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L’enigma Gesù. Fonti e metodi della ricerca storica.

LA STORIA DI GESU’ NON VA TRATTATA DIVERSAMENTE DA QUELLA


DI QUALUNQUE ALTRO PERSONAGGIO

Discussione attuale distingue «GESU’ REALE» da «GESU’ STORICO»: il primo è


Gesù inteso nella realtà totale della sua persona mentre il secondo è Gesù come lo
possiamo conoscere dalle fonti.

Il primo problema sulla ricerca storica di Gesù riguarda la FRATTURA TRA


STORIA E FEDE: non è possibile, infatti, raggiungere una corretta conoscenza
storica su Gesù partendo soltanto da una posizione di fede in lui; lo storico deve
tenere in considerazione la fede che ha influenzato le sue fonti ma non deve
assumerla come propria.

La stragrande maggioranza delle fonti che possediamo su Gesù sono state composte
da autori cristiani (o comunque da credenti), quindi sono influenzate dalla fede e
rispetto a questa influenza lo storico deve riuscire ad agire in maniera neutrale; ciò
comunque non significa che debba essere ateo, lo storico può essere anche credente,
l’importante è che durante il processo di ricerca non si faccia condizionare dalla fede.

Sia la ricezione di Gesù nella fede che la ricezione di Gesù nella ricerca storica
nascono da un interesse verso l’ATTUALITA’ DELLA SUA PERSONA (nel caso
della ricezione nella fede, oltretutto, per definizione), tuttavia i due fenomeni non
devono assolutamente essere sovrapposti perché altrimenti si arriverebbe alla
conclusione che una “vera” conoscenza storica su Gesù si potrebbe raggiungere
semplicemente da un atteggiamento di fede verso la sua persona, fenomeno
corrispondente al falso.

L’“interesse” e la “simpatia” verso Gesù del credente e l’“interesse” e la “simpatia”


verso Gesù dello storico non coincidono e, soprattutto, operano in maniera diversa,
quindi è evidente che la sovrapposizione tra i due non si possa effettuare.

Inoltre tra il credente e lo storico sussiste un’altra differenza fondamentale: il


credente assume come valida la tesi secondo cui Gesù è in rapporto con Dio e ritiene
che Gesù trasmetta, nota bene, il solo messaggio capace di spiegare il SENSO
DELL’ESISTENZA UMANA; lo stesso, invece, non vale per lo storico, il quale sa
perfettamente che gli autori che hanno prodotto le testimonianze che legge sono stati
influenzati dalla fede.

Sulle fonti c’è un aspetto importante da chiarire: se è vero che la stragrande


maggioranza delle testimonianze su Gesù sono fonti influenzate dalla fede, è anche
vero che non tutte sono tali perché, seppur in misura assai più ridotta, conosciamo
anche delle fonti composte da AUTORI NON CREDENTI o da pagani (questi ultimi,
oltretutto, sono stati studiati anche in maniera molto inferiore rispetto a quelli
cristiani).

E’ il caso del Testimonium Flavianum, tratto dalle Antichità giudaiche e composto da


Flavio Giuseppe, vissuto poco dopo la morte di Gesù.

Nel testimone Flavio Giuseppe parla di Gesù in due occasioni diverse:

1. Quando designa Giacomo (il leader delle comunità cristiane a Gerusalemme)


come il fratello di Gesù Cristo
2. Quando racconta sinteticamente la sua vita

Ci sono tre linee esegetiche che riguardano questo passo, che ha suscitato grandi
movenze critiche:

1. L’intero passo è un’interpolazione cristiana


2. Interpretazione secondo cui il passo è un enunciato plausibile per un non
credente
3. Brano effettivamente di Giuseppe ma con alcune interpolazioni cristiane

Allo storico sapere che la maggior parte delle testimonianze di cui si occupa sono
state scritte da autori cristiani interessa lo stesso per almeno due ragioni:

1. Le fonti danno notizie sull’“impatto” che ha avuto Gesù


2. Per una corretta interpretazione critica

Ciò comunque non deve indurlo a pensare (erroneamente) che siccome la maggior
parte delle fonti sono dettate dalla fede il Gesù della fede coincida con il Gesù
storico, così come non deve pensare che il fenomeno per cui la maggior parte delle
testimonianze sono cristiane dipenda unicamente da una questione di fede.

E’ opportuno ricordare che le TRADIZIONI su Gesù sono state veicolate nel corso
del tempo dalle comunità cristiane, che le hanno adattate alle proprie esigenze e alle
proprie concezioni della salvezza; quindi lo storico deve tenere a mente che esiste
anche una connessione tra IDEE E PRATICHE.
In realtà sarebbe opportuno anche precisare che tra le varie comunità cristiane che si
sono susseguite non è esistito nemmeno un solo profilo di Gesù ma molteplici,
fenomeno attestato ampiamente anche nelle scritture sacre.

La ricerca storica permette dunque di tracciare un profilo di Gesù che sia


UNIVERSALE, quindi è fondamentale non confondere la storia con la memoria
perché quest’ultima non è singola e varia da una collettività all’altra, mentre la storia
ha una valenza puramente oggettiva, seppur non permetta comunque di comprovare
nessuna ipotesi in senso assoluto.

