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la NUTRIA

la NUTRIA
Testi e foto di Samuele Venturini & Manuela Cassotta (biologi MI.F.A.) e Lega per l’Abolizione della Caccia

Chi è la Nutria?
Il Coypu (Myocastor coypus), soprannominato Nutria e comunemente chiamato “castorino” è difatti un castoro sudamericano in quanto è una specie originaria di
Brasile, Argentina, Perù e altre zone del Sud America. Appartiene all’ordine dei Roditori e più precisamente alla famiglia Myocastoridae. E’ di fondamentale importanza
non confondere la Nutria con topi o ratti in quanto sono specie completamente diverse sotto gli aspetti biologici, etologici e morfo-funzionali.

Come e quando è arrivata la Nutria in Italia?


Fu importata in Italia (per la prima volta in Piemonte) nel 1921 per la produzione di pellicce (il “famoso” castorino) ma siccome intorno agli anni Ottanta la richiesta di ORDINE: RODENTIA
queste pellicce diminuì sempre più, quasi tutte le aziende furono costrette alla chiusura e, onde evitare i costi di abbattimento di questi poveri animali, molti individui
SUBORDINE: HYSTRICOMORPHA
furono liberati dagli allevatori e così colonizzarono diversi ambienti naturali.
INFRAORDINE: HYSTRICOGNATHI
FAMIGLIA: MYOCASTORIDAE
Un po’ di biologia della Nutria… GENERE: MYOCASTOR
La Nutria è un mammifero roditore. Gli esemplari adulti possono raggiungere mediamente i 60 cm di lunghezza, coda esclusa, e un peso di circa 8-10 chili. Il colore del SPECIE: MYOCASTOR COYPUS
mantello è generalmente bruno scuro ma non è raro osservare esemplari grigi o con varie tonalità di marrone. Possiede orecchie piccole, lunghi e numerosi baffi bian-
chi o argentei. La dentatura consiste di 8 molari e 2 incisivi per arcata. Questi ultimi in particolare sono molto forti e rivestiti da uno smalto dal tipico colore arancione.
Le zampe sono pentadattili e quelle posteriori sono palmate (a eccezione del quinto dito che è libero), in quanto la Nutria è un animale prettamente semiacquatico.
A riprova di ciò infatti le femmine presentano le mammelle in posizione latero-dorsale e questo è causato dal fatto che la prole viene allattata in acqua.
Cosa mangia la Nutria?
La dieta della Nutria è prettamente vegetariana e si basa su piante acquatiche, varie erbe, radici, tuberi e frutti. Generalmente gli animali
tendono a nutrirsi della vegetazione presente in prossimità degli argini dei corsi d’acqua.

E’ aggressiva?
Di indole molto docile, non è assolutamente aggressiva tanto che in America viene anche tenuta come animale da compagnia (Velatta &
Ragni, 1991a, 1991b; Gariboldi, 1993; Reggiani et al., 1993; Reggiani et al., 1995).

E’ vero che le Nutrie non hanno predatori naturali?


Le Nutrie, in particolare i cuccioli, vengono predate da diversi animali tra cui faine ed altri mustelidi, volpi, gatti selvatici, cani randagi, lupi,
linci, uccelli rapaci diurni e notturni e anche da grossi uccelli trampolieri, come le cicogne e gli aironi. Anche pesci come lucci e siluri sono una
seria minaccia per questo animale.

La Nutria porta malattie?


Analisi effettuate presso gli Istituti Zooprofilattici su carcasse di Nutria hanno evidenziato una bassissima frequenza di positività a forme di
Leptospira, tutt’al più paragonabile a quella normalmente riscontrabile in altri animali selvatici presenti nei medesimi territori. La presenza di
anticorpi per Leptospira è un referto frequente negli animali selvatici sani e non è sinonimo di leptospirosi né di rischio di trasmissione della
malattia. Non esistono casi documentati di malattie che siano state trasmesse dalla nutria all’uomo o agli animali domestici. La nutria non
rappresenta pertanto alcun pericolo dal punto di vista igienico-sanitario, né ha un particolare ruolo nella trasmissione e diffusione di malattie
(Wildlife Disease Association, 1998; Scaravelli & Martignoni, 2000; IZP Brescia, 2000; Cocchi & Riga 2001).

