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Numero di individui B2 B1
sopravvissuti. B3
∆N / ∆T = Velocità media di cambiamento del numero di organismi per il tempo (cioè la velocità di
accrescimento);
∆N / (N∆T) = Velocità media di variazione del numero degli organismi per l'individuo. Questa grandezza
viene spesso chiamata velocità specifica di accrescimento ed è spesso utile quando si devono confrontare
popolazioni di differenti dimensioni.
Spesso quello che interessa non è la velocità media in un certo periodo di tempo, ma alla velocità teorica
istantanea in un particolare momento, cioè la velocità di cambiamento quando ∆T tende a zero. La lettera d
(sta per derivata) sostituisce ∆ quando si considera un tasso istantaneo:
Il parametro r può essere definito come un coefficiente istantaneo di accrescimento della popolazione. Se la
distribuzione di età è stabile, la velocità di accrescimento prende il nome di velocità intrinseca dell'aumento
naturale. Il valore massimo di r viene chiamato anche potenziale biotico, o potenziale riproduttivo. La
differenza tra il massimo valore di r e la velocità di accrescimento viene considerata una misura della
resistenza ambientale che è la somma totale dei fattori limitanti dell'ambiente che impediscono la completa
realizzazione del potenziale biotico.
N rappresenta il numero degli individui nella popolazione all'inizio del periodo di tempo T, e r rappresenta il
tasso di cambiamento delle dimensioni della popolazione.
popolazione
(N)
K/2
popolazione
(N) OPTIMUM DI DENSITA' = La densità che rende minima e
recuperabile la resistenza ambientale.
tempo (T)
dN / dT = rN [ (K – N) / K ]
K = Capacità portante (è il numero di individui di una popolazione che nell'ambiente può mantenere senza
alcun aumento o decremento netto);
Fino a che non viene raggiunto il numero di K/2 individui, la popolazione cresce esponenzialmente, perciò si
ha la massima velocità di crescita. Raggiunta quota K/2 la crescita dei cellule era fino ad arrestarsi intorno a
K. Il livello superiore oltre il quale non può verificarsi accrescimento, rappresentato dalla costante K, e
l'asintoto superiore della curva sigmoide ed è stato chiamato: massima capacità portante. Il punto K/2 o
meglio il suo intorno, rappresenta l'optimum di densità, cioè la densità che rende minima e recuperabile la
resistenza ambientale. Quando con la crescita si supera K si dice che la popolazione tracima, cioè non può
essere sostenuta dall'ambiente in cui vive. Nella curva a forma di J non ci può essere una condizione di
equilibrio. La curva di accrescimento a forma di J tende ad essere frequente quando sono i fattori densità
indipendenti a determinare il momento in cui l'accrescimento debba essere rallentato o bloccato. La forma di
accrescimento sigmoide, è densità-dipendente, dato che l'affollamento e da altri fattori intrinseci controllano
lo sviluppo della popolazione.
Competizione.
Quando due popolazioni sfruttano entrambe le stesse risorse presenti in quantità limitate (per esempio i siti di
nidificazione) gli individui delle due specie entrano in competizione. Quindi si parla di competizione quando
ci si riferisce all'interazione di due organismi che cercano la stessa cosa.
Si parla di competizione intraspecifica quando avviene all'interno della stessa specie;Invece si parla di
competizione interspecifica quando avviene tra due specie. Qualche volta la competizione porta
all'eliminazione della comunità di una delle due popolazioni. Gause, l'ecologo russo studiò gli effetti della
competizione interspecifica, utilizzando nei suoi esperimenti due specie di protesti strettamente imparentate.
