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Una popolazione può essere definita come un insieme di individui della stessa specie che
convivono simultaneamente in una data area geografica (areale geografico). Entro una
popolazione tutti gli individui capaci di riprodursi hanno l’opportunità di farlo con altri
membri maturi del gruppo.
Ha:
- Confini naturali imposti dal limite geografico.
- Confini definiti arbitrariamente per scopi di studio scientifico.
In entrambi i casi, la popolazione ha una struttura spaziale. Entro il suo confine geografico,
gli individui vivono in chiazze (patches) di habitat idoneo.
La struttura della popolazione è definita da:
- densità
- distanza tra gli individui
- % di individui in ciascuna classe di età
- sistema di accoppiamento
- variabilità genetica
Offre un’ “istantanea” ad un determinato momento
Fig. 1. Le variazioni dell'ammontare di una popolazione (la dinamica della popolazione) si possono
quantificare usando quattro tipi di informazioni. Gli aumenti dell'ammontare della popolazione sono
dovuti alla natalità (B) e all'immigrazione ([); le diminuzioni sono dovute alla mortalità (D) e
all'emigrazione (E).
La distribuzione di una popolazione include tutte le aree che i suoi membri occupano durante
il loro ciclo biologico.
Una popolazione ha varie caratteristiche.
A) Caratteristiche del gruppo e non dei singoli individui che la compongono:
- Densità
- Natalità
- Mortalità
- Distribuzione per età
- Dispersione
- Potenziale biotico
- Forme di accrescimento
B) Caratteristiche genetiche strettamente correlate alla sua ecologia:
- il valore adattativo
- la “fitness” riproduttiva
- la persistenza
Si definisce:
Densità aspecifica, il numero o la biomassa per unità di area totale (Fig. 2).
Densità specifica o ecologica (Fig. 2), il numero o la biomassa per unità di habitat (area o
volume disponibile per la colonizzazione da parte della popolazione).
Fig. 2. Densità ecologica e densità aspecifica dei pesci in rapporto alla riproduzione del loro
predatore, la cicogna. Quando in inverno il livello dell'acqua scende, la densità aspecifica si abbassa
(cioè diminuisce il numero di pesci per miglio quadrato di area totale poichè le dimensioni ed il
numero delle pozze d'acqua si riducono); la densità ecologica (cioè il numero per metro quadrato
della superficie coperta d'acqua che è rimasta) aumenta, poichè i pesci si addensano in pozze
d'acqua più piccole.
La cicogna nidifica quando la disponibilità massima di cibo coincide con la richiesta massima da
parte dei piccoli.
La densità ecologica fornisce più informazioni poiché è in relazioni più dirette con le
interazioni ecologiche locali.
Gli individui sono, in genere, più numerosi dove le risorse sono più abbondanti.
Le densità delle popolazioni variano nello spazio e nel tempo. Pertanto la densità fornisce
informazioni riguardo alla relazione di una popolazione con il suo ambiente, e le variazioni di
densità rispecchiano le variazioni delle condizioni locali.
La mortalità è l’antitesi della natalità e si riferisce, quindi, alla morte egli individui in una
popolazione.
Può essere espressa come numero di individui morti in un certo periodo, o come tasso
specifico in termini di unità della popolazione totale.
Si distingue:
Mortalità ecologica o realizzata, che rappresenta la perdita di individui sotto una data
condizione ambientale (non è una costante).
Minimo teorico di mortalità, che rappresenta il numero di morti in condizioni ideali o non
limitanti (è una costante). Ciò perché anche in condizioni ideali, alcuni individui muoiono di
vecchiaia determinata dalla loro longevità fisiologica.
Spesso, più che il tasso dei morti (M), è interessante il tasso di sopravvivenza (1/M) (Fig. 3).
Fig. 3: A, Curva convessa (Basso tasso di mortalità finché non si arriva alla fine della vita media);
B1, Curva a gradini (Sopravvivenza diversa in stadi successivi. Ad esempio per le farfalle:
Segmenti ripidi: uovo, stadio di pupa, stadi adulti a vita breve; Segmenti meno ripidi: stadi di pupa
e larvali a minore mortalità); B2, Curva teorica (La sopravvivenza rimane costante in funzione
dell’età); B3, Curva sigmoide (Mortalità elevata fra i giovani, più bassa e costante negli adulti); C,
Curva concava (Alta mortalità durante gli stadi giovanili).
L’andamento della curva di sopravvivenza è relativo al grado di cure parentali. Così le curve
di sopravvivenza delle api e dei pettirossi, che proteggono i loro piccoli, sono meno concave di
quelle delle cavallette e delle sardine, che non offrono protezione ai loro piccoli.
Spesso la forma della curva di sopravvivenza varia con la densità di popolazione (Fig. 4).
