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RIASS

RIASSUNTO DI STAMPA E
CULTURA IN EUROPA
DI LUDOVICA BRAIDA

LAURA MORI
Università di Parma
I
Sommario
DAL MANOSCRITTO ALLA STAMPA: continuità ed innovazione.............................................................1
1. il manoscritto: le trasformazioni della produzione prima della stampa.....................................................1
2. L’invenzione di Gutenberg. Nuove tecniche, nuovi mestieri....................................................................1
3. l’Europa del libro a stampa.......................................................................................................................2
Le caratteristiche generali:........................................................................................................................2
Una geografia differenziata......................................................................................................................2
4. I mestieri della trascrizione e il commercio del libro................................................................................3
2. forme e repertorio dei testi............................................................................................................................3
1. l’incunabolo: nel segno della continuità...................................................................................................3
2. testi antichi, testi nuovi.............................................................................................................................4
3. libro di larga circolazione: repertorio e caratteristiche materiali...............................................................4
4. l’editoria umanistica tra la fine del 400 e il primo 500.............................................................................4
3. autori, editori, lettori.....................................................................................................................................5
1. l’autore, lo stampatore-libraio e il ricorso alla privativa...........................................................................5
2. il correttore in tipografia...........................................................................................................................5
3. Dallo stampatore all’editore......................................................................................................................5
4. Biblioteche e lettori..................................................................................................................................6
5. gli effetti della standardizzazione.............................................................................................................6
4. La stampa fra trasmissione e controllo del sapere.........................................................................................6
1. l’uso della stampa durante la riforma........................................................................................................6
2. stampa e censura.......................................................................................................................................6
3. Dalla “Bibliotheca universalis” alle bibliografie in volgare......................................................................7
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DAL MANOSCRITTO ALLA STAMPA: continuità ed innovazione
1. il manoscritto: le trasformazioni della produzione prima della stampa
Prima dell’avvento della stampa, il mondo librario aveva ricevuto comunque una buona innovazione: la
scrittura dei testi passò dal mondo monastico a quello universitario. Nelle grandi città universitarie c’erano
gli stationarii e i cartolai. Gli stazionari mettevano a disposizione i testi scolastici che erano organizzati in
peciae, cioè l’unità diveisoria di questi testi. Tutti i testi scolastici venivano revisionati da una commissione
una volta all’anno per controllare che fossero attendibili; si era già avviato quindi un primordiale processo di
standardizzazione dei testi. Oltre agli stazionari c’erano degli scribi a pagamento che non lavoravano più
soltanto su commissione, ma che avevano delle botteghe vere e proprie.
Tra il VIII e il XI sec. si diffonde negli scriptoria monastici la lettura silenziosa ed individuale e ben presto
questa tipologia di lettura si espande anche verso il mondo universitario.
Gli scribi non sono più, nel XIII sec., soltanto dei ricchi o dei personaggi di rilievo, ma si diffonde un’abilità
scrittoria a diversi strati della popolazione che porta molti personaggi elitari, ma non troppo ricchi, a “copiare
per leggere” e per formare la propria biblioteca personale, che spesso era formata da testi sacri, la Divina
commedia, il decameron e testi di Petrarca.
Nel XIV sec. l’attività libraria è laica e urbanizzata edè contraddistinta da una separazione del lavoro.
Rimane però il problema che, essendo gli scribi di varia estrazione e varia preparazione, c’erano testi molto
corrotti e pieni di errori.
In questo periodo, soprattutto dal XV sec., i committenti dei nuovi codici sono persone di rango elitario, ma
comunque non soltanto i monasteri o i centri universitari.

