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PIER LUIGI IGHINA

di Elena De Luca,
con la collaborazione dello straff
del gruppo Facebook
“Amici di Ighina”

Questo articolo è un modo per ricordare Pier Luigi Ighina (1908-2004), uno dei ricercatori
ed inventori più controversi del secolo scorso, mai riconosciuto dalla comunità scientifica, anzi, da
essa spesso pesantemente deriso, ma ritenuto da molti, specie da coloro che hanno studiato il
materiale che ci ha lasciato, un grande genio incompreso, un moderno Leonardo Da Vinci, in
quanto molto, troppo avanti rispetto non solo alla sua epoca, ma anche all’epoca attuale, tanto che
appena oggi si inizia a comprendere e a trovare riscontri a qualcuna delle sue teorie.
Nelle pagine a seguire si faranno brevi cenni sulle teorie di Ighina e sulle alcune delle sue
invenzioni più note, e gli interessati potranno approfondirle gli argomenti trattati leggendo i libri “La
scoperta dell’atomo magnetico”, pubblicato nel 1954 da Pierluigi Ighina stesso, e “Pier Luigi Ighina
Profeta Sconosciuto”, la cui terza e ultima edizione fu pubblicata nel 2009, scritto dall’amico e
collaboratore Alberto Tavanti, che contiene anche una raccolta di schemi tecnici delle sue
invenzioni, dei comunicati del Centro Internazionale Studi Magnetici scritti da Ighina stesso e foto
introvabili dei suoi macchinari e del suo laboratorio.
La vita di Ighina è stata intensa e interamente dedicata allo studio, alla ricerca, alla
sperimentazione e alla costruzione di una miriade di enormi macchinari, dei quali abbiamo svariate
riproduzioni fotografiche e filmati, ma quasi nessuno di essi è giunto fino a noi. Alcuni, come la
poltrona magnetica, sarebbero stati smantellati per ordine delle Autorità, un po’ come accadde per
la macchina di Majorana, in quanto cure senza medicine e free energy sono cose da sempre mal
viste del sistema. Molte altre sono state smontate dallo stesso Ighina che, non beneficiando di
contributi pubblici e privati per le sue ricerche, aveva la necessità economica di recuperare dai
macchinari che aveva già sperimentato i materiali per costruirne di nuovi. La maggior parte sono
state smantellate e mandate al macero dopo la sua morte dalla sorella, come la “macchina della
pioggia”. Si è salvata da tale fine solo la valvola antisismica installata nel suo giardino, che per un
certo periodo pare sia stata reinstallata in provincia di Venezia. Altri strumenti, come l’ERIM e
l’ELIOS, siamo stati in grado di riprodurli grazie alle fotografie e alle descrizioni che ci sono
pervenute. Di molti altri macchinari abbiamo testimonianze dirette in quanto Ighina, nonostante
fosse per carattere una persona schiva e riservata, riceveva moltissimi visitatori a cui mostrava il
suo laboratorio. La Presidente della S.I.R.R., la nostra Alessandra Previdi, è stata uno di questi.
Inoltre, sebbene egli non abbia mai voluto brevettare nessuna delle sue invenzioni perché diceva
che “il sapere è una cosa comune, ed è giusto che venga utilizzata da tutti”, e che le sue ricerche
erano destinate al bene dell’umanità, in alcune occasioni ha dichiarato che non ne forniva i dettagli
costruttivi in quanto l’umanità non era ancora pronta. Mi chiedo se la distruzione dei suoi