IL METODO DELLE ATTESTAZIONI MULTIPLE E LE FONTI CANONICHE

Un ulteriore aspetto di cui lo storico deve essere consapevole quando opera in questi
tipi di ricostruzione riguarda direttamente le parole che compaiono nelle
testimonianze; in particolare deve sapere che se una parola (per “parola” si intende
anche un detto, una frase o un elemento di qualsiasi genere) compare in una
molteplicità di testi non significa assolutamente che risalga per forza a Gesù, com’è
altrettanto vero che se una parola compare una volta sola o in un solo testo, essa può
benissimo risalire a Gesù anzi, forse è più facile che si verifichi la seconda situazione,
ma lasciamo perdere il discorso.

Il METODO DELLE ATTESTAZIONI MULTIPLE permette di stabilire (in senso


quasi filologico) che se una molteplicità di testimoni contengono tutti un medesimo
elemento in comune, tale elemento è da attribuirsi ad una tradizione precedente ai
vari testimoni ma che li accomuna tutti.

Se ho a disposizione tre fonti A, B e C che contengono tutte un medesimo elemento


X che le accomuna significa che X appartiene ad una tradizione precedente Y dalla
quale dipendono A, B e C.

Y B (A, B e C contengono X, parte di Y)

Relativamente alle testimonianze, se si continua ad assumere come valida la tesi


secondo cui l’unico personaggio di Gesù ricostruibile sia quello della fede e che
quest’ultimo sia anche l’unico Gesù veramente storico perché così attestano la
maggior parte delle fonti (ma non tutte, ricordiamolo!), le uniche testimonianze
attendibili per effettuare tale ricostruzione diventano i quattro vangeli contenuti nel
Nuovo Testamento, che assumono la denominazione di FONTI CANONICHE.

Va ribadito che questa tesi è profondamente errata perché, come già si è ripetuto
molte volte e come si ripeterà ancora, far coincidere il Gesù della fede con il Gesù
storico è assolutamente inammissibile; ma consideriamola per un istante solo per
capire a che cosa si andrebbe in contro se la premessa fosse accettata*.

Se è vero che i quattro vangeli confluiti nel N.T. costituiscono le uniche fonti
attendibili per effettuare una ricostruzione del Gesù della fede / Gesù storico, bisogna
considerare anche che il personaggio di Gesù nelle quattro fonti non aveva un profilo
identico ma presentava qualche differenza. Due millenni di CANONE
NEOTESTAMENTARIO, tuttavia, hanno determinato l’eliminazione delle
differenze e la costituzione di un PROFILO UNICO DI GESU’, che però non può
corrispondere in tutto e per tutto a quello che era stato tracciato inizialmente dai
quattro evangelisti.

In secondo luogo, qualsiasi testo che non è confluito nel N.T., quindi tutte le altre
fonti diverse da quelle canoniche, dovrebbe essere rifiutato a prescindere perché da
ritenersi inattendibile (falso!). Secondo la logica applicata sulla base di quanto
riportato sopra* le fonti canoniche sarebbero le uniche attendibili sia perché sono le
uniche a poter essere effettivamente entrate in contatto con Gesù, sia perché sono le
uniche indipendenti.

Si verrebbe quindi a creare un circolo vizioso che inevitabilmente indurrebbe a


compiere degli errori, sia a livello metodologico, sia a livello deduttivo.

La convinzione secondo cui le fonti canoniche sono le uniche indipendenti, oltretutto,


l’hanno smentita facilmente la maggior parte degli esegeti, i quali ritengono
(verosimilmente) che i vangeli di Matteo e di Luca discendano entrambi da quello di
Marco.

Per concludere il quadro bisogna considerare anche un’ulteriore problematica con cui
lo storico deve fare i conti, che è il PROBLEMA DELL’INTERPRETAZIONE che
gli autori hanno dato a quanto dichiarato nelle fonti scritte, che acquisiscono, dunque,
una valenza che è anche soggettiva.

Qualora la possieda, lo storico deve modificare la sua impostazione nell’approccio


con le fonti che sono state evidentemente corrotte, perché anche queste possono
fornire informazioni importanti, rifiutarle a prescindere in quanto corrotte è un
procedimento sbagliato.

Le fonti canoniche certamente non si possono considerare le uniche fonti attendibili


per la ricostruzione del Gesù storico, è inammissibile, ma non si possono considerare
tali nemmeno per la corretta ricostruzione del Gesù della fede (quale, oltretutto?).

La volontà della Chiesa senz’altro esercita una pressione molto forte perché
nell’ottica ecclesiastica tutto ciò che contraddice il N.T. (= fonti canoniche) non può
essere assunto per vero e va scartato; lo storico, tuttavia, non deve farsi condizionare
perché per lui anche le fonti non canoniche sono indispensabili per poter ricostruire
correttamente il personaggio storico di Gesù anzi, per lo storico una fonte non
canonica (ad esempio i vangeli apocrifi di cui parleremo tra poco) ha lo stesso valore
di una fonte canonica, se non addirittura maggiore.

Durante l’antichità senz’altro ci sono stati degli storici che hanno effettuato una
selezione tra i testi sacri e che hanno acquisito come validi i quattro vangeli confluiti
nel N.T. e nulla vieta a priori che la selezione compiuta possa essere la stessa che
faremmo noi oggi, tuttavia lo storico deve sempre avere una movenza critica e
confutare, nei limiti del possibile, ogni ipotesi che non è comprovata.

