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La stragrande maggioranza delle fonti che possediamo su Gesù sono state composte
da autori cristiani (o comunque da credenti), quindi sono influenzate dalla fede e
rispetto a questa influenza lo storico deve riuscire ad agire in maniera neutrale; ciò
comunque non significa che debba essere ateo, lo storico può essere anche credente,
l’importante è che durante il processo di ricerca non si faccia condizionare dalla fede.
Sia la ricezione di Gesù nella fede che la ricezione di Gesù nella ricerca storica
nascono da un interesse verso l’ATTUALITA’ DELLA SUA PERSONA (nel caso
della ricezione nella fede, oltretutto, per definizione), tuttavia i due fenomeni non
devono assolutamente essere sovrapposti perché altrimenti si arriverebbe alla
conclusione che una “vera” conoscenza storica su Gesù si potrebbe raggiungere
semplicemente da un atteggiamento di fede verso la sua persona, fenomeno
corrispondente al falso.
Ci sono tre linee esegetiche che riguardano questo passo, che ha suscitato grandi
movenze critiche:
Allo storico sapere che la maggior parte delle testimonianze di cui si occupa sono
state scritte da autori cristiani interessa lo stesso per almeno due ragioni:
Ciò comunque non deve indurlo a pensare (erroneamente) che siccome la maggior
parte delle fonti sono dettate dalla fede il Gesù della fede coincida con il Gesù
storico, così come non deve pensare che il fenomeno per cui la maggior parte delle
testimonianze sono cristiane dipenda unicamente da una questione di fede.
E’ opportuno ricordare che le TRADIZIONI su Gesù sono state veicolate nel corso
del tempo dalle comunità cristiane, che le hanno adattate alle proprie esigenze e alle
proprie concezioni della salvezza; quindi lo storico deve tenere a mente che esiste
anche una connessione tra IDEE E PRATICHE.
In realtà sarebbe opportuno anche precisare che tra le varie comunità cristiane che si
sono susseguite non è esistito nemmeno un solo profilo di Gesù ma molteplici,
fenomeno attestato ampiamente anche nelle scritture sacre.
Un ulteriore aspetto di cui lo storico deve essere consapevole quando opera in questi
tipi di ricostruzione riguarda direttamente le parole che compaiono nelle
testimonianze; in particolare deve sapere che se una parola (per “parola” si intende
anche un detto, una frase o un elemento di qualsiasi genere) compare in una
molteplicità di testi non significa assolutamente che risalga per forza a Gesù, com’è
altrettanto vero che se una parola compare una volta sola o in un solo testo, essa può
benissimo risalire a Gesù anzi, forse è più facile che si verifichi la seconda situazione,
ma lasciamo perdere il discorso.
Va ribadito che questa tesi è profondamente errata perché, come già si è ripetuto
molte volte e come si ripeterà ancora, far coincidere il Gesù della fede con il Gesù
storico è assolutamente inammissibile; ma consideriamola per un istante solo per
capire a che cosa si andrebbe in contro se la premessa fosse accettata*.
Se è vero che i quattro vangeli confluiti nel N.T. costituiscono le uniche fonti
attendibili per effettuare una ricostruzione del Gesù della fede / Gesù storico, bisogna
considerare anche che il personaggio di Gesù nelle quattro fonti non aveva un profilo
identico ma presentava qualche differenza. Due millenni di CANONE
NEOTESTAMENTARIO, tuttavia, hanno determinato l’eliminazione delle
differenze e la costituzione di un PROFILO UNICO DI GESU’, che però non può
corrispondere in tutto e per tutto a quello che era stato tracciato inizialmente dai
quattro evangelisti.
In secondo luogo, qualsiasi testo che non è confluito nel N.T., quindi tutte le altre
fonti diverse da quelle canoniche, dovrebbe essere rifiutato a prescindere perché da
ritenersi inattendibile (falso!). Secondo la logica applicata sulla base di quanto
riportato sopra* le fonti canoniche sarebbero le uniche attendibili sia perché sono le
uniche a poter essere effettivamente entrate in contatto con Gesù, sia perché sono le
uniche indipendenti.
Per concludere il quadro bisogna considerare anche un’ulteriore problematica con cui
lo storico deve fare i conti, che è il PROBLEMA DELL’INTERPRETAZIONE che
gli autori hanno dato a quanto dichiarato nelle fonti scritte, che acquisiscono, dunque,
una valenza che è anche soggettiva.
