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Recensione per l'integrazione dei crediti del corso di

Teologia morale della vita fisica

BIOETICA E VALORI NEL


POSTMODERNO
In dialogo con la cultura liberale

FIRENZE 2015

INTRODUZIONE
2

Ho deciso di cimentarmi in questo lavoro a partire da una nota caratteristica che


presenta il testo: è il primo che esclude il diritto di divorzio da parte del marito; anzi:
tale pratica viene condannata molto duramente.
Tutto questo, poi, quando sappiamo che, secondo il codice deuteronomista, il marito
aveva il diritto di ripudiare la propria moglie. Qui invece troviamo non solo una forte
denuncia al riguardo, ma anche un'assoluta proibizione: come mai? Può essere inteso in
relazione al pronunciamento di Gesù nei Vangeli?
Per rispondere a tali domande, prima cercheremo di inquadrare il profeta
Malachia, il libro e il contesto in cui entrambi crescono e con cui interagiscono; poi
proseguiremo prendendo in esame la nostra pericope.
Dopo averla delimitata, cercheremo di capire la sua posizione all'interno
dell'intero libro e la sua struttura, quindi ci accingeremo a comprendere quali temi il
profeta vuole trattare in questi versetti e, infine, arriveremo ad analizzare da vicino i
singoli versetti.
Vedremo che le domande iniziali che hanno fatto scaturire la ricerca troveranno
una possibile risposta; perché essa sia anche plausibile, però, si è dovuto tener prima
presenti tutte le fasi della ricerca prima menzionate, necessarie per allargare l'orizzonte
rispetto alle singole parole sui matrimoni misti e sul divorzio.
I risultati raggiunti, infatti, non corrisponderanno pienamente alle attese:
abbiamo sì una novità nel testo rispetto ai “diritti” della donna, ma essa andrà vista in
stretta relazione con il problema del culto, in particolare dell'idolatria.
Il percorso sarà svolto a partire dall'approccio alla traduzione del testo in lingua
italiana secondo la versione della CEI del 2008, facendo ricorso talvolta al testo ebraico.
Da lì ho cercato di confrontare attraverso commentari, monografie e articoli di riviste le
possibili interpretazioni delle parti della pericope selezionata, finendo per scegliere
quelle che secondo me risultavano più credibili e corrispondenti al progetto teologico
dell'intero libro e del corpus dei Dodici.

1. IL PROFETA, IL LIBRO E IL LORO CONTESTO


3

Di certo non è facile, oggi, descrivere adeguatamente la cultura detta della “post-

modernità”, attorno alla quale sembra che esista una dotta ignoranza. Dobbiamo però

chiederci se la tradizione cattolica non contenga anche alcuni elementi che possano

rappresentare delle occasioni utili per superare la sfida, che proprio l’epoca del

postmoderno e la sua etica pongono.

“Uno dei primi elementi caratterizzanti la post-modernità è il passaggio dal

sistema ai frammenti. Tale trapasso si pone da una parte come l’eredità

dell’illuminismo, dall’altra però contro l’illuminismo riducendo al frammento il

pensiero metafisico e sistematico” 1 . L’accento viene posto sull’individualità, sulla

singolarità che attraverso un incontro casuale può determinare sempre nuovi ed

inediti significati che sono destinati a scomparire e a dar luogo ad altri significati.

All’interno di un contesto così precario per l’uomo diventa impossibile mantenere

l’unità della sua vicenda esistenziale, poiché egli si costruisce e si distrugge

all’interno di un cambiamento caotico della realtà, nel senso che l’uomo postmoderno

rincorre sempre la propria identità personale senza mai raggiungerla. La nozione

stessa di meta non ha alcun significato, perché diventa impossibile da raggiungere. In

questa situazione il pensiero, la ragione, diventano deboli 2 , errabondi e nomadi 3 . Si

tratta del vagabondare di Ulisse piuttosto che del nomadismo di Abramo, il quale

attraversa il deserto con la consapevolezza di una meta da raggiungere, di un fine da

perseguire, attraverso l’obbedienza ad un Dio che si rivela. Il postmoderno è

caratterizzato da una ricerca fine a se stessa, dove il pluralismo diventa una necessità,

perché ciascun individuo, ciascun gruppo, ha lo stesso diritto di ascoltare e di poter

esprimere le proprie istanze. Deriva come conseguenza l’esaltazione della libertà

intesa soprattutto in senso negativo: l’esasperazione della libertà porta infatti a pagare

un prezzo quello della solitudine. Questa libertà appare capricciosa, senza progetto,

indecisa. Il fattore “pluralismo” tocca, in conseguenza, il campo dell’etica, dove non

esistono risposte morali sempre valide, ma solo risposte adatte alle circostanze che si

