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EDUCAZIONE AMBIENTALE - Claudio Ortenzi

PROGRAMMA:
1. Le problematiche ambientali
2. Economia, politica, etica e sostenibilità
3. Ecosistemi e loro funzionamento
4. Rischio, tossicologia e salute umana
5. L'aria come risorsa
6. Riscaldamento globale e deplezione dell'ozono
7. L'acqua come risorsa
8. Il suolo come risorsa
9. La biodiversità come risorsa
10. Rifiuti e loro gestione
11. Risorse alimentari
12. Protezione delle risorse alimentari
13. Risorse energetiche non rinnovabili
14. Risorse energetiche rinnovabili

Esame scritto, una traccia da sviluppare su tre a scelta.

Testi (A)dottati, (C)onsigliati


1. (A) S. GALASSI, I. FERRARI, P. VIAROLI Introduzione all'ecologia applicata Città Studi,
Torino, 2014 » Pagine/Capitoli: Capitoli: tutti i capitoli (pagine 259)

LEZIONE 1 - 28 settembre 2020


ADDITIVI

Uova e carne di pollo. Cosa hanno in comune? Tra i vari costituenti (proteine, lipidi..) ritroviamo
delle sostanze aggiunte volontariamente chiamati ADDITIVI (antibiotici). Vengono aggiunti nei polli
durante la loro crescita poiché favoriscono la rapida crescita oppure la somministrazione cronica
ossia dal momento della nascita fino al momento della morte degli animali evita di contrarre
infezioni che potrebbero più o meno gravi. Le infezioni possono essere intestinali, dermatologiche
causate da funghi o batteri di vario tipo. Possono anche proteggere l’apparato riproduttore.

Carne di manzo, salumi e formaggi. Questi hanno subito trattamenti che hanno previsto l’utilizzo
di additivi per conservarli al meglio. Sostanze chimiche artificiali aggiunte per rallentare l’attacco di
fughi, muffe che potrebbero degradare e far decomporre gli alimenti. Tra questi ritroviamo il sorbito
exdi potassio, nitrito di sodio, nitrito di potassio e il nitrato di potassio. Sostanze molto utilizzate ma
estremamente tossiche.
Cibi di utilizzo quotidiano che presentano, per legge, conservanti alimentari. La legge prescrive e
dispone che chi vende carne fresca conservate o formaggi debba utilizzare dei conservanti per
favorire la lunga conservazione. ( legge per l’assicurazione dell’ignee pubblica)

Frutta e verdura. Si può ritrovare più o meno evidente di erbicidi, pesticidi, fungicidi o conservanti.
Anche in questo caso per legge, la frutta e la verdura subiscono uno o più trattamenti per fa si che
questi alimenti dal momento della raccolta al momento della commercializzazione non subiscano
variazioni evidenti nelle loro proprietà organolettiche.

Dentifricio, shampoo. detersivo per piatti. Sono prodotti notevolmente diversi ma uno degli
elementi fondamentali che li accomuna è il laurilsosfato di sodio SLS, molecola ad azione
detergente.

La problematica di cui si parla maggiormente nei mezzi di comunicazione è il surriscaldamento


globale che da tutti è visto come la conseguenza esclusiva dell’azione inquinante sull’ambiente
dell’uomo. Il pianeta si sta riscaldando a causa delle attività antropiche che determinano un
aumento di anidride carbonica -Co2- nell’atmosfera.
In realtà le variazioni climatiche in termini di surriscaldamento non sono nuove ma erano presenti
ed evidenti ben prima che l’uomo iniziasse ad inquinare i principali distretti ambientali. L’uomo
inizia ad inquinare con sostanze di sintesi o derivate dall’utilizzo di combustibili fossili dalla
Rivoluzione Industriale in poi (300 anni fa). Nel tempo abbiamo avuto fenomeni analoghi a quello
che stiamo vivendo in questo momento cioè l’inizio di un periodo di surriscaldamento del pianeta
che è gia accaduto altre 4 volte nei 450mila anni che ci hanno preceduti.
Di chi è stata la colpa dei precedenti surriscaldamenti globali seguiti da periodi glaciali del nostro
pianeta? Sicuramente non dell’uomo, qual è influenza ha avuto l’umanità nel intersecare e
amplificare questo fenomeno che è sempre esistito?

Covid- evoluzione o errore umano?


Il periodo che stiamo vivendo è uno tra i più critici che l’umanità si trova ad affrontare ed è un reale
pericolo che mette a rischio la salute e la vita di molti esseri umani. Questo virus sta creando e
diffondendo la pandemia a livello globale, si tratta di un agente infettivo non vivo ma è un piccolo
contenitore proteico che al proprio interno contiene la sequenza in Rna (acido ribonucleico) del
virus. Questo agente infettivo diventa vivo solo dopo aver effettuato la penetrazione in una delle
cellule dei propri ospiti, il virus ha una storia molto antica trascorsa di una o più specie animali ma
certo è che in maniera naturale o artificiale ha fatto il salto di specie, si è adattato ad infettare gli
organismi umani.

Fine marzo più o meno 6000-7000 nuovi casi al giorno mano a mano che si avvicinavano le
giornate calde l’epidemia rallentava la propria diffusione ogni giorno fino a una situazione di
stabilità che si è protratta fino alla fine del mese di agosto. Dopodiché abbiamo iniziato ad aprire
negozi, scuole, aggregarci in locali chiusi e i casi sono di nuovo saliti.
La speranza di tutti è che il progressivo aumento della pandemia si mantenga ad una velocità
bassa ma il timore è che in prossimità di novembre con temperature più rigide la pandemia possa
riprendere rapidamente a diffondersi e a determinare situazioni critiche come quelle passate nei
mesi di marzo e aprile. Ora conosciamo il genoma, sappiamo chi è dal punto di vista genetico ma
a marzo non sapevamo nulla, cosa si poteva utilizzare per contrastare l’infezione una volta
contratta. Ora abbiamo 11 vaccini in fase finale di sperimentazione e sappiamo com trattare molto
meglio chi eventualmente dovesse contrarre i virus.

Sostenibilità
La sostenibilità è la capacità di un determinato ecosistema di funzionare nel tempo rispettando
alcuni vincoli.
1-E’ necessario che siano soddisfatti i bisogni delle generazioni attuali e di quelle future.
2-Utilizzo delle risorse naturali senza esaurirle poiché esistono risorse esauribili ed altre che vanno
attentamente utilizzate e ogni volta che è possibile recuperate o riutilizzate

Il primo problema principale è quello della sovrappopolazione, la nostra è una specie che subisce
una crescita incontrollata, noi non sappiamo controllare il num. degli individui che oggi popolano
la terra e che ogni giorno aumento senza il minimo controllo. A meno che i tassi di crescita non
diminuiscono la popolazione raggiungere gli 11 miliardi nel 2050, numero che non sarebbe
sostenibile nel nostro pianeta.
Gli effetti della sovrappopolazione: abbiamo quasi 1miliardo di persone denutrite (non hanno le
calorie sufficienti per sopravvivere), abbiamo più di 1miliardo e mezzo di persone in sovrappeso
che unite alle persone obese ci danno il risultato di 2miliardi e mezzo.
Chi sta crescendo di più? Cina ed India sono il futuro del mondo in termini di popolazione umana.

Noi cresciamo come crescerebbero dei micro organismi in una provetta in assenza di predatori. Si
assiste a una crescita esponenziale, un organismo duplica se stesso ad ogni frazione di tempo
considerata. Se mettiamo un batterio in una provetta, dopo mezzora il batterio si è duplicato, dopo
un’ora da due ne abbiamo 4… Questa crescita diventa sempre più rapida.
Questo è un modello di crescita che sta assumendo la popolazione umana poiché è una crescita
illimitata priva di problemi o limiti se non che il nostro pianeta non è una provetta. Ci sono dei limiti
alla crescita di tutte le specie presenti nel pianeta.
Il tempo di duplicazione
Quanto tempo è necessario per raddoppiare la popolazione umana? C’è una formula che è quella
che prevede che il raddoppio di una certa popolazione umana viene raggiunto in circa il risultato
della divisione del numero 70 per il tasso di crescita. Il tasso di crescita della nostra popolazione è
di 1,09 noi posiamo calcolare il raddoppio della popolazione avverrà in circa 64 anni. (70 diviso
1.09)
Tutte le specie viventi attraverso un tipo di crescita di tipo logistico a raggiungere un determinato
numero di individui compatibile con le risorse dell’ambiente in cui si trova a vivere. Non si supera
mai la capacità portante dell’eco sistema.

Il nostro pianeta è popolato da molti organismi, l’uomo appartiene al gruppo dei vertebrati
contenuto nel gruppo dei cordati (3% degli organismi nel nostro pianeta - 1,7% vertebrati).
I problemi con i quali ha a che fare il pianeta a causa della specie umana sono sostanzialmente
quelli che derivano dall’utilizzo da parte dell’uomo di risorse che non sono disponibili sulla
superficie terrestre infatti per svolgere gran parte delle nostre attività noi scaviamo il sottosuolo da
cui estraiamo combustibili fossili, materiali da costruzione e altre risorse minerali che ci servono
per costruire i manufatti per soddisfare i nostri desideri o necessità.
In conseguenza di questo sfruttamento di risorse fossili, minerali, non immediatamente disponibili
sulla superficie terrestre la situazione a livello ambientale è quello per cui l’atmosfera è
pesantemente impattata dai nostri inquinanti gassosi alcuni dei quali attaccano e distruggono lo
strato protettivo di ozono situato nelle porzioni più alte dell’atmosfera, cambiamenti climatici
determinati da alcuni classi di inquinanti atmosferici.
Le risorse idriche di acqua dolce, utilizzate da noi per la stragrande maggioranza delle attività
industriali e ad uso civile.
Negli oceani c’è un eccessivo prelievo ittico e un pesantissimo inquinamento nelle acque costiere.
A livello del suolo si assiste a una perdita della produttività agricola spesso seguita da processi di
desertificazione.
Le foreste che scompaiono continuamente.
Abbiamo problemi conta diversità, entro i prossimi 80 anni scomparirà un terzo delle specie
esistenti in questo momento e il problema che va al primo posto è quello della sovrappopolazione
del nostro pianeta.
( www.unep.org ) - notizie dello stato di salute del pianeta

Il problema che ha a che fare con le risorse disponibili sul pianeta è di natura politica. Abbiamo dei
pesi molto sviluppati dal punto di vista industriale e meno sviluppati.
Tra i pesi più sviluppato a livello tecnologico ritroviamo gli Stati Uniti, Canada, Giappone, Russia,
Europa, Nuova Zelanda, Australia. L’industrializzazione è molto alta, più del 22% della popolazione
mondiale risiede in questi pesi che utilizzano l’85% di tutte le risorse del mondo. Il problema è che
in questi paesi si ha la generazione dell’inquinamento e dei rifiuti che impattano tutto il mondo.
Tra i paesi meno sviluppati ritroviamo l’Africa, Asia, America Latina e ormai non più per certi
aspetti ancora Cina e India che si stanno espandendo a livello della popolazione molto
rapidamente e si stanno sviluppando a livello delle industrie e tecnologie. Qui è presente una
bassa industrializzazione ma ci risiede quasi l’80% della popolazione mondiale e proprio qui si
possono rilevare problemi di denutrizione e di mal nutrizione. Utilizzano solo il 12% delle risorse
del mondo. In questi paesi si ha un enorme tasso di mortalità annua.
Quali rimedi sono possibili?
- stabilizzazione della popolazione, troppa popolazione significa troppa richiesta di risorse al
pianeta. La popolazione è fatta di individui i quali hanno bisogno di una casa, di spazio, di
nutrienti e se non controlliamo l’espansione della popolazione ben presto i terreni agricoli a
disposizione per la produzione degli organismi vegetali e animali di cui ci nutriamo non saranno
più sufficienti. Se la popolazione continua a crescere dobbiamo cambiare la progettazione delle
nostre città ( sviluppo in altezza)
- ridistribuzione delle risorse, le risorse dovrebbero essere equamente distribuite da chi le
utilizza.
- gestione ottimale delle risorse, una risorsa che esiste come limitata, come può essere il
petrolio, dovrebbe essere gestita in modo tale da creare con il loro utilizzo il minor numero
quantitativo possibile di rifiuti anzi se possibile nessun rifiuto.
- mancanza di un controllo efficace relativo al contenimento delle attività dannose per
l’ambiente

RISORSE
- risorsa ecologica: prelevabile dall’ambiente vivente o non per soddisfare le nostre necessità.
- risorsa economia: prelevabile dall’ambiente vivente o non per soddisfare i nostri desideri.
Le risorse non rinnovabili sono quelle che esistono in quantità limitate e sono ad esempio le
risorse energetiche come il carbone, petrolio, metano, uranio oppure i minerali metallici come il
ferro, il rame, l’alluminio.
Le risorse parzialmente rinnovabili sono anche quelle che hanno a che fare con acqua e suolo.
Se noi utilizziamo eccessivamente le risorse non rinnovabili senza tener conto della quantità
esistente sul nostro pianeta arriveremo al punto di non aver più la possibilità di sfruttare perché le
esauriremo. Certamente possiamo rendendoci conto del problema possiamo diminuire l’utilizzo o
decidere di non utilizzarle più sostituendole con nuove risorse, è incasso dei combustibili fossili che
molto rapidamente si pensa di sostituire con risorse energetiche sostenibili per l’ambiente (gas
naturale)
Tra le risorse rinnovabili quella che esiste in quantità inesauribile è l’energia solare. Tutte le
risorse che derivano direttamente o indirettamente dall’energia solare sono risorse
potenzialmente rinnovabili e tra queste possiamo elencare la biodiversità cioè l’insieme di tutti gli
organismi viventi oggi presenti sul nostro pianeta, poi l’aria, l’acqua e il suolo. Questa può essere
esaurita perciò si definisce rendimento sostenibile ossia il massimo tasso di utilizzo delle risorse
potenzialmente rinnovabili per un tempo indefinito senza che si determini una riduzione della loro
disponibilità.
A fronte del maggior tasso di inquinamento nel mondo determinato dalla Cina e seguita dagli Stati
Uniti, proprio la Cina ha investito nell’arco di tempo dal 2010 al 2019 la maggior quantità in dollari
per le energie rinnovabili che tendono a sostituire le fonti energetiche fossili con fonti energetiche
derivate (vento,sole, energia geotermica, idroelettrica)

La nostra esistenza e quella di tutte le specie che popolano il pianeta deriva dal capitale solare
cioè dall’energia che proviene dal sole. L’aria, l’acqua, il suolo e la biodiversità vanno a costituire il
capitale terrestre. Con questi due capitali tutte e specie sono capaci di sopravvivere soddisfano
tutte le loro necessità.
Nessuna specie come noi ha la capacità di produrre rifiuti, i rifiuti degli altri animali (feci) non
rappresentano un rifiuto per l’ambiente anzi una risorsa in termine di materiale capace di
fertilizzare il terreno. I rifiuti come plastiche, letali e altri oggetti sono incompatibili con l’ambiente
infatti è incapace di riassorbire e di riciclare. Sono azioni quelle con le quali inquiniamo il nostro
ambiente indelebili una volta che siano state messe in atto. I rifiuti sono capaci di degradare interi
ambienti o territori, quando si giunge al degrado è irreversibile.

L’inquinamento è capace di far danno all’ambiente. E’ qualsiasi azione capace di modificare in


maniera più o meno grave aria,acqua, suolo o cibo in modo tale da minacciare la salute o la
capacità di sopravvivenza non solo della nostra specie ma di tutti gli organismi viventi sulla terra.
- inquinamento di origine naturale cha interessa un determinato ambiente continentale, fluviale
oceanico e di solito è un inquinamento blando che può successivamente essere diluito, utilizzato
come risorsa da processi naturali.
- inquinamento derivato da attività umane prevalentemente industriali che danno origine a
fumi o liquidi tossici, si tratta di un inquinamento grave che danno origine. grazie ai venti o ai
corsi d’acqua si diffondono questi veleni, inquinanti in zone ampie e distanti dalla zona di
origine.
SOSTANZE INQUINANTI
- degradabili: di origine naturali e che possono essere gestite dall’ambiente.
- persistenti: pesticidi, plastiche che hanno tempi di degradazione lunghissimi, non possono
essere gestite dall’ambiente ma dall’uomo
- non degradabili: metalli pesanti che non vanno abbandonati nell’ambiente ma avere
l’accortezza di non produrre rifiuti di questo tipo. Questi prodotti vanno contenuti e gestiti.
Attualmente sul mercato ci sono 70.000 sostanze chimiche sintetiche, il 90% potenzialmente
dannoso.
Cos’è l’impatto ambientale?Qual è il modo più semplice per immaginare di poterlo calcolare?
Sovrappopolazione da persone: se noi abbiamo molte persone che consumano poche unità di
risorse per persone e poche unità di risorse fossili non rinnovabili. Questo prodotto mi da un
impatto ambientale molto alto perché il numero delle persone più che le quantità di risorse
alimentali e energetiche utilizzate determina un risultato molto deleterio per l’ambiente. Questo
risultato si ha nei paesi a minor sviluppo industriale.
La popolazione è il principale problema che dobbiamo cercare di contenere e controllare per
diminuire l’impatto ambientale.

Riassunto:
- perdita di biodiversità
- erosione, perdita di fertilità
- salinizzazione e desertificazione
- inquinamento di aria,acqua e suolo
- esaurimento degli acquiferi
- effetti nocivi sulla salute di sostanze inquinanti.

Il nostro futuro dipende e dipenderà sempre dalla visone del mondo che deve cambiare. In un
economia ideale bisognerebbe dare contro il modello che prevede l’utilizzo di risorse e rinnovabili
che portano all’inquinamento, esaurimento delle risorse, degrado ambientale e l’estinzione delle
specie selvatiche. Bisognerebbe sfruttare al massimo l’unica fonte inesauribile di energia ossia
quella solare insieme alle risorse rinnovabili o potenzialmente rinnovabili con la prospettiva di
azzerare o controllare l’inquinamento, gestire in modo ottimale la quantità di risorse che abbiamo
a disposizione per arrivare ad evitare alle altre specie con cui dividiamo l’habitat terrestre, alla
conservazione delle specie selvatiche del pianeta.
- il tasso di crescita della popolazione sta calando, è in costante diminuzione e un’altra buona
notizia è che molti scienziati affermano che l’effetto serra non è un problema seria e non ha
un’origine antropica (relativo alla distribuzione e all'attività degli uomini)
LEZIONE 2 - 2 ottobre 2020

ECOSISTEMI E LORO FUNZIONAMENTO


I sotto ecosistemi del grande sistema Terra sono la struttura portante dell’ambiente e quindi è
fondamentale conoscerne le componenti che si dividono in componenti viventi - BIOTICHE - e
componenti non viventi - ABIOTICHE -.
Qual’è la natura di queste componenti? In che modo interagiscono tra di esse attraverso processi
fondamentali e vitali per gli ecosistemi e pre mantenere in vita gli elementi bioetici degli
ecosistemi? Quali sono le differenze tra la circolazione della materia all’interno degli ecosistemi e il
flusso di energia che invece attraversa un’ecosistema, che proviene dal sole? Qual è il ruolo dei
diversi organismi dell’ecosistema?

L’ecosistema terrestre comprende una porzione limitata del nostro pianeta. Il nostro sistema è
rappresentato da diversi strati:
-nucleo: parte più interna e più calda del nostro pianeta
-mantello esterno e crosta
Noi viviamo e subiamo tutte le deformazione di un livello ossia quello della crosta terrestre, gli altri
sono per noi irraggiungibili.
Sulla crosta terrestre si è sviluppata la vita degli organismi viventi e non viventi: BIOSFERA.

Componenti abiotiche:
1 ATMOSFERA: se noi confrontiamo quella dei tre pianeti: Venere (più vicino al sole), Marte
(lontano dal sole) e terra sono pianeti sui quali si ritiene che si svilupperà la vita (Venere) e che si
sia sviluppata qualche miliardo di anni prima che sulla Terra la vita che oggi ritroviamo sulla Terra,
simile o diversa. L’atmosfera che ritroviamo su Venere e Marte è simile, è presente una
concentrazione elevata di anidride carbonica, una concentrazione bassa di azoto e tracce di
ossigeno al contrario della Terra. Le temperature sono molto diverse, nella Terra oggi c’è una
temperatura di 15 gradi mentre invece nella terra primordiale dove non c’era ancora la vita la
temperatura era di 250 gradi. L’avvento della vita sulla terra è stato di proporzioni globali e ha
determinato eventi catastrofici a livello globale perlomeno per quanto riguarda la composizione
dell’atmosfera infatti rispetto alla terra priva di vista l’atmosfera di oggi della terra rappresenta una
bassissima concentrazione di anidride carbonica, l’azoto passa dal 2% al 78% odierno e l’ossigeno
è una novità assoluta, non esisteva nel pianeta privo di vita e ne ricordiamo oggi il 21%.
Cosa e perché è successo sul nostro pianeta? quali sono stati le conseguenze?
Sulla terra l’atmosfera è comparsa 2,5 miliardi di anni fa considerando che la vita è comparsa
3miliardi di anni fa questo significa che è stato necessario 1miliardo di anni affinché i primi
organismi viventi potessero inventare un processo fondamentale che iniziò a produrre ossigeno
atmosferico cioè la fotosintesi. La fotosintesi comparve 2miliardi di anni fa ma ci volle quasi mezzo
miliardo perché la sua concentrazione a livello atmosferico fosse avvertita da tutti gli organismi
viventi e iniziasse a reagire con le altre sostanze presenti nell’atmosfera primitiva. Con il processo
fotosintetico l’anidride carbonica diventa una risorsa per questo processo difatti la fotosintesi
utilizza la luce del sole, l’anidride carbonica e l’acqua per poter funzionare, per produrre nuova
materia vivente. Anidride carbonica diviene il nutrimento dei primi organismi fotosintetici che
iniziano a consumarla e attraverso il processo fotosintetico ottengono come prodotto di rifiuto
ossigeno molecolare che finiva ad accumularsi nell’atmosfera. L’atmosfera primordiale era molto
ricca di ammoniaca e di metano, due composti che daranno poi origine alla composizione
di composti che oggi abbiamo nell’atmosfera del nostro pianeta infatti la reazione chimica tra
l’ossigeno ch venivano prodotto dagli organismi fotosintetici e l’ammoniaca che er presente
nell’atmosfera portò alla trasformazione chimica di questa ammoniaca (NH3) alla formazione
dell’azoto che oggi ritroviamo nell’atmosfera che non è ammoniaca, che non è reattivo ne tossico e
in formula chimica è N2 al pedice. Azoto molecolare è il principale componente in percentuale
dell’atmosfera attuale.
Un altro evento molto importante che scoppiato al primo cioè alla fotosintesi iniziò a creare un
equilibrio in atmosfera tra due gas, l’ossigeno e l’anidride carbonica. Si parla della respirazione
cellulare. I primi organismi, quelli che vissero per 1miliardo di anni in una terra priva di
ossigeno,erano organismi anaerobi cioè non avevano bisogno dell’ossigeno per vivere, non
respiravano ossigeno ma con l’avvento dell’ossigeno furono sostanzialmente costretti a rifugiarsi
per evitare il contato con l’ossigeno, che per essi rappresentava un veleno, in distretti lontani
dall’atmosfera odierna come le profondità oceaniche spesso in fumarole vulcaniche ricche di acido
solforico e altri gas per noi irrespirabili ma per loro fondamentali per svolgere i processi di
chemiosintesi, un processo che non utilizza ossigeno.
Chi restò sulla superficie dei mari o laghi imparò ad usare l’ossigeno come elemento fondamentale
per il proprio metabolismo. Tutti noi che respiriamo ossigeno abbiamo necessità di questo
elemento per poter produrre energia dal cibo di cui ci nutriamo che infatti una volta digerito dal
nostro intestino viene veicolato dal sistema respiratorio a tutti i nostri tessuti e a tutte le nostre
cellule, penetra all’interno delle nostre cellule lì viene fatto reagire con l’ossigeno che arriva
attraverso il sangue che lo trasporta dia nostri polmoni. Questo ossigeno ossida i nutrienti di cui ci
siamo approvvigionati producendo materia nuova. Il prodotto di rifiuto di questo processo chiamato
respirazione cellulare è l’anidra carbonica (diversamente dal fotosintesi).
Da un lato abbiamo la fotosintesi che produce nuovo ossigeno e dall’alto abbiamo un
processo comune a tutti gli esseri viventi che produce anidride carbonica. Questo è in
perfetto equilibrio poiché l’a. carbonica prodotta dagli organismi viventi viene utilizzata
dagli organismi fotosintetici che utilizzano anidride carbonica e luce solare per produrre
nuova materia e ha come rifiuto l’ossigeno Gli organismi viventi utilizzano l’ossigeno
prodotto dalle piante e hanno come prodotto di rifiuto l’anidride carbonica.

Attualmente la nostra atmosfera si presenta stratificata in diversi livelli


- Troposfera: stato più basso, quello in cui viviamo e quello in cui insistono le nostre attività
industriali e in cui produciamo il nostro inquinamento, si estende per 8km (ai poli) fino a 17km
(all’equatore) sul livello del mare. Tanto azoto, ossigeno e poca anidride carbonica.
- stratosfera: si appoggia sulla troposfera, strato vitale per noi perché contiene un elemento
triatomico estremamente importante: OZONO che va a formare uno schermo protettivo, la sua
quantità è 1000 volte maggiore di quello della troposfera.
- mesosfera e la termosfera, al di sopra della stratosfera.

2 IDROSFERA:Il secondo distretto ambientale non bioetico è rappresentanti dalle acqua dolce e
salate che ritroviamo sulla superficie del nostro pianeta si intende il sottosuolo in sui possono
essere presenti acque superficiale, sotterranee, vapore acqueo (troposfera e stratosfera).
In un totale del 100% dell’acqua presente sulla superficie del nostro pianeta il 3% acqua dolce, noi
ne possiamo utilizzare lo 0,003% e siamo riusciti in 300 anni ad inquinare tutte le riserve di acqua
dolce nel nostro pianeta.
La porzione solida della crosta terrestre LA LITOSFERA ci interessa in quanto ci fornisce molti
materiali e risorse per noi indispensabili per costruire manofatti, estrarne metalli e materiali per
costruire case, e per ottenere l’accesso ai minerali fossili (petrolio, carbome..)
Appoggiata alla crosta terrestre c’è lo strato rappresentato dalla biodiversità che va a comporre
,insieme ai distretti ambientali, la biosfera in cui si trovano tutti gli organismi viventi e comprende le
parti dell’idrosfera, atmosfera e litosfera superiore.
Nella biosfera o ecosistema terrestre globale possiamo ritrovare dei sotto ecosistemi:
- MARINO: zone del nostro pianeta che sono situate in mare aperto, superiore a 50mt, distante
dalle porzioni della costa.
- MARINO - COSTIERO: può giungere fino a 100km verso l’entroterra a partire dalla costa e può
estendersi verso l’oceano fino a che questo non superi la profondità dei 50mt.
- ACQUE INTERNE: caratterizzati da raccolte d’acqua più o meno permanenti (fiumi, laghi..)
oppure temporanei (stagni, torrenti..). Tutti di acqua dolce e si trovano nelle zone di terra ferma.
- FORESTALE: la loro superficie arborea sia superiore o pari al 40% di piante legnose la cui
altezza superi i 5mt. (boschi, foreste).
- ZONE ARIDE: comprendono deserti o zone in cui le precipitazioni sono inferiori a livello di
evaporazione delle acque cadute su questi terreni.
- ISOLE: aree terrestri di almeno 1 ettaro e mezzo di superficie circondate da acqua.
- MONTANI: aree presenti in alta quota, livello del mare pari o superiore a 2500 mt.
- ZONE POLARI: calotte polari presenti al polo nord e sud, aree a terreni permafrost
(perennemente ghiacciati), zone a tundra, deserti e aree costiere polari.
- DUE ECOSISTEMI FALSI: un ecosistema per potersi definire tale deve essere autosufficiente,
deve essere in rado di gestire la propria sopravvivenza attraverso la circolazione della materia in
esso presente dei materiali o dei nutrienti e sfruttare per far funzionare i processi vitali
dell’ecosistema l’unica fonte di energia inesauribile presente sul pianeta. (solare).
- AREE COLTIVATE: non sono autosufficienti
- URBANO: non sono autosufficienti poiché non basterebbe la luce solare come unica fonte di
energia per poter funzionare.
Questi due falsi ecosistemi sono porzioni del pianeta controllate, abitate dalla nostra specie che
dipendono da un rapporto esterno che la nostra specie si procura attingendo queste risorse,
energie alternative in altri ecosistemi limitrofi.

Negli ecosistemi reali non devono mancare alcune COMPONENTI BIOTICHE


- organismo delle varie specie presenti negli ecosistemi e rappresentano l’unità biologica più
semplice di una specie. Possono essere rappresentate da singole forme di vita.
- più organismi vanno a comporre una popolazione
- comunità: l’insieme delle popolazione di tutte le specie che occupano un determinato
ecosistema
- ecosistema è rappresentato da una comunità di specie diverse che interagiscono tra loro e
conio loro ambiente non vivente, costituito da materia ed energia.

Lezione 2 del 30/09/2020


ECOSISTEMI E IL LORO FUNZIONAMENTO
Gli ecosistemi sono il cuore di tutto il corso perché di ecosistemi parleremo e dell’impatto ambientale
rispetto a tutti gli ecosistemi che esistono sul nostro pianeta e con il quale abbiamo a che fare e nei quali
abbiamo a che fare quotidianamente.
Gli ecosistemi, in realtà, sono compresi in un unico ecosistema più grande che è quello terrestre (ecosfera o
biosfera) e in buona sostanza è la superficie del nostro pianeta ad essere l’unico, vero e reale ecosistema
nel quale sono compresi tutti gli esseri viventi e non che interagiscono tra di loro in questo grande
ecosistema.
Argomenti trattati in questa lezione:
-Quali sono le componenti biotiche e abiotiche di un ecosistema?
-Quali processi fondamentali mantengono in vita noi e gli altri organismi?
-Cosa succede alla materia e all’energia in un ecosistema?
-Qual è il ruolo dei diversi organismi nell’ecosistema?

L’ecosistema terrestre (l’unico vero


grande ecosistema che esiste) è sostanzialmente limitato come localizzazione sulla parte più superficiale del
nostro pianeta. Nell’ovale in alto dell’immagine vediamo che l’ecosistema terrestre è anche nominabile
come biosfera perché comprende tutta la biodiversità presente sul nostro pianeta. Tra le componenti
abiotiche (non viventi) dell’ecosistema terrestre e di tutti gli ecosistemi terrestri abbiamo:
- Atmosfera;
- Idrosfera che comprende l’insieme di tutte le acque presenti sulla superficie del nostro pianeta, sia
le acqua dolci che quelle marine (degli oceani), e le acque sotterranee.
- Litosfera ha a che fare con porzione rocciosa del nostro pianeta, sia essa sommersa dalle acque
dell’oceano sia essa sollevata dalle acque dell’oceano.