LE FONTI NON CANONICHE: I VANGELI COSIDDETTI ΄APOCRIFI΄ E LA


LORO UTILITA’ NELLA RICERCA STORICA SU GESU’

Tra le fonti non canoniche le più importanti per effettuare una corretta ricerca storica
su Gesù sono probabilmente i VANGELI APOCRIFI, cioè i vangeli che non sono
stati accettati dalla Chiesa perché ritenuti FALSI. Essi sono tre e differiscono
particolarmente gli uni con gli altri per alcune ragioni:

- sono stati scritti in luoghi molto diversi


- sono stati composti in epoche molto diverse
- sono composti in forme molto diverse
- differiscono contenutisticamente nelle singole parti

Così come vengono chiamati, ΄gli apocrifi΄ sono il Vangelo degli ebioniti, il Vangelo
dei nazareni o Vangelo dei nazorei e, infine, il Vangelo degli ebrei. Tutti e tre sono
stati raccolti – insieme ad altri frammenti – sotto la denominazione di
VANGELI GIUDEOCRISTIANI. Tutti e tre ci sono pervenuti solo
frammentariamente, quindi per noi nessuno è leggibile integralmente. Ignoriamo per
adesso il criterio con il quale sono stati raccolti insieme considerate le loro diversità
per non complicare ulteriormente il contesto.

Chi siano esattamente i GIUDEO-CRISTIANI è una questione tuttora dibattuta


perché trovare un filo conduttore che accomuni tutte queste comunità è piuttosto
complesso; diciamo che tutte le comunità giudeo-cristiane si identificano in una fede
per Gesù che consiste nell’osservanza della LEGGE MOSAICA, anche se in realtà
nemmeno questo fenomeno si può estendere loro in senso assoluto perché alcune
comunità tra le leggi mosaiche hanno effettuato una selezione tra quali osservare e
quali no.

I tre vangeli passati alla storia come ΄gli apocrifi΄ hanno un’utilità nella ricerca storica
su Gesù? La risposta è sì, però contribuiscono in maniera diversa e vediamo ora
come.

Procediamo per ordine.

Il VANGELO DEGLI EBIONITI dei tre è probabilmente quello meno utile perché
dipende verosimilmente da tutti e tre i VANGELI SINOTTICI (= Marco, Matteo e
Luca), che possediamo già e che rientrano tra le fonti canoniche. Le differenze in
questo caso sono davvero molto sottili.

Il discorso cambia, invece, applicato al VANGELO DEI NAZOREI, il quale presenta


una struttura simile al Vangelo secondo Matteo, così come le singole parti trattano
argomenti relativamente analoghi. La differenza sostanziale (e fondamentale per la
ricerca storica su Gesù) consiste nel fatto che il Vangelo dei nazorei presenta una
quantità significativa di elementi in più e in meno rispetto a quello di Matteo e agli
altri vangeli sinottici in generale. E’ facilmente ipotizzabile, dunque, che questi
elementi che vengono trattati unicamente nel Vangelo dei nazorei appartengano ad
una TRADIZIONE PIU’ ANTICA che non è confluita, invece, all’interno dei vangeli
sinottici. Su questo punto lo storico può effettivamente lavorare e ricevere
informazioni sul Gesù storico.

La fonte non canonica che in assoluto può aiutare lo storico in questo processo
difficile di ricerca storica su Gesù è indubbiamente il VANGELO DEGLI EBREI,
che merita un discorso più ampio rispetto ai due precedenti.

Sul Vangelo degli ebrei non si hanno attestazioni prima del 170, tuttavia la data
effettiva in cui è stato composto è ignota quindi nulla vieta che risalga ad una
datazione più alta. L’opera tratta gli eventi che vanno dalla nascita di Cristo fino alla
sua resurrezione quindi, almeno contenutisticamente, tocca in linea di massima gli
stessi argomenti trattati nei vangeli canonici. Il Vangelo degli ebrei è scritto in una
FORMA NARRATIVA tipica del primo cristianesimo, che si spiega attraverso il
racconto della vita di Gesù. Presenta alcune particolarità importantissime
relativamente al tema di cui ci stiamo occupando:

- le poche parole pronunciate da Gesù che sono state trascritte nell’opera non
hanno NESSUN CORRISPETTIVO nei sinottici
- rispetto ai quattro vangeli canonici o ai tre sinottici, è completamente
INDIPENDENTE da essi
- Nonostante ci siano diversi punti di contatto con i corrispettivi canonici (ad
esempio la COMPONENTE MITOLOGICA nella descrizione del Battesimo,
della Tentazione e della comparsa del Risorto), il vangelo in questione presenta
anche diverse delle differenze

Più nello specifico, il Vangelo degli ebrei risulta determinante nella ricerca storica su
Gesù riguardo ai seguenti temi:

- il COMANDAMENTO DELL’AMORE RECIPROCO e attivo tra i fedeli,


perché, messo a confronto il Vangelo degli ebrei con quello di Giovanni, esso
può essere utile a confermare l’esistenza di una legge di questo tipo, così come
a confronto con quello di Matteo può confermare che la concezione della colpa
verso l’altro era percepita come una colpa molto grave tra i discepoli, ma anche
che l’ATTENZIONE VERSO L’ALTRO possa essere una tradizione molto
antica che risale veramente a Gesù

- il rapporto e il nesso molto forte tra GESU’ E LO SPIRITO SANTO, perché il


Vangelo degli ebrei insiste anche lui su questo aspetto come le più antiche
tradizioni sinottiche. Ancor più forse può essere utile per confermare
l’ESPERIENZA VISIONARIA di Gesù, che avrebbe visto Satana cadere dal
cielo come folgorato (cfr: Vangelo di Luca); il Vangelo degli ebrei può servire,
dunque, a confermare che tale esperienza sia effettivamente attribuibile a Gesù.

