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Ecologia di popolazione.

Dinamica delle popolazioni.


Una popolazione può essere definita come un gruppo di organismi della stessa specie che occupano una data
area è costituiscono una parte della comunità biotica che, a sua volta, viene definita come un insieme di
popolazioni che funziona Come unità integrativa per mezzo di trasformazioni metaboliche in una
determinata area dell'habitat fisico. Una popolazione a varie caratteristiche che, essendo meglio espresse
come funzioni statistiche, sono caratteristiche del gruppo e non degli individui che lo compongono. Alcune
di queste proprietà sono: la densità, la natalità, la mortalità, la distribuzione per età, il potenziale biotico, la
dispersione e la forma di accrescimento.
Densità: è la dimensione della popolazione in relazione all'unità di spazio. Essa viene generalmente espressa
come numero di individui, o biomassa per unità di habitat. Spesso è più importante sapere se una
popolazione sta cambiando che conoscere in ogni momento le sue dimensioni. In questo caso sono utili gli
indici di abbondanza relativa; essi possono essere relativi al tempo come, per esempio, il numero di uccelli
visti per ora. Un altro indice è la frequenza, come per esempio, la percentuale di campioni in cui si rileva una
certa specie. Più basso è il livello trofico più alta e la densità, e all'interno di un dato livello, più gli individui
sono grandi, maggiore è la biomassa totale. Dato che grandi organismi hanno bassi tassi metabolici per unità
di peso rispetto ai piccoli organismi, una più elevata biomassa di popolazione può essere mantenuta su una
data base energetica. Se le dimensioni e il metabolismo sono relativamente uniformi, è sufficiente esprimere
la densità come numero di individui. Sono state messe a punto numerose tecniche per misurare la densità
delle popolazioni, tuttavia i metodi sono riconducibili alle seguenti categorie:
1)Conte totali, applicabili ad organismi grossi o facilmente individuabili (per esempio bisonti) oppure a
quelli che si aggregano in colonie (come gli uccelli marini o le foche).
2)Metodo della quadrettatura, in cui gli organismi vengono contati e valutati in mappe transetti di
opportune dimensioni è in numero tali da stimare la densità degli individui nell'area presa in esame.
3)Metodi della marcatura e ricattura (per animali mobili), in cui si cattura un campione della popolazione,
si applica un segno di riconoscimento e gli individui marcati sono rilasciati. In base al numero di individui
marcati, che successivamente si ricatturano si può stimare la dimensione della popolazione totale.
4)Campionamento per rimozione, consiste nella costruzione di un grafico in cui sulle ordinate si pongono i
numeri degli organismi rimossi da una certa area durante campionamenti successivi e sulle ascisse i numeri
di organismi campionati precedentemente. Se la probabilità di cattura resta costante, i punti risulteranno
allineati su una retta che passa per l'origine, il che indica una rimozione teorica del 100% di individui
dell'area in esame.
5)Metodi non grafici (applicati biliardo organismi sessili come gli alberi). Il metodo dei quarti è un
esempio: si misura, da un insieme di punti a caso, La distanza dell'individuo più vicino ad ognuna delle
quattro parti in cui è stata divisa l'area. Dalla media delle distanze si calcola la densità per unità di superficie.
Natalità: la natalità è la capacità di una popolazione di accrescersi. La natalità massima è la produzione
massima teorica di nuovi individui sotto condizioni ideali (cioè senza fattori limitanti, e con la produzione
limitata dagli soli fattori fisiologici) ed è una costante per una data popolazione. La natalità ecologica o
realizzata si riferisce all'aumento di popolazione in condizioni ambientali reali o specifiche. Non è una
costante per una popolazione ma può variare con le dimensioni e la composizione della popolazione, e con le
condizioni ambientali. La natalità viene in genere si presta come rapporto fra il numero di individui prodotti
ed il tempo (natalità assoluta o aspecifica), o come rapporto fra il numero di nuovi nati per unità di tempo per
unità di popolazione (natalità specifica).
Mortalità: la mortalità si riferisce alla morte di individui in una popolazione. È più o meno l'antitesi della
natalità. La mortalità è equivalente al tasso di morti della demografia umana. Similmente alla natalità può
essere espressa come il numero di individui morti in un certo periodo, o come tasso specifico in termini di
unità della popolazione totale o di una parte di essa. La mortalità ecologica, o realizzata ossia la perdita di
individui sotto una andata condizione ambientale è, come la natalità ecologica, non hanno una costante, ma
varia con la popolazione e con le condizioni ambientali. Esiste un minimo teorico di mortalità, che è costante
per ogni popolazione e che rappresenta il numero di morti in condizioni ideali o non limitanti. Ciò significa
che anche in condizioni ideali ci sono individui che muoiono di vecchiaia determinata dalla loro longevità
fisiologica, che è naturalmente, è molto maggiore della media o longevità ecologica. Spesso il tasso di
sopravvivenza e di maggiore interesse del tasso di morti. Se il tasso di morti è espresso come frazione, M,
allora il tasso di sopravvivenza e di 1-M. Un completo quadro della mortalità di una popolazione è offerto in
modo sistematico dalle tabelle di vita, che rappresentano un metodo statistico sviluppato dagli studiosi di
popolazioni umane. Le tabelle di vita consistono di parecchie colonne, queste sono indicate da notazioni
standard come (lx), il numero di individui di una data popolazione che sopravvive dopo intervalli di tempo
regolari (giorni, mesi, anni, ecc.); (dx) il numero di morti durante intervalli di tempo successivi; (qx) il tasso
di morti o mortalità durante intervalli successivi (in termini di popolazione all'inizio del periodo); e infine
(ex) la probabilità di vita alla fine di ogni intervallo. Le curve ricavabili dei dati di una tabella della vita
possono essere molto istruttive. Se i dati della colonna lx vengono ripartiti in un grafico mettendo in ascisse i
intervalli di tempo ed il numero di sopravvissuti sulla coordinata verticale, la curva risultante è chiamata
curva di sopravvivenza.

Numero di individui B2 B1

sopravvissuti. B3

x Età (come % della durata della vita).

Le curve di sopravvivenza sono di tre tipi:


B1: è una curva a gradini in cui il tasso di sopravvivenza subisce brusche variazioni nel passaggio da uno
stadio all'altro;
B2: è una curva teorica (retta) in cui la sopravvivenza in funzione dell'età rimane costante;
B3: è una curva sigmoide molto prossima alla curva teorica;
C: È una curva concava in cui il tasso di mortalità è massimo durante gli stadi giovanili.
La curva più in alto convessa (A) è caratteristica di specie come la pecora Dall, in qui il tasso di morti è
basso fino a che non si arriva alla fine della vita media. All'altro estremo, sia a una curva fortemente concava
(C ) che risulta quando la mortalità è alta durante gli stadi giovanili. Le ostriche e gli alberi da quercia, sono
buoni esempi. Le condizioni intermedie danno luogo a modelli in cui la sopravvivenza specifica per età è più
costante così che le curve si avvicinano ad una diagonale tracciata su carta semilogaritmica. Un tipo di curva
di sopravvivenza a gradini è quella che ci si può aspettare sella a sopravvivenza è molto diversa in stadi
successivi della vita, come nel caso degli insetti come un metamorfosi completa (come le farfalle).nel
modello mostrato i segmenti più ripidi rappresentano l'uovo, lo stadio di pupa e gli stadi adulti ha vita breve
(B1), i segmenti meno ripidi rappresentano gli stadi di pupa e larva agli a minore mortalità. Probabilmente
non esiste una popolazione con un tasso di sopravvivenza, età-specifica costante per l'intera sua vita (B2), ma
una curva sigmoide o leggermente concava (B3) é caratteristica di molti uccelli, topi e conigli. In questi casi,
la mortalità è elevata tra i giovani ma molto bassa e più costante negli adulti. La forma della curva di
sopravvivenza molto spesso varia anche con nella densità di popolazione. Le curve di sopravvivenza della
popolazione più densa sono piuttosto concave.

La distribuzione per età.


La distribuzione per età, è un importante caratteristica delle popolazioni che influenza sia la natalità che la
mortalità. Il rapporto tra i vari gruppi di età in una popolazione determina il suo stato di produttivo e
permette di fare alcune considerazioni sulle condizioni future, usualmente una popolazione in rapida
espansione contiene un gran numero di individui giovani, una popolazione stazionaria ha invece una
distribuzione più uniforme delle classi di età e una popolazione in declino a una notevole quantità di
individui vecchi.
Quando in inverno il livello dell'acqua scende, la densità aspecifica si abbassa (cioè diminuisce il numero di
pesci e di area totale, poiché le dimensioni del numero delle pozze si riducono): la densità ecologica (cioè il
numero della superficie coperta d'acqua che è rimasta) aumenta poiché si addensano in pozze d'acqua più
piccole. La cicogna nidifica quando la disponibilità massima di cibo coincide con la richiesta massima da
parte dei piccoli.

Concetti fondamentali sulla velocità.