L’ATMOSFERA

L’atmosfera è un distretto
importante che è stato modificato dalla sua originale composizione prima della comparsa della vita sul
nostro pianeta, in maniera catastrofica. Nell’immagine vediamo la composizione attuale dell’atmosfera
poco concentrata che possiamo ritrovare su due pianeti, Venere (più vicino rispetto dalla Terra al Sole)
e Marte (più lontano rispetto dalla Terra al Sole). La composizione dell’atmosfera riguardo tre gas
(anidride carbonica, l’azoto e l’ossigeno) è estremamente simile per Venere e Marte dove abbiamo
un’abbondante concentrazione di anidride carbonica, una scarsa concentrazione di Azoto e
sostanzialmente un’assenza quasi completa di un elemento oggi abbondante nel nostro pianeta,
l’Ossigeno. Le temperature di questi Pianeti, non schermati da uno strato significativo di atmosfera
sono in balia delle variazioni che subiscono a seconda che siano esposti direttamente alla luce del solo
o che sono in ombra rispetto alla luce del sole.
Per quanto riguarda la temperatura di questi pianeti possiamo vedere che Venere sfiora i 500 gradi
centigradi e Marte sfiora i 60 gradi al di sotto dello zero. Sono temperature incompatibili con le
temperature presenti oggi sulla Terra.
Venere, Marte vs. Terra
Confrontiamo questi due pianeti dove non c’è vita con un pianeta dove di vita ce ne è, La Terra.
Si pensa che la vita sulla Terra si sia sviluppata da 2,5 miliardi dopo la sua iniziale formazione e abbiamo
implementato, con il passare del tempo, le forme, le varietà di vita, colonizzando prima gli ambienti di
acqua marina, poi quelli di acqua dolce e poi la terra ferma.
La terra prima dell’or)igine dalla vita (colonna Terra prebiotica) aveva una composizione atmosferica
uguale a Venere e Marte, cioè una composizione in cui c’è molta abbondanza di anidride carbonica, un
po' di azoto e appena delle tracce di Ossigeno. La sua temperato era estremamente elevata e
intermedia tra quella di Venere e di Marte. La situazione è drasticamente diversa da quella della sua
origine: l’anidride carbonica è stata quasi completamente eliminata dalla porzione atmosferica (oggi
siamo allo 0,03% rispetto a tutti gli altri gas), è aumentata enormemente la presenza di Azoto
atmosferico che oggi sfiora l’80% di tutti i gas che possiamo ritrovare nell’atmosfera. L’ossigeno è stata
una novità rivoluzionaria per il nostro pianeta, che ha fatto strage per i primissimi organismi comparsi
sulla Terra perché questi non respiravano ossigeno, erano organismi anaerobici e una volta inventata la
fotosintesi (processo fondamentale per noi oggi vitale), ha iniziato ad aggiungere ossigeno
all’atmosfera del nostro pianeta, avvelenando l’atmosfera per i precedenti organismi che non
tolleravano l’ossigeno.

Sulla Terra, la comparsa dell’ossigeno avvenuta circa 2,5 miliardi di anni fa, come conseguenza della
comparsa del processo fotosintetico, fu un evento catastrofico di dimensioni planetarie e indusse profonde
modificazioni nell’atmosfera di allora, ricca di ammoniaca (NH3), metano (CH4) e anidride carbonica. Questi
elementi vennero modificati in altri composti che oggi ci sono famigliari.
In particolare la reazione dell’ossigeno con l’ammoniaca (abbondantissima in atmosfera prima della
comparsa della vita) porta alla formazione del gas che oggi è maggiormente rappresentato nella nostra
atmosfera, cioè l’azoto molecolare (N2) ed è l’azoto che respiriamo e che non utilizziamo, ci saranno degli
organismi che lo sanno utilizzare.
C’è stata, poi, la necessità di cambiare il metabolismo di tutte le forme viventi. Una volta che l’ossigeno si è
insediato in maniera stabile e abbondante in atmosfera, gli organismi viventi dovettero fare una scelta
evolutivamente molto importante cioè quella di non subire danni da parte dell’ossigeno presente in
atmosfera, da un lato, e dall’altro utilizzare l’ossigeno per il proprio metabolismo, cioè per far funzionare il
metabolismo del proprio organismo sia che si trattasse di organismi unicellulari sia che si trattasse di
organismi pluricellulari, questi organismi impararono presto ad utilizzare l’organismo per effettuare la
cosiddetta respirazione cellulareè il processo metabolico che si svolge inastante per istante in tutte le
cellule di tutti gli organismi complessi che per la propria sopravvivenza devono respirare l’ossigeno che
penetra nell’organismo di questi animali, piante e funghi, raggiunge tutte le cellule di questi organismi e
all’interno di queste cellule provvede all’ossidazione dei nutrienti. Per farla semplice, il cibo che mangiamo,
una volta assorbito dall’intestino e veicolato dal sangue in tutti i nostri tessuti, all’interno delle cellule di
ogni singolo tessuto, viene trasformato in energia, in elementi utili grazie all’azione dell’ossigeno durante la
respirazione cellulare. In questo modo l’ossigeno diviene da prodotto di rifiuto nella fotosintesi ad una
risorsa per tutti gli organismi viventi.

L’atmosfera che attualmente ci sovrasta è stratificata in livelli più o meno complessi, due dei quali sono per
noi molto importanti:
1. La troposfera è il più vicino a noi e si esistente per 8/10 km sul livello del mare a livello dei poli
terrestri, e un po' più spesso a livello della fascia equatoriale e sfiora quasi i 20km di spessore. Nella
troposfera insiste l’aria che respiriamo tutti i giorni. In essa è presente la stragrande maggioranza di
prodotti di rifiuto artificiale, sottoforma gassosa che noi abbiamo iniziato a produrre a partire dalla
rivoluzione industriale. Nella troposfera è presente quella parte di anidride carbonica, quella
percentuale di altri gas che hanno un effetto serra, quindi un effetto delicato, impattante sul clima
e sui fenomeni atmosferici con i quali abbiamo a che fare quotidianamente. La troposfera è
costituita per il 21% di ossigeno, il 78%di azoto, lo 0,96% di argon, lo 0,036% di anidride carbonica e
tracce di molti altri gas. La piccola presenza di anidride carbonica, gli scienziati dicono che ha un
impatto estremamente presente sulla temperatura media del pianeta.
2. La stratosfera si trova al di sopra della troposfera. Essa si estende da 17 km a 48 km sul livello del
mare, in regione equatoriale. Diversamente dalla troposfera contiene un’enorme quantità di un gas
che ha come elemento compositivo sempre l’ossigeno ma non più un ossigeno biatomico ma
triatomico, l’Ozono (1.000 volte maggiore di quella della troposfera). L’ozono è costituito da
ossigeno e questo ossigeno quando si trasforma in ozono presenta nella propria molecola tre atomi
di ossigeno legati uno all’altro. Questo ossigeno non lo possiamo respirare. Questo ozono è una
molecola molto reattiva, tossica, da evitare ma fino a che se ne resta negli strati alti della
stratosfera ha un’azione fondamentale per noi e per tutti gli altri organismi viventi: filtra,
schermando la superficie terrestre, i raggi ultravioletti più aggressivi che provengono dalla luce
solare. I raggi ultravioletti, in assenza di questo strato di ozono stratosferico, potrebbero facilmente
raggiungere la superficie terrestre, la nostra cute, le foglie delle piante danneggiandone.
3. La mesosfera e la termosfera ci interessano meno. Sono estese da 50 a 120 km sul livello del
mare, completano la composizione dell’atmosfera. Si succedono dopo la stratosfera ma noi con le
nostre attività non abbiamo niente a che fare.
L’IDROSFERA
L’idrosfera è l’insieme di tutte le acque presenti sulla superficie e nel sottosuolo del nostro pianeta. Essa
comprende le acque superficiali, quelle sotterranee, quelle ghiacciati e il vapore acqueo presente
nell’atmosfera. In realtà pur essendo abbondantissima come quantità di acqua, l’idrosfera presenta una
porzione estremamente limitata di acqua che noi possiamo utilizzare sia a livello domestico che industriale(
noi utilizziamo per i nostri bisogni l’acqua dolce cioè l’acqua che riusciamo a reperire sulla superficie delle
terre emerse, quindi nei laghi, nei fiumi, nei torrenti oppure quando queste non sono presenti in quantità
sufficienti, perforiamo la superficie terrestre, raggiungiamo nel sottosuolo delle falde freatiche più o meno
profonde dove scorrono quantità di acque più o meno importanti).
Nell’idrosfera solo lo 0,003 % è l’acqua dolce disponibile rispetto al 3% di acqua dolce totale (poco salate).
Questa quantità limitate di acqua che utilizziamo ci potrebbe far pensare che anche se inquiniamo,
degradiamo lo 0,03% di acqua dolce, comunque ne avanzerebbe una quantità enorme rispetto al 3% e non
dovrebbe destare nessuna preoccupazione. È vero che utilizziamo una porzione molto piccola rispetto alla
percentuale di acqua presente ma una volta che l’abbiamo utilizzata e inquinata e deteriorata, la
riemettiamo nell’ambiente e raggiunge di nuovo i fiume, i laghi, le falde freatiche e attraverso il ciclo
dell’acqua ritorna ad uscire dai nostri rubinetti. Noi interveniamo nel ciclo dell’acqua in maniera puntiforme
ma nel punto in cui interveniamo è devastante in termini di potenziale danneggiamento di gran parte di
quel 3% di acqua disponibile in realtà sulla superficie terrestre.

LA LITOSFERA

 è la porzione non vivente del nostro pianeta e


comprende i fondali oceanici, le piattaforme continentali, i continenti. Comprende anche, dove presenti, i
suoli più o meno fertili, devastati, impattati e degradati.

LA BIOSFERA
È la parte della Terra in cui oltre agli elementi non viventi comprende anche tutti gli elementi viventi.
Comprende la maggior parte dell’idrosfera e parti dell’atmosfera inferiore e della litosfera superiore.
I PRINCIPALI ECOSISTEMI
Gli ecosistemi li ritroviamo a livello delle terre ferme, a livello marino, a livello degli ambienti di acqua
dolce.
LEGGERE LA TABELLA
 L’ecosistema marino lo possiamo definire tale quando dalla profondità di 50 metri e
oltre ci si trova già in mare aperto.ù
 L’ecosistema marino costiero è dove effettuiamo la stragrande maggioranza del prelievo
ittico. È una zona molto vasta (fino a 100km verso l’interno delle terre ferme, fino ad
arrivare dove inizia l’oceano più profondo di 50 metri)
 Acque interne Sono acque dolci. Comprende tutte quelle raccolte d’acqua permanenti o
temporanee, grandi laghi, piccoli stagni,grandi fiumi o piccoli torrenti, tutti di acqua dolce
che si trovano all’interno dell’acqua dolce.

LEGGERE LA TABELLA.
Nelle zone aride normalmente la quantità di acqua che raggiunge il suono dalle precipitazione è
minore dell’acqua che evapora per le piante.

 LEGGERE LA TABELLA.
I Falsi ecosistemi vengono chiamati falsi
perché gli ecosistemi sono ambienti naturali in cui è possibile la vita dell’uomo ma sono degli ambienti
autonomi e autosufficienti, non prende nulla dall’esterno e che prende come unica fonte di energia, che fa
funzionare tutto l’insieme delle componenti degli ecosistemi quella del sole. Le aree coltivate non hanno
tutte queste caratteristiche in quanto le devo coltivare io, hanno un apporto di risorse dall’esterno quando
le concimo, le tratto con pesticidi, le approvvigiono di acqua quando non basta quella delle precipitazioni.
Lo stesso ragionamento deve essere fatto pe l’ambiente urbano (in cosa è autonomo l’ambiente urbano?).
l’ambiente urbano utilizza risorse proveniente dai veri ecosistemi vicini all’ambiente urbano.

Le componenti biotiche (componenti viventi di ogni organismo)


Le componenti viventi di ogni organismo (le componenti biotiche) sono:
- Gli organismi  le unità viventi elementari ovvero singole. L’organismo rappresenta l’unità
biologica più semplice di un ecosistema e può essere rappresentato da una qualsiasi forma di vita;
- La popolazione L’insieme di più organismi appartenenti alla stessa specie che occupano un
determinato territorio nello stesso periodo di tempo. Noi siamo tutti organismi appartenenti alla
specie homo sapiens, presenti in uno stesso luogo e nello stesso tempo quindi andiamo a definire
una popolazione, se non fossimo nello stesso luogo saremmo una popolazione di un ecosistema;
- La comunitàè rappresentata dall’insieme delle popolazioni di tutte le diverse specie (piante,
animali, batteri, protozoi presenti in un ecosistema) che occupano un determinato territorio;
- L’ecosistema se uniamo le componenti viventi alle componenti non viventi dell’ecosistema,
quindi le componenti atmosferiche e le componenti dell’idrosfera otteniamo un’istantanea di un
ecosistema. L’ecosistema rappresentato da una comunità di specie diverse che interagiscono tra di
loro e con il loro ambiente non vivente, costituito da materia ed energia.

Come funziona un ecosistema?

 Costruiamo un semplice ecosistema partendo


dall’energia solare che raggiunge il nostro pianeta a vien captata e utilizzata attraverso il processo
fotosinetico per produrre della materia (ossigeno come prodotto di rifiuto viene liberato nell’atmosfera).
Questa materia vegetale viene a rappresentare il primo livello trofico dell’ecosistema, quello dei produttori
ed è fondamentale per approvvigionare di cibo i consumatori erbivori.
(da vedere)
Abbiamo un ingresso di energia unico, il Sole. Il sole è la fonte di energia che raggiunge gli ecosistemi. Parte
di questa energia viene captata da pochi elementi viventi degli ecosistemi, questi sono capaci di sfruttare la
luce solare per costruire materia vivente nuova utilizzando l’anidride carbonica presente in atmosfera,
dell’acqua presente nel suolo e altri nutrienti captato dal palato radicale delle piante, le alghe, le piante
arbacee che sono le uniche componenti dell’ecosistema capaci di catturare una parte di energia solare, di
introdurla nell’ecosistema, facendo attraversare in questa energia il resto della rete alimentare di un
ecosistema. Una volta captata questa energia, il risultato principale è l’accrescimento delle piante. Queste
piante prendono il nome di produttori perché producono nuova materia vivente. Esse vanno a
rappresentare il cibo di cui si alimentano i consumatori ( in questo caso gli erbivori) che assimilano soltanto
una parte di quella che è stata l’energia trasformata in fibra vegetale dalle piante e a loro volta possono
rappresentare il cibo, la risorsa per altri animali, per carnivori, predatori (nell’immagine vediamo un aquila
che prima o poi si potrà cibare di qualche consumatore primario). Quando i predatori, consumatori primari
e secondari terminano il loro ciclo vitale abbandonano i lori resti sul terreno che non rimangono a lungo sul
terreno perché vengono attaccati e riciclati da un insieme di organismi multicellulari e microrganismi
unicellulari capaci di disgregare la materia non più vivente in molecole semplici che restituiscono poi
all’abilmente poi sotto forma di nutrienti.
All’interno degli ecosistemi osserviamo una circolazione di nutrienti e un continuo afflusso di energia e
fuoriuscita di energia che proviene dal sole sotto forma di radiazioni ultraviolette, termiche. Calore che
viene disperso nell’ambiente

GLI ORGANISMI VIVENTI


Sono molti in termini di specie. Vengono classificati in diversi modi a seconda degli autori. Noi ne
presentiamo due.

Prima classificazione (la più antica).


Questi sono i regni dei viventi:
- Piante
- Funghi
- Animali
- Protisti
- Batteri
- Seconda classificazione (più recente,anni
90)
Questa classificazione è caratterizzata da nomi più difficili. Possiamo considerare anche solo la prima.
Chi sono questi organismi viventi?
- Gli archeobatteri sono dei batteri molto antichi, sono i primi che sono comparsi e che non sono
capaci di respirare ossigeno, quindi non li ritroviamo sulla superficie terrestre ma in ambienti
estremi (nelle fumarole sottomarine oceaniche, in prossimità di ambienti anossici) dove invece
dell’ossigeno c’è l’acido solfidrico, il metano lo zolfo, dove le temperature sono estremamente
elevate (più di 100 gradi)
Sono organismi procarioti, privi di nucleo cellulare. Sono termofili, metanogeni e alofili estremi.
Esempio: solfobatteri.
- Gli eubatteri (batteri moderni) sono molto diffusi e numerosi. Sono rappresentati dalla
maggioranza dei batteri aerobi patogeni e non. Sono procarioti. Comprendono i cianobatteri. Si
sono adattati a vivere in tutti gli ambienti e ecosistemi elencati prima. Li ritroviamo ovunque, sulla
superficie della cute degli animali, sulla nostra pelle, in tutti gli ambienti marini, terrestri. Nel nostro
intestino ce ne sono circa 1,4 kg e ci fanno sopravvivere, senza di essi non saremmo capaci di
assorbire qualche vitamina e di digerire qualcosa che mangiamo. Sono molto più abbondanti
nell’organismo dei ruminanti. Purtroppo, sono anche quelli che comprendono specie patogene per
piante, funghi e animali: i più comuni sono quelli che attaccano il nostro sistema respiratorio a
livello bronchiale (i stafilococchi che causano delle polmoniti, altri possono essere gli enterococchi
presenti nel nostro intestino che possono provocare dei problemi intestinali più o meno gravi).
Sappiamo combattere queste infezioni o con degli antibiotici (questi organismi sono sensibili agli
antibiotici) o con metodi preventivi come la vaccinazione (per quelli più aggressivi).
- I protisti sono organismi più complessi perché hanno delle
cellule eucariotiche (provviste di nucleo cellulare) ad organizzazione unicellulare. Hanno una
struttura cellulare identica alle cellule di tutti gli altri animali. I protisti comprendono i protozoi e
alghe unicellulari distribuiti in tutti gli ambienti umidi. Sono organismi moderni. La stragrande
maggioranza è a vita libera e hanno bisogno di una componente acquosa per sopravvivere, per
potersi moltiplicare. Alcuni hanno imparato a vivere nel corpo, nel liquido di un corpo. Ci sono
numerose specie parassite, anche dell’uomo.

- I funghiSono organismi eucarioti, pluricellulare, eterotrofi, con pareti di chitina. Comprendono i


funghi che vediamo ad occhio nudo ma anche dei funghi microscopici che non ci sogneremmo mai
di classificarlo insieme agli altri funghi. Un esempio è quello del lievito di birra che è un piccolo
fungo unicellulare microscopico che condivide con gli altri funghi una caratteristica quella di
presentare sulle pareti del corpo cellulare una sostanza, la chitina.
- Le piante Questo regno è caratterizzato da organismi pluricellulari, sono produttori di tutti gli
ecosistemi. Sono autotrofi e presentano una caratteristica che li accomuna tutti: le loro cellule
producono tutte una parete di cellulosa, uno zucchero complesso presente in tutti i vegetali.
- Gli animali Questo regno è caratterizzato da organismi pluricellulari. Sono eterotrofi (hanno
bisogno di nutrirsi di altri esseri viventi), sono provvisti di mobilità (sono capaci di spostarsi) e non
hanno la presenza di pareti cellulari (quindi non hanno nemmeno la cellulosa che, al contrario, è
una caratteristica presente nelle piante).

Produttori e consumatori all’interno di un ecosistema.


Gli organismi viventi degli ecosistemi sono di solito classificati come produttori o consumatori, a seconda di
come ottengono il cibo.
I produttori sono essenzialmente rappresentati da quegli organismi che stanno alla base delle reti
alimentari di tutti gli ecosistemi. Sono autotrofi (a partire dalla materia inorganica e da un po' di luce solare
sono capaci di organizzarsi per produrre nuova materia vivente sintetizzano le sostanze organiche di cui
necessitano da sostanze inorganiche che prelevano dall’ambiente per mezzo della fotosintesi o della
chemiosintesi), sono fondamentali per rappresentare il nutrimento chiave per i primi consumatori che sono
gli erbivori. Tutti i consumatori sono eterotrofi e dunque dipendono da altri organismi. I consumatori
possono essere carnivori, si nutrono di altri animali che possono sia essere rappresentati da erbivori sia da
carnivori.
Consumatori, primari e secondari..

La catena alimentare
In un ecosistema possiamo descrivere la sequenza di chi mangia chi o decompone resti di latri organismi
viventi e questa sequenza di interazione tra produttori-consumatori di vario livello prende il nome di
catena alimentare.
Spesso si sente parlare di catena alimentare ma vedremo che non è esiste se non in laboratorio.
La catena alimentare è la sequenza di chi mangia chi. Essa esprime il trasferimento di energia da un
organismo all’altro. Ogni organismo di un ecosistema occupa un determinato livello nutrizionale, a seconda
che sia un produttore o un consumatore e a seconda di cosa mangia o decompone.

 Qui vediamo due catene alimentari. Alla base abbiamo i


produttori, nell’ambiente terrestre abbiamo delle piante, dalle piante si passa al primo livello di
consumatori (consumatori primari) cioè gli erbivori che sono rappresentati dalla cavalletta in questo caso,
poi abbiamo i consumatori secondari che si cibano di quelli primari, poi i terziari e infine i predatori che si
cibano a loro volta dell’anello trofico precedentemente descritto. La stessa cosa la possiamo dire per la
catena alimentare acquatica che ha come produttore il fitoplancton cioè un tipo di plancton costituito da
organismi capaci di svolgere la funzione fotosintetica che vanno a rappresentare il nutrimento per altri
organismi piccoli che vanno a costituire lo zooplancton con gli animaletti che si nutrono del fitoplancton,
poi i consumatori secondari che si cibano dei primi consumatori erbivori, poi c’è un tonno, uno squalo, fino
ad arrivare all’apice di questa catena alimentare.
Le reti alimentari
Quando passiamo dal modello teorico a quello reale dobbiamo parliamo di reti alimentari e non di catene
alimentari. Gli ecosistemi reali sono più complessi delle semplici catene alimentari. La maggior parte dei
consumatori mangia ed è mangiata da due o più tipi di organismi. Molti animali si nutrono a più livelli
trofici.
Es. La cavalletta può costituire il cibo per 4 tipi di organismi.
Anche qui le relazioni si disegnano in una rete alimentare tra quelli che sono i giochi tra chi mangia chi, tra i
rapporti tra i diversi organismi vegetali, animali, fungini, microscopici di un determinato ecosistema. In
questo caso si osserva che un animale può nutrirsi non soltanto di un unico gruppo di organismi presenti in
quell’ecosistema ma può avere la scelta di nutrirsi di più organismi diversi. Molti animali, possono nutrirsi a
più livelli trofici (l’esempio è l’immagine sotto)

 in un semplice ambiente lacustre, di stagno osserviamo i


produttori primari (alghe, fitoplancton) che vanno a rappresentare il nutrimento. Lo zooplancton è il
gamberetto cerchiato alla base da cui partono 4 frecce che raggiungo 4 organismi diversi. Questo significa
che il comparto dei consumatori primari rappresenta il cibo e il nutrimento non soltanto per un unico
consumatore secondario ma potenzialmente per 4 consumatori secondari. Non si ha, in questo caso, una
sequenza lineare ma ramificata (qui si capisce perché non si può parlare di catene ma di reti alimentari).
Un altro esempio può essere la cavalletta a sinistra che costituisce il cibo per altri 4 diversi gruppi di
organismi: per un piccolo roditore (topo ragni), per un’arvicola (topi di dimensioni notevoli) oppure per un
piccolo topolino domestico. Tutti questi sono organismi che possono nutrirsi di insetti e possono sceglie se
nutrirsi soltanto della cavalletta o essendo roditori nutrirsi delle piante acquatiche presenti in questo
ecosistema. Poi abbiamo l’apice di questo insieme di livelli trofici, le civette che hanno una vastissima
gamma di possibili scelte, possono sostanzialmente nutrirsi di quasi tutti i consumatori primari e secondari
che osserviamo nell’immagine.

 esempio di rete alimentare terrestre. Tante specie


possono rappresentare il nutrimento per dei predatori (la volpe) e per quante specie diverse può
rappresentare fonte di nutrimento un semplice lombrico di terra, oppure dei piccoli invertebrati come le
chiocciole, oppure le piante erbacee (le primule), oppure dei semi di alcune piante. Questi intrecci e reti
alimentari ci dicono una cosa: maggiore è il numero di specie viventi presenti in un ecosistema, più questo
ecosistema sarà capace di resistere all’eventuale scomparsa di una di queste specie, perché dal momento in
cui una di queste specie presenti ha la possibilità di scegliere tra più diverse fonti di approvigionamento
alimentare, anche se ne venisse a mancare una potrebbe vivere spostando la propria alimentazione sulle
altre di cui è in grado di alimentarsi.

 stesso ragionamento anche sulle reti marine.

 rappresentazione di un modello diverso: ecosistema lacustre di cui


abbiamo già parlato.

 rappresentazione della situazione che si ha nel caso di un


semplice albero, una quercia che può rappresentare da sola un ecosistema a partire dal suolo in cui
ritroviamo la popolazione caratteristica dello strato superficiale del suolo, con piccoli invertebrati, insetti,
licheni, protozoo, muschio ecc.. erbivori che si cibano di piante erbacee sempre presenti sulla superficie del
suolo. Se saliamo nella chioma osserviamo popolazioni di specie diverse rappresentate da volatile e per
esempio da scoiattoli. Questo albero rappresenta un ottimo esempio di come si possa ottenere, anche da
uno spazio limitato di superficie terrestre, un piccolo ecosistema che se non disturbato da fenomeni di
inquinamento o azioni messe in atto dall’uomo può essere a tutti gli effetti essere considerato un
ecosistema autosufficiente.

Le piramidi ecologiche
Per descrivere la complessità degli ecosistemi si utilizzano diversi metodi, uno dei più semplici è di
disegnare la complessità di un ecosistema attraverso le rappresentazioni grafiche di tipo piramidale che
prendono il nome di piramidi ecologiche.
Si possono avere diversi tipi di piramidi:
- La piramide dei numeri si rappresentano graficamente i numeri degli organismi di ogni livello
trofico di un di ti ecosistema, si ottiene una semplice piramide ecologica;
- La piramide di biomassaSostituendo ai numeri degli organismi la loro biomassa.
- La piramide di energia descrive quanta dell’energia originariamente proveniente dal sole riesce
ad essere imbrigliata nella rete trofica dell’ecosistema e quanta di questa energia viene restituita
alla fine all’ambiente.
Normalmente, la percentuale di energia trasformata in biomassa da un livello trofico al successivo varia tra
il 5% e il 10%.
ALCUNI ESEMPI DI PIRAMIDI ECOLOGICHE:

La piramide dei numeri in un


ambiente indiano possiamo avere 6.000.000 di piante erbacee che danno sostentamento a 700.000 erbivori
di grossa e di piccola taglia, a loro volta questi erbivori possono nutrire 350.000 carnivori e poi solo
pochissimi predatori (es. la tigre) nell’ultimo livello trofico. COSA SI OSSERVA? Facendo questi conti
andiamo inevitabilmente a costruire una piramide con base molto ampia, ci vogliono moltissimi produttori
per nutrire molti consumatori primari, pochi consumatori secondari e pochissimi predatori.

 La piramide di biomassa lo stesso risultato si ottiene


in maniera più evidente se volessimo andare a pesare la biomassa degli stessi livelli trofici. Otterremo un
peso notevolissimo dei produttori primari, un peso notevolmente inferiore a livello dei consumatori primari
(erbivori) e così via fino ad arrivare ad un peso enormemente più piccolo di quello dei produttori primari
quando si arriva all’apice della piramide. Questo ci dice che la capacità di trasformare ciò che mangiamo in
nuova massa muscolare è limitata perché parte dell’energia contenuta nel cibo che mangiamo viene da noi
utilizzata per tutto ciò che compiamo, che facciamo, il nostro movimento, il nostro metabolismo che
comporta un dispendio di energia e quindi se la spendo in questo modo non posso trasformarla in
biomassa. Una parte del cibo che io mangio viene ad essere accumulata sottoforma di muscoli o di lipidi, a
seconda del nostro stile di vita, e poi una buona parte di quella che mangio non riesco ad assorbirla, a
digerirla e la ridistribuisco all’ambiente attraverso i processi digestivi.
La piramide di energia fa capire meglio
il fenomeno dell’incapacità di utilizzare completamente l’energia contenuta nel cibo che assumiamo. In
questa piramide vediamo il sole che pilota la produzione di biomassa vegetale a livello delle piante di cui si
possono nutrire gli erbivori e già nel passaggio tra il livello primario (in cui a modo di esempio sono
rappresentati 10.000 kcal) ne perdiamo il 90%,a loro volta le kcal rimaste sono state trasformate in
biomassa (massa muscolare) , a livello dei consumatori primari, vengono a perdere il 90% del loro
contenuto energetico quando i consumatori secondari si nutrono dei consumatori primari e di queste
calorie rimaste (1000) ne rimangono 100 all’interno del corpo di un consumatore secondario (un carnivoro).
Per finire, quando un carnivoro viene mangiato da un predatore si perde ulteriormente il 90% di questa
energia e la piramide raggiunge il vertice. Questo ci convince ancora di più che abbiamo una grossissima
dispersione di energia durante l’attraversamento del sistema da parte di questa energia proveniente
inizialmente dal sole.

 Quanta dell’energia che raggiunge


l’atmosfera terrestre raggiunge poi la superficie terrestre? Quanta poi l’energia che raggiunge la superficie
terrestre riesce ad essere captata attraverso la fotosintesi? Lo schema è complesso ma del 100%
dell’energia che raggiunge lo strato più esterno dell’atmosfera terrestre, soltanto il 21% viene ad essere
assorbito dal terreno. Di questo 21%, il 20% viene restituito sottoforma di calore all’atmosfera, il 6% si
disperde tra il terreno e l’atmosfera e appena lo 0,023% riesce ad essere captata dal distretto dei
produttori quindi dagli organismi fotosintetici e a produrre nuova materia organica.
 tornando a questo schema che modella il
funzionamento degli ecosistemi: l’energia solare viene captata in maniera estremamente limitare, lo
0,023%, dalle piante, questa energia viene trasferita con una perdita del 90% ai consumatori primari (gli
erbivori), gran parte se ne va sottoforma di calore attraverso il metabolismo di questi stessi organismi. Noi
siamo caldi, abbiamo una temperatura media di 37 gradi, questo calore comporta un dispendio di energia.
Il nostro corpo spende energia per mantenerci caldi. Il calore che produciamo viene costantemente perso,
restituito all’ambiente e quindi non è possibile sfruttare l’energia contenuta nel nostro calore che
restituiamo all’ambiente per altri scopo (questo è il motivo della freccia laterale con la scritta calore in tutti
i passaggi che vediamo nell’ecosistema. Il consumatore primario viene mangiato dal consumatore
secondario, c’è una perdita di calore, di energia, di 1000 kcal ne assorbiranno soltanto 100, a livello
superiore ne assorbirà soltanto il 10% e così via. Sono tutti punti in cui viene perso calore, spesa energia per
il movimento, per la caccia, per la fuga e così via.