1.1 IL PROFETA

M., che significa “mio messaggero”, è esistito? Il dibattito, ancora aperto,


riguarda il fatto se M. sia un nome proprio o se sia semplicemente il titolo del libro.
Troviamo tre posizioni a riguardo: la prima indica che esso è un titolo anonimo; la
seconda afferma che si tratta del vero nome del profeta; la terza ha cercato di collegare
M. ad altri personaggi della Bibbia: Esdra o Mardocheo1.

1
Cfr. D. SCAIOLA, I Dodici, 199.
4

Non si hanno altre notizie biografiche sul profeta, ma le indicazioni che


troviamo all'interno del libro lo pongono dopo la ricostruzione del tempio. Possiamo
collocare M., o meglio il suo libro, tra il 515 e il 330 a.C. 2, anche se è probabile che non
sia anteriore al 480, poiché l'entusiasmo per la ricostruzione del tempio è già superato 3.

1.2 IL LIBRO

Quale libro ci apprestiamo a studiare? La domanda sembra banale ma non lo è.


Se fino a venti o trenta anni fa avremmo risposto dicendo “il libro di Ml”, ora le
prospettive sono cambiate: infatti, Ml fa parte di un unico libro: il “Libro dei Dodici”.
Attraverso un lavoro redazionale si è andati a comporre, attraverso diversi libri, un'unica
opera accomunata da alcuni temi come la giustizia e il giorno del Signore. Al suo
interno troviamo il libro di Ml, la cui aggiunta all'opera è da far risalire, secondo alcuni
studiosi, alla metà del V sec.4, ad eccezione di Ml 3,22-24 che sembra essere una delle
ultime inserzioni nei Dodici5.
Uno dei temi principali di Ml, in comune con quasi tutto il corpus dei profeti minori,
rimane quello del ristabilimento della giustizia, che avverrà nel «giorno grande e
terribile del Signore» (Ml 3,23): è la restaurazione definitiva di Israele, ma esso
risponde al progetto teologico dell'intera opera dei Dodici. Un altro argomento che
percorre tutto il libro è quello del culto, e come esso vada celebrato correttamente con
un'offerta pura. Altri ancora li studieremo accostandoci alla pericope6.
Ml, inoltre, rappresenta una sorta di cornice: insieme a Os 1-3 svolge il ruolo di
inclusione all'interno del libro dei Dodici. Tale inclusione è operata anche dal tema
dell'amore di Dio per Israele e dal tema della terra7.
Per quanto riguarda la struttura del libro, a parte il titolo (1,1) e la conclusione
(3,22-24), ci troviamo di fronte al genere letterario della disputa. Essa avviene sotto
forma di dialogo e segue il seguente schema: costatazione (spesso da parte di Dio);
obiezione; confutazione dell'obiezione; sintesi del ragionamento percorso. Per ben sei
volte vediamo ripetersi questi quattro momenti.
Il contesto in cui nasce Ml è quello del post-esilio in cui, nonostante la
ricostruzione del tempio, Israele continua a vivere un periodo di povertà e difficoltà
sociale e in cui la Parola di Dio e le diverse profezie sembrano non essersi realizzate. Il
profeta riprenderà soprattutto Dt, ma anche gli altri profeti, tentando un'attualizzazione e
una spiegazione della legge, occupandosi sia di questioni pratiche che teoriche8.

