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Nella sociologia della salute si sfruttano i fattori esplicativi per capire le differenze he ci sono tra i
diversi paesi per delimitare meglio la natura del fenomeno.
A livello scientifico si ritiene che l’eredità genetica fosse determinante per l’altezza, mentre il
registro storico ha sottolineato che nel tempo l’altezza è variata (bassaalta). Ciò risulta poco
compatibile con l’eredità genetica. Infatti si è dimostrato che nei paesi più ricchi ci sono persone
più alte e l’altezza dei cinesi è in aumento.
Perché?
1. ESISTONO MALATTIE che bloccano la crescita, soprattutto quelle genetiche
2. LA NUTRIZIONE limitazione delle calorie favorisce una struttura più bassa, perché l’organismo si
adatta alla carenza di calorie per non disperdere energia nel corpo.
3. IL CORPO MATERNO il quale influenza in maniera diretta il corpo del bambino; non vi è
trasmissione genetica.
La nostra conoscenza è un effetto del corpo, per tanto chi ha un corpo più sano e sviluppato ha
capacità cognitive maggiori, perché lo sviluppo di queste dipende dal corpo.
LA STORIA DELL’UOMO E LA SUA SOPRAVVIVENZA
Come varia l’antropologia rispetto alle condizioni di salute?
Gli uomini da sempre hanno imparato ad adattarsi a tutte le condizioni climatiche e ambientali
vivendo di raccolte e caccia. gli uomini vivevano in gruppi di 20/30 persone ed erano nomadi in
cerca di cibo e per evitare l’accumulo di feci mangiavano essenzialmente prodotti vegetali con
scarsità di zuccheri e carne. Per sopravvivere avevano bisogno di una grande varietà di cibo per
evitare carenze nutrizionali. Le società erano pacifiche, perché non avevano vantaggi a fare guerra;
avevano una bassa divisione del lavoro, essendo poche sono stati immuni alle malattie contagiose,
c’erano solo malattie che potevano indennizzarsi tra gli animali o parassiti. Inoltre, alcuni vivevano
in zone fertili, pertanto, in alcuni periodi vivevano in abbondanza. I principali problemi erano:
- Scarso cibo
- Malattie, soprattutto infantili
- Mortalità infantile
- Poche nascite
LEZ 2
Parlando della società dei raccoglitori cacciatori, abbiamo osservato che le loro condizioni di vita e
di salute, beneficiavano della vita, esistenza dei piccoli gruppi dove le malattie infettive
(tubercolosi, tifo) non sono presenti, perché non riescono a mantenere l’epidemia in una
popolazione frammentata e divisa in piccoli gruppi.
RIVOLUZIONE NEOLITICA
Quindi siamo arrivati alla rivoluzione neolitica e all’ invenzione dell’agricoltura, è una dei paradossi
di questa transazione da una vita nomadica a una vita sedentaria e che non c’è nessun
miglioramento rispetto alle aspettative di vita. Ciò che si osserva e che così come i cacciatori e i
raccoglitori l’aspettativa di vita era bassa a causa dei numerosi rischi alla salute durante il primo
anno di vita, il tasso di mortalità era elevato tra i bambini, ma resta uguale anche dopo la
transizione all’agricoltura. Quindi non c’è evidenza nel miglioramento all’aspettative di vita per
migliaia di anni. Ciò che consente l’agricoltura in tempi buoni è l’aumento della fertilità, la
maggiore produttività dell’agricoltura rispetto alle tecniche di raccolto, o di sopravvivenza
utilizzate dai popoli nomadici; creano la possibilità di sostenere un gruppo più numeroso, con un
aumento, quindi, degli insediamenti in termini di dimensione e in tempi buoni osserviamo un
aumento della fertilità, quindi un espansione della popolazione, proprio perché quel legame tra
popolazione e territorio cambia con ‘l’aumentata produttività dell’agricoltura. Quindi un
determinato territorio può sopportare una popolazione più numerosa, naturalmente con
l’aumento della popolazione ci sono altri rischi che possono impattare sulla popolazione. Inoltre
una popolazione sedentaria è più vulnerabile a variazioni climatiche, che dura per migliaia di anni
in cui le popolazioni agricole sono intrappolate in una serie di equilibrio che possiamo chiamare
MARTUSIANO (MARTUS), che teorizzava un meccanismo attraverso il quale l’espansione eccesiva
della popolazione viene seguita da una mortalità in eccesso per via di epidemie, malnutrizione, e
questo è il caso delle prime popolazioni agricole quando l’agricoltura non riesce a soddisfare i
bisogni della popolazione e quindi facevano perdere ai raccoglitori e cacciatori una dieta molto
mista e varia.
Una volta che si dipende dalla raccolta qualsiasi variazione nelle variabili che influenzano
l’agricoltura hanno un impatto immediato sulla sopravvivenza (stoccaggio da cibo, granai), però
considerando l’aumento della popolazione si tratta di espedienti che possono assicurare la
sopravvivenza per brevi periodo (fino all’ 800).
Continuiamo ad osservare questa dinamica di vulnerabilità ancora oggi in alcune regioni del
mondo. La vulnerabilità delle popolazioni a variazioni del raccolto. Lo storico MORRES ha descritto
questa transazione etimologica che avviene intorno al secondo secolo, dove delle popolazioni che
ospitavano virus diversi entrano in contatto. Quindi con l’inizio dell’agricoltura possiamo
immaginare che i popoli in occidente, nell’Asia meridionale, si sono sviluppate come se abitassero
in pianeti diversi, erano pochi i punti di contatto tra questi sistemi agricoli man mano che si
svilupparono. Dal momento in cui entrano in contatto con scambio di merci condividono anche il
virus, e questo ha scatenato delle epidemie disastrose per esempio in Cina anche in tempi più
recenti l’epidemia di colera dell’800 si ritiene che sia arrivata dall’Asia attraverso le attività
dell’impero Britannico in India portando l’infezione in Europa e diffondendola lungo le ferrovie.
Solo negli ultimi 2 mila anni con l’espansione delle reti di trasporto della comunicazione, i contatti
stabili ripetute tra queste diverse regioni del mondo che si scatenano le grandi epidemie che noi
conosciamo tra Tifo, tubercolosi, colera ecc. quindi per certi versi le condizioni di vita della
popolazione non migliorano per migliaia di anni e quelli che sfuggono alle malattie infantili hanno
davanti anni di povertà. Le malattie che colpivano le popolazioni all’inizio di questo periodo sono
tutt’ora cause di morti importanti nei diversi paesi.
Nel libro di DEATON inizia proprio con questa trappola di malattie infettive e condizioni di vita che
intrappolano le popolazioni in una configurazione etimologica e demografica che rende
impossibile miglioramenti nelle aspettative di vita.
Nel corso di 5/600 anni, cioè a partire dal 1500 non si osservano trend particolari rispetto
all’aspettativa di vita. Negli ultimi 300 anni iniziamo ad avere qualche dato più affidabile e le
condizioni di salute non cambiano, cioè le aspettative di vita rimangono intorno ai 30/35 anni.
Nel periodo PREMODERNO le aspettative di vita rimangono molto basse, intorno ai 30/35 anni per
effetto dell’elevata mortalità infantile. In questo periodo e nella prima Modernità ci sono diverse
fonti per capire questi aspetti della vita, come i dati delle parrocchie. (1500/1800 le aspettative di
vita sono stabili), anche gli aristocratici, nobili del sistema feudale non si discostano da questo
quadro generale di aspettative di vita bassa, alto rischio di mortalità soprattutto nell’infanzia, ma
anche nel coro della vita per una serie di motivi tra cui anche le malattie contagiose.