Una popolazione è un'entità in continuo cambiamento. Anche quando la comunità e l'ecosistema non si
modificano, la densità, la natalità, la sopravvivenza, la velocità di accrescimento e gli altri attributi delle
popolazioni sono dinamici, in costante adattamento alle stagioni, alle forze fisiche. Una velocità può essere
ottenuta dividendo il cambiamento di una certa quantità per il periodo di tempo durante il quale il
cambiamento è avvenuto; un dato di questo genere indica la rapidità con la quale qualcosa cambia con il
tempo. “Il cambiamento in” qualcosa viene abbreviato con il simbolo ∆ posto prima della lettera che
rappresenta l'entità che sta cambiando. Pertanto se N rappresenta il numero di organismi e T il tempo si ha:

∆N = Variazione del numero di organismi;

∆N / ∆T = Velocità media di cambiamento del numero di organismi per il tempo (cioè la velocità di
accrescimento);

∆N / (N∆T) = Velocità media di variazione del numero degli organismi per l'individuo. Questa grandezza
viene spesso chiamata velocità specifica di accrescimento ed è spesso utile quando si devono confrontare
popolazioni di differenti dimensioni.

Spesso quello che interessa non è la velocità media in un certo periodo di tempo, ma alla velocità teorica
istantanea in un particolare momento, cioè la velocità di cambiamento quando ∆T tende a zero. La lettera d
(sta per derivata) sostituisce ∆ quando si considera un tasso istantaneo:

dN / dT = Velocità istantanea di variazione del numero di individui;

dN / (NdT) = velocità istantanea di variazione del numero di organismi per l'individuo.

Velocità intrinseca dell'aumento naturale.


Se l'ambiente non è limitante, la velocità specifica di accrescimento è costante e massima per le condizioni
microclimatiche esistenti. Il valore della velocità di accrescimento in queste condizioni favorevoli, è
caratteristico per la particolare distribuzione dell'età della popolazione, ed è indice della capacità di
accrescersi della popolazione. Esso viene indicato dalla lettera r , che esprime l'accrescimento di una
popolazione in un ambiente non limitante in condizioni fisiche specifiche:

dN /dT = rN ; r (non è altro che la velocità relativa di crescita) = dN / (NdT) .

Il parametro r può essere definito come un coefficiente istantaneo di accrescimento della popolazione. Se la
distribuzione di età è stabile, la velocità di accrescimento prende il nome di velocità intrinseca dell'aumento
naturale. Il valore massimo di r viene chiamato anche potenziale biotico, o potenziale riproduttivo. La
differenza tra il massimo valore di r e la velocità di accrescimento viene considerata una misura della
resistenza ambientale che è la somma totale dei fattori limitanti dell'ambiente che impediscono la completa
realizzazione del potenziale biotico.

Forme di accrescimento di una popolazione.


Le popolazioni presentano tipi caratteristici di accrescimento, che prendono il nome di forme di
accrescimento. Per poter fare dei confronti, possono essere disegnati due tipi di grafici: la curva di
accrescimento forma di J e la curva di accrescimento sigmoide a forma di S. Nella curva a forma di J La
densità aumenta rapidamente, in modo esponenziale e poi si arresta di colpo quando interviene la resistenza
ambientale o un altro fattore limitante. Questa curva può essere rappresentata dall'equazione:

dN / dT = rN con limite finito per N

N rappresenta il numero degli individui nella popolazione all'inizio del periodo di tempo T, e r rappresenta il
tasso di cambiamento delle dimensioni della popolazione.
popolazione
(N)

Tasso di crescita esponenziale (curva J)


tempo (T)

Nella curva J, l'accrescimento relativamente limitato si arresti improvvisamente quando la popolazione e


favorisce le risorse o quando interviene un fattore stagionale, per esempio il freddo, oppure se termina
improvvisamente il periodo riproduttivo. Una volta raggiunto il limite superiore di N, la densità può rimanere
a questo livello per un certo periodo di tempo, oppure come spesso si verifica, si ha un immediato
abbassamento che produce un'oscillazione della densità. La curva a forma di S è il risultato di un'azione
sempre più accentuata di fattori nocivi all'aumentare della densità di popolazione. La resistenza ambientale
produce una riduzione della velocità di riproduzione con l'avvicinarsi delle dimensioni della popolazione.
Nella curva sigmoide la popolazione aumenta lentamente all'inizio (in fase di acceleramento positiva), poi
più rapidamente (forse avvicinandosi ad una fase logaritmica), ma poi torna subito ad aumentare
limitatamente a causa dell'aumento della resistenza ambientale (fase di accelerazione negativa), fino a
raggiungere ed a mantenere una condizione più o meno di equilibrio.

K/2
popolazione
(N) OPTIMUM DI DENSITA' = La densità che rende minima e
recuperabile la resistenza ambientale.

tempo (T)

dN / dT = rN [ (K – N) / K ]

K – N) / K = Indice di resistenza ambientale, che limita la crescita della popolazione,

K = Capacità portante (è il numero di individui di una popolazione che nell'ambiente può mantenere senza
alcun aumento o decremento netto);

r = tasso intrinseco di crescita della popolazione.

Fino a che non viene raggiunto il numero di K/2 individui, la popolazione cresce esponenzialmente, perciò si
ha la massima velocità di crescita. Raggiunta quota K/2 la crescita dei cellule era fino ad arrestarsi intorno a
K. Il livello superiore oltre il quale non può verificarsi accrescimento, rappresentato dalla costante K, e
l'asintoto superiore della curva sigmoide ed è stato chiamato: massima capacità portante. Il punto K/2 o
meglio il suo intorno, rappresenta l'optimum di densità, cioè la densità che rende minima e recuperabile la
resistenza ambientale. Quando con la crescita si supera K si dice che la popolazione tracima, cioè non può
essere sostenuta dall'ambiente in cui vive. Nella curva a forma di J non ci può essere una condizione di
equilibrio. La curva di accrescimento a forma di J tende ad essere frequente quando sono i fattori densità
indipendenti a determinare il momento in cui l'accrescimento debba essere rallentato o bloccato. La forma di
accrescimento sigmoide, è densità-dipendente, dato che l'affollamento e da altri fattori intrinseci controllano
lo sviluppo della popolazione.

Azione dei fattori di densità-indipendenti e densità-dipendenti nel controllo delle popolazioni.


La crescita di una popolazione è limitata da due tipi principali di fattori. In un caso, i limiti della crescita
dipendono dalla densità della popolazione stessa, mentre nell'altro caso, la densità della popolazione non ha
nulla a che vedere con la sua crescita.i fattori limitanti i cui effetti dipendono dalla densità della popolazione
sono chiamati fattori densità-dipendenti;Tali fattori influiscono su una percentuale maggiore di individui man
mano che il numero degli individui cresce.una limitata riserva di cibo e un incremento delle sostanze di
rifiuto sono esempi di questo tipo di fattori, i quali riducono il tasso di crescita di una popolazione facendo
aumentare il tasso di mortalità o diminuire il tasso di natalità, oppure agendo in entrambi i modi. I fattori
limitanti che non sono influenzati dalla densità della popolazione sono detti fattori di densità-indipendenti;
tra questi vi sono alcuni fattori abiotici come il clima e le condizioni metereologiche. I fattori di entità
indipendenti influiscono sulla stessa percentuale di individui indipendentemente dalle dimensioni della
popolazione, in molte popolazioni naturali, i fattori di densità-indipendenti limitano le dimensioni della
popolazione molto prima che si sentano gli effetti della carenza delle risorse alimentari, o di altri fattori densi
da dipendenti; in questi casi la popolazione potrebbe ridursi.

Struttura di popolazione: tipi di distribuzione interna (dispersione).


Gli individui di una popolazione possono distribuirsi secondo tre modelli generali: (1) casuale, (2) uniforme
e (3) raggruppata. La distribuzione casuale si osserva quando l'ambiente è molto uniforme non ci sono
tendenze alla delegazione. La distribuzione uniforme può ricorrere dove la competizione tra individui è forte
o dove esiste un antagonismo positivo che promuove la distribuzione degli spazi. La distribuzione
raggruppata di vario grado rappresenta il modello più comune quando si prendono in considerazione i singoli
individui. Tuttavia, se gli individui di una popolazione tendono a formare gruppi di una data dimensione, per
esempio copie per gli animali, la distribuzione dei gruppi può essere casuale o anche uniforme.

Struttura di popolazione:aggregazioni, principio di Allee e rifugi.


I raggruppamenti più o meno accentuati sono caratteristici della struttura interna della maggior parte delle
popolazioni in determinati periodi. Questi raggruppamenti possono essere dovuti (1) a differenze locali
dell'habitat, (2) a variazioni giornaliere stagionali delle condizioni atmosferiche, (3) a fenomeni di produttivi,
oppure (4) all'attrazione sociale. L'aggregazione può aumentare la competizione tra gli individui per i
nutrienti, il cibo, ma questa è spesso bilanciata dall'aumento di sopravvivenza del gruppo che più abile
dell'individuo a difendersi. Il grado di aggregazione, da cui dipende l'optimum di accrescimento e
sopravvivenza della popolazione,varia con la specie con le condizioni; perciò, il sottoaffollamento(o la
mancanza di aggregazione), al pari del sovraffollamento, può essere limitante. Questo è il principio di
Allee.Un particolare tipo di aggregazione è noto come riparo in grossi gruppi di animali socialmente
organizzati che stabiliscono la loro sede centrale da cui poi si disperdono e a cui ritornano regolarmente per
soddisfare le loro necessità trofiche ed energetiche.

