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utili e sostenibili
Repertorio delle innovazioni,
dei prototipi e delle buone prassi
(Attività 3 - Catalogo delle innovazioni,
dei prototipi e delle buone prassi)
Innovazioni utili e sostenibili
Repertorio delle innovazioni, dei prototipi e delle buone prassi
(Attività 3 - Catalogo delle innovazioni, dei prototipi e delle buone prassi)
a cura di:
Futuridea
Coordinamento Scientifico:
Carmine Nardone, Salvatore Rampone, Antonio P. Leone
Coordinamento Attività:
Rossana Maglione
Collaborazione CNR-ISAFoM:
Antonio P. Leone, Fulvio Fragnito,
Giovanni Morelli, Salvatore Purificato
Impaginazione
Arti Grafiche La Regione srl
Contrada Pesco Farese, 4
86025 Ripalimosani (CB)
www.artigrafichelaregione.com
in copertina: foto @PanaceaDoll - depositphotos.com
Premessa ................................................................................................................ 9
1. Sostenibilità globale............................................................................................ 11
1.1. Generalità ................................................................................................................ 11
1.2. Riduzione del consumo di combustibili fossili e Riduzione delle
emissioni di CO2 .................................................................................................. 15
1.3. Autonomia energetica ...................................................................................... 17
1.4. Azioni per la sostenibilità.................................................................................. 19
Bibliografia ................................................................................................................ 67
Allegato 1 ................................................................................................................ 73
Allegato 2 ................................................................................................................ 77
5
© Anyka - Fotolia.com
Nota Metodologica
L’evoluzione rapida delle innovazioni e delle tecnologie sollecita un approccio “on de-
mand” tra realtà aziendali e offerta delle innovazioni.
Si tratta di procedere sempre verso soluzioni personalizzate a seconda delle specificità
aziendali e di contesto.
Quest’approccio è ancor più ineludibile per quelle strategie innovative orientate alla com-
patibilità tra sostenibilità e competitività ed al conseguente approccio per sua natura
complesso e sistemico.
Per queste ragioni, il primo screening effettuato è stato predisposto sulla base delle co-
noscenze informali della domanda di innovazione territoriale ed è un primo contribu-
to all’interazione tra la domanda e l’offerta di innovazione.
La seconda parte decisiva è legata all’analisi di dettaglio dei fabbisogni dei diversi ter-
ritori scaturiti dalla valutazione dei questionari proposti alle aziende che hanno ma-
nifestato interesse.
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© chukov - Fotolia.com
Premessa
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1. Sostenibilità globale
1.1. Generalità
Anche se a livello internazionale esiste tuttora una controversia sul fatto che la de-
sertificazione sia effettivamente un’emergenza ambientale o piuttosto un mito glo-
bale, alcuni numeri danno un’idea dell’entità del fenomeno:
1/4 delle terre emerse del pianeta è minacciato dal fenomeno;
3/4 delle terre aride, nel nord America e in Africa, sono ad alto rischio di deser-
tificazione (e questo dato dimostra chiaramente che il fenomeno non interes-
sa le sole aree africane, ma anche parti del nord America e, in alcuni casi, del Ca-
nada e circa il 18% del territorio italiano);
900 milioni di vite umane sono minacciate in Africa dalla desertificazione;
3,3 miliardi di ettari di suoli agricoli in zone aride risultano degradati;
il 20 per cento dei suoli agricoli irrigui, su un totale di 250 milioni di ettari a li-
vello planetario, è interessato dal processo di salinizzazione, vera e propria an-
ticamera della desertificazione;
10 milioni di ettari di foreste sono distrutti mediamente ogni anno per incen-
dio o per cambiamento di uso del suolo.
11
Il fenomeno desertificazione è destinato ad aggravarsi Il fenomeno interessa anche il bacino del Mediterraneo dove un aspetto impor-
per effetto dei cambiamenti climatici in corso tante della desertificazione è rappresentato dall’inevitabile pressione sugli ecosi-
stemi naturali derivante dall’esplosione demografica. Nei Paesi del Mediterraneo,
infatti, si è passati dai 90 milioni di abitanti (inizio secolo scorso) agli attuali 300 mi-
lioni. Secondo le previsioni più ottimistiche, si prevede di raggiungere quota 850
milioni entro il 2050.
In Italia l’impoverimento dei suoli riguarda circa il 50% della SAU (superficie agra-
ria utilizzata).
Secondo Franco Miglietta, ricercatore dell’Istituto di Biometereologia del CNR (Ibi-
met) i suoli agricoli italiani, all’inizi del novecento contenevano 130 tonnellate di
carbonio per ettaro, oggi quasi la metà.
Questo è il risultato più evidente per la mancata chiusura dei cicli a livello locale1.
12 1
Cfr. Barry Commoner (The closing Circle 1972).
Questo interrogativo ha suscitato un dibattito sempre più alimentato positivamente La mappa, dal sito ONU, mostra la situazione della
desertificazione in tutta l'area del Mediterraneo
da soluzioni e contributi tecnici. Si tratta di elaborazioni che forniscono nuovi ele-
menti conoscitivi, nuove soluzioni progettuali e idee su aspetti fondamentali del
tema della sostenibilità dello sviluppo ed in particolare del nesso cibo-energia-
crescita demografica, in grado di affrontare il consumo dello strato di ozono, l’ero-
sione dei terreni, l’erosione genetica, il degrado delle risorse non rinnovabili, la de-
sertificazione, la deforestazione, la scarsità d’acqua, la povertà, la disoccupazione.
Uno sforzo complessivo per definire una nuova carrying capacity del pianeta, in-
dicando con tale espressione un complesso sistema di variabili: tecnologie, clima,
impatto ambientale, distribuzione delle popolazioni ecc.
2
Cfr tra gli altri Franca Roiatti, Il nuovo colonialismo. Caccia alle terre coltivabili, Università Bocconi editore Milano.
E Stefano Liberti, Land Grabbing. Come il mercato delle terre crea il nuovo colonialismo, Minimum fax, Roma, 2011. 13
danno delle popolazioni locali. In questo contesto di corsa selvaggia alla terra la
FAO3 sottolinea che: “L’aumento della popolazione mondiale e la crescente do-
manda di cibo pongono grandi sfide all'agricoltura. Negli anni a venire si dovrà pro-
durre più cibo usando meno risorse naturali e facendo fronte al cambiamento cli-
matico”. La stessa agenzia dell’Onu, infatti, ha stimato che la produzione alimen-
tare mondiale dovrà aumentare del 60 per cento entro il 2050, per la maggior par-
te in terreni già coltivati.
La prima questione cruciale è dunque quella di rivedere e prevedere di conseguenza
il modo di produrre il cibo: produrre più cibo nei centri urbani e in maniera più
sostenibile (serre fotovoltaiche idroponiche, green centre di produzioni agricole mul-
tifunzionali e reti di orti di condominio) e uso della terra per lo sviluppo massivo
di coltivazioni arboree (in grado di dare maggiore sostenibilità per la loro capaci-
tà di abbattere CO2) e di leguminose (piante azoto-fissatrici). In pratica si tratta di
un profondo processo di contestuale riequilibrio urbano e rurale. Meno consumi
energetici per il trasporto con l’avvicinamento dei luoghi di produzione ai luoghi
di consumo del cibo, riduzione dei consumi energetici in agricoltura, riduzione del-
l’uso di concimi e fitofarmaci.
3
La FAO ha promosso un nuovo database, chiamato Global Land Cover SHARE, contiene dati estratti da più fonti
e partner, controllati e armonizzati attraverso definizioni e norme riconosciute a livello internazionale. L’archiv-
io, pubblicato il 20 marzo 2014 è stato studiato per rendere semplice la consultazione di una vasta mole di in-
14 formazioni che abbracciano l'intero pianeta.