2. LA PERICOPE

2
Cfr. Ibid., 200.
3
Cfr. J. A. SCHÖKEL – J. L. SICRE DIAZ, I profeti, 1379.
4
Cfr. T. COLLINS, The Mantle of Elijah. The Redaction Criticism of the Prophetical Books,
Sheffield Academic Press, Sheffield 1993, (BiSe 20), pp. 197.
5
Cfr. O.H. STECK, Der abschluss der Prophetie im Alten Testament: Ein Versuch zur Frage der
Vorgeschichte des Kanons, Neukirchener Verlag, Neukirchener-Vluyn 1991, (Biblisch-theologische
Studien 17), 127-136.
6
Cfr. B. MARCONCINI, Profeti, 206-8.
7
Cfr. D. SCAIOLA, I Dodici, 29.
8
Cfr. J. A. SCHÖKEL – J. L. SICRE DIAZ, I profeti, 1381-2.
5

Comprendiamo che Ml 2,10-16 è una pericope a sé rispetto a ciò che precede e a


ciò che segue da diversi elementi.
Per quanto riguarda ciò che precede, notiamo un cambiamento di genere
letterario: si passa dalla poesia alla prosa.
Ma non è forse questo l'aspetto più determinante per la delimitazione della nostra
pericope quanto, piuttosto, il fatto che cambia il tema affrontato. Se da un lato è sempre
al centro dell'attenzione l'infedeltà di Israele, dall'altro in Ml 1,6-2,9 essa è da parte dei
sacerdoti e relativamente al culto, invece in Ml 2,10-16 l'infedeltà è da parte di tutto
Giuda e riguarda i matrimoni misti e la questione del divorzio; naturalmente, entrambe
le questioni sono strettamente legate al tema dell'Alleanza9.
Per ciò che segue, è ancora l'oggetto argomentato a risultare dirimente: in Ml
2,17-32 si ribadisce che il “giorno del Signore” e del ristabilimento della giustizia non è
lontano e che arriverà un messaggero a preparare la via del Signore; insomma: ci
troviamo di fronte ad un altro tema rispetto alla pericope precedente. Rimane comune il
soggetto: l'intero Israele, presente anche nelle disputa precedente e in quella successiva.
Con questo termine si vuole indicare l'intera comunità post-esilica, senza più dividere
tra regno del nord e regno del sud, ma mantenendo un accento sui sacerdoti,
responsabili del culto e quindi della comunità 10. Inoltre, permane lo stile della “disputa”,
cioè l'accusa del profeta e le domande poste dal popolo sbalordito di fronte
all'affermazione del profeta sul peccato commesso.

2.1 LA STRUTTURA E LA DINAMICA

La pericope inizia con un domanda retorica del profeta che suona come accusa
di slealtà nei confronti dell'intero Israele.
Per quanto riguarda le sottounità, c'è chi divide questo brano in tre parti: v. 10
(rapporti sociali), vv. 11-12 (matrimoni misti) e vv. 13-16 (divorzio) 11. C'è anche chi,
invece, non slega il v. 10 dai due vv. seguenti12. Senz'altro rimane da segnalare la
particolarità della domanda retorica con cui questa volta il profeta inizia l'accusa, in
quanto ciò non accade nelle altre cinque dispute all'interno del libro.
Ad ogni modo, se si considera la divisione in due parti, entrambe sono tenute
insieme dallo stesso vocabolario: basti osservare la non accettazione del culto da parte
di Dio alla fine del v. 12 richiamata poi nel v. 13, o anche il termine «unico» e
l'espressione «agire perfidamente» presenti al v. 10 e al v. 15. Tutte e due, inoltre,
presentano la medesima inconciliabilità del comportamento con la fede in Dio, sia per
quanto riguarda i matrimoni misti, sia per quanto riguarda il divorzio13.

9
Cfr. Ibid., 1380-1.
10
Cfr. A. E. HILL, Malachi, 230.
11
Cfr. G. BERNINI, Aggeo, 326.
12
Cfr. Cfr. A. E. HILL, Malachi, 222.
13
Cfr. V. LOPASSO, Unicità,128-9.
6

2.2 I TEMI

I temi sviluppati sono gli stessi temi di Ml, ma anche dell'intero libro dei Dodici.
Emerge, in particolare, il tema dell'Alleanza che si appoggia sull'immagine di Dio
Padre14 e su quella del matrimonio, anche se non ci viene presentato Dio come sposo -
come invece accade in Os - ma piuttosto il matrimonio tra gli uomini, che può
determinare una rottura dell'Alleanza.
Nella nostra pericope esso si declina nell'alleanza matrimoniale: infatti, proprio
il divorzio e il successivo prendere in moglie delle donne pagane rappresentano una
rottura di quell'alleanza siglata con i padri. Non possiamo scindere il piano teologico da
quello morale, poiché il divieto di divorzio ha come fine anche, e forse soprattutto,
quello di evitare che siano importati culti resi a divinità straniere, rischio sempre
presente in Israele15.