Processi fondamentali: i cicli biogeochimici


All’interno dell’ecosistema non circola soltanto la materia vivente ma anche materiali, accessori che
servono a farci funzionare, le piante hanno bisogno di anidride carbonica, di Sali minerali, di acqua e sono
materiali che devono circolare attraverso l’ecosistema, attraverso quelli che vengono chiamati cicli
biogeochimici.
Qualsiasi sostanza di cui un organismo necessita per vivere, crescere o riprodursi è chiamato nutriente.
Questi nutrienti e i composti che da essi derivano compiono cicli continui (cicli dei nutrienti) che vanno
dall’ambiente abiotico (aria, acqua, suolo) agli organismi viventi, per poi tornare nuovamente all’ambiente
abiotico.

 L’acqua è fondamentale per


tutti gli organismi presenti nell’ecosistema. L’acqua si muove all’interno dell’ecosistema attraverso il ciclo
dell’acqua si parte dalle nuvole che una volta condensate e raffreddate restituiscono al terreno,
sottoforma di precipitazioni, l’acqua di cui sono composte. L’acqua, a seconda della natura del terreno (se il
terreno presenta una vegetazione abbondante, una foresta), può essere lentamente assorbita dal terreno
ed essere in grado di raggiungere le falde acquifere sotterranee oppure se il terreno è roccioso,
quest’acqua scivola sulla superficie del terreno perché non ha il tempo di essere assorbita e se ne va nel
bacino idrico più vicino (un lago, un torrente, uno stagno, un fiume ecc…) per raggiungere poi il mare e così
facendo viene a contatto con tutti gli altri distretti ambientali, quindi con i terreni che possono essere più o
meno ricchi di piante, di produttori primari. Nei produttori primari l’acqua viene captata attraverso
l’apparato radicale e poi va a dare una mano al processo di costruzione di nuova fibra vegetale insieme
all’anidride carbonica presente nell’atmosfera e insieme ai Sali minerali disciolti dall’acqua mentre
attraversa il terreno. Le piante traspirano durante la loro fotosintesi quindi fanno evaporare di nuovo
l’acqua attraverso il fenomeno di evapotraspirazione. Tutti i distretti e le raccolte di acqua superficiali a
loro volta permettono l’evaporazione dell’acqua, soprattutto durante le giornate calde; anche a livello
dell’oceano avvengono i fenomeni di evaporazione. L’acqua evapora di nuovo, raggiunge i strati alti di
atmosfera dove a causa di temperature più basse si condensa di nuovo in corpi nuvolosi e il ciclo
ricomincia.

Il ciclo del carboniol’anidride carbonica è il gas


che più ci interessa quando parliamo del ciclo del carbonio. L’anidride carbonica è il cibo delle piante che
l’assorbono dall’atmosfera. Nell’atmosfera come ci arriva? In condizioni teoriche di assenza di attività
umane, ci arriva perché tutti gli organismi che respirano ossigeno hanno come prodotto di rifiuto l’anidride
carbonica (noi tutti respiriamo e nel mentre utilizziamo l’ossigeno presente nell’aria che veicoliamo durante
l’inspirazione ai polmoni, e quando espiriamo restituiamo all’ambiente aria deprivata di ossigeno ma
arricchita dai nostri polmoni di anidride carbonica). Per noi l’anidride carbonica è un elemento di rifiuto,
rappresenta una risorsa per gli organismi che ne hanno bisogno, come gli organismi fotosintetici per potersi
accrescere. Purtroppo il ciclo del carbonio è pesantemente impattato dalle attività umane, industriali e
dunque noi con le nostre attività nelle quali, con pochissime eccezioni, utilizziamo delle combustioni,
immettiamo enorme quantità di anidride carbonica che sbilanciano questo rapporto esistente tra chi
produce anidride carbonica in maniera naturale (l’atto respiratorio) e chi la utilizza come risorsa (le piante).

Il ciclo dell’azoto Il 78% è presente


nell’atmosfera ma noi non possiamo catturarlo attraverso la respirazione, noi abbiamo bisogno di azoto
perchè fa parte delle nostre proteine, del nostro Dna, di tutti gli amminoacidi e come facciamo ad
assimilarlo? Lo assimiliamo attraverso la rete trofica. Le piante sono capaci di catturare azoto sotto forma
moniacale dal terreno e trasformalo in amminoacidi, in acidi nucleici, come componente di queste
sostante. Noi nutrendoci di erbivori o direttamente dalle piante, una volta che questo elemento sia stato
incorporato in molecole che conosciamo, che sappiamo digerire, lo possiamo recuperare. Dall’atmosfera
chi cattura l’azoto? Le piante non sono capaci. Esse devono avere la fortuna di trovare nel terreno la
presenza di piccolissimi organismi (batteri microscopici) che sono gli unici a riuscire a catturare l’azoto
atmosferico e di trasformarlo in Sali capaci a loro volta di penetrare il corpo delle piante attraverso
l’apparato radicale. Si chiamano batteri azotofissatori e permettono la sopravvivenza di tutto l’ecosistema.

Il ciclo del fosforo il nostro DNA e il


nostro RNA molte delle nostre proteine, lipidi, alcuni dei nostri zuccheri hanno tutte quelle molecole che
vanno a costituire la sostanza stessa, il tessuto stesso dei nostri organi e delle nostre cellule. Il fosforo è
difficilissimo da captare nel nostro ambiente. Le piante e i funghi sono capaci di captare questo elemento
sotto forma di Sali fosfati. Questo elemento è abbastanza presente nelle rocce e nei terreni ma è difficile da
veicolare attraverso l’acqua in ambienti in cui vi siano delle piante, dei vegetali che possono assorbirlo.
L’assorbimento è difficile. A seconda dell’acqua in cui si trova questo fosforo, se l’acidità dell’acqua è
elevata il fosforo precipita e non è più disponibile per l’assorbimento da parte delle piante. Senza il fosforo
nessun organismo vivente sarebbe vivo.
Lezione 3 - 5 ottobre

(Tutti i materiali circolano all’interno degli ecosistemi e vengono riutilizzati dal metabolismo degli organismi
che insistono nell’ecosistema e tutto ciò che viene riciclato dal comparto dei decompositori rientra a far
parte dell’ecosistema stesso. Ciò che non può essere riciclato è quel quantitativo di energia che proviene
dal sole.)

Negli ecosistemi artificiali

Qui vediamo cosa accade in un pascolo gestito


dall’uomo: abbiamo gli erbivori che si nutrono di
vegetali presenti nel pascolo ma il problema di
questo sistema artificiale che se abbandonato a se stesso gli erbivori si riprodurrebbero troppo, prima o poi
inizierebbero a scarseggiare per tutti gli individui i nutrienti che li ritroviamo sotto forma di piante, erbe
verrebbero a scomparire distruggendo in pochissimo tempo l’ecosistema stesso. Non è in grado di essere
autosufficiente e di autoalimentarsi.
Un aspetto importante negli ecosistemi è quello del detritivori e dei decompositori, gruppo di organismi
eterogeneo che può essere rappresentato da organismi unicellulari tipicamente batteri, muffe, protozoi o
pluricellulari come insetti, lombrichi, termiti, formiche, granchi..
Tutti questi organismi si nutrono di detriti, rifiuti o parti di organismi morti o parzialmente decomposti e
sono capaci di estrarre da essi le sostanze nutritive elementari restituendole al terriccio nel quale i
decompositori vivono.
I decompositori sono rappresentati da micro organismi a struttura unicellulare, piccoli funghi unicelulari,
batteri.
Detritivori e decompositori riciclano la sostanza organica in qualsiasi tipo di ecosistema scomponendo i
materiali organici complessi in elementi semplici, nutrienti che poi rilasciano nel suolo o nell’acqua
dell’ecosistema lacustre o marino in cui di trovano. Nutrienti sono nella disponibilità dei produttori primari.
Un esempio dell’azione di questi detritivori:

In alto possiamo osservare ciò che accade


all’interno di un tronco di un albero caduto
al suolo e quindi ormai morto, molti insetti
scavano all’interno del tessuto legnoso di
questi resti di albero producendo gallerie e
deponendo delle uova che poi daranno alla
luce delle larve, in particolare larve di
coleotteri che sono adatte a questo tipo di
vita, prima di diventare insetti adulti
passano i loro primi stadi di vita nei tronchi
nutrendosi della materia in
decomposizione.
In basso c’è una larva di coleottero che
stava riposando durante la stagione
invernale all’interno del tronco che è stato spezzato per evidenziarne il contenuto.
La prima azione meccanica di sminuzzamento del materiale vegetale è seguita poi da un’azione meno
visibile effettuata dai decompositori (micro organismi).

Negli ecosistemi ci sono dei parametri che non possono essere superati poiché se si superassero
determinerebbero la messa i pericolo della sopravvivenza di una o più specie.
Questi parametri si definiscono limiti di tolleranza dell’ecosistema e possono avere a che fare con fattori
fisici o con fattori biologici.
Tra i fattori fisici ricordiamo il grado di illuminazione, la temperatura media, le concentrazioni di gas
disciolti in acqua o in atmosfera, particolarmente importante è la concentrazione di ossigeno. Questi limiti
devono essere mantenuti il più possibile costanti, se superano i limiti di resistenza di una determinata
specie, quest’ultima è destinata a soccombere.
Concetto importante relativo ai parametri che descrivono il modo di vita degli organismi all’interno di un
ecosistema: la nicchia ecologica.
La nicchia ecologica esprime il suo modo vi vita complessivo e il significato dell’esistenza di quella specie
nell’ecosistema, ne descrive il ruolo, la funzione.
Comprende le condizioni chimiche, fisiche e biologiche di quella specie che si può sviluppare e accrescere al
meglio. Dobbiamo distinguere tra nicchia ecologica teorica e specializzata (realizzata).
La nicchia specializzata permette alla specie di evitare o rendere minime le competizioni e le interazioni
negative con le altre specie. Permette la coesistenza di diverse specie all’interno di uno stesso territorio,
ecosistema.
Le specie in un ecosistema interagiscono le une con le altre in modi più o meno diretti ciò nonostante fin
tanto che le risorse utilizzate in comune da più specie all’interno dello stesso ecosistema siano abbondanti
molte specie diverse possono condividerle senza alcun problema questo permette a ciascuna di loro di
avvicinarsi, ad occupare la propria nicchia fondamentale.
Se non c’è competizione, se on c’è qualche altra specie che priva una o più specie di una risorsa
fondamentale tutte le specie dell’ecosistema potranno approvvigionarsi di acqua, luce, spazio, cibo in
modo tale da vivere in maniera ottimale. Cioè secondo quanto prevede la nicchia fondamentale che
rappresenta la totale gamma potenziale di fattori fisici, chimici e biologici che potrebbe utilizzare in
assenza di competizione con le altre specie.

Che succede quando una o più risorse (cibo,luce, acqua..) scarseggiano (non ce ne sono più a sufficienza
per tutto l’ecositema)? Si instaura un rapporto di competizione tra due o più specie nel quale ogni specie
tende a prevalere sull’altra per la capacità e la possibilità di approvvigionarsi di più cibo, di maggior
quantitativo di luce solare, di quanta più acqua possibile…
Abbiamo un tipo di competizione chiamata intErspecifica, appena descritta, quando le risorse sono
particolarmente scarse. Diverse specie possono utilizzare le stesse risorse in tempi, mdi e luoghi diversi,
limitando la sovrapposizione delle loro nicchie fondamentali dando origine alle nicchie realizzate.
Poi possiamo avere insieme anche l’intrAspecifica, cioè che avviene tra individui appartenenti alla stessa
specie.
Tra i tipi di competizione che possiamo descrivere troviamo:
- la competizione per interferenza avviene quando una specie limita l’accesso di un’altra specie alla
medesima risorsa indipendentemente dalla disponibilità della risorsa stessa. Interferenza di
competizione blanda poiché la disponibilità della risorsa non incide su questo tipo di competizione e
generalmente si mantiene abbondante e sufficiente a tutte le specie.
- nella competizione per sfruttamento invece, una delle due specie utilizza maggiormente rispetto ad
un’altra una risorsa limitata ostacolando la sopravvivenza dell’altra specie. E’ un tipo di competizione che
risulta sempre sfavorevole per una delle specie che instaurano questo tipo di rapporto competitivo per
una o più risorse limitate.
Nel caso in cui due specie occupano la stessa nicchia fondamentale (abbiano le stesse identiche esigenze in
termini di spazi, luce, illuminazione..) è inevitabili che una delle due costringa l’altra ad essere esclusa da
quell’ecosistema o ad estinguersi.

Un tipo di interazione tra le specie è quello che ha a che fare con una forma violenta di interazione : la
predazione, avviene quando i membri di una specie tipicamente rappresentata da predatori si nutre di parti
o di un intero organismo di un altra specie che rappresenta, in questo
caso, la preda.

Possiamo osservare una civetta che sta per catturare un roditore.


La civetta rappresenta il predatore e la preda rappresentata dal
roditore.

Un altro tipo antico di interazione tra due o più specie è il parassitismo. Un parassita è rappresentato
da un predatore particolare che utilizza un altro organismo più grande definito ospite dal quale trae
nutrimento per la propria sopravvivenza . Il predatore non uccide il proprio ospite ma tende ad
adattarsi al proprio ospite cercando di provargli il minor fastidio possibile. Il parassita può vivere
all’esterno o all’interni del suo ospite, per tutta la vita
po per parte della sua esistenza.

Nella figura in alto una zanzara che si sta nutrendo di


sangue da un mammifero, l’addome gia riempito di
sangue e in basso dei parassiti ematici, globuli rossi e
un paio di organismi unicellulari, sono protozoi che
hanno forma diversa, molto più colorati dei globuli
rossi e rappresentano parassiti del sangue.

Un tipo di parassitismo molto antico è il mutualismo.


Non appena si instaura il rapporto tra parassita e ospite è piuttosto violento. Il parassita provoca
fastidi sempre avvertiti dall’ospite e ci vogliono milioni di generazioni di convivenza affinché i due
organismi, parassita e ospite, riescano ad adattarsi gli uni agli altri cercando di provocare il minor
danno possibile al proprio ospite per quanto riguarda il parassita e cercando di sopportare con i
minori fastidi possibili il parassita per quanto riguarda l’sopite.
Il mutualismo è un rapporto di parassitosi antico che ha visto milioni di generazioni alle spalle in
cui il parassita si è perfettamente adattato al proprio ospite. Nel mutualismo è possibile che
entrambe le specie traggano vantaggio da questo tipo di interazione.
Ad esempio. le api quando vanno ad alimentarsi del nettare dei fiori hanno un vantaggio reciproco,
le api traggono nutrimento per il proprio sostentamento i fiori possono utilizzare le api com elettori
che trasportano il loro polline su altri fiori effettuando una fecondazione crociata.

Qui troviamo rappresentati esempi di


mutualismo tra formiche e piante di acacia,
nel primo caso osserviamo delle modifiche
effettuate dalla pianta alle proprie foglie,
modifiche che hanno portato alla
organizzazione di queste porzioni
modificate della pianta in specie di
contenitori nei quali le formiche in rapporto
di mutualismo possono vivere e
organizzare le proprie comunità (formicai)
restando protette dall’attacco di eventuali predatori. In cambio queste formiche pattugliano tutte le
porzioni subaeree delle piante catturando e difendendo le piante da attacchi di organismi che
potrebbero danneggiare la struttura della pianta.
A destra è visibile un ulteriore avanzamento del rapporto di mutualismo, la pianta ospita le
formiche in un rapporto di mutualismo ma produce dei bottoni di nutrienti (zuccheri) che le
formiche possono utilizzare per il proprio sostentamento. Le formiche difendono anche qui la pianta
da altri attacchi di parassiti.

Un tipo di mutualismo più blando in cui almeno una delle specie che attuano questo rapporto è
quello che si instaura tra gli anemoni di mare i pesci pagliaccio.
Gli anemoni di mare sono animali che passano la loro vita attaccati al substrato e catturano le loro
prede di cui si nutrono attraverso i tentacoli paralizzandole con il loro veleno contenuto in questi
tentacoli e nutrendosene. Il vantaggio del pesce pagliaccio è che vivendo all’interno dei tentacoli
degli anemoni di mare deve solo attendere che l’anemone di mare cattura qualche preda per
cibarsene anche lui senza doversi preoccupare di andare a caccia e quindi di muoversi consumando
energie. L’ulteriore vantaggio che in questo caso tre il pesce pagliaccio è quello di essere
costantemente difeso dall’attacco di predatori grazie alla pericolosità degli altri organismi del
veleno contenuto nei tentacoli degli anemoni di mare.

Tutti gli ecosistemi si compongono di elementi biotici e abiotici, tutti questi elementi interagiscono
e sono concatenati tra loro. Tutti gli ecosistemi devono avere un approvvigionamento di energie
proveniente dalla luce solare. Tutte le altre componenti biotiche e abiotiche possono essere
trasformate e utilizzate come nutriente poi alla fine restituite completamente all’ambiente sotto
forma di nutrienti e di sostanza semplici che le pianti sono capaci di nuovo di assorbire.
Rischi ambientali:fisici, chimici, biologici e culturali

Il rischio rappresenta la possibilità da parte dell’uomo o dell’ambiente in cui vive di subire ungano
a causa di pericoli di varia natura. La valutazione dei rischi che si corrono si basa sui dati acquisiti
quindi sul racconto del passato e si esprime in termini di probabilità. Il rischio non è mai certo, è
possibile e si misura in percentuale di probabilità.
Possono essere suddivisi in diverse tipologie:
- Rischio culturale (comprende un po' tutti gli altri) hanno che fare con il nostro stile di vita. Se
abbiamo condizioni di lavoro eccellenti nell’ambiente di lavoro non correremo rischi ma se
abbiamo condizioni di lavoro non buone evidentemente l’ambiente metterà a rischio la nostra
salute. Se utilizziamo un tipo di dieta sana, se ci nutriamo correttamente, se non utilizziamo
alcool, droghe o altre sostanze dannose, se svolgiamo una certa quantità minima di esercizio
fisico non dovremmo correre rischi. Viceversa mettiamo a rischio la nostra salute. Questo vale
anche per altre modalità di interazione con l’ambiente che possiamo mettere in atto durante il
giorno, per esempio quanto tempo e che tipo utilizzo di mezzi di trasporto, mi escono o meno a
sorgenti di infezioni virali o batteriche, a sostanze pericolose, a fumi tossici, gas esausti, a gas
prodotti durante combustioni incomplete, all’interno della casa a assolventi presenti nei
pavimenti, nel mobili. Tutto questo può determinare rischi di varia natura, in definitiva i rischi
dipendono dalle scelte che facciamo quotidianamente per il tipo di lavoro che facciamo, per il
tipo di alimentazione che abbiamo, spostamento che scegliamo( bicicletta, macchina, tram)…
Ogni scelta comporta determinati rischi.
- Rischi fisici hanno a che fare con fenomeni fisici che possono essere rappresentati ad esempio da
sismi, radiazioni ionizzanti, fenomeni atmosferici estremi, inondazioni, incendi, eruzioni
vulcaniche.. A seconda di dove viviamo e del lavoro che svolgiamo siamo più o meno sottoposti
a rischi. Se viviamo nelle zone prossime alle rive di un fiume corriamo molti rischi dal punto di
vista delle inondazioni, se viviamo all’interno di un bosco corriamo rischi dal punto di vista degli
incendi..

Per parlare di rischi fisici è necessario dare gli elementi di


base della struttura della materia. Tutta la materia è
costituita da elementi semplici detti atomi nei quali è
presente un nucleo atomico, rappresentato nella foto con
delle sferette di colore rosso e grigio. In questo nucleo ci
sono delle particelle cariche positivamente che prendono il
nome di protoni. Ci sono delle particelle di massa più o
meno analoga a quella dei protoni che hanno carica elettrica
e che prendono il nome di neutroni e questo nucleo
atomico è circondato da una nube elettronica che viene formata dal movimento rapidissimo di
piccole cariche elettriche con carica elettrica negativa che prendono il nome di elettroni.

Nell’universo che conosciamo abbiamo classificato 118 elementi, alcuni di questi tre ad averli
classificati li abbiamo anche prodotti noi attraverso le azioni di tipo particolare. Questi elementi
quando si uniscono tra di loro vanno a creare i composti.
[Ad esempio l’ossigeno con l’idrogeno va a comporre il composto che prende il nome di acqua.]

Qui vediamo raccolti tutti i 118 elementi semplici che esistono nel nostro universo e ciascuno di
questi che possiamo immaginare descrivere con una X ha delle particolari
caratteristiche:

-numero di massa indicato con la lettera A ( si scrive in alto, ad apice, sulla


sinistra dell’elemento) indica la somma di neutroni e protoni presenti nel
nucleo dell’elemento.
-numero atomico indica il numero di protoni contenuti nell’elemento.

Con queste due nozioni andiamo vedere il rischio fisico che subiamo quando abbiamo a che fare
con dei fenomeni di radioattività.
Tutte le diverse forme di un elemento, con uguale numero atomico ma diverso numero di massa, in
conseguenza di un diverso numero di neutroni,
sono chiamate isotopi.

Qui vediamo un esempio, possiamo vedere


l’elemento non radioattivo - l’idrogeno -
costituito da una protone (verde) e un elettrone
(piccola sfera azzurra). Elemento stabile comune
in tutto l’universo.

Un elemento instabile e perciò radioattivo,


isotopo dell’idrogeno perché ha un diverso numero di protoni è il Deuterio, oltre alla presenza del
protone nel nucleo ha in questo caso anche il neutrone che ne accresce la massa nucleare. Poi
abbiamo il Trizio, isotopo dell’idrogeno che come suggerisce gia il nome ha tre particelle ne
proprio nucleo: il protone e le altre due sono particelle prive di carica, due neutroni, che
appesantiscono ancora di più questo isotopo.
Che succede agli isotopi di un elemento? Succede che tendono costantemente, per tutta la loro
esistenza, a riassumere la forma stabile dell’elemento non radioattivo.
Il deuterio tenderà a perdere il proprio neutrone, il trizio tenderà a perdere i propri neutroni. Per far
questo emetteranno entrambi dell’energia chiamata radioattività.
Durante questo processo di perdita di energia per riacquistare la conformazione stabile
dell’elemento non radioattivo avviene l’emissione di energia sotto forma di radiazioni, le quali
possono essere di tre tipi fondamentali:
- radiazioni molto deboli: ALFA, costituite da protoni e neutroni
- radiazioni un po' più forti: BETA, costituite da elettroni
- radiazioni molto forti: GAMMA, costituite da fotoni

Le radiazioni alfa non riescono ad attraversare un


semplice foglio di carta.
Le radiazioni beta riescono con estrema facilità a
superare dei fogli di carta ma vengono bloccate da uno
spessore di legno di almeno 1cm.
Le radiazioni gamma attraversano con estrema facilità
carta, legno e cemento.

Quando questi raggi più o meno potenti colpiscono i nostri


tessuti viventi è possibile che avvenga quello che vediamo
scritto in figura. Sotto abbiamo un atomo di litio, ad esempio,
colpito da radiazioni ionizzanti questo atomo perde un
elettrone e diventa un elemento provvisto di carica positiva,
diventa uno ione. La differenza tra lo ione, a destra, e
l’elemento stabile, a sinistra, è importate. Quando un elemento
assume una carica positiva oppure negativa diventa un elemento diverso dall’elemento di partenza,
è molto reattivo e po' interagire con moltissimi altri elementi e può danneggiare o distruggere le
cellule viventi causando gravi malattie.
Ogni qualvolta noi ci esponiamo volontariamente o non ad una sorgente radioattiva e quindi
veniamo esposti a radiazioni alfa, beta o gamma corriamo dei rischi per la nostra salute poiché le
radiazioni posano interagire con i nostri tessiti dall’esterno o dall’interno del nostro corpo
provocando la formazione di ioni che a loro volta possono danneggiare più o meno gravemente il
nostro stato di salute e i nostri tessuti.
Attualmente non esistono zone del pianeta che non siano gia state contaminate da sostanze
radioattive, derivate da attività umane di diversa
natura.

Osserviamo la terra vista dal polo nord e fotografata


con un filtro che permette di rilevare la radioattività in
superficie. I contorni delle terre emerse che vediamo
colorati, si sono colorati a causa della radioattività che
emettono e sono state fotografate da un satellite ad una
notevole distanza dalla sup. terrestre evidenziando che
non c’è nessuna parte dei continenti sui quali insiste la
nostra specie che si possa considerare libera da
contaminazione radioattiva.
In questo caso è stata misurata la concentrazione
di cesio sulla sup. terrestre poiché il cesio è uno
degli elementi che si formano durante un’esplosione nucleare oppure durante il funzionamento di
una centrale elettrica nucleare. Negli anni precedenti ci sono state innumerevoli esperimenti
nucleari autorizzati e effettuati in zone desertiche del pianeta oppure nei fondali marini, tutte queste
sequenze di esperimenti e di esplosioni hanno determinato a lungo andare tutta la sup. terrestre con
non solo il cesio ma altri radionuclidi.
Siamo tutti esposti ad una certa dose di radioattività.

- Rischi chimici derivano da tutte le sostanze chimiche che possono essere dannose e che
ritroviamo in tutti i distretti ambientali come nell’aria, nel suolo, nel cibo, nelle abitazioni e
nell’ambiente di lavoro.
La definizione di agente chimico è descritta dal decreto legislativo 81 del 2008. Sono definiti agenti
chimici tutti gli elementi o composti allo stato naturale oppure smaltiti mediante qualsiasi attività
lavorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato. Cioè a dire
che ogni volta mi invento una sostanza chimica innaturale (non esisteva prima in natura) andrà a far
parte del grosso comparto di agenti chimici cioè sostanze che possono agire una qualche azione su
altri organismi o distretti ambientali.

C’è una classificazione di sostanze chimiche potenzialmente pericolose per noi:


- Sostanze tossiche: quelle che a determinate dosi in esperimenti che tendono a dimostrare il
grado di pericolosità nella sostanza chimica. Causano la morte di oltre il 50% degli animali da
esperimento. Alcuni esempi sono: idrocarburi clorurati (DDT), pesticidi organofosforici,
carbammati, composti del piombo (rari), composti del mercurio e del cadmio.
- Sostanze pericolose: quelle infiammabili, esplosive oppure quelle che possono determinare
irritazioni, allergie. Alcuni esempi: idrocarburi, esplosivi, acidi e basi forti come acido muriatico,
gas come monossido di carbonio prodotto durante le combustioni incomplete, composti dello
zolfo.
- Sostanze cancerogene: tutte le sostanze naturali o artificiali che causano lo sviluppo di tumori
tra questi fumo di sigarette (inquinante atmosferico più pericoloso), sostanze contenute in alcuni
alimenti sotto forma di conservanti, antiossidanti, colorati e additivi, amianto (in ambiente di
lavoro), sostanze nell’acqua e aria.
- Sostanze mutagene: quelle che creano mutazioni genetiche ereditabili, mutazioni scarico del
nostro sistema riproduttore, a carico dei testicoli e delle ovaie. Sono ereditabili perché tanto le
ovaie e tanto i testicoli producono le cellule riproduttive della nostra specie, se io faccio mutare
geneticamente i gameti, cellule riproduttive, poi i figli che nasceranno avranno tare genetiche più
o meno gravi.
- Sostanze teratogene: causano difetti nella crescita e nello sviluppo dell’embrione durante la
gravidanza. Ci sono alcuni antibiotici, alcuni metalli pesanti come il mercurio, farmaci.
Per ciascuna delle sostanze esistono dei limiti di legge al di sotto dei quali le sostanze non risultano
rischiose per la nostra salute. Soltanto il 12% di tutte le sostanze chimiche che abbiamo prodotto e
che sono in commercio sono state analizzate per la loro tossicità e di tutte le altre invece non
sappiamo nulla rispetto agli eventuali rischi che possono farci correre. Ogni anno sono introdotte
nell’ambiente più o meno 1000 nuove sostanze chimiche sostanze, considerate innocue finché non
viene dimostrato il contrario.
Perché non si effettua un test di tossicità per ciascuna di queste sostanze potenzialmente pericolose?
Perché ci sono costi proibitivi per effettuare i test e non si sa chi debba effettuarli. La legge dice che
finché non c’è il caso che si dimostri che una determinata sostanza chimica sintetica abbia
provocato dei danni la si può utilizzare tranquillamente.
Lo studio delle interazione tra tre delle sostanze più utilizzate nell’industria richiederebbe più di
20milioni di euro per la sperimentazione. Mentre il test sulla tossicità delle singole sostanze
prodotte viene effettuato da chi produce queste sostanze nulla si sa di che cosa possono provocare
due o tre o più sostanze quotidianamente assunte da una persona. Cosa avviene se
contemporaneamente assumo due sostanze tossiche? Il tipo di effetto provocato dalla
contemporanea esposizione di più sostanze non è effettivamente noto a nessuno perché nessuno si
vuole accollare l’onere di effettuare questi test.