2. L’invenzione di Gutenberg. Nuove tecniche, nuovi mestieri.


Alcuni storici sostengono che siano più numerosi gli elementi di continuità con il manoscritto, altri invece
sostengono che siano di più gli elementi di rivoluzione e quindi di rottura. Sicuramente il mondo della
stampa aveva aperto a delle rivoluzioni di ambito sociale: la classe degli stampatori era una classe formata e
non come gli scribi precedenti.
È provato che diversi artigiani del 1400/1500 lavoravano a questa tecnica e si trova un nesso tra gli orafi e gli
stampatori; si pensa che i primi stampatori fossero degli orafi che avevano portato la loro abilità con i metalli
su un altro “campo”. Gli storici attribuiscono a Gutenberg l’invenzione della stampa, ma ci sono numerose
leggende che tentano di attribuire questa invenzione ad altri.
Non si sa se la stampa di Gutenberg fosse a matrice (una sorta di silografia su carta) o fosse a caratteri
mobili. Questo procedimento silografico vide anche un’evoluzione nei confronti della stampa ad immagini a
fianco dei testi.
La stampa sembra debitrice nei confronti dell’evoluzione dell’ingegneria meccanica tedesca, nonostante il
procedimento della silografia e della stampa a caratteri mobili fosse nato in cina e diffuso anche in Corea.
Non ci sono prove però dell’importazione.
Gutenberg a Strasburgo era probabilmente entrato in società on Andreas Dritzehn e alla sua morte volevano
succedergli i fratelli, ma troviamo una diatriba giudiziaria in cui si trova che Gutenberg avrebbe dovuto
insegnare ai fratelli un’ “arte nuova” sull’arte del pressare. È possibile che Gutenberg avesse già inventato la
stampa nel 1439?
Negli anni 40 probabilmente dopo Magonza, iniziò una nuova attività che vide la pubblicazione della Bibbia
negli anni ’50. La scrittura di questa Bibbia era una perfetta e leggibilissima imitazione a stampa di un
manoscritto.
Nel 1455 la società si fuse perché Fust accusò Gutenberg di non aver rispettato i patti. Dopo Schoffer
continuò la sua attività, ma di Gutenberg non si sa nulla, ma è facile che la sua attività proseguì. È un dato di
fatto che la stampa prese piede e tra il 1450 e il 1460, numerose stamperie furono aperte a Magonza.
Dato di fatto è che la stampa portò tanti lavori nuovi: officine, stamperie, personale preparato ecc. e che
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Gutenberg aveva fissato una tecnica di stampa che rimase in vigore fino almeno ai primi dell’800.
Il lavoro di compositori e torcolieri erano molto duri; i primi dovevano scegliere i caratteri. I lavori erano a
dei ritmi disumani ed infatti non è un caso che i lavoranti tipografi si organizzarono in corporazioni.

3. l’Europa del libro a stampa


Le caratteristiche generali:
In pochi anni le stamperie si diffusero in numerose città europee, soprattutto in quelle dell’Europa
occidentale, l’Europa orientale fu un po’ più in ritardo sullo sviluppo, ma la stampa non era ben vista dagli
scribi, dai miniaturisti, dai bibliotecari e così via, perché veniva vista come un pericolo per il loro lavoro.
Anche le corti consideravano la stampa meno importante e di valore rispetto al manoscritto.
I 10 anni in seguito all’invenzione videro uno sviluppo senza sosta della stampa e portò allo spostamento di
numerosi stampatori tedeschi che aprirono stamperie in tutta Europa. Nella prima parte del 500 ci furono
numerose aperture in Italia e Germania e poi nella seconda metà si sviluppano molto le stamperie francesi.
Nonostante questo, il primato nella produzione di incunaboli è italiano.
Una grossa spinta fu data dagli ordini religiosi e dal clero locale: erano stampati tanti messali, confessionali,
breviari, libri liturgici (questo soprattutto nell’Europa orientale)
Principalmente sono state individuate 3 tipologie di diffusione delle stamperie:
1- dispersione sul territorio delle tipografie (è il caso della Germania)
2- distribuzione delle stamperie in numerose città, con il prevalere di ½ città (è il caso dell’Italia con
Venezia)
3- concentrazione ancora più accentuata (è il caso della Francia con Lione e Parigi e dell’Inghilterra con
Londra)
Se il clero fu un grande diffusore di questa nuova tecnica, non si può dire lo stesso per il mondo universitario
che non fu propulsore della stampa.