1.2. Riduzione del consumo di combustibili fossili e Riduzione
delle emissioni di CO2
Tali obiettivi sono strettamente correlati, e possono essere raggiunti tramite l’im- Fonte: Michael E. Weber “Le Scienze” n° 523/marzo
2012
piego di fonti energetiche alternative ai combustibili fossili, ovvero le cosiddette
Fonti Energetiche Rinnovabili (FER), riuscendo a soddisfare efficacemente i fabbisogni
energetici per le attività produttive. L’adozione di tecnologie che sfruttano FER ab-
battono le emissioni inquinanti anche a livello locale, incrementando di conseguenza
la qualità del prodotto agricolo finale. Inoltre, l’impiego di tali tecnologie consente
alle realtà produttive di risparmiare sui costi di approvvigionamento energetico.
La scelta di un’agricoltura più sostenibile è ineluttabile per dare cibo alla popola-
zione esistente e agli altri cinque miliardi di persone che incrementeranno la de-
mografia globale nei prossimi decenni.
Una maggiore sostenibilità non può essere raggiunta prescindendo da una rivi-
sitazione del “ciclo”, quel meccanismo straordinario della materia organica che si
distrugge nella respirazione e si rigenera nella fotosintesi.
Dopo l’affascinante messaggio del biologo americano Barry Commoner autore del-
le “quattro leggi dell’ecologia”4, non si è potuto fare a meno di riflettere sull’idea
di “ciclo chiuso” in natura, magari alterato dall’uomo, che ha turbato l’equilibrio eco-
logico impedendone la chiusura, per assumere pienamente la complessità e la re-
sponsabilità della sostenibilità del fenomeno “vita”. L’agricoltura è fatta di cicli che
si aprivano e si chiudevano su base locale. Con i modelli attuali questo non è più
possibile; squilibri devastanti ne sono stati la conseguenza.
4
Cfr. op. cit 15
ficie agraria esposta sempre più al fenomeno di desertificazione e di perdita ge-
neralizzata di sostanza organica, il crescente uso di risorse (acqua, energie, carburanti)
in zone con carenza d’acqua e problemi di inquinamento.
Uno dei modi di ripensare concretamente alle condizioni complessive del modo
di produrre cibo è quello di produrre gli alimenti anche nei sistemi urbani attra-
verso agro-housing, riqualificazione urbana, eco-serre etc.
Questa esigenza vede impegnata in prima fila la moderna architettura nel proporre
edifici-serre nei centri urbani delle metropoli di tutto il mondo, in grado di accorciare
la filiera fra la produzione del cibo e il suo consumo, e di razionalizzare l’uso del-
le risorse preferibilmente generate da fonti rinnovabili e non inquinanti.
16
1.3. Autonomia energetica
La diffusione dell’agro-energia ha subito negli ultimi anni un exploit in tutta Eu- Campo fotovoltaico in suolo agricolo. Il suolo è
sottratto alla coltivazione
ropa e nel mondo. Hanno avuto un grande successo i campi fotovoltaici. I terre-
ni agricoli sono stati usati per l’istallazione di impianti medio/grandi, ma in una vi-
sione più sostenibile non si può “usare” il suolo agricolo e rurale. Piuttosto biso-
gnerebbe “integrare” sotto ogni profilo gli impianti con i sistemi colturali e non ve-
derli come “impianti separati”, ma come un insieme coordinato di attività in cui il
processo di produzione razionalizzi l’uso delle risorse (energia elettrica, acqua, etc.)
autoprodotte in loco (fotovoltaico, minieolico, depurazione acque) per consen-
tire la coltivazione fuori contesto naturale, o migliorare la qualità di colture autoctone.
Le serre diventarono lo strumento per poter coltivare vegetali in luoghi con ca-
ratteristiche ambientali sfavorevoli al loro sviluppo o in periodi stagionali avversi.
Contemporaneamente si sviluppano ricerche e studi scientifici sui diversi aspet-
ti delle coltivazioni cosiddette “fuori suolo”, “idroponiche” ed “aeroponiche”. In que-
sti casi si fa a meno del suolo per utilizzare ambienti realizzati totalmente per la pro-
duzione vegetale.
Il dato che colpisce maggiormente, però, è che attualmente, anche nei paesi in-
dustrializzati, l’energia utilizzata è ricavata quasi esclusivamente da combustibili fos-
sili (gasolio, metano ecc.). Ciò comporta non solo l’emissione di CO2, ma anche meno
qualità alimentare e costi di produzione decisamente alti.
17
Per questo, una proposta ragionevole per una “svolta sostenibile” vera, è quella di
procedere ad una radicale riconversione tecnologica della produzione in “serra”,
orientando tutto il sistema verso l’assemblaggio virtuoso delle nuove tecnologie
(fotovoltaico, eolico, recupero delle acque piovane, depurazione delle acque re-
flue, illuminazione a led, mezzi elettrici ecc.).
18
1.4. Azioni per la sostenibilità
Aumentare la produttività
Si intende promuovere una tecnologia innovativa per aumentare la produttività e
sfruttare in maniera sostenibile i fattori di produzione che sono maggiormente mi-
nacciati, cioè acqua e suolo.
Ridurre l’inquinamento
Nei paesi nord africani che si affacciano sul Mediterraneo è in aumento l’inquina-
mento da scarichi industriali (sono numerose le aziende che operano con tecno-
logie obsolete) e da smaltimento dei rifiuti, soprattutto nelle aree costiere in cor-
rispondenza dei grandi agglomerati urbani. La proposta intende promuovere una
tecnologia in grado di ridurre l’inquinamento e garantire la salubrità del prodotto
attraverso l’utilizzo di strumenti ad emissione zero, la produzione di energia da fon-
ti rinnovabili (fotovoltaico e minieolico) ed il riciclo dell’acqua.
L’isola verde è una tecno-serra ecologica attenta anche all’estetica che sia in gra-
do di integrare, con basso impatto ambientale, tutte le tecnologie utili alla soste-
nibilità. L’isola, dunque, è in grado di realizzare l’agricoltura sostenibile: produce ener-
gia da fonti rinnovabili razionalizzandone l’uso; ricicla l’acqua piovana e depura quel-
la di coltivazione; usa solo mezzi elettrici e, dunque, non inquina; è in grado di ga-
rantire la condizione ambientale ottimale e di conseguenza riduce gli sprechi d’ac-
qua e i trattamenti fitosanitari; garantisce la qualità dei prodotti, la loro tracciabili-
tà e rintracciabilità.
Lo sviluppo di tali produzioni sarà realizzato attraverso una serie di strumenti alta-
mente innovativi in grado di garantire il rispetto dei criteri di qualità individuati.
I prodotti ottenuti, secondo precisi processi e strumenti messi a punto per realiz-
zare le “isole”, saranno identificati con una “firma” ideata nell’ambito del progetto, sui
mercati nazionali ed internazionali.
23
Alcuni pannelli Mosaico e Dama in esposizione nella 2.1.2. Copertura fotovoltaica e brise-soleil
sede di Futuridea
L’Ecoserra è una struttura autosufficiente dal punto di vista energetico, alimenta-
ta da moduli fotovoltaici specificamente progettati. Una volta modificata la strut-
tura portante in modo che possa sopportare il carico statico senza rischi di cedi-
menti e destabilizzazioni, si garantisce un giusto rapporto tra luce e habitat. Per
tale ragione viene escluso il ricorso a pannelli ordinari a favore dell’adozione di pan-
nelli realizzati specificamente per tale utilizzazione
Futuridea ha elaborato due modelli, denominati MOSAICO e DAMA (marchi depositati
alla Camera di Commercio di Benevento). Si tratta di modelli, affidati alla società Elet-
trosannio per la produzione, che consentono il passaggio della luce garantendo
contemporaneamente le condizioni ottimali del rapporto luce-fotosintesi, e la pro-
duzione dell’energia necessaria per il funzionamento della serra (riscaldamento, raf-
frescamento, ventilazione, illuminazione e controllo in remoto.). La possibilità di “go-
verno” del rapporto luce-fotosintesi consente di ottimizzare il rapporto tra la fase
Il pannello Dama viene realizzato con materiali leggeri
e flessibili luminosa e la fase di fissazione del carbonio o, anche, fase oscura.