La volontà della Chiesa senz’altro esercita una pressione molto forte perché
nell’ottica ecclesiastica tutto ciò che contraddice il N.T. (= fonti canoniche) non può
essere assunto per vero e va scartato; lo storico, tuttavia, non deve farsi condizionare
perché per lui anche le fonti non canoniche sono indispensabili per poter ricostruire
correttamente il personaggio storico di Gesù anzi, per lo storico una fonte non
canonica (ad esempio i vangeli apocrifi di cui parleremo tra poco) ha lo stesso valore
di una fonte canonica, se non addirittura maggiore.
Durante l’antichità senz’altro ci sono stati degli storici che hanno effettuato una
selezione tra i testi sacri e che hanno acquisito come validi i quattro vangeli confluiti
nel N.T. e nulla vieta a priori che la selezione compiuta possa essere la stessa che
faremmo noi oggi, tuttavia lo storico deve sempre avere una movenza critica e
confutare, nei limiti del possibile, ogni ipotesi che non è comprovata.
Tra le fonti non canoniche le più importanti per effettuare una corretta ricerca storica
su Gesù sono probabilmente i VANGELI APOCRIFI, cioè i vangeli che non sono
stati accettati dalla Chiesa perché ritenuti FALSI. Essi sono tre e differiscono
particolarmente gli uni con gli altri per alcune ragioni:
Così come vengono chiamati, ΄gli apocrifi΄ sono il Vangelo degli ebioniti, il Vangelo
dei nazareni o Vangelo dei nazorei e, infine, il Vangelo degli ebrei. Tutti e tre sono
stati raccolti – insieme ad altri frammenti – sotto la denominazione di
VANGELI GIUDEOCRISTIANI. Tutti e tre ci sono pervenuti solo
frammentariamente, quindi per noi nessuno è leggibile integralmente. Ignoriamo per
adesso il criterio con il quale sono stati raccolti insieme considerate le loro diversità
per non complicare ulteriormente il contesto.
I tre vangeli passati alla storia come ΄gli apocrifi΄ hanno un’utilità nella ricerca storica
su Gesù? La risposta è sì, però contribuiscono in maniera diversa e vediamo ora
come.
Il VANGELO DEGLI EBIONITI dei tre è probabilmente quello meno utile perché
dipende verosimilmente da tutti e tre i VANGELI SINOTTICI (= Marco, Matteo e
Luca), che possediamo già e che rientrano tra le fonti canoniche. Le differenze in
questo caso sono davvero molto sottili.
La fonte non canonica che in assoluto può aiutare lo storico in questo processo
difficile di ricerca storica su Gesù è indubbiamente il VANGELO DEGLI EBREI,
che merita un discorso più ampio rispetto ai due precedenti.
Sul Vangelo degli ebrei non si hanno attestazioni prima del 170, tuttavia la data
effettiva in cui è stato composto è ignota quindi nulla vieta che risalga ad una
datazione più alta. L’opera tratta gli eventi che vanno dalla nascita di Cristo fino alla
sua resurrezione quindi, almeno contenutisticamente, tocca in linea di massima gli
stessi argomenti trattati nei vangeli canonici. Il Vangelo degli ebrei è scritto in una
FORMA NARRATIVA tipica del primo cristianesimo, che si spiega attraverso il
racconto della vita di Gesù. Presenta alcune particolarità importantissime
relativamente al tema di cui ci stiamo occupando:
- le poche parole pronunciate da Gesù che sono state trascritte nell’opera non
hanno NESSUN CORRISPETTIVO nei sinottici
- rispetto ai quattro vangeli canonici o ai tre sinottici, è completamente
INDIPENDENTE da essi
- Nonostante ci siano diversi punti di contatto con i corrispettivi canonici (ad
esempio la COMPONENTE MITOLOGICA nella descrizione del Battesimo,
della Tentazione e della comparsa del Risorto), il vangelo in questione presenta
anche diverse delle differenze
Più nello specifico, il Vangelo degli ebrei risulta determinante nella ricerca storica su
Gesù riguardo ai seguenti temi:
- il rapporto tra Gesù e il FRATELLO GIACOMO, che nel Vangelo degli ebrei
ha sempre creduto in lui e ha partecipato all’ultima cena (i canonici su questo
punto non sono tutti d’accordo). L’episodio di Gesù che si è manifestato a
Giacomo durante la resurrezione è evidentemente leggendario, a meno che,
come si dice nel vangelo ebraico, non sia uscito dalla tomba.