Egli concluse che due specie così simili da competere per le stesse risorse limitate, non possono coesistere
nella medesima area; inoltre una delle due utilizzerà le risorse in modo più efficiente e quindi si riprodurrà
più rapidamente.Un vantaggio riproduttivo porterà alla fine, all'eliminazione a livello locale del competitore
più debole. La teoria di Gause divenne nota come il principio dell'esclusione competitiva. La competizione
innesca numerosi adattamenti che favoriscono la coesistenza di molti diversi organismi in una data area o
comunità. Se la competizione è molto forte tra due specie, una può essere eliminata interamente o obbligata
ad occupare un altro spazio oppure ad usare risorse diverse. Il principio dell'esclusione competitiva si applica
a quella che viene chiamata nicchia ecologica. Con il termine iniziale si intende il ruolo che una popolazione
ha nella sua comunità o anche l'utilizzo complessivo, da parte della popolazione, delle risorse biotiche o
abiotiche dell'habitat. Essa comprende tutti i fattori fisici, chimici, biologici e comportamentali; quindi la
nicchia ecologica é l'insieme dei fattori fisici ed ambientali in cui un organismo vive e con cui entra
relazione.
Allelopatia: messaggi chimici (sostanze allelochimiche) Che danno un vantaggio competitivo ad una specie
contro l'altra.
Biomassa: quantità di materia organica presente in un ecosistema.
Coevoluzione: è uno dei modi di evolversi della comunità (cioè l'insieme di interazioni evolutive tra
organismi in cui lo scambio di informazione genetica e minimo). Comporta interazioni reciproche selettive
tra due gruppi principali di organismi.
Sistema in
sviluppo.
Input autogeno.
Nella figura rappresentato un modello generale di successione, secondo il quale sul progresso di un sistema
verso lo stadio climax influiscono input autogeni e input allogeni.
Estuari.
Un estuario è una massa d'acqua costiera semichiusa che comunica liberamente con il mare. Un estuario, è
fortemente influenzato dall'azione delle maree e nel suo ambito l'acqua di mare è mescolata con l'acqua dolce
del bacino di drenaggio. Le foci di fiumi e le masse d'acqua situate dentro le barriere costiere sono degli
esempi. Gli estuari potrebbero essere considerati zone di transizione tra l'habitat d'acqua dolce e quello
marino. Gli estuari sono in genere produttivi a causa dell'energia dei flussi delle acque e delle abbondanti
risorse trofiche. Il rimescolamento e la turbolenza creano una sorta di trappola di nutrienti, cosicché per le
piante degli estuari c'è una maggiore disponibilità di fosforo e di altri nutrienti di quanto non ce ne sia negli
adiacenti habitat d'acqua dolce o marini.
Ecosistema marino.
Il parametro più importante nell'analisi di un ecosistema marino è la salinità, che rappresenta la quantità di
sali disciolti in acqua. Il mare ricopre circa il 70% della superficie terrestre, è ininterrotto e l'acqua circola
continuamente, è soggetto a moti con dosi di diverso tipo a mare provocate dalla luna e dal sole. Una via di
mezzo tra le acque dolci e quelle salate sono le acque salmastre. Questa tipologia di bacino è determinata dal
confronto con l'acqua del mare vicino e in particolare dal confronto delle salinità. Per esempio un'acqua
salmastra che riceve le acque dallo Ionio potrà avere una salinità del 35%, mentre un'acqua salmastra che
comunica con l' Adriatico, deve avere una salinità minore del 28%. il grado di salinità di un mare d'aria con
la profondità.
SALINITà: QUANTITà DI GRAMMI DI SALE PER 1KG DI ACQUA. (mar tirreno: 37x1000 ; lago
salmastro -ganzirri- : oscillante dal 24x1000 al 28x1000 ; stretto di Messina 39x1000.
Antartide e oceano.
La prima immagine con cui il continente antartico si presenta agli occhi del visitatore è quella di un immenso
deserto di ghiaccio. Da qualsiasi parte lo si raggiunga, le forme di vita sub-aerea appaiono assenti o
estremamente rare. Le bassissime temperature, la violenza dei venti, l'eccezionale estensione della calotta
glaciale e dei ghiacci marini, l'elevata aridità dell'aria, rendono infatti il continente antartico una delle regioni
più inospitali del pianeta, per molti versi forse la più ostile all'insediamento e allo sviluppo della vita. Piante
e animali hanno tuttavia saputo conquistare, seppure in misura meno vistosa, anche quest'ambiente estremo.
