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BOTANICA – Lezione 7.

Quali sono le caratteristiche che ci permettono di riconoscere un batterio?


- presenza della parete cellulare, completamente diversa dalle altre;
- il materiale genetico non è compartimentato da una membrana;
- il DNA è super avvolto;
- no compartimentazione in sistemi di endomembrane.
Tutto ciò che sono le attività metaboliche le dobbiamo immaginare o nel citoplasma o a livello della
membrana plasmatica.
In base alle attività metaboliche i batteri si dividono in diversi gruppi:
- fotosintetici
- possono vivere insieme ad altri organismi e quindi possono essere simbionti (ne abbiamo parlato a
proposito delle radici del trifoglio)
- abbiamo nel nostro organismo la presenza di tanti batteri che sono utili alla nostra vita se però questo
rapporto è sproporzionato verso l'attività del batterio possono produrre malattie quindi parliamo di batteri
patogeni
- parassiti, vivono alle spalle di qualcuno
- batteri che partecipano alla decomposizione delle sostanze dopo la morte quindi saprofiti.
- batteri aerobi, vivono in presenza di ossigeno
- batteri anaerobi, vivono solo se l'ossigeno non c'è
- batteri microaerofili, vivono solo in presenza di concentrazioni abbastanza basse di ossigeno
La forma può essere la più varia certamente: se sono sferici abbiamo i cocchi, i bacilli, gli spilli, gli
stafilococchi se vivono formando queste colonie, gli streptococchi che formano come tante catenelle.
Quelli che studieremo sono i BATTERI FOTOSINTETICI, quelli che riescono a utilizzare la luce solare per
svolgere la fotosintesi che prevede quindi funzionamento in serie di fotosistemi.
Quindi, ci sono dei batteri che hanno una fotosintesi esattamente uguale a quella che abbiamo visto e che
troveremo poi in tutte le alghe e poi in tutte le piante terrestri. Questo cosa ci fa capire?
Poiché i cianobatteri probabilmente si sono evoluti tre miliardi di anni fa hanno messo appunto loro questo
meccanismo fotosintetico e ha raggiunto già a livello batterico il massimo della sua evoluzione ed è stato
mantenuto nel tempo fino ai giorni nostri.
Questo cosa ha comportato? Ha comportato l’estensione del nostro pianeta.
Il processo fotosintetico libera l'ossigeno, sostanza di scarto, che comincia ad accumularsi prima nelle acque
(dove sono presenti i cianobatteri) e poi quando l'acqua è satura poi comincerà a passare nell'atmosfera. Ma
l'ossigeno di per sé è una sostanza estremamente reattiva quindi chi non è in grado di utilizzarlo soccombe.
I batteri che non sapevano fare la fotosintesi erano tutti anaerobi, perché appunto mancava l’ossigeno.
L’accumulo di ossigeno nelle acque ha provocato l'estinzione di tanti batteri anaerobi; solo qualche batterio
che riusciva a trovare delle piccole nicchie ecologiche dove l'ossigeno arrivava in piccole concentrazioni
oppure non c'era proprio sono riusciti a sopravvivere.
Ma allo stesso tempo, la presenza di ossigeno ha portato all'evoluzione e all'affermazione di quei batteri che
sono riusciti ad utilizzare questo nuovo elemento che trovavano nella prima nell'acqua e poi nell'atmosfera
(batteri aerobi). Quindi, i cianobatteri hanno modificato radicalmente il nostro pianeta.
Non tutti i batteri appartengono al gruppo dei cianobatteri.
Esistono dei batteri più semplici che hanno o il PS I oppure il PS II. In questi casi, nel centro di reazione non
c'è la clorofilla A ma è presente la batterio clorofilla, simile alla clorofilla ma con sostituenti laterali diversi.
Questa particolare clorofilla appartiene a 4 gruppi di batteri: clorobiacee (PSI), batteri rossi, verdi,
filamentosi e non filamentosi (PSII).
La batterio clorofilla non sa strappare gli e all’acqua; usa l’H 2S (non libera ossigeno, ma si accumula zolfo)
ed altre sostanze organiche che cedono più facilmente elettroni. Sono detti batteri anossigenici.
Ci sono due teorie.