CONCLUSIONI
Tutti gli aspetti sulla metodologia della ricerca storica su Gesù che si sono analizzati
nei punti precedenti vertono alla modificazione di una modalità di approccio che
viene utilizzata ma che non si può ritenere corretta per una molteplicità di aspetti che
si sono già analizzati. Si è chiarito, dunque, che il personaggio storico di Gesù, che
tuttora continua ad essere trattato come un caso ΄speciale΄ rispetto agli altri
personaggi a causa della notevole influenza esercitata dalla fede, non deve essere
trattato diversamente, così come si è chiarito che non si possono scartare determinate
fonti in favore di altre (ad esempio quelle non canoniche rispetto a quelle canoniche),
perché su ogni fonte bisogna interrogarsi riguardo alla misura in cui può esserci utile
per una ricostruzione storica su Gesù, ma anche che le varie fonti (specialmente
quelle non canoniche) contribuiscono in misura diversa ad effettuare tale
ricostruzione.
In sostanza l’autore del volume, nelle pagine finora spiegate (pp. 20-67), afferma
l’esigenza di cambiare un tipo di approccio all’interno, però, di un PARADIGMA,
nel senso che le modalità che sono state per così dire ΄criticate΄ non devono essere
completamente sostituite (fatto eccezione, forse, per il condizionamento della fede
sullo storico, dal quale necessariamente deve liberarsi per effettuare una ricerca
storica di questo tipo), semplicemente devono essere integrate con ulteriori modalità
fondamentali e irremovibili in grado di dare alla metodologia applicata un significato
complessivo in relazione all’obiettivo proposto.
N.B. I vangeli canonici sono quelli che sono stati selezionati dalla Chiesa come
validi, cioè gli unici che risalgono veramente a Gesù e che possono permettere di
ricostruire la sua vita. Quelli cosiddetti ΄apocrifi΄, invece, sono i vangeli che non sono
stati accettati dalla Chiesa perché ritenuti falsi. I canonici sono confluiti nel N.T., ΄gli
apocrifi΄ no.
Relativamente all’oggetto del nostro corso deduciamo, dunque, che nella Letteratura
cristiana delle origini esistevano delle forme e dei generi letterari diversi ciascuno dei
quali si inserisce all’interno di un contesto tradizionale diverso.
L’editio princeps del Vangelo secondo Tommaso si colloca nel 1959: pochi anni dopo
la sua redazione tra gli studiosi si sono aperte delle questioni divenute subito fonte di
dibattito, talvolta mosse dagli stessi studiosi che avevano collaborato alla produzione
di tale edizione.
E’ evidente che il Vangelo secondo Tommaso rappresenti una fonte molto importante
per la ricerca del Gesù storico per almeno due ragioni: 1) ha portato alla luce una
nuova quantità di detti non altrimenti conosciuti, cioè ha comportato un’estensione
della base documentaria riguardo alla conoscenza delle parole attribuite a Gesù, che
allo storico interessano molto per effettuare la sua ricerca (poi deve distinguere quelli
autentici da quelli non autentici, come si è cercato di fare nel progetto denominato
Jesus Seminar); 2) in relazione alle parole di Gesù che presentano dei paralleli nei
sinottici, l’EvTh permette di comprendere meglio la storia della loro trasmissione.
Le tre tendenze sulla ricerca storica di Gesù attualmente applicate che l’autore ritiene
più promettenti sono le seguenti:
Per quanto riguarda la trasmissione delle parole di Gesù è evidente che l’interesse
principale consista nell’ALLARGAMENTO DELLA BASE DOCUMENTARIA,
cioè nell’arrivare a conoscere una quantità di parole attribuite a Gesù che sia la più
larga possibile. La ricerca in particolare è focalizzata sul tentativo di comprendere se
le parole attribuitegli che sono attestate all’interno delle fonti non canoniche siano
attendibili oppure no. A questo proposito comunque è opportuno ricordare che è
dovere dello storico conoscere in maniera più ampia possibile le parole documentate
di Gesù, a prescindere dal fatto che siano state pronunciate davvero oppure no; gli
autori che le hanno tramandate, d’altronde, erano convinti che quelle parole che
scrivevano fossero state dette veramente così come le scrivevano.