- il REGNO, perché a proposito di questa tematica il Vangelo degli ebrei e da


considerarsi un testimone per l’ATTESTAZIONE MULTIPLA; è molto
interessante il fatto che, se i vangeli canonici affermano che il regno di Dio si
contemplerà successivamente attraverso il GIUDIZIO UNIVERSALE, quello
degli ebrei afferma soltanto che esso ha avuto inizio con il battesimo di Gesù,
quando è stato toccato dallo Spirito Santo, ma non prevede assolutamente una
sua contemplazione in un secondo momento, vale a dire che secondo il vangelo
ebraico un giudizio universale non ci sarà mai!

- il rapporto tra Gesù e il FRATELLO GIACOMO, che nel Vangelo degli ebrei
ha sempre creduto in lui e ha partecipato all’ultima cena (i canonici su questo
punto non sono tutti d’accordo). L’episodio di Gesù che si è manifestato a
Giacomo durante la resurrezione è evidentemente leggendario, a meno che,
come si dice nel vangelo ebraico, non sia uscito dalla tomba.

CONCLUSIONI

Tutti gli aspetti sulla metodologia della ricerca storica su Gesù che si sono analizzati
nei punti precedenti vertono alla modificazione di una modalità di approccio che
viene utilizzata ma che non si può ritenere corretta per una molteplicità di aspetti che
si sono già analizzati. Si è chiarito, dunque, che il personaggio storico di Gesù, che
tuttora continua ad essere trattato come un caso ΄speciale΄ rispetto agli altri
personaggi a causa della notevole influenza esercitata dalla fede, non deve essere
trattato diversamente, così come si è chiarito che non si possono scartare determinate
fonti in favore di altre (ad esempio quelle non canoniche rispetto a quelle canoniche),
perché su ogni fonte bisogna interrogarsi riguardo alla misura in cui può esserci utile
per una ricostruzione storica su Gesù, ma anche che le varie fonti (specialmente
quelle non canoniche) contribuiscono in misura diversa ad effettuare tale
ricostruzione.

In sostanza l’autore del volume, nelle pagine finora spiegate (pp. 20-67), afferma
l’esigenza di cambiare un tipo di approccio all’interno, però, di un PARADIGMA,
nel senso che le modalità che sono state per così dire ΄criticate΄ non devono essere
completamente sostituite (fatto eccezione, forse, per il condizionamento della fede
sullo storico, dal quale necessariamente deve liberarsi per effettuare una ricerca
storica di questo tipo), semplicemente devono essere integrate con ulteriori modalità
fondamentali e irremovibili in grado di dare alla metodologia applicata un significato
complessivo in relazione all’obiettivo proposto.

SCHEMA RIASSUNTIVO PER FOCALIZZARE I CONCETTI BASILARI


NUOVO TESTAMENTO = vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni [+ Atti degli
apostoli (scritti da Luca evangelista) + 21 lettere dei Santi Paolo, Giacomo, Pietro,
Giovanni e Giuda + Apocalisse (scritta da Giovanni)]

VANGELI CANONICI (4) = vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni

VANGELI SINOTTICI (3) = vangeli di Matteo, Marco e Luca (NON di Giovanni)

VANGELI ΄APOCRIFI΄ = vangeli degli ebioniti, dei nazareni/nazorei, degli ebrei +


altri frammenti

VANGELI GIUDEO-CRISTIANI = Vangeli degli ebioniti, dei nazorei e degli ebrei

N.B. I vangeli canonici sono quelli che sono stati selezionati dalla Chiesa come
validi, cioè gli unici che risalgono veramente a Gesù e che possono permettere di
ricostruire la sua vita. Quelli cosiddetti ΄apocrifi΄, invece, sono i vangeli che non sono
stati accettati dalla Chiesa perché ritenuti falsi. I canonici sono confluiti nel N.T., ΄gli
apocrifi΄ no.