Lo storico HAROS ha mostrato che per i nobili uno dei fattori di rischio era la dieta che era così
abbondante che diventavano grassi. HAROS ha dimostrato che intorno al 1750 qualcosa inizia a
cambiare, i nobili per la prima volta iniziano a discostarsi dalle curve di mortalità osservate dal
resto della popolazione. I ricchi migliorarono la loro condizione di vita grazie all’ILLUMINISMO(gli
uomini dovevano utilizzare di più la loro mente e far luce sulle loro conoscenze e l’approccio verso
la vita; quindi un atteggiamento nei confronti della vita, della società improntato dalla ricerca di
soluzioni crescenti).
Alla fine del 700 si sviluppano le tecniche di VEOLIZZAZIONE, che è una forma primitiva di
vaccinazione, che in epoca antica veniva utilizzata anche in Cina e India, Africa dove in caso di
alcune malattie si cercava un modo per agevolare il contagio meno traumatico per la resistenza
immunitaria. La vaiolizzazione era una tecnica per ridurre il rischio di contrarre il vaiolo
(funzionava così: si prendeva del materiale dal corpo di qualcuno che aveva già il vaiolo e poi
veniva applicato su delle graffe fatte sul braccio delle persone da vaiolizzare, in alcuni contesti
veniva fatto seccare e poi messo nel naso, se eseguita correttamente questa tecnica induceva una
forma lieve del vaiolo nel paziente) e si stima che quest’innovazione riduceva drasticamente il
rischio di morte del 30% con un calo del ½%.
Attraverso questa e una serie di altre innovazioni nel 700 inizino a migliorare le condizioni di salute
dei nobili in Europa che porterà le aspettative di vita intorno ai 40anni.
Un’altra prospettiva sull’evoluzione dei tassi di mortalità e sulle aspettative di vita viene dal lavoro
dei primi epidemiologici, dagli esponenti della medicina sociale dell’800.
Dal libro di THOMAS MACCHION “le origini delle malattie umane” che descrive la situazione in
Inghilterra nell’800, traccia i dati sulle maggiori cause di morte durante l’800, tifo, scarlattina,
tubercolosi, e traccia nel tempo l’introduzione di trattamenti medici per curare le malattie. Quindi
vuole vedere se l’introduzione di terapie mediche sia stata efficace e osserva che nell’arco dell’800
il declino del tasso di mortalità precedeva l’introduzione delle terapie . quando queste terapie poi
venivano rese accessibili a tutti non osservavano lo stesso tipo di calo, perché già la mortalità era
in declino nell’arco dell’800. Questo poi fu l’enigma che DEATON affronta nel suo libro “la grande
fuga” che spiega il momento in cui le popolazioni riescono a sfuggire a quelle trappole delle
malattie contagiose. DEATON vuole cercare di spiegare perché nell’800 cala la mortalità per
malattie contagiose e perché aumenta l’aspettativa di vita molto velocemente. Quindi abbiamo
che nel corso dell’800 una prima riduzione del tasso di mortalità e poi nel 900 un miglioramento
definitivo e generalizzato. DEATON osserva che negli ultimi decenni le aspettative di vita per gli
uomini è aumentato di un anno ogni 5 anni.
Sintesi: l’integrità della storia umana dai gruppi di cacciatori e raccoglitori che abbiamo seguito per
migliaia di anni e abbiamo osservato una condizione di stabilità dei tassi di mortalità che sono
dovuti ad una serie di rischi. E ciò non cambia con l’invenzione dell’agricoltura. Per migliaia di anni
in termini epidemiologici le popolazioni rimangono vulnerabili ad una serie di rischi per la salute a
partire dalle malattie contagiose. Soltanto a partire dal 700 che osserviamo cambiamenti notevoli,
inizialmente tra i nobili e gli aristocratici vediamo come le idee dell’illuminismo influenzano il
comportamento, gli stili di vita e le cure mediche utilizzate da questo ceto sociale successivamente
gli stessi principi vengono generalizzati e applicai alla popolazione, però con questo paradosso nel
corso dell’800 scopriamo che il tasso di mortalità scendono ancora prima dell’introduzione di cure
mediche efficaci(deaton spiega questo paradosso)
LEZ 3
PERIODO RIFERIMENTO: RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E URBANIZZAZIONE
Le condizioni di salute delle persone sono molto influenzate dalle malattie contagiose, che
colpivano i bambini, dove il taso di mortalità di questi ultimi aumentavano sempre più. Le malattie
venivano trasmesse anche dagli animali. Nella cacia e combattimenti tra bande, l’assenza di cure
era fatale, quindi non vi erano grandissime aspettative di vita.
° LONDRA : RIV INDUSTRIALE
Le condizioni di vita e i tassi di mortalità salgono sopra i livelli. Vi era assenza di fognature e le
persone morivano di malattie diverse da quelle di cui morivano le persone nelle zone rurali. Però
queste malattie erano molto più pericolose, perché si pensava che esse derivassero dalla
SPORCIZIA E DAI GERMI, anche se non esistevano ancora i microscopi si ipotizzò questa teoria:
TEORIA DEI MIASMI (qualcosa nell’aria che aggrava la salute delle persone).
In città vi era la POVERTA’ E AUTOPROVVIGIONAMENTO (es galline). Le persone usavano le ACQUE
REFLUE IN STRADA. L’intera città era una FOGNA, perché era piena di acqua nera. Più si andava
nelle zone povere più la densità era alta e più si presentava il problema delle acque nere. Nei ceti
medi dove vivevano fuori città con le ville non vi era questo problema ma pochi si potevano
permettere di vivere in quelle zone perché non vi erano collegamenti ferroviarie e metropolitane
ci si poteva andare solo a cavallo. In parte molti pensavano che questa teoria fosse vera, che se si
eliminava questo MIASMA si riduevno i casi di malattia.
LONDRA, PRIGI, NAPOLI E MILANO nelle grandi citt si pensò di creare una rete fognaria, però
costava tanto.
L’acqua veniva presa dai pozzi e dalle fontane, fiumi, mentre i ricchi prendevano l’acqua dagli
acquedotti.
LONDRA dal Tamigi
NAPOLI fontane, pozzi, mentre i ricchi e il monastero si prendeva dall’acquedotto e solo i ricchi
potevano prendere l’acqua pulita.
Le acque reflue andavano a finire nel sottoterra per poi finire in pozzi dove bevevano i poveri.
L’altra lezione era basata MISURE DI SALUTE PUBBLICA e sull’assenza di cure mediche
efficaci e prima ancora di avere una teoria solida che spiegasse l’origini delle malattie, del contagio
e della diffusione malattie infettive.
Abbiamo visto che il tasso di mortalità inizia a crollare nei paesi europei a vari livelli di sviluppo
economico e in varie condizioni. Abbiamo riportato anche teorie di studiosi come DEATON e altri
che vedono nella misura pubblica una possibile spiegazione dei dati sui tassi di mortalità nel lungo
periodo, guidati da teorie dei miasmi sull’infezione derivante dalla sporcizia e dall’ acque putride…
Misure di salute pubblica come il miglioramento dell’acqua potabile, fognatura e questo ha
acconsentito di ridurre il rischio di morire di tifo e colera già a partire nel 2 metà del 800.
Questo segna l’inizio della scienza dell’epidemiologia e della medicina sociale, questo sviluppo di
questa scienza sulla salute della popolazione insieme ad una serie di sviluppi guidati
dall’illuminismo guidati dall’idea del controllo umano sul destino degli uomini e quindi una
caratteristica della modernità è che si utilizzano strumenti come la razionalità e lo studio scientifico
per cercare di individuare i rischi, le cause di morte e trovare configurazioni politiche ed interventi
efficaci.
Un contributo molto importante lo abbiamo dagli epidemiologi sociali, uno dei più importanti è
Micheal Marmot guidò lo studio di White Hall a fine anni ’70 di 17 mila persone tutti uomini
dipendenti dell’amministrazione pubblica statale in Inghilterra.
