzo più alto sono le fasce più deboli e aree più povere. In base ai dati che abbiamo a
disposizione possiamo ipotizzare delle ipotesi:
- I gruppi sociali più svantaggiati e marginalizzati sono più vulnerabili al covid, perché esiste un
preesistente gradiente sociale, cioè i fattori di rischio per la salute rende i gruppi sociali più poveri
più vulnerabili perché hanno tassi più elevati di obesità, asma, infezioni delle vie respiratorie e
tumori. Quindi l’impatto della pandemia rappresenta un acentuazione delle essitenti disparità in
termini di salute, quindi lo svantaggio rende più vulnerabile
- I gruppi sociali più svantaggiati e marginalizzati sono anche più esposti al covid, per diversi motivi: il
tipo di lavoro che svolgono (chi e più esposto al covid se svolge un lavoro essenziale: cassiere,
badanti, trasportatori), dalla condizione sociale (ceto medio alti deve per forza andare a lavorare)
- I fattori sociali e che i gruppi sociali più svantaggiati hanno avuto più difficoltà a proteggersi (es
fabbriche che lavoravano anche nel lockdown a stretto contatto, tipo anche badante)

Queste tre ipotesi funzionano insieme, sono fattori sociali che si sommano creando una grande
disparità in termini di rischio anche perché le fasce più povere della popolazione tendono a vivere
nei quartieri popolari più poveri; quindi, quell’aumento del rischio individuale e accompagnato dal
rischio contestuale, perché le persone con maggiore vulnerabilità all’esposizione ha più difficoltà a
proteggersi. Quindi anche qui vediamo una maggiore esposizione moltiplicativa riguardo al ceto
meglio e piò ridurre la sua esposizione alla sua capacità di proteggersi anche perché può gestire in
maniera più accurata questo aspetto del rischio all’infezione, perché più utilizzare metodi di
protezione più efficaci. Quindi dal reddito e dalla conoscenza delle protezioni (tipo i dentisti)
derivano anche vantaggi in termini di protezione.
Un’altra ipotesi è: la diffusione territoriale del virus dipende dalla struttura demografica e forme di
interazione delle popolazioni, dalla struttura: di età, flussi pendolari ecc..
Un'altra ipotesi: è influenzata da forme di segregazione su base territoriale, cioè conta quella
divisione quartieri benestanti e poveri. Nella prima fase di diffusione del virus si osservavano tassi
di positività maggiori nelle città e di conseguenza la diffusione nel primo momento ha interessato i
ceti più benestanti. (tipo caso di Napoli al vomero persone che venivano da Milano). Poi hanno
inciso le misure di contenimento che sono paragonabili con quelli interventi di salute pubblica che
abbiamo visto al partire dall’800, quindi utilizzare lo stato e le autorità e i servizi pubblici per
ottenere un effetto a livello di popolazione attraverso misure di contenimento che hanno come
oggetto l’intera popolazione e non il comportamento individuale e hanno influito sull’evoluzione
della pandemia. Sull’efficacia di queste misure la giustificazione sulle mascherine c’è un dibattito
ancora ora, il lockdown ecc.
Ultima ipotesi è: che il corso dell’epidemia è stata influenzata dalla componente stagionale, ogni
volta che arriva primavera estate cala la violenza del virus e si riducono i suoi effetti e si abbassano
le criticità e quindi vediamo il ruolo dell’ambiente che influenza l’andamento delle pandemie.
Durante la pandemia è nata l’esigenza di studiare e capire le dinamiche dell’epidemia e vediamo di
nuovo il presupposto di un intervento pubblico efficacie, e quindi si cerca di studiare il rischio di
contagio con strumenti scientifici per guidare le risposte, un approccio a questo è quello di
utilizzare i modelli epidemiologici (es. modello di Held e dei collaboratori). Quindi per capire il
ruolo dei fattori sociali dobbiamo tenere sotto controllo il rischio di esposizione in termini
territoriali, e alcuni ricercatori hanno iniziato ad applicare questi modelli a piccoli territori e
scomporre il rischio dei vari componenti dove si cerca di capire la dimensione territoriale e
temporale. Quindi partire da una dimensione territoriale quindi se ci sono livelli elevati nei comuni
attorno; poi dimensione sociale che è quella della vulnerabilità, se c’è una popolazione povera e
svantaggiata e infine una dimensione demografica più persone anziane più possiamo immaginare
un tasso più elevato. Quindi non abbiamo più categorie ma abbiamo queste componenti seguire
nel tempo e spazio l’evoluzione dell’epidemia condizionando i fattori di vulnerabilità a livello locale
e questo ci consente di avere delle previsioni più precise a livello locale.

LEZIONE 11
Il gradiente sociale è quell’associazione graduata tra posizione sociale e condizione di salute.
Inoltre abbiamo parlato dell’impatto dell’organizzazione sociale, ovvero l’organizzazione
dell’intera società, parlando dell’impatto del colonialismo, le forme di urbanizzazione,
l’organizzazione del lavoro, le differenze tra società e le misure di salute pubblica, che sono fattori
sociali che incidono sulla salute.