La scelta è ricaduta sul pannello denominato DAMA perché, anche graficamente,
rappresentativo di un sistema di alternanza di celle fotovoltaiche e materiale tra-
sparente, che garantisce, senza penalizzazione della capacità produttiva della ser-
ra, luce ed energia. Esso è caratterizzato da una disposizione a scacchiera delle cel-
le fotovoltaiche. In base alla trasparenza desiderata, in rapporto alle specifiche esi-
genze di ombreggiamento variabile da coltura a coltura, si commisura la dimen-
sione della scacchiera. L’innovatività ha riguardato anche l’integrazione tra i pannelli
e la copertura complessiva della serra, attraverso nuovi sistemi di fissaggio alla strut-
tura portante e di connessione tra i singoli pannelli in grado di assicurare protezione
dalle infiltrazioni di acqua. A questi primi modelli si è aggiunta una attività di stu-
dio e progettazione di moduli con le stesse performance ma realizzati con mate-
riali più leggeri e flessibili facilmente integrabili su serre già esistenti.
Riassumendo, il criterio base è l’integrazione di moduli fotovoltaici innovativi pro-
gettati ad hoc con un sistema protettivo ed ombreggiante dove la densità dell’ombra
24 viene modulata in funzione della coltura prevista. Questa innovativa struttura è in
grado di integrare, oltre al campo fotovoltaico, ogni forma di automazione a ser-
vizio della produzione agricola (irrigazione, illuminazione, aerazione etc.).
Anche le facciate dell’isola possono diventare generatori di energia con l’uso di
particolari pannelli fotovoltaici denominati “brise soleil”.
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Studio realizzato dall'azienda Eulux srl partner di Futuridea
I risultati della sperimentazione sono stati stupefacenti sia dal punto di vista del
risparmio di energia che da quello della ottimizzazione della crescita delle pian-
tine esposte.
L’utilizzo di Led ad altissima efficienza ha assicurato un risparmio di circa il 70% (vedi
tabella) rispetto alle tecniche tradizionali di illuminazione con lampade ad alogenuri
metallici o similari. Un ulteriore 18% di risparmio è derivato dall’attivazione del si-
stema CSM che consente di posizionare le fonti di luce direttamente a ridosso del-
le piantine. Mentre un ultimo 10% di risparmio è stato guadagnato attraverso l’uti-
lizzo del driver PMLC che ha permesso di modulare la luminosità emessa dai Led
e di selezionare la cromaticità e le lunghezze d’onda utili alle singole tipologie di
piantine. In sostanza, grazie all’utilizzo delle lampade Green-DyLed, il risparmio con-
seguito è stato globalmente di circa il 98% rispetto alle lampade da serra tradizionali.
Le piante assorbono alcuni colori meglio di altri. La clorofilla assorbe bene la luce
rossa e quella blu, ma non quella verde. Dunque tutte le componenti del verde,
dell’infrarosso e dell’ultravioletto generate dalle lampade tradizionali risultano inu-
tili, e, in alcuni casi, addirittura dannose.
Le lunghezze d’onda utilizzate dalle piante spaziano da 430 nm (luce blu) a 670
nm (luce rossa). Le normali lampade di crescita, quindi, emettono una buona par-
te di luce che le piante non utilizzano. Infatti le classiche lampade di crescita (HID,
incandescenza, fluorescenza), utilizzate per coltivazioni in serra, producono una
luce con lunghezza d’onda da 380 nm (lampade UV) a circa 880 nm (lampade a
infrarossi). Recenti studi hanno appurato che l’equilibrio ideale è costituito dall’utilizzo
di circa il 92% di Led rossi e dell’8% di Led blu. Se si utilizzano, dunque, solo Led
rossi e blu, quasi il 100% della luce viene assorbita ed utilizzata dalle piantine. 27
L’utilizzo dei Led in serra offre, oltre al risparmio energetico ed alla ottimizzazione
dell’illuminazione, altri notevoli vantaggi rispetto all’utilizzo dei tradizionali siste-
mi di illuminazione, come la durata elevata (dagli 8 ai 15 anni di vita), la bassa tem-
peratura (che consente di posizionare le luci vicino alle piante), l’alimentazione a
bassa tensione e la possibilità della copertura uniforme delle superfici illuminate,
grazie all’angolo di proiezione della luce.
Il Green-DyLed è, dunque, un sistema dinamico di illuminazione per serre com-
posto da un corpo illuminante che comprende Led e modulo CMS, gestito da un
modulo PMLC.
Il modulo CMS è un sistema elettronico dotato di periferiche in grado di trascina-
re la fonte luminosa del Led a ridosso delle piantine. Tale esigenza deriva dalla cir-
costanza che l’intensità luminosa in un punto è inversamente proporzionale al qua-
drato della distanza della sorgente luminosa dal punto stesso. Ciò vuol dire che una
fonte luminosa posta al doppio della distanza rispetto ad un’altra dal punto da il-
luminare, per assicurare la stessa luminosità è costretta ad erogare il quadruplo del-
la potenza. La luce fredda del Led, invece, consente di avvicinare la fonte lumino-
sa alla piantina senza arrecarle alcun danno, con un risparmio enorme sulla erogazione
di potenza. Il cuore del modulo CMS è costituito da un piccolo processore che pi-
lota due periferiche (motore bidirezionale e fotodiodi) verso il posizionamento idea-
le. I fotodiodi percepiscono la prossimità della piantina, mentre il motore bidirezionale
utilizza le informazioni ottenute dai fotodiodi per posizionare correttamente i Led.
La crescita della piantina viene assecondata con lo spostamento graduale verso l’al-
to del faretto, in maniera da lasciare costantemente immutata la distanza.
Il modulo PLMC è una scheda elettronica che gestisce sia l’intensità che la compo-
sizione della luce generata dai Led. Il PLMC sfrutta la totale flessibilità del Led nel ge-
nerare un fascio illuminante in funzione della presenza o meno di luce solare ed in
funzione della tipologia di coltura. Il modulo è in grado di operare su tutte le frequenze
dello spettro della luce, attenuando o eliminando del tutto frequenze indesiderate
dalla piantina. Il PLMC è costituito da una consolle touchscreen dove è possibile se-
lezionare una serie di combinazioni cromatiche reimpostate, oppure combinarne di
nuove in funzione delle diverse esigenze. Il modulo è in grado di gestire tutta la ser-
28 ra in ambiente wireless, collegandosi con tutti o con multipli di sistemi CMS presenti.
2.1.6. Trattori e macchine operatrici a emissione zero
È noto che in un luogo chiuso gli ossidi di carbonio, aldeidi e idrocarburi polinu- Prototipi macchine agricole elettriche realizzate da
Oelle srl partner di Futuridea
cleari aromatici (IPA) provocano danni sia alle persone che ai prodotti agricoli (nel
caso di produzioni in serra). Al di là delle norme relative all’adozione di impianti
di estrazione dell’aria che ne garantiscono un sufficiente ricambio, esistono pos-
sibilità concrete per adottare macchine operatrici e trattori a motore elettrico ed
emissioni zero, compatibili con l’ambiente.