Si immagina che il rischio di malattie cardiovascolari soprattutto l’infarto, una delle principali cause
di morte. L’idea era quella di studiare questi dipendenti pubblici, anche se non fossero
rappresentativi della popolazione in generale, rivolgendo una serie di domande sul comportamento,
sull’attività fisica, sulle condizioni abitative, titolo di studi...
All’epoca si riteneva che il rischio di infarto era correlato allo stress ed esso fosse correlato con la
posizione che l’individuo aveva all’interno dell’organizzazione, immaginavano di trovare delle
differenze all’interno di quel campione in base al livello del ruolo esercitato nell’amministrazione.
Essi scoprirono che il tasso di mortalità di questi uomini era strettamente correlato con il livello di
inquadramento, i dipendenti con i livelli più bassi di inquadramento e con uno stipendio più basso,
meno autonomia avevano un rischio 4 volte + elevato di morire di infarto degli uomini del livello +
alto. Quindi la posizione sociale risultava strettamente collegata, gli investigatori furono sconvolti
da questo gradiente sociale: oltre a questa disparità sociale ad ogni passaggio di livello della
gerarchia interna corrispondeva una diminuzione del rischio di infarto.
Fenomeno graduato con dei gradini che salendo nella gerarchia sociale diminuiva il rischio di
morire di infarto.
E’ una curva che mette in relazione la posizione sociale e la condizione di salute. I ricercatori
cercavano di capire dei fattori mediatori che potessero spiegare questa relazione ovvero il
COMPORTAMENTO: controllarono se fumare o la dieta potessero spiegare queste disparità,
fecero dei prelievi analizzando il livello di colesterolo, pesarono le persone per vedere il tasso di
obesità, la pressione sanguigna e molti altri fattori.
Questi fattori spiegavano non oltre un 1/3 del gradiente, il gradiente sociale non spariva.
Negli anni successivi negli anni 80’ arriva questo stimolo alla ricerca e in quasi tutte le ricerche
successive l’esistenza di un forte gradiente sociale venne confermato, a rescindere dalla natura del
campione, del paese, si rilevò un GRADIENTE. Significa che qualcosa accumuna le persone con
quella caratteristica. Lo studio di White Hall guardarono l’inquadramento professionale il tipo di
lavoro svolto in altri studi facevano una classificazione occupazionale, a volte misuravano il reddito
oppure titolo di studio ma con tutte queste misure rimane il gradiente. Però il gradiente c’era
sempre, l’esistenza di una curva rimane a prescindere dall’aspetto e dalla stratificazione sociale
viene utilizzato. L’implicazione è che le persone che condividono una posizione sociale abbiamo
delle caratteristiche in comune e i membri dei gruppi di categorie diverse hanno differenze.
Parte la ricerca di fattori che fossero da un lato simili all’interno di queste categorie e che potessero
spiegare questa curva. Si stima che il gradiente arriva a spiegare differenze enormi nelle aspettative
di vita, ad es Marmot parla di una differenza di circa 20 anni tra gruppi + fortunati e non e l’idea
che emerge da questa osservazione e che c’è qualcosa nelle condizioni di vita quotidiana che
accumuna e differenzia in base alla posizione sociale. Avendo escluso fattori fisiologici collegati
all’esposizione al rischio ambientali: per es. i poveri potessero essere esposti al rischio ambientali,
l’inquinamento o acqua contaminata come nel 800 m questo non spiegava il gradiente, si immagina
che il reddito potesse spiegare il gradiente perché si poteva avere accesso a delle risorse, cioè un
accesso privilegiato alle cure mediche in Inghilterra il ricorso all’assistenza medica privata era
piuttosto limitato. Quindi prende forma l’ipotesi che il gradiente sociale potesse avere cause sociali,
questi fattori spiegano una piccola parte della varianza. C’è questo blocco di varianza che sembra
essere irriducibile. Questa consapevolezza stimola una nuova ondata di ricerca fine anni 80 e inizio
anni 90, il primo studio di Marmot si ha a partire di 78 e 84, inizia a sviluppare ipotesi più
specifiche sul peso di ogni fattore per es dieta, attività fisica perché la ricerca epidemiologica nasce
dalla medicina e quindi è guidata dal paradigma biomedico dall’organismo umano e delle sue
esigenze materiali cioè alla materialità della malattia e della morte. Fin dal 800 esiste una corrente
di pensiero che è sensibile ai fattori sociali ma ci vuole tempo affinchè si sviluppi questa
interpretazione del dato epidemiologico, con l’epidemiologia sociale nasce come disciplina che con
un piede nella medicina e l’altro nelle scienze sociali e cerca di capire la distribuzione disuguale
delle condizioni di salute in funzione alle condizioni della società. Marmot riassume questi fattori e
parla delle disguaglianze e inizia a mettere in primo piano la società, i virus, il colesterolo,
l’attenzione si sposta verso la società, la struttura e il modo in cui la stratificazione sociale incida
sulle persone.
Se non si ascoltano le disposizioni di misura di salute pubblica succede che vi sono queste disparità
sociali, ci si ammala perché non si fa attività fisica, il cibo fresco. Si può pensare a un nesso che non
passi per il comportamento ma di pensare a un nesso che mette in relazione direttamente
l’organismo, attraverso l’idea di sofferenza psicofisica. E’ possibile immaginare che le diverse
posizioni sociali siano accompagnate da un diverso accesso al potere, che ci sia una diversa
stratificazione del potere sociale insieme alle risorse, potere da capacità di gestire la propria vita
cioè di fare scelte. Quindi possiamo immaginare come la stratificazione influenzi le difficoltà anche
psicologiche, lo stress e la sofferenza emotiva, l’esperienza dell’isolamento, della
marginalizzazione, discriminazione e violenza, la paura di subire violenza o privazione… Ci sono
degli stati di sofferenza psicologica, dietro questi stati ci stati mentali, processi cognitivi, che sono
riconducili alla strutturazione sociale. I fattori sociali fanno leva sulla persona come essere
completo come corpo e mente. Parte la ricerca di percorsi metabolici che possano sostituire questa
scatola nera, che all’inizio non sappiamo quali sono i meccanismi osserviamo i dati, immaginiamo i
possibili meccanismi. Inizio anni 90 si hanno una serie di ricerche su questi percorsi metabolici, che
possano spiegare l’esposizione agli stress di tipo sociale ad esempio l’incertezza, insicurezza, la
paura come vengono poi elaborati dal corpo umano.
Il costo di adattamento di queste persone è molto più alto perché sono impotenti e svantaggiate
all’interno della società. Le disparità all’interno dei singoli paesi possono essere spiegate anche da
questi fattori sociali. Quindi questo ci fa capire che non si muore più soltanto di malattie infettive
come abbiamo detto nelle scorse lezioni. Si immaginava che nel 900 che i processi medici, di salute
pubblica, l’igiene, la qualità dell’aria e del cibo potessero ridurre le disuguaglianze e invece di
scomparire quelle disparità si sono ampliate e le cause di morte sono aumentate.
Negli ultimi 20 anni, si analizzano i dati dei paese per capire le origini di disparità tra i paesi e
all’interno dei paesi per capire il ruolo delle disuguaglianze, e per molto tempo si riteneva che le
cause fossero uguali nei due contesti e trovare un'unica spiegazione, cioè che i stessi fattori che
spiegano le differenze tra i paesi in termini di mortalità. Tuttavia ci sono delle contraddizioni, pero
vediamo che cosa ci mostrano i dati relativamente al rischio di mortalità, ci sono paesi come Sier
Leone e altri paesi africani dove il tasso di mortalità e peggio oggi di 100 anni fa(circa 1 quarto dei
bambini non superano i 5 anni di età) l’aspettativa di vita alla nascita supera di poco i 40 anni, ciò
vuol dire che la maggior parte delle donne avranno almeno un bambino che non sopravvivrà. La
fertilità in questi paesi è elevata con una media di 6 bambini per ogni donna, quindi con questi tassi
di mortalità e fertilità significa che buona parte della popolazione e molto giovane.