Un altro modo per analizzare questo tipo di relazione è facendo riferimento ai DETERMINANTI
SOCIALI, creando dei dibattiti a partire dagli anni 80/90 attraverso il lavoro di MARMOT,
WILCKESON E PIKITT, più in generale tra la collaborazione di scienziati sociali e epidemiologi per
cercare di risolvere i paradossi. Quei paradossi sono quelli che riguardano la forma delle curve dei
paesi e l’andamento delle condizioni di salute nel tempo, ma non si spiegano molto bene a livello
di sviluppo, quindi a livello medio di benessere economico. Da un lato miglioramenti delle
condizioni economiche, non sempre sono accompagnati da miglioramenti delle condizioni di
salute, e viceversa. Un esempio è uno studio fatto da MARMOT sul NEPAL, facendo ricerche sul
campo ed era evidente che la bassa aspettative di vita fosse legata all’assenza di acqua pulita e da
una dieta insufficiente e l’inquinamento causata dalla fonte di energia, il legno. Agli inizi degli anni
70 guardando queste situazioni Marmot immaginava che sarebbe stato troppo difficile avere dei
cambiamenti in tempi brevi, ma invece il NEPAL tra 1980 e 2010, in 30 anni le aspettative di vita
migliorò di 20 anni arrivando a 69 anni, vuol dire che ha registrato miglioramenti significativi a
livello internazionale. Sarebbe 1 anno ogni anno, dice Marmot 16 ore di miglioramento ogni 24
ore, e il miglioramenti si hanno anche nei paesi ricchi, però questi miglioramenti non sembrano
correlati con i principali indicatori economici. Quindi bisogna capire com’è che all’interno di tutte
le società osserviamo questi gradienti sociali troppo marcati(reddito, titolo di studio) mentre a
livello aggregato non troviamo una tale correlazione, abbiamo il gradiente sociale all’interno dei
paesi, ma il gradiente sociale nei paesi e molto particolare e peno di contraddizione. Quindi
Marmot è partito da questi paradossi per la ricerca di un modello esplicativo in grado di spiegare
queste disparità.
Alcuni ricercatori, inoltre, come CAREMAN hanno mostrato che dietro alle scelte relativamente al
comportamento c’è molto di più, non solo il calcolo razionale, ma tanti altri fattori che
influenzano il comportamento ad esempio l’obesità può essere rappresentata come una scelta
individuale, come una tipica funzione di utilità che mette la gratificazione immediata a lungo
termine e i costi all’interno di un calcolo su come consumare il cibo.
Dopo questo ha avuto un peso importante anche i fattori SOCIO-PSICOLOGICI, lo scopo era quello
di andare oltre un modello teorico basato esclusivamente su fattori materiali come
l’inquinamento, e in questo i ricercatori hanno notato una serie di fenomeni che possono essere
assunti come fatti stilizzati, dei fatti che posson guidarci verso un altro tipo di modello.
L’aspettativa di vita e le condizione di salute fisica tendono ad essere più bassi tra le persone che
hanno problemi di salute mentale. Quindi una base per sospettare un legame forte tra mente e
corpo, cioè tra salute mentale e corpo, esiste. Ciò che viene all’ interno delle nostre menti può
influire fortemente sulle condizioni di salute, e ciò che avviene nella mente è plasmato dalle
condizioni si vive, si interagisce e si lavora e di conseguenza dalle disuguaglianze di potere risorse
che influenzano queste condizioni. Anche le ricerche con primati hanno spinto i ricercatori ad
andare in questa direzione. La domanda che cercano di trovare risposta i ricercatori è: che tipo di
legame, che cos’è che legala la posizione delle gerarchie in ambito sociale con processi mentali
interni e poi la manifestazione a livello somatico di problemi di salute? Ed è da qui che parte la
ricerca, da un lato i determinanti sociale della salute e dall’altro i PATTWEIRS(I PERCORSI LE
FORME DI INFLUENZA). Questa ricerca porta ad una serie di direzioni, sul lato dei DETERMINANTI i
ricercatori svedesi hanno inziato a teorizzare l’impatto dello stress sulle condizioni di salute. Lo
stress e un buon camnditado che mette in relazione le condizioni sociali processi tecnologici e le
condizioni di slaute fisica. Questo perché lo stress e infuenzato dal ruolo sociale, questi ricercatori
svedesi hanno immaginato che lo stress individuale potesse essere un effetto di una relazione tra
le esigenze e il grado di controllo che l’individuo può esercitare sulla propria situazione, cioè le
domande e il controllo. Quando un ruolo è estremamentre impegantivo e l’individuo che svolge
quel ruolo ha poco controllo possiamo dire che e esposto ad uno stress elevato. Lo stress può
essere immaginato come una condizione oggettiva, cioè una persona e sotto stress quando è
sottoposta a molto esigenze senza poterle gestire. Possiamo immaginare lo stress come una
condizione, una risposta, soggettiva.