La ricerca storica su Gesù ha avuto inizio nel XVI secolo con una tesi secondo la
quale i racconti contenuti all’interno del N.T. (cioè nelle fonti canoniche) non
designerebbero mai Gesù come il portavoce di un nuovo insegnamento ma, viceversa,
lo designerebbero sempre come riconoscitore dell’eternità delle leggi mosaiche.
E’ evidente che, tra quella che è stata la predicazione effettiva tenuta da Gesù e il
modo in cui l’ha percepita la chiesa primitiva, esista una netta distinzione; insieme
alle difficoltà che si riscontrano nel conciliare tra loro i canonici, questo punto
dev’essere il momento iniziale per il compimento della ricerca storica su Gesù.
Alcuni apologeti di oggi sono convinti che il profilo storico di Gesù sia facilmente
reperibile all’interno del N.T., perché sono convinti dell’attendibilità storica dei
canonici in quanto ispirati da Dio (aggiungo io, già il fatto che si parli di ΄ispirazione΄
significa che sussiste un condizionamento di base esercitato dalla fede). Secondo loro
le diversità che si riscontrano nei quattro canonici sono tra loro perfettamente
conciliabili perché vanno a costituire un’unica immagine armoniosa.
Mauro Pesce spiega, tuttavia, che tale affermazione non può essere supportata da
nessuna prova di carattere storico, e ne spiega i motivi (ad es. il N.T. è stato
composto solo alla fine del II secolo, quindi nei primi due secoli i cristiani si sono
basati evidentemente su altre tradizioni, oppure i quattro vangeli canonici confluiti
nel N.T. facevano parte ognuno di una comunità diversa di cristiani, ecc.). Da qui
nasce l’esigenza di effettuare una ricerca storica su Gesù.
Lo stesso autore Mauro Pesce nel 2006 ha pubblicato una sua intervista (Inchiesta di
Gesù) in cui ha spiegato sostanzialmente che lo scopo dell’ESEGESI STORICA
riguardo a Gesù dev’essere proprio la sua ricerca storica. Ha sottolineato, inoltre, che
se emergono nuovi aspetti che contraddicono quanto si dice all’interno del N.T. non
significa necessariamente andare contro alla Chiesa, nel senso di mettersi in contrasto
con l’istituzione ecclesiastica, queste scoperte viceversa dovrebbero aiutare la Chiesa
a correggere eventualmente degli aspetti finora ritenuti veritieri ma che in realtà non
sono corretti.
1) Scissione tra il ΄Gesù storico΄ e il ΄Gesù della fede΄, necessità di creare una
frattura tra storia e fede
2) Non assumere come propria la fede dalla quale erano affetti gli autori che
hanno scritto i documenti
3) Impossibilità di ricostruire correttamente il profilo storico di Gesù partendo
soltanto da una posizione di fede in lui
4) Sapere che la maggior parte delle fonti sono state scritte da autori cristiani, cioè
condizionati dalla fede
5) Non avere il timore di contraddire quanto è scritto nel N.T.
6) Applicare il metodo delle attestazioni multiple alle fonti canoniche
7) Valorizzare le fonti non canoniche (i c.d. ΄apocrifi΄ soprattutto) tanto quanto
quelle canoniche
8) Domandarsi in quale misura ciascuna fonte possa contribuire ad una
ricostruzione storica di Gesù, indipendentemente dal fatto che siano canoniche
oppure no
9) Essere consapevoli del fatto che le fonti canoniche NON sono le uniche fonti
attendibili, anzi…
10) Non scartare a prescindere le fonti che sono state evidentemente
corrotte, perché anch’esse posso fornire notizie utili
11) Conoscere il metodo della storia delle forme, perché anche i generi
letterari forniscono indicazioni sul contesto in cui i documenti sono stati
prodotti
12) Confrontare le fonti la dove esistono dei paralleli (e non solo)
13) Sapere che nel corso della tradizione le diverse comunità cristiane hanno
adattato le idee e le pratiche trasmesse alle proprie esigenze
14) Cercare di conoscere in misura più larga possibile le parole attribuite a
Gesù, a prescindere dalla loro autenticità
15) Cercare di ampliare il più possibile la base documentaria che riporta
parole attribuite a Gesù
16) Cercare di comprendere attraverso i paralleli che sussistono nelle fonti
le modalità di trasmissione delle parole di Gesù
17) Adottare una dei tre approcci odierni sulla ricerca storica di Gesù
ritenuti maggiormente promettenti, con tutto ciò che ne consegue