Nel continente la vegetazione è praticamente limitata ad alcune centinaia di specie, perlopiù endemiche, di
alghe, licheni, muschi e funghi. Alghe, funghi e licheni, possono vivere per migliaia di anni, ma a causa della
loro lento accrescimento, dovuto alle basse temperature, sono assai vulnerabili. Funghi e licheni antartici, la
cui distribuzione è condizionata dalla rara disponibilità di humus, ospitano una fauna relativamente ricca,
pure se è poco cospicua, di protozoi e piccoli invertebrati (insetti e acari) per la maggior parte ed erbivori.
L'assenza di erbivori di grandi dimensioni, impedisce la sopravvivenza di grossi carnivori (lupi, orsi), che
quindi mancano completamente. Il più grande organismo carnivoro terrestre individuato in Antartide è un
ascaro che vive tra i detriti vegetali cibandosi di insetti erbivori. Le sue dimensioni raggiungono appena il
millimetro. Le acque interne, sono popolate da fitoplancton, batteri, alghe, protozoi e rotiferi. Forme di vita
ancor meno vistose mani di notevole interesse scientifico sono le comunità cripto-endolitiche, che vivono
all'interno della roccia solida. Si trovano insediate tra le fenditure della roccia o addirittura tra i cristalli di
materiali porosi e sono costituite da alghe, funghi e licheni adatti a sopravvivere laddove minime quantità di
acqua provenienti dallo scioglimento delle nevi penetrano nella roccia. La fauna di grandi dimensioni che
popola le terre emerse è rappresentata esclusivamente da uccelli e mammiferi di origine marina. Gli uccelli
più diffusi nel continente antartico sono i pinguini, i quali formano estese colonie che interrompono la
monotonia dell'habitat subaereo. Pur avendo perduto la capacità di volare, i pinguini discendono da uccelli
volatori. Le specie che sono riuscite a spingersi più a sud, essendosi adattate meglio delle altre all'habitat
delle fredde acque polari, sono pinguini imperatore e di Adelia. Le specie di uccelli antartici traggono il loro
nutrimento e esclusivamente dal mare. In Antartide i mammiferi più comuni sulle coste del continente sono
le foche che vivono prevalentemente sul ghiaccio costiero e sulla banchisa, dipendono anche essere per
l'alimentazione dalle risorse offerte dal mare,.In netto contrasto con la povertà di forme di vita nel continente
appaiono invece le condizioni dei mari. Il mondo sottomarino si presenta infatti quasi altrettanto ricco e
variegato alle zone temperate o tropicali. A favorire questa ricchezza, ha certamente contribuito la stabilità
dei fattori ambientali. Il mondo sottomarino assume forme, colori e riflessi del tutto inaspettati. Spugne,
molluschi, celenterati e miriadi di altri invertebrati abbondano nei fondali popolati anche da pesci di varie
specie.altrettanto abbondante è la fauna di grossi mammiferi, come i cetacei e ben più numerosi che
nell'habitat o subaereo si rinvengono foche e pinguini che si spostano agili e veloci alla ricerca di prede.
Questa ricca vita sottomarina è sostenuta da un plancton vegetale altamente produttivo è diversificato alla
base di una catena trofica, che vede come anello centrale il krill, che è la specie più numerosa fra quelle
componenti lo zooplancton e costituisce l'alimento principale per gli anelli superiori della catena. Lo
scenario offerto dall'Antartide è dunque quello di un deserto di ghiaccio con rade forme di vita vegetale e
animale, mentre i mari adiacenti che costituiscono l'Oceano Antartico sono caratterizzati da una vita
rigogliosa.
Oceano.