La Nutria è un’emergenza ecologica?


L’impatto che la Nutria può esercitare sulle comunità vegetali ed animali dei Paesi d’introduzione è ancora poco studiato e pertanto sarebbe
azzardato trarre conclusioni definitive. Ciò nonostante, diversi studi hanno evidenziato interazioni conflittuali con vari elementi delle bioce-
nosi locali (canneti, vegetazione galleggiante), anche se nessuna di queste sembra aver avuto effetti irreversibili e/o particolarmente gravi.
Inutilità degli abbattimenti
Allo stato attuale delle conoscenze i tentativi di eradicazione di popolazioni di Nutria nei paesi ove la specie è stata introdotta si sono rivelati infruttuosi (Cocchi e
Riga 2001). Si ricorre spesso ad azioni locali di controllo numerico tramite abbattimento. In Italia si è tentato più volte di arginare la diffusione della specie tramite
interventi di abbattimento con scarsi risultati (Velatta e Ragni 1991, Velatta 1994, Veronese 1997, Tocchetto 1997). Lo stesso I.S.P.R.A. (ex-I.N.F.S.) ha dichiarato l’impos-
sibilità di eradicare la Nutria (che tra l’altro, per la Legge 157/92 è considerata parte della fauna naturalizzata e non cacciabile) dal territorio nazionale. Tali interventi
di rimozione parziale rischiano piuttosto di destrutturare le popolazioni inducendo sostanziali alterazioni a livello demografico (a favore di classi d’età più giovani e
femmine) e creando le condizioni per un successivo incremento della capacità di crescita delle popolazioni per reclutamento ed immigrazione dalle zone vicine. Tali
pratiche arrecano inoltre notevole disturbo alla fauna locale, soprattutto qualora si agisca nell’ambito di aree protette o parchi. In questo senso tali azioni appaiono
tutt’altro che risolutive rischiando, in una prospettiva di medio termine, di creare più problemi di quanti ne risolvano e di fungere da volano biologico all’incremento
del tasso di crescita delle popolazioni (Cocchi e Riga 2001). Il disturbo antropico causato dai piani di abbattimento potrebbe inoltre aumentare il rischio di diffusione
di patologie all’interno delle popolazioni animali, comprese quelle di Coypu (Choisy, M. e Rohani, P., 2006).

Sistemi di controllo numerico della Nutria


Esistono progetti di controllo di colonie urbane e suburbane di nutria, basati sull’ipotesi che individui riproduttori sterilizzati continuino a difendere il territorio per il
cibo e gli spazi in competizione con gli individui fertili, impediscano fenomeni di immigrazione e riducano il tasso riproduttivo della colonia. Questa sperimentazione
si ripromette inoltre di trovare un’alternativa all’abbattimento con armi da fuoco o alla soppressione eutanasica, metodi di contenimento della specie a forte impatto
ambientale (disturbo alla fauna) e impopolari presso il pubblico più sensibile.