Struttura di popolazione: isolamento è territorialità.


Le forze che provocano l'isolamento dipendono (1) dalla competizione tra individui per le risorse più scarse,
oppure (2) dall'antagonismo diretto, comprese le risposte comportamentali negli animali superiori. L'attività
degli individui o dei gruppi familiari dei vertebrati degli invertebrati superiori si svolge in un'area ben
definita, chiamata raggio di casa. Se quest'aria è attivamente difesa, cosicché lo spazio usato dagli individui,
copie di antagonisti, è poco sovrapposto, viene chiamato territorio. La territorialità appare più pronunciata
nei vertebrati e in certi a profughi che hanno un complesso comportamento riproduttivo, che richiede la
costruzione del nido, la deposizione delle uova e la cura e la protezione della prole.
Territorialità : isolamento nello spazio nel tempo degli individui.
Raggruppamento: gli individui vivono in branchi.

r- e k- selezione (strategie riproduttive).


Così come si ripartisce l'energia tra P (produzione) e R(respirazione)Nel concetto di energia netta che si
considera negli ecosistemi, i singoli organismi e le popolazioni da loro costituite si possono accrescere o
riprodurre solo se l'energia acquisita è maggiore di quella necessaria per il mantenimento. Il rapporto tra
energia riproduttiva ed energia di mantenimento varia non solo con le dimensioni degli organismi ed il tipo
di ciclo biologico ma anche con la densità di popolazione e la capacità portante. In un ambiente scarsamente
affollato, le aggressioni selettive favoriscono specie con un elevato potenziale riproduttivo(elevato rapporto
tra sforzo riproduttivo al mantenimento).Al contrario, le condizioni di affollamento favoriscono organismi
con più basso potenziale di accrescimento ma, maggiori capacità nella competizione, migliori capacità di
utilizzare risorse limitate e di competere per esse, elevato investimento energetico nel mantenimento nella
sopravvivenza degli individui.Questi due opposti modelli vengono chiamati r-selezione e k-selezione e sono
le costanti presenti nelle equazioni di accrescimento. R e k sono due diversi tipi di strategia usate da una
specie per garantirsi la sopravvivenza. A seconda del tipo di strategia “selezionata” da una specie per la
sopravvivenza distinguiamo:
-Specie r-strateghe: sono specie che impiegano gran parte dell'energia disponibile per la riproduzione e meno
per la ricerca del cibo e quindi per il proprio nutrimento. Questa specie di General un gran numero di figli a
cui però non dedicano delle cure parentali. Di solito gli individui delle specie r-strateghe sono di piccole
dimensioni. A questo gruppo appartengono le specie pioniere, queste specie sono le prime a colonizzare
nuovi ambienti (per esempio i sulle isole vulcaniche che emergono dopo le eruzioni di vulcani sottomarini).
-Specie k-strateghe: Sono specie che impiegano la maggior parte della loro energia per il loro mantenimento
e quindi per la ricerca del cibo. Gli individui di questa specie generano un piccolo numero di figli a cui però
dedicano una quantità maggiore di cure parentali in modo da garantire la sopravvivenza alla propria prole.
Gli individui di questa specie sono in genere più grandi.
Le specie r-strateghe si sviluppano quando certi poca competizione, quindi quando la densità è minore.
Questo fa sì che aumenti il numero di individui e quindi la densità. Quando invece la competizione si fa più
dura, in condizioni di alta densità, sviluppano meglio le specie k-strateghe, In quanto non c'è bisogno di un
aumento della popolazione.
Nell'analizzare la dinamica delle popolazioni bisogna tener conto di altre due caratteristiche degli organismi:
-Capacità di resistenza: è la capacità di un organismo e quindi di una popolazione della stessa specie, di non
modificare la propria vita in risposta ad un determinato stress.
-Capacità di resilienza:è la capacità di alcuni organismi e quindi di una popolazione di riparare i danni
apportati da un determinato stress, cioè la capacità di ripristinare le condizioni precedenti allo stress.
C'è una correlazione tra specie r e k strateghe e resilienza e resistenza. Specie r-strateghe sono più resilienti
che resistenti,invece le specie k-strateghe Sono più resistenti che residenti. Questo perché le popolazioni di
specie r-strateghe compensano i danni subiti aumentando la riproduzione. Le specie k-strateghe invece non
possono adottare questa strategia, dunque devono opporsi allo stress, quindi sono resistenti.
Esempio: un esempio può essere il paragone tra il modo di rispondere ad uno stress come un incendio di un
campo di grano (r-strateghe) è una foresta di conifere (k-strateghe). Quando c'è un incendio, il campo di
grano viene bruciato completamente ma di contro rinasce l'anno dopo. Una foresta di conifere impiega più
tempo del campo di grano per ricrescere, perciò deve evitare di bruciare, “resistendo” all'incendio. Infatti le
conifere bruciano meno facilmente del grano. Il grano è una r-stratega e non si oppone all'incendio, ma
compensa gli effetti riproducenti usciranno dopo. Le conifere sono k-strateghe (si riproducono lentamente)
dunque non possono permettersi di bruciare e sono più resistenti all'incendio.
Specie r-strateghe (scarafaggio)
Molti figli piccoli; proprio nessuna cura parentale e protezione della prole; anticipata attività riproduttiva;
adulti piccoli; adatti a climi e alle condizioni ambientali instabili; alto tasso di crescita della popolazione; la
grandezza della popolazione fluttua molto sopra e sotto della capacità portante (k); nicchia genera lista;
scarsa capacità di competizione; prime specie nella successione.
Speciek-strateghe (elefante)
Pochi figli grandi; molte cure parentali e protezione della parole; ritardata attività riproduttiva; la
maggioranza dei figli sopravvive fino all'età riproduttiva; adulti grandi; adatti a climi e alle condizioni
ambientali stabili; basso tasso di crescita della popolazione; la grandezza della popolazione quasi stabile e
vicina alla capacità portante (k); nicchia specializzata; alta capacità di competizione; ultime specie nella
successione.

Interazione tra due specie.


L'effetto che di una specie può avere sulla crescita demografica e sul benessere di un'altra specie può essere
negativo (-), positivo (+) o neutro (0).
Popolazioni di due specie possono interagire, I termini usati per designare questi tipi di interazioni sono i
seguenti:
Competizione (- -): entrambe le popolazioni inibiscono o hanno qualche sorta di effetto negativo l'una
sull'altra.
Predazione (+ -): positiva per il predatore, negativa per la preda.
Parassitismo (- +): negativo per l'ospite, positivo per il parassita.
Commensalismo (+0): una specie se ne avvantaggia, l'altra non ne è influenzata.
Protocooperazione e mutualismo: Entrambe le popolazioni traggono vantaggio dall'interazione, che può
essere facoltativa (+ +) (cooperazione) o irreversibile (mutualismo) per la sopravvivenza di entrambi
partners.

Competizione.
Quando due popolazioni sfruttano entrambe le stesse risorse presenti in quantità limitate (per esempio i siti di
nidificazione) gli individui delle due specie entrano in competizione. Quindi si parla di competizione quando
ci si riferisce all'interazione di due organismi che cercano la stessa cosa.
Si parla di competizione intraspecifica quando avviene all'interno della stessa specie;Invece si parla di
competizione interspecifica quando avviene tra due specie. Qualche volta la competizione porta
all'eliminazione della comunità di una delle due popolazioni. Gause, l'ecologo russo studiò gli effetti della
competizione interspecifica, utilizzando nei suoi esperimenti due specie di protesti strettamente imparentate.
Egli concluse che due specie così simili da competere per le stesse risorse limitate, non possono coesistere
nella medesima area; inoltre una delle due utilizzerà le risorse in modo più efficiente e quindi si riprodurrà
più rapidamente.Un vantaggio riproduttivo porterà alla fine, all'eliminazione a livello locale del competitore
più debole. La teoria di Gause divenne nota come il principio dell'esclusione competitiva. La competizione
innesca numerosi adattamenti che favoriscono la coesistenza di molti diversi organismi in una data area o
comunità. Se la competizione è molto forte tra due specie, una può essere eliminata interamente o obbligata
ad occupare un altro spazio oppure ad usare risorse diverse. Il principio dell'esclusione competitiva si applica
a quella che viene chiamata nicchia ecologica. Con il termine iniziale si intende il ruolo che una popolazione
ha nella sua comunità o anche l'utilizzo complessivo, da parte della popolazione, delle risorse biotiche o
abiotiche dell'habitat. Essa comprende tutti i fattori fisici, chimici, biologici e comportamentali; quindi la
nicchia ecologica é l'insieme dei fattori fisici ed ambientali in cui un organismo vive e con cui entra
relazione.
Allelopatia: messaggi chimici (sostanze allelochimiche) Che danno un vantaggio competitivo ad una specie
contro l'altra.
Biomassa: quantità di materia organica presente in un ecosistema.
Coevoluzione: è uno dei modi di evolversi della comunità (cioè l'insieme di interazioni evolutive tra
organismi in cui lo scambio di informazione genetica e minimo). Comporta interazioni reciproche selettive
tra due gruppi principali di organismi.