Gli oceani coprono circa il 70% della superficie del pianeta. La ristretta zona che fa da confine tra il mare e
la terraferma, si chiama zona intercotidale. Questa zona è una delle numerose zone oceaniche. I fattori
abiotici spesso determinano i tipi di comunità che popolano queste zone. Nell'oceano e proprio, ossia nella
zona pelagica, vivono comunità dominate da animali estremamente nobili, sia invertebrati come i calamari,
sia vertebrati come pesci e mammiferi marini (balene e delfini).in questa zona si lasciano trasportare dalla
corrente anche molti tipi di alghe e di cianobatteri, che è insieme formano il fitoplancton. Tali organismi sono
i maggiori responsabili dei processi fotosintetici negli ambienti marini e producono la maggior parte delle
molecole organiche nutritive da qui dipendono gli altri abitanti degli oceani. Lo zooplancton è costituito da
animali che si spostano passivamente nella zona pelagica o perché sono troppo piccoli per resistere alle
correnti o perché non sono in grado di nuotare. Lo zooplancton si nutre del fitoplancton, e a sua volta è preda
di altri animali. Il fondale oceanico costituisce la zona bentonica, a seconda della profondità e del grado di
penetrazione della luce, le comunità bentoniche possono comprendere alghe sessili, funghi, batteri, granchi e
pesci. La disponibilità di luce e di sostanze nutritive inorganiche ha un enorme impatto sulla distribuzione
delle specie che vivono negli oceani. L'acqua è le particelle sospese in essa assorbono la luce, che quindi non
penetra molto in profondità. Spesso i biologi marini raggruppano le regioni delle comunità bentoniche e
pelagiche in cui giunge la luce del sole, in un'unica zona chiamata di zona fotica. La zona fotica è una fascia
ristretta delle acque e dei fondali oceanici, in cui la luce può penetrare, consentendo lo svolgimento della
fotosintesi. Al di sotto della zona fotica, si trova un'ampia regione buia chiamata zona afotica, che è la parte
più estesa della biosfera, in assenza di luce gli organismi foto sintetici non possono vivere; tuttavia nella
zona afotica la vita esiste in forme particolari. Molti tipi di batteri, alcuni invertebrati, come i ricci di mare e
vermi policheti, e diversi tipi di pesci spazzini si nutrono di legno e di resti di alghe di animali morti che
finiscono sul fondo, provenienti dalla zona sovrailluminata.
Curve di sopravvivenza.
La curva A (convessa) è tipica degli animali superiori: uomo, mammiferi, grossi animali, che hanno un basso
potenziale biotico, cioè generano pochi discendenti per generazione. Per garantire la sopravvivenza di questa
bassa quantità di figli, queste specie presentano molte cure parentali. Spendendo poche energie nella
riproduzione, queste specie possono dedicarsi di più alla competizione. Ne consegue che le specie con questa
curva sono k-strateghe. La curva B1 (a gradini) è tipica di organismi con molti stadi larvali. Ne consegue
un'alternanza di periodi con un tasso alto e basso di mortalità. La curva B2 é una curva teorica che
rappresenta un'ipotetica situazione dove il numero di individui è direttamente proporzionale alla longevità.
La curva C (concava) è tipica di specie poco evolute (es. invertebrati). Presentano un alto tasso di mortalità
dovuto anche alle forme larvali e alle assenti cure parentali. Questo costituisce un rischio tipico di queste
specie se si trovano in un ambiente non adatto alla metamorfosi, oppure se predati quando l'organismo non è
ancora protetto. Ad un certo punto il tasso di mortalità diminuisce perché si è completata la metamorfosi e gli
organismi sono protetti, per es. nell'ostrica questo momento si raggiunge quando è stata ultimata la
costruzione della conchiglia. Si tratta di specie r-strateghe.
Una volta che viene raggiunta una stabile distribuzione dell'età, normali incrementi della natalità o della
mortalità, danno luogo a cambiamenti temporanei, con ritorni spontanei alla situazione di stabilità. La
struttura dell'età può essere espressa con delle tre età e ecologiche: pre-riproduttiva, riproduttiva e post-
riproduttiva. La relativa durata di queste età in proporzione alla lunghezza della vita, varia moltissimo tra
differenti organismi.
Esempio:
Per l'uomo le tre età sono relativamente di uguale lunghezza.. Alcuni animali soprattutto insetti, hanno
periodi di vita pre-riproduttiva estremamente lunghi, un periodo riproduttivo molto breve e nessun periodo
post-riproduttivo.