Una geografia differenziata


GERMANIA: il primato ovviamente era conferito a Magonza, città in cui era nata e si era sviluppata la
stampa di Gutenberg, ma perse il primato nel 1462 a causa di un’invasione di un elettore di Sassonia, al
seguito della quale diversi magontini cambiarono città.
Strasburgo rimase un grande centro in cui si svilupparono numerose stamperie fin dal 1460. Le città finirono
per svilupparsi come centri specializzati in alcune tipologie testuali.
Il centro principale diventa dal 1470 Norimberga con la bottega di Koberger.
ITALIA: i primi 2 stampatori tedeschi che arrivarono in Italia furono due chierici: Sweynheym e Pannartz.
Subito andarono al monastero di Subbiaco ed iniziarono a stampare dei testi in cui erano presenti sia dei
classici latini che dei testi cristiani. Nel 1467 si trasferirono a roma e furono affiancati da Bussi, un raffinato
umanista propulsore della tecnica di stampa. Roma fu un grande centro di sviluppo grazie al circolo degli
umanisti romani che collaborò con gli stampatori.
Venezia vide svilupparsi la stampa soltanto a partire dal 1469, ma conobbe un rapido sviluppo che nella
prima parte del 500 fu considerata il principale centro europeo della stampa; questo avvenne grazie
all’appoggio della famiglie patrizie e al grande centro commerciale che Venezia era, sia verso l’Italia che
verso il medio oriente. Il primo stampatore fu Giovenni da Spira e poi si introdusse il fratello Wendelin e
Nicolas Jenson.
Oltre a Venezia e a Roma ci furono tanti altri centri città di valore: Bologna, Milano, Firenze, Napoli, Pavia e
Padova. Non erano soltanto i tipografi a svolgere il ruolo di stampatori, ma c’era diverso personale, anche
medici, letterati, filologi ecc
Bologna fu famosa per la stampa scientifica e di diritto, Milano e Firenze per le opere teologiche e letterarie
e a Venezia prevale l’editoria scientifica e filosofica.
FRANCIA: in Francia i centri principali furono Parigi e Lione. Il primo si specializzò soprattutto sui testi
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classici e latini utilizzando i caratteri romani di Sweynheym e Pannartz, mentre a Lione si sviluppò
soprattutto una stampa francese, con caratteri gotici, tipicamente francesi, di devozione, storia, romanzi,
opere mediche e giuridiche. A Lione le stamperie si svilupparono non grazie alle università, ma grazie ad una
famiglia ricca, dato il centro commerciale cittadino.
OLANDA: Coster per lungo tempo ha conteso a Gutenberg l’invenzione della stampa, fino a quando circa
vent’anni inizia a diffondersi in modo più massiccio la stampa. Il primato lo detenne a lungo la città di
Deventer dove si riunirono diversi tipografi che si erano formati a Colonia, solo verso la fine del secolo
Deventer passò il primato ad Anversa.
INGHILTERRA: in inghilterra il primo ufficio di tipografia fu aperto da Caxton che si formò a Colonia e poi
riportò le sue abilità a Bruges e nel 1476 aprì una bottega a Westminster, dove iniziò a pubblicare anche tanti
testi classici latini e italiani tradotti in inglese.
SPAGNA E PORTOGALLO: in Spagna e in Portogallo si diffuse molto meno la stampa. Furono chiamati dei
tipografi dalla compagnia di Ravensburg che si stabilirono a Valenza, Saragozza e Barcellona, ma il mercato
tipografico spagnolo e portoghese puntò sempre ad un commercio locale, non potendo competere con le altre
potenze europee.