- Rischi biologici sono rappresentati da organismi patogeni e dai virus. Mentre quando parliamo di
organismo si intende un entità biologica in grado di essere autosufficiente i virus invece è un
particella composta da acidi nucleici di DNA o RNA, un po' di proteine ma incapace di vere un
propio metabolismo e non è vivo almeno fino a quando non infetta il proprio ospite.
Tra i rischi biologici possiamo ricordare i virus influenzali, quello del raffreddore oppure il batteri
che possono provocare malattie parassitosi gravi, molti vermi intestinali ma anche altri ch invece
vivono nei tessuti dei loro ospiti (pulci, zecche, acari).
I virus sono gli agenti infettivi contro i quali abbiamo attualmente un solo presidio medico
rappresentato dai vaccini preventivi. Un volta che si sia contratta un’infezione di tipo virale il
vaccino è inefficace e dobbiamo contare soltanto sulle nostre difese immunitarie o sui pochissimi
agenti antivirali oggi disponibili.
Le malattie virali includono oltre all’influenza anche l’ebola, la rabbia,l’AIDS, la famiglia della
SARS che include anche il Sars-Cov2. Ciò nonostante noi siamo indifesi di fronte ad un’infezione
virale nuova, lo siamo fin quando non abbiamo studiato il virus, non abbiamo determinato la sua
sequenza genetica, non abbiamo preparato prodotto e somministrato una o più dosi di vaccino
preventivo. Intanto però dobbiamo gestire la malattia durante il suo esordio.
Le infezioni virali sono difficili da combattere e attualmente abbiamo solo due alternative
disponibili ai vaccini: aciclovir e remdesivir. Sono due sostanze che interferiscono con il ciclo di
replicazione del virus e che possono essere somministrate durante l’infezione virale anche una volta
contratta l’infezione questi antivirali hanno una qualche efficacia. Gli antivirali, aciclovir e
remdesivir, non sono nati per combattere il Sars-Cov2 ma sono nati per combattere altre infezioni
virali. L’ aciclovir è nato per combattere l’herpes mentre il remdesivir è nato per combattere
l’ebola.
Ciò nonostante quest’ultimo si sta
dimostrando utile per rallentare la
progressione del ciclo replicativo del Sars-
Cov2.
Possiamo osservare la morfologia del virus
che conosciamovene dal punto di vista
strutturale e dal punto di vista genetico. E’
stata sequenziata per intero la sequenza
della molecola dell’ RNA contenuta nel suo
capside organizzate in maniera semplice, ci
sono degli spike ossia una glicoproteina
(aghetti nella sup.) che funzionano da siti di
aggancio a particolari proteine nel nostro
tessuto polmonare che permettono al virus
di aderire alla cellula che poco dopo
penetrerà e nella quale inizierà a riprodursi.
Ci sono poi altre proteine (rosso) e non c’è nient’altro che la molecola di Rna all’interno. Non c’è il
nucleo, non c’è la membrana cellulare, non ci sono organuli cellulari quindi questa è un elemento
infettivo incapace di fare alcun che finché resta isolato dal proprio ospite. Il virus una volta
penetrato nell’organismo è quello di cercare un punto di aggancio per la propria proteina spike e
quello che va a cercare è una proteina comunissima nei nostri tessuti, abbonante nei reni, nei
polmoni e nel fegato che si chiama ACE, capace di convertire l’angiotensina 1 in angiotensina 2.
L’angiotensina è una sostanza che regola la pressione sanguigna nel nostro organismo, è una
proteina che non può mancare, non possiamo disattivare questa proteina cercando di far perdere il
punto di aggancio al virus perchè il nostro organismo morirebbe se questa proteina mancasse. Il
virus si aggancia a questa proteina presente sulla sup. delle nostre cellule e poi penetra all’interno
della cellula ospite e inizia a riprodurre tutte le sue proteine e per intero migliaia di copie della sua
molecola di RNA.

Il virus (alto a sin.) con le sue proteine spike si lega al recettore ACE (proteina abbondante nei
nostri tessuti), una volta che si è agganciato riesce a penetrare nella cellula, si apre, libera il proprio
contenuto in acido ribonucleico, in RNA, che inizia ad essere tradotto dall’apparato della cellula
ospite e quindi l’informazione virale inizia a produrre delle proteine, tutte le componenti virali e
finalmente a replicare innumerevoli copie la molecola di RNA. Quando tutte le componenti dei
virus sono state abbondantemente prodotte all’interno della cellula ospite si assemblano e
fuoriescono dalla cellula ospite tipicamente distruggendo la cellula stessa.

Fortunatamente per noi i virus che contengono nel loro interno RNA e non DNA hanno un alto
tasso di mutazione, quando il virus fa effetto alle copie di se stesso (del proprio genoma) commette
degli errori e le copie che viene a produrre presentano delle differenze rispetto all’originale. Queste
differenze si chiamano mutazioni che possono essere favorevoli o sfavorevoli al virus. Quelle che
risulteranno favorevoli al virus dovranno permettere una propagazione più rapida del virus in altri
organismi ospiti e evitare di uccidere l’organismo ospite poiché ucciderebbe tutti i virus presenti
nell’organismo. L’interesse evolutivo del virus è quello di infettare quanti più ospiti possibili, la
capacità, la contagiosità viene premiata ma viene sfavorita la violenza, la capacità di uccidere il
proprio ospite da parte del virus. Dopo una fase iniziale di difficile convivenza tra virus e i propri
ospiti con il passare delle generazioni virali i virus si adattano sempre meglio all’organismo che li
sta ospitando e con questo dobbiamo intendere che i virus determineranno sempre meno danni
all’interno degli organismi che andranno a parassitare e nel corso di milioni di generazioni virali
tendenzialmente è possibile prevedere che la popolazione dei virus possa diventare meno aggressiva
e vitale.
L’antivirale Remdesivir somiglia a una delle basi azotate presenti nella molecola del RNA e
mima la base azotata che l’adenosina “difettosa”. Se somministrato in vena ad un persona infetta
arriva tutte le cellule e anche al meccanismo di replicazione che utilizza il virus che incorpora
inconsapevolmente e proprie molecole di RNA e le copie che ha prodotto con questa base azotata
difettosa non funzioneranno.

Attualmente si sta cercando di creare dei vaccini che hanno comportato approcci diversi perché se
ci fossimo tutti concentrati su un unico tipo rivaccino qualora questo non sia perfettamente
efficiente o abbia qualche problema al limite di tossicità non ci troveremo in buone acque invece gli
approcci sono stati ultimi, si stanno testando nel mondo 300 tipi diversi di vaccini, le tipologie sono
le seguenti:
- vaccini a virus sono vaccini preparati con un omogenato di virus disattivati. Sono i primi vaccini
ad essere nati e ad essere utilizzati come quelli per il morbillo.
Ora si va verso vaccini basati su tecnologie che promettono di essere più efficaci tra queste
ritroviamo:
- vaccini basati su acidi nucleici (Rna o Dna), si preleva il Dna o l’ Rna del virus, lo si clona in
miliardi di copie e poi si utilizza l’Rna o il Dna per iniettarlo all’interno degli organismi che si
vogliono vaccinare. La speranza è che l’acido nucleico sia tradotto nelle proteine virali all’interno
del nostro organismo contro le quali si attiverebbe il nostro sistema immunitario. Si tenta di
insegnare al nostro organismo a difendersi contro le proteine di quel determinato virus.

- vaccini a vettore virale come per esempio lo sputnik, preparato dai russi ma non ancora testato.
Moltissime case farmaceutiche stanno lavorando a questo. Si tratta di prendere come contenitore un
virus innocuo per l’uomo, lo si svuota nel contenuto di un acido nucleico ci si inserisce al posto
dell’originale contenuto il Dna o l’Rna del virus contro cui si vuole stimolare la reazione
immunitaria e poi si inietta i virus nell’organismo che è capace di raggiungere le cellule del nostro
organismo liberando all’interno di queste cellule l’Rna che noi abbiamo deciso di inserire nel virus.
- vaccini basati su proteine particolari e purificate del virus, producendo grandi quantità di
proteine spike (est. al virus) si possono poi iniettare nel sangue e sperare che il nostro sistema
immunitario reagisca riconoscendole come corpi estranei producendo batterie di anticorpi che
possono renderci immuni da un eventuale attacco reale del virus dell’agente infettivo.

LEZIONE 4 - 9 ottobre

Un altro gruppo di organismi che possono mettere a rischio la nostra salute sono i batteri, hanno un
vero corpo cellulare con degli organuli, manca una membrana nucleare che racchiude il Dna dei
batteri. Sono autonomi, hanno un proprio metabolismo, si nutrono, si accrescono e si dividono. Se
ne conosco moltissimi di forma e dimensioni diverse, li possiamo ritrovare in ambiente subaereo,
nel terriccio, in acqua, sulla sup. di qualsiasi oggetto che possiamo riscontrare nell’ambiente che ci
circonda. Molti vivono sulla sup. della nostra pelle, all’interno del nostro sistema alimentare e
moltissimi compongono la flora batterica intestinale vivono nell’intestino, sono fondamentali
perché ci aiutano a digerire il cibo di cui ci nutriamo e ci aiutano a proteggerci da infezioni virali o
batteriche che potrebbero pericolosamente svilupparsi nel nostro sistema digerente e ci aiutano a
produrre alcune proteine. Ci sono batteri neutri e utili mentre altri parassiti, patogeni come gli
streptococchi, pneumococchi che producono infezioni alle vie respiratorie oppure le salmonelle, i
batteri del tifo che possono svilupparsi nel sistema digerente provocando malattie acute o croniche
anche gravi. Possiamo combattere i batteri, diversamente dai virus, essendo molto sensibili è
possibile ucciderli con gli antibiotici. Possiamo combatterli prima che si sviluppi un’infezione
dovuta a batteri patogeni attraverso dei vaccini preventivi oppure possiamo combattere l’infezione
batterica anche dopo che si sia sviluppata attraverso l’utilizzo del antibiotici che non possono essere
utilizzati contro i virus perché sono insensibili agli antibiotici.

Organismi di dimensioni microscopiche ma con cellule identiche alle nostre e a quelli degli altri
animali perché sono cellule
eucariotiche (provviste di nucleo che
presenta una propria membrana
nucleare). Questi organismi
unicellulari possono vivere come
organismi a vita libera, utili negli
ecosistemi poiché provvedono allo
smaltimento dei rifiuti di natura
organica ma possono anche vivere
come parassiti. Tra i parassiti
appartenenti a questo gruppo
(protozoi) dobbiamo ricordare il
gruppo di parassiti che provoca la
malattia “malaria”, trasmessa
all’uomo da un animale a sangue
freddo (zanzara appartenente al genere anofele). Sono zanzare, appartenenti a questo genere, diffuse
in tutto il mondo questo è il motivo per cui il 45% della popolazione mondiale è soggetta a rischio
di contratte questa malattia.
Malattia causata da un protozoo che appartiene al genere Plasmodium, microrganismo che trascorre
parte del proprio ciclo vitale all’interno dell’uomo e parte all’interno della zanzara. Quando la
zanzara infetta ci punge può iniettare insieme a un po' della propria saliva anche alcune decine di
questi piccoli protozoi.

La zanzara ci punge, inietta nel nostro sangue saliva che contiene dell’anticoagulante e
dell’antidolorifico in modo tale che noi non percepiamo nemmeno il momento in cui ci punge.
Inietta anche piccoli protozoi che attraverso la circolazione sanguigna raggiungono il nostro fegato,
penetrano all’interno degli epatociti per nascondersi alla vista del nostro sistema immunitario il
quale non ha il tempo di rendersi conto che è in corso un’ infezione e quindi non riusciamo in
questa prima fase di esposizione al parassita a sviluppare degli anticorpi. All’interno delle cellule
del nostro fegato possono restare i parassiti per giorni, settimane, mesi… Nel momento in cui
decidono di svilupparsi, questo momento coincide con il momento di debolezza della persona che è
stata parassita, iniziano a moltiplicarsi all’interno degli epatociti che hanno infettato. D un centro
punto quelli che si sono riprodotti sono talmente tanti che uccidono facendola esplodere la cellula
che hanno infettato e poi parassitano altre cellule, si moltiplicano e cosi via.. Ad un certo punto non
parassitano più ma si liberano nel sangue e l’individuo parassitato subisce un fenomeno
infiammatorio violento che gli provoca un innalzamento della temperatura. Viene la febbre
malarica, colpisce le persone di notte poiché è il momento in cui i parassiti si liberano nel sangue
perché la zanzara punge di notte nuovamente la persona e siccome il parassita ha come scopo
primario quello di diffondersi in latri ospiti evidentemente deve sincronizzare la propria presenza
nel sangue con la possibilità di essere ripescato dal sangue da un altra zanzara che lunga lo stesso
individuo. La zanzara può essere non infetta ma succhiando il sangue di un individuo infetti si
infetta anche lei a sua volta, nel corpo della zanzara i parassiti si riproducono molto rapidamente in
centinaia di parassiti che invadono le cellule salivari della zanzara restando fin quando la zanzara
non punge un nuovo individuo.

Ciclo vitale della zanzara: si parte della larva appoggiata al velo dell’acqua che una volta matura
si trasforma in pupa ed è pronta per la metamorfosi. Sul velo dell’acqua fuoriesce dalla larva un
insetto adulto che piano piano distende le zampe, poi le ali e poi prenderà il volo. La prima cosa che
fa è quella di nutrirsi, va in cerca di un pasto di sangue che servirà alla zanzara per cercare poi, dopo
aver ripreso le forze, per cercare un maschio per accoppiarsi con lui una sola volta nella propria
esistenza. La zanzara vive 4 o 5 settimane. Una volta accoppiata con il maschio può deporre una
volta a settimana dalle 300 alle 400 uova, deposte in vicinanza dell’acqua o in superficie perché
dalle uova si svilupperà una larva che dovrà passare un paio di settimane in acqua, sarà vegetariana
e dovrà raggiungere le dimensioni adatte.

Queste zanzare sono diffuse in tutto il mondo ed ogni simbolo indica una specie diversa
appartenente a un genere anofele capace di trasmetter il
plasmodio della malaria. In Italia la malaria non c’è, ci è stata
nel 45, dopo aver effettuato una bonifica nelle zone paludose è
stata debellata la malaria ma sta tornando poiché è tornata la
zanzara capace di trasmetterla e attraverso i flussi migratori
talvolta qualche individuo proveniente da paesi in cui la
malaria è attiva trasportano nel proprio sangue anche i
plasmodi. Quando uno di questi individui viene punto da una
zanzara distribuite nel nostro territorio questa si infetta e può
infettare molti altri individui.
Le zanzare che trasmettono la malaria sono chiamate
Anopheles ma ci sono le zanzare tigri, diffuse in tutto il mondo, trasmettono altre famiglie di virus
o parassiti più grandi come i vermi che poi possono svilupparsi e vivere nei nostri tessuti o di altri
vertebrati a sangue caldo.
La zanzara Culex et al trasmette dei virus chiamati flavivirus, molto aggressivi che possono
provare encefalite negli equini, c’è il rischio che ci possa essere anche qui il salto di specie.
Piccoli moscerini chiamati flebotomi, vivono nall’erba hanno dimensioni di 3-4mm, sono neri e
pungono il bestiame trasmettendo degli altri protozoi chiamati leishmanie, trasmessi anche ai nostri
animali da compagnia.
Le zecche che possono trasmettere una grande varietà di microrganismi dai virus ai batteri ad agenti
infettivi ancora più patogeni che possono trasmettere la febbre bottonosa, l’encefalite. Infezioni
gravi e difficili da curare.

La Chikungunya è una malattia che è arrivata nel nostro paese da circa 15 anni e che negli ultimi
anni si è diffusa a livello di tutto il territorio italiano, non è una malattia mortale salvo in rarissimi
casi. Ha un quadro clinico e sintomatologico fastidioso, prova febbre, dolori alle articolazioni,
sfogo, dolori muscolari per molti mesi e debolezza prolungata. Il virus è trasmesso dalla zanzara
Aedes o detta zanzara tigre. Non c’è ancora un vaccino, ne antivirali per combattere
quest’infezione. L’incubazione è dai 12 ai 15 giorni.

Un virus molto più frequente presente nel nostro pianeta da 5-6 anni è il West Nile, virus che
appartiene alla famiglia dei Flaviviridae, ora è diffusissimo in Asia, Africa ed Europa, Australia e
America. E’ diffuso tra uccelli selvatici e altri mammiferi. La zanzara funge da trasportatore del
virus da una specie all’altra e si infetta la zanzara e ospita per tutta la durata della sua esistenza il
virus nei sui tessuti. L’incubazione intorno ai 21 giorni al massimo e passa perlopiù inosservata se
la persona è in buona salute se invece si tratta di persone con qualche ulteriore malattia o in età
avanzata si può avere febbre, mal di testa, ingrossamento dei linfonodi , senso di vertigine, sfoghi..
Il problema è che pur interessando una piccola frazione di persone infette in questi casi si possono
avere i sintomi per molti mesi, in casi stremi si può giungere al coma profondo.
La diagnosi per questi virus si fa attraverso un piccolo prelievo del sangue.
Contro i virus si fa quello che si dovrebbe fare contro la malaria, si dovrebbero mettere in atto tutte
le misure preventive possibile per evitare di essere punti da una zanzara infetta, in generale siccome
non si conosce lo stato di salute della zanzara con le quali conviviamo è bene proteggersi dalla
puntura di qualsiasi tipo di zanzara o di moscerino.

Altra categoria di parassiti: i vermi parassiti, vivono negli arti inferiori delle persone che purtroppo
sono state contagiate da acqua contaminata. Vivono negli arti inferiori perché sperano che il
soggetto che hanno parassitato immerga gli arti
inferiori in acqua. Perché c’è questa speranza?
perché il verme ha bisogno dell’acqua per deporre
le proprie uova, una volta che la temperatura si
abbassa questo suggerisce che l’arto è stato
immerso nell’acqua perfora la cute dell’arto,
fuoriesce e depone le uova o le larve. Questo è il
modo attraverso cui il medico stimola la fuoriuscita
dei vermi, vengono presi con delicatezza con una
pinzetta oppure avvolti attorno ad un bastoncino ed
estratti dall’arto. Talvolta i vermi possono essere
numerosi e quindi bisogna estrarne uno alla volta
cercando di evitare che le ferite provocate dai parassiti si infettano.
Come ci si contamina? In Asia, Arabia o Africa tra i vari problemi c’è il problema della mancanza
totale di una rete di distribuzione dell’acqua potabile. La popolazione in queste zone si arrangia
come può e utilizzano l’acqua di bacini, di raccolte, di laghi, o fiumi e in queste acque è frequente
trovare batteri pericolosi e i Cyclops o pulci d’acqua, venduti dai nostri negozi di animali liofilizzati
per poter essere somministrati ai pesci d’acquari. Questi crostacei sono molti piccoli difficili da
distinguere e talvolta bevendo acque contaminate l’individuo può berne anche qualcuno, infetti da
questo verme parassiti e una volta raggiunto lo stomaco mentre ile tessuto del crostaceo viene
digerito, le larve che sono presenti al loro interno sopravvivono, perforano la parete dello stomaco e
raggiungono il sistema circolatorio scendendo nei arti inferiori, passano al sistema linfatico e lì
restano nel tessuto sottocutaneo provocando i disastri.

Un piccolo verme che può sembrare grande nei nostri cani è quello che si chiama Dirofilaria, va a
parassitare le arterie polmonarie oppure le camere cardiache dei nostri cani e può provocare gravi
danni a livello polmonare, l’infarto nel caso in cui no siano operati o trattai.
Il ciclo si sviluppa cosi: la zanzara punge il nostro cane e gli inietta dei parassiti che raggiungono le
arterie polmonari o il cuore, all’interno dei quali si possono ingrandire fino a raggiungere i 15-20
cm nel corso di diversi mesi. Talvolta alla zanzara culex può pungere anche noi, se è portatrice di
larve di 0,3mm e queste raggiungono il nostro sistema circolatorio non riescono a trovare i tessuti
del cane, si perdono sottocutaneo del nostro corpo. Mai possono raggiungere i polmoni e il cuore.

L’elefantiasi è diffusa nella zona tropicale ed è causata dalla filaria (0,3mm). Anch’essa è
trasmessa da zanzare.
Parassitosi diffusa in Africa: Loa loa, trasmessa dai tafani capace di perforare in maniera dolorosa
la cute di un vertebrato a sangue caldo, mentre si ciba del sangue di questa persona può liberare
delle larve che vivono fino a 15 anni nei tessuti sottocutanei dell’occhio, nella cornea, in cui si
sviluppano diventando adulti.

Facciola epatica molto diffuso nelle nostre


zone, nella regione di Colfiorito ci sono
molte piccole paludi in cui si pratica
l’allevamento degli ovini in cui possiamo
ritrovare una parassitosi dovuta a questo
organismo, piccolo verme piatto a forma di
foglia, lungo qualche cm che vive nei dotti
biliari dell’animale. Prima di raggiungere i
dotti biliari ha passato diversi mesi a
nutrirsi del tessuto epatico provocando
delle violenti epatiti, gonfiore addominale e
problemi di digestione.

Come si è infettato questo erbivoro?


Andando a bere dell’acqua contaminata
dalle larve di questo parassita chiamate
cercarie raggiungono una pianta
acquatica, si incistano formando delle
piccole sfere appiccicose che aderiscono
alla zona della pianta acquatica che è più
vicina al pelo dell’acqua. Questa è una
strategia adattativa che permette alla
pianta di avere la massima probabilità di
essere mangiata da un erbivoro che oltre
ad abbeverarsi voglia anche consumare
un po' di verdura. Mangiando queste
piante contaminate da queste larve l’animale si infetta, la larva schiude nello stomaco
dell’erbivoro,s opera la parete dello stomaco attraverso il sangue, raggiunge la vena cava ossia
quella che raggiunge il fegato. Qui le larve si fermano, penetrano all’interno del tessuto epatico e in
qualche mese si sviluppano in adulti che raggiungono attraverso i tessuti epatici i dotti biliari e lì
vivono per tutta la loro esistenza (qualche anno). Durante la loro esistenza depositano delle uova
nelle feci dell’organismo che ci arrivano attraverso la bile, questi individui vivono nel sacchetto
biliare, la bile viene ad essere immessa ad ogni pasto all’interno del sistema digerente e insieme
alla bile ci finiscono anche le uova che insieme alle feci possono raggiungere l’acqua. Nell’acqua
queste uova schiudono, liberano delle piccole larve che cercano attivamente un atro ospite da
parassitare rappresentato da chiocciole d’acqua che vengono divorate dall’interno per potersi
moltiplicarsi in nuove larve, molto rapide nel nuoto che serve per raggiungere la pianta acquatica,
raggiunta la quale si incisteranno.
L’uomo come si può contaminare da questo parassita? Si contamina molto frequentemente da
questo parassita perché anche noi consumiamo piante acquatiche come il “crescione”, pianta
acquatica molto gustosa, si consuma fresca, mai cotta tagliata a pezzetti e condita con alici. Dal
momento che non viene cotta se lavata male noi possiamo sviluppare la stessa parassitosi sviluppata
dall’animale. Le larve si schiudono nello stomaco, raggiungono il fegato passando qualche mese lì
nutrendosi del nostro fegato e poi il ciclo ricomincia.
I cicli biologici di questi 2 organismi sono
divisi in atri paesi.

Questa è una coppia di vermi, il maschio è


più grande e la femmina è più piccola, lei
vive per tutta la vita sua e del maschio
abbracciata dal maschio. Il maschio è
avvolto per creare un canale all’interno
del quale accoglie la femmina, questo è
utile orche con lo stesso ingombro del
maschio la femmina può essere trasportata
dal maschio nei tessuti dell’ospite che sta parassitando e poi può essere costantemente fecondata dal
maschio. Per tutta la vita mangiano e si
riproducono.

Come ci si infetta? Se semplicemente ci


bagniamo i piedi in una zona
contaminata da larve, queste
percepiscono in due modi la nostra
presenza nell’acqua, attraverso un
gradiente di anidride carbonica poiché la
nostra pelle respira ed emana anidride
carbonica e attraverso un gradiente di
calore essendo a sangue caldo in acqua
il nostro calore può essere percepito.
La larva raggiunge la pelle del piede e
penetra all’interno del sistema
circolatorio raggiungendo il sistema
circolatorio in prossimità delle vene
dell’intestino fino al punto in cui il maschio riesce a penetrare. Qui si accrescono in queste zone
prossime al nostro intestino. Il maschio non può andare oltre un certo diametro di queste vene
perché altrimenti le intaserebbe provocando danni all’individuo però la femmina può spingersi nei
capillari più sottili fino a raggiungere la parete intestinale. Ecco il motivo per cui la femmina è più
piccola del maschio, h una forma cilindrica tale d poterle permettere di migrare in prossimità della
parete intestinale. Lo fa perché raggiunta la parete intestinale preme una delle proprie estremità
dove si apre il poro genitale contro l’intestino e spinge a pressione contro l’intestino le proprie
uova. L’uovo composto da una piccola spina che perfora i tessuti del nostro intestino a quel punto la
femmina può deporre le uova all’interno del lume intestinale. Questo lo fa tutti i giorni per diversi
anni a meno che non si riesca a individuare quesi parassiti per via chirurgica il che non è semplice.
Dopo di che le uova raggiungono attraverso il materiale fecale l’ambiente esterno, se il materiale
fecale viene veicolato verso l’ambiente esterno in zone in cui siano presenti acque superficiali che
raggiungono fiumi, stagni il ciclo può ricominciare.
Gruppo noto in tutto il mondo e spesso
ricordato come verme solitario.
Lungo nastro segmentato e appiattito,
l’estremità anteriore è munita di ventose
laterali e di un organo di aggancio ch eè
munito di uncini. Questi organi adesivi e
incinati servono per ancorarsi al nostro
intestino e permettersi di vivere per la propria
vita accrescendosi in lunghezza e sviluppando
nuovi segmenti gli ultimi dei quali (i più
grandi) potrà abbandonare giorno dopo
giorno pieni di embrioni pronti a svilupparsi
con il nostro materiale fecale all’esterno.
Sono moltissime le specie che parassitano i vertebrati non solo a sangue caldo, mancano tutti del
sistema alimentare poiché è la loro sup. che si è sviluppata come sistema alimentare. Vivendo nel
nostro intestino sarebbe poco comprensibile sviluppare un proprio intestino meglio trasformare la
sup. esterna in una sup. assorbente in modo da assorbire dal lume intestinale in cui vivono quello
che può assorbire la nostra mucosa intestinale. Il tegumento dei vermi funziona come un sistema
digerente esterno. Con gli anni possono raggiungere lunghezze notevoli fino a superare i 20m e
hanno bisogno di alternare alcuni stadi del proprio ciclo vitale in un organismo e altri stadi in un
altro organismo.

Il tegumento dei vermi mira la conformazione


del nostro intestino, noi abbiamo i villi e i
microvilli intestinali che aumentano la sup. di
assorbimento del nostro intestino. La stessa cosa
fa il tegumento dei vermi, sviluppano cioè dei
microtrichi che aumentano la sup. di
assorbimento del verme stesso.

Il verme abbandona nel nostro intestino le porzioni segmentate più distanti dalla parte epicale del
verme che sono ricche un utero con centinaia di uova gia fecondate di embrione. Questi segmenti
con le feci raggiungono l’esterno e vediamo che fine possono fare…
Con le nostre feci i segmenti pieni di uova
raggiungono l’esterno e si sfaldano liberando
le uova che finiscono tra la polvere, nel
materiale fognario e quindi è possibile che
questo materiale raggiunga l’ambiente
esterno e possa venire a contatto con dei
bovini oppure con suini.
Verme che ha come ospite il maiale: il
maiale che si può infettare co queste uova
che fuoriescono con le feci da una persona
infetta sviluppa nei propri muscoli questo
parassita. Come facciamo noi ad infettarci?
Dobbiamo mangiare carne di maiale poco
cotte o crude (insaccati).
Verme “tenia saginata”, si alterna tra una
persona e un bovino che si infesta mangiando erba contaminata. Il verme si incista nei muscoli.
Come facciamo noi ad infettarci? Se mangiamo carne macinata cruda oppure fiorentina poco cotta.
[Queste parassitosi attiche hanno sviluppato delle abitudini alimentari nei paesi in cui sono diffuse,
non si consuma la carne di bue in India poiché sono sacre. Chi si nutriva di carne di bue poteva
avere dei grossi problemi di salute.] [La carne di maiale non si consuma in Somalia o chi è di
religione mussulmana]. Queste abitudini dipendono dai danni che questi vermi possono provocare
con ripetute infestazioni, consumando carni contaminate.

Queste due specie sono diffuse in tutto il mondo nonostante si conosca bene il modo per evitare la
contaminazione dispersione e animale, ciò nonostante i controlli sanitari non sono perfetti.
All’interno dell’intestino dei cani selvatici e da compagnia ritroviamo questi vermi che possono
essere trattati con la pulizia intestinale con
sostanze che eliminano il verme.
Per i cani l’infestazione se non è eccessiva
non provoca sintomi evidenti, non così
nell’uomo che può infettarsi respirando della
polvere sollevata dal vento poiché le uova
che questi vermi depongono nell’ambiente
sono resistenti a qualsiasi variazione di
temperatura fino a 2 anni. Se noi respiriamo
l’uovo si sviluppa nel fegato dove va a
produrre quello che di solito viene confuso
con un tumore più o meno grosso, può
raggiungere dimensioni di una pagina da
tennis. Oppure nel cervello.
La parassitosi non si può curare salvo negli stadi iniziali se il chirurgo comprende e non confonde
con un tumore può intervenire e rimuovere la cisti chirurgicamente. Quando il parassita si insinua a
livello celebrale capito questo:

In alto: intestino di un cane infestato. Le


strisce bianche corrispondono ad un
individuo del parassita.
In basso: ciò che resta del cervello di un
bambino di 4 anni parassitato dai vermi
che hanno sviluppato uccidendo il bambino
una ciste idatidea

Verme innocuo, vive in coppia nel nostro intestino, si


nutre di chimo (parte contenuto intestinale). Il ciclo è
identico a allo degli altri, le uova raggiungono il
terreno con le feci e se raggiungono terreni coltivati
con ortaggi saranno contaminati anch’essi.

Verme diffuso nei bambini piccoli nelle classi


multietniche. Piccolissimo verme innocuo, vive
nell’ultimo tratto dell’intestino e si riconosce con
facilità poiché il bambino si gratta il sedere.
Per liberarsi dal parassita bastano 2-3 pillole o
sciroppo che libera l’intestino.

Infezione che riguarda anche noi non mortale ma che


può provocare danni permanenti alla vista. Questa è
un verme in una fetta di prosciutto. Se mangiamo il
prosciutto contaminato il verme si incista nello
stomaco e poi migrano attraverso l’apparato
circolatorio nei muscoli striati e restano li Non
danno molti fastidi però quando raggiungono i
muscoli oculari (quelli che permettono ai nostri
occhi di muoversi) lì data la delicatezza possono
impedire il corretto momento degli occhi.
Le zecche, diffuse in tutto il mondo e le ritroviamo spesso nel pelo degli animali a compagnia e
possono essere pericolose anche per noi. Sono frequenti da aprile-
maggio fino a settembre.

Figlio di una zecca, non appena nato raggiunge con estrema rapidità
l’apice dei fili d’erba e li aspetta il passaggio di un animale a sangue
caldo (gatto, volpe, topo, uomo..)

Zecca adulta che punge uomini e animali. Si aggancia ai peli delle


gambe o a tessuti che indossiamo. Nella pelle si infila la testa della
zecca e inizia a rigurgitare la propria saliva e poi a nutrirsi dei liquidi
dell’organismo.

Non iniziano a succhiare il sangue e rigurgitare la saliva prima di 12-


24 ore. Impiegano questo tempo per infilare la loro parte anteriore nei
tessuti.