Predazione, coevoluzione, erbivoria, allelopatia.


La predazione, un'interazione tra organismi in cui una specie si nutre di un'altra, che vede la presenza del
consumatore (il predatore) e della specie di cui esso si cibano (la preda), Questi termini vengono utilizzati
anche per le interazioni tra piante ed erbivori, dove la pianta è considerata la preda; il bruco della cavolaia é
il predatore di cavoli broccoli. Tutte le specie sono in qualche modo soggette a prelazione e tutte hanno
evoluto meccanismi di difesa per non essere mangiate. Alcune specie, allo stadio adulto, raggiungono
dimensioni troppo grandi per essere pregate: gli elefanti adulti, per esempio sono generalmente al sicuro
dagli attacchi dei leoni e di altri felini. Altre specie possono fuggire o nascondersi, mentre diversi tipi di
piante o di animali possiedono involucri protettivi, spine o ghiandole che producono sostanze chimiche
nocive. Lei interazioni tra prede e predatori favoriscono l'evoluzione di questi meccanismi di difesa tramite
selezione naturale. Alcune interazioni preda-predatore portano al concetto di coevoluzione, che consiste in
una serie di adattamenti reciproci delle diverse specie. La coevoluzione avviene quando un cambiamento che
si verifica in una specie, agisce come una forza selettiva su un'altra specie, è il “controadattamento”della
seconda specie, a sua volta determina una selezione degli individui appartenenti alla prima specie.
Un esempio dico evoluzione è quello del bruco con la passiflora. Questa pianta produce sostanze chimiche
tossiche che proteggono le sue foglie dalla maggior parte degli insetti erbivori, ma il bruco possiede
particolari enzimi digestivi in grado di distruggere le tossine; ciò permette al bruco di accedere ad una fonte
di cibo che pochi altri insetti possono utilizzare. Dato che le piante non hanno possibilità di fuga dagli
erbivori, le loro armi principali contro il rischio di estinzione sono le tossine, spesso combinate con diversi
tipi di spine. Tra le armi chimiche ci sono la morfina, la nicotina è molte sostanze che noi usiamo come
aromi, ma che sono tossiche per alcuni predatori, come la cannella, i chiodi di garofano. Nel regno animale,
un meccanismo di difesa molto diffuso è il mimetismo, cioè la somiglianza nel colore nell'aspetto di un
organismo animale con alcuni elementi del proprio habitat, oppure con altre specie. Un esempio è quello
della Mosca che ha un aspetto simile a quello di un' ape. Molti predatori imparano a evitare l'ape pericolosa,
ma non attaccano neanche la mosca innocua per la somiglianza con l'ape, Questa forma di mimetismo, nella
quale una specie gradevole al gusto ne imita una sgradevole, è chiamato mimetismo batesiano. Quando il
predatore è un consumatore primario (un animale) e la preda o l'ospite è un produttore primario (una pianta),
l'interazione è chiamata erbivoria. L'allelopatia indica l'interazione in cui una popolazione produce sostanze
pericolose per la popolazione antagonista.
I “top predators”come l'uomo possono facilmente ribaltare l'equilibrio in un rapporto competitivo e la specie
sfruttata può essere ugualmente sostituita da una specie che il predatore o il pascolante non sono pronti ad
utilizzare efficentemente. Un esempio può essere trovato nell'industria ittica. Il declino di una popolazione di
sardine, soggette ad una pesante pressione di pesca e il conseguente incremento delle acciughe che hanno
un'ecologia molto simile.

Parassitismo, comensalismo, mutualismo.


Una relazione simbiotica è un'interazione tra due o più specie nella quale una specie di vivere all'interno o
sopra un'altra specie. Ci sono tre tipi principali di relazioni simbiotiche: il parassitismo, il mutualismo e il
commensalismo.
Il parassitismo è un tipo di relazione è preda-predatore nella quale un organismo, il parassita, si nutre a spese
dell'ospite. I parassiti sono solitamente più piccoli dei loro ospiti; un esempio tipico di parassita e la tenia,
che vive nell'intestino di un animale più grande assorbe da esso le sostanze nutritive. La selezione naturale
favorisce i parassiti più abili nel trovare i loro ospiti alimentandosi a loro spese; questa selezione sviluppa
negli ospiti adeguate capacità difensive,come quella di alcune piante che secernono sostanze tossiche contro
funghi e batteri parassiti, e altre sostanze tossiche per i predatori animali.
Nel commensalismo, un partner trae vantaggio dall'altro senza danneggiarlo in modo significativo. Qualche
volta la specie commensale approfitta del cibo che altri individui hanno inavvertitamente reso disponibile.
Per esempio, diversi tipi di uccelli si nutrono degli insetti che si alzano in volo quando il bestiame brucare
erba.
Nel mutualismo, entrambi partner traggono beneficio dalla relazione. Un esempio di mutualismo è quello
dell'acacia. Quest'albero fornisce vitto e alloggio alle formiche che vivono all'interno di larghe spine cade e si
nutrono delle sostanze zuccherine segrete dalla pianta. La pianta ospite trae vantaggio dalla presenza delle
formiche, che la difendono non permettendo ad altri animali di danneggiarla; esse pungono gli insetti e i
grandi erbivori, e limitano lo sviluppo della vegetazione che cresce vicino all'albero. Quando le formiche
vengono eliminate, in genere le piante muoiono, probabilmente perché gli erbivori le danneggiano a tal punto
che esse non sono più in grado di competere con la vegetazione circostante.

Sviluppo ed evoluzione nell'ecosistema.


Lo sviluppo di un ecosistema, meglio noto come successione ecologica, implica variazioni temporali della
struttura in specie e dei processi a livello della comunità. La successione ecologica è il risultato di
modificazioni dell'ambiente fisico dovuto alla comunità e ad interazioni competitive a livello di popolazione.
Se le variazioni durante la successione sono largamente determinate da co-azioni interne, il processo è
conosciuto come successione autogena (= auto-generata). Se agiscono regolarmente forze esterne
dell'ambiente d'entrata (per esempio uragani ed incendi) o queste regolano le variazioni, la successione è
allogena(= generata dall'esterno). Quando un nuovo territorio si crea o diviene disponibile per la
colonizzazione (per esempio dopo un'eruzione vulcanica, o un campo abbandonato, o in bacini di nuova
formazione), la successione autogena in genere inizia con una comunità caratterizzata da metabolismo
sbilanciato, dove la produzione primaria (P), può essere sia maggiore che è minore della respirazione della
comunità ( R ) , e procede verso una condizione di equilibrio, P=R.
Durante la successione il rapporto tra biomassa e produzione (B/P) aumenta finché non è raggiunto un
ecosistema stabile, nel quale per unità di flusso energetico disponibile vengano mantenuti i valori massimi di
biomassa.
La sequenza di comunità che si sostituiscono l'una all'altra in una data area viene detta sera: quando un'area
diventa disponibile allo sviluppo delle comunità (es. un campo coltivato viene abbandonato) piante ed
animali opportunisti le colonizzano in una serie di stadi serali (successione nel tempo, di comunità
temporanee o pioniere). Gradualmente si sviluppano altre comunità permanenti finché non si arriva alla fase
matura o stadio climax in cui il valore della produzione primaria (P) si avvicina a quello della respirazione
( R ). La successione che comincia con valori di P>R è una successione autotrofa, che inizia in un ambiente
prevalentemente inorganico, ed è caratterizzata da una dominanza iniziale costituita di piante verdi
(autotrofi). La successione eterotrofa comincia con valori di P<R ed è caratterizzata da una dominanza
iniziale di organismi eterotrofi, dove l'ambiente è fondamentalmente organico. La successione su un'area
precedentemente non occupata (per esempio colata di lava) è chiamata successione primaria e comincia su
un luogo sterile dove le condizioni per la vita non sono inizialmente favorevoli; quando invece la
successione ha inizio in un'area precedentemente occupata (foresta disboscata o campo abbandonato) è
chiamata successione secondaria, si svolge su luoghi già in precedenza occupati da comunità ben sviluppate
o dove i nutrienti e altre condizioni sono già disponibili, ma in cui la vegetazione è scomparsa in seguito a
gravi perturbazioni. I cambiamenti che si verificano nelle principali caratteristiche funzionali e strutturali
durante lo sviluppo autogeno sono di seguito elencati:
Energetica
-aumento della biomassa (B) e delle detrito organico;
-aumento della produzione primaria lorda (P), piccole variazioni nella secondaria;
-diminuzione della produzione netta;
-aumento della respirazione;
-rapporto P/R che si avvicina all'unità (equilibrio);
-aumento del rapporto B/P (al contrario,P/B diminuisce).
Riciclizzazione dei nutrienti
-chiusura progressiva dei cicli degli elementi;
-aumento dell'accumulo degli elementi essenziali;
-aumento del rapporto di riciclizzazione;
-Aumento della conservazione dei nutrienti.
Struttura della specie e delle comunità
-variazione della composizione in specie (ricambio faunistico e floristico);
-aumento della componente diversità-ricchezza;
-r-strategia sostituita da k-strategia;
-cicli biologici più lunghi e complessi;
-aumento della grandezza degli organismi;
-aumento del mutualismo simbiotico.
Stabilità
-aumento della resistenza;
-aumento della resilienza.
Strategie generali
-aumento dell'efficienza di utilizzazione di energia e nutrienti.
La successione implica un fondamentale spostamento nei flussi di energia poiché energia sempre crescenti
sono deputate al mantenimento (respirazione) man mano che ella biomassa stabile la materia organica si
accumulano.
Negli studi precoci della successione autotrofa in un ambiente inorganico, il tasso di produzione primaria o la
fotosintesi (P) totale lorda supera il tasso di respirazione della comunità ( R ), cosicché è il rapporto P/R è
maggiore di 1. Il rapporto P/R è minore di 1 nel caso di un ambiente organico (stagno di acqua di scarico),
così la successione e definita eterotrofa, poiché batteri ed altri eterotrofi sono i primi a colonizzare.