2.3 L'ANALISI DEL TESTO

Passiamo ora all'analisi dei singoli versetti.


v. 10: il tema della paternità di Dio, unico nei Dodici, è un chiaro richiamo a Dt
32,6 e Ger 31,9. Ad esso è legato quello di Dio creatore: il verbo usato è bārā', lo stesso
che troviamo nel deutero-Isaia, per dire di un Dio che, a partire dalla creazione, entra
nella storia di Israele e si preoccupa del suo popolo16. È evidente qui il riferimento
all'alleanza stipulata con i padri. Al tempo stesso, però, possiamo vedere questo versetto
legato al resto della pericope, il cui messaggio si focalizza sui matrimoni misti e sul
divorzio. Il legame che possiamo riscontrare è quello che c'è tra il rapporto verticale di
paternità che si ha con il proprio Dio e il rapporto orizzontale tra coloro che hanno lo
stesso padre. Gli israeliti, dunque, sono legati da parentela ed è questo che pone ostacoli
a matrimoni misti, poiché le donne straniere riconoscono come padre un altro dio, un
falso dio.
In ciò risiedono i vari tradimenti: nei confronti dei fratelli, perché ci si lega a
degli stranieri; nei confronti dell'alleanza dei padri; infine, nei confronti del tempio.
Spiegare quest'ultimo tradimento è possibile interpretando al v. 11 la particella ’šr come
esplicativa, “poiché”, mettendo quindi in stretta relazione la profanazione del santuario
con il matrimonio di una straniera17.
vv. 11-12: il riferimento ai matrimoni misti e al loro divieto ha trovato tre
spiegazioni differenti nella storia dell'esegesi moderna: una letterale, cioè l'illiceità di
sposare donne non ebree in un contesto sociale ormai multietnico qual era quello post-
esilico; una figurativa, che indicherebbe più che altro alleanze fatte da Giuda con le
nazioni straniere; una tipologica, che rimanderebbe a pratiche idolatriche; ciò
spiegherebbe il riferimento alla profanazione del santuario18.
A nostro parere, a motivo del termine “abominio” ( tôbâh) che si
commetterebbe per via di contatti rituali con i pagani, ma anche in riferimento ai

14
Cfr. Ml 2,10a.
15
Cfr. V. BULGARELLI, Introduzione. 29-34.
16
Cfr. A. E. HILL, Malachi, 224-5.
17
Cfr. J. A. SCHÖKEL – J. L. SICRE DIAZ, I profeti, 1390.
18
Cfr. A. E. HILL, Malachi, 228.
7