LEZIONE 5 - 12 ottobre

Composizione atmosfera: diversi gas il principale è l’azoto seguito dall’ossigeno e integrati dalle
tracce di molti gas e da una piccola quantità di anidride carbonica 0,036%. L’atmosfera non è
sempre stata presente nel nostro pianeta si è formata circa 3miliardi di anni fa con una comparsa
nelle acque del nostro pianeta di batteri fotosintetici che hanno iniziato a consumare l’anidride
carbonica che 3miliardi di anni fa era abbondante e convertita in zuccheri, fibra vegetale e come
prodotto di rifiuto l’ossigeno. L’ossigeno da 3miliardi di anni ad oggi si accumula in atmosfera,
circa 600milioni di anni fa ha iniziato ad essere utilizzato anche dagli animali e molti altri
organismi che hanno iniziato a sfruttate la sua presenza in atmosfera per ossidare le sostanze
alimentari di cui avevano bisogno per il loro sostentamento. Attualmente ossigeno e anidride
carbonica sono in equilibrio tra loro proprio grazie alla presenza sulla superficie terrestre degli
organismi viventi, di origine vegetale e animale.
Al di sopra del primo strato di atmosfera, la troposfera, troviamo il secondo strato è rappresentato
dalla stratosfera che appoggiata sulla troposfera è un altro distretto ambientale dell’atmosfera. Ha la
stessa composizione percentuale in gas della troposfera, ma qui abbiamo una bassissima presenza di
acqua sotto forma di vapore. Un’altra differenza tra la troposfera e la stratosfera risiede nel
differente contenuto di ozono, gas che formato da tar molecole di ossigeno unite tra loro, tossico,
velenoso, ustionante per gli esseri viventi. Non presente nella troposfera ma abbondante nella
stratosfera, soprattutto nella parte alta in cui va a formare lo schermo o strato di ozono. Questo
strato di ozono stratosferico protegge tutta la superficie terrestre dalla presenza di pericolosi raggi
ultravioletti che arrivano al nostro pianeta dal sole e che potrebbero, se potessero raggiungere la
sup. terrestre, danneggiare la vita sul nostra pianeta. Questo strato di ozono scherma e protegge la
sup. terrestre bloccando le radiazioni ultraviolette pericolose, è un’altra presenza quello dell’ozono
importante per gli organismi.

L’aria come risorsa essenziale al pari dell’acqua. Senza aria tutti gli organismi non potrebbero
vivere. Anche gli organismi che non vivono direttamente esposti all’atmosfera ma che vivono nelle
raccolte d’acqua superficiali,nei fiumi, nei laghi… anche questi organismi hanno bisogno per il
proprio metabolismo dei gas presenti in atmosfera. Hanno bisogno di anidride carbonica e di
ossigeno. Tra i gas presenti in atmosfera uno di essi è di vitale importanza per moltissime delle
molecole presenti negli organismi viventi ma difficile dal punto di vita della possibilità di
assorbimento da parte degli organismi viventi. Si sta parlando dell’azoto è presente in atmosfera il
78%. E’ reso disponibile a tutti gli organismi viventi da pochissime specie di batteri, batteri azoto
fissatori, unici organismi viventi in grado di catturare l’azoto presente i atmosfera e renderlo poi,
attraverso trasformazioni chimiche, disponibile a tutti gli altri o. viventi. Sono batteri presenti in
acqua, nel terreno e riescono e una volta assorbito, attraverso la loro parete cellulare, l’azoto
riescono a combinarlo con latri elementi chimici per dare origine a dei sali contenenti ammoniaca. I
sali vengono poi trasformati in nitriti e nitrati nel terreno, sul fondo dei laghi o degli oceani, e questi
composti svolgono una funzione nutritiva importante e vitale per gli organismi autotrofi e
fotosintetici. Dalle piante l’azoto entra nel ciclo che lo caratterizza e attraversa tutta la catena
alimentare, le reti trofiche presenti nell’ecosistema.
L’anidride carbonica resta in equilibri con l’ossigeno ed è controllata come concentrazione in aria
dalle piante. Oltre ai gas fondamentali e necessari per la vita sulla terra, in atmosfera ci finiscono
anche molte delle sostanze gassose che noi produciamo durante i nostri processi industriali e
durante le nostre attività quotidiane. Prevalentemente le sostante inquinanti presenti nell’aria
vengono ad essere prodotte durante processi di combustione, processi industriali o domestici
durante i quali viene combinato qualcosa con l’ossigeno. Noi utilizziamo combustibili fossi,
derivati del petrolio, gas propano, gas metano o carbone. Sono risorse energetiche non rinnovabili
presenti in quantità fisse sulla crosta terrestre e sono risorse che una volta esaurite non è più
possibile ripristinarle. Questo è il primo problema.
Il secondo problema nell’utilizzo di risorse fossili sta nel fatto che la loro combustione ha le
famiglie e le classi di compositi inquinanti che vediamo
nella tabella.
Si tratta di ossidi, di composi organici complessi, di
particelle sottili e di famiglie inquinanti più pericolose e
purtroppo molto presenti nell’atmosfera di tutto il mondo,
gli ossidanti fotochimici.
Gli ossidi di carbonio sono composti che contengono
carbonio e ossigeno, uno o più atomi.
Gli ossidi di zolfo e azoto vedono prodotti in qualsiasi tipo
di combustione sia di biomasse che di combustibili fossili.
Entrambi risultano tossici, pericolosi e impossibili da
smaltire una volta immessi in aria.
Altri composti che si formano durante l’estrazione dei combustibili fossili e durante le combustioni
incomplete sono il metano, propano, benzene e i clorofluorocarburi (non derivano da processi di
combustione ma sono molecole utilizzate nell’industria di climatizzatori, contengono carbonio e
cloro. Molto inquinanti e hanno un potente effetto serra.)
Questi inquinanti gassosi non esistono sempre e soltanto come singoli contaminanti e inquinanti
dell’aria ma possono ance aggregarsi su particelle di polvere, goccioline di liquidi. Insomma quelle
particelle piccole indicate con PM seguita da un numero, ricomprese nelle particelle sospese in aria.
Queste possono essere rappresentate come nucleo, con la capacità di assorbire sulla propria
superficie tutte le famiglie di inquinanti.
Quando i raggi ultravioletti del sole colpiscono gli inquinanti avvengono delle reazioni
fotochimiche che danno origine agli ossidanti fotochimici, molecole complesse alcune semplice
(ozono) oppure i perossiacetilnitrati, famiglia potente di composti complessi derivati
dall’interazione gli uni con gli altri degli inquinanti gassosi semplici.
Altre sostanze inquinanti che possiamo ritrovare
nell’aria sono:

Raccolta di inquinanti:
- black carbon: tipo di polvere, particelle sospesa
nell’aria che si va a formare in zone inquinate o in
grandi metropoli. Ha residui di carbonio che si possono
aggregare tra di essi per formare piccoli nuclei di
carbonio altamente inquinante e tossico che poi
galleggia nell’aria.
- clorofluorocarburi: composti vietati in Europa. Sono
molto volatili,sfuggono durante il loro utilizzo e
produzione dai dispositivi nei quali sono utilizzati
andando a raggiungere gli strati alti dell’atmosfera, in
particolare modo lo strato di ozono che attaccano e
distruggono.
- metano: gas utilizzato per produrre energia elettrica o
per le automobili. Può manifestare un effetto serra.
- greenhouses gases: gas a effetto serra.
- ossidi di azoto, l’ozono O3..
- PM o polveri sottili, rappresentano micro spugne che possono assorbire qualsiasi tipo di
inquinante nell’atmosfera e
veicolarlo nei nostri polmoni.

Anidride carbonica non è un


gas pericoloso, non è tossica né
aggressiva anzi rappresenta la
risorsa fondamentale per gli
organismi fotosintetici. Può
avere l’effetto serra, può
accelerare il surriscaldamento
terrestre ma senza di essa la vita
non esisterebbe.
Per ciascuno dei precedenti
composti elencati la considerazione è diversa.
CO, ossido di carbonio, gas longevo presente nell’atmosfera prodotto quotidianamente dai processi
di combustione che avvengono a livello industriale, domestico e urbano all’interno dei motori a
combustione. Alcune condizioni tra le quali che un piccolo mezzo di trasporto possa inquinare
meno di uno grande sono da sfatare. La motocicletta a causa di un motore a basso rendimento non
riesce ad avere una combustione completa del carburante che utilizza e il risultato è che ne produce
talmente tanto che poi l’ossido di carbonio prodotto in eccesso finisce in atmosfera.
VOC, composti organici volatili, il mezzo di trasporto che produce la maggior quantità di VOC è la
motocicletta.
NOx, ossidi di azoto.
Benzene, cancerogeno per eccellenza riconosciuto a livello universale da tutti gli scienziati, è una
molecola ad anello composta da carbonio e idrogeno, molecola volatile. Viene utilizzato come
additivo nelle benzine e in qualche carburante è presente come nel diesel. Ed è una molecola molto
pericolosa, quando è stato utilizzato in sostituzione del piombo nei carburanti è stato necessario che
potesse essere rimasto durante il periodo successivo della combustione nella marmitta delle
automobili. Queste contengono una spugna che catalizza la distruzione del benzene e la sua
trasformazione in composti molto meno tossici. Il benzene riesce comunque a fuoriuscire dai motori
a combustione durate i primi minuti di utilizzo all’autoveicolo.
-Particelle sottili-
PM 2,5 o 10: i numeri indicano la dimensione delle particelle.
Quelle 2,5 hanno una dimensione massima pari a 2,5 millesimi di millimetro (micron)
Quelle 10 hanno una dimensione massima pari a 10 millesimi di millimetro (micron)
Le particelle sottili possono essere anche di dimensioni maggiori (15,20,25..). Le particelle più
grandi delle PM10 non riescono a raggiungere il nostro entelio polmonare, vengono bloccate prima
dalla prima parte del nostro sistema respiratorio. Sopratutto le PM2,5 vengono veicolate
direttamente fino al livello degli alveoli polmonari,a andando a danneggiar era porzione più intima
del nostro sistema respiratorio. Oggi vengono viste con riguardo relativamente alla loro
concentrazione in aria e al loro contenuto in termini di inquinanti primari e secondari.

Il benzene viene ad essere liberato in atmosfera dalle motociclette. automobili a benzina, dai furgoni
poco, gli autocarri e autobus non ne producono perché il benzene viene aggiunto alla benzina ma
non al carburante disel.

Il metano è un gas di origine naturale,


abbondante in natura, viene prodotto durante
fermentazioni e processi di trasformazione della
materia organica in materiali più semplici ma può
anche essere prodotto artificialmente.
Emissioni naturali di metano:
- zone umide: paludi, acquitrini, stagni. In queste
zone, in cui lo spessore dell’acqua è limitato,
avvengono fenomeni di fermentazione che danno
origine ad una notevole quantità di metano.
L’unita di misura è il teragrammo (Tg). 1 Tg vale
10.000 tonnellate. Nelle zone umide 225
tonnellate all’anno di metano.
- termitai: le termiti sono degli insetti che
coltivano funghi nei termitai, crescono sul fogliamo che loro portano triturando all’interno di
camere nei termitai. Questi funghi si sviluppano sul fogliame, le formiche si nutrono dei funghi.
Nell’intestino si è sviluppata una flora intestinale che conta molti protozoi e batteri capaci di
nutrirsi di questo materiale rigurgitato dalle termiti ottenendo del nutrimento per se stessi e in
avanzo per la termite, il suo intestino può assorbire il materiale digerito dai microrganismi che
vivono nel proprio sistema digerente. Questo scempio di simbiosi permette ai microrganismi e
alle termiti di sopravvivere. Se non che durante la digestione delle fibre vegetali all’interno
dell’intestino delle termiti si sviluppano gas, tra questi c’è il metano che fuoriesce dall’intestino e
viene veicolato all’esterno.
- oceani le terre ghiacciate: gli oceani hanno nei loro fondali una popolazione di microrganismi,
decompositori che grazie a questa loro azione di decompositore smaltiamo la sostanza organica
complessa riducendola in semplici nutrienti. Facendo ciò
possono produrre una certa quantità di metano.
- metano idrato: ingabbiato, le sfere verdi corrispondo agli
atomi di idrogeno del metano e la sfera grigia centrale
corrisponde all’unico atomo di carbonio della molecola del
metano. Nelle zone della terra sottoposte a farti pressioni,
fondali oceanici.. oppure sottoposte a basse temperature si
possono formare questi aggregati di molecole di acqua e
metano che risulta essere intrappolato all’interno e quando
quando queste zone ghiacciate si scongelano viene ad
essere liberato in atmosfera.
Con il surriscaldamento terrestre queste zone congelate del nostro pianeta si stanno sciogliendo,
quindi grandi quantità del metano vengono ad essere liberate in atmosfera, ma maggiore è l’area di
terreno che si scongela e più rapido sarà il surriscaldamento nel successivo periodo di tempo.
Poiché togliendo lo strato protettivo di ghiaccio da terreno, i raggi solari hanno direttamente accesso
al terreno e svolgono un’azione di surriscaldamento maggiore di quella che avrebbero invece svolto
se la superficie fosse congelata.

Emissioni antropogeniche di metano sono


quelle che dipendono da noi ed hanno a che
fare con l’estrazione diretta di metano dal
sottosuolo per produrre energie, con la
produzione di energia durante la
combustione del metano se l’impianti di
energia non sono avanzati tecnologicamente
può non essere combusto o parzialmente e
quindi liberarsi in atmosfera.
Le discariche in cui i materiali venivano
abbandonati appena al di sotto dei primi
strati del terreno in cui avvenivano e
avvengono fenomeni di fermentazione
continua che danno origine al metano
oppure gli impianti di depurazione delle
acque, in cui ci sono dei microrganismi che per abbattere l’inquinamento organico presente
nell’acqua producono come prodotto di rifiuto metano.
Un grosso distretto, equivalente al comparto energetico in cui viene prodotto metano, è quello degli
allevamenti di bestiame, soprattutto di ruminanti, abbiamo lo stesso fenomeno che si presentava
nell’intestino delle termiti e ciò che avviene grazie ai microrganismi. I microrganismi sono presenti
nei ruminanti, anche i bovini sono incapaci di digerire e quindi di estrarre nutrimento dall’erba di
cui si nutrono, per farlo hanno bisogno di una flora intestinale ricca che digerisce per essa stessa e
per i bovini che ospitano fibre vegetali danno
origine come prodotto della digestione al metano, in
quantità
enormi.

L’anidride
carbonica
noi la
produciamo
con la
semplice

respirazione, immettiamo anidride carbonica e atmosfera e


catturiamo dall’atmosfera l’ossigeno di cui abbiamo
bisogno.
Ci sono altri modi in cui possiamo produrre maggiore o
minore quantità di anidride carbonica: con le nostre scelte alimentari. 1kg anzi produce 17kg di
anidride carbonica.
E’ molto più nutriente il grano rispetto al manzo, al formaggio, al pollo..

Se ci riferiamo al comparto dell’energia e a quanto possa influire sull’inquinamento atmosferico di


tutti i gas. Dal 2010 al 2018 la produzione di energia da bio-combustibili non è migliorata perché
abbiamo diminuito la produzione di combustibili da fonti energetiche naturali (biocarburanti) d3l
18%. L’abbiamo dovuto fare perché è aumentata la richiesta di terreno ad uso agricolo per la
produzione di alimenti con destinazione umana.
Aumento della capacità di sfruttamento delle risorse geotermiche, è aumentato la produzione di
energia elettrica centrali idroelettriche.
Diminuito il costo del solare fotovoltaico e anche i costi delle altre centrali solari che funzionano
con specchi. L’eolico marino e l’eolico terrestre, i costi per la produzione sono diminuiti.

Dove possiamo incidere ancora sul risparmio energetico, sul consumo di energia. Si può abbassare
sfruttando al meglio le tecnologie disponibili. Le
funzioni comprese in un cellulare potrebbero essere
singolarmente svolte da tutti gli apparati, il telefono è
in grado di comunicare, può sostituire lo schermo di
un computer, una macchina fotografica, un
orologio…
Le scelte di premiare tecnologie sostitutive
potrebbero essere un aiuto al risparmio di energia
consumata.
Nel grafico, sulla sinistra ci sono comparti
energetici, industriali, ambientali cui insistono le
nostre società. Ciascuno di questi diretti
ambientali origina durante la propria esistenza
degli inquinanti, il comparto dell’energia
produce monossido di carbonio, composti
organici voltili, ossidi di azoto, composti
dell’azoto, composti dell’ammoniaca…
L’inquinamento dell’aria può contribuire al
cambiamento climatico. Alcuni degli inquinanti
prodotti dai vari distretti sono indicati come
“driver” possono avere effetti sullo stato di
salute dell’ozono stratosferico, alcuni di questi
che contengono cloro hanno un’azione
distruttiva nei confronti dell’ozono presente in
stratosfera. Hanno anche la capacità di esercitare
una pressione sullo stato di salute dello schermo protettivo. Molti di
questi inquinanti possono avere un’azione tossica persistente sugli
organismi viventi, alcuni di essi di possono accumulare nei tessuti
degli organismi viventi.
L’impatto ambientale sarà a livello della salute umana, della
sicurezza del cibo, degli ecosistemi.

Le pressioni ambientali in termini di impronta ecologica che


l’inquinamento dell’aria può avere nei distretti
ambientali e su diversi stati di salute.
Lo smog può essere semplice, determinato e
causato da inquinanti primari oppure da inquinanti
più complessi. Lo smog fotochimico va a formarsi
durante l’irradiazione da parte del sole degli
inquinanti primari. Questi sono le polveri sottili,
l’ossido di carbonio, di zolfo, di azoto che se
esposti a luce solare possono produrre inquinanti
secondari.I secondari sono più complessi, si sono
formati per combinazione e reazione dei primari e
possono produrre gli acidi come quello nitrido
HNO3 o l’acido solforico H2SO4 oppure l’acqua
ossigenata, l’ozono oppure i perossiacitrilnitrati.

Lo smog fotochimico è visibile durate le ore più calde della giornata, sulla linea dell’orizzonte
come come una stratificazione giallognola. Strato che si interpone della superficie della zona
urbanizzata e il resto dell’atmosfera.
Tra i tipi di smog che danno origine agli inquinanti primari e secondari c’è quello che ha origine
nelle zone in cui le industrie insistono sul territorio. Le industrie producono grandi quantità di
inquinanti primari, alcuni abbondanti e pericolosi come l’anidride solforosa che poi da origine in
atmosfera all’acido solforico e come gli ossidi di azoto che danno poi origine in atmosfera all’acido
nitrico. Queste sono reazioni fotochimica che avvengono in atmosfera e che poi possono far
assorbire questi acidi alle eventuali particelle sottili sospese presente in aria creando delle piccole
bombe ecologiche.
Questi acidi appena formatisi in atmosfera possono ricadere con le
precipitazioni sul terreno, bruciando i boschi.
Questa immagine è ciò che resta di un bosco in prossimità di un
impianto industriale che produce quantità di ossidi di azoto e di
zolfo che poi in atmosfera si trasformano in acido nitrico e acido
solforico. Acidi forti che ricadono nel terreno con le
precipitazioni, bagnando le pianti che popolano la zona
ustionandole e uccidendole.

Quanto tempo restano in atmosfera gli inquinanti una volta prodotti? Dipende dal tipo di inquinante,
se si parla di inquinanti primari (quelli che fuoriescono dalla marmitta di un autoveicolo) resistono
giorni o settimane in atmosfera prima di essere veicolati al suolo oppure trasformati, grazie alle
radiazioni ultraviolette, in inquinanti più pericolosi, quelli secondari. Gli inquinanti secondari a loro
volta possono resistere in atmosfera per settimane o per mesi a meno che non si trasformino in
inquinanti ancora più persistenti come l’anidride carbonica, il metano, alcuni ossidi dello zolfo,
composti contenuti cloro o fluoro.

Lo zolfo tra gli inquinanti è quello che sta scomparendo il più rapidamente possibile di tutti gli altri,
questi ultimi anni l’utilizzo di combustibili fossili contenenti zolfo è fortemente diminuito. I
carbone si utilizza solo in Cina e in pochissime lato
parti del mondo, questo elemento contiene la
maggiore quantità dello zolfo che può essere veicolato
in atmosfera. nel nostro mappamondo c’è più verde di
quanto sia la presenza di altri colori in cui è
rappresentato una zona del nostro pianeta in cui non
c’è alcuna legislazione per calmierare l’utilizzo di
composti dello zolfo nei carburanti che si utilizzano.

Il piombo fino agli anni ’70 è stato utilizzato come additivo alle benzine dal momento in cui è stato
messo fuori legge è fortemente diminuito come presenza in atmosfera perché è stato sostituito dal
benzene.
Il piombo è un veleno pericoloso per il nostro organismo perché produce gravi danni neuronali, ma
la sua sostituzione con il benzene non ha portato un migliorante in termini di sicurezza ambientale
per quanto riguarda ala nostra salute. Il benzene è un potente cancerogeno.
Nel sito delle nazioni unite, UNEP è un organismo che si cupa del monitoraggio ambientale
continuo e per quanto riguarda alcuni degli inquinanti ambientale che interessano l’atmosfera ha dei
report che ancora ci danno un immagine, che non dovremmo avere, della presenza di alcuni vecchi
inquinanti come bifenili ploticloroidrati, che in realtà sono stati messi fuori legge come produzione
dal 1986. Cosa è successo? Ancora oggi in moltissimi dei nostri impianti di produzione di energia
elettrica molti dispositivi industriali sono presenti questi composti pericolosi che resistono molto
nell’ambiente. Ancora oggi in molti paesi del mondo non è vietato né il loro utilizzo né la loro
produzione, sono molto volatili, ubiquitari ( diffusi in tute le parti del mondo), sono abbondanti
ancora nonostante il divieto, sono riconosciuti come pericolosi perché riconosciuti come
carcinogenetici.
In questa mappa rappresenta dov vengono
ancora prodotti questi PCB:
- Corea del nord

Gli idrocarburi poliaromatici si vengono a


produrre durante tutte le combustioni in atto.
Questi composti sono tossici e carcinogenetici. Sono di origine antropica, l’unico modo per limitare
la loro presenza nell’ambiente (atmosfera, acqua, cibo..) è quello di non produrne, sostituendo le
combustioni con altri processi.

Il benzene, composto carcinogenetico più potente che consociamo. Un composto del benzene è
l’esaclorobenzene, molecola di benzene con 6 atomi di cloro attaccati. Pericolosa più del
benzene, meno presente, ha varie concentrazioni nel mondo. La otteniamo come prodotto della
produzione di moltissimi solventi e pesticidi. Pesticidi li continuiamo a produrli, i solventi industriali
sono fondamentali per l’industria chimica-sintetica, il problema è continuare a produrre queste
esistenze per noi utili bloccando però la liberazione nell’ambiente dei prodotti che possono essere
utilizzate per la produzione dei composti che ci interessano. Questo persiste per 10 anni ed è
bioaccumulabile, se ne introduco nel mio organismo un microgrammo oggi e uno domani in una
settimana ne avrò introdotti 7 microgrami, mano a mano che lo bevo, respiro o lo mangio questo si
fissa in organi e resta lì.
Perché se parliamo di atmosfera e di inquinamento atmosferico, dove viene prodotto un
determinato inquinante, perché il nostro pianeta è spazzato dai venti, dai movimenti delle masse
d’aria che interessano lo strato più basso e ila secondo
strato della stratosfera e della troposfera della nostra
atmosfera viene spazzato da correnti che spostano
quantità d’aria in poche ore su varie zone del pianeta.
Questi spostamenti sono visualizzatili osservando cosa
ha osservato un satellite al di sopra della California
nell’ottobre del 2003.
Il 26 ottobre in California scoppia un incendio che
produce quantità elevate di polveri e gas al di sopra
della prima parte dell’atmosfera, in troposfera. Il satellite
legge queste ceneri, polveri come colori che vanno dal
verde al rosso. Le quantità dei prodotti nell’atmosfera si
estenderanno notevolmente.
In 4 giorni le prime masse d’aria contenuti inquinanti si
sono spostate in tutto il resto del mondo veicolando e diluendo i loro inquinanti in atmosfera.

Cime facciamo ad avere queste immagini utili a monitorare lo stato del nostro pianeta in tempo
reale? Abbiamo un sistema di satelliti alcuni geostazionali, altri in grado di muoversi e compiere
orbite diverse sul nostro pianeta. Quello più recente e moderno è quello che conta diversi satelliti
della famiglia Sentinel.

Queste tabelle mettono


in relazione gli effetti e le
conseguenze di un
determinato
cambiamento
ambientale sulla
popolazione, sulla
produzione agricola, sul
grado di forestazione…

Problema delle polveri sottili, le polveri sottili sono particelle che galleggiano nell’atmosfera,
possono essere di diametro diverso e si misurano in millesimi di millimetro (micron). Le più
pericolose per noi sono quelle di dimensioni ricomprese tra i 2 e i 10 micron. Possono essere
rappresentate da particelle di polvere, fumo o da gocce.. Possono essere trasportate che particelle
sospese in aria.
Ci sono quelle che misurano più di 7 micron, quelle che misurano intorno a 2 micron o a quelle che
arrivano ad un micron.
Quelle che vanno da 1 a 2 micron possono arrivare nelle porzioni più interne dei nostri sistemi
respiratori (bronchioli o alveoli polmonari). Perché sono le più pericolose? Sono sostanze che
arrivano in contatto con il nostro sistema circolatorio, possono far assorbire all’interno del sistema
circolatorio gli inquinanti che hanno raccolto dopo che si
siano formate in atmosfera.
La legge prevede dei limiti alla presenza nell’aria che
respiriamo delle particelle sottili.

- particelle di 10 micron

- particelle di 2,5 micron.

La situazione in realtà: 2016 a livello mondiale, le zone che


rispettano i valori previsti (20 microgrammi al metro cubo)
vanno fino al valore compreso tra il verde e il giallo.
Colori più intesi sono i valori che superano i 35
microgrammi per metro cubo.

Le conseguenze di esposizione a queste particelle che


inquinano l’aria nelle zone del mondo: le zone
maggiormente impattate sono quelle dell’Africa, Arabia,
India e Cina, le conseguenze sono gravi (morti ogni 100mila
persone) ma si estendono dell’aver respirato anche porzioni
superiori appena del limite superiore di 20 microgrammi al
metro cubo anche a paesi che non erano pesantemente interessati all’inquinamento.
Nelle zone più intense abbiamo più di 100 morti ogni 100mila persone dovute all’inquinamento da
pm10…
In Italia abbiamo fino a 40 morti ogni 100mila persone causate da sostanze trasportate da pm10.

E’ stata messa in relazione, in questa tabella, la percentuale di morti dovuti a particelle sottili
(pm2,5) in diversi paesi del mondo e soprattutto l’incidenza in termini percentuali di questi morti da
parte di quei paesi che consumano beni e prodotti provenienti dai paesi indicati.
Per esempio: la Cina ha un incidenza del 97% nel proprio paese di morti per particelle sottili 2,5.
Cos significa l’influenza della Cina con Europa e Russia?
L’Europa e la Russia acquistano dalla Cina dei beni, prodotti che per la loro produzione
determinano in Cina il 7% delle morti dovute a quel tipo di inquinamento.
La responsabilità dei danni ambientali dovuti agli inquinanti, prodotti in un determinato paese per la
produzione di determinati beni ricade su tutti i paesi che poi di quella produzione usufruiranno →
globalizzazione delle responsabilità
ambientali.

In Italia, secondo analisi recenti,


relativamente alle PM10.
Verde: notizie buone che ci informano
come il 31% delle stazioni di rilevamento
delle particelle sottili non rispetta il
valore del limite giornaliero fissato come
livello pari a 50 microgrammi al metro
cubo da non superare più di 35 volte
all’anno.
Rosso: notizie cattive, il 76% delle
nostre stazioni non rispettano il latore
limite giornaliero fissato dall’OMS.
(vedere tabella per altri esempi)
Verde, sistema di monitoraggio.
Rosso, dichiarate dall’OMS.
(LEZIONE 6 - 16 ottobre)

Nel nostro paese le indicazioni dell’OMS sono interpretate in modo tale poi che il risultato dei
rilevamenti appaia come sostenibili. Se avessimo adottato i criteri e i limiti stabiliti dall’OMS
saremmo al di fuori dalle condizioni limiti indicate dall'organizzazione sia per le PM10 sia per le
PM2,5.
Il valore limite fissato da noi nel nostro pese sia uguale a 25 microgrammi al metro cubo,
diversamente il limite indicato dall’OMS è pari a 10 microgrammi a metro cubo.
- Composti organici volatici, il benzopirene, composto volatile tossico e cancerogeno, aggressivo
nei confronti del nostro sistema ematopoietico e viene ad originarsi nelle combustioni di
qualsiasi tipo ma soprattutto nei grandi impianti industriali come le fonderie o negli impianti
industriali che lavorano con materiali ricchi di carbonio. In questi ci sono inevitabili fuoriuscite
durante le lavorazioni dei processi di questo composto molto pericoloso. La concentrazione
massima che possiamo tollerare nell’aria che respiriamo è pari ad un nano grammo (10 alla
meno 9 grammi) al metro cubo. Nel nostro paese il 10% delle stazioni non rispetta il limite
annuale.
Qual’è il problema che porta a questo insieme di inquinati? Si tratta di una questione di scelte
personali, sociali (fissano i limiti per ciascuna sostanza tossica o pericolosa che non devono
essere superati), personali come quelle che ci inducono ad utilizzare il mezzo personale di
trasporto producendo una mole di inquinamento che non avrebbe eguali in condizioni normali.
Queste scelte incidono indipendente da quelli che sono gli indirizzi sociali e politici dei nostri
governi, sulla qualità dell’aria che respiriamo.

E’ molto importante il discorso sulle particelle sottili


presenti in aria che vediamo qui con i nostri occhi di cosa
significa per degli organismi semplici, come le pianti di
grano, vivere in un ambiente con aria sana o con aria
meno pulita.
Nel primo vaso troviamo piante di grano seminate lo
stesso giorno in cui sono state segnate le altre. Hanno
tutte la stessa età in termini di settimane.
La prima pianta è stata fatta crescere in una stanza in cui
l’aria veniva pompata in termini di aria filtrata, aria pura
priva di particelle sottili.
il secondo vaso è stato fatto crescere all’esterno.
Il terzo vaso è stato fatto crescere in un appartamento in cui l’aria era quella che respiriamo anche
noi negli appartamenti. La pianta che ha avuta una crescita rapida e migliore è la prima, cresciuta
nell’aria priva di contaminanti.
Anche noi come queste piante abbiamo effetti deleteri sul nostro organismo anche in termini della
qualità dell’accrescimento, è tanto più grave l’effetto della salute quanto è l’età più giovane degli
individui esposti ad un ara contenente particelle inquinanti.

Stime ottimistiche fatte dalla commissione europea


negli anni 2000 che prevedevano dall’anno attuale
per il 2020 un abbassamento drastico dei principali
inquinanti presenti in atmosfera ad eccezione
dell’anidride carbonica che può secondo questo
quadro avrebbero immaginato una situazione tale
per cui l’anidride carbonica si sarebbe stabilizzata a
livello europeo.
Le cose non sono andate così tan’è è vero che
l’anidride carboni ha continuato a crescere e non
ha subito una flessione nel trand di crescita, gli altri inquinanti sono stati abbattuti.