Input allogeno periodico. Sistema Climax

Sistema in
sviluppo.

Input autogeno.
Nella figura rappresentato un modello generale di successione, secondo il quale sul progresso di un sistema
verso lo stadio climax influiscono input autogeni e input allogeni.
Estuari.
Un estuario è una massa d'acqua costiera semichiusa che comunica liberamente con il mare. Un estuario, è
fortemente influenzato dall'azione delle maree e nel suo ambito l'acqua di mare è mescolata con l'acqua dolce
del bacino di drenaggio. Le foci di fiumi e le masse d'acqua situate dentro le barriere costiere sono degli
esempi. Gli estuari potrebbero essere considerati zone di transizione tra l'habitat d'acqua dolce e quello
marino. Gli estuari sono in genere produttivi a causa dell'energia dei flussi delle acque e delle abbondanti
risorse trofiche. Il rimescolamento e la turbolenza creano una sorta di trappola di nutrienti, cosicché per le
piante degli estuari c'è una maggiore disponibilità di fosforo e di altri nutrienti di quanto non ce ne sia negli
adiacenti habitat d'acqua dolce o marini.

Ecosistema marino.
Il parametro più importante nell'analisi di un ecosistema marino è la salinità, che rappresenta la quantità di
sali disciolti in acqua. Il mare ricopre circa il 70% della superficie terrestre, è ininterrotto e l'acqua circola
continuamente, è soggetto a moti con dosi di diverso tipo a mare provocate dalla luna e dal sole. Una via di
mezzo tra le acque dolci e quelle salate sono le acque salmastre. Questa tipologia di bacino è determinata dal
confronto con l'acqua del mare vicino e in particolare dal confronto delle salinità. Per esempio un'acqua
salmastra che riceve le acque dallo Ionio potrà avere una salinità del 35%, mentre un'acqua salmastra che
comunica con l' Adriatico, deve avere una salinità minore del 28%. il grado di salinità di un mare d'aria con
la profondità.
SALINITà: QUANTITà DI GRAMMI DI SALE PER 1KG DI ACQUA. (mar tirreno: 37x1000 ; lago
salmastro -ganzirri- : oscillante dal 24x1000 al 28x1000 ; stretto di Messina 39x1000.

Antartide e oceano.
La prima immagine con cui il continente antartico si presenta agli occhi del visitatore è quella di un immenso
deserto di ghiaccio. Da qualsiasi parte lo si raggiunga, le forme di vita sub-aerea appaiono assenti o
estremamente rare. Le bassissime temperature, la violenza dei venti, l'eccezionale estensione della calotta
glaciale e dei ghiacci marini, l'elevata aridità dell'aria, rendono infatti il continente antartico una delle regioni
più inospitali del pianeta, per molti versi forse la più ostile all'insediamento e allo sviluppo della vita. Piante
e animali hanno tuttavia saputo conquistare, seppure in misura meno vistosa, anche quest'ambiente estremo.
Nel continente la vegetazione è praticamente limitata ad alcune centinaia di specie, perlopiù endemiche, di
alghe, licheni, muschi e funghi. Alghe, funghi e licheni, possono vivere per migliaia di anni, ma a causa della
loro lento accrescimento, dovuto alle basse temperature, sono assai vulnerabili. Funghi e licheni antartici, la
cui distribuzione è condizionata dalla rara disponibilità di humus, ospitano una fauna relativamente ricca,
pure se è poco cospicua, di protozoi e piccoli invertebrati (insetti e acari) per la maggior parte ed erbivori.
L'assenza di erbivori di grandi dimensioni, impedisce la sopravvivenza di grossi carnivori (lupi, orsi), che
quindi mancano completamente. Il più grande organismo carnivoro terrestre individuato in Antartide è un
ascaro che vive tra i detriti vegetali cibandosi di insetti erbivori. Le sue dimensioni raggiungono appena il
millimetro. Le acque interne, sono popolate da fitoplancton, batteri, alghe, protozoi e rotiferi. Forme di vita
ancor meno vistose mani di notevole interesse scientifico sono le comunità cripto-endolitiche, che vivono
all'interno della roccia solida. Si trovano insediate tra le fenditure della roccia o addirittura tra i cristalli di
materiali porosi e sono costituite da alghe, funghi e licheni adatti a sopravvivere laddove minime quantità di
acqua provenienti dallo scioglimento delle nevi penetrano nella roccia. La fauna di grandi dimensioni che
popola le terre emerse è rappresentata esclusivamente da uccelli e mammiferi di origine marina. Gli uccelli
più diffusi nel continente antartico sono i pinguini, i quali formano estese colonie che interrompono la
monotonia dell'habitat subaereo. Pur avendo perduto la capacità di volare, i pinguini discendono da uccelli
volatori. Le specie che sono riuscite a spingersi più a sud, essendosi adattate meglio delle altre all'habitat
delle fredde acque polari, sono pinguini imperatore e di Adelia. Le specie di uccelli antartici traggono il loro
nutrimento e esclusivamente dal mare. In Antartide i mammiferi più comuni sulle coste del continente sono
le foche che vivono prevalentemente sul ghiaccio costiero e sulla banchisa, dipendono anche essere per
l'alimentazione dalle risorse offerte dal mare,.In netto contrasto con la povertà di forme di vita nel continente
appaiono invece le condizioni dei mari. Il mondo sottomarino si presenta infatti quasi altrettanto ricco e
variegato alle zone temperate o tropicali. A favorire questa ricchezza, ha certamente contribuito la stabilità
dei fattori ambientali. Il mondo sottomarino assume forme, colori e riflessi del tutto inaspettati. Spugne,
molluschi, celenterati e miriadi di altri invertebrati abbondano nei fondali popolati anche da pesci di varie
specie.altrettanto abbondante è la fauna di grossi mammiferi, come i cetacei e ben più numerosi che
nell'habitat o subaereo si rinvengono foche e pinguini che si spostano agili e veloci alla ricerca di prede.
Questa ricca vita sottomarina è sostenuta da un plancton vegetale altamente produttivo è diversificato alla
base di una catena trofica, che vede come anello centrale il krill, che è la specie più numerosa fra quelle
componenti lo zooplancton e costituisce l'alimento principale per gli anelli superiori della catena. Lo
scenario offerto dall'Antartide è dunque quello di un deserto di ghiaccio con rade forme di vita vegetale e
animale, mentre i mari adiacenti che costituiscono l'Oceano Antartico sono caratterizzati da una vita
rigogliosa.

La catena atrofica in Antartide.


La catena alimentare antartica, l'insieme dei processi che consente la circolazione della materia e del flusso
di energia nell'ecosistema, segue regole generali valide per qualunque ambiente marino. L'energia
immagazzinata dalle piante e contenuta nella materia organica passa da un livello trofico all'altro,
coinvolgendo componenti biotiche e abiotiche. Mentre la materia si rinnova attraverso i cicli biogeochimici,
l'energia solare diventa chimica grazie all'attività fotosintetica delle piante, procede in un flusso
unidirezionale e di conseguenza può essere riutilizzata. Tale flusso da un livello trofico all'altro comporta,
secondo il primo principio della termodinamica, una notevole dispersione sotto forma di calore. Proprio per
questo, nel flusso di energia che attraversa l'ecosistema, il rendimento energetico maggiore avviene nel
passaggio tra il primo e il secondo comparto, al livello degli organismi erbivori. Il primo stadio di una catena
troficaÈ rappresentato dagli organismi autotrofi produttori; successivamente si inseriscono i consumatori
(eterotrofi)organizzati in livelli trofici e funzionali. Il ruolo principale dei produttori è quello di convertire,
attraverso il processo foto sintetico, la sostanza inorganica (micronutrienti) in sostanza organica, attraverso
l'organicazione del carbonio. Mentre i produttori sono in grado di organicare e organizzare la sostanza
organica, i consumatori possono solo riorganizzarla a spese di un notevole consumo energetico.

La produttività dell'oceano meridionale.