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macchinari dopo la sua morte non sia riconducibile ad una sua precisa volontà esternata
oralmente ai parenti più prossimi, ma di questo non avremo mai certezza.
La stampa si è spesso interessata a lui, per lo più riservandogli un trattamento di scherno e
derisione. Ad esempio, nel 1946 egli fece la sua comparsa sulla stampa nazionale, con una serie
di articoli che descrivevano le meraviglie del “dottor Ighina”, ma lui non era laureato. Uno fu
pubblicato sul settimanale bolognese, fondato da Enzo Biagi, “Cronache” del 24 agosto, in prima e
seconda pagina, con il titolo “C’è un uomo ad Imola che neutralizza l’atomica”, e la gente rideva di
lui. In un trafiletto apparso sul Corriere della Sera del 27 agosto si raccontava di “metalli fusi a
distanza”. Il Corriere d’Informazione, il 4 ottobre invece prendeva le distanze dal “fenomeno”
Ighina, in un articolo intitolato “Il mago burlone” che esaminava le grossolane incongruenze delle
affermazioni del “dottore” e la totale mancanza di riscontri fattuali. Eppure di tutti questi esperimenti
sono riportate le testimonianze, anche oculari. Ancora, Ighina, in alcune interviste, sempre nel
1946, disse che con l’energia atomica sarebbe stato possibile guarire dalle malattie, ma fu preso
per pazzo e ignorante e gli fi suggerito di iscriversi all’università. Solo nel 1953 questa sue
affermazione ebbe l’avallo della scienza ufficiale.
Ighina sosteneva di non voler divulgare tutte le sue teorie e le sue scoperte in quanto,
diceva, “è ancora troppo presto”, e appena nel 1954 e, in forma ampliata, nel 1960, ha pubblicato
l’opuscolo “La scoperta dell’atomo magnetico”, in cui ne presentava solo alcune.
A differenza di molti altri, Ighina era una persona relativamente modesta, che non cercava
di affermare le sue teorie, non lamentava persecuzioni da parte del mondo accademico ottuso e
retrogado, che pur c’erano. Aveva semplicemente sviluppato una naturale diffidenza verso il potere
e le autorità, derivante anche dal trattamento che gli hanno riservato durante tutta la sua esistenza.
Restava nella sua casa, a costruire coloratissime macchine, a studiare, e a chiacchierare con
chiunque passasse a trovarlo. E se nessuno voleva credergli, diceva: “Peggio per loro, io
appartengo alla LEGA del CHI SE NE FREGA”, e continuava a studiare e costruire.
Ighina, peraltro, aveva una sensibilità che andava ben oltre i cinque comuni sensi che gli
consentiva di “vedere” – nel vero senso della parola ma non con gli occhi - chi aveva davanti e il
motivo per cui era venuto a trovarlo, e lui si comportava di conseguenza: se si trattava, ad
esempio, di persone mandate per sorvegliarlo e carpire informazioni sui suoi esperimenti, Ighina
spesso forniva loro informazioni del tutto errate anche dal punto di vista scientifico, che poi,
tuttavia, essi divulgavano, rafforzando così l’alea di pazzo visionario che nel corso degli anni si era
creata attorno ad Ighina. E’ possibile, tuttavia, che questa nomea di vecchio matto o, addirittura, di
ciarlatano, abbia consentito ad Ighina di proseguire indisturbato nei suoi esperimenti fino alla fine
dei suoi giorni, evitando problemi giudiziari e altre brutte esperienze che altri scienziati “alternativi”
hanno invece subito.
Denigrato dalla scienza ufficiale, di Ighina, tuttavia, restano testimonianze positive anche da
parte di fisici del livello di Giuliano Preparata ed Emilio Del Giudice.
Anche il cantautore Franco Battiato, dopo essersi recato più volte a Imola a far visita a
Ighina e al suo laboratorio, ha inteso rendergli pubblico e imperituro omaggio dedicandogli un suo
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album, “Pollution”, uscito nel 1973: Battiato lo ha definito un "Gesto sonoro in sette atti dedicato al
Centro Internazionale Studi Magnetici” e contiene anche una lunga citazione del “Maestro” Ighina.
Sebbene Ighina non abbia ha lasciato alcun progetto completo, in quanto “non pronti”,
tuttavia i suoi disegni e schede tecniche, sia pur parziali, la documentazione fotografica e
cinematografica che ci è pervenuta, le numerose pubblicazioni del Centro Internazionale di Studi
Magnetici scritte da lui personalmente, il libro da lui scritto e le testimonianze dei suoi collaboratori,
hanno fatto sì che alcune delle sue macchine, come la valvola antisismica, l’ERIM e l’Elios siano
state riprodotte con ottimi risultati, e che numerose persone, affascinate dai suoi studi e dai suoi
esperimenti si cimentino nella (ri)costruzione delle altre, dove spesso la spirale fa da padrona.
Assistiamo anche ad un’applicazione delle sue idee e delle sue spirali anche in agricoltura ed altri
settori. Come vedremo, possiamo applicarli anche alla radiestesia e alla radionica per
l’armonizzazione e l’invio di energia e informazioni a distanza, sebbene Ighina non si sia mai
occupato di radiestesia. A questo proposito, ricordiamo che Ighina consigliava di non misurare
direttamente le sue macchine e sue spirali, in quanto, lavorando esse su più piani, le misure e le
scale, diceva, potrebbero trarre in inganno o fornire risultati fuorvianti. Meglio, quindi, misurare
direttamente il testimone prima e dopo l’esposizione ai suoi strumenti.
Chissà se un giorno riusciremo a replicare anche i suoi esperimenti, basati per lo più
sull’atomo magnetico, particella di sua scoperta che costituirebbe il collante della materia e che lui
riusciva a modificare… Tra di essi ricordiamo: fotografie di parti eteriche di materia organica ed
alberi, analisi del suolo in profondità; fusione di metalli a distanza – esperimento replicato anche
alla presenza della stampa -; trasmissioni di immagini via etere attraverso l’atomo magnetico, e
quindi metodi alternativi per la trasmissione di immagini televisive; produzione di energia elettrica
dall’etere; prelevamento attraverso l’etere di energia elettrica dai cavi dell’alta tensione; produzione
di energia che poi veniva come registrata su un disco fonografico; trasformazione della materia
attraverso la variazione della vibrazione della materia stessa – ad esempio riuscì a trasformare un
albero di pesco in un albero di melo o a rigenerare un osso di coniglio infetto riportandolo alla
normalità -; controllo del meteo; preservare una determinata zona dai terremoti attraverso una
valvola antisismica che scaricava l’energia accumulata sotto il terreno; coltivazione di vegetali dalle
dimensioni eccezionali, come le spighe di grano il cui stelo era grosso come il dito indice di una
mano, ottenute attraverso l’atomo magnetico e innaffiando il terreno con dell’acqua magnetizzata
e concimi di sua invenzione; rigenerazione di cellule morte; purificazione dell’aria da
inquinamento e radiazioni; la visione degli atomi; la cura delle malattie e dei tumori; la creazione di
un dispositivo per bloccare i motori delle automobili che avrebbe collaudato anche sulle
autovetture di alcuni Carabinieri in visita da lui; e molti altri ancora.
Da ultimo, duole riscontrare come alcune delle sue scoperte di quaranta anni fa vengano
oggi accreditate a giovani ricercatori, facendole passare per nuovissime scoperte della scienza
moderna. Una per tutte, la possibilità di ricavare energia elettrica dagli alberi, impropriamente
attribuita a ricercatori del Massachusetts Institute of Technology di recente, mentre è stato un
esperimento effettuato da Ighina trent’anni fa.
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Chi vuol vedere filmati su Ighina si affretti, tuttavia, a farlo in quanto stanno
progressivamente sparendo dal web.

Bibliografia

Pier Luigi Ighina è nato a Milano nel 1908 e morto ad Imola nel 2004 all’età di 94 anni.
È stato da sempre affascinato dal mondo dell’elettromagnetismo, ed ha studiato elettronica,
radioelettronica e sistemi radiotelevisivi. Dicono che fosse talmente bravo ed intuitivo che per
riparare le radio non utilizzava strumenti, ma che, grazie alla sua sensibilità, riusciva a capire quale
era il componente che non funzionava e che andava sostituito, impiegando così pochissimo tempo
per ripararle. Ha lavorato come collaudatore alla Magneti Marelli, alla CGE (Compagnia Generale
di Elettricità) e all’Ansaldo Lorenz di Genova. Dopo un corso di specializzazione in sistemi
radiotelevisivi, nel 1926 si è arruolato volontario nella Marina Militare come telegrafista. In quel
contesto il cognato, il conte di Imola Giulio Gamberini, lo ha presentato a Guglielmo Marconi con il
quale, pare, abbia da allora collaborato segretamente per oltre dieci anni e fino alla morte di
quest’ultimo, diventando anche il suo assistente, e portando avanti gli studi sul Ritmo Cielo-Terra e
facendo numerose altre scoperte. A detta di Ighina avrebbe collaborato con Marconi fino alla fine
dei suoi giorni, coadiuvandolo in numerose scoperte, pur rimanendo nell'ombra per libera scelta di
entrambi. Ighina si era recato in alcune occasioni presso la Fondazione Guglielmo Marconi, ma
nessuna delle affermazioni sul suo lavoro con lo scienziato risulta comprovata dalla
documentazione di Marconi o della Fondazione, bensì sono tutte riconducibili ad Ighina stesso,
sebbene, come vedremo, ce ne siano svariati indizi, tra cui il mausoleo di Marconi.
I sostenitori della tesi per cui Ighina e Marconi non si conoscessero proprio sono
documentalmente smentiti dalle fotografie che riprendono Ighina ai funerali di Marconi in
compagnia della moglie e della figlia di quest’ultimo in un atteggiamento più che amichevole, da
buoni conoscenti.
Nel 1936, un anno prima della morte di Marconi, Ighina è andato ad abitare ad Imola, la
città dove Marconi fu partorito, a Monte Castellaccio, nella casa di un contadino, come ricordò lo
stesso Ighina una intervista. I dettagli che Ighina riferisce sulla nascita di Marconi sono un ulteriore
indizio della buona conoscenza tra i due.
Ad Imola Ighina abitò presso il cognato, in una casa adiacente all’autodromo, dietro una
curva dello stesso. L’autodromo oggi circonda l’abitazione di Ighina in quanto successivamente
l’autodromo ha acquistato molti terreni circostanti alla casa dove ha vissuto Ighina.
Lì, ad Imola, Ighina ha fondato il Centro Internazionale di Studi Magnetici, dove ha
continuato i suoi studi ed esperimenti sull’energia e sul magnetismo e ha dato vita a innumerevoli
invenzioni basate sull’atomo magnetico, da lui scoperto all’età di appena sedici anni, e sui
monopoli magnetici frutto di altre sue ricerche che, per certi aspetti, ricordano parti delle teorie di
Wilhelm Reich (1897 – 1957) sull’orgone.
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La fonte di sostentamento di Igina consisteva nel prendersi cura dell’azienda agricola del
cognato, cosa che gli ha consentito sia di avere a disposizione ampi sazi per posizionare i suoi
macchinari sia di occuparsi di agricoltura e di condurre numerosi studi ed esperimenti anche in
questo settore.
Ighina morì nel 2004, all’età di 95 anni, nella sua casa di Imola, ma la sua memoria è viva
più che mai, e molti ancor oggi seguono le sue idee e si dilettano a riprodurre i suoi macchinari
applicandoli anche a settori nuovi.