4. I mestieri della trascrizione e il commercio del libro


Con l’arrivo della stampa non scomparvero tutte le professioni che erano legate al manoscritto; in particolare
i cartolai-librai e i miniatori.
I miniatori crebbero a Venezia con l’aumento delle stamperie, perché i miniatori svolgevano l’attività
decorativa che la stampa non svolgeva. I miniatori potevano fare decorazioni di diverso tipo, anche negli
spazi bianchi che lasciava la stampa nel foglio.
La figura dei librai era importante perché svolgeva da tramite tra il cliente e il miniatore e la stamperia.
Avvenne così che il mercato di stampa mantenne stretti contatti con il mercato del manoscritto perché era un
buon sistema per vendere e creare un rapporto con i clienti.
Il mestiere del libraio poteva svilupparsi in 3 modi diversi: distribuzione del libro, stamperia e editoria.
Si formarono anche numerose società legate al libro di stampa per poter sostenere gli elevati prezzi dei libri.

2. forme e repertorio dei testi


1. l’incunabolo: nel segno della continuità
Si considerano incunaboli tutti i testi pubblicati prima del 31/12/1500, ma queste periodizzazioni rigide sono
limitanti. La forma dei libri stampati era uguale a quella dei manoscritti, era sempre un codex e nel
frontespizio non c’era scritto il titolo dell’opera, il nome dell’autore, la data di scrittura ecc., il primo ad
introdurre il colophon è Schoffer nel 1457, scrivendo alla fine del testo la data di pubblicazione, il luogo e il
nome del tipografo.
Il primo frontespizio apparve a Venezia nel 1476. Occorre però attendere i primi decenni del XVI sec. per
vedere stabilizzato il frontespizio, anni in cui si stabilizza anche la pratica di inserire un motto con il nome
dello stampatore.
Anche dal punto di vista dei caratteri utilizzati, gli stampatori usavano prevalentemente caratteri che si
rifacevano a quelli che erano utilizzati nei manoscritti. Per i libri di argomento religioso venivano spesso
utilizzati i caratteri gotici, per quelli classici i caratteri romani.
Inizialmente gli stampatori si rifacevano ai 3modelli di manoscritto che erano diffusi precedentemente: il
libro scolastico, il libro umanistico e quello popolare.
Inoltre gli incunaboli non presentavano neanche la numerazione delle pagine e anche l’impaginazione
seguiva le stesse tradizioni e le stesse tecniche del manoscritto.
La silografia si instaurò come la principale tecnica di decorazione degli incunaboli. Inizialmente erano
matrici separate e in seguito divennero matrici legate al processo di stampa.
2. testi antichi, testi nuovi 4
I pregi principali dei testi a stampa erano sicuramente il prezzo moderato e la velocità di riproduzione. Le
tirature variavano da editore ad editore e le tipologie di testo che venivano stampate si dividono in 3:
1. Pubblicazione di Bibbie, testi filosofici e giuridici della tradizione medievale: su questi testi c’era molta
specializzazione da parte degli editori che erano anche abili nel commercio
2. Testi umanistici di ogni genere: è il campo su cui puntarono maggiormente gli editori italiani ad inizio
commercio. Per testi umanistici non si considerano soltanto quelli dei nuovi umanisti, ma anche i testi
classici latini che venivano stampati con la lettera antiqua, ovvero i caratteri romani. L’eccessiva
riproduzione di testi classici latini, portò ad una sovraproduzione che non permetteva più ai testi di essere
assorbiti dal mercato; dopo questa crisi degli anni 70 del400, diversi specialisti della stampa si unirono in
imprese.
3. Libri di larga circolazione; testi devozionali, religiosi, di larga pratica, scolastici ecc. proprio a partire da
questo genere di testi, molti editori pensarono a garantire una diffusione testuale anche per i “lettori insoliti”