Futuridea, in collaborazione con alcune delle aziende associate, ha già elaborato
dei prototipi di diverse macchine elettriche ad emissioni zero: dal trattore, al tran-
sporter multiuso, alla macchina taglia e raccogli verdure. Tutte le macchine sono
in grado di garantire l’uso continuo per un intero turno di lavoro; semplicità nel-
la sostituzione e/o ricarica delle batterie; prestazioni costanti fino all’esaurimento
totale della carica.
Sarà il prodotto stesso a parlare di sé: con appositi lettori il consumatore potrà con-
sultare le informazioni inserite all’interno del tag RFID. Sarà inoltre possibile, per i
produttori, i distributori ed i rivenditori, essere al corrente dell’assortimento di pro-
dotti in un magazzino o in uno scaffale.
La tecnologia RFID può essere applicata non solo per scopi di tracciabilità del pro-
dotto ma anche a difesa dalla contraffazione.
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2.1.8. Controllo ambientale elettronico
L’intera coltura può essere monitorata con strumenti elettronici. Un sistema di sen-
sori rileva una serie di parametri ambientali (temperatura dell’aria, umidità dell’aria
e del suolo, luminosità) in base ai quali una centrale elettronica opportunamen-
te configurata in base alla coltura, aziona degli attuatori per eseguire delle normali
operazioni come: umidificazione o deumidificazione, aerazione, irrigazione, ferti-
lizzazione, illuminazione. Per facilitare la programmazione del processo produtti-
vo un software sviluppato ad hoc consente la riconfigurazione della centrale con
un’interfaccia user-friendly. I dati di sensing raccolti saranno utilizzati a fini di ricer-
ca e come integrazione delle informazioni da immettere nell’etichettatura intelli-
gente.
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@ Sandralise - depositphotos.com
2.2. Eco-magazzini rurali. Costruzioni in legno e paglia6
2.2.1 Generalità
6
Lo studio è stato coordinato dall'Architetto Mario Festa, dell'Associazione Ru.de (Rural Designer) partner di Fu-
turidea". 33
rinnovabile e rivestite con pannelli realizzati in legno. L’impiego della paglia presenta
le seguenti caratteristiche:
Adeguata resistenza meccanica;
Isolamento termoigrometrico;
Traspirabilità;
Comfort abitativo;
Costi ridotti;
Basso consumo energetico per la realizzazione dei componenti.
Sfruttare tale tecnologia per la realizzazione di magazzini rurali destinati allo stoc-
caggio di prodotti agricoli consente di ottenere i seguenti vantaggi rispetto ai ma-
gazzini realizzati in maniera tradizionale:
Elevata efficienza energetica, da cui deriva una riduzione del fabbisogno ener-
getico del magazzino stesso, con conseguente riduzione dei costi;
Isolamento termico efficace (trasmittanza = 0.12 W/m2K);
Costi di realizzazione ridotti del 50%;
Resistenza al fuoco (90 minuti a 1000 °C);
Ecocompatibilità riferita all’intero ciclo di vita della struttura.
34
2.2.2. Climatizzazione dei magazzini passivi tramite pompe di calore geo-
termiche
Per soddisfare il fabbisogno energetico dei magazzini passivi, relativo alla neces-
sità di controllare temperatura ed umidità per la corretta conservazione delle der-
rate, si impiegano pompe di calore geotermiche. Tale scelta progettuale presen-
ta le seguenti caratteristiche economiche, tecnologiche e ambientali:
Costi di impianto: 15000 € (superficie di 150 m2);
Risparmio economico annuale;
Ritorno dell’investimento iniziale: 10 anni;
Elevata Efficienza energetica (COP 4-6);
Riduzione delle emissioni di CO2 fino alla totale eliminazione se accoppiati con
pannelli fotovoltaici;
Eliminazione del ricorso alla combustione;
Impiego di energia “a km zero”;
Eliminazione dell’impatto architettonico ed acustico dei tradizionali impian-
ti di condizionamento;
Tali caratteristiche consentono di mantenere gli stessi livelli di qualità del prodotto
conservato.
@ valigursky - depositphotos.com
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Applicazione di un Impianto Geotermico: “Cantine D’Uva”
L’azienda vinicola Cantine D’Uva di Larino
Conclusioni
L’azienda Cantine D’Uva è un esempio virtuoso di come l’innovazione tecnologi-
ca si sposa con attività a carattere fortemente tradizionale, quale la produzione vi-
nicola italiana, e ne determini un sensibile incremento della qualità. L’investimento
iniziale, più consistente rispetto ai sistemi tradizionali di conversione dell’energia,
si ripaga in un arco temporale relativamente breve (5 anni) grazie al risparmio eco-
38 nomico che l’impianto realizza durante il suo funzionamento.
2.2.3. Mini-eolico
Il Mini-eolico risulta essere tra le soluzioni tecnologiche che è possibile adottare
per:
soddisfacimento dei propri fabbisogni elettrici (auto-consumo);
possibilità remunerative dovute all’immissione in rete di un eventuale surplus
di energia prodotta;
conseguimento di una maggiore autonomia energetica.
Si intende per mini eolico un sistema in grado di convertire energia eolica in energia
elettrica per potenze da 1 a 20 kW.
Il costo di un sistema mini eolico installato chiavi in mano, è compreso fra 3.000
e 5.000 Euro per kW installato, dove il costo a kW maggiore è riferito alla taglia d’im-
pianto più piccola. Per macchine di taglia maggiore di 20 kW il costo unitario si ri-
duce.
39
2.2.4. Installazione di pannelli fotovoltaici nei magazzini passivi
Un ulteriore elemento che incrementa l’autonomia energetica dei magazzini pas-
sivi è costituito dall’installazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura degli stes-
si. Tale sistema fornisce energia elettrica per l’azionamento della pompa di calo-
re geotermica e riduce o, in condizioni ottimali, azzera la dipendenza dalla rete di
distribuzione per la fornitura di energia elettrica. L’installazione di pannelli fotovoltaici
consente la copertura del fabbisogno elettrico del magazzino (azionamento del-
la pompa di calore, illuminazione) ed inoltre è possibile considerare l’opportuni-
tà di scambio sul posto dell’energia elettrica in esubero. Bisogna tener presente
l’eventualità di accesso a forme di incentivazione per l’installazione di impianti fo-
tovoltaici.
40
2.3. Biomasse
2.3.1. Micro-biomasse – Recupero degli scarti
41
2.3.2. Produzione di biogas
Negli ultimi anni si registra una miglioramento complessivo delle tecnologie di pro-
duzione di biogas sia da reflui che da altre matrici di scarto. Particolarmente si-
gnificativa è la ricerca condotta dal CNR (Ibimet) per una procedura di gassifica-
zione che consente di produrre contemporaneamente biogas e un composto so-
lido utile (biochar) in corso quest’ultimo, delle procedure autorizzative da parte del
Ministero per le Politiche Agricole come emendante agricolo.
A queste tecnologie richiamate stanno lavorando i principali centri di ricerca di tut-
to il mondo ed in particolare il suddetto CNR (Ibimet) dove un gruppo di ricercatori
coordinato da Franco Miglietta ha già ottenuto risultati importanti. Il biochar dun-
que è un carbone vegetale che si ottiene per pirolisi dei più svariati tipi di biomassa.
Per queste ragioni risulta particolarmente adatto alla valorizzazione energetica de-
gli scarti agricoli: potature, scarti di paglia, steli di mais, gusci di frutta secca, fogliami
secchi ecc.). Questa tecnologia può rappresentare, se opportunamente pro-
grammata su piccola scala, una soluzione in grado di coniugare nel concreto più
competitività e più sostenibilità dei sistemi locali.
Si rimanda allo studio realizzato dal dott. Domenico Tanfoglio (Piromak srl) e Car-
mine Mongiello (ENEA) ed in particolare alla relazione della “Pirodistilgasogeno” ( Al-
legato 1 pg. 73).