Formgeschichte: il metodo detto della storia delle forme

Per ΄forme΄ in questo contesto si intendono più propriamente i ΄generi letterari΄


(genre), perché qui ΄forma΄ è la traduzione della parola tedesca gattung.
Il metodo detto della storia delle forme è un metodo esegetico che si fonda
sull’analisi del contesto originale in cui un determinato testo è stato formulato e
utilizzato.
A partire dalla fine degli anni Dieci del Novecento, la Formgeschichte è stato
applicato ai sinottici e, successivamente, a tutti gli altri scritti delle origini cristiane,
mettendo in evidenza il fatto che le varie unità di tale tradizione sono state modellate
e via via modificate in ΄forme΄, ossia in testi caratterizzati da determinati caratteri
stilistici, adeguate a funzionare entro le circostanze tipiche (= costantemente ripetute)
della vita delle comunità.
Le «circostanze tipiche» alle quali venivano adeguate a funzionare tali ΄forme΄ erano
la catechesi, la liturgia, la missione, la controversia con gli ΄esterni΄, l’esigenza di
confessare la fede, ecc. ecc.
Il metodo detto della storia delle forme, dunque, ha come finalità quella di provare a
isolare le forme preletterarie di un testo biblico ricostruendo la vita sociale e le
istituzioni di Israele.
La Formgeschichte – almeno nelle sue versioni classiche – si è applicata
precisamente a mostrare come le ΄leggi΄ (= i criteri di adeguazione alle circostanze
tipiche) che hanno prodotto le varie ΄forme΄ hanno operato all’interno di una
tradizione orale.
Relativamente alla ricerca storica su Gesù, la sostanza è che quanto abbiamo oggi nei
vangeli non sarebbe di fatto una testimonianza della vita di Cristo secondo la
Formgeschichte, ma sarebbero piuttosto credenze e pratiche in evoluzione dalla
chiesa primitiva.

Relativamente all’oggetto del nostro corso deduciamo, dunque, che nella Letteratura
cristiana delle origini esistevano delle forme e dei generi letterari diversi ciascuno dei
quali si inserisce all’interno di un contesto tradizionale diverso.

IL VANGELO SECONDO TOMMASO: STORIA, CARATTERISTICHE E


UTILITA’ NELLA RICOSTRUZIONE STORICA SU GESU’

Il Vangelo secondo Tommaso (= EvTh)


anzitutto
è stato rinvenuto nel 1945 nell’alto Egitto
nei
pressi della cittadina di Nag Hammadi, ai
pie-
di delle alture che costeggiano il Nilo, dove
si
sono scoperti 13 codici papiracei e rilegati
in
pelle, contenenti per lo più TESTI AGNO-
STICI, tra cui quello in questione. La
pubbli-
cazione del vangelo è avvenuta
ufficialmente
nell’anno 1977.
Il testo dell’EvTh rinvenuto su papiro è
scrit-
to in COPTO (= lingua dell’Egitto
cristiano),
ma naturalmente si tratta di una traduzione.
Il luogo di rinvenimento fa presupporre che
la
lingua originale di questo vangelo fosse il
greco, anche se non è da escludersi nemmeno che potesse essere scritto in siriaco o in
aramaico se si considera la quantità di SEMITISMI che compaiono all’interno dei
detti contenuti nella raccolta.
Il Vangelo secondo Tommaso (titolo che compare nel papiro stesso) è un vangelo
particolare rispetto a quelli canonici e sinottici di cui si è già accennato: nel
complesso, infatti, contiene 114 parole attribuite a Gesù, introdotte per lo più dalle
frase «Gesù ha detto». Il genere letterario in cui si inserisce è una COLLEZIONE DI
PAROLE DI GESU’, λογοι in greco; il suo parallelo più prossimo - sempre in
relazione al genere – lo si può identificare nella TRADIZIONE SAPIENZALE
GIUDAICA (= raccolta di sentenze di sapienti famosi).
Di tutti i detti contenuti all’interno dell’EvTh – approssimativamente – 2/3
riconoscono dei paralleli all’interno dei sinottici, mentre 1/3 di essi fanno riferimento
a tradizioni indipendenti, forse anche più antiche di quelle che si riscontrano
all’interno degli altri vangeli citati. Qui intanto abbiamo un elemento di fondamentale
importanza per la ricostruzione storica di Gesù.
Il Vangelo secondo Tommaso presenta due caratteristiche fondamentali (entrambe
distinte da quelle dei canonici): in primo luogo la totale ASSENZA DI UN
CONTESTO NARRATIVO e l’IRRILEVANZA DELLA CROCE, con conseguente
assenza di qualsiasi contestualizzazione dei detti, in secondo luogo Gesù rivelatore di
una SAPIENZA SEGRETA.
Le parole attribuite a Gesù contenute nell’EvTh sono ΄segrete΄ perché devono essere
trasmesse entro una CATENA ESOTERICA DI TRADIZIONE; esse sono state
pronunciate da Gesù per una cerchia ristretta di discepoli e devono essere tramandate
da una comunità all’altra altrettanto chiusa, escludendo a priori una cerchia di
destinatari più ampia. Il fenomeno si spiega perché ci si trova in una fase primitiva
del cristianesimo primitivo, quando ancora un corpus di idee e dottrine definite non
era stato stabilito.
Il log.1 afferma che «Gesù ha detto che chiunque trovi il significato di queste parole
non gusterà la morte», quindi il testo si apre in un modo piuttosto particolare.
Il detto è preceduto da un incipit in cui l’autore Didimo Giuda Tommaso afferma di
aver messo per iscritto le parole che Gesù il Vivente ha pronunciato.
Il Vangelo secondo Tommaso quindi è secondo Didimo Giuda Tommaso, dove
nell’onomastica Tommaso rappresenta il nome insieme a Giuda, mentre Didimo
proviene dall’aramaico (e siriaco) ta’ma’ (= gemello), corrispondente al greco
δίδυμος (didymos).
Dall’incipit si deduce che questo Didimo Giuda Tommaso era un discepolo di Gesù
che ha udito direttamente da lui le parole che ha scritto, tant’è che attribuisce a Gesù
l’epiteto «il Vivente», cioè mentre era ancora in vita.
A questo punto dovrebbe risultare chiara l’importanza di questo vangelo all’interno
della ricerca storica: Tommaso ha svolto un ruolo molto importante all’interno
dell’EvTh perché ha assicurato il RADICAMENTO DELLA TRADIZIONE
SEGRETA, alla quale consegna il suo scritto, con il personaggio storico di Gesù, che
aveva conosciuto personalmente e del quale era stato discepolo.
Inoltre il testo risulta particolarmente utile anche per la comprensione delle
dinamiche del cristianesimo primitivo.