3. libro di larga circolazione: repertorio e caratteristiche materiali


I testi di larga circolazione riguardavano diverse tipologie testuali: dai romanzi cavallereschi, ai testi
devozionali, alla bibbia in volgare. Una cosa molto importanti diquesto genere testuale sono sempre state le
illustrazioni; i testi ricchi e colti avevano delle illustrazioni che si differenziavano parecchio dai testi meno
costosi e di larga circolazione. Questi disegni non erano soltanto una decorazione, ma avevano anche un
ruolo funzionale per chi deteneva una scarsa alfabetizzazione; tanti testi, anche in Francia ad esempio,
venivano semplificati e pubblicati con delle illustrazioni. Il centro francese di questo libro era Lione, che
decise di scrivere in francese e non in franco provenzale perché il francese era la lingua di diffusione
nazionale.
A Firenze rimane molto simile il parallelo tra il manoscritto e il testo di stampa che toccava diverse tipologie,
tra cui anche i testi di oratoria e di risposta di Savonarola.
Questi testi presentavano dei riferimenti sia per l’oralità che per la scrittura.
La Bibbia fu facilmente stampata in volgare soprattutto in Germania, in Italia fu stampata a Venezia, ma non
fu mai accettata dalla chiesa.

4. l’editoria umanistica tra la fine del 400 e il primo 500


Tra il 400 e il 500, diversi stampatori sorgono in tutta europa e parecchi si mettono in contatto a livello locale
(fra città diverse) e anche a livello nazionale e sovranazionale per combattere la concorrenza. La stampa
umanistico-cristiana spesso aveva a che fare con dei curatori umanisti che seguivano il testo e la
pubblicazione. Tra i principali editori di letteratura umanistica in Italia vediamo Aldo Manuzio nella città di
Venezia, che inizia con i testi greci e prosegue con quelli latini e anche volgari (Hypnerotomachia poliphili e
le epistole devotissime di santa Caterina). Aldo riesce a sviluppare il suo lavoro a Venezia perché non era
ancora la città preferita per questo genere di letteratura.
Nel 500 c’è una grande crisi a Venezia e in gran parte di Italia a causa delle invasioni francesi, ma Aldo
Manuzio è in grado di rinnovarsi e di inviarsi a delle nuove tecniche illustrative e richiede il privilegio non
sui testi, quanto sulla materialità dei testi, ovvero sui caratteri. Vediamo l’innovazione illustrativa in
un’immagine sui libri di Caterina da Siena.
In seguito Aldo si spinge in una nuova pubblicazione di testi latini in formato tascabile e priva di commenti e
spiegazioni e inserisce anche 2 autori volgari: Dante e Petrarca, il cui curatore era il famoso Pietro Bembo.
Nel 1502 ritornò alla pubblicazione di testi greci e nei vari progetti c’è anche la stampa di testi in ebraico e la
pubblicazione di una Bibbia nelle 3 lingue classiche, ma questo non andò del tutto in porto.
Aldo Manuzio fu un centro culturale molto importante in cui si riunivano le abilità tecniche e quelle
filologiche, sia nei confronti delle opere classiche che di quelle contemporanee. Riuscì ad avere l’appoggio
di eruditi e studiosi grazie alle sue belle dediche alla fine dei testi.
3. autori, editori, lettori 5
1. l’autore, lo stampatore-libraio e il ricorso alla privativa
Nella seconda parte del 4/500, dopo i primi 50 anni di vita della stampa, inizia a divenire più strutturato il
frontespizio e le notizie di stampa. Sul frontespizio si trovavano infatti l’autore, il libraio editore e il
dedicatario. Spesso il dedicatario si fondava sul principio del mecenatismo, essenziale per chi voleva vivere
di penna fino all’istituzione del diritto di autore. Il mecenate poteva essere ecclesiastico o laico, in una corte
grande o piccola, ma dava un grado sociale elevato all’autore.
Quindi il nome dell’autore viene sempre più legato alla sua opera e si diffonde sempre di più il principio del
privilegio attraverso la patente privativa che garantiva il diritto ad uno stampatore o ad un autore di stampare
un testo e garantiva la non-stampa di edizioni abusive, anche se questo non avveniva sempre.
I privilegi potevano arrivare dai sovrani e avevano valore sul territorio su cui avevano il potere, tranne il
papa che poteva fare il privilegio temporale e spirituale. Il privilegio spirituale poteva essere esteso a tanti
diversi territori, ma non erano seguiti dagli altri stati europei, soltanto dall’Italia.