42
2.3.3. Mini – pellettizzazione
È un processo meccanico che consente di ricavare un combustibile di qualità a
partire da biomassa ligneo – cellulosica (es. scarti di lavorazione del legno, steli di
tabacco); sono disponibili in commercio macchine di piccola taglia per l’elabora-
zione di quantità anche modeste di biomassa residuale, rendendo disponibile in
uscita al processo un pellet utilizzabile per autoconsumi. Una mini-pellettizzatri-
ce è caratterizzata da una produzione oraria che varia da un minimo di 20 kg/h
ad un massimo di 90 kg/h a seconda della biomassa di partenza (legno tenero, le-
gno duro o cereali/concime), per una potenza attiva installata di 4 kW; le dimen-
sioni sono piuttosto ridotte (700x700x1270 mm) e il peso è contenuto (140 kg). Il
costo della macchina è di 5800 € + iva. Un vincolo tecnico è costituito dalle ca-
ratteristiche della materia prima in ingresso, in termini di:
Morfologia: granulometria tra 0.5 e 1.5 mm;
Grado di umidità: inferiore al 14% (MAX)
Materiale puro: esente da materiali ferrosi e altri inquinanti.
Tali specifiche possono essere soddisfatte inserendo nel ciclo produttivo delle tec-
nologie per il pre-trattamento della materia prima, quali un raffinatore per l’omo-
geneizzazione della granulometria, posto direttamente all’uscita dei silos di stoc-
caggio.
43
2.3.4. Compostaggio on-farm
È un processo biochimico impiegato per biomasse il cui rapporto C/N (carbo-
nio/azoto) sia inferiore a 30 e l’umidità superiore al 35%. In tale processo si realizza
un accumulo di matrici organiche ad opera di microorganismi naturalmente pre-
senti nell’ambiente; tali microorganismi sono responsabili della demolizione delle
molecole organiche, a partire da quelle più semplici fino a quelle più complesse.
Garantendo un’opportuna aerazione e periodici rivoltamenti del cumulo di biomassa,
nella fase finale si ottiene un compost che si presenta di colore scuro e bio-stabi-
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lizzato, cioè privo di odori sgradevoli.
Si è dimostrato come l’utilizzo di compost come ammendante del suolo può es-
sere una soluzione efficace per il recupero ed il mantenimento della fertilità biolo-
gica del suolo e per favorire il sequestro del carbonio.
Numerose sono le iniziative finalizzate alla realizzazione di impianti che diano risul-
tati ottimali per un compost con caratteristiche qualitative di pregio ad un costo con-
tenuto. Uno di questi è, ad esempio, il progetto Biocompost, finanziato dalla Regione
Campania attraverso la misura 124 del PSR, finalizzato alla realizzazione di un impianto
per la produzione di compost di qualità a basso impatto finanziario. Con questo pro-
getto si è inteso raggiungere il duplice risultato sia di ottenere un ottimo ammen-
dante da riutilizzare in azienda sia di eliminare il problema del riciclo dei residui del-
le coltivazioni. La tecnica innovativa introdotta prevede “l’insufflazione attiva” di aria
mediante tubazioni di gomma che attraversano la massa arieggiandola di continuo
ed eliminando, in tal modo, il problema del rivoltamento della stessa. Con l’utilizzo
di questa tecnica ed altri accorgimenti, si può ottenere la maturazione del compost
in un periodo di 4-5 settimane.
Le ricerche continuano in tal senso anche per la realizzazione di impianti a scala azien-
dale. Per risolvere problemi quali l’aereazione della massa a costi energetici conte-
nuti, la giusta proporzione di sostanza organica, la correzione della salinità, ecc., FU-
TURIDEA sta lavorando alla preparazione di un prototipo che racchiuda le innova-
zioni idonee a superare questi gap e a rispondere alle esigenze anche di piccole e
44 medie aziende.
Astro7, il progetto innovativo per il compostaggio di comunità
46
2.4. Risparmio energetico
2.4.1 Il problema delle correnti armoniche nella gestione delle
apparecchiature elettriche ed elettroniche
48
2.4.2 Tecniche di attenuazione delle correnti armoniche di linea
L’attenuazione delle correnti armoniche può essere ottenuta impiegando tecni- Andamenti della corrente con e senza correzione di
armonica (a) (b) (c)
che differenti. Le tecniche più comunemente utilizzate sono:
a. installazione di filtri, impiegando componenti passivi;
b. realizzazione di circuiti elettronici attivi.
49
Sistema “E-rgon” ELETTRO SANNIO s.n.c.
Al fine di realizzare gli obiettivi sopracitati di risparmio energetico (sia nel comparto
Modulo per comparto luce luce sia per la generazione di forza motrice) e di conservazione della qualità del-
la fornitura elettrica, l’azienda ELETTROSANNIO s.n.c. ha sviluppato un sistema di
trasformazione innovativo denominato “Ergon”.
Il sistema si differenzia in base all’ambito di applicazione, che si particolarizza o nel
solo comparto luce o nel comparto forza motrice congiuntamente al comparto luce.
Nell’applicazione al comparto luce, il sistema consiste in un autotrasformatore a
gestione elettronica, il cui esercizio consente di ottenere risparmi energetici va-
riabili dal 5% al 30% rispetto all’impiego di autotrasformatori tradizionali.
Il campo di applicabilità del sistema è vasto, e comprende: aeroporti, parcheggi,
metropolitane, autostrade, ospedali, centri commerciali e direzionali, case di cura,
aree industriali, fiere, negozi, concessionarie, alberghi, centri sportivi, e in genera-
le tutte le utenze caratterizzate da consumi per illuminazione per almeno 6 ore
continuative nell’arco della giornata.
Modulo per comparto luce e forza motrice Nel caso di applicazione congiunta ai comparti luce e forza motrice, il sistema si
presenta come un’apparecchiatura di trasformazione elettromagnetica a controllo
di armonica, conservando l’ingombro caratteristico di un tradizionale quadro elet-
trico trifase. I risparmi energetici complessivi sono compresi tra il 6% ed il 20% ri-
spetto all’impiego di sistemi tradizionali.
In questo caso, il campo di applicazione è esteso a tutte le piccole utenze elettriche
ed elettroniche (quali computer e stampanti) e ad utenze industriali con poten-
za complessiva maggiore di 30 kVA.
I sistemi E-rgon vengono installati tra il quadro di alimentazione generale e l’uten-
za, consentendo di:
tagliare i picchi di corrente;
abbassare la tensione;
ridurre notevolmente i disturbi sulla rete elettrica, ovvero le correnti armoni-
che non funzionali, incrementando l’efficienza dei carichi.
50 aumentare il fattore di potenza da 0.90 fino a 0.98-0.99.
Condizioni essenziali affinché si possa conseguire l’efficienza ed il risparmio ener- Posizionamento dei sistemi E-rgon
getico attraverso tale tecnologia sono:
Presenza di un insieme di apparecchiature difformi ed elettricamente scolle-
gate tra loro (Network elettrico);
Disturbi, in termini di correnti armoniche, e quindi aumento dei consumi dei
carichi da gestire;
Assorbimento di potenza significativamente variabile nel tempo (funzionamento
non costante).
8
Fonti: Harmonic Current Emissions - Guidelines to the standard EN 61000-3-2”, EUROPEAN POWER SUPPLY MAN-
UFACTURERS ASSOCIATION, 2010-11-08; “Reference Document on Best Available Techniques for Energy Efficiency”,
European Commission, February 2009; n“Sistema E-rgon”, ELETTROSANNIO s.n.c. 51
Risparmiatore Energetico: Archimede
La EASY s.r.l., costituita nel 2008, è un’azienda sannita che opera a livello naziona-
le nel settore elettronico ed elettrotecnico. La EASY si avvale di 10 collaboratori e
di un laboratorio per progettazioni e collaudi in conformità alle norme internazionali,
in grado di affrontare con estrema flessibilità sia produzioni prototipali che di se-
rie. Realizza trasformatori, induttori e alimentatori sia switching che lineari di po-
tenza che vanno da 10 VA a 10 KVA. La EASY ha sviluppato, grazie all’esperienza nel
settore dell’elettronica di potenza, il VARIATORE di FLUSSO LUMINOSO che permette
di risparmiare energia elettrica negli impianti di pubblica illuminazione tra il 25 ed
il 40%.