Quindi con gli anni nonostante i miglioramenti non osserviamo una diminuzione delle disparità in
termini di salute tra i paesi ricchi e poveri. All’interno dei singoli paesi nonostante gli sviluppi non
troviamo una riduzione delle disparità, allora ci troviamo davanti ad un fenomeno molto ben
strutturato che sembra ricostituirsi in ogni momento e generazione in base ad una molteplicità di
fattori, in alcuni contesti fattori materiali prevalgono mentre in altri contesti prevalgono quelli
sociali, ma quello che restano sono le disparità strutturate in base alla posizione in termini
geopolitici, geoeconomici e di stratificazione.
La conclusione e che le disuguaglianze sociali, socioeconomiche e tutto ciò che comportano che
danno struttura a questi gradienti sociali, sono queste forme costitutive della società a svolgere il
ruolo di causa fondamentale ed esprimere il loro affetto in maniera variabile nel tempo. Nel tempo i
gruppi sociali che sono più istruiti e che hanno più controllo sulle proprie condizioni di vita e di
lavoro riescono a plasmare, modificare il contesto e comportamento in maniera dinamica alle
minacce percepite o immaginate. Le persone con minore accesso alle risorse che sono costrette a
subire gli effetti delle decisioni altrui che per sopravvivere devono fare lavori stressanti che poi non
possano evitare di essere esposti ai rischi.
Lezione 5
Come misurare la salute, si tratta di un complesso concetto multidimensionale che pone delle sfide
dal punto di vista della quantificazione ed è difficile ridurre tutte quelle complessità e quelle
dimensioni diverse ad una sola misura, ad un singolo numero. Se pensiamo alla vita quotidiana
come parliamo di salute abbiamo tanti modi di parlarne, spesso pensiamo alle patologie, definizione
negativa biomedica della salute come assenza di malattia, in altri contesti usiamo piuttosto un
concetto di benessere psicofisico ad uno dice che la sua salute e le sue condizioni di salute sono
buone e spesso intende fare una valutazione complessiva di diverse sfere, dall’aspetto della salute
mentale, la salute fisica, la soddisfazione per la propria vita al grado di felicità. Nell’analisi delle
disuguaglianze di salute una misura utilizzata è quella relativa all’aspettativa di vita o il tasso di
mortalità. Una misura della salute piuttosto evidente ovvia è la vita e la morte come caratteristica di
un gruppo di una popolazione, l’incidenza della morte a una serie di vantaggi. Dal punto di vista
della misurazione l’incidenza della mortalità piuttosto semplice da definire da misurare, e molto
spesso informazioni vengono raccolte di norma sui decessi (esempio i certificati di morte). Molti
paesi riescono a quantificare la mortalità in base a una serie di caratteristiche la causa di morte
magari viene registrata sul certificato di morte, l’età dell’individuo genere e quindi è piuttosto
semplice calcolare un tasso di mortalità controllando queste caratteristiche. se il tasso di mortalità
viene espresso per una specifica causa di morte si tratta di un tasso specifico, lo stesso vale anche
dei tassi dei gruppi definiti in termini di età, maschi e femmine e quant’altro, quindi abbiamo tassi
generali e tassi specifici di mortalità. ma come viene definito? sarà evidente che il numero di
decessi in una popolazione dipenderà dalle sue caratteristiche, quali caratteristiche? L’ambiente
(Tipo pensiamo alla terra dei fuochi che causa tanti morti e malattie)e età.
Come sarà evidente il numero di decessi ? dipende da 2 fattori:
- Primo fattore grandezza della popolazione, quindi il numero di decessi dipende dal numero
di persone.
- Secondo fattore struttura demografica della popolazione
- Terzo fattore la presenza di anziani
A questo punto non si può usare solo il numero di decessi, quindi bisogna STANDARDIZZARE.
Quando standardizziamo nell’esempio del primo fattore si fa decessi diviso la popolazione e questo
ci darebbe un tasso di mortalità, ma sarebbe un tasso grezzo che non tiene conto della struttura
demografica. Come possiamo tenere conto a questo aspetto? Come possiamo confrontare due paesi,
uno che ha la struttura giovane e l’altra più anziana? Come possiamo metterli sulla stessa scala?
NOMRALIZZANDO I DATI DELLA POPOLAZIONE CON UNA CERTA STRUTTURA.
Dobbiamo in qualche modo trasformare quel numero, quel tasso libero da quel condizionamento
della struttura demografica
(il concetto di normalizzare ci fa pensare ad un tasso che esprima la mortalità che sarebbe stata
osservata se la struttura demografica fosse nella norma. l’idea di standardizzazione ha implicazioni
analoghe, riportiamo ad uno standard esprimiamo il tasso di mortalità rispetto ad uno standard )
Ipotizziamo una popolazione standard, una certa percentuale di anziani, mezza età, giovani e
bambini, questo standard è sempre un po’ arbitrario, però potremmo immaginare uno standard
vicino la media della regione in questione. Immaginiamo uno standard che esprima più o meno qual
è la distribuzione media in termini di età nei paesi europei, a questo punto dobbiamo trasformare
statisticamente le nostre popolazioni specifiche in popolazioni che rispettino quello standard, di
solito si divide in fasce di età la popolazione scegliendo intervalli piccoli tipo di 5 anni e stratificata
in età, poi si vede quante persone rientrano in quel periodo in questione e a quale fascia di età
appartengono al momento della morte. Ora abbiamo tutti i decessi per tutte le categorie e dobbiamo
applicare una trasformazione in modo tale che il peso di tutte le categorie demografiche sia uguale,
quindi in linea con il nostro standard. Come? Dobbiamo PONDERARE, se nella nostra popolazione
gli anziani sono il 20%, nella popolazione standard sono il 10% del totale, la nostra osservazione
deve essere ponderata per 0,5, e come se il decesso tra gli anziani e il nostro gruppo valesse meta in
quanto abbiamo il doppio, e quindi applicare un peso. Però per fare il confronto con altre
popolazioni dobbiamo ponderare, dobbiamo ridurre l’influenza di quella fascia di età in modo che
sia in linea con la nostra popolazione standard di riferimento. Quindi dividiamo e otterremo il
numero di decessi che avremmo osservato. Una volta aggiustato tutto per rispecchiare la
popolazione standard possiamo mettere di nuovo insieme tutti i dati. Ora possiamo esprimere il
numero di decessi come una percentuale della popolazione ma avendo ponderato/standardizzato,
questo si chiama TASSO STANDARDIZZATO DI MORTALITA’, che è un numero che ci dice
quante persone sarebbero morte in quel periodo di tempo, in quell’anno se la popolazione avesse
una struttura standard, quindi controlla per deviazione una struttura demografica prevedibile
standardizzata.
Il tasso standardizzato di mortalità può essere specifico o generale. È LA PRIMA MISURA
UTILIZZATA
Un’altra misura che utilizza le stesse informazioni e calcolo è ‘ASPETTATIVA DI VITA, quindi
quanto ci aspettiamo in un determinato contesto che un neonato possa sperare di vivere, quanti anni
ci aspettiamo che un neonato vivrà. Come si calcola l’aspettativa di vita? La prima cose e vedere le
caratteristiche della popolazione e costruire una tavola di mortalità (una curva) che ci consente di
visualizzare una funzione di sopravvivenza.
Se calcoliamo l’aspettativa di vita alla nascita ciò vuol dire che peserà molto la mortalità tra i
bambini.