Brevi cenni sulle teorie di Ighina: la Legge del Ritmo e l’Atomo Magnetico

Ighina, uomo geniale e stravagante, era anche un sensitivo ed il suo pensiero, assai
complesso, abbraccia anche una singolare visione del mondo e della spiritualità. La sua
conoscenza della vita e dei fenomeni naturali è unitaria, difatti egli affermava che non è possibile
separare la scienza dalla religione, dal momento che entrambe rispondono alle domande
fondamentali dell’essere umano.
Del resto, come dice il padre della fisica unificata, Nassim Haramein, “non ci possono
essere due verità, e la spiritualità è solo una fisica che non abbiamo ancora compreso”, e molti
grandi uomini di scienza erano vedantisti e cercavano conferma nei VEDA delle loro teorie
scientifiche in quanto, per essere valide, dovevano per forza obbedire alle stesse leggi del mondo
spirituale.
Forse la chiarezza non era tra i doni di Ighina, o forse egli era troppo avanti nella
comprensione delle cose, anche rispetto alle conoscenze attuali, certo è che le sue teorie non
sono di facile comprensione, e non solo per il fatto che si discostano dai principi accettati dalla
comunità scientifica ufficiale. Altrettanto vero, però, è che, grazie al suo intuito e alle sue
percezioni, ha creato numerosissime invenzioni di cui abbiamo testimonianza di funzionamento
anche in vari filmati nel web; inoltre anche attraverso l’ELIOS, l’ERIM e la valvola antisismica,
possiamo avere concreti riscontri delle sue teorie, oltre che benefici sul piano fisico.
Per Ighina l’energia è costituita dal movimento di particelle che costituiscono la materia
celeste, di polarità positiva, le quali respingono particelle uguali a sé e attraggono particelle
differenti. Esse si muovono nello spazio con un movimento a spirale destrorsa, respingendosi tra di
loro in quanto della stessa polarità, e creando un’energia calda dal colore giallo. Giungono fino al
centro della Terra formando una specie di “piccolo Sole” che riflette queste particelle e le rilancia
verso il cielo con un moto a spirale invertito, sinistrorso. Non solo, ma avviene anche un’inversione
di energia e di polarità, che da calda e luminosa diventa fredda e non luminosa, di colore blu con
polarità negativa. Quindi dalla Terra sale verso il cielo con senso spiraliforme inverso un’energia
non luminosa che verrà - credo solo in parte - assorbita dal Sole generando il fenomeno delle
macchie solari. Poi il ciclo ricomincia.

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Si precisa, per non creare confusione in chi leggerà o ha già letto “La scoperta dell’atomo
Magnetico”, che nel suo libro Ighina indica il Sole come fonte dell’energia, tuttavia nel corso degli
anni si è reso conto che l’energia non deriverebbe direttamente dal Sole, bensì dal Cielo, e
ruoterebbe attorno al Sole che sarebbe cavo.
Il duplice movimento a spirale dell’energia magnetica ascendente e discendente, che
collega il Cielo e la Terra, è chiamato Ritmo Magnetico, ed è l’essenza dell’Etere e il promotore di
ogni forma di vita e manifestazione energetica esistente.
Si parla comunemente di due energia, una positiva e l’altra negativa: per Ighina l’Energia è
una sola, quella positiva che discende in un moto a spirale verso la Terra; l’energia negativa della
Terra deriva, infatti, da quella del cielo e non è altro che la riflessione dell’energia celeste in senso
opposto.
Gli esseri viventi non risentirebbero della potente pressione dell’energia magnetica celeste
grazie al suo movimento a spirale.
Tutti i fenomeni naturali si basano dunque sulla pulsazione ritmica di Luce e Materia, che
altro non sono che Luce riflessa. Luce e Materia sono le polarità opposte di un’unica Energia
Creatrice, dell’Energia Universale, che, riflettendosi in sè stessa, si fa Materia. In questa Materia il
Ritmo Magnetico fa nascere la Vita e questa Vita si manifesta come Luce e Calore che
trasformano di nuovo la Materia in Energia. Luce e Materia si manifestano con un movimento a
spirale contrario e, tramite il Ritmo, si trasformano di continuo l’una nell’altra, irradiandosi e
riflettendosi di continuo; l’Universo dunque, per Ighina, è essenzialmente una struttura di tensioni
contrapposte, e il Ritmo consiste in un movimento esterno alternato, dal moto ciclico, sia
parabolico che spiraliforme, che esprime una pulsazione interna che si espande e si contrae
continuamente. La Spirale è come il “vestito” del Ritmo e dovunque c’è un Ritmo c’è una duplice
spirale che lo contiene. La realtà si esprime tramite il Ritmo tra stati energetici contrapposti e
tramite il loro equilibrio. Tutto ciò che è vivo e vitale si esprime con funzioni ritmiche; in questo
ricorda un po’ le teorie di Wilhelm Reich.
Per Ighina, la Legge del Ritmo prevede l’esistenza di un moto ciclico, che implica sempre
un ritorno all’origine della Luce riflessa, prima che essa possa emanarsi di nuovo, ma non uguale a
prima, bensì rigenerata come Luce creatrice, con nuove possibilità evolutive.
Sulla base di questo presupposto Ighina spiegava tutti i fenomeni, dalla legge di gravità,
all’effetto stroboscopico, al Triangolo delle Bermuda. La forza di gravità, ad esempio, secondo lui
sarebbe dovuta al fatto che la pressione esercitata dall’energia solare sarebbe tre quarti più forte
rispetto a quella terrestre, che sarebbe di un quarto, e l’energia terrestre sarebbe più debole in
quanto risultato della prima che la avrebbe creata.
Lo scontro tra queste due energie contrapposte, gialla e blu, genera secondo Ighina, un
Ritmo verde, un’energia mediana, la Vita, rappresentata, non a caso, dal colore verde, quello della
clorofilla e delle piante, e che è promotore di tutte le cellule viventi.
Con la radiestesia si può fare un semplice esperimento: porre tra una spirale gialla
destrorsa con la punta verso l’alto e una blu sinistrorsa con la punta verso il basso un testimone
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artificiale: ne risulterà straordinariamente energizzato ed armonizzato. Quindi effettivamente
qualcosa di straordinario nel campo di energia generato dalle due spirali opposte accade…
In quasi tutte le invenzioni di Ighina ricorre la spirale contrapposta, che serviva per ricreare
il Ritmo vitale originario; Di essa non ci è giunto alcun disegno tecnico, sappiamo che all’inizio
Ighina ne realizzava una a sei spire. La versione di spirale utilizzata da Ighina per l’ERIM è invece
quella a sette spire e pare avesse proporzioni connesse alla sezione aurea (il rapporto tra base e
altezza della spirale di Ighina è cioè da 1 a 1,618). Infatti un altro concetto ricorrente nella sua
teoria era l’applicazione della lettera ϕ (phi), che in matematica rappresenta la sezione aurea.
Le creazioni di Ighina con le sue bellissime spirali colorate sono finalizzate, appunto, ad
attrarre, rispettivamente, monopoli positivi (le spirali gialle) e monopoli negatici (le spirali blu). Egli
aveva anche creato dei macchinari che generavano i monopoli sia positivi che negatici ed uno di
essi era collegato alla famosa “macchina della pioggia”.
Altra scoperta di Ighina è l’atomo magnetico, che egli fece all’età di soli sedici anni con un
microscopio di sua invenzione, il microscopio lenticolare: sarebbe più piccolo rispetto agli altri
atomi ma possiederebbe una pulsazione più veloce e costituirebbe il collante della materia ed
imprimerebbe il movimento a tutti gli altri atomi. Agendo su di esso Ighina riuscì a fondere i metalli
a distanza e a condurre numerosi altri esperimenti di modificazione della materia e trasferimento di
energia a distanza. Gli appassionati di storia ed archeologia “alternative” avranno sicuramente
sentito parlare, ad esempio, di rocce e costruzioni che sembrano fuse ma che fuse non sono, o di
impronte di mani nella roccia come se fossero state create nella roccia liquefatta, e delle teorie che
le spiegano con l’esistenza di tecnologie di un remoto passato, andate perdute a causa di
catastrofi cosmiche - tra cui il cosiddetto diluvio universale - che erano in grado di “liquefare” o
“sciogliere” la roccia. Ebbene non v’è chi non veda la somiglianza tra le due cose.
Ighina - o forse Marconi - riuscirà poi a scomporre l’atomo magnetico in monopoli
magnetici: il monopolo positivo sarebbe costituito dalle particelle di energia celeste, mentre il
monopolo negativo sarebbe generato dalla Terra e si ricondurrebbe al cielo tramite un ciclo a
spirale contraria. E’ proprio lo scontro tra questi due monopoli pulsanti che crea, appunto, la
materia, ed ogni cosa animata o inanimata è contraddistinta da un proprio ritmo di pulsazione.
Quando questo ritmo si altera sorge la malattia, ed alcune invenzioni di Ighina, in particolare
l’ERIM, l’ELIOS e la poltrona magnetica, erano finalizzate a ripristinarlo e, con esso, lo stato di
salute.