N.B. Il Vangelo secondo Tommaso è considerato anch’esso un VANGELO


APOCRIFO alla pari di quelli giudeocristiani di cui si è trattato precedentemente.
Nonostante le sue caratteristiche, dunque, l’EvTh non si inserisce tra i canonici.

Sulla relazione tra il Vangelo secondo Tommaso e i sinottici, oltre all’esistenza di


alcuni paralleli con i detti contenuti nell’opera che si sta analizzando, va segnalata
anche l’esistenza di alcuni punti di contatto con la cosiddetta fonte Q (cfr: METODO
DELLE DUE FONTI).
Fonte Q = fonte ricostruita ipoteticamente a partire dai sinottici (= Marco, Luca,
Matteo) sulla base del materiale comune a Matteo e Luca ma non a Marco.

Nonostante i materiali dell’EvTh che presentano dei paralleli con i sinottici


presentino in diversi casi delle differenze significative con i sinottici stessi,
l’immagine che viene complessivamente tracciata di Gesù e del suo insegnamento è
la stessa; non può dirsi lo stesso, invece, del materiale ΄indipendente΄ dai sinottici,
che però dev’essere confrontato con le altre fonti per poter differire in questo senso.

Il problema che riguarda la struttura del Vangelo secondo Tommaso è piuttosto


complesso da affrontare perché non vi è all’interno dell’opera un’idea, una
concezione che viene sviluppata in modo organico; diventa complesso, dunque,
comprendere quale sia il criterio di ordinamento dei detti, quindi il loro filo
conduttore. Gli studiosi si sono interrogati ampliamente su questo problema: hanno
evidenziato che alcuni detti sono collegati tra di loro per tematica, altri da parole-
cerniera. Si tratta però di ipotesi che spiegano solo parzialmente la struttura
dell’opera. L’ipotesi più convincente che può spiegare la struttura dell’EvTh secondo
l’autore è quella del ROLLING CORPUS, espressa attraverso la metafora di una palla
di neve che, rotolando, si ingrandisce sempre di più. In altre parole secondo la teoria
del r.c. si può riconoscere all’interno dell’EvTh un nucleo iniziale di insegnamenti a
sé stanti ai quali, man mano che si procede, si aggiungono via via degli ulteriori
insegnamenti che si sommano ai precedenti.

L’editio princeps del Vangelo secondo Tommaso si colloca nel 1959: pochi anni dopo
la sua redazione tra gli studiosi si sono aperte delle questioni divenute subito fonte di
dibattito, talvolta mosse dagli stessi studiosi che avevano collaborato alla produzione
di tale edizione.

La prima questione riguarda il RAPPORTO CON I SINOTTICI: nel 1964, infatti, lo


studioso W. Schrage ha pubblicato una monografia dedicata a questo specifico
problema, orientando tale rapporto verso una dipendenza di EvTh dai sinottici; la
DATAZIONE TARDIVA che viene attribuita al vangelo di Tommaso, secondo lo
studioso, rafforzerebbe ulteriormente la sua ipotesi. W. Schrage affermava che nella
stragrande maggioranza dei casi si può dimostrare un legame di dipendenza di EvTh
dai sinottici.
Questa tesi è stata tuttavia contraddetta due anni dopo (= 1966) da un altro studioso
chiamato Sieber il quale, dopo aver chiarito quali sono i criteri secondo cui si può
parlare di dipendenza di un’opera da un’altra, ha sottolineato che i criteri impiegati da
Schrage non sono sufficienti a dimostrare la dipendenza di EvTh dai sinottici.