2. il correttore in tipografia
Il correttore è una figura importante e di cui sappiamo relativamente poco perché ci sono arrivate poche
notizie. Il correttore epurava il testo dagli errori e lo organizzava con l’indice, l’appendice ecc.
Non tutti gli stampatori riuscivano però a permettersi un correttore oltre ai torcolieri e ai compositori. I
correttori hanno avuto un ruolo molto importante nella stabilizzazione linguistica, grafica e lessicale.
Il correttore poteva essere scelto ed indicato anche dall’autore stesso e, se gli editori o gli autori non
potevano ricorrere ad un correttore, la stesura dei testi era assegnata ai compositori.
In Italia l’attenzione al testo e alla correttezza ortografica fu sempre più attenta e resa con precisione; Aldo
Manuzio segnava tutti gli errori o i pezzi che non era stato in grado di ricostruire filologicamente.

3. Dallo stampatore all’editore


Il mercato della stampa apre ad una specializzazione sempre maggiore del lavoro; le illustrazioni diventano
più precise perché si passa dalla silografia ai calchi di rame o alla calcografica, più precise.
I disegni dei libri scientifici che non avevano solo un ruolo evocativo della narrazione furono sempre più
minuziosi e precisi.
Il frontespizio e tutta la materialità dei libri diventa sempre più delineata e ogni editore ha la propria
“estetica” del libro.
Gli editori più importanti furono: Giunti, Marcolini, de’ Rossi e Giolito. I primi furono una famiglia che
diffuse le proprie stamperie per diverse città d’Italia e d’Europa e si specializzarono soprattutto sul
commercio dei testi religiosi. Il periodo della controriforma fu buio nei confronti del libro e i Giunti tramite
le vie commerciali veneziane, iniziarono a commerciare anche tanti altri prodotti.
De’ Rossi e Marcolini orientarono la loro attività soprattutto verso dei testi volgari della letteratura italiana.
Per Giolito fu importantissima la pubblicazione di testidi letteratura volgare, per Estienne e Gryphe fu
importantissima la pubblicazione di testi che avevano il tentativo di rinnovare il pensiero religioso. Per
questo motivo questi editori si scontrarono diverse volte anche con teologi e persone che appoggiavano il
papa.
Un altro grande editore è stato Plantin che non si specializzò su dei testi in particolare, quanto piuttosto fu
uno degli editori più importanti del 500 in Europa. La sua più grande stamperia era ad Anversa (aveva 22
torchi) e si dedicò a tutti i generi; religione, letteratura, botanica, medicina, cartografia, geografia, viaggi ecc.
4. Biblioteche e lettori 6
Le biblioteche sono luoghi di studio e di consultazione. Sorge la necessità di condividere il sapere. Le
biblioteche private iniziano ad essere aperte al pubblico e iniziano ad essere aperte le biblioteche statali
aperte al pubblico.
Lo studio inventariale delle biblioteche è molto utile perché permette di capire quali testi fossero presenti e in
piccola parte da chi fossero letti (alcuni testi erano dedicati al personaggio illustre e ai suoi amici).
Oltre a questo genere di osservazione si può notare il passaggio dal manoscritto al testo a stampa e la sua
contemporanea evoluzione.

5. gli effetti della standardizzazione


La diffusione della stampa sicuramente ha permesso una maggiore diffusione dei testi, in particolare i
classici che si trovavano in scarso numero e in modo impreciso.
Si specializza la cartografia che può presentare, grazie alle nuove tecniche di illustrazione, delle carte
geografiche più precise e raffinate.
Si diffondono sempre di più dei testi precisi ed approfonditi per la diffusione e l’apprendimento linguistico
(vocabolari, dizionari ecc.) e a questo si aggiunge il beneficio della standardizzazione linguistica che è stata
portata dalla stampa grazie al sempre maggior numero di testi scritti nelle diverse lingue volgari.