Fig. 4. Curve di sopravvivenza di due popolazioni stabili di cervi nella regione caparraIe della
California. Nelle zone in cui si provocano incendi controllati che mantengono gli arbusti edil
tappeto erboso facendo aumentare la quantità di nuovi germogli, si ha una maggiore densità della
popolazione di cervi (circa 64 individui per miglio quadrato). Nelle zone in cui l'uomo non è
intervenuto, dove la vegetazione è costituita da arbusti che non hanno subito incendi per dieci anni,
la densità è minore (27 cervi per miglio quadrato). Le zone bruciate di recente possono contenere
fino a 86 cervi per miglio quadrato, ma la popolazione non è stabile e quindi si possono costruire
curve di sopravvivenza in base ai dati di distribuzione di età'.
La distribuzione per età influenza sia la natalità che la mortalità. Infatti, il rapporto tra i vari
gruppi di età in una popolazione determina il suo stato riproduttivo e permette di fare
considerazioni sul suo futuro (Fig. 5, 6).
Fig. 5
Fig. 6. Piramidi di età ottenute con popolazioni allevate in laboratorio di Microtus agrestis
(Arvicola), a sinistra la popolazione si accresce esponenzialmente in un ambiente non limitante, a
destra la natalità e la mortalità si equivalgono.
Fig. 7
B) Distribuzione uniforme o regolare (Fig. 8): si origina spesso da interazioni dirette tra gli
individui così che il mantenimento di una distanza minima tra ciascun individuo determina
una spaziatura uniforme (es. colonie di uccelli marini, piante).
Fig. 8
Distribuzione casuale (Fig. 9): si realizza quando in assenza di antagonismo sociale o di mutua
attrazione, gli individui possono distribuirsi in modo casuale.
Fig. 9
La percezione del pattern di dispersione dipende dalla scala spaziale su cui gli organismi stessi
vengono studiati.
Per esempio, considerando la distribuzione degli afidi,
- se il sistema di riferimento è molto grande: gli afidi sono aggregati (ambiente terrestre,
alcune parti del mondo, foresta);
- se il sistema di riferimento è di media grandezza: gli afidi sono aggregati (su un albero
idoneo piuttosto che su uno non idoneo)
- se il sistema di riferimento è piccolo: gli afidi sono distribuiti in modo casuale (su
alcune foglie)
- se il sistema di riferimento è molto piccolo: gli afidi sono distribuiti in modo regolare
(gli afidi su una foglia si evitano reciprocamente).
La competizione fra individui per le risorse più scarse e l’antagonismo diretto provocano
l’isolamento o la spaziatura (distribuzione casuale o uniforme) tra individui, coppie o piccoli
gruppi in una popolazione.
Molti uccelli, pesci e rettili hanno testa, corpo o particolari appendici da poter ostentare per
intimidire gli intrusi.
CURVE DI ACCRESCIMENTO
Una popolazione è un’entità in continuo cambiamento.
Anche quando la comunità e l’ecosistema apparentemente non si modificano, tutti gli attributi
delle popolazioni sono dinamici ed in costante adattamento alle stagioni, alle forze fisiche e tra
loro.
Tutte le popolazioni sono potenzialmente in grado di accrescersi in maniera esponenziale (Fig.
10), poiché con l’aumentare del numero di individui aumenta il numero di nuovi individui
nell’unità di tempo.
Fig. 10
Interesse di studio:
come e quanto la popolazione cambia.
Velocità di cambiamento:
Se N rappresenta il numero di individui di una popolazione e t il tempo, si ha:
DN = cambiamento del numero di individui,
Dt = intervallo di tempo,
DN / Dt = velocità media di cambiamento del numero di organismi per il tempo, ovvero
velocità di accrescimento
DN / NDt = velocità media di variazione del numero degli organismi per individuo, ovvero
velocità specifica di accrescimento
Tasso di crescita del numero di individui, ovvero la velocità di accrescimento, = (media del
tasso di natalità pro capite – media del tasso di mortalità pro capite) x numero di individui
Ovvero
DN / Dt = (b-d)N
Dove:
DN = cambiamento del numero di individui,
Dt = intervallo di tempo,
DN / Dt = velocità media di cambiamento del numero di organismi per il tempo,
b = media del tasso di natalità pro capite; questo valore può comprendere anche le
immigrazioni,
d = media del tasso di mortalità pro capite; questo valore può comprendere anche le
emigrazioni.
In assenza di competizione e di qualunque altra “forza” che possa far cambiare il tasso di
mortalità e di natalità,
La differenza (b-d) è una costante (r) quindi:
DN / Dt = (b-d)N può essere scritta come DN / Dt = rN
Quando le condizioni di una popolazione sono ottimali, r raggiunge il suo valore più alto e
viene definito rmax ovvero tasso intrinseco di accrescimento, che è caratteristico di ogni
specie.
Spesso, ciò che più interessa non è la velocità media in un certo periodo di tempo, ma piuttosto
la velocità teorica istantanea in un particolare momento, ossia la velocità di cambiamento
quando Dt tende a 0.