costumi, sono da tenere presenti la prima e la terza interpretazione 19; di questo avviso è
anche Reventlow, secondo cui con l'espressione «figlia di un dio straniero» (v. 11), in
voluto contrasto con l'«unico padre» (v. 10), ci si riferirebbe alla dea della fertilità
Astarte e a tale culto sarebbe da collegare il pianto che troviamo al v. 13.
Tuttavia, l'esegesi che prevale è quella letterale. Anche in questo caso, proibendo
i matrimoni misti, Ml non fa altro che riprendere Dt 7,3 e Es 34,16a e ribadire ciò che,
probabilmente, non veniva rispettato20.
Riguardo alla profanazione del santuario, troviamo un voluto parallelismo
antitetico tra il termine «profanare» e qōdeš, che in questo versetto può essere tradotto
sia come «santità» di Dio che come «santuario»21.
La punizione, secondo il formulario dell'alleanza, si riversa su chi non rispetta il
patto stipulato con Dio. Il fatto interessante è che con il termine ‛îš si indica l'uomo nel
suo genere maschile o il marito 22: a lui è rivolto questo provvedimento che determina
l'esclusione dal culto che equivale all'emarginazione rispetto alla comunità 23.
vv. 13-16: questa seconda parte inizia con un richiamo della fine della prima
parte per quanto concerne il non gradimento del culto da parte di Dio: come abbiamo
visto, si tratta di un culto non accompagnato dalla giustizia, tema tipico dei profeti.
Poi si passa al rifiuto del divorzio, che ha in questione «la donna della tua giovinezza»,
di cui si dice essere legata al marito da un «patto». Si comprende come probabilmente il
riferimento sia qui alla prima moglie israelita - che veniva poi ripudiata in favore di una
moglie straniera- o per alcuni anche a donne israeliti di classi sociali più elevate, o per
lo meno donne ricche che non erano state deportate e si erano arricchite per via di una
connivenza con il potere babilonese24. Con il termine «patto» si vuole indicare come il
legame tra marito e moglie costituisca una parallelo con l'Alleanza tra Dio e Israele: ciò
è indicato anche dal termine «testimone» riferito a Dio. Inoltre la «la donna della tua
giovinezza» richiama il rapporto tra Gerusalemme e il Signore prima della rottura
dell'alleanza, in Ger 2 e Os 2 25. Oltre a questo rimando l'espressione indicherebbe uno
stato giuridico di moglie legittima - da contrapporre all'essere concubina- da cui
derivano diritti e doveri da parte del marito26.
Risulta assai interessante esaminare come Ml, in questo caso, rilegga la Legge
deuteronomista riguardo al divorzio. Per motivi di spazio mi limiterò ad un breve sunto
su come potrebbero essere letti i dati offertici dal testo.
Il testo testimonia una prassi rigorosa riguardo al divorzio nel periodo post-
esilico, rispetto ad una più permissiva documentata nei papiri di Elefantina 27. Secondo
Tosato, un pronunciamento di tale forza si doveva basare, oltre che sulla Legge, anche
su una certa tradizione che interpretava in maniera rigorosa la Legge stessa. Da notare
che qui viene contestata la pratica in sé, non la modalità del divorzio, che in Dt sembra

19
Cfr. G. BERNINI, Aggeo, 328.
20
Cfr. H. G. REVENTLOW, Aggeo, 231.
21
Cfr. A. E. HILL, Malachi, 230.
22
Cfr. A. E. HILL, Malachi, 234.
23
Cfr. G. BERNINI, Aggeo, 329.
24
Cfr. F. BIANCHI, La donna, 71-2.
25
Cfr. V. LOPASSO, Unicità, 130.
26
Cfr. A. TOSATO, Il matrimonio, 108.
27
Cfr. A. VERGER, Ricerche giuridiche sui papiri aramaici di Elefantina, Centro di studi semitici,
Roma 1965, (Studi semitici, 16), pp. 225.
8

essere ammessa in determinate circostanze e secondo certe clausole; invece, secondo Ml


ma anche Esd 9 e Ne 10,30-31; 13,23-29, l'unico divorzio non solo consentito ma
obbligatorio è quello relativo ai matrimoni illegittimi, ad esempio quelli con donne
straniere28.
Il v. 15 presenta particolari difficoltà, poiché il testo masoretico risulta corrotto e
di difficile interpretazione29. Ma ci sembra ragionevole la lettura di Schökel, che denota
un richiamo alla creazione: Gen 1,27; 2,23s. Su questa base si potrebbe interpretare rw
non come “soffio vitale”, come fa la CEI, ma come “passione”, così da poter tradurre
nel senso di “tener a bada il proprio desiderio”. Allo stesso modo si spiegherebbe anche
l'ultimo versetto della nostra pericope.