Ighina e Marconi

Ighina ha sempre rivendicato una stretta collaborazione con Guglielmo Marconi, che
avrebbe aiutato in molte sue famose scoperte, e viceversa. Tale collaborazione non è mai stata
confermata né da Marconi né dall’omonima fondazione, ma gli indizi al riguardo non mancano.

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Il più eloquente è il mausoleo di Guglielmo Marconi dove, in alto, sul soffitto, vi sono una
serie di cerchi concentrici con al centro un grande lucernario, che rappresenta il Sole. Marconi,
tuttavia, stando alle sue ultime volontà, avrebbe voluto una grande spirale al posto dei cerchi. I
cerchi nel mausoleo di Marconi corrispondono ai sette colori, che, come nella teoria di Ighina,
rappresentano le sette energie emanate dal Sole, costantemente, anche di notte, verso la Terra.
La Terra assorbe queste energie e le riflette verso il Sole invertendo la sequenza dei colori: dal
Sole il primo colore è il rosso, dalla Terra il primo colore che si riflette è il viola. Per la vita sulla
Terra i due colori predominanti sono il giallo, che rappresenta l’energia solare, ed il blu. Il Sole
infatti è giallo, e la sera, attorno alla Luna, si nota un contorno di colore blu, poiché la Terra irradia
principalmente questo colore. L’incontro di queste due energie genera la vita, rappresentata dal
colore verde. La somiglianza con la teoria di Ighina va ben oltre le coincidenze. Ancora, a ricordare
i sette colori e le sette energie, assorbite dalla Terra e da questa riflesse verso il Sole, le sette
nicchie contenute nel mausoleo di Marconi.
Ighina, in un video che ci ha lasciato, spiega che Marconi studiò la lucciola che si alimenta
della lumaca e capì che la lumaca doveva avere un segreto per produrre la Luce. Questo segreto
è costituito dal suo guscio a spirale che le consente di ricevere energia sia dal Cielo che dalla
Terra, a seconda se cammina con il guscio vero l’alto o verso il basso. Partendo da questo
Marconi, secondo Ighina, avrebbe intuito che l’energia solare – o, meglio, celeste - scende a
spirale con rotazione destrorsa, entra nella terra e fuoriesce nuovamente dalla terra in senso
contrario, con rotazione sinistrorsa. Parrebbe che, in estrema sintesi, l’origine sarebbe stata
l’intuizione di Marconi sulla lumaca, poi Ighina avrebbe creato e studiato le spirali e, dopo una vita
di ricerche, l’ERIM.
Non è del tutto chiaro quali scoperte siano state fatte da Marconi – tra di esse pare anche il
monopolo -, quali da Ighina e quali da entrambi lavorando insieme, il confine è molto sottile e,
secondo alcune testimonianze, pare che tra i due vi fosse anche un patto di riservatezza e di
divieto di divulgazione per diversi decenni. A complicare le cose, poi, l’abitudine di Ighina di parlare
di Marconi come se fosse ancora in vita anche dopo la sua morte.
Incontrovertibile, comunque, è che la spirale compare costantemente nelle teorie e nelle
invenzioni di Ighina. Alla luce di recenti scoperte nell’ambito dei campi scalari e torsionali si
potrebbe supporre, sulla base delle conoscenze attuali, che era proprio questa l’energia cui Ighina
e Marconi si riferivano, che si genera sempre in presenza di una spirale o di un vortice.
La spiegazione della volontà di Ighina e Marconi di tenere segreta la loro collaborazione
sarebbe da ricercare nel fatto che Marconi non era libero nelle sue ricerche ma era sempre
controllato dal Regime, tanto che nel 1927 venne anche nominato presidente del Consiglio
Nazionale delle Ricerche della Regia Accademia d’Italia. I due si sarebbero accordati per poter
condurre esperimenti al di fuori dal controllo fascista, in piena libertà ed autonomia, e per poter poi
decidere se divulgarli o meno senza esservi costretti e senza che le loro scoperte fossero utilizzate
a scopi bellici, tanto che decisero che l’umanità “non era ancora pronta” per esse. Sebbene Ighina,