Competizione interspecifica.
Un ultimo fattore che influisce sulla crescita della popolazione è la competizione interspecifica, cioè la
competizione tra due specie.
L'equazione è: dN / dT = (r1 · N1) [( k1-N1 ) k1 ] - α · N2
dove:
N1 = numero di individui della specie in esame;
r1 = coefficiente di accrescimento della specie in esame;
α = coefficiente di competizione dell'altra specie. Indica quando ogni individuo della specie 2 fa diminuire la
crescita della specie 1;
N2 = numero di individui della specie 2;
k1 = portanza dell'ambiente per la specie 1.
Naturalmente anche la specie 1 influirà sulla crescita della specie 2, perciò avremo:
dN / dT = (r2 · N2) [( k2-N2 ) k2 ] - β · N1
dove:
β = è il coefficiente di competizione della specie rispetto a quella 2.
Biodiversità.
La biodiversità o diversità specifica, rappresenta il numero di specie di una comunità. Questo parametro è
molto utile per le settimane lo stato di salute di un ambiente. Infatti, un ambiente in salute permetterà
all'esistenza di molte specie e vi si riscontrerà perciò un'alta biodiversità.
La biodiversità non ci invita rapporti demografici che ci sono all'interno di una comunità, questo perché a
parità di biodiversità si possono verificare due situazioni:
1) Dominanza. Si ha una dominanza quando poche specie dominano demograficamente sulle altre. Il
termine dominanza significa che la specie dominante possiede la maggior parte degli individui sul totale
degli individui che compongono la comunità. È caratterizzata quindi da un notevole numero di individui, da
un'elevata biomassa e da un'alta produttività.
2) Omogeneità. Detta anche equiparazione, è la situazione opposta alla precedente si verifica quando il
numero di individui per specie è uguale, cioè non ci sono specie che posseggono più individui delle altre.
50 30 5 10 2
23 25 20 24 21
A B C D E specie A B C D E
Un altro parametro importante che può essere usato per determinare la biodiversità è l'indice di ricchezza in
specie:
d= (S-1) / log N
Pressione selettiva.
Negli stadi iniziali a bassa densità di popolazione, predomina la r-selezione, cosicché è più probabile la
colonizzazione da parte di specie con alti tassi di riproduzione crescita. Viceversa, la pressione selettiva
favorisce le specie a k-strategia, con un potenziale di crescita inferiore, ma con maggiori capacità di
sopravvivere alla competizione, alla densità di equilibrio, degli stadi finali sia della colonizzazione delle
isole che della successione. Si presume che cambiamenti genetici riguardanti l'intero biota accompagnino i
cambiamenti di produzione e da quantitativa a qualitativa della successione, come indica la tendenza
all'aumento delle dimensioni degli organismi. Man mano che l'ecosistema si sviluppa, i nutrienti inorganici
tendono a diventare sempre più legati alla biomassa (cioè a divenire intrabiotici), cosicché il vantaggio
selettivo va a favore degli organismi più grandi, che hanno maggiori capacità di immagazzinamento e più
complessi cicli biologici.
Nicchia ecologica.
L'insieme dei fattori fisici ed ambientali in cui un organismo vive e con cui entra in relazione è detto: nicchia
ecologica. Essa comprende tutti i fattori fisici, chimici, biologici, comportamentali e sessuali. Collega quindi
un organismo alla sua funzione, o meglio alla funzione che è una specie ha in un ecosistema.
Esistono due tipi di nicchia:
-Nicchia trofica: spazio nel quale la specie è espletare funzioni metaboliche;
-Nicchia spaziale: comprende gli spazi in cui può spostarsi una specie.
Distribuzione per età della popolazione.
-Popolazione in espansione: presenta un gran numero di individui nella fascia pre-riproduttiva, un numero
di individui medio nella fascia riproduttiva è un piccolo numero di individui nella fascia post-riproduttiva. La
popolazione è in espansione perché possiede molti individui che entrano nella fascia di produttiva, dando
vita ad un gran numero di individui.