L'oceano è un deserto marino a causa della bassa concentrazione dei nutrienti. La produttività delle acque
antartiche varia molto. I principali fattori limitanti la produzione in queste acque sono a seconda dei casi,
l'intensità luminosa, la presenza della banchisa, la possibile carenza di micronutrienti. Un ambiente
particolarmente produttivo è quello dell'interfaccia acqua-ghiaccio, nella quale si sviluppano densi
popolarmente di alghe simpagiche che contribuiscono a determinare il contenuto finale della produzione
primaria. Importante è il ruolo del picofitoplancton e del nanoplancton nel bilancio della produzione primaria
e secondaria dell'oceano meridionale. Il krill a causa della sua piccola dimensione non può attingere
direttamente a questa risorsa per cui necessita dell'intervento di altri consumatori come i protozoi che,
nutrendosi a spese della frazione più piccola del fitoplancton, la concentrano ed entrano nella rete trofica
antartica.

Il ruolo del Krill nella catena trofica.


Il krill associato all'alimentazione delle balene, rappresenta la principale componente animale del sistema
antartico, da cui dipendono i grandi predatori dell'oceano meridionale. Questo organismo si riproduce nei
mesi estivi e le femmine rilasciano le uova mediamente due volte l'anno. Il Krill viene considerato un
organismo il cui ciclo vitale è in parte legato alle ghiaccio marino, secondo un preciso modello
comportamentale. Esso è coinvolto, in due distinte reti alimentari: una precoce, costituita dalle alghe
simpagiche che vivono dentro il ghiaccio e un'altra, più tradizionale che segue lo schema generale: da
fitoplancton (diatomee di parentesi, a zooplancton (krill), sino ai consumatori di grande taglia (pinguini,
foche, balene). Parlando di catena alimentare antartica non si può tenere conto di tutti predatori finali che
utilizzano le risorse disponibili. Balene, pinguini, foche e uccelli marini si nutrono di quantità di krill nella
zona marginale dei ghiacci. Le balene si nutrono esclusivamente di krill, per cui i loro spostamenti sono
strettamente correlati a quelli dei krill. Diverso è il caso per foche e pinguini che abitano le zone costiere del
continente antartico e che hanno bisogno quindi di continue risorse alimentari. Gli attivi nuotatori, capaci di
compiere lunghi percorsi per procurarsi il cibo, come i pinguini di Adelia che possono rimanere in mare
anche parecchi giorni prima di portare il cibo alla prole. Questo comportamento è caratteristico durante la
primavera antartica quando la zona costiera è interamente coperta dai ghiacci e le acque del largo, libere dai
ghiacci, sono ricche di krill.

Oceano.
Gli oceani coprono circa il 70% della superficie del pianeta. La ristretta zona che fa da confine tra il mare e
la terraferma, si chiama zona intercotidale. Questa zona è una delle numerose zone oceaniche. I fattori
abiotici spesso determinano i tipi di comunità che popolano queste zone. Nell'oceano e proprio, ossia nella
zona pelagica, vivono comunità dominate da animali estremamente nobili, sia invertebrati come i calamari,
sia vertebrati come pesci e mammiferi marini (balene e delfini).in questa zona si lasciano trasportare dalla
corrente anche molti tipi di alghe e di cianobatteri, che è insieme formano il fitoplancton. Tali organismi sono
i maggiori responsabili dei processi fotosintetici negli ambienti marini e producono la maggior parte delle
molecole organiche nutritive da qui dipendono gli altri abitanti degli oceani. Lo zooplancton è costituito da
animali che si spostano passivamente nella zona pelagica o perché sono troppo piccoli per resistere alle
correnti o perché non sono in grado di nuotare. Lo zooplancton si nutre del fitoplancton, e a sua volta è preda
di altri animali. Il fondale oceanico costituisce la zona bentonica, a seconda della profondità e del grado di
penetrazione della luce, le comunità bentoniche possono comprendere alghe sessili, funghi, batteri, granchi e
pesci. La disponibilità di luce e di sostanze nutritive inorganiche ha un enorme impatto sulla distribuzione
delle specie che vivono negli oceani. L'acqua è le particelle sospese in essa assorbono la luce, che quindi non
penetra molto in profondità. Spesso i biologi marini raggruppano le regioni delle comunità bentoniche e
pelagiche in cui giunge la luce del sole, in un'unica zona chiamata di zona fotica. La zona fotica è una fascia
ristretta delle acque e dei fondali oceanici, in cui la luce può penetrare, consentendo lo svolgimento della
fotosintesi. Al di sotto della zona fotica, si trova un'ampia regione buia chiamata zona afotica, che è la parte
più estesa della biosfera, in assenza di luce gli organismi foto sintetici non possono vivere; tuttavia nella
zona afotica la vita esiste in forme particolari. Molti tipi di batteri, alcuni invertebrati, come i ricci di mare e
vermi policheti, e diversi tipi di pesci spazzini si nutrono di legno e di resti di alghe di animali morti che
finiscono sul fondo, provenienti dalla zona sovrailluminata.

Curve di sopravvivenza.
La curva A (convessa) è tipica degli animali superiori: uomo, mammiferi, grossi animali, che hanno un basso
potenziale biotico, cioè generano pochi discendenti per generazione. Per garantire la sopravvivenza di questa
bassa quantità di figli, queste specie presentano molte cure parentali. Spendendo poche energie nella
riproduzione, queste specie possono dedicarsi di più alla competizione. Ne consegue che le specie con questa
curva sono k-strateghe. La curva B1 (a gradini) è tipica di organismi con molti stadi larvali. Ne consegue
un'alternanza di periodi con un tasso alto e basso di mortalità. La curva B2 é una curva teorica che
rappresenta un'ipotetica situazione dove il numero di individui è direttamente proporzionale alla longevità.
La curva C (concava) è tipica di specie poco evolute (es. invertebrati). Presentano un alto tasso di mortalità
dovuto anche alle forme larvali e alle assenti cure parentali. Questo costituisce un rischio tipico di queste
specie se si trovano in un ambiente non adatto alla metamorfosi, oppure se predati quando l'organismo non è
ancora protetto. Ad un certo punto il tasso di mortalità diminuisce perché si è completata la metamorfosi e gli
organismi sono protetti, per es. nell'ostrica questo momento si raggiunge quando è stata ultimata la
costruzione della conchiglia. Si tratta di specie r-strateghe.
Una volta che viene raggiunta una stabile distribuzione dell'età, normali incrementi della natalità o della
mortalità, danno luogo a cambiamenti temporanei, con ritorni spontanei alla situazione di stabilità. La
struttura dell'età può essere espressa con delle tre età e ecologiche: pre-riproduttiva, riproduttiva e post-
riproduttiva. La relativa durata di queste età in proporzione alla lunghezza della vita, varia moltissimo tra
differenti organismi.
Esempio:
Per l'uomo le tre età sono relativamente di uguale lunghezza.. Alcuni animali soprattutto insetti, hanno
periodi di vita pre-riproduttiva estremamente lunghi, un periodo riproduttivo molto breve e nessun periodo
post-riproduttivo.

Densità aspecifica e densità specifica.


Il contrasto tra densità specifica (ecologica) e densità aspecifica (assoluta) può essere illustrato dallo studio
seguente: la densità totale (aspecifica) dei pesciolini di cui le cicogne si nutrono, diminuisce in inverno,
quando non si hanno precipitazioni ed il livello dell'acqua si abbassa, la densità ecologica (specifica) invece
aumenta, perché i pesci si addensano in pozze d'acqua sempre più piccole, Le cicogne depongono le uova in
modo che la schiusa si verifichi quando la densità ecologica è massima ed è facile per loro catturare i pesci
per nutrire piccoli.

Competizione interspecifica.
Un ultimo fattore che influisce sulla crescita della popolazione è la competizione interspecifica, cioè la
competizione tra due specie.
L'equazione è: dN / dT = (r1 · N1) [( k1-N1 ) k1 ] - α · N2
dove:
N1 = numero di individui della specie in esame;
r1 = coefficiente di accrescimento della specie in esame;
α = coefficiente di competizione dell'altra specie. Indica quando ogni individuo della specie 2 fa diminuire la
crescita della specie 1;
N2 = numero di individui della specie 2;
k1 = portanza dell'ambiente per la specie 1.
Naturalmente anche la specie 1 influirà sulla crescita della specie 2, perciò avremo:
dN / dT = (r2 · N2) [( k2-N2 ) k2 ] - β · N1
dove:
β = è il coefficiente di competizione della specie rispetto a quella 2.

L'equazione precedente è detta equazione di Lotka o di Volterra.


In base ai coefficienti α e β si può avere:

1) Se α · N2 > β · N1 = dominanza della specie 2 sulla 1;


2) Se α · N2 < β · N1 = dominanza della specie 1 sulla 2;
3) Se α · N2 = β · N1 = coesistenza tra le due specie.

Biodiversità.
La biodiversità o diversità specifica, rappresenta il numero di specie di una comunità. Questo parametro è
molto utile per le settimane lo stato di salute di un ambiente. Infatti, un ambiente in salute permetterà
all'esistenza di molte specie e vi si riscontrerà perciò un'alta biodiversità.
La biodiversità non ci invita rapporti demografici che ci sono all'interno di una comunità, questo perché a
parità di biodiversità si possono verificare due situazioni:
1) Dominanza. Si ha una dominanza quando poche specie dominano demograficamente sulle altre. Il
termine dominanza significa che la specie dominante possiede la maggior parte degli individui sul totale
degli individui che compongono la comunità. È caratterizzata quindi da un notevole numero di individui, da
un'elevata biomassa e da un'alta produttività.
2) Omogeneità. Detta anche equiparazione, è la situazione opposta alla precedente si verifica quando il
numero di individui per specie è uguale, cioè non ci sono specie che posseggono più individui delle altre.