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come tutti gli uomini di scienza, fosse comunque un “sorvegliato speciale” – come dimostra la fine
che fecero le sue poltrone magnetiche – era comunque più libero di quanto lo fosse Marconi.
L’importanza della segretezza della collaborazione tra Marconi e Ighina crebbe dopo il i3
giugno 1933. In tale data infatti, durante il fascismo, 14 anni prima del caso Roswell, quando
ancora non esisteva la definizione di Ufo, un velivolo non identificato si schiantò nei pressi del
Lago Maggiore, a Vergiate, al confine tra Piemonte e Lombardia, vicino all’aeroporto di Malpensa.
Restarono a terra non solo i rottami dell’«aeromobile non convenzionale» di forma cilindrica, ma
anche i corpi dei due piloti. Il regime fascista secretò subito la vicenda ed istituì un ufficio, il
Gabinetto RS/33, che, in via assolutamente riservata, doveva indagare sulla vicenda, e anche su
altri velivoli non conosciuti. Di questo Gabinetto fu messo a capo proprio Guglielmo Marconi.
Ricordiamo, a dimostrazione della straordinarietà dell’occorso, che, dopo la Liberazione, i resti del
velivolo, che, evidentemente, era troppo “non convenzionale”, sarebbero stati trasportati negli Stati
Uniti.
Ighina avrebbe avuto contatti con esseri di un altro pianeta e addirittura sarebbe stato fatto
salire su un disco volante, atterrato a causa di alcune interferenze provocate da alcuni suoi
esperimenti. Del disco volante e del suo sistema di propulsione Ighina ci ha lasciato un’accurata
descrizione. Se avesse lavorato anche lui sotto lo stretto controllo del regime come Marconi la
cosa sarebbe stata immediatamente secretata e, forse, sarebbe stato “secretato” lo stesso Ighina..
Altro indizio della collaborazione tra Ighina e Marconi, il fatto che verso la fine degli anni
trenta Marconi avrebbe costruito il cosiddetto “raggio della morte”, in grado di paralizzare all’istante
i sistemi elettrici dei motori. Del “raggio della morte” in pochi hanno riferito, e tra questi Ighina,
attribuendone la scoperta a Marconi durante gli esperimenti voluti dal Duce. Sebbene non vi siano
prove dell’esistenza di tala arma, vi sono diverse testimonianze di personale civile e militare al
riguardo. Tra queste anche quella della moglie del Duce, Rachele Mussolini, che racconta che un
giorno, nel 1937, mentre stava transitando in auto col suo autista, si imbatté in uno strano
fenomeno: tutti i veicoli in strada nel raggio di qualche centinaio di metri si fermarono
improvvisamente; dopo 30 minuti ripartirono regolarmente. Una volta rientrata, la donna raccontò
l’accaduto a Benito Mussolini il quale le riferì che era in atto un esperimento di Guglielmo Marconi.
E, come già detto, Ighina possedeva uno strumento simile in grado di fermare i motori delle
autovetture.
Uno strumento simile ricorre spesso tra i racconti degli ufologi e nei fenomeni di abduction,
in quanto tipico esempio di tecnologia aliena, ed Ighina fornisce una puntuale spiegazione del
funzionamento di quest’arma, che sarebbe basata su di un generatore di un Ritmo invertito.

Ighina e il Circuito di formula uno di Imola: la macchina della pioggia

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Ighina era uno delle pochissime persone che viveva accanto all’autodromo di Imola.
Essendo una persona amante della tranquillità era molto disturbato dalle macchine che gli
correvano praticamente sotto casa.
Intraprese dunque una dura battaglia con l’organizzazione del Gran Premio, ma, rimanendo
inascoltato, decise di passare alle vie di fatto, facendo piovere sul circuito i giorni delle gare grazie
ad una macchina di sua invenzione.
Egli infatti aveva messo a punto un macchinario che riusciva sia a far piovere sia a diradare
le nuvole. In nome tecnico era "stroboscopio ritmico magnetico solare", noto come “macchina della
pioggia”, ed è una delle invenzioni più conosciute e, al tempo stesso, più discusse di Ighina. Era
ben visibile dalla strada antistante la sua abitazione, e di essa abbiamo numerose documentazioni
fotografiche e cinematografiche, ma purtroppo, come già detto, non ci è pervenuto né l’originale
della macchina, smantellata dalla sorella di Ighina dopo la sua morte, né lo schema tecnico
completo.
Era costituita da una grossa elica di elicottero rivolta verso l’alto, parallela al suolo, che
ruotava su di un’asse verticale, che la sosteneva, e da due gruppi di tubi allocati nel terreno
circostante: i primi si trovavano in superficie, i secondi sottoterra. Entrambi erano pieni di polvere
d’alluminio, sette quintali di alluminio sepolto stando a quanto riferiva Ighina, che è un eccellente
conduttore di monopoli magnetici. Inoltre alla macchina era collegato un enorme generatore di
monopoli magnetici e, quando il generatore emetteva energia di segno positivo, i monopoli positivi
salivano dalla terra verso le nuvole e le nuvole, anch’esse “positive”, si allontanavano mentre, al
contrario, quando il generatore inviava energia di “polarità negativa”, le nubi ne erano attratte e
questo provocava la pioggia.
Grazie a questa strabiliante invenzione, in occasione del Gran Premio di Formula 1, Ighina
fece piovere diverse volte. Durante alcune giornate di sole, poco prima della partenza, si
scatenavano veri e propri nubifragi che lasciavano sbalorditi tutti gli esperti di meteo e gli stessi
organizzatori del Gran Premio. Consultando le statistiche si notò che durante quei giorni, si era nel
periodo estivo, c’era un eccessivo tasso di piovosità. Gli organizzatori, convinti che la causa fosse
proprio Ighina, lo contattarono e raggiunsero un accordo con lui affinché si astenesse da quella
forma di boicottaggio. Di questo si trovano ancora testimonianze dirette nel web, anche da parte di
persone che lavoravano nell’autodromo.
Se questa macchina non fosse stata ripresa in azione dalle telecamere, sarebbe rimasta
una leggenda metropolitana.
Famoso è un filmato di un giornalista della trasmissione ‘Report’ del 1998, trasmessa su
Rai 3, nel quale Ighina dimostrò di essere in grado di aprire uno squarcio nel cielo nuvoloso nel
giro di pochi minuti. Questo video è tutt’ora visibile sul canale You Tube
(https://www.youtube.com/watch?v=E9ohGSEghoc). Ma questo e tantissime altre prove e
testimonianze non bastarono ad evitare ad Ighina la derisione lo scherno del mondo scientifico, dei
media e delle masse. Eppure essere in grado di ripetere a piacimento un fenomeno non dovrebbe
essere sufficiente per la scienza per accettarlo, anche se non riesce a comprenderne le leggi che
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lo governano? La sua macchina non fu mai accettata dalla scienza “ufficiale” e Ighina a causa di
questa invenzione fu anche pesantemente ridicolizzato dal presentatore Maurizio Costanzo che lo
aveva invitato al suo noto show. Chi invece prese molto seriamente la macchina per la pioggia di
Ighina furono i gestori dell’Autodromo di Imola, come già ricordato.
Delle due una: o Ighina aveva ragione e le sue teorie erano valide e le sue macchine
funzionavano, o gli organizzatori dell’allora Gran Premio di Imola erano di una creduloneria da far
spavento!
Deriso e denigrato da tutti, la più grande gioia di Ighina fino agli ultimi anni della sua vita è
stata azionare la macchina per le numerose scolaresche che venivano a trovarlo e vedere la gioia
e la meraviglia sui volti dei bambini. La macchina della pioggia costituì per anni l’attrazione delle
scolaresche di Imola che andavano in gita nel giardino di Ighina per vederla in funzione: se c’era il
sole Ighina faceva piovere, se invece pioveva nel giro di dieci minuti si apriva uno spiraglio di cielo
sopra la macchina dove cessava la pioggia. Ighina durante un’intervista ha detto: vedere lo stupore
dei bambini dinanzi a questa magia “ E’ stata la più grande soddisfazione della mia vita ”. Nella
stessa intervista ha anche affermato di aver proposto questa sua macchina in Africa per rimediare
alla siccità, ma una volta presentata gli fu risposto: “Se la riprenda, perché noi guadagnamo sulla
mancanza di acqua”.
Ad oggi purtroppo nessuno è stato ancora in grado di riprodurla, ma in molti vi si stanno
cimentando.
Una curiosità poco nota: durante un’intervista Ighina ebbe a dichiarare, dopo la morte di
Ayrton Senna, che le auto nell’autodromo girano in senso contrario all’energia solare, percependo
il Ritmo terrestre che le fa sollevare. Questo, secondo lo scienziato, avrebbe causato la morte dello
sfortunato pilota.

