Cap.1
Il diritto amministrativo dal XVIII al XXI secolo
Cap. II
I principi del diritto amministrativo
Parte II
L’ORGANIZZAZIONE E IL PERSONALE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
Cap.III
L’organizzazione amministrativa
Cap.IV
Il personale delle pubbliche amministrazioni
Parte II
L’ATTIVITA’ AMMINISTRATIVA
Cap. V
Tipologia delle attività e situazioni soggettive
Cap. VI
Il procedimento amministrativo
Introduzione:
La tradizione del procedimento amministrativo affonda le sue radici nel common law inglese.
La giurisprudenza dei giudici inglesi, stabilisce la regola secondo cui le amministrazioni pubbliche, prima di
decidere, devono seguire una procedura che consenta agli amministrati di far sentire la loro “voce” (il “right to be
heard”).
Il procedimento amministrativo nasce, dunque, per ragioni garantistiche.
Nella concezione inglese, l’uomo di Stato ( la p.a.) agisce secondo giustizia ancor prima che nell’esercizio di un
potere autoritativo.
Nella concezione francese, l’amministratore è espressione di puissance publique. L’amministrazione adotta la sua
decisione senza necessità di sentire preventivamente gli amministrati. Non c’è spazio per il procedimento
amministrativo. Il privato può reagire successivamente, soprattutto con il ricorso giurisdizionale.
Tutti i Paesi dell’Europa continentale hanno a lungo seguito l’impostazione francese. Le prime leggi sul
procedimento amministrativo si hanno a fine Ottocento.
Nel secondo Novecento si ha la diffusione del procedimento amministrativo, non solo in Europa. Assume
un’importanza particolare la legge statunitense del 1946 (APA) right to be heard.
La “visione” è stata assicurata solo in seguito, negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, con il Freedom of
Information Act (1996) e il GOvernment in the Sunshine Act (1976).
In Italia, la legge sul procedimento amministrativo, è stata varata nel 1990 (legge n. 241).
Definizione e principi generali del procedimento:
Procedimento amministrativo = sequenza di atti, adottati da amministrazioni pubbliche e da privati, che sfociano
in un provvedimento amministrativo o in una misura consensuale ascrivibile alla categoria degli accordi
amministrativi.
Il procedimento si articola in diversi fasi:
-fase dell’iniziativa: dà avvio al procedimento, che può essere iniziato d’ufficio o su istanza del privato;
-fase dell’istruttoria: è destinata all’accertamento dei fatti e all’acquisizione degli interessi rilevanti ai fini del
decidere;
-fase decisionale: è quella in cui si adotta il provvedimento amministrativo, o si conclude l’accordo sostitutivo di
misura decisoria è sottoposta a controlli al cui esito positivo è subordinata l’operatività della misura medesima.
“Provvedimento” ( o “accordo sostitutivo”) = atto avente effetto costitutivo delle situazioni giuridiche soggettive;
è di regola, l’unico atto impugnabile dinanzi al giudice.
Gli altri atti del procedimento possono considerarsi preparatori o strumentali.
La legge n. 241/1990 stabilisce i principi generali del procedimento amministrativo: essi sono qualificati come
“principi generali dell’attività amministrativa”:
economicità;
efficacia;
imparzialità;
pubblicità;
trasparenza.
La valenza garantistica riposa su imparzialità, pubblicità e trasparenza;
la valenza efficientistica riposa su economicità ed efficacia.
rinvio ai principi comunitari (proporzionalità, legittimo affidamento, concorrenza).
Oltre a questo elenco di principi, ci sono principi elaborati grazie all’opera della giurisprudenza (dalla
ragionevolezza alla buona fede, alla correttezza).
I principi non valgono solo per le pubbliche amministrazioni, ma anche per privati incaricati di svolgere funzioni
pubbliche o servizi pubblici.
Il non aggravamento: tra i principi generali dell’attività amministrativa è annoverato anche quello del non
aggravamento la pubblica amministrazione non può aggravare il procedimento se non per straordinarie e
motivate esigenze imposte dallo svolgimento dell’istruttoria. Il principio è ritenuto applicabile anche ai
procedimenti ad evidenza pubblica per l’aggiudicazione di contratti.
Il termine di conclusione del procedimento e il silenzio:
La legge n. 241. Ai principi generali, aggiunge altre norme, anch’esse ricomprese tra i “principi”, che riguardano
il termine di conclusione del procedimento.