Altri ricercatori stavano lavorando nello stesso periodo sul RUOLO DEL CONTROLLO, chi ha il
controllo e fino a che punto l’individuo ha il controllo della sua vita e del ruolo che esercita. Ad
esempio uno studio, una metanalisi di 21 studi convolgendo migliaia di persone con lavori diversi,
ha dimostrato che lavoratori che svolgono lavori caratterizzati da un alto livello di esigenze e un
alto livello di impegno e un basso livello di controllo avevano un rischio di contrarre malattie del
sistema cardiovascolare che era molto più alto paragonato alle persone senza questo tipo di
sforzo, stress. Questo è diventato un modello esplicativo.
La seconda area dove si è lavorato è sulla questione dei PREMI, cioè riguarda lo sforzo lavorativo e
il livello della remunerazione o premi. Questi premi danno un senso alla vita e giustificano lo sforzo
a livello psicologico, portando a dei risultati, simbolici, remunerati. Quindi i recatori hanno
immaginato che ci sia una specie di bilancia dove le persone mettono da una parte lo sforzo e
dall’altro il corrispettivo. La tesi è di nuovo che c’è un disequilibrio tra queste due e che potrebbe
creare delle forme di dissonanza psicologica dannosa per l’organismo.
MARMOT nel suo libro offre un esempio particolarmente attuale, facendo riferimento ai
MAGAZZINI AMAZON. Dove i dipendenti hanno un dispositivo individuale che registra la posizione
in tempo reale e vengono comunicate le cose da svolgere. Dove dietro c’è uno studio ben
dettagliato sulle mansioni da svolgere e tutto cronometrato e senza nessuna possibilità di
controllo da parte del dipendente che lavora come un robot, per poi guadagnare un salario
minimo e senza possibilità di fare carriera e senza nessun riconoscimento. Marmot ha quindi
affermato che i determinanti li avessero iniettati nei dipendenti perché c’è un enorme concentrato
di segnali terribili su come il lavoro può incidere sulla salute attraverso una serie di aspetti di
organizzazione del lavoro, e quindi ci possiamo aspettare un livello di cattive condizioni di salute in
questo tipo di categorie insieme a persone che lavorano nelle fabbriche.
Per elaborare ulteriormente questi percorsi i ricercatori, medici hanno lavorato sui processi
metabolici che potrebbero fornire quell’ultimo anello. Come, per esempio, lo stress in ambito
DOMESTICO, dove le donne erano sottoposte a condizioni gravose e cariche di lavoro con poco
controllo sulla propria vita. Anche in questo caso era sbilanciato il rapporto tra impegno,
riconoscimento e controllo più si osservavano problemi di salute o rischi di malattie croniche.
Hespan e Boys e altri hanno individuato 4 sistemi METABOLICI, cioè che fanno parte del sistema
biologico del corpo umano, dove queste forme di dequalificazione di svantaggio in termini sociali
possono entrare sotto pelle, cioè manifestarsi a livello fisico. Il primo si chiama HPA, che riguarda
la corteccia adrenale, che regola il funzionamento dell’ormone dello stress chiamato CORTISOLO,
che è un modo con cui il cervello prepara il corpo per rispondere ad una situazione di stress
attraverso il rilascio del cortisolo. Lo stress è un meccanismo primitivo di risposta ad una
situazione di rischio, come per esempio l’attacco di un animale. In questa risposta allo stress anche
il sistema nervoso autonomo svolge un ruolo essenziale, sistema autonomo quello che non passa
per la decisione consapevole conscia del soggetto, è qualcosa che succede a livello autonomo
coinvolgendo il sistema nervoso senza passare per la parte direttiva del nostro cervello, che non
decidiamo come rispondere allo stress. Alcune di queste funzioni che riguardano la gestione
dell’attenzione e delle funzioni esecutive vengono regolate anche dalla corteccia frontale e quindi
collegata anche a FUNZIONI COGNITIVE. Il quarto sistema vengono denominate SISTEMA DI
AFFILIAZIONE SOCIALE, che riguardano la SEROTONINA, e alcune regioni del cervello che sono
l’amigdala e il locus ceruleus.
Un altro termine importante è quello della HAPPY GENETICA, si analizza come l’ambiente modifica
l’espressione del materiale genetico, come l’altezza.
I ricercatori ritengono che alti livelli di cortisolo basale rappresentino un fattore di rischio, perché
si tratta di un meccanismo di risposta di emergenza, dove il corpo lo usa per predisporre una
situzione di emergenza che dovrebbe avere un carattere di unicità, rarità e emergenza, se invece
l’organizzazione della società o del gruppo creano continuamente emergenze per gli individui
l’attivazione di questo percorso metabolico può determinare una serie di problemi per
l’organismo.

Ci sono altri determinanti sociali che possono essere: la stigmatizzazione, che si può avere con il
razzismo; le ACE: le esperienze di trauma durante l’infanzia, dove le ricerche mostrano che queste
esperienze incidono molto sull’aspettative di vita sulla mobilità riguardo una serie di malattie dalla
schizofrenia a malattie cardiovascolari e influenza anche il funzionamento cognitivo. Più siamo
sottoposti a stress e difficoltà meno bravi siamo a pensare.

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