La poltrona magnetica

E’ stata studiata e costruita da Ighina per curare tutti i casi di malattia. Funzionava
irradiando atomi magnetici regolabili tramite pulsazioni variabili di luce e ristabilendo l’equilibrio del
Ritmo, e quindi la salute, nei malati che vi si sedevano.
Si riporta quello che ha scritto su di essa il collaboratore e amico di Ighina, Alberto Tavanti,
nel documento: “Ighina, un uomo venuto dal futuro”.
“Nel laboratorio di Imola, avevamo costruito una poltrona magnetica che dava dei risultati
veramente notevoli. Una sera venne a trovarci un medico di Bologna che era molto aperto nei
confronti delle cure alternative. Il medico ci disse che la teoria era affascinante, ma che lui voleva
vederne in pratica la validità. Gigi rispose che avevamo curato e guarito diversi malati, ma che
ultimamente era venuto l’ufficiale sanitario accompagnato dai vigili e che aveva minacciato di
denunciarlo per esercizio abusivo della professione medica se avessimo continuato. Al che il
dottore disse che lui era medico e che nessuno poteva impedirgli di sperimentare i nostri strumenti.
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Al momento aveva appunto una paziente che era già stata operata per tumore al seno. L’avevano
sottoposta alla cobalto terapia, ma ormai non c’era più alcuna speranza, perché le metastasi si
erano diffuse in tutto l’organismo.
“Avrà si e no due o tre settimane di vita, disse, domani ve la porto e vediamo un po’ cosa
succede”. Il giorno dopo tornò con la donna che a stento si reggeva in piedi. Povera donna! Dove
era stato asportato il seno c’era un enorme ferita purulenta e maleodorante. Cominciammo ad
irradiarla di energia per circa 20 minuti, dopo di che la congedammo, non senza averle consegnato
due bottiglie di acqua minerale magnetizzata. Quel giorno era un martedì e le fissammo un
appuntamento per il sabato successivo. Ma il venerdì sera vedemmo arrivare il medico senza
alcun preavviso, in uno stato a dir poco euforico. “Ma cosa c’è in quell’acqua che le avete dato?
esordì. Lo sapete che dopo averla bevuta ha ripreso appetito?! Il colorito del viso sta ritornando
roseo, ha riacquistato le forze e riesce a camminare! Ma la cosa più stupefacente è che sulla ferità
si sta formando un velo epiteliale!!”.
Il giorno dopo il dottore tornò con l’ammalata che riuscì a camminare e a sedersi sulla
poltrona da sola. Era veramente migliorata in modo eccezionale. Dopo averla irradiata per altri 20
minuti ed averle consegnato altre due bottiglie d’acqua, Gigi ritenne doveroso avvertire la signora
che il giorno dopo avrebbe avvertito dei dolori e di non preoccuparsi, perché essi annunciavano un
miglioramento e cioè il ripristino della vitalità organica (Stessa cosa detta in questi anni dal Dottor
Hamer, prima imprigionato e ora in esilio in Norvegia per aver ostacolato non poco le case
farmaceutiche in una nuova visione della malattia e della sua guarigione!) “Dolori? - disse lei - Ma
io ho già sofferto tanto e non voglio più soffrire!”. Succedeva questo: mentre il corpo della malata
era disponibile a reagire positivamente agli stimoli energetici, l’animo della donna ormai era come
morto, perché non riusciva più ad affrontare le sofferenze della vita. Così come Gigi aveva
predetto, il giorno dopo la donna fu assalita da forti dolori che cercò di attenuare assumendo una
dose massiccia di calmanti e dal quel momento si rifiutò di proseguire le cure. Visse ancora sei
mesi e poi morì.
La poltrona, purtroppo, non è giunta fino a noi e nessuno pare sia ancora riuscito a
ricostruirla. Dopo aver testato la prima con ottimi risultati, Ighina ne ha costruite altre, pare quattro,
mettendole gratuitamente a disposizione di ospedali ed operatori. A quel punto sarebbero
intervenute le Autorità che avrebbero sequestrato le poltrone esistenti – di cui si è persa ogni
traccia – e costretto Ighina a cessarne la produzione e la sperimentazione, dietro minaccia anche
di procedimenti penali per esercizio abusivo della professione medica e altro. Purtroppo la storia si
ripete sempre uguale nonostante il passare dei decenni: ogniqualvolta qualcuno scopre e divulga
metodi di diagnosi, ma soprattutto di cura senza il ricorso ai farmaci, viene sempre fermato dalle
autorità e con lui le sue ricerche. E questa non è una tesi complottista bensì un dato di fatto.
Della poltrona magnetica di Ighina ci rimangono, purtroppo, solo alcune fotografie.