50 30 5 10 2

23 25 20 24 21

A B C D E specie A B C D E

DOMINANZA: A e B dominano sulle altre. OMOGENEITA'.

Grado di omogeneità è calcolato dall'indice di PIELOU:


e = H / log S
dove: H = indice di Shannon;
S = numero di specie della comunità.
L'indice di Simpson mostra la “concentrazione” della dominanza, dato che più alto è il valore, maggiore è la
dominanza di una o poche specie. Dei due indici, quello di Simpson dà maggiore peso alle spese comuni.
L'indice di Shannon da maggiore peso alle specie rare. L'indice di diversità specifica o indice di Shannon, e
calcola con la seguente formula: H = -Σ Pi · log Pi Pi = probabilità di importanza per
ciascuna specie : (ni / N).
dove: ni = numero di individui della specie in esame (valore di importanza per ciascuna specie);
N = numero di individui della comunità (valore di importanza totale).
Il grado di dominanza è calcolato tramite l'uso dell'indice di SIMPSON:

c = Σ (ni /N)² (oscillante tra o e 1)

dove: ni = valore di importanza per ogni specie (numero, biomassa ecc.);


N = valore di importanza totale.

Un altro parametro importante che può essere usato per determinare la biodiversità è l'indice di ricchezza in
specie:
d= (S-1) / log N

dove: S = numero di specie della comunità;


N = numero di individui della comunità.
Il concetto di diversità di specie a due componenti: (1) ricchezza, chiamata anche densità di specie, basata sul
numero totale di specie presenti, (2) o omogeneità, basata sulla relativa abbondanza di specie e sul grado
della loro dominanza. La diversità di specie tende a crescere con la grandezza dell'aria e belle alte latitudini
dell'equatore, La diversità tende ad essere ridotta nelle comunità biologicamente stressate, sebbene la
competizione possa ridurne i valori anche nelle vecchie comunità, presenti in ambienti fisicamente stabili.
Un esempio di come l'ambiente incida sulla biodiversità è rappresentato dalla mare: la costa rispetto al largo
è più stressata e a una biodiversità minore. Sulla costa si sviluppano poche specie, esse abitano in ambienti di
transizione detti ecotoni (come la foce di un fiume, dove sia il mescolamento dell'ecosistema fluviale con
quello marino) e hanno alta valenza ecologica perché devono sopportare grandi variazioni ambientali. L'
ecotono è una zona di confine e può avere una considerevole estensione lineare. Il numero delle specie e la
densità di popolazione sono maggiori nell'ecotono che nelle comunità che lo circondano. Al largo le specie
sono di più perché sono più resistenti. L'inquinamento contribuisce diminuire la biodiversità e lo stress a cui
è sottoposto l'ambiente.

Fasi della successione ecologica.


Le comunità abiotiche attraversano un processo di evoluzione che bada alle prime fasi di sviluppo alla
maternità. Questo processo è conosciuto come successione ecologica o sviluppo dell'ecosistema, un processo
attivo che comporta cambiamenti sia negli organismi che nell'ambiente fisico. Questo fenomeno si verifica
giorno per giorno nel paesaggio che ci circonda. Quando un'area diventa disponibile allo sviluppo delle
comunità, (es. un campo coltivato viene abbandonato) piante ed animali opportunisti lei colonizzano in una
serie di stadi serali, successive nel tempo, di comunità temporanee o pioniere. Gradualmente si sviluppano
altre comunità permanenti finché non arriva alla fase matura o stadio climax in cui il valore della produzione
primaria (P) si avvicina quello della respirazione ( R ).
Successione primaria: comincia su un luogo sterile dove le condizioni per la vita non sono inizialmente
favorevoli (Colata lavica, una nuova duna di sabbia, ecc) . Tipico esempio di successione primaria quello che
interessa un suono morenico dopo il ritiro di un ghiacciaio. Le prime specie viventi che colonizzano
l'ambiente, dette per questo pioniere, sono i licheni, organismi autotrofi particolarmente resistenti e
adattabili. Il ruolo è duplice, da una parte contribuiscono a sgretolare la roccia, formando un primo strato di
detriti organici, dall'altra lo arricchiscono dei primi residui organici. Ai licheni in genere seguono i muschi, e
poi le prime piante erbacee. Ogni volta che una pianta o un altro organismo della giovane comunità muore i
suoi resti vanno ad arricchire il terreno, rendendolo più adatto a ospitare specie sempre più complesse. Dopo
le piante erbacee crescono i primi arbusti. Muschi, licheni ed erba sono spesso specie pioniere sul lava
solidificata o substrati rocciosi. Tali organismi sono in grado di frantumare substrati rocciosi per estrarre i
minerali necessari alla loro sopravvivenza. Inoltre, una volta morti, essi forniscono quel materiale organico,
che decomponendosi diviene suolo utilizzato da specie vegetali che si insediano in un momento successivo
per alimentarsi è accrescersi;
Successione secondaria: si svolge su luoghi già in precedenza occupati da comunità ben sviluppate o dove i
nutrienti o altre condizioni sono già disponibili, ma in cui la vegetazione è scomparsa in seguito a gravi
perturbazioni. La comunità naturale di organismi è stata disturbata, rimossa, o distrutta, ma restano ancora
almeno il suolo (per gli ambienti terrestri) o i sedimenti del fondale (per gli ambienti acquatici). Ciò può
avvenire per esempio, nei terreni agricoli abbandonati;
Successione autotrofa:inizia in un ambiente prevalentemente in organico, ed è caratterizzata da una
dominanza iniziale e continuata di piante verdi (autotrofi);
Successione eterotrofa: è caratterizzata da una dominanza iniziale di organismi eterotrofi, dove l'ambiente e
fondamentalmente organico.
Erbivori: consumatori primari (che si nutrono di piante);
Carnivori: consumatori secondari (che si nutrono di altri consumatori, ne fanno parte anche le larve dei
pesci);
Onnivori: si nutrono sia di piante che di è animali;
Saprofagi: organismi che si nutrono di materiale organico morto (es. mosca);
Detrivori: animali che si nutrono di detriti e di parti di animali morti (es. granchi, termiti);
Decompositori: batteri e funghi che completano la degradazione e il riciclo della materia organica di residuo
e di rifiuto.

Influenze allogene e autogene.


L'eutrofizzazione di un lago (arricchimento), avviene quando nutrienti e sedimento entrano nel lago
dall'esterno, cioè dal bacino idrografico. Il sistema viene fatto regredire agli stadi di fioritura più giovani. La
successione allogena di questo tipo è il contrario della successione autogena. Quando l'effetto dei processi
allogeni supera in una maniera consistente quello dei processi autogeni, come nel caso di molti stagni e
piccoli laghi, l'ecosistema non solo può stabilizzarsi, ma anche estinguersi, a causa delle riempimento con
materia organica e sedimenti che lo trasforma in una palude o comunità terrestre. I laghi possono progredire
verso una condizione di maggiore oligotrofia (minore arricchimento) quando l'entrata dei nutrienti del bacino
idrografico diminuisce o cessa, Quindi l'inopportuna eutrofizzazione culturale, che riduce la qualità
dell'acqua e abbrevia la vita del corpo idrico, può essere invertita se l' afflusso dei nutrienti del bacino
idrografico viene ridotta. Le forze autogeno sono descritte come entrate interne che tendono a guidare il
sistema verso un non certo stato di equilibrio. Le forze allogene invece vengono descritte come periodiche
perturbazioni dell'energia in entrata, che fanno retrocedere oppure alterano la direzione della successione.

Riciclizzazione dei nutrienti.


Le principali caratteristiche dello sviluppo successionale sono un elevato accumulo di materiali, e un
incremento della riciclizzazione. I nutrienti saranno accumulati entro il sistema man mano che la biomassa si
accumula, durante gli stadi iniziali della successione. Il rapporto uscite/ entrate scende al di sotto di 1 non
appena i nutrienti si accumulano nella biomassa (concime).
Il rapporto poi ritorna a 1 non appena le uscite bilanciano le entrate nel climax, quando non c'è ulteriore
produzione netta. L'accumulo e la riciclizzazione dei nutrienti aumenta durante lo sviluppo dell'ecosistema,
cosicché le richieste dei nutrienti in entrata, per unità di biomassa stabile mantenuta, sono ridotte.

Pressione selettiva.
Negli stadi iniziali a bassa densità di popolazione, predomina la r-selezione, cosicché è più probabile la
colonizzazione da parte di specie con alti tassi di riproduzione crescita. Viceversa, la pressione selettiva
favorisce le specie a k-strategia, con un potenziale di crescita inferiore, ma con maggiori capacità di
sopravvivere alla competizione, alla densità di equilibrio, degli stadi finali sia della colonizzazione delle
isole che della successione. Si presume che cambiamenti genetici riguardanti l'intero biota accompagnino i
cambiamenti di produzione e da quantitativa a qualitativa della successione, come indica la tendenza
all'aumento delle dimensioni degli organismi. Man mano che l'ecosistema si sviluppa, i nutrienti inorganici
tendono a diventare sempre più legati alla biomassa (cioè a divenire intrabiotici), cosicché il vantaggio
selettivo va a favore degli organismi più grandi, che hanno maggiori capacità di immagazzinamento e più
complessi cicli biologici.