Questo tipo di apparecchiatura applicata agli impianti con tecnologia a led per-
mette di avere un ulteriore risparmio di energia del 30%, oltre al risparmio già ot-
tenuto con i led.
Inoltre la EASY ha realizzato ARCHIMEDE. Si tratta di un sofisticato stabilizzatore di
tensione che, oltre a proteggere le apparecchiature in casa, ufficio, azienda, per-
mette un risparmio fino al 25% di energia elettrica.
52
3. Tecnologie per l’agricoltura di precisione
3.1. Spettroscopia Vis-NIR per l’agricoltura di precisione
Il suolo è costituito da una miscela eterogenea di particelle minerali di dimensio-
ni diverse, derivanti da rocce alterate e da sedimenti, particelle organiche, costituite
da composti in diversi stadi di decomposizione, organismi viventi, acqua, aria e so-
stanze chimiche, rappresentate da nutritivi minerali associati alle particelle o alla so-
luzione circolante del suolo stesso.
La spettroscopia vis-NIR riguarda la misura della riflettanza spettrale, cioè del rap-
porto tra la radiazione elettromagnetica riflessa dalla superficie del suolo (o di un
atro oggetto) e quella incidente su di esso. Nella spettroscopia vis-NIR i campio-
ni di suolo sono analizzati nell’intera regione spettrale 350-2500 nm, utilizzando
uno spettroradiometro. In questa regione, ciascun costituente della miscela inor-
ganica e organica ha proprietà di assorbimento uniche della radiazione elettro-
magnetica dovute a transizioni elettroniche (nel visibile) e vibrazioni di tipo stret-
ching e bending dei legami molecolari (nell’infrarosso vicino) (Leone, 2000). La spet-
troscopia vis-NIR ha attirato l’interesse dei ricercatori del suolo come possibile tec-
nica per migliorare le analisi del suolo, consentendo misure rapide, non distrutti-
ve ed economiche, e per le possibilità di determinare alcune proprietà del suolo
simultaneamente (Viscarra Rossel et al., 2006; Leone et al., 2010, 2012, 2013).
I dati di riflettanza del suolo possono essere immagazzinati e manipolati per pro-
durre carte digitali dei suoli. Per descrivere e comprendere la distribuzione spaziale
delle misure di riflettanza spettrale di campioni di suolo raccolti in campo, in cor-
rispondenza di punti geograficamente referenziati vengono normalmente utiliz-
zati metodi di analisi geostatistica (Leone et al., 2014).
54
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3.2. Tecnologie per l’irrigazione per l’agricoltura di
precisione
Si rimanda allo studio realizzato dal CNR ISAFom ed in particolare alla relazione del-
la dottoressa Anna Tedeschi PhD, “Tecniche irrigue innovative per la gestione ir-
rigua sostenibile” (Allegato 2 pg. 77).
9
Lo studio è stato coordinato dal direttore tecnico scientifico Danilo Marandola di AIPAS (Associazione Italiana
56 Produttori Amici del Suolo) partner di Futuridea.
ne di carbon sink (b). Con questo ci si riferisce alla possibilità di immagazzinare ani-
Una seminatrice da sodo impegnata nella semina di
dride carbonica nel suolo sotto forma di sostanza organica (es. humus). veccia sulle stoppie del mais precedentemente
In questo senso il suolo agricolo può essere considerato un vero e proprio serbatoio coltivato in consociazione con erba medica.
di carbonio che può essere rimpinguato o svuotato a seconda delle modalità di
conduzione del terreno stesso: un terreno sfruttato e profondamente perturba-
to dalle lavorazioni generalmente diviene fonte di emissione di CO2, contrariamente
a quanto accade ad un suolo che, sottoposto a otazioni e a regimi agronomici spe-
cifici, può divenire punto di accumulo di carbonio.
In sostanza, dunque, l’azienda che vuole divenire più virtuosa da un punto di vi-
sta del bilancio complessivo del carbonio può intraprendere due diverse strade:
ridurre i propri consumi energetici (diretti e indiretti) e accrescere la propria capacità
di stoccare carbonio nel suolo. Queste due strade hanno la possibilità di incrociarsi
grazie ad una particolare tecnica agronomica chiamata SEMINA SU SODO.
La Semina su sodo, nota anche come No Till o Zero tillage, è una tecnica di agricol-
tura conservativa che si basa sulla totale assenza di lavorazioni meccaniche del suo-
lo. Per questa ragione è considerata alternativa ai metodi agronomici convenzionali
che prevedono l’aratura e tutte le altre forme di preparazione del letto di semina.
Nasce in America negli anni ‘70 del XX secolo, ma inizia a diffondersi maggiormen-
te negli anni ‘90 grazie allo sviluppo di tecniche e mezzi dedicati. Oggi viene adot-
tata in tutto il mondo su oltre 110 milioni di ettari per produrre essenzialmente gra-
nelle e foraggi (cereali, oleaginose, leguminose). Negli ultimi anni la superficie col-
tivata “a sodo” si espande nel mondo a ritmi di 2-3 milioni di ettari/anno, specialmente
nelle regioni agricole più competitive e vocate ai seminativi, ma anche nelle aree
in via di sviluppo dove la diffusione del sodo viene promossa come elemento di svi-
luppo rurale sostenibile.
Oggi si parla tanto di No Till, specialmente in UE, per i vantaggi ambientali che con-
sente di conseguire rispetto alle tecniche agronomiche convenzionali. Il successo
della tecnica, infatti, si basa essenzialmente sulla necessità di mantenere (o miglio-
rare) lo stato di salute del suolo: suoli (naturalmente) ricchi di sostanza organica, di
elementi nutritivi e di biodiversità, ben strutturati, non compattati e non dilavati/erosi
sono più produttivi e più facili da coltivare rispetto a suoli stressati e depauperati dal-
le pratiche agricole intensive. Nell’ambito del PSR 2007-2013 diverse Regioni italia-
ne hanno previsto una specifica misura agro-ambientale dedicata a stimolare l’ado-
zione della semina su sodo nelle aziende vocate ai seminativi. Questa possibilità ver-
rà confermata anche nella programmazione 2014-2020 che, in modo più forte rispetto
al passato, dovrà dimostrare di contribuire a mitigare il problema del cambiamen-
to climatico.
58
4. Ricerca innovativa (Marker Assisted Selection)
4.1. Nuove tecniche di selezione
L’importanza strategica di questa tecnica di miglioramento genetico risiede nel fat-
to che consente di orientare contestualmente la ricerca alle condizioni ambien-
tali specificità del suolo, condizioni idriche e valori nutritivi (ogni pianta adatta al
suo ambiente)
Si tratta di un’alternativa agli OGM che accelera la selezione ma offre più possibi-
lità in tempi rapidi dell’ottimizzazione genetica intraspecie.
Finora la sperimentazione ha dato buoni risultati e ha riguardato 344 colture er-
bacee e 179 colture arboree (Dati FAO)
Questo consente di selezionare nuove varietà in grado di combinare il migliora-
mento delle proprietà nutritive (alimenti funzionali e nutraceutici) con la resistenza
a criticità abiotiche come la salinità e la siccità.