L’aspett di vita è una media (che se troppo bassa vuol dire che ci sono molti decessi tra i bambini),
una misura sintetica che prende in considerazione tutti i dati di persone che muoiono a 10-30-40 ecc
anni. L’effetto che questo elevato tasso di mortalità infantile avrà sul calcolo dell’aspettativa di
vita, sarà maggiore dell’effetto che si osserva se le persone muoiono a 60 anni invece che 70.
Quindi l’aspettativa prende in considerazione tutti queste informazioni sulla mortalità in diversi
momenti della vita guardando la popolazione attuale. dopo si utilizzano queste informazioni
attraverso l’operazione di ponderazione per calcolare il tasso, calcolando questo tasso i morti
infantili pesano parecchio.
- È stato fatto uno studio (linea di regressione con punti perfettamente lineari) su diversi paesi
negli ultimi 150 anni per vedere ogni anno chi ha l’aspettativa di vita più alto (Svezia nel 1940 pari
a 45 anni, Nella seconda metà dell’800 prevale la Norvegia, subentra poi la Nuova Zelanda che per
60 anni risulta il paese con l’asp di vita più elevata. La linea dal 1890 fino al 1940 e diritta e l’aspe
di vita in Nuova Zelanda passa da 56 a 66 anni, torna poi ad essere la Norvegia con l’aspe di vita
più alto, poi nel 1980 prevale per 20 anni il Giappone arrivano sopra gli 85 anni ). Quindi rispetto a
150 anni prima abbiamo un aumento di 40 anni in termini di aspett di vita.
Se ci fossero dei limiti biologici per cui le persone non possano vivere più di 100 anni allora l’asp
sale fino a decrescere ad un certo punto, perché non può sforare il tetto dei 100.
L’asp di vita è sensibile soprattutto alla mortalità infantile, perché nell’operazione di ponderazione
le morti precoci hanno un peso particolare, perché se facciamo una media tra 0 e 100 esce 50
mentre tra 90 e 100 esce 95, quindi i valori molto bassi pesano di più di quelli elevati.
La mortalità infantile non è un prodotto di ponderazione, ma il numero tot di decessi dei bambini
fino ad un anno di età. (quindi nell’arco di un anno raccogliamo le info su tutti i bambini che sono
vivi e morti entro il primo anno e tracciamo i dati per i diversi periodi storici. Le regioni più ricche
sono Nord America, Australia,Giappone, Asia e Africa. Quello che notiamo che a partire dal
dopoguerra vediamo che la mortalità infantile e elevata in tutti i paesi, soprattutto nei paesi più
poveri da 60 su 1000 si e ridotto di 2\3.
Quindi dal periodo 70-75 il tasso è crollato a 20 da 60 e continua a scendere e per altri 20 anni
arriva a 10 nel 90\95. Alla fine del 2008 il tasso e tendente allo 0. Secondo dato che colpisce è che il
ventaglio si riduce e non rimangono inalterate le disparità tra africa e i paesi più sviluppati, ma nel
1950 la differenza è pari a una differenza di tre tra 60 e 180 in termini di mortalità infantile. Alla
fine del periodo e crollato a 40 il tasso in africa, quindi quello che era la differenza di 120 si è
ridotto a 30. Nel 2010 è 80 a 5 quindi un 70\75 punti di differenza e quindi si va a una convergenza.
Il ragionamento di DEATON su come le conoscenze impattano sulle condizioni di vita dell’intero
mondo, che nonostante la povertà comunque scende il tasso di mortalità infantile e aumenta l’asp di
vita, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale).
Esistono altre misure per analizzare le condizioni di salute, ad esempio il CONCETTO DI ANNI DI
VITA PERSI, cioè quanti anni di vita sono stati persi prima di una certa soglia di età, è una soglia di
mortalità (precoce) meno sensibile alla mortalità infantile.
Un'altra misura e l’asp o speranza di vita senza disabilità entro i 65 anni, che invece di prendere in
considerazione la morte si prendono in considerazione le disabilità croniche. Quindi quanto si
aspettano di vivere senza problemi cronici.
Altre misure non legate alla morte potrebbe essere l’altezza.
Un altro modo per pensare alle condizioni di salute è il benessere, che concepiscono la salute in
termini più soggettivi.
Lezione 6
Oggi parliamo di un tema che sembra storico, ma molto attuale cioè DISASTRI, CATASTROFI e
L’IMPATTO SULLE CONDIZIONI DI SALUTE DELLA POPOLAZIONE. (si basa sul libro di
maich devis che si intitola olocausti caldo vittoriani). Devis inizia con delle osservazioni generali
prendendo dei libri di storia che analizzano l’800 che racconta la storia delle diverse regioni
dall’India, Cina ecc, e nota questo silenzio sull’ultima parte di secolo che è contrassegnato da
catastrofi di origine naturale, che sono il prodotto non solo della siccità e quindi della carenza di
precipitazione, ma anche dell’organizzazione sociale ed economica. Quindi la sua tesi e che
l’impatto degli eventi naturali dipende dall’organizzazione sociale e dall’economia. Quindi stiamo
ragionando di nuovo sul fatto di come i fattori sociali influenzano la distribuzione del rischio, che
diventa una questione di vita e di morte in presenza di perturbazioni molto forti nell’assetto
produttivo dell’economia.
MONSONI precipitazioni pesanti che si verificano durante la stagione delle piogge, hanno un
carattere stagionale e prevedibile tipico dei paesi tropicali. I monsoni sono regolati da sistemi
naturali che si chiama ENSO (stiamo parlando dell’ELNIGNO, fase secca; laligna, acqua
abbondante) quindi è un’oscillazione che è regolata da zone di bassa pressione concentrate
sull’oceano Pacifico ma si spostano nel tempo. Questi sistemi si formano grazie al riscaldamento
dell’acqua nell’oceano che con l’aiuto del vento si sposta da una parte all’altra influenzando il vento
e le precipitazioni. Quest’oscillazione durano circa 7 anni, quindi è un ciclo lungo in cui si spostano
questi sistemi climatici sull’oceano influenzando il clima e modificando le piogge soprattutto nelle
aree tropicali. Questo ciclo è un fatto di vita nei paesi tropicali che hanno sviluppato nei secoli
forme di protezioni contro il rischio idrico, e consapevoli del rischio siccità si svilupparono
meccanismi di autodifesa che consentivano alla popolazione di sopravvivere per un anno intero nel
caso le piogge svanissero. QUESTO è IL PRIMO ELEMENTO DELLA TESI DI DEVIS: dice che
nell’800 in India in Cina e Brasile e altri paesi si ha una rapida trasformazione della società,
conseguente a quel processo di rintegrazione del mercato globale (società agricola, dello sviluppo di
sistemi regionali, che avevano una propria autonomia, ad un certo punto entrano in contatto e
stabiliscono rapporti stabili di commercio). Nell’800 questo sistema si espande molto rapidamente e
determina una corsa ad accaparrarsi territori che potessero fornire materie prime. Quindi il
colonialismo prende forma nell’800 conseguenti a questi processi, trasformando il rapporto tra le
diverse regioni del mondo, creando cosi un commercio internazionale, soprattutto per le materie
agricole. Questa rappresenta una grande trasformazione nell’ECOLOGIA GEOPOLITICA, come
dice Devis, soprattutto nelle zone tropicali che producevano grandi parti del fabbisogno, in termini
di cibo. DEVIS dice anche che l’impatto degli eventi naturali dipende dall’organizzazione sociale, e
intende che nell’800 vengono inseriti nell’economia mondiale zone a vocazione agricola, ancora
sotto il dominio di un ceto dominante di tipo feudale, che viene assimilato all’interno delle strutture
del colonialismo occidentale.