4. La stampa fra trasmissione e controllo del sapere


1. l’uso della stampa durante la riforma
Molti storici hanno sempre sostenuto che lo sviluppo della stampa fosse strettamente legato allo sviluppo
della riforma e viceversa.
Sicuramente la Riforma ha iniziato a diffondersi in un periodo in cui la stampa aveva già preso piede nelle
principali città europee e Lutero diede una grande propulsione alle sue idee con la stampa e soprattutto in
lingua volgare.
Nelle città filocattoliche e in Italia la riforma poté svilupparsi meno facilmente e si diffusero soprattutto
piccoli libelli. Molti italiani si allontanarono e scrivevano dall’estero testi a stampa per la popolazione
italiana.
Sicuramente il connubio di stampa + volgare fu molto utile, oltre che la produzione di libri religiosi per la
lettura ad alta voce e per la collettività. Il volgare fu esplicitamente utilizzato per “avvicinare l’uomo
comune”.
Inizialmente Zwingli e Lutero erano molto a favore della diffusione del libro per la lettura individuale, poi
dopo qualche anno ritrassero l’idea, dicendo che i testi religiosi dovevano essere letti ed interpretati da
persone teologicamente preparate.
In Inghilterra fu consentita la diffusione della Bibbia in inglese e sicuramente nei Paesi Bassi si diffuse nei
contesti fuori da quelli ufficiali che erano controllati dalla chiesa. Le Bibbie erano prodotte soprattutto per il
popolo ecclesiastico e per gli uffici parrocchiali o di rilievo cattolico.
Sicuramente la stampa ha avuto una spinta importante nella diffusione dei concetti della Riforma, ma non si
può dire che questa fu una delle cause principali, o meglio; non si può dirlo con eccessiva certezza.

2. stampa e censura
La tampa fu fin dall’inizio considerata un pericolo per il potere, soprattutto dalla Chiesa di Roma. I primi
controlli sul materiale di stampa furono attuati a Colonia nel 1479 da parte di autorità tedesche ed in
particolare dall’ateneo di Colonia che era fortemente filocattolico. La paura più grande è quella di non poter
inizialmente controllare la circolazione di Bibbie e letture religiose in volgare.
Le prime basi vere e proprie della censura sono state poste da Innocenzo VIII nel 1487 e accanto alle autorità
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ecclesiastiche si affiancarono alcune potenze, in particolare la corona spagnola. Molti stati italiani invece
rinunciarono a questo potere e lo lasciarono nelle mani delle istituzioni ecclesiastiche.
L’inquisizione romana nasce ufficialmente nel 1542, perché oltre alla paura della stampa per la perdita del
potere si unisce la paura verso la nuova riforma protestante. Iniziano tutti quei procedimenti che inducono il
popolo ad avvicinare la lettura al senso di colpa, attraverso i roghi di libri nelle piazze ecc.
Nasce anche l’inquisizione spagnola negli anni 50 del 500 e furono fatti numerosi interventi regi nei
confronti dei nuovi libri a stampa. Si diffuse, soprattutto negli stati non italiani, una struttura che vedeva il
controllo dell’inquisizione o degli uffici ecclesiastici insieme ai parlamenti e alle università. In Francia la
censura fu più leggere rispetto alla Spagna e all’Italia e Lione in particolare fu una città molto libera perché
non aveva né università bè parlamento e gli uffici ecclesiastici non riuscivano a controllare tutti i libri che da
molti eretici venivano “camuffati”.
Il primo indice dei libri proibiti è elaborato dalla Sorbona di Parigi tra il 44 e il 66. Il primo indice romano fu
pubblicato nel 1559 da Paolo IV ed era molto rigido; esso includeva autori non cattolici di cui si proibiva
l’intera opera, gli autori di cui si proibiva solo qualche opera, cattolici che venivano considerati eretici e titoli
di opere anonime. Furono fatte delle liste con Bibbie vietate e nuovi testamenti vietati e anche tipografi che
si dovevano evitare. Furono vietate anche opere che non trattavano di opere religiose, come il Decameron,
Macchiavelli, Della Casa ecc.
Dopo Paolo IV ci fu l’indice tridentino di Pio IV che sembrò moderarsi, ma si ritornò alla rigidità dell’indice
paolino con l’indice clementino di Clemente VIII.