La valvola antisismica
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La valvola agisce come equilibratrice di uno scompenso di forze positive e negative,
sfruttando la forma a spirale, i colori dello spettro solare e la polvere di alluminio in essa contenuta.
Ighina la descriveva in maniera molto semplice: “Se andiamo in bicicletta e non vogliamo che
scoppi la gomma dobbiamo metterci una valvola… e questa apparecchiatura fa lo stesso”.
Secondo Ighina i terremoti sarebbero provocati da gas sotterraneo compresso, e la sua
valvola piantata nel terreno consentiva di far “scaricare” la potenza del sisma.
Questa descrizione ha sempre dato adito a critiche da parte degli scienziati. La valvola
della camera d'aria è fatta opportunamente con un sistema di non ritorno all’esterno dell'aria
pompata all' interno. Invece la valvola per i terremoti dovrebbe essere paragonata a quella di una
moka o ad una valvola di una pentola a pressione, che sono valvole che si aprono per evitare che
una pressione eccessiva possa determinare l’esplosione (il terremoto) della caffettiera o della
pentola. Spesso, quando a Ighina veniva chiesto di spiegare il funzionamento dei suoi macchinari
era poco chiaro o contraddittorio o ironico, secondo alcuni forse per evitare di essere preso sul
serio, per potere continuare a fare quello che voleva.
A riprova del funzionamento della valvola antisismica, ad un cronista di Report Ighina,
giornali alla mano, ha fatto notare che quando, il 2 gennaio 1996, un terremoto con due epicentri
aveva colpito Faenza e Modena,ha letteralmente saltato Imola, nonostante la città si trovasse nel
mezzo, e questo grazie alla valvola installata nel giardino di casa sua. Quindi la valvola ha evitato
un sisma ad Imola, proteggendo la zona per un raggio di circa 50 km.
La valvola antisismica di Ighina restò piantata per anni nel giardino della sua grande casa,
sino a che fu’ estratta dal terreno, a causa di una grande ristrutturazione del caseggiato, dopo che
Ighina, nel 2004, venne a mancare, e pare sia stata reinstallata in provincia di Venezia dove vi
rimase per diverso tempo.
Di essa rimasero soltanto foto, video e schemi incompleti, ma fortunatamente un manipolo
di volenterosi è riuscito a riprodurla e viene tutt’ora sperimentata in tutta Italia a partire dal 2011
quando, a Roma, fu installata la prima valvola a cura del sig. Domenico C. del sito
“cambioilmondo”, che seguì i disegni dell’ing. Emiro Medda e i consigli per il ridimemsionamento di
Alberto Tavanti, entrambi collaboratori di Ighina. Rispetto alla valvola originaria di Ighina, che
svettava fuori dal terreno per oltre tre metri, questa è stata ridotta di due terzi rispetto all’originale,
anche per facilitarne il trasporto, sebbene questo diminuisce il suo raggio d’azione.
Ce ne sono una trentina installate lungo la penisola italiana in altrettante zone antisismiche.
Tra di esse una a Roma sud, una a Viterbo, una a Vicenza, una a Ceprano, una a Cesena sud,
una a Treviso, due nella provincia di Cosenza, due a Forli', una a Reggio Emilia, una a Reggio
Calabria che si erge fuori terra per tre metri (costata € 3.000 e finanziata da un comitato spontaneo
che volle attenerrsi al disegno originale di Ignina), una enorme a Frosinone, ed una istallata a
marzo 2014 in località Pian di Pieca, nelle Marche, 50 km a nord di Amatrice. Il proprietario del
terreno ha dichiarato che l’intensità del terremoto è stata molto contenuta rispetto alle zone
circostanti.
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Dagli studi degli eventi sismici pare che il raggio di azione della valvola sia di diversi
chilometri, e, secondo alcuni, varia non solo in base alle sue dimensioni, ma soprattutto al luogo in
cui viene allocata e dagli spostamenti che la porzione sottoterranea di essa subisce nel corso degli
anni a causa degli assestamenti del terreno.
I risultati ottenuti, comunque, sono tali che diversi ricercatori e seguaci di Ighina ne
propongono versioni in miniatura o soluzioni alternative, tra cui una valvola bidimensionale,
costituita da una grande foto della valvola scattata dall’alto e posizionata sul terreno. Ebbene, vi
invito a testare col pendolo o col biotensor l’energia della foto, ne rimarrete stupefatti…
Ancora, pare che nelle zone dove sono state installate le valvole si vedano spesso in cielo
luci telluriche, simili all’aurora boreale, come quelle che si vedono sopra o vicino alle zone dove è
in atto attività tettonica, sismica o vulcanica. Forse Ighina aveva ragione a proposito della teoria del
gas compresso alla base dei terremoti? Queste luci potrebbero essere la dimostrazione
dell'emanazione di gas plasma dalla Terra durante i terremoti e del suo rilascio da parte delle
valvole antisismiche?
Infine, sarà un caso che, come dice il costruttore ed installatore di valvole antisismiche
tridimensionali Domenico C., “nelle zone in cui c'è una valvola di Ighina, a tutt' oggi, non è mai
caduta una tegola”?
La speranza di salvezza di molte vite non vale forse poche migliaia di euro? Non sarebbe
forse il caso, dati alla mano, di proseguire con queste sperimentazioni, anche con raccolte fondi
promosse da comitati civici spontanei, piuttosto che da amministrazioni locali?

L’ERIM

L’ERIM, acronimo di “emettitore ritmico impulsivo magnetico”, è certamente lo strumento di


Ighina più noto e diffuso, sebbene di esso non ci sia pervenuto alcun progetto ma solo diverse
fotografie. Sapere questo avrebbe fatto di certo molto piacere allo scienziato, in quanto lo definiva
il frutto di 90 anni delle sue ricerche attraverso il quale voleva donare a tutti possibilità di ricaricare
proprio organismo con l’energia ritmica personale, o bioritmo, ottenendo salute e benessere.
E’ uno strumento in grado di concentrare l'energia solare, che si riflette sulla Terra,
rendendola armonizzata e coerente con il nostro DNA. Normalizza, o, meglio, bilancia tutte le
cellule nel suo raggio d’azione. Difatti, se collocato vicino ai fiori, li terrà freschi più a lungo o li farà
fiorire più in fretta.
Il bioritmo di chi lo utilizza si bilancia più velocemente posizionando le mani aperte coi palmi
rivolti all’altezza delle spirali verdi a distanza da esse di 10/15 cm.
Inoltre posto su una geopatia la armonizza.
Con la radiestesia si può misurare la quantità e la qualità di energia che emette, si può
misurare il suo raggio di azione, si può testare come armonizza la geopatia su cui viene collocato,
si può testare come e in quanto tempo energizza e migliora lo stato di chi vi si trova vicino e via
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discorrendo. Inoltre anche posando una bottiglia piena d’acqua a distanza di 10-15 cm dalle spirali
verdi l’acqua si energizzerà tornando allo stato originale. Questo accade anche ai cibi come frutta,
verdura, carne, ecc., posizionati davanti alle spirali verdi sempre a 10-15 cm circa , possibilmente
alla loro stessa altezza, appoggiati su supporti non metallici.
Altra cosa che i radiestesisti possono testare è che i testimoni artificiali posti tra la spirale
gialla e quella blu vengono armonizzati ed energizzati, come se l’energia che si forma tra le due
spirali, che secondo Ighina forma la vita, li riportasse allo stato originario.
Le proprietà dell’ERIM sono dovute alla sua caratteristica forma, ai colori e al materiale con
cui è costruito (alluminio) che emettono particolari vibrazioni necessari per sintonizzare,
convogliare e amplificare le energie necessarie per il suo funzionamento. In particolare, le tre
spirali gialle rivolte verso l’alto concentrano l’energia del cielo, le altre tre spirali blu rivolte verso il
basso e la base - anch’essa, non a caso, di colore blu – concentrano l’energia terrestre, mentre
attorno alle spirali verdi si forma un’onda ritmo magnetico vitale sole-terra.
La posizione ideale dell’ERIM è la stanza da letto dove si trascorre buona parte della
giornata, a una distanza dal muro di circa 10-20 cm, lontano da fonti di energia eletterica.