FASCIA POST-RIPRODUTTIVA.
FASCIA RIPRODUTTIVA
FASCIA PRE-RIPRODUTTIVA
-Popolazione in equilibrio: per e tre le fasce hanno approssimativamente lo stesso numero di individui.
FASCIA POST-RIPRODUTTIVA
FASCIA RIPRODUTTIVA
FASCIA PRE-RIPRODUTTIVA
-Popolazione in declino: Gli individui più numerosi sono quelli della fascia post-riproduttiva, seguiti dalla
fascia di produttiva e pre-riproduttiva. La popolazione è in declino perché, il basso numero di individui che si
riprodurranno implica un minor numero di nascite e dunque una diminuzione del numero di individui.
FASCIA POST-RIPRODUTTIVA
FASCIA RIPRODUTTIVA
FASCIA PRE-RIPRODUTTIVA
Stretto di Messina.
Lo stretto di Messina costituisce il collegamento tra i bacini di ionico e tirrenico. È uno dei siti conosciuti fin
dai tempi antichi come sede di particolari fenomeni oceanografici. Nello stretto di Messina hanno origine
moti armonici di marea con periodo semidiurno. Tali fenomeni raggiungono una notevole intensità, perché le
maree dei due bacini del Tirreno e dello Ionio sono in opposizione di fase e la parte centrale dello stretto e un
punto anfidromico (che scorre in due direzioni). Altri fenomeni di rilevante interesse sono la formazione di
vortici con notevole carico di energia dovuti all'affioramento di acque ioniche profonde che risalgono in
diversi punti dello stretto dando luogo ad un dinamismo particolare e a condizioni biologiche particolari. Al
prevalere della corrente ionica “montante” (direzione sud-nord), acque ioniche profonde vengono sospinte
ben moti di marea e risalgono la scarpata meridionale affiorando nella parte centro-settentrionale
(upwelling). I sistemi di upwelling sono caratterizzati da un continuo rimescolamento di acque dovuto alla
rimonta di esse, e può essere di due tipi:
1) UPWELLING COSTIERO: è dovuto ad un vento forte che soffia dalle largo verso la costa. L'acqua
spazzava deve essere rimpiazzata e questo movimento provoca upwelling.
2) UPWELLING IN FUNZIONE ALLE CORRENTI: In questo caso il rimescolamento delle acque è
dovuto a masse d'acqua di densità diverse che devono scorrere l'una sull'altra. Tra gli esempi di
sistemi di upwelling abbiamo lo stretto di Messina. Il rimescolamento delle acque comporta una
maggiore uniformità dei nutrienti e soprattutto un maggiore afflusso di ossigeno. La forma ad imbuto
dello stretto e la natura occidentale del fondo, fanno sì che la corrente non abbia un decorso regolare
e si vengano a creare delle controcorrenti.
Vi sono due tipi di correnti di marea: scendente e montante.
Al prevalere della corrente tirrenica “scendente”(direzione nord-sud)Sono acque di questo bacino che
invadono la soglia transitando verso sud, ma a causa della loro minore densità, si dispongono esclusivamente
in uno strato superficiale. Tra una montante e una scendente si interpongono degni momenti di stasi in cui
sono assenti entrambe le correnti. Dal punto di vista ecologico lo stretto di Messina è molto importante
perché è la ricchezza di specie platoniche richiama molti mammiferi marini come delfini e capodogli che
attraversano lo stretto durante la loro rotta migratoria. Le correnti di upwelling di risalita rimescolano i
nutrienti che è in condizioni normali rimarrebbero sul fondo. Questa maggiore disponibilità di nutrienti in
superficie favorisce l'attività fotosintetica e quindi la produzione primaria. La produzione primaria
abbondante dà il via ad un aumento della biomassa in tutta la rete trofica. Le correnti di upwelling
comportano anche un aumento di biodiversità sia per le condizioni trofiche favorevoli, sia per un'azione
meccanica in quanto si ha un rimescolamento delle specie dei due mari dato che gli individui planctonici
vengono trascinati. Questo comporta alcune singolarità, come l'inversione barimetrica delle specie: le specie
che di norma risiedono in profondità vengono trascinate in superficie.