Nel linguaggio analitico d (derivata) sostituisce D quando si considera un tasso istantaneo. Da
qui,
DN / Dt diventa dN / dt = velocità istantanea di variazione del numero di individui
DN / NDt diventa dN / Ndt = velocità istantanea di variazione del numero di organismi per
individuo
DN / Dt = rN diventa dN / dt = rN ed in questo caso r è il coefficiente istantaneo di
accrescimento.
Le popolazioni possono subire una crescita esponenziale quando vengono introdotte o quando
colonizzano ambienti precedentemente non occupati, ma caratterizzati da condizioni
ambientali favorevoli.
Ma nessuna popolazione reale può mantenere una crescita esponenziale per un tempo
prolungato.
Molte popolazioni che vivono in ambienti caratterizzati da risorse limitate mostrano una
curva di accrescimento del tipo riportato in Fig. 11
Fig. 11
Può essere espressa matematicamente aggiungendo all’equazione di crescita esponenziale il
termine:
(K-N)/K che determina il rallentamento della crescita con l’avvicinarsi della popolazione alla
capacità portante.
Equazione logistica:
dN / dt = rN [(K-N) / K]
La crescita si arresta quando K=N, poiché (K-N)=0, cosicché (K-N)/K=0 e quindi dN/dt=0.
Fig. 12
Le fluttuazioni stagionali sono fortemente controllate dall’associazione dei cicli biologici con le
variazioni nei fattori ambientali stagionali.
Le fluttuazioni annuali sono controllate:
- o dalle variazioni di fattori estrinseci, quali temperatura, piovosità
- o da fattori intrinseci (disponibilità di cibo, malattie, ecc.)
Alcune popolazioni oscillano così regolarmente da essere classificate come cicliche (Fig. 13).
Tale regolarità le fa apparire completamente indipendenti dall’ambiente fisico.
Fig. 13. Dinamica delle popolazioni di lepri delle nevi e linci in natura. I cicli delle popolazioni di
lepri delle nevi e del loro principale predatore, la lince, hanno una durata di 9-11 anni. Tali cicli
sono stati dedotti in base al numero di pelli vendute dai cacciatori alla Hudson Bay Company.
COMPETIZIONE INTRASPECIFICA
La competizione intraspecifica è una interazione tra individui che è provocata da una comune
esigenza di una risorsa disponibile in quantità limitata e provoca una diminuzione della
sopravvivenza, dell’accrescimento e/o della riproduzione degli individui in competizione
interessati (Fig. 14, 15, 16 e 17).
Fig. 14. Mortalità dipendente dalla densità nella soia (Glycine soia). Dopo 61 e 63 d, il crescente
tasso di mortalità sovracompensa gli aumenti della densità di semina e il numero di piante
sopravviventi diminuisce.
Fig. 15. Gli effetti della densità sulla velocità di accrescimento e sulle dimensioni.
(a) La velocità di accrescimento, dipendente dalla densità, della rana tigrina (Rana tigrina), in cui i
numeri si riferiscono agli individui contenuti in un acquario di 2 litri.
(b) Le dimensioni medie lunghezza della mandibola decrescono al crescere della densità in una
popolazione di renne.
SELEZIONE r E K
Strategia opportunista
Le Specie opportuniste:
- Vivono in ambienti soggetti a perturbazioni ricorrenti e/o imprevedibili. Presentano
esplosioni demografiche erratiche più o meno regolari. Hanno elevata capacità colonizzatrice.
Esempi: piante annuali, insetti delle regioni temperate
Talvolta sono definite : Specie fuggitive
Specie che vengono sempre escluse dalla competizione interspecifica, ma persistono in
ambienti marginali o disturbati recentemente.
Possono persistere in ambienti continuamente variabili nello spazio e nel tempo nonostante la
presenza di specie competitivamente superiori.
Hanno elevata capacità di dispersione.
Strategia di equilibrio
Si attua in situazioni ambientali più costanti e/o prevedibili. Le popolazioni possono
raggiungere densità vicine alla capacità portante dell’habitat. I fattori densità dipendenti.
hanno un ruolo maggiore.
Mac Arthur e Wilson (1967) hanno designato le opposte forze selettive che determinano:
- Strategia opportunista…………….selezione r
- Strategia di equilibrio………….. ….selezione K
Tabella 1.
Strategie riproduttive:
a) Riproduzione una sola volta (semelpara) o ripetuta più volte nel corso della vita
(iteropara)
b) Numero di progenie prodotta
c) Dimensioni corporee della progenie
d) Esistenza e durata delle cure parentali
e) Modalità riproduttive quali apomissi, partenogenesi, ermafroditismo, anfigonia.
Investimento parentale
a) Massimo numero di figli, minimo investimento parentale (strategia r)
b) Minimo numero di figli, massimo investimento parentale (strategia K)
Spesso le specie r- selezionate sono chiamate specie “pioniere” in quanto colonizzano ambienti
vergini o fortemente perturbati e prevalgono nei primi stadi delle successioni ecologiche; esse
vengono in parte sostituite da specie K-selezionate negli stadi più maturi e stabili della
successione.