© FikMik - Fotolia.com
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4.2. Alimenti funzionali Il farro è più digeribile del grano duro e del grano
tenero, e, consumato allo stato integrale, è un ottimo
alleato contro i problemi che possono colpire
l’apparato digerente, come gastriti o tumori. Possiede
Secondo la Commissione sulla scienza degli alimenti funzionali in Europa che ha proprietà lassative ed aiuta a prevenire tumori
lavorato al progetto Fufose (Functional Food Science in Europe) una definizione di dell’apparato intestinale, evitando specialmente il
ristagno della bile nell’intestino crasso e favorendo il
alimento funzionale potrebbe essere: ‘un alimento che ha un effetto benefico su transito intestinale. Povero di grassi e ricco di fibre, il
una o più funzioni nell’organismo, al di là degli effetti nutritivi, in modo rilevante farro è consigliato nelle diete dimagranti in quanto
sazia e non fa ingrassare. Il farro decorticato rispetto al
per il miglioramento dello stato di salute e benessere e/o per ridurre il rischio di farro perlato possiede maggiore quantità di fibre
malattia, consumato come parte di un regime alimentare normale. Non è una pil- insolubili.
lola, una capsula o qualsiasi forma di integratore alimentare’. (EUROPEAN COM-
MISSION - European Research Area -Food, Agriculture & Fisheries & Biotechnology Food).
Nell’ambito dello stesso progetto, si è anche scoperta una varietà di fragola ricca
di antiossidanti, fornendo il 27% di tali sostanze necessarie per una dieta corret-
ta e ben il 60% del fabbisogno giornaliero raccomandato di vitamina C. A questo
si deve anche aggiungere il basso contenuto in carboidrati e sodio e l’elevato con-
tenuto in potassio, rendendo il rosso frutto un importante alimento funzionale, il
cui consumo è consigliato per controllare i problemi di ipertensione.
E il peperone non sarà da meno proponendosi con elevati livelli di vitamine A e
C e di molecole antiossidanti naturali. Alla cicoria vengono attribuite proprietà depurative e
disintossicanti, con particolare riferimento alle radici,
che sarebbero in grado di stimolare l’attività del
fegato e dei reni.
61
4.3. Health Claims
Indicazioni nutrizionali e sulla salute10
Regolamento n. 1924/2006 re- I prodotti alimentari che vantano indicazioni nutrizionali e sulla salute sono sem-
lativo alle indicazioni nutrizio- pre più diffusi sul mercato dell’UE. Un’indicazione nutrizionale afferma o suggeri-
nali e sulla salute fornite sui sce che un alimento ha proprietà nutrizionali benefiche del tipo “povero di gras-
prodotti alimentari si”, “senza zuccheri aggiunti” oppure “ricco di fibre”. Qualsiasi affermazione che fi-
Regolamento n. 353/2008 del- guri sull’etichetta, oppure impiegata a fini pubblicitari o commerciali, secondo la
la Commissione che fissa le quale il consumo di un determinato alimento può essere benefico per la salute,
norme di attuazione per le do- è un’indicazione sulla salute, ad esempio l’affermazione che un prodotto alimen-
tare può contribuire a rafforzare le difese naturali dell’organismo oppure miglio-
mande di autorizzazione rela-
rare la capacità di apprendimento.
tive a indicazioni sulla salute
Regolamento n.1169/2009 che
Quadro legislativo dell’Unione europea
modifica il regolamento (CE) Nel dicembre del 2006 i responsabili decisionali dell’UE hanno adottato un rego-
n. 353/2008 che fissa le norme lamento in merito alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti ali-
d’attuazione per le domande di mentari. Il regolamento stabilisce norme armonizzate a livello di UE per l’utilizzo
autorizzazione relative a indi- delle indicazioni nutrizionali o sulla salute da apporre sui prodotti alimentari sul-
cazioni sulla salute. la base di profili nutrizionali. Uno degli obiettivi cardine del regolamento è quel-
lo di garantire che le indicazioni nutrizionali apposte sulle etichette alimentari nel-
l’Unione europea siano chiare e corroborate da prove scientifiche.
Ruolo dell’EFSA
Tra i compiti dell’EFSA rientra quello di fornire consulenza scientifica su:
Indicazioni “funzionali generiche” sulla salute ai sensi dell’art.13, paragrafo 1, del
Regolamento CE
Nuove indicazioni funzionali sulla salute ai sensi dell’art. 13, par. 5, del Rego-
lamento CE
62 10
Fonte: http://www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/nutrition.htm
Indicazioni su riduzione dei rischi di malattia e sviluppo o salute dei bambini
ai sensi dell’art. 14 del Regolamento CE
Criteri per definire profili nutrizionali
L’EFSA ha il compito di verificare le argomentazioni fornite in tal senso dai richiedenti
per giustificare le indicazioni nutrizionali, che possono essere già in uso o il cui uti-
lizzo viene proposto dal richiedente. Di queste informazioni si avvalgono poi la Com-
missione europea e gli Stati membri, cui spetta decidere se autorizzare o meno le
indicazioni.
64
5. Modifica degli ordinamenti produttivi: nota
metodologica
Premesso che nell’orientamento verso nuovi ordinamenti produttivi si sconsiglia
l’introduzione di colture OGM, sia per le procedure complesse sia per evitare il pa-
gamento delle royalties, si pensa di orientare gli operatori del settore sulla scelta
di nuove colture attraverso l’approccio metodologico basato sull’analisi di fatto-
ri complessi sia sito specifici sia su larga scala.
Ampio spazio, invece, deve essere dato ai risultati ottenuti attraverso le tecniche
MAS che, non solo riducono notevolmente i tempi di selezione delle nuove cul-
tivar, ma soprattutto hanno l’effetto positivo di produrre “soggetti” non solo estre-
mamente compatibili con l’ambiente in cui devono essere inseriti, ma che esal-
tano alcuni caratteri d’interesse quali: qualità nutritiva, produttività, resistenza a stress
abiotici e biotici, ecc.
Il primo punto essenziale per indirizzare su nuovi ordinamenti produttivi è l’ana-
lisi fisico-ambientale dell’azienda oggetto di variazione, ossia l’applicazione di quel-
la che è scientificamente conosciuta come Land Suitability Evaluation11 cioè la va-
lutazione dell’effettiva capacità d’uso del suolo attraverso la conoscenza di carat-
teristiche quali: contenuto in sostanza organica, capacità di assorbimento dell’acqua
e dei nutrienti, ecc.
Altro punto essenziale è l’analisi di mercato ossia la fattibilità commerciale delle
potenziali nuove coltivazioni. È necessario infatti capire, in particolare, quale mer-
cato può essere interessato ad accogliere nuovi prodotti, se si tratta di grande di-
stribuzione o di vendita a Km zero.
Una volta appurate le caratteristiche fisico-ambientali sito specifiche e l’effettivo
assorbimento del mercato, il passo metodologico successivo è rivolto alla verifi-
ca della compatibilità tra le cultivar scelte per il nuovo ordinamento colturale e le
caratteristiche del suolo.
11
Land Suitability Evaluation 65
La scelta della cultivar deve essere fatta anche tenendo conto di altre caratteristiche
quali resistenze a fitopatie (es. melo resistente alla ticchiolatura), gusto del con-
sumatore, particolari esigenze colturali (es. idriche, termiche, ecc.).
66
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Alimenti funzionali
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Allegati
Pirodistilgasogeno di D. Tanfoglio e C. Mongiello
Tecniche irrigue innovative per la gestione irrigua sostenibile di A. Tedeschi e G. Ghi-
nassi
71
© Kara - Fotolia.com
Allegato 1 di Domenico Tanfoglio (Piromak srl) e Carmine Mongiello (ENEA)12
Pirodistilgasogeno
(N. brevetto 0001378386)
I rifiuti che la società moderna produce sono cospicui e di varia natura, renden-
do sempre più problematica la loro eliminazione fatta nel pieno rispetto delle nor-
me vigenti; tanto è vero che nel corso degli anni sono stati condotte molte ricerche
e studi.