L’obbligo di conclusione: le pubbliche amministrazioni hanno il dovere di adottare un provvedimento espresso a
conclusione del procedimento, se quest’ultimo consegua obbligatoriamente ad un’istanza, ovvero debba essere
iniziato d’ufficio (dunque, nei casi in cui l’avvio del procedimento è obbligatorio, sussiste un obbligo di
concluderlo con provvedimento espresso);
L’obbligo di avvio: il suo inadempimento può dar luogo a responsabilità sia civile che penale del funzionario;
Il termine di conclusione: diversi meccanismi per la fissazione del termine, e questo decorre dall’inizio del
procedimento d’ufficio o dal ricevimento dell’istanza di parte;
La fissazione dei termini: i termini sono fissati, per le amministrazioni statali, con decreti di natura regolarmente
del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta competenti e di concerto con i ministri per la pubblica
amministrazione e per la semplificazione normativa; gli enti pubblici nazionali procedono secondo i propri
ordinamenti. In ogni caso, il termine non può essere superiore a novanta giorni.
Termini che vanno al di là dei novanta giorni,ma che comunque non possono essere superiori ai centottanta giorni
(ad eccezione dei procedimenti di acquisto della cittadinanza italiana e di quelli in materia di immigrazione),
possono essere stabiliti solo in presenza di determinati presupposti e con una procedura rafforzata.
Quanto ai presupposti, la legge prevede che termini superiori a novanta giorni possono essere previsti solo se
indispensabili, tenuto conto della sostenibile dei tempi sotto il profilo dell’organizzazione amministrativa, della
natura degli interessi pubblici tutelati e della particolare complessità del procedimento: si tratta di condizioni che
devono ricorrere in modo cumulativo.
Quanto alla procedura, i decreti del Presidente del Consiglio richiedono anche la proposta dei ministri per la
pubblica amministrazione e per la semplificazione normativa e la previa deliberazione del Consiglio dei ministri
(il che vale sia per le amministrazioni statali che per gli enti pubblici nazionali).
In assenza di fissazione del termine con i decreti menzionati, o con legge speciale, vale un termine residuale di
trenta giorni.
I termini (esclusa l’ipotesi delle valutazioni tecniche) possono essere sospesi per una sola volta, e per non più di
trenta giorni, per l’acquisizione di informazioni o certificazioni relative a vicende non attestate in documenti già in
possesso della pubblica amministrazione procedente o non direttamente acquisibili presso altre pubbliche
amministrazioni.
Le autorità indipendenti di vigilanza e di garanzia (Banca d’Italia, CONSOB, Autorità garante della concorrenza e
del mercato, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) sono sottratte alle regole sui termini dettate dalla legge
n. 241: questa prevede che tali autorità disciplinano i termini in conformità ai propri ordinamenti.
Se l’amministrazione non adotta il provvedimento entro il termine di conclusione del procedimento
amministrativo, si ha il mancato rispetto del termine. Le conseguenze sono varie:
- se il procedimento è iniziato d’ufficio e deve concludersi con un provvedimento restrittivo della sfera
giuridica del privato, la legge stabilisce che, nell’ipotesi di mancato rispetto del termine di conclusione
del procedimento, l’amministrazione non possa provvedere e debba riattivare la procedura;
- se il procedimento è a istanza di parte ed è finalizzato all’adozione di un provvedimento favorevole al
privato che l’ha richiesto vi sono diverse ipotesi da considerare:
a) in alcuni casi vale il c.d. silenzio assenso (l’inerzia equivale a provvedimento di accoglimento della
domanda);
a’) un’eccezione si ha se la legge qualifica espressamente l’inerzia della pubblica amministrazione come
rigetto dell’istanza;
b) al di fuori dell’ambito del silenzio assenso, e ove non vi sia un previsione legislativa esplicita che
equipari il silenzio al rigetto dell’istanza, se l’amministrazione non provvede nel termine si ha il c.d.
silenzio inadempimento. ! L’amministrazione è inadempiente perché non ha concluso il
procedimento (negli altri due casi il procedimento si conclude: con l’accoglimento tacito dell’istanza;
o con il provvedimento negativo tacito).