DOMINIO COLONIALE che è un dominio di tipo militare che si intreccia con l’organizzazione
della società feudale, allo stesso tempo è una forma moderna del potere, perché motivata da
un’economia sempre più capitalistica e industrializzata.
LEZIONE 8
Il grafico è servito per sottolineare che ci sono tuttora delle forti disparità tra paesi, una serie di
fattori che incidono sulle condizioni di salute ad ogni livello di benessere economico, per esempio,
Cile e Costa Rica hanno un’aspettativa di vita simile agli Stati Uniti pur avendo un reddito pro-
capite più basso.
Era interessante calcolare ripetutamente questa curva, che è stato studiato da PRESTON,
epidemiologo ricercatore, che fu il primo ad individuare un fenomeno particolare, cioè che i paesi
nel tempo non si spostano semplicemente lungo quella linea, ma una loro evoluzione provoca uno
spostamento della linea. Questo fenomeno viene spiegato da DEATON e altri attraverso l’idea di
miglioramenti delle conoscenze e l’organizzazione sociale, che consente di migliorare le condizioni
della popolazione a prescindere dal reddito e questo soprattutto grazie alle misure di prevenzione,
miglioramenti dell’infrastruttura e misura di salute pubblica. Quindi armati della conoscenza,
anche nei paesi relativamente poveri fu possibile nel tempo realizzare miglioramenti apprezzabili
nelle condizioni di salute, anche attraverso l’accesso a misure di prevenzione economiche, come il
vaccino di massa. Quindi questi danno grandi miglioramenti nelle aspettative di vita anche dove i
redditi medi sono più bassi. Il gradiente sociale rimane inalterato nel tempo, più il governo
interviene più si spostano in alto tutte le curve per i diversi gruppi sociali, e man mano che si
diffondono le conoscenze e i nuovi modi di fare a livello internazionale si spostano di nuovo tutte
le curve mantenendo il gradiente e le disparità di salute fisse. Quindi nonostante il progresso
vengono congelate le disparità, ed è uno dei temi di maggiore attualità in cui i ricercatori si sono
concentrati maggiormente e capire perché non risultano ben strutturate queste disparità e perché
le disuguaglianze non si riescono a superare attraverso la conoscenza, diffusione di nuove
abitudini.
Uno dei motivi di questi rapidi miglioramenti dell’aspettativa di vita che si vede dal grafico, e che
tra il 1950 e il 2000 e stato possibile ridurre drasticamente il tasso di tra i bambini, quindi li
possiamo dividere in due fasi; nel periodo del dopo guerra ci possiamo concentrare su misure che
possono beneficiare soprattutto i bambini, cioè gli interventi che sono stati applicati, introdotti
hanno beneficiato soprattutto i bambini riducendo i tassi di mortalità. La riduzione dei tassi di
mortalità tra i bambini è più vulnerabile rispetto alle malattie contagiose, migliorando le condizioni
di salute pubblica cala il tasso di mortalità dei bambini e questo è un effetto immediato e
drammatico sulla mortalità in generale e sull’aspettativa di vita.
Le leve che dobbiamo toccare per migliorare le condizioni di salute, i ricercatori hanno stimato che
ad esempio negli Stati Uniti, oggi l’eliminazione completa del cancro avrebbe l’effetto di
aumentare l’aspettativa di vita, ma invece è molto basso di soli 4 anni. Nei paesi economicamente
più avanzati la mortalità per cancro e concentrata tra le persone più anziane. I fattori di rischio che
si accumulano lungo la vita. Poi hanno più incisività tra la popolazione più anziana, quindi si
aprono delle disparità, ma l’impatto complessivo non è tanto grande e questo ci fa capire di nuovo
che contrastare le malattie infantili rende miglioramenti enormi nell’aspettativa di vita. Tuttavia, la
conclusione è che migliorare l’aspettativa di vita di una popolazione anziana è un’impresa molto
diversa rispetto alla mortalità infantile con misure di prevenzione e costruzione di ospedali. Vuol
dire che nei paesi economicamente più avanzati aumentare di 1 anno le aspettative di vita è
un’impresa e da questo punto di vista considerare le disparità dei paesi sono enormi. Ad esempio,
l’aspettativa di vita in Russia e Giappone e quasi di 10 anni di differenza, come se il Giappone
avesse superato completamente gli effetti del cancro, delle malattie cardiovascolari e la Russia non
ha conseguito nessun miglioramento. Quindi l’impatto dell’organizzazione sociale delle società è
enorme in termini medici ed epidemiologici.
Questo ci porta ad una riflessione sull’INVECCHIAMENTO, siamo abituati a pensarlo come un
processo biologico che segue poi il tempo. Invece, l’invecchiamento è un processo sociale, cioè se
guardiamo i diversi gruppi sociali, in base al ruolo al titolo di studio e in base alle abitudini di vivere
la vita, cio che osserviamo il processo di invecchiamento in termini biologici e molto diverso, cioè
che tra le persone che lavorano con la mente si tende a mantenere una buona salute cognitiva più
a lungo. Le persone con uno più elevato status socio-economico avevano le stesse condizioni in
termini di salute di quelle di basso status socio economico che avevano 15 anni in meno. Quindi il
processo di invecchiamento era differenziato, il processo di invecchiamento biologico avveniva più
velocemente per le persone di basso status socio-economico che svolgevano lavori poco
qualificati. Questo vale anche se controlliamo il reddito. L’invecchiamento non è una regola
biologica che è uguale per tutti, ma avviene con una velocità diversa in base alla situazione sociale.
Avere più potere e controllo sulla propria vita rallenta il processo di invecchiamento.
Lezione 9
LEZ 9
PANDEMIA: COVID-19
Oggi parliamo del covid-19, una situazione socio-economica, socio-spaziale rispetto alle condizioni
di salute. Quindi dai paesi in via di sviluppo passiamo ad un tempo più vicino al nostro, ragioniamo
un po come i fattori di rischio strutturati dall’organizzazione sociale della società, popolazione
incida sulla probabilità di contrarre il corona virus.
INTRODUZIONE:
il covid-19 è la più recente di una serie di epidemie virali con diffusione globale. Ha avuto
conseguenze enormi per la salute pubblica, per l’economia, per la vita delle persone, per sistemi e
istituzioni. Inoltre, i fattori sociali hanno svolto una grande importanza, influenzando chi si è
ammala e come si diffondono i virus, ma questi fattori sociali non hanno ricevuto molta attenzione
da parte di ricercatori, medici o politici, poiché si sono concentrati su altri fattori come il
comportamento, sugli interventi e le regole, sul ruolo dei vaccini, sui trasporti e sulla forma di
socializzazione. C’è stato anche un grande fallimento dei sistemi di analisi e monitoraggio, in anni
recenti sono stati sviluppati modelli basati su nuove teorie statistiche e banche dati contenenti una
grande quantità di dati statistici e altre tecniche come la geolocalizzazione che consentirebbero la
gestione precisa e puntuale delle ondate pandemiche, utilizzando un evidenza empirica
disponibile. Tuttavia queste tecniche non sono state sfruttate a pieno a causa della mancata
gestione sinergica e sistemica delle risorse disponibili, poiché i dati sono stati molto spesso
confinati all’interno delle singole organizzaizoni che per paura delle critiche hanno rifiutato
l’accesso ai ricercatori e alle infomazioni sulla funzione del covid, questo soprattutto nelle regioni
settentrionali, dove in Italia si è diffusa più rapidamente.
COVID-19 E CARATTERISTICHE SOCIALI: EVIDENZA EMPIRICA
Nei primi mesi della pandemia il covid si è diffuso rapidamente nelle regioni più ricche e più
densamente abitate, come USA e UK, NY e Londra, seguendo le linee di comunicazione più
sviluppate e dense.