L’ELIOS

L’ELIOS, o HELIOS, è stato inventato da Ighina per purificare l'ambiente circostante da


onde nocive e per armonizzatore il Ritmo della Natura quando è reso disarmonico da ogni tipo di
inquinamento, sia esso chimico, elettromagnetico o addirittura nucleare. Di esso non abbiamo un
progetto e non siamo certi del materiale che Ighina abbia usato per la sua realizzazione. Secondo
alcuni, ad esempio, i tubicini colorati utilizzati da Ighina forse non erano di plastica ma di sughero.
Quindi l’ELIOS riporta in equilibrio il campo energetico dell’ambiente rigenerando il Ritmo
Magnetico Cielo-Terra, fondamentale per il benessere degli esseri viventi, perciò tutto ciò che
circonda lo strumento ne trae beneficio, venendo riportato al Ritmo Cielo-Terra originario.
Il suo raggio d’azione è di circa 50 metri.
Se l’Elios viene posizionato su una geopatia la armonizza.
Si dice che risuoni con l’intera ottava dei colori e, curiosità, i colori dei tubicini fissati sul
legno circolare corrispondono ai sette colori dei chakra o ai sette colori della luce bianca, ma,
tranne il verde, corrispondente al chakra mediamo, quello del cuore, tutto gli altri sono invertiti e
riflessi. Quindi al viola superiore corrisponde il rosso inferiore, all’indaco superiore corrisponde
l’arancione inferiore, al blu superiore corrisponde il giallo inferiore, al verde superiore corrisponde il
verde inferiore, al giallo superiore corrisponde il blu inferiore, all’arancione superiore corrisponde
l’indaco inferiore, al rosso superiore corrisponde il violetto. In pratica, essi rappresentano sette
energie emanate dal Cielo verso la Terra. La Terra assorbe queste energie e le riflette verso il
Cielo invertendo la sequenza dei colori, esattamente come i colori nel mausoleo di Marconi.

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E probabilmente la corrispondenza dei sette colori ai sette chakra, alle sette note musicali e
così via, potrebbe indicare che una stessa energia si manifesta in forme diverse.
La posizione ideale per L’ELIOS è esposto alla luce solare anche non diretta, non
appoggiato su cemento, metallo o ceramica. Il suo funzionamento viene potenziato se al suo
interno e tutt’attorno si posizionano delle bottiglie di acqua tappate non strette. Per i primi tre giorni
l’acqua va gettata e cambiata, dopo può essere bevuta. I test radiestesici su quest’acqua danno
risultati sorprendenti.
Nel web si racconta di piante che crescerebbero all’interno dell’ELIOS senza acqua,
alimentate solo dal Ritmo Magnetico Cielo-Terra da esso generato. Non ho ancora provato a
replicare questo esperimento – che ricorda i vari famosi racconti orientali di Maestri che si cibano
di Prana o i moderni Bretariani - , ma quel che è certo è che, dal punto di vista radiestesico, porre
un testimone artificiale al suo interno è utile anche per l’idratazione energetica a distanza del
soggetto.

Conclusioni

Pier Luigi Ighina è stato certamente uno dei grandi geni del secolo scorso, ma come molti
di essi, è rimasto incompreso dai più, soprattutto dai suoi contemporanei.
Fino a poco tempo fa chiunque sosteneva che l’energia segue un moto spiraliforme veniva
preso per pazzo. Appena di recente, con la scoperta di nuove forme di energia, che obbediscono a
leggi molto diverse e, per certi aspetti, antitetiche a quelle della fisica classica, le loro teorie sono
state dimostrate.
Quindi oggi sappiamo che anche Ighina aveva ragione su questo e aveva intuito con largo anticipo
l’esistenza di fenomeni che la scienza avrebbe scoperto molti decenni dopo. E probabilmente così
sarà anche per molte altre delle sue intuizioni e scoperte.
Leggere il libro “La scoperta dell’atomo magnetico” e altri scritti di Ighina è come
immergersi in un libro di fantascienza, entusiasmante dalla prima all’ultima pagina. Certo, ci sono
passaggi complicati, a volte e poco chiari, ma ad ogni nuova lettura si comprende qualcosa di
nuovo che alla lettura precedente era sfuggito. E’ un po’ come leggere libri iniziatici: i messaggi
volutamente non sono espliciti, ma la loro comprensione arriva quando si è pronti ad accoglierla.
Sono certa che in quello che Ighina ci ha lasciato sia contenuto tutto ciò che serve affinchè
l’umanità, quando sarà pronta, possa conoscere i segreti di Madre Natura.
Al di là di questo, da Ighina possiamo tutti apprendere qualcosa di altrettanto importante, e
cioè il coraggio di coltivare i propri talenti e il coraggio di divulgare la verità, la propria verità, le
proprie convinzioni, e di non nascondere il proprio pensiero e la propria essenza solo per piacere
agli altri. Ighina, nonostante sia stato ampiamente deriso e schernito, ha sempre continuato a
divulgare le sue idee e le sue invenzioni, escogitando anche metodi alternativi come i pullman di

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scolaresche che andavano a vedere “L’uomo della pioggia”. In questo modo inconsueto egli è
riuscito comunque a gettare un seme nelle menti di molti.
Se ci iscrivessimo tutti, come Ighina, alla Lega del Chi Se Ne Frega e facessimo ciò che è
giusto e ciò di cui c’è bisogno, senza preoccuparci e soprattutto senza aver paura del giudizio
altrui, credo che in poco tempo il mondo in cui viviamo diventerebbe un posto migliore e ci
accorgeremmo tutti, con stupore, della differenza, come i bambini che con stupore vedevano,
grazie a Ighina, le nuvole aprirsi e il Sole apparire.
Altro lascito molto attuale di Ighina è l’avvertimento di quanto sia pericoloso andare contro
l’armonia della Natura, e quando, in un’intervista del 1988, il giornalista gli ha chiesto: “Ha qualche
appello da lanciare all’umanità?” egli ha risposto: “Semplice. Siate in sintonia, in armonia con
Madre Natura”. Nulla di più adatto ai giorni nostri e in sintonia con la radiestesia insegnata dalla
dr.ssa Alessandra Previsi, che cerca di riportare l’armonia negli Esseri viventi, nelle situazioni e in
tutte le cose.
*******
Si coglie l’occasione per chiedere a chiunque abbia avuto contatti diretti, con Pier Luigi
Ighina, o sappia di persone che li hanno avuti, o abbia messo in pratica, sotto qualsiasi forma e per
qualsiasi scopo, le idee di Ighina, di contattare la sottoscritta o staff del gruppo Facebook “Amici di
Ighina” al fine di raccoglierne testimonianza. Grazie.

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