CONCLUSIONE

Al termine del nostro lavoro non ci rimane che raccogliere quanto seminato. Il
brano nella sua globalità si scaglia contro chi sposa donne straniere e ripudia la «donna
della propria giovinezza». Abbiamo visto che le due cose sono strettamente legate tra
loro: infatti, solo la prima moglie è quella giuridicamente tale e di fatto il secondo
matrimonio è illecito.
Tale illiceità, benché abbia comunque come conseguenza il proteggere la donna giudea -
anche perché dal matrimonio, secondo la legge di Mosè, derivano diritti e doveri -, ha
come effetto primo prima il pericolo di culti idolatrici importati dalle donne straniere.
Nonostante sia questa una delle motivazioni fondamentali per la legge mosaica, fu
interpretata in questa direzione: abbiamo visto, infatti, che c'erano anche costumi più
liberali. Giustamente, si vuole anche tutelare la donna in quanto categoria debole della
società, e ciò lo ritroviamo non solo in Ml ma anche nello stesso Dt.
Non secondaria rimane la tematica di fondo che lega il brano al resto del libro e agli
altri libri profetici, cioè il nesso tra il matrimonio umano e l'Alleanza tra Dio e Israele.
Rompere il primo è cosa tanto abominevole quanto il non rispettare l'Alleanza. Tale non
rispetto dell'alleanza, inoltre, rende spregevole anche qualsiasi pratica cultuale.

28
Cfr. A. TOSATO, Il matrimonio, 206-10.
29
Cfr. A. E. HILL, Malachi, 222.
9

Concludendo possiamo dire che Ml si spinge ad una difesa del matrimonio che con un
termine moderno potremmo dire “indissolubile”, di cui Dio è «testimone»; non va
dimenticato, quindi, il forte nesso tra il matrimonio e la fedeltà ad Adonai.
Tuttavia, mi sembra che vada ridimensionato un parallelo facile con la morale cattolica,
tanto più con i moderni diritti delle donne. Stando al testo, infatti, mi pare che dietro al
passo di Ml ci sia un interesse per l'ortodossia della fede che gioca un ruolo importante
circa questi divieti: ciò non va dimenticato. D'altra parte, non va eliminato neanche il
fatto che la Bibbia ebraica -e in modo particolare il libro dei Dodici- si schiera spesso a
difesa delle categorie deboli, e quindi c'è senz'altro anche una volontà di proteggere la
donna.

BIBLIOGRAFIA

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Bibelanstalt, Stoccarda 1978.

Bibbia di Gerusalemme, a c. di AA.VV., EDB, Bologna 2009.

2. Sussidi

BIANCHI, Francesco, La donna del tuo popolo. La proibizione dei matrimoni misti nella
Bibbia e nel medio giudaismo, Città Nuova, Roma 2005, pp. 182.

SCAIOLA, Donatella, I Dodici Profeti: perché «Minori?». Esegesi e teologia, EDB,


Bologna 2011, pp. 200.
10

SCHÖKEL, Alonso – SICRE DIAZ, Luis, I profeti, Borla, Roma 1984, pp. 1546.

MARCONCINI, Benito (et al.), Profeti e apocalittici, 2 ed., Elle Di Ci, Leumann 2007, pp.
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BULGARELLI, Valentino, Introduzione al libro di Malachia, in Parole di vita, 6 (2009),


pp. 29-34.

HILL, Andrew E., Malachi. A new translation with introduction and commentary,
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LOPASSO, Vincenzo, Unicità di Dio e matrimonio in Malachia 2,10-16 in Vivarium, 2


(2013), pp. 125-133.

BERNINI, Giuseppe, Aggeo, Zaccaria, Malachia, Ed. Paoline, Roma 1974 (Nuovissima
versione della Bibbia, 32), pp. 327.

REVENTLOW, Henning Graf, Aggeo, Zaccaria e Malachia, Paideia, Brescia 2010, pp.
261.

TOSATO, Angelo, Il matrimonio Israelitico: una teoria generale, Istituto Biblico, Roma
1982, (Analecta Biblica, 100), pp. XVI, 271.

INDICE

Introduzione.............................................................................................................................2

1. Il Profeta, il libro e il loro contesto.....................................................................................3

1.1. Il profeta...............................................................................................................3
1.2. Il libro...................................................................................................................3

2. La pericope...........................................................................................................................4

2.1. La struttura e la dinamica..................................................................................5


2.2. I temi.....................................................................................................................5
2.3. L'analisi del testo.................................................................................................5

Conclusione..............................................................................................................................8

Bibliografia...............................................................................................................................9
11

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