3. Dalla “Bibliotheca universalis” alle bibliografie in volgare


Nel 1545 esce a Zurigo la Bibliotheca universalis ad opera di Gesner. Riportava le opere scritte a stampa di
tutti quei testi che erano stati scritti nelle 3 lingue antiche universali: latino, greco ed ebraico. Erano state
escluse le lingue volgari perché non erano considerate appartenenti ad un sapere universale. Aveva fatto
quest’opera per tutte le biblioteche e tutti gli studiosi di questo sapere universale perché voleva fuggire dalla
paura di perdere i testi o le tracce di antichità, com’era successo dopo la distruzione della biblioteca di Buda.
Dopo quest’opera di Gesner, che fu poi inserita nell’indice dei libri proibiti perché presentava anche testi
protestanti, uscirono numerose bibliografie dei testi in volgare, fra queste la principale fu la Libraria di
Francesco Doni che però aveva fatto una raccolta bibliografica soltanto dei testi consentiti dal mondo
cattolico, quindi considerata poco completa, ma sicuramente aveva raccolto tutti i titoli principali della
contemporaneità, inserendo anche le principali opere del 300 e del 400. Questo metodo di “catalogazione” si
diffuse anche in Francia ed in Inghilterra, ma venne bene l’ideale originario di Gesner, ovvero quello di
riunire sotto un unico indice bibliografico tutti i testi senza differenziazioni sociali, religiose o professionali.
Nel 1593 uscì la Bibliotheca selecta di Possevino, un indice di letture consigliate che seguiva a pieno i
dettami dell’indice tridentino.

4. La controriforma e la lettura “disciplinata”


I testi che furono approvati dal concilio di Trento, furono destinati soltanto ai parroci e agli ecclesiastici, non
al popolo. Da questo ne derivò che la maggior parte dei testi, per non dire tutti, doveva essere scritta in
latino. Soltanto il testo del catechismo fu scritto in volgare e la lettura volgare della bibbia era proibita e
poteva essere autorizzata soltanto dall’inquisizione romana.
La Chiesa ne approfittò per affidare numerosi privilegi e privative a degli stampatori romani, facendo sì che
Roma diventasse il secondo polo della stampa dopo Venezia.
Inizialmente la congregazione dell’indice voleva fare un’opera di controllo culturale “mondiale”, ma il
lavoto dell’inquisizione faceva fatica a seguire tutte le pubblicazioni e anche quelle nuove, così si concentrò
l’inquisizione romana sulla produzione italiana e quella spagnola sulla spagna.
Questo processo portò ad un’emarginazione culturale dell’Italia dal resto d’Europa e nonostante le proteste
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interne ed esterne alla Chiesa, non fu modificato nulla sul piano delle possibilità di pubblicazione. 1/3 della
produzione libraria italiana a metà del 500 era di testi religiosi perché davano maggior sicurezza e minor
rischio.

Epilogo
Sicuramente la stampa è una delle più grandi rivoluzioni nella produzione libraria; si allarga il mercato del
libro, muta l’attività dell’autore e questo è sollecitato nelle consegne dai tipografi, inoltre si diffonde
l’incertezza sulla pubblicazione dato che la revisione non è fatta dall’autore o da una persona fidata di
questo.
La stampa cambia i rapporti con la cultura scritta e apre la fruizione testuale a tutta quella parte di
popolazione definita “semicolta” poco alfabetizzata che deve unicamente mantenere vive le poche
conoscenze di lettura e scrittura che ha.
L’ultima rivoluzione è quella sulla stesura elettronica e digitale dei testi e non è da meno, anzi: se la stampa
non aveva cambiato la materialità del codex, il libro elettronico cambia anche la sua materialità, oltre che la
correzione e il metodo di scrittura.

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