Sistemi di prevenzione dei danni


Quali sono i reali danni economici provocati dalla Nutria? Recinzioni elettrificate
L’impiego di un filo elettrificato posto ad un’altezza da terra di 15 cm con cui perimetrare gli appezzamenti suscettibili di subire danneggiamento può rappresentare
una valida soluzione al problema in contesti spazialmente localizzati (Veronese, 1997). Dove il danno risulta ricorrente ed economicamente rilevante, questa misura
La Nutria è stata spesso accusata di provocare gravi danni all’agricoltura, ma in realtà è provato che questi sono marginali,
può rappresentare un’utile soluzione.
perché la specie non pascola mai lontano dall’acqua e non si addentra quindi mai per molti metri nei coltivi. Protezione meccanica degli argini, piantumazione (ingegneria naturalistica)
Le tane scavate negli argini possono creare dissesti solo qualora sia stata rimossa la vegetazione arborea e arbustiva ripariale. Recentemente sono stati messi a punto sistemi di protezione degli argini dall’attività di scavo delle nutrie che, pur essendo attualmente ancora in una fase sperimen-
Infatti, le radici di alberi e cespugli che crescono sulle rive di canali e corpi acquatici disturbano lo scavo del roditore, che tale, hanno tutte le caratteristiche per rivelarsi un mezzo efficace e duraturo. Si tratta di reti composite che vengono stese al suolo e coprono sia la parete immersa
predilige le sponde spoglie. La dissennata consuetudine di tagliare a raso le siepi e la vegetazione naturale in genere ha dell’argine che la sua parte sommitale. La posa in opera su argini già esistenti deve essere preceduta da operazioni di rettifica del loro profilo. La rete è composta da
favorito, in realtà, la diffusione della Nutria. una trama di filo metallico sottoposto a trattamento anticorrosivo (diametro del filo di 2-3 mm, maglia romboidale di 6 x 8 o 8 x 10 cm) sulla quale viene estrusa una
trama di materiale plastico biodegradabile. Quest’ultima ha la funzione di trattenere il terreno e permettere un rapido insediamento della vegetazione erbacea spon-
tanea o eventualmente seminata con il metodo dell’idrosemina. In pratica, dopo poche settimane, la rete viene completamente inglobata nella parte più profonda del
cotico erboso, il che permette di attuare senza problemi le normali operazioni di sfalcio che caratterizzano l’ordinaria manutenzione di questi manufatti.
Poiché la durata della rete metallica nelle condizioni sopra descritte è stimata di diverse decine d’anni, i costi di questo intervento, di per sé rilevanti, possono essere
ampiamente ammortizzati, tenendo conto che gli argini così protetti non necessitano delle frequenti operazioni di manutenzione straordinaria (Riga e Cocchi, 2001)
Gli enti locali hanno investito molte energie e Le nutrie non scavano le loro gallerie laddove la
molto denaro per organizzare campagne di sterminio sponda è rimasta coperta da alberi e arbusti, perché
delle nutrie. All’inizio si progettava di eradicarle disturbate dall’apparato radicale delle piante. E
totalmente, poi l’obiettivo è apparso irrealizzabile anche la rete le disturba, e questo intelaiatura

COSA e si parla solo di contenimento. Sofferenze ingenti


inflitte agli animali, che possono essere uccisi “con
metallica (interrata e quindi invisibile) è praticamente
eterna ed inamovibile, da cui l’abbattimento dei

SI PUO’ ogni mezzo” dicono leggi regionali, come accade a


topi e ratti. Appositi corsi di addestramento per il
costi dopo l’investimento iniziale. Il vantaggio
ulteriore per l’ambiente è che la rete permetterà la

FARE personale volontario (per lo più cacciatori) addetto


alla campagna, dove si insegna come catturare i
roditori con trappole a gabbia, poi gasarli. Sostanze
crescita, attraverso le maglie, delle specie arboree
e arbustive spontanee, non più disturbate dal
diserbo meccanico, impedito quasi quanto le nutrie.
pericolose, quindi, da immagazzinare, trappole In questo modo si consentirà la ricolonizzazione
costose da acquistare. Ma il problema fondamentale della vegetazione naturale degli argini.
è risultato essere lo smaltimento degli animali morti. E se anche alcune colture dovessero richiedere un
Le nutrie devono essere incenerite. taglio raso delle piante cresciute spontaneamente
sugli argini, gli apparati radicali inseriti nella rete
Bisogna dunque allestire inceneritori, altri costi e non asportabili continuerebbero a trattenere
non indifferenti, e provvedere a tutto il processo le sponde evitando i fenomeni di smottamento
della raccolta dei cadaveri, del loro trasporto oggi imputati assurdamente alle nutrie invece che
all’inceneritore, dello smaltimento delle scorie. all’eliminazione delle siepi ripariali.