Per i casi di silenzio inadempimento è previsto il ricorso al giudice amministrativo avverso l’inerzia
dell’amministrazione, che può essere proposto anche senza necessità di diffida fino a che perdura
l’inadempimento e comunque non oltre un anno dalla scadenza del termine. Il ricorrente chiede
l’accertamento dell’obbliga dell’amministrazione di provvedere. Il giudice può ordinare che
l’amministrazione rimasta inerte provveda entro un termine, lasciando ad essa la scelta sui contenuti del
provvedimento. In taluni casi, ove si tratti di attività vincolata dell’amministrazione o quando risulti che
non residuano ulteriori margini di discrezionalità e non sono necessari adempimenti istruttori della stessa
amministrazione, il giudice può pronunciare sulla fondatezza della pretesa dedotta in giudizio: se la
reputa fondata, può ordinare l’adozione di un determinato provvedimento.
La mancata emanazione del provvedimento nei termini costituisce comunque elemento di valutazione
della responsabilità del dirigente amministrativo. È prevista, inoltre, un’azione di risarcimento per il
danno ingiusto nei casi di inosservanza dolosa o colposa del termine: la competenza è del giudice
amministrativo in giurisdizione esclusiva.
Obbligo di motivazione del provvedimento:
Anche l’obbligo di motivazione del provvedimento amministrativo rientra fra i “principi” del procedimento.
Pag. 176
Gli altri istituti del procedimento amministrativo: metodo d’analisi:
Due principale aspetti del procedimento sono:
a) le garanzie di partecipazione degli interessati al procedimento;
b) i profili di semplificazione dell’azione amministrativa.
Partecipazione e semplificazione tagliano trasversalmente le fasi del procedimento.
Nei casi di silenzio assenso, la legge prevede che l’amministrazione possa assumere decisioni in via di autotutela,
adottando provvedimenti di revoca o di annullamento d’ufficio.
Eccezioni al silenzio assenso: il silenzio assenso non opera a) nel caso di atti e procedimenti che intervengono in
materie richiamate (con qualche differenza) anche dalle norme sulla SCIA tra le ipotesi escluse dalla sua
applicazione (atti e procedimenti riguardanti il patrimonio culturale e paesaggistico, l’ambiente, la difesa
nazionale, la pubblica sicurezza, l’immigrazione, l’asilo e la cittadinanza, la salute e la pubblica incolumità): non
sono però indicate (come è invece per la SCIA) l’amministrazione della giustizia e delle finanze( nelle quali il
silenzio assenso può trovare spazio); b) casi in cui la normativa comunitaria impone l’adozione di provvedimenti
amministrativi formali, non taciti; c) ipotesi in cui la legge qualifica esplicitamente il silenzio come rigetto
dell’istanza; d) gli atti e i procedimenti appositamente indicati in decreti del Presidente del Consiglio.
Ambito di applicazione della legge n. 241/1990:
La legge n. 241/1990 si applica integralmente alle amministrazioni statali e agli enti pubblici nazionali. Alcune
sue norme valgono per tutte le amministrazioni pubbliche: si tratta delle norme sul riconoscimento del danno per
inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento, sugli accordi con i privati e tra
amministrazioni, sulla tutela giurisdizionale in materia di accesso e sul provvedimento. La legge si applica anche
alle società a capitale pubblico totale o prevalente, limitatamente all’esercizio delle funzioni amministrative, cioè
quando esercitano funzioni pubbliche e/o servizi pubblici.
Regioni ed enti locali sono tenuti al rispetto dei principi ricavabili dalla legge n. 241.
Ai soggetti privati preposti all’esercizio di attività amministrative si applicano i principi generali indicati nell’art.
1, comma 1, della legge n. 241: cioè, la legalità, l’economicità, l’efficacia, la pubblicità, la trasparenza e i principi
dell’ordinamento comunitario.
Singole disposizioni della legge n. 241, poi, contengono norme specifiche sui limiti di applicabilità della stessa
legge.
Diversi procedimenti amministrativi sono soggetti a normative speciali. In tali casi, di regola, la legge n. 241
viene applicata in via integrativa.
Cap.VII
Provvedimenti amministrativi
Cap.VIII
Moduli consensuali: contratti, convenzioni, accordi
Cap.IX
La responsabilità della pubblica amministrazione e dei dipendenti: storia e tipi
Parte IV
Conclusioni
Cap. X
Le disfunzioni