Un distretto ambientale riguarda l’inquinamento all’interno degli edifici nei quali lavoriamo, viviamo
e studiamo.
All’interno delle abitazioni, inquinamento indoor, noi respiriamo aria molto meno sana di quella
che potremmo respirare all’esterno dell’edificio. Se non altro perché all’interno di un edificio la
concentrazione di particelle sottili, PM, può superare di oltre 60% la concentrazione delle particelle
che ritroviamo all’esterno.
Tra i comuni inquinanti che ritroviamo all’interno degli edifici ci sono:
•Polveri sottili: dalle Pm 40 a quelle 2,5, queste possono assorbire e trasportare all’interno del
nostro corpo gli altri inquinanti che vengono a contatto con esse, tra questi ritroviamo:
•Formaldeide: componente chimico utilizzato perla manifattura dei mobili, all’interno di molti rivestimenti
che si usano per i mobili, tappezzerie. Si utilizza anche nella preparazione di pavimenti in legni o in plastica,
si ritrova in adesivi e in alcuni detergenti che vengono pubblicizzati come capaci di debellare il 100% dei
microrganismi presenti nelle superfici trattati.
–Mobili
–Rivestimenti
–Pavimento in legno o plastica –Tappezzerie
–Adesivi –Detergenti
•Benzene, toluene
–sostanze presenti nella combustioni del fumo come per esempio nelle sigarette o dal fumo che si origina
dalla combustione del gas che si utilizza per cucinare. Oppure nelle combustioni complete della legna che si
utilizza all’interno di stufe o camini. Questi possono essere liberati nell’utilizzo di vernici, colle, cere o
detergenti.
•Radon-222: gas radioattivo che possiamo respirare in:
–Cantine e locali sotterranei, non ventilati.

All’interno delle nostre case abbiamo locali pericolosi:


- Partiamo dal sottosuolo, luoghi in cui ci sono gli impianti di riscaldamento, Questi luoghi hanno
una piccolissima presa per l’aria esterna, non hanno finestre ne sistema di ventilazione.
- Le cantine o il garage che sono posti sotto al livello del suolo, se sono privi di un sistema di
ventilazioni sono locali in cui conviene non restare a lungo per respirare la quantità minore
possibile di Radon-222. Gas che attraversa i muri delle case e presente nel sottosuolo.
- Nei soggiorni ci possono essere stufe catalitiche, a legna o camini. Ogni volta che questi
dispositivi vengono utilizzati, se non hanno un apporto di aria fresca dall’esterno, producono dei
contaminanti, fumi che possono contenere inquinanti.
- Se nelle cucine si utilizza del gas per la cottura la legge prescrive che c debbano essere dei
condotti per l’apporto di aria fresca e per la fuoriuscita di aria contaminata. Se mancano questi
sistemi di sicurezza rischiamo di respirare aria contaminata.
- Tra i locali più pericolosi c’è il bagno in cui abbiamo numerosi detergenti per l’igiene personali
oppure utilizzati per l’igiene della casa. Molti di questi contengono additivi e sostanze inquinanti.

L’inquinamento indoor è importante a livello mondiale, per quanto riguarda la salute ha un impatto
notevole, tanto che è capace di provare delle malattie gravi cassa di un prolungato soggiorno di
locali che contengono sostanze inquinanti.
Nella mappa vengono rappresentate le regioni
dell’Africa, dell’India e la regione che comprende la
Cina sono colorate in maniera intensa ciò significa che
le malattie dovute all’inquinamento sono riferibili
all’inquinamento indoor.
L’effetto dell’inquinamento dell’aria
esterna: abbiamo una percentuale
attribuibili all’inquinamento urbano.
Situazione più omogenea, interessa
tutti paesi del mondo.

Possibili soluzioni
• Usare combustibili meno inquinanti.
• Rimuovere gli inquinanti dopo la combustione.
• Incrementare il trasporto pubblico.
• Limitare l’uso di automobili in città.
• Inquinamento indoor: limitare il contenuto in sostanze tossiche nei materiali edili e negli
arredamenti e assicurare un costante ricambio d’aria nelle case.

Effetti e conseguenze a livello ambientale di alcuni inquinanti dei quali abbiamo parlato..
C’è un problema per quanto riguarda il clima del nostro pianeta che ha a che fare con un apparente
e continuo riscaldamento dell’atmosfera terrestre, è imputabile ad un effetto molto più antico dello
genere umano: l’effetto serra. Un tipo di effetto indipendente dall’uomo che si è originato quando si
è originata la prima atmosfera terrestre (4miliardi di anni fa). L’atmosfera era diversa da quella che
respiriamo oggi, ricca di anidride carbonica, ammoniaca, metano e acqua ma priva di ossigeno e
azoto. Oggi è molto ricca di azoto, ossigeno e povera di anidride carbonica.
Ciò nonostante anche all’ora si
verificava l’effetto serra.

Sulla sinistra si può osservare una


serra con dei vetri trasparenti di
copertura, questi fanno attraversare
la luce solare all’interno della serra,
compresi i raggi termici del sole,
una volta entrati non riescono a
fuoriuscire dalla serra perché questi
vetri hanno anche la capacità di
riflettere all’interno della serra i
raggi che tenderebbero per naturale
riflessine a fuoriuscire nuovamente.
Questo fa si che nel t tempo la continua illuminazione del sole determini un accumulo di calore
all’interno della terra. Questo viene definito effetto serra.
La stessa funzione dei vetri della serra la svolgono sugli strati della troposfera livello della
stratosfera alcuni gas presenti in questi strati d’aria: gas serra. In aggiunta troviamo l’acqua sotto
forma di vapore.
I raggi solari attraversiamo l’atmosfera terrestre, colpiscono la superficie terrestre riscaldandola,
alcuni raggi termici vengono rilessi dalla sup. terrestre verso lo spazio che circonda la terra ma
vengono bloccati da questi gas serra e nuovamente veicolati verso la sup. terrestre.
Senza l’effetto serra non potrebbe essersi sviluppata la vita sul nostro pianeta, si è sviluppata perché
questo fenomeno ha assicurato il mantenimento di una temperatura meda terrestre costante di
giorno e di notte (oggi è intorno ai 15gradi).
Negli ultimi decenni la temperatura media del pianeta tende a salire come in precedenza non sembra
aver mai fatto. I principali imputati di questa accelerazione nell’aumento di temperatura dovuto
all’effetto serra sono:
Anidride carbonica (CO ) capace di pilotare e di rappresentare:
2
- il 60% dei gas serra; resta nell’atmosfera per 50 anni, resta lì fin quando non viene ad essere
recuperata o dalle acque degli oceani o dai vegetali che la utilizzano per cibarsene durante il
processo fotosintetico.

Altri composti dirigine antropica, derivanti da processi industriali che soltanto l’uomo è in grado di
gestire, sono i Clorofluorocarburi (CFCs): composti del carbonio, del fluoro e del cloro che sono
stati sintetizzati per far funzionare i sistemi di refrigerazione (frigoriferi, frezeer…), affinché i
dispositivi funzionano hanno bisogno che all’interno dei loro circuiti ci siano dei gas, fino agli anni
70 erano rappresentati dai Clorofluorocarburi poi in moltissimi paesi del mondo, riconoscendo il
danno che potevano causare allo stato di ozono stratosferico sono stati banditi per legge dalla
produzione industriale. Non avvenuto per tutti i paesi del mondo ma ci sono alcuni paesi che li
producono attivamente e che durante la loro produzione ne disperdono una certa quantità in
atmosfera. Rappresentano il:
- 16% dei gas serra; restano nell’atmosfera per 100 anni. Una volta messi in atmosfera
intrappolano 7.000-12.000 volte più calore della CO . Hanno una capacità, in termini di effetto
2
serra, superiore a quella dell’anidride carbonica.
Metano (CH ) ha origini naturali e antropiche, è presente in atmosfera. Rappresenta il:
3
- 20% dei gas serra; resta nell’atmosfera per 10 anni. Intrappola
25 volte più calore della CO .
2
Ossidi di azoto (NOx) (x: num. atomi di ossigeno che può variare). Rappresentano il:

- 3% dei gas serra; restano nell’atmosfera per 150 anni. Intrappolano 230 volte più calore della
CO . Sono molto più longevi dell’anidride carbonica.
2

Quali sono paesi che incidono di più nella produzione di questi gas serra? In questa tabella
vengono mostrati tre gruppi dipesi:
- Quelli che emettono il 45% delle
emissioni a livello globale dei quali il
Nord America e l’Europa sono i
maggiori contribuenti. (primo
grafico)
- Quelli che mettono un po' meno
emissioni a livello mondiale ma che
sono rappresentati dal 40% di tutti i
paesi che inquinano e producono
gas serra sono rappresentati dalla
Cina (uno dei paesi maggiormente
inquinanti) e dal’Europa. (secondo
grafico)
- I paesi che emettono la minor
quantità di gas serra, il 13% delle emissioni, sono i paesi più poveri come l’India, altri paesi
asiatici e la Russia..

In questo grafico osserviamo come è variata la concentrazione media di anidride carbonica


nell’atmosfera terrestre. Possiamo fare un salto all’indietro nel tempo di circa 800000 anni prima
del presente (a livello dello 0 nel
grafico). Si osserva che le variazioni di
anidride carbonica, maggiori
concentrazioni verso il basso sono
state un fattore comune in circa

1miliardo di anni prima della comparsa


dell’uomo. Con la comparsa dell’uomo
industriale la concentrazione di anidride
carbonica ha avuto un salo notevole (da 250 a
quasi 400).

Di chi le maggiori colpe? In questo grafico vediamo un confronto molti paesi del mondo per quanto
riguarda alla dinamica della quantità di inquinanti immessa nell’atmosfera durante gli anni che
vanno dal 1990 al 2015. Durante questo periodo la Cin ha avuto una crescita in termini di
gigatonnelate all’anno emesse di anidride carbonica, ha avuto uno sviluppo industriale rapido. Fino
al 2015 la quantità di gas inquinanti e dei gas serra prodotti e immessi nell’atmosfera dalla Cina ha
superato quella di tutti gli altri paesi.
Nel caso degli Stati Uniti, subito dopo la Cina per quanto riguarda la produzione di anidride
carbonica, c’è stato un picco a metà periodo, intorno al 2005, dopo di che la crescita delle quantità
di anidride carbonica emesse ha cominciato ad attenuarsi fino a trasformarsi in una decrescita. La
stessa decrescita, ciò minor inquinamento, la possiamo rilevare in tutti gli altri paesi ad eccezione
dell’India. Nell’India c’è un continuo e costante aumento di emissioni di anidride carbonica dovute
ad un rapido sviluppo industriale.

Possiamo immaginare di costruire una previsione per il futuro, se le dinamiche di emissione di


inquinanti atmosferici saranno ancor quelle che abbiamo visto nei grafici precedenti, pese per
paese, purtroppo per noi la quantità dei gas inquinanti,
anidride carbonica, non potrà continuare a crescere.
Dal 2020 al 2050 la concentrazione in atmosfera di
anidride carbonica è prevista aumentare costantemente,
forse un rallentamento che va dagli anni 40- 50.
Quali le conseguenze? Produciamo il 40% di anidride
carbonica attraverso il carbone (Cina, perché ricca di
carbone). Può essere utilizzato nelle centrali
termoelettriche per la produzione di elettricità, ciò
comporta un inquinamento costante e continuo di gravità
per l’atmosfera terrestre di tutto il mondo.
In nero è indicata la percentuale del 23% con cui
produciamo energia elettrica utilizzano il metano, gas
naturale.
10% di energia elettrica prodotta con impianti nucleari,
inquinanti, in termini di radiazioni radioattiva.
16% di idroelettrico e una bassa percentuale, 7%, di
elettricità prodotta con energia verde (solare, eolica..).

L’aumento di anidride carbonica ci interessa perché stiamo parlando del riscaldamento globale.
60% d tutti gli inquinanti capaci di pilotare un effetto serra era l’anidride carbonica.
Aumentare di poco la concentrazione in atmosfera di questo gas significa aere di riflessi negativi
sulla rapidità con la quale procede il processo di riscaldamento globale, cioè l’effetto serra.
Negli anni 2050 si prevede, se non cambiamo in questo periodo di tempo il nostro modo riprodurre
energia, supereremo di 2 gradi la temperature media terrestre. Due gradi in più rispetto alla media
del pianeta significano lo scongelamento totale dei poli ghiacciati della terra, scongelamento a
livello globale di tutti i ghiaccia, potremmo avere dei picchi di umetto di temperatura anche
superiori a 5-6 gradi con effetto devastanti nei comparti dell’agricoltura o dell’allevamento.

Che cosa potrebbe succedere nel 2100 se non cambiassimo il trand e le modalità di produzione
energia dal 2020? Se ci orientassimo verso energie prodotte con solo, eolico, idroelettrico, la
temperatura potrebbe portarci a superare entro prossimi 80 anni i 4 gradi oltre il livello medio
attuale di temperatura.
Altri indicatori ambientali che ci dicono che le previsioni che abbiamo appena visto sono da
prendere in considerazione sono quelle che possiamo ottenere dal monitoraggio fatto negli ultimi
50 anni a livello dei principali diretti ambientali.
Primo grafico in alto: la temperatura media
dell’aria miserabile sulla terra ferma è aumentata
di quasi un grado. La temperatura superficiale a
livello degli oceani è aumentata di quasi mezzo
grado. La temperatura dell’aria misurata al di
sopra del livello della superficie degli oceani è
aumentata di quasi un grado.
Il livello del mare è aumentato di diversi
centimetri, siamo quasi per arrivare al metro di
aumento medio della profondità degli oceani,
questo ci conferma che lo scioglimento dei
ghiacci terrestri e polari tende ad aumentare il
livello delle acque del mare.
Che succede ai poli? nel grafico in basso vediamo che si ha una costante diminuzione delle
superfici ghiacciate che ritroviamo sl pianeta.

Possibili scenari in termini di distretti ambientali interessati in maniera lieve, moderata o pesante.
Scenario 4: i rischi associati con un
aumento di temperatura fino a 1 grado
sarebbero lievi ma superato il grado
avremmo gravissimi danni a livello dei
sistemi che contengono le specie naturali,
vegetali, batteriche con la scomparsa di
decine di specie e con corrispondente
danno a livello economico.
I primi due sono gli scenari più drastici, ci
dicono che arrivati ad un grado di
temperatura media gia avremmo avuto la
scomparsa dei principale ecosistemi
marini, dei ghiacci polari e il
danneggiamento anche dei ghiacciai
montani e dei sistemi ecologici. Superato il
grado avremmo uno scenario apocalittico
con danni gravi, processi di desertificazione, siccità, ondate di calore e clima incontrollabile. Tutto
questo comporterebbe gravi ripercussioni anche per i componenti della nostra specie.

Nel nostro paese è gia successo qualcosa? Pare di


si, questi rilevamenti sono stati fatti nel 2017 e
possiamo vedere come abbiamo avuto fenomeni di
aumento della temperatura media del nostro paese,
maggiori di un grado. Questo aumento ha
determinato i cambiamenti climatici che sono di
quotidiana esperienza, ondate di calore, effetti
climatici strane, forti temporali, fenomeni alluvionali
rapidi, diminuzione delle precipitazioni…

Perché dobbiamo limitare le emissioni di anidride carbonica e non quelle degli altri gas?
Noi parliamo sempre di anidride carbonica ma quando ne parliamo consideriamo uno dei
rappresentai dell’insieme dei gas serra con i quali le nostre industrie hanno ancora a che fare.
Riuscire a calmierare l’emissione in atmosfera di anidride carbonica significa riuscire a calmierare
e a controllare l’emissioni anche degli altri gas. Lo scopo è quello di non superare i 2 gradi di
temperatura entro il 2050. E’ un traguardo che possiamo raggiungere se mettiamo mano al
controllo delle fonti inquinanti e alla riconversione energetica di tutto il nostro sistema di produzione
industriale.
La biodiversità rappresentata da tutti gli organismi che vivono sarebbe ingrato di darci un mano
nella gestione del controllo di alcuni inquinanti. Noi dobbiamo metterci del nostro, dobbiamo
eliminare delle immagini nelle quali abbiamo delle automobili che bruciano qualcosa per potersi
spostare, fortunatamente c’è un fortissimo impulso a livello industriale per promuovere il passaggio
dai combustibili fossili ai combustibili meno inquinanti e in definitiva a veicoli che possono
funzionare motori elettrici. Per quanto riguardai processi industriali dobbiamo sostituire alla fonte
energetica principale che è quella che prende la combustione di qualcosa, soprattutto la
combustione di carbone, dobbiamo sostituire a questi tipi di produzione di energia altri sistemi di
produzione di energia.
Se è proprio necessario bruciare qualcosa conviene che venga bruciato del metano ma
certamente non del carbone fossile, olio combustibile o gas liquido. Se si potrà fare a meno di
bruciare qualcosa, si potrà invece produrre l’energia che serve a pilotare i processi industriali dalle
fonti rinnovabili questo risolverebbe moltissimi problemi.

Tra i rimedi naturali che possiamo adottare c’è quello dell’implementazione del rafforzamento della
presenza delle aree verdi su questo pianeta. Aree a copertura forestale, le foreste sono
eccezionali risorse per la gestione, per l’equilibrio che c’è in atmosfera tra anidride carbonica e
ossigeno e oltre tutto sono capaci anche di aiutarci per il drenaggio dall’atmosfera per quanto
ricada altri inquinanti, primi tra tutti le particelle sottili.
Piantare alberi significa aiutare il pianeta a respirare meglio, aiutare tutti gli organismi viventi ad
avere più ossigeno a disposizione, significa riuscire a catturare anidride carbonica per tutta la vita
degli alberi.

Un pioppo all’età di 5 anni è capace di


trasformare il legname, in materia organica, 12kg
di anidride carbonica, in un anno.
10 anni → 25 kg
15 anni → 30 kg

Il ruolo degli oceani nella gestione di concentrazione di anidride carbonica presente in atmosfera.
Gli oceani sono ecosistemi enormi che a pari degli altri ecosistemi contengono elementi importanti
della biodiversità del pianeta, tra questi quelli che al momento prendiamo in considerazione sono
quelli capaci di svolgere la funzione clorofilliana, esattamente come le piante, sono capaci di
catturare anidride carbonica presente in atmosfera ed incorporarla nei propri tessuti.
Il 50% dell’ossigeno prodotto ogni giorno sul nostro pianeta è dovuto all’azione di questi
microrganismi, organismi microscopici appartenenti al fitoplancton, rappresentati da piccole alghe
molto spesso unicellulari che galleggiano sulla sup. degli oceani. Questi organismi sono piccoli ma
tanti e ricoprono tutta la sup. di tutti gli oceani, questi assorbono quotidianamente anidride
carbonica per poter crescere dall’atmosfera terrestre, la incorporano nel loro organismo e poi
siccome sono alla base degli ecosistemi marini vedono a rappresentare il nutrimento per lo
zooplancton che a sua volta rappresenta il nutrimento per altri organismi più grandi. Questo è un
effetto dell’azione dei microrganismi presenti nell’oceano.

E’ rappresentata la rete trofica degli oceani quasi al completo. Il carbonio assorbito in superficie dal
fitoplancton passa, attraverso la rete trofica, agili altri
organismi più grandi fino a sostener tutto l’ecosistema
marino. Il carbonio, quindi, entra a livello della
superficie dei mari nel fitoplancton che viene poi fatto
circolare all’interno della rete trofica marina.
Gli organismi respirano come noi, soprattutto quelli
animali respirando anche a livello branchiale
consumano ossigeno ed emettono anidride carbonica,
questa anidride carbonica emessa dagli animali
raggiunge di novo la superficie del mare e vien dei
nuovo ad accumularsi nell’atmosfera terrestre. Tuttavia
la quantità di anidride carbonica liberata dagli oceani è
inferiore alla quantità di anidride carbonica assorbita
all’interno degli oceani dal fitoplancton. Questo è gia
un primo punto di guadagno, se gli ecosistemi oceanici
sono in salute contribuiscono, come le piante, al
drenaggio dell’eccesso di anidride carbonica
dell’atmosfera.
C’è una reazione chimica, indipendente dalla presenza di organismi in acqua marina ma
fondamentale per controllare la concentrazione atmosferica di anidride carbonica.
Il sistema funziona in questo modo:
quando l’anidride carbonica in atmosfera supera un certo livello, l’acqua di mare inizia ad
incorporarla secondo questa formula CO2 + H2O H2CO3.


L’anidride carbonica viene fatta reagire con l’acqua per dare origine ad una nuova molecola,
l’acido carbonico, questo è un liquido che una volta formatosi in acqua di mare resta nell’acqua di
mare. In questo modo l’anidride carbonica che è gassosa, reagisce, viene a contatto con l’acqua di
mare può poi essere catturata dall’acqua di mare e mantenuta nell’acqua stessa sotto la forma del
composto H2CO3.
Quando l’anidride carbonica in atmosfera sente al di sotto di un livello determinato il mare è
capace di restituire parte di questa anidride carbonica utilizzando il percorso inverso a quello
descritto prima. Cioè dall’acido carbonico, l’acqua di mare è capace di ricomporre una molecola
d’acqua e una molecola di anidride carbonica che torna in atmosfera.

Gli oceani anche privi della biodiversità descritta prima funzionano come sistema tampone per il
controllo della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Questo sistema funziona fino a
quando l’acidità dell’acqua di mare non diventa eccessiva, se gli oceani a causa
dell’incorporazione dell’anidride carbonica diventassero troppo acidi non sarebbero più capaci di
svolgere la funzione appena descritta e quindi ci troveremmo di nuovo nei guai.

Questo è avvenuto e sta tuttora avvenendo.


Qui vediamo, a sinistra, l’aumento di temperatura dell’acqua oceanica negli ultimi decenni, linea
rossa. Parallelamente a questo aumento di temperatura si può osservare la linea azzurra, sulla
destra, si ha avuto un aumento di acidità dell’acqua del mare. La linea diminuisce perché la scala
con la quale si misura l’acidità è la scala del
PH, quando diminuisce di numero vuol dire
che aumenta l’acidità. L’acqua di mare
continua ad assorbire anidride carbonica che
è presente in eccesso in atmosfera, però
questo la rende sempre più acida. Ad un certo
punto l’acqua di mare non sarà più capace di
assorbire l’eccesso di anidride carbonica
presente in atmosfera.

Ancora prima della presenza dell’uomo


industriale sulla terra il nostro pianeta ha

subito cicli di riscaldamento e raffreddamento.


In questo grafico osserviamo tre linee:
- viola: concentrazione di anidride carbonica in
atmosfera
- rossa: anomalia della temperatura della media
terrestre
- verde: concentrazione di metano in atmosfera

Il grafico va indietro nel tempo di 400mila anni.


I questa immagine è chiaro come in assenza delle
nostre attività inquinanti la terra ha subito delle
glaciazioni e dei forti periodi di riscaldamento, la
variazione di temperatura, 5 fenomeni di surriscaldamento terrestre alternati da periodi di
glaciazione terrestre. Qui avevano salti di temperatura di 8 gradi tra un periodo glaciale e uno di
surriscaldamento.
Da cosa sono stati determinati? E’ vero che è tutta colpa dell’uomo se la temperatura del pianeta
sta aumentando o c’è qualcosa che non ci è stato ancora raccontato?
Facendo un’analisi retrospettiva dei dati, sono state fatte
delle ipotesi. Si è ipotizzato che fosse l’attività solare ad
influenzare i periodi di congelamento, glaciazione o di
surriscaldamento del clima terrestre e si è cominciato a
costruire questo grafico che decennio per decennio
metteva in relazione l’attività solare con quella della
temperatura terrestre.
Le cose sembravano dar ragione a quest’ipotesi fino agli
anni 1980. Dagli anni 1980 in poi in realtà vediamo come
mentre l’attività solare è andata diminuendo la
temperatura terrestre è continuata a salire. Questa
ipotesi è stata abbandonata prece non poteva essere
supportata dai dati.

Si è allora ipotizzata che la causa di queste variazioni cicliche della temperatura media terrestre
possono essere state influenzate da fenomeni che riguardano i conflitti dal nostro pianeta intorno
al proprio asse e rispetto al Sole.
In particolare è stata presa in considerazione la variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre che
varia più o meno ogni 40mila anni di circa 2 gradi, da 22 gradi si passa a 24 gradi di inclinazione e
da un altro movimento compiuto dall’asse terrestre intorno alla perpendicolare all’eclittica che
compie un giro completo ogni 25800 anni.
Questi due movimenti che variano sostanzialmente il livello di esposizione dl nostro pianeta nei
confronti del sole possono, questa è l’ipotesi attualmente predominante, avere influenzato e che
continueranno ancora ad influenzare le variazioni climatiche cicliche del nostro pianeta in termini di
periodi molto caldi alternati a periodi molto freddi.
In effetti le misurazioni fatte di questi due movimenti, appena descritti, sono state messe in
relazione le varie azioni climatiche degli ultimi decenni ed è stato visto che questo tipo di rapporto
è direttamente molto interessante e significativo. Pare che davvero sia l’inclinazione dell’asse
terrestre che il suo movimento intorno alla perpendicolare all’eclittica possano influenzare la
temperatura media terrestre determinando periodi di effettivo surriscaldamento e periodi
interglaciali.
Quali sono gli effetti di temperatura sul nostro comparto ambientale e sui nostri ecosistemi? A
livello degli ecosistemi l’aumento di un grado di temperatura, così come a livello di altri distretti
ambientali, è relativamente poco significativo. Questo è ciò che appare in questo momento ma non
così quando si supera il grado, quando ci si sposta verso i 2 gradi o l’aumento di temperatura
terrestre si va verso effetti considerevolmente negativi sia livello della sopravvivenza delle specie
sul pianeta sia a livello dell’acqua del mare, dei ghiacci o a livello climatico generale.
Uno degli scenari che si prevede per l’Europa del
2100 è quello che è rappresentato nel grafico di
destra. Nella cartina dell’Europa i puntini rossi in
colore rappresentano le zone di più alta aumento
di temperatura. Non di un grado ma di 3,4 o 5
gradi entro il 2100.

Situazione disastrosa a livello ambientale per le
specie di interesse alimentare e selvatiche.

Nel 201 a Parigi ci è stata una conferenza alla quale hanno partecipato quasi 200 paesi tra cui
anche gli Stati Uniti. Questi paesi hanno sottoscritto un accordo che allora sembrava risolutivo e
condiviso a livello mondiale per ridurre l’aumento di temperatura media del paese riducendo le
emissioni in modo da non superare i famosi 2 gradi entro il 2100, se non che a parte la Cina che
non ha sottoscritto l’accordo, con l’elezione di Trup, presidente degli Stati Uniti, è stata ritirata la
firma sottoscritta da Obama nell’accordo. Quindi gli Stati Uniti anziché contribuire a frenare la
quantità di emissioni in termini di gas inquinanti hanno invece promosso il consumo e l’utilizzo di
combustibili fossili in tutti i distretti industriali e civili.
Ciò nonostante l’Europa si è impegnata nella riconversione industriale nella trasformazione del
parco di autoveicoli da molto inquinanti ad altri con un tipo di mobilità non inquinante. A livello
industriale si stanno trasformando tutte le centrali di carbone in centrali a gas metano, si stanno
abbandonando anche le centrali elettriche ad olio combustibile riconvertendole per l’utilizzo del
metano. Questo comporta un minor quantitativo di emissioni. L’Italia da sola negli ultimi 10 anni ha
dato un impulso a tutte le energie rinnovabili che valgono il 17% dell’energia prodotta e consumata
nel nostro paese.
Moltissimi sono i punti nei quali possiamo
intervenire anche com singoli cittadini per
rallentare questa scorsa verso la catastrofe, se
prendiamo questa mappa concettuale,
possiamo partire dal cibo che consumiamo.
Domandiamoci se c’è differenza tra il
consumare frutta prodotta nel nostro paese o
in altri spese e quindi che debba essere
trasportata via nave o via aereo, non è la
stessa cosa. Consumare frutta prodotta
provenienti da pochi km di distanza dal luogo
in cui andiamo ad acquistarli significa
acquistare prodotti freschi che dal punto di
vista organolettico sono molto migliori dei
prodotti che raggiungono il nostro paese con
3-4 giorni di viaggio. Raccolti non maturi e
quindi in condizioni che non assicurano lo
stesso apporto in termini di sostanze nutritive, vitamine o altre sostanze utili alla nostra dieta..
Una scelta sbagliata produce maggiore inquinamento ambientale e dell’aria. Possiamo spostarci
con i mezzi propri a motore o con mezzi pubblici o camminando o pedalare, ne va a vantaggio
della nostra salute e dell’ambiente. Possiamo vedere molte altre possibilità di risparmio ad
esempio l’utilizzo che facciamo dell’elettricità, utilizzarla per spostarsi invece che utilizzare
combustibili fossili può essere un vantaggio a patto che questa elettricità sia stata prodotta non da
centrali a carbone, a olio combustibili ma ad esempio da centrali solari o a gas metano.
E’ importante la scelta industriale ma anche quella dell’utilizzatore finale.

Metilmercurio, inquinante ubiquitario, presente nell’aria che respiriamo sotto forma di mercurio ma
sotto forma di metilmercurio nella carne di alcuni pesci che consumiamo. Il mercurio presente in
aria lo possiamo respirare ed è un metallo con caratteristiche diverse degli altri metalli.
E’ un metallo liquido, capace di evaporare a temperatura ambiente, tossico per noi e per gli altri
organismi viventi. E’ una sostanza neurotonica che può danneggiare il sistema nervoso.
Il suo composto principale, il metilmercurio, si forma quando il mercurio precipita al suolo con le
piogge e lì viene ad essere utilizzato da dei batteri capaci di trasformarlo in metilmercurio. Una
volta trasformato questa sostanza può essere capace di accumularsi all’interno degli organismi
viventi provocando danni gravi.
E’ biomagnificabile, significa che se io vengo a contatto con una piccola quantità di metilmercurio
oggi poi domani e dopodomani.. ogni volta che io vengo a contatto con un ulteriore anche se
piccola quantità del composto, quest’ultimo non abbandona il mio corpo ma si accumula nei
muscoli e nel fegato provocando se raggiunge determinate concentrazioni danni gravi o gravissimi.
Quando raggiunge il sistema nervoso produce dei danni di difficile descrizioni ma molto grave.
Osserviamo con i colori descritti in termini di contenuto di mercurio per superficie. Sopra vediamo
il contenuto scritto in nanogrammi per
metro cubo di atmosfera e la distribuzione a
livello superficiale. Tutto il mondo è
interessato dalla contaminazione di questo
composto che viene ad essere trasportato
prima come mercurio gassoso dagli
spostamenti delle masse d’aria e poi una
volta precipitato al suolo può subire la sua
trasformazione in metilmercurio ed entrare
nella catena alimentare.
Tanti gli oceani quanto la terra ferma sono
interessati da contaminazioni di questo
metallo, è così diffuso perché tutte le
industrie hanno qualche processo chimico
che deve prevedere la presenza e l’utilizzo
di mercurio come catalizzatore, ossia come
quell’elemento che aiuta le reazioni
chimiche a svolgersi in maniera ottimale.
E’ un metallo che evapora a temperatura
ambiente, difficile da contenere e
controllare..
Il rimedio è quello di eliminare l’utilizzo del
mercurio nei processi che attualmente in
tutto il mondo ne prevedono l’utilizzo.