La seconda questione che si è aperta quasi immediatamente dopo la composizione


dell’editio princeps del ’59 riguarda il suo carattere gnostico; come si è già esplicato
precedentemente, infatti, il testo papiraceo intitolato Vangelo secondo Tommaso
rinvenuto a Nag Hammadi nel 1945 era contenuto all’interno di un codice che, come
gli altri dodici rinvenuti nel contesto medesimo, era sostanzialmente una raccolta di
testi gnostici.
Che l’EvTh però sia effettivamente un testo gnostico è una questione abbastanza
discutibile: anzitutto va sottolineata al suo interno l’ASSENZA DEL MITO
GNOSTICO che contrappone un Dio supremo e trascendentale e un dio demiurgo
inferiore che modella e governa il cosmo; poi va chiarito che gli altri elementi di
EvTh che presentano effettivamente un carattere gnostico sono in realtà presenti
anche in altri testi cristiani delle origini, quindi il nodo è abbastanza complesso da
sciogliere.
In alternativa gli studiosi propongono come soluzione la collocazione del testo
originale e le sue successive composizioni in Siria, negli ambienti in cui si sono
registrati i primi sviluppi del movimento di Gesù. A rafforzare questa ipotesi vi è il
fatto che, all’interno del vangelo di Tommaso sono presenti molti semitismi,
fenomeno al quale si è già accennato quando si è parlato della lingua originale in cui
l’EvTh potrebbe essere scritto. Guillaimont ha ipotizzato che ci possano essere DUE
STADI PRECEDENTI alla composizione di EvTh in greco, dalla quale dovrebbe
discendere la traduzione in copto rinvenuta a Nag Hammadi: il primo stadio consiste
in una sua composizione in ARAMAICO PALESTINESE, il secondo in una sua
composizione in SIRIACO.
Va ricordato, inoltre, che nella regione geografica in questione il cristianesimo
primitivo è stato ben diverso da quello sviluppatosi in Occidente che noi senz’altro
conosciamo meglio, quindi è possibile che il Vangelo secondo Tommaso, anziché
presentare dei caratteri “gnostici”, abbia conservato in realtà dei tratti caratteristici di
una forma di cristianesimo diversa da quella occidentale ma propria, invece,
dell’ambiente siriaco.

E’ evidente che il Vangelo secondo Tommaso rappresenti una fonte molto importante
per la ricerca del Gesù storico per almeno due ragioni: 1) ha portato alla luce una
nuova quantità di detti non altrimenti conosciuti, cioè ha comportato un’estensione
della base documentaria riguardo alla conoscenza delle parole attribuite a Gesù, che
allo storico interessano molto per effettuare la sua ricerca (poi deve distinguere quelli
autentici da quelli non autentici, come si è cercato di fare nel progetto denominato
Jesus Seminar); 2) in relazione alle parole di Gesù che presentano dei paralleli nei
sinottici, l’EvTh permette di comprendere meglio la storia della loro trasmissione.

A questo proposito la cosiddetta ΄TERZA RICERCA΄ ha fondato le sue basi proprio


sui seguenti principi: 1) ampliare il più possibile la base documentaria per effettuare
la ricerca storica su Gesù; 2) valorizzare molto di più di quanto non fosse stato fatto
finora le fonti extra-canoniche.
La ΄terza ricerca΄ si è posta anche come punto centrale la ricostruzione della vita
terrena di Gesù e a questo proposito, assumendo proprio l’EvTh come fonte, ha
contraddetto rispetto ai canonici il profilo di Gesù come profeta escatologico e ha
rimosso tutti gli elementi apocalittici.
Anche questa conclusione cui è giunta la ΄terza ricerca΄ è molto discutibile perché
non è obiettivamente vero che l’EvTh non faccia riferimento a questi due aspetti.

MAURO PESCE, «ALLA RICERCA DELLA FIGURA STORICA DI GESU’»

Le tre tendenze sulla ricerca storica di Gesù attualmente applicate che l’autore ritiene
più promettenti sono le seguenti:

1) ricerca sulla TRASMISSIONE DELLE PAROLE DI GESU’ all’interno delle


comunità composte dai suoi seguaci nei primi tre secoli di cristianesimo

2) attenzione alle ESPERIENZE RELIGIOSE di Gesù

3) INTERPRETAZIONE SOCIO-ANTROPOLOGICA della vita di Gesù e del


suo movimento

Per quanto riguarda la trasmissione delle parole di Gesù è evidente che l’interesse
principale consista nell’ALLARGAMENTO DELLA BASE DOCUMENTARIA,
cioè nell’arrivare a conoscere una quantità di parole attribuite a Gesù che sia la più
larga possibile. La ricerca in particolare è focalizzata sul tentativo di comprendere se
le parole attribuitegli che sono attestate all’interno delle fonti non canoniche siano
attendibili oppure no. A questo proposito comunque è opportuno ricordare che è
dovere dello storico conoscere in maniera più ampia possibile le parole documentate
di Gesù, a prescindere dal fatto che siano state pronunciate davvero oppure no; gli
autori che le hanno tramandate, d’altronde, erano convinti che quelle parole che
scrivevano fossero state dette veramente così come le scrivevano.

Relativamente al punto 2) le esperienze religiose di Gesù sono quattro: la


PREGHIERA, il BATTESIMO, la TENTAZIONE nel deserto e, infine, la
TRASFIGURAZIONE.
Su questo aspetto può esserci di grande ausilio l’antropologia culturale, che ci
permette di entrare in contatto con l’esperienza religiosa più intima di Gesù.
E’ opportuno effettuare un chiarimento circa la distinzione che viene fatta tra il ΄Gesù
religioso΄ e il ΄Gesù sociale΄: l’elemento “religioso” e l’elemento “sociale” (da
intendersi in senso politico) non devono essere contrapposti perché i concetti di
RELIGIONE e di SOCIALITA’ come li intendiamo noi sono troppo moderni da
potersi applicare al mondo antico, nella ricerca storica su Gesù la componente
religiosa e quella sociale sono imprescindibili.
Relativamente al punto 3), invece, bisogna ribadire che Gesù è stato un leader
religioso, un uomo profondamente immerso nella vita sociale della gente per portare
un messaggio che investiva direttamente su ogni aspetto dell’esistenza, quindi è
fondamentale intraprendere la ricerca a partire dai suoi stili di vita e dalle pratiche
sociali che ha messo in atto. Non si può, dunque, affrontare la ricerca storica su Gesù
con il semplice metodo della storia delle idee, vale a dire che non si può trattare il
personaggio di Gesù come se fosse un filosofo o un teologo.