Nel contesto di questi paesi economicamente avanzati, le aree densamente popolate, i dati
mostrano che il gruppo etnico, ad esempio negli Stati Uniti, spieghino una buona parte della
varianza nella distribuzione nel rischio di contrarre il covid. Quindi il tasso di mortalità per i neri
statunitensi e più del doppio della popolazione bianca.
Un altro aspetto è che all’interno di quelle regioni avanzate il covid ha colpito soprattutto i ceti
bassi, le aree deprivate e i gruppi etnici svantaggiati. Lo stesso vale per Londra e Milano. A livello
internazionale le analisi più precise sono state realizzate dall’ONS, e nelle aree più ricche si hanno
25,3 morti per 100.000, nelle aree più povere 55.1; quindi vediamo che le aree più povere
vengono colpiti di più dal covid.
In una ricerca,Inghilterra+Galles, si evince che il rischio di morire con il virus è fino a 4 volte più
alto per asiatici e neri, controllando l’età, e circa due volte più alto se teniamo conto delle
differenze regionali, della deprivazione, della composizione delle famiglie.
COME ANALIZZARE I FATTORI SOCIALI? ATTRAVERSO LA GEOLOCALIZZAZIONE
I dati individuali (tipo persone ricoerate, hanno un codice fiscale o indirizzo che poi vengono
caricati su un sistema informatico) vengono trasmessi ad un’agenzia nazionale. Gli indirizzi dei
pazienti vengono geolocalizzati o i dati sanitari vengono associati a dati censuari o anagrafici a
livello individuale o aggregato. I dati vengono analizzati in relazione alle caratteristiche individuali
e/o quelle delle micro-aree di residenza.
Queste tre ipotesi funzionano insieme, sono fattori sociali che si sommano creando una grande
disparità in termini di rischio anche perché le fasce più povere della popolazione tendono a vivere
nei quartieri popolari più poveri; quindi, quell’aumento del rischio individuale e accompagnato dal
rischio contestuale, perché le persone con maggiore vulnerabilità all’esposizione ha più difficoltà a
proteggersi. Quindi anche qui vediamo una maggiore esposizione moltiplicativa riguardo al ceto
meglio e piò ridurre la sua esposizione alla sua capacità di proteggersi anche perché può gestire in
maniera più accurata questo aspetto del rischio all’infezione, perché più utilizzare metodi di
protezione più efficaci. Quindi dal reddito e dalla conoscenza delle protezioni (tipo i dentisti)
derivano anche vantaggi in termini di protezione.
Un’altra ipotesi è: la diffusione territoriale del virus dipende dalla struttura demografica e forme di
interazione delle popolazioni, dalla struttura: di età, flussi pendolari ecc..
Un'altra ipotesi: è influenzata da forme di segregazione su base territoriale, cioè conta quella
divisione quartieri benestanti e poveri. Nella prima fase di diffusione del virus si osservavano tassi
di positività maggiori nelle città e di conseguenza la diffusione nel primo momento ha interessato i
ceti più benestanti. (tipo caso di Napoli al vomero persone che venivano da Milano). Poi hanno
inciso le misure di contenimento che sono paragonabili con quelli interventi di salute pubblica che
abbiamo visto al partire dall’800, quindi utilizzare lo stato e le autorità e i servizi pubblici per
ottenere un effetto a livello di popolazione attraverso misure di contenimento che hanno come
oggetto l’intera popolazione e non il comportamento individuale e hanno influito sull’evoluzione
della pandemia. Sull’efficacia di queste misure la giustificazione sulle mascherine c’è un dibattito
ancora ora, il lockdown ecc.
Ultima ipotesi è: che il corso dell’epidemia è stata influenzata dalla componente stagionale, ogni
volta che arriva primavera estate cala la violenza del virus e si riducono i suoi effetti e si abbassano
le criticità e quindi vediamo il ruolo dell’ambiente che influenza l’andamento delle pandemie.
Durante la pandemia è nata l’esigenza di studiare e capire le dinamiche dell’epidemia e vediamo di
nuovo il presupposto di un intervento pubblico efficacie, e quindi si cerca di studiare il rischio di
contagio con strumenti scientifici per guidare le risposte, un approccio a questo è quello di
utilizzare i modelli epidemiologici (es. modello di Held e dei collaboratori). Quindi per capire il
ruolo dei fattori sociali dobbiamo tenere sotto controllo il rischio di esposizione in termini
territoriali, e alcuni ricercatori hanno iniziato ad applicare questi modelli a piccoli territori e
scomporre il rischio dei vari componenti dove si cerca di capire la dimensione territoriale e
temporale. Quindi partire da una dimensione territoriale quindi se ci sono livelli elevati nei comuni
attorno; poi dimensione sociale che è quella della vulnerabilità, se c’è una popolazione povera e
svantaggiata e infine una dimensione demografica più persone anziane più possiamo immaginare
un tasso più elevato. Quindi non abbiamo più categorie ma abbiamo queste componenti seguire
nel tempo e spazio l’evoluzione dell’epidemia condizionando i fattori di vulnerabilità a livello locale
e questo ci consente di avere delle previsioni più precise a livello locale.
LEZIONE 11
Il gradiente sociale è quell’associazione graduata tra posizione sociale e condizione di salute.
Inoltre abbiamo parlato dell’impatto dell’organizzazione sociale, ovvero l’organizzazione
dell’intera società, parlando dell’impatto del colonialismo, le forme di urbanizzazione,
l’organizzazione del lavoro, le differenze tra società e le misure di salute pubblica, che sono fattori
sociali che incidono sulla salute.
Un altro modo per analizzare questo tipo di relazione è facendo riferimento ai DETERMINANTI
SOCIALI, creando dei dibattiti a partire dagli anni 80/90 attraverso il lavoro di MARMOT,
WILCKESON E PIKITT, più in generale tra la collaborazione di scienziati sociali e epidemiologi per
cercare di risolvere i paradossi. Quei paradossi sono quelli che riguardano la forma delle curve dei
paesi e l’andamento delle condizioni di salute nel tempo, ma non si spiegano molto bene a livello
di sviluppo, quindi a livello medio di benessere economico. Da un lato miglioramenti delle
condizioni economiche, non sempre sono accompagnati da miglioramenti delle condizioni di
salute, e viceversa. Un esempio è uno studio fatto da MARMOT sul NEPAL, facendo ricerche sul
campo ed era evidente che la bassa aspettative di vita fosse legata all’assenza di acqua pulita e da
una dieta insufficiente e l’inquinamento causata dalla fonte di energia, il legno. Agli inizi degli anni
70 guardando queste situazioni Marmot immaginava che sarebbe stato troppo difficile avere dei
cambiamenti in tempi brevi, ma invece il NEPAL tra 1980 e 2010, in 30 anni le aspettative di vita
migliorò di 20 anni arrivando a 69 anni, vuol dire che ha registrato miglioramenti significativi a
livello internazionale. Sarebbe 1 anno ogni anno, dice Marmot 16 ore di miglioramento ogni 24
ore, e il miglioramenti si hanno anche nei paesi ricchi, però questi miglioramenti non sembrano
correlati con i principali indicatori economici. Quindi bisogna capire com’è che all’interno di tutte
le società osserviamo questi gradienti sociali troppo marcati(reddito, titolo di studio) mentre a
livello aggregato non troviamo una tale correlazione, abbiamo il gradiente sociale all’interno dei
paesi, ma il gradiente sociale nei paesi e molto particolare e peno di contraddizione. Quindi
Marmot è partito da questi paradossi per la ricerca di un modello esplicativo in grado di spiegare
queste disparità.