La ricerca fatta in proprio dalla PIROMAK SRL, nella persona dell’Ing. Domenico Tan-
foglio e che detiene molti brevetti nel campo della rigenerazione dei rifiuti, nel 1981
ha prodotto il DCS: il primo disgregatore molecolare con gestione della fauna ato-
mica ottenuta.Nel 2007 viene brevettato il PIRODISTILGASOGENO (N. brevetto
0001378386) che,a differenza del DCS del 1981 (N. brevetto 1180345 fin d’ora pro-
dotto in più di 1200 esemplari) anche essendo analogo il principio, è capace di pro-
durre da qualsiasi materiale organico olio di sintesi, Syngas, carbone attivo, non-
ché separare automaticamente metalli ognuno nella loro specie, e materiali iner-
ti di alto valore edile in quanto privi di materiale organico, naturalmente poi con
il gas e l’olio si può ottenere energia elettrica e termica oppure si possono ven-
dere come materie prime.
L’impianto base è composto da un capannone di dimensione adeguata all’impianto
in funzione della matrice da trattare; essoècostituito di un’adeguata area esterna
dove collocare le attrezzature, nonché di una viabilità, per il trasporto della mer-
ce in entrata ed uscita. Il materiale entra nel capannone tenuto in depressione in
modo che da esso non fuoriescano odori mentre l’aria all’interno viene conti-
12
Futuridea nel segnalare questo brevetto si riserva di una verifica tecnica scientifica dello stesso. 73
nuamente bonificata, quindi il rifiuto in entrata viene scaricato in una vasca di con-
ferimento e da essa inserito progressivamente nel ciclo di trasformazione al fine
di ottenerne dei prodotti commerciabili oppure ritrasformabili in energia elettri-
ca o altro.
La tipologia dei materiali che il PIRODISTILGASOGENO trasforma è quella dei ma-
teriali organici che consistono circa in un milione di molecole diverse, tali sono le
molecole organiche che conosciamo in quanto catalogate, tanti pensano che i ma-
teriali organici siano le deiezioni piuttosto che lo scarto che si produce in cucina,
per organico si intende anche plastica, gomma, medicinali, diossine, vestiti, ecc.
praticamente quei materiali composti da carbonio/idrogeno/ossigeno. Pertanto
nello stabilimento potrà essere trattato qualsiasi tipo di rifiuto anche batteriolo-
gicamente pericoloso come rifiuti ospedalieri, carcasse di animali anche infetti, me-
dicinali, rifiuti industriali, terreni da bonificare, materiali provenienti da cimiteri, fan-
ghi organici di ogni tipologia.
L’impianto per il trattamento e la trasformazione dei rifiuti consiste in un parco mac-
chine progettate specificatamente per il caso, le macchine vengono fornite com-
plete degli accessori riguardanti le stesse, ed ognuna porterà il marchio CE in con-
formità alle norme europee.Il pernocentraledell’impianto è il PIRODISTILGASOGENO,
pertanto tutte le altre macchine che lo compongono, chiamate satelliti, sono as-
servitiallo stesso.Il PIRODISTILGASOGENO lavora in direzione dello sfruttamento del-
la materia organica tramite disgregazione molecolare nonché la riformazione mo-
lecolare ecologicamente diversa finalizzato alla produzione dei tre prodotti base
. Il tutto avviene mediante un processo didisgregazionemolecolare con l’otteni-
mento di quattro tipologie di prodotti quali syngas, olio di sintesi, carbone attivo
ed energia termica.La macchina si presenta come un monoblocco al quale ag-
giungere determinati componenti in base alle effettive esigenze del cliente rife-
rite al materiale che ha a disposizione.Le emissioni in atmosfera sono conformi alle
disposizioni europee e le acque di processo hanno le caratteristiche previste dal-
74 le autorità locali e normative europee.
Il PIRODISTILGASOGENO serve per la disgregazione molecolare di rifiuti organici
come biomasse, legname, arbusti, fibre vegetali, fanghi organici, sanse di oliva, vi-
naccioli, residui vegetali delle trasformazioni industriali, strato essiccato del sot-
tobosco, sterco animale essiccato, scarti di macellazione, filati, cuoio, RSU, CDR, ri-
fiuti industriali, terreni da disinquinare da PCB, e diossine di ogni tipologia, alghe
marine, acque di sentina, inoltre gomma (pneumatici) plastiche varie (P.e.t, polie-
tilene, PVC ecc.) La disgregazione consiste nello spaccare la molecola che com-
pone il rifiuto utilizzando temperature di non oltre i 350 °C ottenendo una fauna
atomica, contemporaneamente si libera uno ione dal metallo che costituisce il tubo
fusorio il quale toglie la memoria agli atomi liberi nel tubo, in un secondo momento
si ha la riaggregazione molecolare determinata dalla natura stessa ottenendo un
76
Allegato 2 Anna Tedeschi13 - Graziano Ghinassi14
13
CNR-ISAFOM – Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo, Via Patacca 85 - 80056 Ercolano (NA)
14
GESAAF - Gestione dei Sistemi Agrari, Alimentari e Forestali – Università di Firenze 77
ma con procedure più speditive e con un numero minimo di campioni si ricorre re
alla “Automatic Resistivity Profiling (ARP)“. ARP consente rapide
indagini della distribuzione spaziale dei vari strati di terreno, vale a dire il profilo at-
tivo della zona radicale, attraverso la proprietà del” Soil Electric Resistivity (SER)”. Sup-
portato dalla tecnologia GPS, nel caso studio illustrato sono previsti 30.000 valori mi-
surati per ettaro. Mappe della resistività a diversi strati (cioè, da 0 a 170 cm) sono sta-
ti restituiti dalla tecnologia ARP. Poiché SER è correlato al contenuto di argilla, map-
pe della distribuzione di argilla del suolo possono essere forniti in tempo reale. La
suddivisione del campo secondo le variazioni di resistività in campo può aiutare nel-
la valutazione della scelta dei siti di campionamento del suolo. L'installazione di set-
tori di irrigazione o altri stratagemmi possono essere organizzati in modo da abbi-
nare alte efficienze di applicazione (AE), che influisce di conseguenza l’uso di acqua
ed energia stagionale.
L’irrigazione in deficit è quando l’apporto idrico fornito è inferiore alla domanda eva-
potranspirativa.
Per applicare tale tecnica bisogna tener conto di molte caratteristiche suolo-pian-
ta-atmosfera che giocano un ruolo individuale ma anche la loro interazione. Pertanto
bisogna avere una chiara conoscenza delle proprietà fisiche ed idrauliche del suo-
lo, della riserva idrica del suolo al momento della semina, essa gioca un ruolo im-
portante in quanto s’intacca questa riserva quando l’apporto idrico non è sufficiente.
Il monitoraggio continuo del contenuto idrico del suolo e della evapotranspirazione
sono necessari nella gestione dell’irrigazione in deficit. Nell’applicare tale tecnica bi-
sogna considerare la massimizzazione della water productivity (WP) piuttosto che
la massimizzazione della produzione. Inoltre bisogna valutare il fattore di risposta del-
la resa (Ky) che mette in relazione il decremento relativo di resa (1-Ya/Ym) e il defi-
cit relativo di evapotranspirazione (1-Eta/Etm). A parità di (1-Eta/Etm) si possono ave-
re, a seconda delle specie, diversi Ky. Valori di Ky<1 la perdita di resa non è preoc-
cupante, mentre a Ky >1 il decremento di resa è significativo. I Ky possono essere
stimati per la stessa coltura nelle diverse fasi fenologiche , conseguendo informa-
zioni sulla fase fenologica più sensibile allo stress idrico, informazione utile nella ge-
stione dell’irrigazione.
78