Nicchia ecologica.
L'insieme dei fattori fisici ed ambientali in cui un organismo vive e con cui entra in relazione è detto: nicchia
ecologica. Essa comprende tutti i fattori fisici, chimici, biologici, comportamentali e sessuali. Collega quindi
un organismo alla sua funzione, o meglio alla funzione che è una specie ha in un ecosistema.
Esistono due tipi di nicchia:
-Nicchia trofica: spazio nel quale la specie è espletare funzioni metaboliche;
-Nicchia spaziale: comprende gli spazi in cui può spostarsi una specie.
Distribuzione per età della popolazione.
-Popolazione in espansione: presenta un gran numero di individui nella fascia pre-riproduttiva, un numero
di individui medio nella fascia riproduttiva è un piccolo numero di individui nella fascia post-riproduttiva. La
popolazione è in espansione perché possiede molti individui che entrano nella fascia di produttiva, dando
vita ad un gran numero di individui.

FASCIA POST-RIPRODUTTIVA.

FASCIA RIPRODUTTIVA

FASCIA PRE-RIPRODUTTIVA

-Popolazione in equilibrio: per e tre le fasce hanno approssimativamente lo stesso numero di individui.

FASCIA POST-RIPRODUTTIVA

FASCIA RIPRODUTTIVA

FASCIA PRE-RIPRODUTTIVA

-Popolazione in declino: Gli individui più numerosi sono quelli della fascia post-riproduttiva, seguiti dalla
fascia di produttiva e pre-riproduttiva. La popolazione è in declino perché, il basso numero di individui che si
riprodurranno implica un minor numero di nascite e dunque una diminuzione del numero di individui.

FASCIA POST-RIPRODUTTIVA

FASCIA RIPRODUTTIVA

FASCIA PRE-RIPRODUTTIVA

Stretto di Messina.
Lo stretto di Messina costituisce il collegamento tra i bacini di ionico e tirrenico. È uno dei siti conosciuti fin
dai tempi antichi come sede di particolari fenomeni oceanografici. Nello stretto di Messina hanno origine
moti armonici di marea con periodo semidiurno. Tali fenomeni raggiungono una notevole intensità, perché le
maree dei due bacini del Tirreno e dello Ionio sono in opposizione di fase e la parte centrale dello stretto e un
punto anfidromico (che scorre in due direzioni). Altri fenomeni di rilevante interesse sono la formazione di
vortici con notevole carico di energia dovuti all'affioramento di acque ioniche profonde che risalgono in
diversi punti dello stretto dando luogo ad un dinamismo particolare e a condizioni biologiche particolari. Al
prevalere della corrente ionica “montante” (direzione sud-nord), acque ioniche profonde vengono sospinte
ben moti di marea e risalgono la scarpata meridionale affiorando nella parte centro-settentrionale
(upwelling). I sistemi di upwelling sono caratterizzati da un continuo rimescolamento di acque dovuto alla
rimonta di esse, e può essere di due tipi:
1) UPWELLING COSTIERO: è dovuto ad un vento forte che soffia dalle largo verso la costa. L'acqua
spazzava deve essere rimpiazzata e questo movimento provoca upwelling.
2) UPWELLING IN FUNZIONE ALLE CORRENTI: In questo caso il rimescolamento delle acque è
dovuto a masse d'acqua di densità diverse che devono scorrere l'una sull'altra. Tra gli esempi di
sistemi di upwelling abbiamo lo stretto di Messina. Il rimescolamento delle acque comporta una
maggiore uniformità dei nutrienti e soprattutto un maggiore afflusso di ossigeno. La forma ad imbuto
dello stretto e la natura occidentale del fondo, fanno sì che la corrente non abbia un decorso regolare
e si vengano a creare delle controcorrenti.
Vi sono due tipi di correnti di marea: scendente e montante.
Al prevalere della corrente tirrenica “scendente”(direzione nord-sud)Sono acque di questo bacino che
invadono la soglia transitando verso sud, ma a causa della loro minore densità, si dispongono esclusivamente
in uno strato superficiale. Tra una montante e una scendente si interpongono degni momenti di stasi in cui
sono assenti entrambe le correnti. Dal punto di vista ecologico lo stretto di Messina è molto importante
perché è la ricchezza di specie platoniche richiama molti mammiferi marini come delfini e capodogli che
attraversano lo stretto durante la loro rotta migratoria. Le correnti di upwelling di risalita rimescolano i
nutrienti che è in condizioni normali rimarrebbero sul fondo. Questa maggiore disponibilità di nutrienti in
superficie favorisce l'attività fotosintetica e quindi la produzione primaria. La produzione primaria
abbondante dà il via ad un aumento della biomassa in tutta la rete trofica. Le correnti di upwelling
comportano anche un aumento di biodiversità sia per le condizioni trofiche favorevoli, sia per un'azione
meccanica in quanto si ha un rimescolamento delle specie dei due mari dato che gli individui planctonici
vengono trascinati. Questo comporta alcune singolarità, come l'inversione barimetrica delle specie: le specie
che di norma risiedono in profondità vengono trascinate in superficie.
Lo spiaggiamento è un fenomeno molto diffuso nello stretto e permette il facile reperimento di specie
batipelagiche, come il pesce diavolo, ché altrimenti dovrebbero essere catturati usando molti mezzi. Lo
spiaggiamento è causato dalla forte corrente montante, che trascina i pesci in alto tramortendoli, e dallo
scirocco che soffia verso la spiaggia spingendovi i pesci tramortiti. Questo fenomeno presenta vantaggi
anche scientifici, in quanto possono essere catturati anche pesci rari. Le catene alimentari dello stretto, sono
molto corte e quindi efficienti. I principali costituenti di questa catena sono:
-Diatomee: appartengono al fitoplancton, e sono quindi le responsabili della produzione primaria;
-Eufasiacei: sono animali che, come il krill antartico, assomigliano morfologicamente ai gamberi. A
differenza di questi ultimi, che sono decapodi, gli eufasiacei sono octopodi.

DIATOMEA (alghe) EUFASIACEI ( krill) BALENE

Il krill.
Il krill è il più abbondante crostaceo del mondo. Esso costituisce la principale fonte di alimento per una
grande varietà di animali antartici, come le balene, le foche e i pinguini. Il krill è un organismo erbivoro che
si nutre preferibilmente di fitoplancton, dalle grandi diatomee al nanoplancton. È considerato la specie
chiave dell'ecosistema antartico. Quale erbivoro dominante, esso analizza la materia organica prodotta dalla
fitoplancton ad una grande varietà di organismi che costituiscono la maggiore biomassa dell'antartico.
Balene, foche, pesci, uccelli e cefalopodi sono tra i consumatori principali di krill che nell'insieme
costituiscono la delicata catena alimentare antartica.

Lago di Ganzirri.
I laghi di Faro e Ganzirri, rappresentano un sistema lagunare di formazione alluvionale. I due laghi, collegati
tra loro per mezzo di un canale, sono situati a nord di Messina, in prossimità del mare, con cui comunicano
tramite singoli canali. Il plancton presente nel lago di Ganzirri ha carattere salmastro, mentre quello del lago
di Faro è tipicamente marino. La comunità a zooplanctonica presenta nel corso dell'anno ampie frequenti
variazioni quantitative, in relazione ai cicli biologici delle specie che la costituiscono e all'alto grado di
variabilità dei fattori ambientali. Nel lago di Ganzirri sono stati registrati tre picchi di densità numerica
relativamente ai mesi di novembre, aprile e luglio. Nelle lago di Faro nel corso dell'anno, sono stati registrati
tre picchi di abbondanza dello zooplancton, relativi ai mesi di novembre, febbraio e luglio. Lo zooplancton è
stato rappresentato principalmente dai copepodi. Le specie più abbondanti sono state Acartia Margalefi e
Acartia Latisetosa. Il lago di Ganzirri presenta una maggiore abbondanza in termini di densità è un minor
numero di specie zooplanctoniche rispetto alle lago di Faro; ciò è dovuto ad un più intenso scambio idrico
con il mare e ad una migliore circolazione delle acque nel lago di Faro. Il diverso grado di circolazione e
scambio idrico con il mare produce lungo l'asse maggiore del lago di Ganzirri una notevole variabilità dei
fattori ecologici nel settore più interno. Tutto ciò si riflette in una progressiva riduzione delle specie
zooplanctoniche man mano che si procede dalla parte in vicinanza del canale di comunicazione col mare
verso la parte più interna. Nelle lago di Ganzirri le due specie presentano un certo grado di segregazione sia
spaziale che temporale, poiché è quando presentano alte densità si ripartiscono nello spazio. Nel lago di faro
le due specie presentano solo una segregazione temporale, mentre dal punto di vista della distribuzione
spaziale si ha coesistenza con dominanza di Acartia Latisetosa. Le due specie presentano un certo grado di
segregazione spazio-temporale Che consente alle due popolazioni di smorzare gli effetti dell'interazione
competitiva.

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