Alcuni ricercatori, inoltre, come CAREMAN hanno mostrato che dietro alle scelte relativamente al
comportamento c’è molto di più, non solo il calcolo razionale, ma tanti altri fattori che
influenzano il comportamento ad esempio l’obesità può essere rappresentata come una scelta
individuale, come una tipica funzione di utilità che mette la gratificazione immediata a lungo
termine e i costi all’interno di un calcolo su come consumare il cibo.
Dopo questo ha avuto un peso importante anche i fattori SOCIO-PSICOLOGICI, lo scopo era quello
di andare oltre un modello teorico basato esclusivamente su fattori materiali come
l’inquinamento, e in questo i ricercatori hanno notato una serie di fenomeni che possono essere
assunti come fatti stilizzati, dei fatti che posson guidarci verso un altro tipo di modello.
L’aspettativa di vita e le condizione di salute fisica tendono ad essere più bassi tra le persone che
hanno problemi di salute mentale. Quindi una base per sospettare un legame forte tra mente e
corpo, cioè tra salute mentale e corpo, esiste. Ciò che viene all’ interno delle nostre menti può
influire fortemente sulle condizioni di salute, e ciò che avviene nella mente è plasmato dalle
condizioni si vive, si interagisce e si lavora e di conseguenza dalle disuguaglianze di potere risorse
che influenzano queste condizioni. Anche le ricerche con primati hanno spinto i ricercatori ad
andare in questa direzione. La domanda che cercano di trovare risposta i ricercatori è: che tipo di
legame, che cos’è che legala la posizione delle gerarchie in ambito sociale con processi mentali
interni e poi la manifestazione a livello somatico di problemi di salute? Ed è da qui che parte la
ricerca, da un lato i determinanti sociale della salute e dall’altro i PATTWEIRS(I PERCORSI LE
FORME DI INFLUENZA). Questa ricerca porta ad una serie di direzioni, sul lato dei DETERMINANTI i
ricercatori svedesi hanno inziato a teorizzare l’impatto dello stress sulle condizioni di salute. Lo
stress e un buon camnditado che mette in relazione le condizioni sociali processi tecnologici e le
condizioni di slaute fisica. Questo perché lo stress e infuenzato dal ruolo sociale, questi ricercatori
svedesi hanno immaginato che lo stress individuale potesse essere un effetto di una relazione tra
le esigenze e il grado di controllo che l’individuo può esercitare sulla propria situazione, cioè le
domande e il controllo. Quando un ruolo è estremamentre impegantivo e l’individuo che svolge
quel ruolo ha poco controllo possiamo dire che e esposto ad uno stress elevato. Lo stress può
essere immaginato come una condizione oggettiva, cioè una persona e sotto stress quando è
sottoposta a molto esigenze senza poterle gestire. Possiamo immaginare lo stress come una
condizione, una risposta, soggettiva.
Altri ricercatori stavano lavorando nello stesso periodo sul RUOLO DEL CONTROLLO, chi ha il
controllo e fino a che punto l’individuo ha il controllo della sua vita e del ruolo che esercita. Ad
esempio uno studio, una metanalisi di 21 studi convolgendo migliaia di persone con lavori diversi,
ha dimostrato che lavoratori che svolgono lavori caratterizzati da un alto livello di esigenze e un
alto livello di impegno e un basso livello di controllo avevano un rischio di contrarre malattie del
sistema cardiovascolare che era molto più alto paragonato alle persone senza questo tipo di
sforzo, stress. Questo è diventato un modello esplicativo.
La seconda area dove si è lavorato è sulla questione dei PREMI, cioè riguarda lo sforzo lavorativo e
il livello della remunerazione o premi. Questi premi danno un senso alla vita e giustificano lo sforzo
a livello psicologico, portando a dei risultati, simbolici, remunerati. Quindi i recatori hanno
immaginato che ci sia una specie di bilancia dove le persone mettono da una parte lo sforzo e
dall’altro il corrispettivo. La tesi è di nuovo che c’è un disequilibrio tra queste due e che potrebbe
creare delle forme di dissonanza psicologica dannosa per l’organismo.
MARMOT nel suo libro offre un esempio particolarmente attuale, facendo riferimento ai
MAGAZZINI AMAZON. Dove i dipendenti hanno un dispositivo individuale che registra la posizione
in tempo reale e vengono comunicate le cose da svolgere. Dove dietro c’è uno studio ben
dettagliato sulle mansioni da svolgere e tutto cronometrato e senza nessuna possibilità di
controllo da parte del dipendente che lavora come un robot, per poi guadagnare un salario
minimo e senza possibilità di fare carriera e senza nessun riconoscimento. Marmot ha quindi
affermato che i determinanti li avessero iniettati nei dipendenti perché c’è un enorme concentrato
di segnali terribili su come il lavoro può incidere sulla salute attraverso una serie di aspetti di
organizzazione del lavoro, e quindi ci possiamo aspettare un livello di cattive condizioni di salute in
questo tipo di categorie insieme a persone che lavorano nelle fabbriche.
Per elaborare ulteriormente questi percorsi i ricercatori, medici hanno lavorato sui processi
metabolici che potrebbero fornire quell’ultimo anello. Come, per esempio, lo stress in ambito
DOMESTICO, dove le donne erano sottoposte a condizioni gravose e cariche di lavoro con poco
controllo sulla propria vita. Anche in questo caso era sbilanciato il rapporto tra impegno,
riconoscimento e controllo più si osservavano problemi di salute o rischi di malattie croniche.
Hespan e Boys e altri hanno individuato 4 sistemi METABOLICI, cioè che fanno parte del sistema
biologico del corpo umano, dove queste forme di dequalificazione di svantaggio in termini sociali
possono entrare sotto pelle, cioè manifestarsi a livello fisico. Il primo si chiama HPA, che riguarda
la corteccia adrenale, che regola il funzionamento dell’ormone dello stress chiamato CORTISOLO,
che è un modo con cui il cervello prepara il corpo per rispondere ad una situazione di stress
attraverso il rilascio del cortisolo. Lo stress è un meccanismo primitivo di risposta ad una
situazione di rischio, come per esempio l’attacco di un animale. In questa risposta allo stress anche
il sistema nervoso autonomo svolge un ruolo essenziale, sistema autonomo quello che non passa
per la decisione consapevole conscia del soggetto, è qualcosa che succede a livello autonomo
coinvolgendo il sistema nervoso senza passare per la parte direttiva del nostro cervello, che non
decidiamo come rispondere allo stress. Alcune di queste funzioni che riguardano la gestione
dell’attenzione e delle funzioni esecutive vengono regolate anche dalla corteccia frontale e quindi
collegata anche a FUNZIONI COGNITIVE. Il quarto sistema vengono denominate SISTEMA DI
AFFILIAZIONE SOCIALE, che riguardano la SEROTONINA, e alcune regioni del cervello che sono
l’amigdala e il locus ceruleus.
Un altro termine importante è quello della HAPPY GENETICA, si analizza come l’ambiente modifica
l’espressione del materiale genetico, come l’altezza.
I ricercatori ritengono che alti livelli di cortisolo basale rappresentino un fattore di rischio, perché
si tratta di un meccanismo di risposta di emergenza, dove il corpo lo usa per predisporre una
situzione di emergenza che dovrebbe avere un carattere di unicità, rarità e emergenza, se invece
l’organizzazione della società o del gruppo creano continuamente emergenze per gli individui
l’attivazione di questo percorso metabolico può determinare una serie di problemi per
l’organismo.
Ci sono altri determinanti sociali che possono essere: la stigmatizzazione, che si può avere con il
razzismo; le ACE: le esperienze di trauma durante l’infanzia, dove le ricerche mostrano che queste
esperienze incidono molto sull’aspettative di vita sulla mobilità riguardo una serie di malattie dalla
schizofrenia a malattie cardiovascolari e influenza anche il funzionamento cognitivo. Più siamo
sottoposti a stress e difficoltà meno bravi siamo a pensare.