LEZIONE 7 - 19 ottobre

La situazione dell’ozono atmosferico


L’ozono lo possiamo ritrovare in atmosfera a livello della stratosfera (alta atmosfera) e a livello
della troposfera. E’ una molecola triatomica
composta dall’elemento ossigeno

→ a sinistra vediamo una molecola di ossigeno,


di quello che possiamo respirare normalmente e
che è presente nella percentuale pari al 22% nella
troposfera e nella stratosfera.A destra la
molecola di ozono è formata da tre elementi di
ossigeno uniti tra di loro.

Come si forma? Grazie all’azione diretta dei


raggi solari ultravioletti, questa reazione si
sviluppa al livello alto della stratosfera. In questo
distretto le molecole di ossigeno biatomico che
vengono colpite dalle radiazioni ultraviolette forti del sol sei trasformano legando un altro atomo di
ossigeno in micelle triatomiche. Formando la molecola dell’ozono.
L’ozono ha una caratteristica fondamentale dal punto di vista fisico: riesce a schermare una volta
che si è formato la penetrazione attraverso di esso dei raggi ultravioletti forti, quelli che potrebbero
arrivare se l’ozono non ci fosse in stratosfera potrebbe arrivare sulla superfici terrestre
determinando danni molti gravi a tutti gli organismi viventi.
Lo strato di ozono, presente in stratosfera, ci protegge e protegge insieme a noi tutti gli esseri
viventi da questi danni molto gravi.
L’ozono si è formato successivamente alla formazione dell’ossigeno, milioni di anni fa,
precisamente se consideriamo che l’ossigeno abbia iniziato ad essere presente in atmosfera intorno
ai 3miliardi di anni fa, l’ozono immediatamente dopo ha cominciato a formarsi a livello della
stratosfera.

In questo grafico, in cui in ascissa


c’è la scala temporanea, che
racconta l’età della terra, la
concentrazione di ossigeno e
quella di ozono si sono
stabilizzate intorno a 400milioni
di anni fa.
Da allora la vita ha commiato a
poter emergere dagli oceani, la
vita acquatica si è trasformata in
vita anfibia e successivamente
nella vita terrestre perché gli
organismi viventi potevano
contare su una protezione dai raggi ultravioletti dannosi effettuata dallo strato di ozono che si era
stabilizzato in stratosfera.
Purtroppo l’ozono è molto sensibile ad alcune sostanze o composti chimici che l’uomo ha
cominciato ad introdurre come inquinanti in atmosfera a partire dalla rivoluzione industriale.
Qui vediamo come è possibile distruggere
le molecole di ozono con un composto
fluoroclorurato.
Il compito in alto è un rappresentate dei
CFC, quelle famiglie di composti
utilizzate fino agli anni ’70 in tutto il
mondo, poi banditi dalla maggior parte dei
paesi industrializzati. Il loro utilizzo e la
loro sintesi non è stata abbandonata a
livello globale da tutti i paesi e quindi oggi
ci ritroviamo in atmosfera queste molecole
che possono attaccare direttamente con i
loro atomi di cloro la molecola triatomica
dell’ozono.
Il cloro strappa un atto di ossigeno all’ozono e come risultato finale si ha prima la formazione di
ossigeno molecolare ma anche questo può essere attaccato dal cloro di questi composti che lo
contengono e alla fine si riottiene la distruzione della molecola di ossigeno che possiamo respirare.
Questo è il modo in cui si può distruggere chimicamente l’ozono. Non soltanto i CFC riescono ad
effettuare questo tipo di operazione distruttiva dell’ozono ma moltissimi altri composti volatili
presenti in atmosfera come inquinanti che contengono atomi di cloro nella loro molecola.

Altre molecole in grado di attaccare e distruggere le molecole triatomiche dell’ozono:


- Gli Alogeni, composti che contengono fluoro, cloro, bromo o iodio. Elementi che osso effettuare,
a carico della molecola di ozono, la stessa identica operazione disaggregante. Tutte le molecole
che contengono questi elementi, denominati come alogeni, sono composti dannosi per l’integrità
per lo strato stratosferico di ozono.
- Il tetracloruro di carbonio, composto tossico, cancerogeno, bioaccumulabile , prodotto da
numerose sintesi industriali che lo utilizzano come solvente o come catalizzatore di radiazioni. E’
un composto che contiene 4 atomi di cloro per ogni molecola ed è molto economico nella sintesi
e di uso comune per la produzione di rifrigeranti.
- Il triclorometano che insieme al tricloroetano sono impiagati come smacchiatore e solvente in
moltissimi prodotti di largo consumo (bianchetto, smacchiatori per vestiti, aerosol). Sono
utilizzati nell’industria chimica che attualmente noi utilizziamo per produrre composti chimici di
sintesi, è un composto il tricloroetano che non può essere dismesso dall’utilizzo industriale e che
purtroppo non si riesce ancora trattenere o ad evitare che sfugga in atmosfera e vada, insieme
agli altri composti, a distruggere l’ozono.
- Il metano, responsabile di una buona parte dell’effetto serra, può contribuire alla diminuzione
dell’ozono nella stratosfera. E’ un composto che attacca l’ozono in maniera più debole dei
composti precedenti.
- I NOx , ossidi di azoto, oltre che ad avere un effetto serra molto potente riescono a distruggere
l’ozono stratosferico.

Nonostante la produzione Clorofluorocarburi a livello mondiale sia scemata, quasi completamente.


Nel 2000 la concentrazione, in termini di tonnellate all’anno, prodotta a livello mondiale era
estremamente limitata abbiamo tutti gli altri composti che galleggiano in atmosfera prima nella
troposfera e successivamente nella stratosfera per decenni o centinaia di anni. In tutto questo
tempo, le molecole di questi compost restano integre, possono interagire con lo strato di ozono
attaccandolo e distruggerlo. Il problema è serio…
https://www.copernicus.eu/en/services/climate-change → situazione della concentrazione di ozono
in atmosfera.
La scala colorimetrica, in basso. Una concentrazione che ci protegga dalle radiazioni ultraviolette è
quella che è compresa tra i colori celestino e verde chiaro. I colori che scendono verso sinistra
significa una diminuzione più o meno marcata dello strato di ozono atmosferico che arriva a
superare i 200-250 che sta a significare la diminuzione sempre più rapida dell’ozono.
In Antartide di ozono non ce ne affatto.
Macchia nera → buco di ozono che si è formato sopra l’Antartide a causa dell’attacco dei composti
contenenti iodio, bromo, fluoro..
In questo momento sull’Italia la situazione è di protezione totale, c’è sufficiente ozonosfera le nostre teste
affinché i raggi ultravioletti pericolosi del sole fossero tutti captati e bloccati a livello della stratosfera.
C’erano e ci sono delle macchie a latitudini compresi tra i tropici, queste macchie virano verso l’azzurro
stanno significare zone in cui i raggi ultravioletti riesco a passare e a raggiungere la superficie terrestre.
Vuole dire che ci sono delle macchine nello stato di ozono, dei punti di debolezze in cui l’ozono si sta
assottigliando.

In questo grafico è rappresentato l’evoluzione


del tempo in termini dimensionali, cioè in
milioni di km quadrati, del buco dell’ozono
sull’Antartide.
1980 - il buco era assente dopodiché nei
successivi anni e fino ad oggi l’estensione
dell’area di questo buco di ozono stratosferico
è diventata enorme tanto da superare l’area
complessiva del Nord-America.
1980 - carenza limitata di ozono
nella porzione a sud del nostro
pianeta, con il passare degli anni il
bus dell’ozono si è progressivamente
ma continuamente allargato.

Che succede se diminuisce l’ozono livello stratosferico? Significa che a quel punto i raggi ultravioletti
pericolosi possono attraversare gli strati inferiori dell’atmosfera e quindi tutta la troposfera raggiungendo la
superficie terrestre. La sup. terrestre significa anche la superficie della cute degli animali, la superficie
fogliare delle piante, raggiungere tutti gli organismi viventi più o meno esposti alla luce solare, questo può
provare danni immediati e acuti ai rivestimenti corporei di animali e piante e danno diretto, ustioni, alle
piante che coltiviamo e formazione di smog fotochimico, formatosi per interazione tra gli inquinanti primari
e i raggi solari ultravioletti e può avere un effetto significativo sulle variazioni climatiche.

Effetti dell’ozono he si formi a livello della troposfera. La deformazione di ozono nei bassi strati
dell’atmosfera è determinata da carenze nella concentrazione di ozono a livello della stratosfera, se lo strato
di ozono stratosferico si assottiglia troppo parte dei raggi ultravioletti pericolosi attraversa la stratosfera e
raggiunge la troposfera ma qui la formazione di smog fotochimico determina anche la formazione di ozono a
livello del suolo. Questo ozono a livello della troposfera è pericoloso, è molto reattivo dal punto di vista
chimico quindi attacca i tessuti viventi ustionandoli, attacca i tessuti più delicati quindi se lo si respira
all’interno delle vie respiratorie primarie e secondarie produce delle ustioni con senso di soffocamento e
rischio della salute nel caso in cui lo si respiri troppo a lungo o la sua concentrazione sia troppo elevata.
Questo avviene nelle ore di massima insolazione nelle giornate della stagione più calda, quando c’è molto
sole che può attraversare lo strato di ozono stratosferico perché è danneggiato o è del tutto assente in quel
momento, raggiungendo la parte più bassa della troposfera reagire con gli inquinanti primari e insieme a
molti altri composti forma l’ozono che può provocare i danni.

•L'ozono è un forte ossidante, in grado di attaccare i tessuti dell’apparato respiratorio anche a basse
concentrazioni, provocando irritazione agli occhi e alla gola, tosse e riduzione della funzionalità polmonare.

•I soggetti più a rischio sono i bambini, seguiti dai soggetti sani che fanno attività all'aperto, persone
affette da malattie polmonari, persone con una particolare suscettibilità all'ozono.
•L'ozono provoca anche una riduzione della crescita delle piante e, ad elevate concentrazioni, clorosi
e necrosi delle foglie.

Quando i raggi ultravioletti dannosi


non vengono filtrati a livello della
stratosfera e raggiungono la nostra
cute, a livello di questa possono
indurre la formazione di neo
formazioni maligne (melanomi).

L’acqua come ricorsa (parte a)

•L’acqua come risorsa.


•Disponibilità dell’acqua.
•Il ciclo dell’acqua.
•Utilizzo, sovrasfruttamento e inquinamento delle acque.
→ la molecola dell’acqua forata da un atomo di ossigeno, più
grande dei due atomi ad esso unito che sono due atomi di
idrogeno. Ha gia una caratteristica fondamentale per le sue
proprietà fisico - chimiche, cioè quelle di comportassi come un
dipolo, molecola che presenti un lato negativo (quello verso
l’ossigeno) e un lato positivo. Un lato elettricamente negativo e
uno elettricamente positivo.

→ Questa caratteristica gia da sola permette all’acqua di


disporsi, rispetto alle molecole che la circondano, nel modo in è
rappresentata nella foto: molecola centrale d’acqua che rivolge
la sua parte positiva (compresa tra i due atomi di idrogeno)
verso il lato negativo di altre molecole d’acqua.
La parte negativa della molecola centrale di acqua (in basso)
rivolge la propria superfici verso 2 atomi di idrogeno che
presentano una polarità positiva di altre molecole di acqua.
Questo fa si che l’acqua e le molecole che la compongono si
possano disporre a determinate temperature in modo ordinato.

Altra caratteristica connessa alla bipolarità delle molecole


d’acqua è quella che permette all’acqua di rendere solubili
diversi sali. Vediamo in questa foto l’azione esercita
dall’acqua sul normale sale da cucina
(formula chimica: NaCl → atomo di sodio [Na] e un atomo di
cloro [Cl]).
In acqua l’atomo di sodio che presenta una carica positiva si
dispone in modo tale da circondarsi (in alto a destra) delle
parti negative delle molecole d’acqua, l’atomo di sodio è
circondato da 5 molecole di acqua che rivolgono verso di esso
il lato più elettronegativo. Sulla sinistra vediamo un atomo di
cloro (sempre del sale da cucina che sciogliamo) si faccia
circondare dalle porzioni positive di 6 molecole d’acqua.
Quello che l’acqua può fare con u sale lo può fare anche con
moltissimi altri sali, dal momento che i sali sono fondamentali
per la stessa possibilità delle piante si assorbire dal terreno
numerosi tipi di sali diversi che servono al bon funzionamento
del proprio organismo , cosi come di molti sali diversi abbiamo bisogno noi, i nostri tessuti, le note cellule..
L’acqua prevede all’interno dei tessuti viventi ad esempio a rendere solubili e disponibili questi sali che
altrimenti sotto forma cristallina, in forma insolubile, non sarebbero utilizzabili.
Questa è una delle proprietà dell’acqua ma molto importante insieme a quella di poter sciogliere, rendere
disponibili anche gli zuccheri,le proteine e i lipidi.. Solubili presenti nei nostri tessuti.
Un’altra proprietà dell’acqua che deriva dalla bipolarità delle sue molecole che permette di disporre
in modo orinato le molecole une rispetto alle altre a determinate temperature, è la proprietà che
permette all’acqua di esistere allo stato solido.
A 0 gradi di temperatura e al di sotto di 0 l’acqua ghiaccia, il ghiaccio è uno stato fisico dell’acqua
in cui le molecole di questo elemento sono disposte: le molecole sono distanziate le une dalle
altre, questo fa siche il peso specifico dell’acqua allo stato solido sia più basso di quello dell’acqua
allo stato liquido perché le molecole dell’acqua sono molto più vicine di quelle che possiamo
ritrovare nel ghiaccio. Come risultato si ottiene il fatto che il ghiaccio si più leggero dell’acqua allo
stato liquido, questa è una caratteristica importante che ha salvato alla vita in moltissimi distretti
acquatici (acqua dolce e marina) ad esempio durante lunghi periodi glaciali che il nostro pianeta ha
attraversato. Infatti l’acqua ghiacciandosi prima in superficie e poi sul fondo, prima in superficie
perché essendo il ghiaccio più leggero dell’acqua allo stato liquido non appena si forma tende a
galleggiare sul pelo dell’acqua ancora allo stato liquido. Questa copertura superficiale di acqua
ghiacciata ha protetto gli strati inferiori di laghi, fiumi o son costiere dal totale congelamento, e
quindi dalla morte certa di tutti gli organismi che in questi laghi, fiumi o zone costiere potevano
continuare a esistere e resistere in climi particolarmente rigidi.
Anche questa caratteristica dell’acqua è prezioso per la vita.

L’acqua è una risorsa perché permette la sopravvivenza e la vita stessa sul nostro pianeta, di
acqua è costituito gran parte del nostro corpo, il 70% e più della sup. terrestre è ricoperta di uno
strato di acqua, perlopiù salata allo stato liquido, può essere presente come acqua priva di sali
quando si trasforma in vapore acqueo, anche in atmosfera è abbondante fino formare corpi
nuvolosi fino a permettere il trasporto a distanze elevate da dov sei siano formati i corpi nuvolosi
delle masse d’acque che in essi sono contenute. C’è un sistema di circolazione planetaria
dell’acqua che diventa risorsa disponibile e comune sulla superficie di tutto il pianeta.
Gia solo per questo l’acqua si comprende bene come intervenga nella regolazione del clima del
nostro pianeta e che per altro, essendo un solvente, risulti efficace anche nel diluire le sostanze
inquinanti.

Quanta acqua è
disponibile, in termini
di acqua dolce, sul
nostro pianeta?

→ utilizzabile per i
nostri utilizzi
domestici e
industriale.

L’acqua dolce sulla


superficie terrestre si
pensa che possa raggiungere il 3% del contenuto di acqua totale del pianeta. Di questo 3% noi
non riusciamo ad utilizzarne più dello 0,003%.
Anche se utilizziamo una minima parte dell’acqua del pianeta, riusciamo, grazie alla circolazione
costante dell’acqua e la sua ridistribuzione in tutti i distretti planetari, ad inquinare tutte le acque del
pianeta siano dolci o salate.
Uno dei problemi maggiori che abbiamo da affrontare in questi anni non ha a che fare con la
scarsità delle risorse idriche in senso di
risorse di acqua dolce quanto semmai
alle politiche che permettono l’utilizzo
da parte di tutti di acqua dolci presenti
in molti paesi.
Nel mappamondo ci sono delle zone del
mondo in cui la disponibilità di acqua
potabile è limitata: Asia centrale, India,
Africa. In queste zone diaccia ce né ma
l’acqua potabile o comunque la rete che
permette la distribuzione di acqua
potabile in questi paesi è inesistente o è
imitata e quindi insufficiente a gestire la
potenziale richiesta.
L’indisponibilità di una rete che assicuri
l’approvvigionamento di acqua potabile
alla popolazione porta con se le inevitabili conseguenze, quando l’acqua che si beve, ci si lava, si
preparano i pasti non è potabile ma raccolta da un lago, un fiume o uno stagno si ha a ce fare con
acque pericolose dal punto di vista biologico, ci sono dei rischi che derivano dall’utilizzo di acque
infette.

Circa la disponibilità, cioè l’abbondanza, di acqua a


livello globale, possiamo vedere degli scenari:
- le zone più colorate indicano, con una prospettiva
futura fino al 2025, un aumento della disponibilità di
acqua potabile superficiale. Nelle zone dell’Arabia,
dell’Africa, India e in gran parte in Cina la disponibilità
d’acqua possono scemare.

In che modo l’acqua viene a ridistribuissi da un distretto all’altro del pianeta?


Se partiamo dalle precipitazioni, quando queste portano al suolo masse più o meno ingenti di
acqua, questa se cade su un terreno boschivo può essere assorbita dai primi strati del terreno, può
attraversarli raggiungendo la falda acquifera,
ha una superficie indicata come tavola d’acqua
ossia il livello sotterraneo al quale arriva il
livello dell’acqua di falda. Il livello della tavola
d’acqua è più o meno corrispondente alla
superficie del più vicino bacino idrico (fiume,
lago, mare..). Questa non saturata, di acqua
sotterranea, di falda contiene acqua all’interno
del terreno che lo attraverso con velocità
bassa spostandosi dalla terra ferma verso il
più vicino bacio idrico.
Dal bacino idrico l’acqua può evaporare come
può farlo anche della superficie del terreno o
che può essere veicolata in atmosfera
attraverso la veicolazione animale o vegetale e
tornare poi in atmosfera.
Questa immagine descrive il ciclo dell’acqua.
Fenomeni di evaporazione vanno a veicolare
l’acqua in atmosfera e qui il vapore acqueo si
condensa in corpi nuvolosi che poi possono
essere trasportati anche molto lontano dalla
zona in cui si sono formati scaricando il loro
contenuto in acqua sotto forma di acqua liquida
o cristallina, di neve o grandine in zone diverse
della sup. terrestre, per esempio sui ghiacciai,
sui boschi, sui laghi, mari..
L’acqua raggiunge nuovamente il terreno e
attraversa con maggiore ominide efficienza il
terreno a seconda di come sia ricoperto sulla
superficie e raggiunge le falde freatiche, fiumi di
acqua sotterranea:
- più superficiale come “acquifero1”
- più profondo come “acquifero2”
In queste falde freatiche, raccolte d’acqua sotterranea, l’acuì scorre in direzione del più vicino
bacino o raccolta di acqua dolce o salata, lo fa
con velocità molto bassa.

La velocità di spostamento di queste acque


sotterranee invece a seconda della profondità
in cui si trovi la falda può essere bassa o
bassissima. La sua velocità massima non
supera mai i 30cm al giorno ma si possano
avere anche velocità inferiori.
Si possano avere tempi per il raggiungimento
del più vicino bacino idrico di anni, decadi,
centinaia di anni o più, questo significa che per
far si che il ciclo dell’acqua funzioni noi non
dovremmo mai prelevare acqua dal sottosuolo
perché prelevandola dalle falde significa
interrompere il ciclo molto rapidamente poiché
i nostri prelievi sono rapidi a fronte di una
ricarica dei bacini sotterranei lenta o lentissima a causa dello scarso flusso d’acqua nelle falde.

Nonostante ciò noi preleviamo continuamente in prossimità dei centri industriali oppure dei centri
abitati acqua dal sottosuolo. In queste due immagini osserviamo dei punti di prelievo dalle falde
acquifere di acqua che poi dovrà servire ad un piccolo o ad grande centro abitato. Pozzi di
prelevamento sono indicati con delle linee nere che si dispongono verticalmente nel terreno fino a
raggiungere la zona in celeste in basso nelle immagini, zona della falda sotterranea in cui l’acqua
c’è ma ha una velocità di ricarica lenta e tra l’altro scorre in direzione del più vicino fiume, lago o
mare con le velocità lente. Cosa succede? SE la quantità di acqua che noi preleviamo supera la
capacità e la velocità di ricaricare queste zone di prelevamento da parte della falda si creano dei
coni di depressione, cioè punti in cui il livello della falda sotterranea è più basso rispetto a quello
dei punti della falda in cui non viene effettuato nessun prelievo.
Questo cono di depressione richiama acqua da entrambi le parti della falda non interessate dal
prelevamento, da destra e da sinistra l’acqua rimanente della falda viene richiamata abbassando
tutto il livello dell’acqua sotterranea e come ulteriore conseguenza nelle zone di prelevamento si
possono osservare dei fenomeni di subsidenza del terreno, sprofondamento del terreno. Questo
perché all’acqua sotterranea insieme alle particelle di cui è composto il terreno contribuisce a
sostenere tutto ciò che è al di sopra del livello del suolo, se togliamo una delle due componenti al
suolo (la parte liquida) togliamo anche buona parte della capacità del suolo di sostenere ciò che
invece è in condizioni normali, in cui la falda è ancora integra è in grado di sostenere.
Sovrasfruttamento delle falde ha come conseguenza più o meno immediata:
- Esaurimento, se non provvede in tempo a diminuire la pressione di sorasfruttamento,
dell’acquifero. Cioè l’esaurimento della falda dalla quale sto prelevando acqua.
- Come fenomeno iniziale del sovra prelievo di acqua si può avere una subsidenza
dell’acquifero.
- Conseguenza che si ha con il prelievo troppo rapido dell’acqua dall’acquifero: concentrazione
degli inquinanti nell’acquifero.
- Ingresso di acqua salata nell’acquifero.
- Essiccamento di fiumi o di laghi collegati all’acquifero.

Confronto le percentuali degli utilizzi


dell’acqua dolce in determinati distretti
ambientali in paese altamente industrializzato
e in un paese in cui invece l’industrializzazione
sia ancora limitata.
In un paese molto industrializzato fino al 40%
dell’utilizzo di acqua si ha per raffreddare le
centrali elettriche, il 40% viene utilizzato in
agricoltura, l’11% nell’industria e il 10% per gli
usi civili.
Diverse sono le percentuali in Cina, abbiamo:
il 90% di acqua utilizzata in agricoltura, il 7%
nell’industria e il 6% per gli usi civili.

Per poter controllare a livello sociale il consumo di acqua si è cercato nel tempo di aumentarne i
costi. Ciò nonostante si ha avuto nel tempo una presa
di coscienza maggiore dell’importanza di utilizzar
meno acqua possibile soprattutto a livello domestico.
In questi due grafici è rappresentato cosa è successo
per quanto riguarda l’utilizzo domestico in relazione al
prezzo indicato con le linee rosse. Il prezzo è
costantemente aumentato dagli anni 80 fino agli anni
attuali ma il consumo dell’acqua non è calato in modo
corrispondente.
Se consideriamo che l’acqua utilizzata a livello
domestico vale appena il 10% dell’acqua che
consumiamo non è questo il problema ma è di come
utilizziamo l’acqua nelle nostre attività industriali e
agricolturali.
Un altro problema è → il surriscaldamento del pianeta
che determina un surriscaldamento non solo
dell’atmosfera ma anche delle altre superficiali del
pianeta, acque comprese.

→ aumento di temperatura che si è avuta nel Reno,


Danubio. In entrambi i casi in 100 anni la temperatura
media di acqua che scorre e che quindi fa fatica
riscaldarsi c’è stato un lento ma progressivo
riscaldamento.
Quando un fiume di riscalda significa che si è riscaldata la terra anche a livello delle sorgenti di
questi fiumi. Più evidente è il fenomeno del danno
provocato a livello globale per quanto riguarda le
correnti oceaniche.

Qui possiamo vedere il percorso che l’acqua degli


oceani compie come acqua fredda o acqua calda.
Le masse di acqua calda sono rappresentate dalle
frecce rosse, l’acqua si scalda a livello equatoriale
e in superficie corre verso le regioni polari del
pianeta, è molto chiaro il percorso effettuato dalla
corrente atlantica che porta acqua calda verso il
polo nord, questa acqua calda mitiga il clima nelle
regioni a nord del pianeta poi viene a raffreddarsi.
L’acqua fredda essendo più densa e pesante dell’acqua calda, sprofonda sul fondo dell’oceano e
se ne ritorna verso sud, latitudini più basse. Verso sud si riscalda nuovamente e poi effettua di
nuovo la circolazione appena descritta.
queste correnti oceaniche contribuiscono a mantenere stabile e costante sia la temperatura delle
acque degli oceani sia la temperatura media del pianeta.
Che succede se idoli si riscaldano troppo o se si scongelano? Le correnti oceaniche si bloccano
perché l’acqua calda che raggiunge i poli in assenza di ghiacci non è in grado di essere raffreddata
e di poter tornare verso l’equatore e di nuovo riscaldarsi, se queste correnti dovessero cessare di
esistere o di mescolare acque calde e fredde il clima della terra cambierebbe in maniera grave.

[C’è sempre meno ghiaccio a livello continentale e a livello polare.]

Le precipitazioni seguono il trend e il nervosismo del clima globale. In generale il trend è quello di
una diminuzione sempre più forte della distribuzione delle precipitazioni durante l’anno.
Abbiamo precipitazioni brevi e sempre più massicce, in brevissimo tempo cade una quantità di
pioggia che normalmente cadrebbe in settimane o in mesi, questo determina fenomeni di siccità,
fenomeni alluvionali, fenomeni di danni gravi o gravissimi al territorio e all’agricoltura oltre che alle
zone urbanizzate.
Qui possiamo osservare i danni provocati dai
cambiamenti climatici uniti ai fenomeni estremi
atmosferici che hanno determinato, per esempio,
alluvioni in diverse zone della terra dal 2005 al
2014. Se stimiamo in dollari i danni del 2005
arriviamo a più di 200 miliardi di dollari con
160milioni di persone che hanno subito danni a
causa di vari disastri tra cui tsunami.
Nel 2011 abbiamo danni provocati per il 65% dei
casi provocati da tsunami e terremoti, 360miliardi
di dollari e 200milioni di persone. Abbiamo anche
fenomeni come alluvioni, frane, dissesti
idrogeologici che hanno a che fare con il clima e
con l’acqua che non ce la fa più a gestire e
equilibrare il clima con le reali necessità del pianeta.
Perché di acqua a livello di falde acquifere, quasi superficiale, ce ne è sempre meno?
Una risposta ci viene data da questa immagine. Un’estesa quantità di territorio coltivata (in basso a
destra) priva di foreste in cui esistono solo zone coltivate. Queste hanno determinato un
impoverimento a livello del suolo della risorsa dell’acqua. Se andiamo indietro nel tempo e
seguiamo la storia di questo territorio aveva un’agricoltura diversa da questa di oggi, non era
industrializzata ma basata sulla mezzadria e
utilizzava più lavoro animale rispetto alle
macchine utilizzate oggi. Insisteva in un
territorio che si poteva rappresentare come è
rappresentato nell’immagine in alto a sinistra
cioè con zone di campo in cui esistevano dei
fossati in cui scorrevano ruscelli di acqua ed
erano ricchi della presenza di piante
legnose. La fauna che insisteva in questi
terreni in cui c’erano sia piante erbacee che
arboree era molto ricca di insetti e vertebrati
che creava una certa perdita al raccolto ma
che non pretendeva l’utilizzo di pesticidi o di fertilizzanti chimici. Andando avanti con il tempo
queste zone ricche di alberi venivano sempre impoverite della vegetazione arborea fino ad arrivare
nella situazione rappresentata in alto a destra, cioè in campi coltivati con piante erbacee in cui gli
alberi sono scomparsi e ciò determina anche la scomparsa di corsi d’acqua che potevano essere
trattenuti in alto dalle radici di queste specie arboree che per approvvigionarsi di acqua
sprofondavano le loro radici nel sottosuolo attirando verso la superficie del suolo l’acqua.
Quest’acqua ora è scomparsa, è finita nelle porzioni profonde del suolo e questo ha determinato
un impoverimento anche della fauna a livello superficiale. Questo impoverimento ha fatto sì che
fossero necessari continui interventi su questo terreno in termini di concimi (fertilizzanti, pesticidi)
perché le poche specie rimaste non trovavano più nemici e quindi siamo passati alla situazione
che osserviamo oggi con campi coltivati in maniera estensiva, lavorati con mezzi agricoli in cui
pochissime specie sono presenti e tendono ad essere eliminate con dei veleni per non arrecare
danno alle coltivazioni.
Con tutto ciò l’acqua viene ad essere ormai veicolata sulla superficie di questi terreni attraverso il
prelievo in profondità dalle falde che ormai sono approfondite parecchio. Ci troviamo in una
situazione tale per cui l’acqua sulla superficie dei terreni è scomparsa, l’acqua di cui necessitano le
nostre coltivazione la dobbiamo prelevare dal sottosuolo estraendola dalle falde che
sovrasfruttiamo.