Un panorama quindi di costi crescenti. Di qui Un progetto che contribuirà quindi a


la necessità di un progetto pilota che potrebbe rinaturalizzare buona parte del territorio.
risparmiare la vita di moltissimi animali e giovare
nel contempo all’ambiente. Si tratta di interrare reti
metalliche a maglia larga lungo gli argini di canali
e fossati, habitat elettivi delle nutrie che attraverso
queste vie si spostano nella campagna. L’operazione
può apparire invasiva, ma si tenga conto che in realtà
queste sponde sono per lo più al momento del tutto
spoglie a causa di pratiche diserbanti intensive che
eliminano ogni traccia di vegetazione naturale.
Bibliografia

Chiozzi G. & Venturini S. (2008) - Sterilizzazione chirurgica della nutria (Myocastor coypus): potrebbe essere un potenziale strumento di controllo ?
Le specie alloctone in Italia: censimenti, invasività e piani di azione.
Memorie della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale di Milano Volume XXXVI - Fascicolo I
Choisy, M. & Rohani, P. (2006) - Harvesting can increase severity of wildlife disease epidemics.
Proceedings of the Royal Society: B, Online early.
Cocchi R. e Riga F., 2001 - Linee guida per il controllo della Nutria (Myocastor coypus).
Quad. Cons. Natura, 5, Min. Ambiente - Ist. Naz. Fauna selvatica.
Gariboldi A., 1993 - La nutria (Myocastor coypus) in Lombardia.
Suppl. Ric. Biol. Selvaggina XXI(1993):259-262.
Reggiani G., Boitani L. and De Stefano R., 1995 - Population dynamics and regulation in the coypu Myocastor coypus in central Italy.
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Reggiani G., Boitani L., D’Antoni S., De Stefano R., 1993 - Biology and control of the coypu in the Mediterranean area.
Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XXI (1993): 67-100, Ozzano Emilia, Bologna.
Riga F. e Cocchi R., 2001 - Approccio generale alle problematiche del controllo della nutria.
Atti Conv. Naz. Il controllo della fauna per la prevenzione di danni alle attività socio-economiche. Vercelli, 8-9 maggio 2001.
Scaravelli D. & Martignoni C., 2000 (1998) - Leptospira spp. in Myocastor coypus: risultati di un’indagine sierologica in provincia di Mantova.
Suppl. al n.1/2000 Rivista Laguna. Atti Conv. “Aspetti veterinari dell’interazione tra ambiente e animali non convenzionali”. Ozzano Emilia, Bologna.
Velatta F. & Ragni B., 1991a - Distribuzione della nutria (Myocastor coypus) in Umbria.
In Fasola M.: Atti II Semin. Ital. Cans. Faun. Vert., Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XVI: 633-636.
Tocchetto G., 1997 - Primi dati sul piano di contenimento delle popolazioni di nutria attuato dalle province del Veneto.
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Velatta F. & Ragni B., 1991b - La popolazione di nutria (Myocastor coypus) del Lago Trasimeno. Consistenza, struttura e controllo numerico.
Suppl. Ric. Biol. Selvaggina 19: 311-326.
Veronese F. 2002 - Attività di controllo numerico della popolazione di nutria della Provincia di Rovigo: strategie. metodi, difficoltà, gestione e risultati conseguiti dal 1995 ad oggi.
Atti Conv. Naz. La gestione delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana - Firenze, 24-25 settembre 2002.

Venturini S. & Cassotta M. - biologi di MI.F.A.


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