La ricerca storica su Gesù ha avuto inizio nel XVI secolo con una tesi secondo la
quale i racconti contenuti all’interno del N.T. (cioè nelle fonti canoniche) non
designerebbero mai Gesù come il portavoce di un nuovo insegnamento ma, viceversa,
lo designerebbero sempre come riconoscitore dell’eternità delle leggi mosaiche.
E’ evidente che, tra quella che è stata la predicazione effettiva tenuta da Gesù e il
modo in cui l’ha percepita la chiesa primitiva, esista una netta distinzione; insieme
alle difficoltà che si riscontrano nel conciliare tra loro i canonici, questo punto
dev’essere il momento iniziale per il compimento della ricerca storica su Gesù.

Alcuni apologeti di oggi sono convinti che il profilo storico di Gesù sia facilmente
reperibile all’interno del N.T., perché sono convinti dell’attendibilità storica dei
canonici in quanto ispirati da Dio (aggiungo io, già il fatto che si parli di ΄ispirazione΄
significa che sussiste un condizionamento di base esercitato dalla fede). Secondo loro
le diversità che si riscontrano nei quattro canonici sono tra loro perfettamente
conciliabili perché vanno a costituire un’unica immagine armoniosa.
Mauro Pesce spiega, tuttavia, che tale affermazione non può essere supportata da
nessuna prova di carattere storico, e ne spiega i motivi (ad es. il N.T. è stato
composto solo alla fine del II secolo, quindi nei primi due secoli i cristiani si sono
basati evidentemente su altre tradizioni, oppure i quattro vangeli canonici confluiti
nel N.T. facevano parte ognuno di una comunità diversa di cristiani, ecc.). Da qui
nasce l’esigenza di effettuare una ricerca storica su Gesù.

Lo stesso autore Mauro Pesce nel 2006 ha pubblicato una sua intervista (Inchiesta di
Gesù) in cui ha spiegato sostanzialmente che lo scopo dell’ESEGESI STORICA
riguardo a Gesù dev’essere proprio la sua ricerca storica. Ha sottolineato, inoltre, che
se emergono nuovi aspetti che contraddicono quanto si dice all’interno del N.T. non
significa necessariamente andare contro alla Chiesa, nel senso di mettersi in contrasto
con l’istituzione ecclesiastica, queste scoperte viceversa dovrebbero aiutare la Chiesa
a correggere eventualmente degli aspetti finora ritenuti veritieri ma che in realtà non
sono corretti.

IN SOSTANZA: QUALI SONO I PUNTI CRUCIALI PER EFFETTUARE UNA


CORRETTA RICOSTRUZIONE STORICA SU GESU’?

1) Scissione tra il ΄Gesù storico΄ e il ΄Gesù della fede΄, necessità di creare una
frattura tra storia e fede
2) Non assumere come propria la fede dalla quale erano affetti gli autori che
hanno scritto i documenti
3) Impossibilità di ricostruire correttamente il profilo storico di Gesù partendo
soltanto da una posizione di fede in lui
4) Sapere che la maggior parte delle fonti sono state scritte da autori cristiani, cioè
condizionati dalla fede
5) Non avere il timore di contraddire quanto è scritto nel N.T.
6) Applicare il metodo delle attestazioni multiple alle fonti canoniche
7) Valorizzare le fonti non canoniche (i c.d. ΄apocrifi΄ soprattutto) tanto quanto
quelle canoniche
8) Domandarsi in quale misura ciascuna fonte possa contribuire ad una
ricostruzione storica di Gesù, indipendentemente dal fatto che siano canoniche
oppure no
9) Essere consapevoli del fatto che le fonti canoniche NON sono le uniche fonti
attendibili, anzi…
10) Non scartare a prescindere le fonti che sono state evidentemente
corrotte, perché anch’esse posso fornire notizie utili
11) Conoscere il metodo della storia delle forme, perché anche i generi
letterari forniscono indicazioni sul contesto in cui i documenti sono stati
prodotti
12) Confrontare le fonti la dove esistono dei paralleli (e non solo)
13) Sapere che nel corso della tradizione le diverse comunità cristiane hanno
adattato le idee e le pratiche trasmesse alle proprie esigenze
14) Cercare di conoscere in misura più larga possibile le parole attribuite a
Gesù, a prescindere dalla loro autenticità
15) Cercare di ampliare il più possibile la base documentaria che riporta
parole attribuite a Gesù
16) Cercare di comprendere attraverso i paralleli che sussistono nelle fonti
le modalità di trasmissione delle parole di Gesù
17) Adottare una dei tre approcci odierni sulla ricerca storica di Gesù
ritenuti maggiormente promettenti, con tutto ciò che ne consegue

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