Quali potrebbero essere i rimedi per limitare la scomparsa stessa delle acque superficiali oppure i
danni che per esempio lo straripamento dei fiumi determinano a causa di piogge improvvise o
aumenti improvvisi del livello dei corsi d’acqua?
1- Ripristinare le zone ripariali, in questa immagine
osserviamo una zona ripariale di un fiume che non
presenta abitazioni, per centinaia di metri verso l’interno
del terreno, ma che presenta un terreno ricoperto da
vegetazione spontanea e capace di assorbire in caso di
straripamento o in caso di piena del fiume l’eccesso di
acqua facendo sì che l’acqua non arrivi alle case in
lontananza evitando anche il danneggiamento agli
insediamenti urbani. Purtroppo invece in questi anni o da
sempre l’uomo ha costruito case in prossimità degli argini
dei fiumi o nei corsi d’acqua che poi ha tentato di
contenere con gli argini artificiali, muri peggiorando la pericolosità dei corsi d’acqua. Oggi
quando diventano troppo ricchi di acqua possono sfondare gli argini artificiali creati
dall’uomo non trovando il terreno che possa assorbire la massa d’acqua che devono
trasportare in eccesso a causa delle variazioni climatiche.
La situazione delle più grandi raccolte d’acqua che troviamo nel pianeta, gli oceani.
 La situazione non è delle migliori, nella barriera corallina, per esempio, ci sono moltissime
specie viventi (spugne, coralli, pesci..). Questi sono gli ecosistemi marini più delicati che si
conoscano, il loro stato di salute ci dà un’idea dello stato di salute dell’acqua in cui
insistono.
Come interagiamo con gli oceani? Con gli oceani interagiamo con tutte le nostre diverse attività
che svolgiamo sulla superficie degli oceani ma anche quelle sulla superficie dei nostri continenti
attraverso le attività turistiche, l’agricoltura che pretende e richiede dosi e quantitativi in aumento di
pesticidi o di sostanze che servono a far funzionare al meglio i terreni quindi i concimi ormai
costituiti da basi chimiche, l’eccesso dei pesticidi e dei concimi finisce nella falda freatica
sottostante alle porzioni del suolo coltivato e attraverso questa raggiungerà un lago, un fiume o il
mare inquinandoli. Le industrie tanto estrattive quanto sintetiche inquinano il terreno con i minerali
estratti e con materiali di sintesi, gli inquinanti vengono assorbiti dal terreno o se gassosi vengono
dispersi in atmosfera ma prima o poi o attraverso il terreno (falde acquifere) o attraverso le masse
d’aria ripiovano al suolo o sui nostri oceani inquinandoli.
I trasporti marittimi sono pericolosamente importanti per lo stato di salute dei nostri oceani, ogni
anno ci sono incidenti che coinvolgono petroliere e queste sversano in vari punti degli oceani i loro
contenuti inquinanti. Le navi funzionano con combustibili fossili che vengono bruciati durante il
normale tragitto della nave e vengono veicolati in atmosfera che però restituisce al suolo o alla
superficie degli oceani gli inquinanti.

Parlavamo dei coralli, in questo grafico è riportata la situazione di criticità a livello delle barriere
coralline del mondo. Gli oceani Atlantico e Pacifico colorati dal giallo al rosso, indicando con
questo il livello di pericolo di estinzione di tutte le barriere coralline viventi negli oceani. Queste
barriere sono degli indicatori ecologici
importanti che ci dicono che l’oceano sta
soffrendo, che la temperatura dell’acqua
è troppo lata o che l’acidità dell’acqua è
insopportabile quindi determina la morte
di alcuni organismi costituenti le
barriere. Dal momento che
rappresentano gli ecosistemi più ricchi,
variegati e importanti per quanto
riguarda la biodiversità degli oceani, la
loro scomparsa sarebbe catastrofica per
numerose specie che solo lì potrebbero
continuare a vivere.

Metilmercurio: trasformazione chimica del mercurio che avviene ad opera dei microrganismi che
vivono in acqua o nel terreno che permette a questo veleno di accumularsi nei tessuti degli
organismi animali. Questo composto è bioaccumulabile, la quantità che si ingerisce oggi si somma
alla quantità ingerita ieri determinando una concentrazione più alta nei tessuti di chi subisce questo
tipo di bioaccumulo.

Situazione a livello atmosferico globale è speculare rispetto a quella che possiamo ritrovare a
livello oceanico. Anche le acque degli oceani sono interessate da questa contaminazione e anche
in modo indiretto la nostra società o coloro che sono posizionati ai vertici delle catene trofiche
prima o poi potrebbero essere interessati. Questa contaminazione è determinata dal bioaccumulo
è grave perché determina nei diversi anelli di cui si compone la catena alimentare un livello di
accumulo mano a mano maggiore verso i consumatori secondari, terziari…

Il mercurio metallico, utilizzato dalle industrie, sfugge alla cattura da parte dei sistemi di
contenimento degli inquinanti può essere accumulato nell’ambiente. Quando questo viene a
contatto con determinati batteri, lo trasformano in metilmercurio, meno volatile del mercurio
metallico, resta nel terreno o nel mare in cui si forma ed entra nella catena alimentare
percorrendola tutta. Risulta meno pericoloso per i consumatori primari.
Una volta ingerito questo composto viene confuso dal nostro organismo e dall’organismo di tutti gli
altri esseri viventi con un amminoacido essenziale, la cisteina. Quando andiamo a sintetizzare le
nostre proteina se confondiamo la cisteina con il metilmercurio andiamo a sintetizzare molecole
che poi non funzioneranno ma andiamo a costituire delle molecole velenose che poi potranno
penetrare all’interno dei nostri tessuti. A causa di questo fenomeno di mimetismo chimico che il
metilmercurio può essere trasportato per tutto il corpo attraversando la barriera ematoencefalica
oppure la placenta in modo tale da essere assorbita dal feto in via di sviluppo.
Una volta assorbito da noi o da altri organismi animali il principale bersaglio del metilmercurio è il
sistema nervoso centrale e periferico, i bambini sono più soggetti. Può provare un ritardo mentale,
disturbi della memoria o varie disfunzioni motorie o disturbi del linguaggio.

Un altro problema moderno da quando esiste la plastica è quello dell’inquinamento delle acque del
pianeta, particolarmente quelle degli oceani da parte della plastica. In particolare da parte delle
microplastiche cioè di quelle particelle delle plastiche originariamente avevano dimensioni di una
bottiglia o di un sacchetto di plastica che con il tempo vengono ridotte a dimensioni di un millimetro
o di pochi nanometri. Queste vengono chiamate microplastiche o nanoplastiche.
I punti di ingresso nell’oceano di queste plastiche sono tutte le zone costiere ma non solo, anche a
livello marino attività come quelle della pesca, che utilizza reti a strascico o reti di plastiche,
inquinano con dei residui di plastica gli oceani. Le particelle ci plastica o i grandi residui possono
raggiungere gli oceani dalle zone costiere veicolate
dalle foci dei fiumi, in questo modo le plastiche
iniziano a circolare insieme alle acque degli oceani
per tutto il globo. Nell’immagine possiamo vedere i
sistemi di circolazione delle acque marine, utilizzati
anche come sistemi di circolazione dalle
microplastiche presenti in tutti gli oceani del mondo.
- Scala gialli: concentrazioni in kg per km quadrato.
Le microplastiche possono essere riscontrate come
presenza in qualsiasi distretto.
Sono pericolose perché vengono ad essere assorbite
durante l’alimentazione, ricaptate dai pesci che le
introducono all’interno della catena alimentare.
Queste possono poi essere incorporate in alcuni
tessuti animali.

Quali sono gli inquinanti che possiamo ritrovare nelle acque?


Quelli più insidiosi sono gli inquinanti chimici e organici. Le fonti sono le zone ad alta
industrializzazione, quelle in cui si produce qualcosa a livello industriale, dove si coltiva qualcosa o
si alleva qualche specie animale ma soprattutto le zone urbane.
Attualmente sono note 100000 sostante sintetiche rilasciate nell’ambiente. Di queste 3000 sono
presenti come inquinanti nelle acque superficiali di tutto il mondo e sono classificate sulla base
della natura chimica, sulla loro velocità di degradazione del grado di tossicità per l’uomo.

A questi vanno aggiunti anche gli inquinanti che derivano dalle industrie farmaceutiche e
dall’utilizzo di questi farmaci sia a livello civile che sanitario generale. Molte sostanze presenti oggi
nell’ambiente derivano dai farmaci perché utilizzati male, ne utilizziamo troppi e perché non li
smaltiamo correttamente.
E’ possibile ripulire le acque che abbiamo utilizzato a livello urbano? Se si, da che cosa siamo in
grado di ripulirle? Oggi per legge è necessario che tutti i comuni con 5000 abitanti o con più di
5000 abitanti si dotino di un depuratore in maniera corrispondente alla quantutà di persone che
popolano quella zona urbana.
Impianti di depurazione primaria  permette di depurare le acque dalla componente organica. Si
hanno delle vasche in cui l’acqua nera che raggiunge l’impianto dalla città sedimenta per qualche
giorno in vasche. Questa sedimentazione permette un accumulo sul fondale di fanghi primari che
contengono tutto il particolato contenuto nelle acque. Questo è il primo processo di depurazione
che avviene in questi impianti.
Il secondo trattamento che può essere effettuato in diverse vasche poste in sequenza le une con le
altre, è un trattamento biologico  raccoglie le acque parzialmente chiarificate dal primo processo
di sedimentazione immette nelle acque dei batteri, dei protozoi che si cibano per accrescersi e per
moltiplicarsi dei residui organici presenti nelle acque.
Dopo il trattamento primario di sedimentazione e i trattamenti secondari, quelli biologici, le acque
che fuoriescono da questi impianti semplici di trattamento delle acque contengono ancora
inquinanti: fino al 5% di particolato, fino al 50% di azoto contenuto in vari composti in entrata nelle
vasche di trattamento primario, fino al 70% del fosforo che è entrato nell’impianto e fino al 30% dei
metalli tossici, in particolare i metalli pesanti che sono giunti all’impianto.
Per giunta ciò che il trattamento primario e secondario non possono togliere da queste acqua sono
i composti clorurati, le sostanze organiche persistenti, isotopi radioattivi e i farmaci.
Sarebbe possibile purificare molto meglio queste acque, servirebbero dei trattamenti terziari e
quaternari di utrafiltrazione per eliminare il particolato e di captazione delle sostanze sintetiche
(composti tossici, velenosi, metalli pesanti..). Questo trattamento non si fa mai a causa dei costi
che sarebbero insostenibili, ci si ferma ai primi due livelli di purificazione.

Chi fine fanno i fanghi che si raccolgono in questi impianti di depurazione delle acque? Sono
fanghi che contengono numerosi inquinanti, composti organici tossici e composti potenzialmente
dannosi e pericolosi. Questi vengono ad essere dispersi su campi che poi sarahnno utilizzati per
l’agricoltura. Questo lo si può fare grazie ad un dispositivo di legge, il decreto legge numero 99 del
1992, detta le quantità di questi fanghi che possono essere annualmente depositati sui terreni ad
uso agricolo.
Ad esempio, la Lombardia ha emesso un decreto La Lombardia ha emesso il Decreto della
Giunta Regionale 7076 del 11/9/2017 ha stabilito che sui fanghi introducendo il limite di 10 g/Kg di
sostanza secca per gli idrocarburi pesanti, nonché ulteriori limiti per Ipa (idrocarburi policilici
aromatici), Pcb (policlorulobifenili), Insetticidi, Idrocarburi clorurati pesanti e Fenoli.

Che senso ha purificare le acque se poi ciò di cui le abbiamo volute purificare le utilizziamo
nell’agricoltura rimangiandocelo e mettendolo nelle catene alimentari..

Il fatto che l’acqua non sia distribuita in maniera sicura, come acqua potabile e priva di
contaminazioni biologiche in molti paesi, ha come conseguenza immediata quello che è riportato
nella mappa… Laddove le persone non
hanno a disposizione dell’acqua pura con
la quale preparare il cibo le malattie
abbondano, quelle batteriche, virali. I paesi
interessati sono molti.
L’india, la Cina e l’Africa hanno problemi di
questo tipo.
Abbiamo problemi con la quantità di acqua
dolce disponibile, con la quantità di acqua
di falda disponibile, problemi con la qualità
dell’acqua che anche nei nostri paesi, dal
punto di vista chimico, può essere
contaminata e la conseguenza è che poi questo può dare il via alla proliferazione di malattie di
varia natura.
A livello di tutte le acque che possiamo analizzare in uscita dal rubinetto delle nostre case,
abbiamo contaminazioni da parte di tutte queste sostanze: queste ci sono tutte, in percentuali
variabili ma sono composti ubiquitari, li ritroviamo nelle acque
superficiali, nell’aria e nel cibo.

Nelle acque di un fiume o un lago la contaminazione da parte di agenti biologici, naturali, è


comune. Quello che non ci possiamo aspettare è che dal nostro rubinetto escano acque
contaminanti da fertilizzanti chimici o pesticidi, cioè da fosfati, nitrati, metalli pesanti come cromo,
mercurio, nichel, piombo. Insieme al rame, zinco, arsenico sono metalli che ritroviamo nelle acque
del rubinetto perché provengono alcuni di loro dagli impianti di distribuzioni delle reti che sono
impianti vecchi che hanno decine di anni. Oggi gli acquedotti vengono manutenuti poco e che
pochi sono i soldi a disposizione per gestire il buono stato di salute degli acquedotti. Molte tubature
attraverso cui scorre l’acqua sono tubi di piombo che contengono contaminanti di altri metalli
(rame, zinco..)
L’arsenico è di origini naturali, ci sono delle fonti di approvvigionamento naturali da cui l’acqua che
fuoriesce è ricca di arsenico e allora essendo un veleno riconosciuto, può essere tollerato fino a
determinate concentrazioni ma non oltre.
I virus, batteri, vermi e parassiti si possono ritrovare nelle acque sorgive o poco distanti da loro,
questi sono agenti che devono essere eliminati prima di immettere queste acque nella
distribuzione per una città. Come si fa’ Esistono dei filtri in ingresso alla rete idrica che drenano e
trattengono gli organismi più grossi. Per quanto riguarda i batteri, funghi, virus, questi passano
attraversano i filtri allora a livello cittadino l’acqua viene accumulata in grossi serbatoi che servono
per accumulare temporaneamente l’acqua che proviene da fonti primarie. In questi contenitori
l’acqua viene disinfettata con dei composti contenenti cloro che azzerano la carica batterica delle
acque se non che questi composti del cloro determinano per reazione con gli organismi che hanno
ucciso la formazione di composti clorurati che possono poi risultare pericolosi per la nostra salute.
Petrolio, derivati, detergenti, DDT, altri contaminanti provengono per infiltrazione per l’ambiente
esterno. Quando il tratto di un acquedotto attraversi un campo coltivato, il sottosuolo di un
cittadino, una zona industriale e non sia perfettamente manutenuto, non abbia delle perdite non ci
sono problemi. Ma di norma le perdite ci sono e lì c’è la possibilità di un’infiltrazione, di un ingresso
all’interno della rete dell’acquedotto da parte di sostanze pericolose o tossiche contenute nel
terreno attraversato da questo tratto dell’acquedotto. Da qui possiamo contaminare con pesticidi le
acque.
Esaclorobenzene, esaclorobutandiene etc.. sono composti che provengono da quelle che sono i
processi industriali utilizzati nelle nostre industrie chimiche e sintetiche e che poi vanno ad
inquinare aria, acqua e suolo. Il suolo prima o poi inquinerà la falda freatica cioè l’acqua
sotterranea che utilizzeremo per approvvigionare qualche città di acqua potabile, acqua che
tratterò con il cloro, che disinfetterò per la carica batterica pericolosa.
Sempre più frequenti sono le scoperte di microrganismi che si sono sviluppati nei terreni inquinanti
da molti inquinanti descritti. Questi sono capaci di cibarsi dei
contaminanti.
Batterio capace di detossificare il terreno per la presenza di
poloclorulobifenili e diossine.
Una volta inquinato un terreno oggi è impossibile pensare di
depurarlo con metodi chimici o fisici, se si riuscisse a far
sviluppare una popoalzione grande di batteri simili a questo
il terreno potrebbe essere sanificato.

Nelle acque potabili abbiamo dei contaminanti:


- Quelli che derivano dalla disinfestione, cioè dal trattamento del cloro delle acque, prima di
distribuirle a livello cittadino, si vanno a formare dei composti che contengono atomi di cloro
come:
M: mutagene – C: cancerogene

A causa di difetti di contenimento, quindi di danni a livello degli impianti di distribuzione, possiamo
inquinare le nostre acque con ciò che proviene dall’industria o dalla corrosione dell’impianto.

Dalle attività agricole possiamo inquinare i nostri impianti che distribuiscono l’acqua potabile con
sostanze con limite di legge, possono essere legalmente presenti in concentrazioni uguali o
inferiori a un microgrammo per litro:

Quanto agli effetti biologici, li possiamo stimare su cellule, organi, popolazioni… Cosa si fa?
Vengono effettuati esperimenti su popolazioni di organismi cavia per vedere in quanto tempo si
possono osservare dei danni alla salute oppure la morte del 50% di questi organismi da
esperimento. In tutte le sostanze finora elencato quelle che inquinano l’aria e le nostre acque.
Quali sono i modi e i tempi in cui si possono osservare dei danni?
- Sulle cellule sono osservabili in secondi, minuti, ore o giorni, sono danni evidenti
- Sugli organi (reni, cervello..) possiamo osservare i danni in giorni o settimane
- Sugli organismi in mesi o anni
- Sulla popolazione in anni

Per stabilire quanto uno dei composti precedentemente elencati, che sappiamo essere presenti
nell’acqua ad esempio che ritroviamo nei nostri impianti di distribuzione, quanto questi possono
avere effetto, si effettuano di norma delle analisi retrospettive, si dice “vediamo cosa è successo
alla popolazione che è vissuta negli ultimi 30 anni bevendo questo tipo di acqua o respirando
questo tipo di aria”. Si fanno delle indagini statistiche epidemiologiche, contando il numero dei
morti, cercando di metterli in relazioni a eventuali presenze particolari inquinanti nell’ambiente
E’ difficile stabilire di chi è la colpa, se si sviluppa un tumore in uno dei nostri organi la biopsia ci
dirà che tipo di tumore si è sviluppato ma il dotto di quel tumore non sarà semplice poterlo dire
allora bisogna affidarci ai test tossicologici ma questi vengono effettuati in misura del 10% di tutte
le 100mila sostanze che quotidianamente utilizziamo o abbandoniamo come rifiuto.

Ad esempio  cosa si può fare con delle cellule, con degli esperimenti pochi costosi e senza
strumentazioni scientifiche.
Biosensori sono rappresentati da organismi viventi, possono essere animali, piante o funghi..
Quelli più sensibili sono rappresentati da batteri e protisti. Organismi unicellulari semplici anche da
allevare in laboratorio. Uno degli organismi più semplici è un paramecio, questi sono protozoi che
non appena avvertono nell’ambiente la presenza di una sostanza tossica scaricano intorno ad essi
dei piccoli corpuscoli aghiformi chiamati tricocisti che servirebbero a dare il tempo di fuggire dalla
zona in cui ha avvertito una presenza pericolosa.

Cellula molto semplice, all’interno troviamo il nucleo


cellulare e poi i vari organuli cellulari. Questo si muove
attraverso movimento semplice con delle ciglia. Sono
microscopici.

Che succede quando aggiungo ad una goccia di acqua contenente parameci una sostanza
tossica? Osserviamo un paramecio che si muove con le proprie ciglia, corpuscoli intorno
alla parete del corpo che gli permettono di muoversi nell’acqua.
Ad un certo punto aggiungo la goccia dell’acqua contenente dei tensioattivi, detergenti, e
succede questo… la cellula comincia a deformarsi e si circonda di tricocisti per difendersi
ma la cellula esplode.

LEZIONE 8 - 23 ottobre

L’acqua come risorsa (parte seconda)


-esempi di zone in cui è presente l’acqua e come è stata inquinata-

Territorio della bassa valle dei fiume Chienti, attraverso la provincia di Macerata e sbocca a
Civitanova nel Mare Adriatico. E’ un fiume che ha subito numerosi e prolungati fenomeni di
inquinamento sia delle acque superficiali di questo bacino di acqua dolce sia delle acque che
scorrono nel letto del fiume, quindi delle falde che sono in collegamento con il bacino di questo
fiume.
- Siti di interesse nazionale  sono ricompresi in una lista di territori oppure di raccolte d’acqua
dolce o salata che complessivamente contano 58 aree contaminate. Le aree contaminate in
varia misurala contaminazione può essere a carico del suolo, del sottosuolo, delle acque
superficiali o delle falde sono state classificate con uno specifico decreto num. 22 del 1997 che
ne definiva il perimetro, la localizzazione e il tipo di inquinamento. Quando si parla di aree di
interesse nazionale si parla di aree contaminate da inquinamento che le ha rese pericolose per
la salute dell’uomo.
Successivamente è stato emanato un altro decreto, nel 2013, attraverso il quale circa la metà o
poco più delle 58 aree contaminate classificate, censite nel ’97, circa la metà di quelle aree sono
state assegnate per competenza alle diverse regioni. Le aree interessate da inquinamento
pesante restano 58, di queste quelle che sono di competenza esclusiva del governo sono
restate 41.
Il problema di queste aree è che avrebbero necessità di essere bonificate.

La mappa ci dà l’idea di distribuzione sul territorio


nazionale di queste 58 aree estete e inquinate.
Le dimensioni delle aree qui rappresentate sono indicate
dal raggio del cerchietto che può essere colorato in ocra se
si tratta di territori privi o non interessati dalla
contaminazione delle acque. Se si tratta di territori anche
interni o costieri che interessino delle acque salate o dolci i
cerchietti sono di colore azzurro.
Nelle marche con il numero 44, nella zona di Falconara
Marittima ci sono delle raffinerie di petrolio in cui si
raffinano i diversi distillati o carburanti e questa ha
determinato e sta determinando un inquinamento pesante
di aria, acqua e suolo.
Nella zona di Taranto ci sono delle acciaierie che sono oggetto di ripetute sentenze da parte del
nostro governo.

Bassa vallata del Chienti, si estende dalla zona di Piediripa fino al porto di Civitanova, questo
territorio è sotto definito di interesse nazionale nel 2001.
C’è un apposito decreto che lo istituisce come tale, l’area interessata dall’inquinamento è stata
perimetrata ed è stata rilevata un’estensione territoriale di circa 26km quadrati ai quali vanno poi
aggiunti anche alcuni km quadrati di mare di fronte ai porti di Civitanova e di Porto Sant’Elpidio.
Cosa è successo in questo territorio? E’ successo che la falda in collegamento con il fiume Chienti è
stata pesantemente contaminata negli ultimi 30-50 anni con idrocarburi alifatici clorurati, classe di
inquinanti comuni nelle acque superficiali e nelle acque di falda, la loro presenza deriva
dall’utilizzo di queste sostanze a livello industriale e a livello delle piccole attività domestiche cioè
che si sono svolte negli anni passati a livello delle singole abitazioni distribuite su questo territorio
perché non era inusuale che alcuni componenti delle famiglie di questi territori lavorassero a casa
del pellame che poi doveva servire per il confezionamento di borse o di scarpe o di accessori.. Per
poter lavorare questi prodotti venivano forniti anche sostanze particolari che servivano a trattare
questi tessuti. Le sostanze 8colle, solventi, liquidi per la pulizia e per la lucidatura delle pelli etc )
contenevano in varie percentuali gli idrocarburi (tricloroetano, tricloroetilene, tetracloroetilene).

Il tricloroetano è un alogenuro alchilico, è un solvente organico che contiene degli atomi di cloro e
che è ritenuto responsabile sia del danno provocato all’ozono stratosferico e sia dei danni diretti a
numerose specie animali, sia per gli insetti, per l’ambiente e pericoloso e tossico per l’uomo.
Sull’uomo agisce colpendo il sistema nervoso centrale dando dei sintomi classici come il vomito, lo
stato di confusione mentale, incoscienza e nei casi più gravi può provocare la morte.
Si sospetta che possa essere teratogeno quindi può passare attraverso la placenta anche al feto
provocandoci danni gravi.
Il tricloroetilene è noto anche come trielina, prodotto che si può anche ritrovare in commercio in
ferramenta, è un composto cancerogeno. E’ un composto che va utilizzato con i guanti, la
mascherina perché è un solvente per molti composti organici che vengono utilizzati nella
manifattura di vari accessori per vestiti, scarpe o borse..
Viene inalato e colpisce direttamente il sistema nervoso centrale producendo dei sintomi simili a
quelli dell’ubriacatura da alcool: mal di testa, confusione…

Il tetracloroetilene è un composto sintetizzato più recentemente, ha preso il posto negli anni ’60
nelle lavanderie a secco del precedente cioè della trielina e oggi viene proprio utilizzato nelle
lavanderie a secco come solvente viene utilizzato per la pulitura dei metalli. Nell’industria chimica e
di quella farmaceutica viene utilizzato per accompagnare la sintesi di diversi composti ed è una
sostanza pericolosa per l’ambiente e tossica per gli organismi.
Gli studi effettuati sulla tossicità di questo composto hanno associato l’esposizione cronica
occupazionale ad un aumentato rischio di cancro e l’agenzia europea per lo studio dei composti
che possono sviluppare cancro lo ha classificato nella categoria uno cioè la più pericolosa delle
sostanze cancerogene.

Che cosa è successo nel territorio del fiume Chienti? Il territorio comprende i territori che insistono
in diversi comuni come Morrovalle, Montecosaro, Civitanova, Sant’Elpidio a mare e quello di
Sant’Elpidio. Oltre all’estensione territoriale c’è anche un’estensione marina della zona interessata
a quest’inquinamento che è quella prospicente ai porti di Sant’Elpidio e di Civitanova, si estende
intorno ai 1200 ettari, a 4km dalla costa. L’area marina si inquina perché l’acqua che il fiume
trasporta al mare si disperde e si diffonde nell’acqua di mare inquinandola.
Qual è la storia di questo sito riconosciuto come sito di interesse nazionale? Nel 2005 l’agenzia per
la protezione dell’ambiente redige il piano per la caratterizzazione di questa area, lo fa insieme
all’ICRAM, istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare, per la
definizione dell’area di mare interessata dall’inquinamento. Successivamente la regione Marche
affida l’incarico all’agenzia di protezione ambiente per eseguire la caratterizzazione delle aree
pubbliche interessate da questo tipo di inquinamento.

Territorio agricolo e industriale.


In questo grafico possiamo osservare il territorio
colorato in modo da circoscrivere le parti inquinate da
questi 3 composti. All’interno dell’area osserviamo
zone di colore mattone, queste rappresentano la fonte
dell’inquinamento primario mentre le code che
sfumano verso il mare rappresentano la quantità in
via decrescente di sostanze inquinate individuate nel
sottosuolo di queste zone.

Cosa accade quando in superficie, su un territorio che presenti nel proprio sottosuolo delle falde
acquifere si producono dei rifiuti che poi si disperdono sul suolo oppure addirittura in falda?

Idrocarburi leggeri  possono galleggiare in ambiente


acquatico al di sopra della superficie dell’acqua.
Idrocarburi pesanti  sostanze che sono più pesanti
dell’acqua e quindi una volta raggiunta la falda si
depositano sul fondo e sono scarsamente solubili in
acqua.

Quello che è successo in questi territori è che abbiamo


avuto diversi punti di introduzione in falda, introduzione
diretta nella falda acquifera di queste sostanze inquinanti
Chi lavorava il pellame e utilizzava queste sostanze pericolose sversava ciò che avanzava
dall’utilizzo di questi barattoli di solventi all’interno di pozzi artesiani, pozzi che servivano per
recuperare acqua dalla falda che raggiungevano attraverso un secchiello.
Con quest’acqua si abbeverava il bestiame, si irrigava l’orto o si utilizzava come acqua potabile.
Questo molti anni fa quando le persone che vivevano nelle case che utilizzavano questi pozzi
svolgevano come lavoro quello dei mezzadri, abbandonata quest’attività agricola molte di queste
persone si sono reinventate un’occupazione lavorando in industrie del territorio che svolgevano
calzature o accessori per l’abbigliamento. Quando si utilizzano dei composti pericolosi si ha
l’obbligo per legge di smaltirli conferendoli a ditte specializzate dietro ad un pagamento di quote di
denaro piuttosto alte, per risparmiare su questo si preferiva gettar via il quantitativo avanzato dei
solventi versandoli nei pozzi e attraverso quest’operazioni ripetute per anni è successo quello che
possiamo vedere nella diapositiva: le sostanze inquinanti hanno raggiunto la falda acquifera e
l’hanno inquinata. Questa ha distribuito le sostanze velenose a tutte le acque della falda e alle
acque del fiume Chienti che erano in contatto con queste falde: le sostanze inoltre sono state
anche assorbite dai terreni che sono tutti coltivati, molti dei quali a ortaggi conferiti ai mercati
ortofrutticoli e venduti e consumati.

Cosa si è pensato di fare? Un progetto di recupero delle falde inquinate. Il progetto prevede il
posizionamento di pozzetti estrattivi, nell’immagine possiamo notare dei pali infilati nella falda. La
zona rossa è quella che proviene dall’alta valle del
fiume, la zona destra è quella invece che raggiunge il
mare. Raggiungendo i pozzetti di prelevamento
grazie alla messa in funzione l’acqua inquinata viene
estratta dalla falda acquifera, l’acqua che ne risulta
(colorata in azzurro) sta ad indicare che l’operazione
di drenaggio di sostanze tossiche ha avuto successo.
Questo è il modello per risanare le zone inquinate.
Questo modello di meccanismo di recupero
attraverso dei pozzi che permettano il recupero di
sostanze inquinate sono stati previsti in diverse zone.

La stima che fu fatta durante la progettazione


prevedeva di riuscire a recuperare la stragrande
maggioranze delle zone contaminate in circa 12-15 anni. Nella porzione di sinistra la situazione a
tempo 0 che presenta una notevole
estensione di falda inquinata mano a mano
che si scende verso il basso, con il passare
degli anni, le sostanze inquinanti si
sarebbero potute allontanare con il risultato
di poter ottenere la pulizia e il risanamento
totale del territorio. Non si è fatto nulla perché
la stima dei costi per la realizzazione del
progetto ammontava a circa 20milioni di
euro.

(Un’altra zona molto inquinata è quella del bacino del Tronto, a san benedetto.)
La qualità delle acque interne in Italia: l’istituto superiore per la ricerca ambientale ci racconta
questo:
Verde: notizie buone. Rosso: notizie cattive.

Il 43% dei fiumi raggiunge l’obiettivo di qualità per


lo stato ecologico, quindi il 60% complessivamente
in termini di qualità ecologica è carente o non ce
l’ha proprio.
Il 75% dei fiumi raggiunge l’obiettivo di qualità per
lo stato chimico.
Tutte le sostanze inquinanti è a norma di legge, al
di sotto dei limiti massimi.

A livello della costa uno die fenomeni osservabili è


il fenomeno della colorazione delle acque costiere
causato da micro alghe tra cui la principale
“ostreoptis cf. ovata”, alga neurotossica che provoca intossicazioni gravissime per chi beve acqua
di mare contaminata da questa alga o per chi si ciba di molluschi raccolti in acque inquinate da
quest’alga. E’ stata riscontrata in 10 zone costiere di 10 regioni del nostro paese. Perché c’è
questa proliferazione esplosiva? Perché i fiumi trasportano insieme alle falde, verso il mare,
quantità enormi di fertilizzanti chimici utilizzati in agricoltura, nei campi, ma in realtà non consumati.
L’eccesso di questi concimi raggiungendo il mare fertilizza anche le acque costiere favorendo la
proliferazione di numerosi microrganismi.

Come facciamo a misurare la qualità delle ac