Lo spiaggiamento è un fenomeno molto diffuso nello stretto e permette il facile reperimento di specie
batipelagiche, come il pesce diavolo, ché altrimenti dovrebbero essere catturati usando molti mezzi. Lo
spiaggiamento è causato dalla forte corrente montante, che trascina i pesci in alto tramortendoli, e dallo
scirocco che soffia verso la spiaggia spingendovi i pesci tramortiti. Questo fenomeno presenta vantaggi
anche scientifici, in quanto possono essere catturati anche pesci rari. Le catene alimentari dello stretto, sono
molto corte e quindi efficienti. I principali costituenti di questa catena sono:
-Diatomee: appartengono al fitoplancton, e sono quindi le responsabili della produzione primaria;
-Eufasiacei: sono animali che, come il krill antartico, assomigliano morfologicamente ai gamberi. A
differenza di questi ultimi, che sono decapodi, gli eufasiacei sono octopodi.
Il krill.
Il krill è il più abbondante crostaceo del mondo. Esso costituisce la principale fonte di alimento per una
grande varietà di animali antartici, come le balene, le foche e i pinguini. Il krill è un organismo erbivoro che
si nutre preferibilmente di fitoplancton, dalle grandi diatomee al nanoplancton. È considerato la specie
chiave dell'ecosistema antartico. Quale erbivoro dominante, esso analizza la materia organica prodotta dalla
fitoplancton ad una grande varietà di organismi che costituiscono la maggiore biomassa dell'antartico.
Balene, foche, pesci, uccelli e cefalopodi sono tra i consumatori principali di krill che nell'insieme
costituiscono la delicata catena alimentare antartica.
Lago di Ganzirri.
I laghi di Faro e Ganzirri, rappresentano un sistema lagunare di formazione alluvionale. I due laghi, collegati
tra loro per mezzo di un canale, sono situati a nord di Messina, in prossimità del mare, con cui comunicano
tramite singoli canali. Il plancton presente nel lago di Ganzirri ha carattere salmastro, mentre quello del lago
di Faro è tipicamente marino. La comunità a zooplanctonica presenta nel corso dell'anno ampie frequenti
variazioni quantitative, in relazione ai cicli biologici delle specie che la costituiscono e all'alto grado di
variabilità dei fattori ambientali. Nel lago di Ganzirri sono stati registrati tre picchi di densità numerica
relativamente ai mesi di novembre, aprile e luglio. Nelle lago di Faro nel corso dell'anno, sono stati registrati
tre picchi di abbondanza dello zooplancton, relativi ai mesi di novembre, febbraio e luglio. Lo zooplancton è
stato rappresentato principalmente dai copepodi. Le specie più abbondanti sono state Acartia Margalefi e
Acartia Latisetosa. Il lago di Ganzirri presenta una maggiore abbondanza in termini di densità è un minor
numero di specie zooplanctoniche rispetto alle lago di Faro; ciò è dovuto ad un più intenso scambio idrico
con il mare e ad una migliore circolazione delle acque nel lago di Faro. Il diverso grado di circolazione e
scambio idrico con il mare produce lungo l'asse maggiore del lago di Ganzirri una notevole variabilità dei
fattori ecologici nel settore più interno. Tutto ciò si riflette in una progressiva riduzione delle specie
zooplanctoniche man mano che si procede dalla parte in vicinanza del canale di comunicazione col mare
verso la parte più interna. Nelle lago di Ganzirri le due specie presentano un certo grado di segregazione sia
spaziale che temporale, poiché è quando presentano alte densità si ripartiscono nello spazio. Nel lago di faro
le due specie presentano solo una segregazione temporale, mentre dal punto di vista della distribuzione
spaziale si ha coesistenza con dominanza di Acartia Latisetosa. Le due specie presentano un certo grado di
segregazione spazio-temporale Che consente alle due popolazioni di smorzare gli effetti dell'interazione
competitiva.