1. Il primo gruppo di batteri sono le clorobacee, che hanno solo il PS I. Inoltre, posseggono delle vescicole di
membrana in cui hanno i loro pigmenti messi in questa struttura particolarissima (vescicole di clorobium).
Poi nascono questi altri hanno solo che PS II e poi in qualche modo, per scambio di DNA o altro, si viene a
formare il primo cianobatterio che, avendo a entrambi i fotosistemi, dal punto di vista evolutivo viene
selezionata la possibilità di avere una molecola che dal punto di vista biochimico è più semplice da ottenere
(la clorofilla A) che è in grado di strappare gli elettroni all'acqua. Poiché l'acqua dappertutto, e lo era già
all'inizio la formazione del nostro pianeta, è ovvio che i cianobatteri sono vincenti; producevano quindi come
massa di scarto l’ossigeno.
Quindi questo spiegava come fosse nato il processo fotosintetico; ma venne messo in dubbio dai biochimici
unito al fatto che nelle rocce più antiche furono trovati i cianobatteri.
2. Poiché è più facile sintetizzare la clorofilla A sono nati prima i cianobatteri che avevano già tutti e due i
loro foto sistemi. Quei batteri invece che si sono trovati in ambienti ricchi di composti dello zolfo, o di
molecole organiche rinunciano a uno dei due fotosistemi, vanno a sintetizzare la batterio clorofilla e quindi
occuperanno nicchie ecologiche diverse.
Perché parliamo di cianobatteri?
Sono i batteri in assoluto più importanti sia dal punto di vista evolutivo (sono quelli che poi formano i
cloroplasti mediante endosimbiosi) sia perché nel nostro ambiente sono presenti ovunque.
I batteri si dividono in gram-positivi e gram-negativi la differenza è il tipo di parete.
I gram-positivi sono costituiti principalmente da mureina, un composto particolare N-acetilglucosammina e
acido muramico. Questa è una struttura abbastanza permeabile, che si lascia attraversare facilmente.
Oltre a questo sottile strato, i cianobatteri hanno esternamente qualcosa che li rende più impermeabili: uno
strato di lipopolisaccaridi ed uno strato di fosfolipidi e proteine.
Quindi i cianobatteri sono molto più difficilmente attraversabili da molecole tossiche.
Per esempio: quando noi abbiamo un'infezione batterica, se il batterio gran positivo io lo elimino in subito
perché quasi tutti gli antibiotici sono fortemente attivi sui batteri gram-positivi; se invece il batterio è un
gram-negativo è molto complicato perché più difficilmente entreranno queste sostanze all’interno riuscendo
ad attraversare questo strato di protezione.
I cianobatteri sono autotrofi per il carbonio. Ma non basta, c’è bisogno dell’azoto.
Alcuni cianobatteri sono in grado di fissare l’azoto atmosferico (che normalmente non si fa).
Ovunque, possono formare zuccheri, grassi, proteine ed acidi nucleici.
Questa forte autotrofia, sotto tutti i punti di vista, li rende dei batteri onnipresenti.
Possono vivere da soli (per la maggior parte hanno una forma schiacciata ed impilate l’una sopra l’altra)
oppure possono formare delle colonie, in genere sono filamentose.
Inoltre, i cianobatteri comunicano tra loro mediante piccolissimi canali di comunicazione che consentono a
un batterio di scambiare sostanze con l'altro della colonia.
Hanno una specializzazione funzionale e morfologica; nella colonia, le cellule non sono tutte uguali le
cellule non fanno tutte la stessa cosa MA si dividono i compiti. Sono cellule che hanno specializzazione
morfologica e funzionale; normalmente tutte le cellule fanno la fotosintesi ma alcune di esse serviranno a
fissare l'azoto e si chiamano eterocisti.
Struttura cianobatterio
La parete è quella tipica dei gran negativi a quattro strati; è presente una guaina di sostanze mucillaginose.
Nel batterio la cosa che ci colpisce di più è la presenza di membrane che formano dei singoli tilacoidi
(sacche di membrane concentrici ben separati l’uno dall’altro) che si trovano nella zona più periferica e che
avvolgono ognuno tutta la struttura. La presenza di questa grande membrana è dovuta al fatto che i
cianobatteri svolgono la fotosintesi e sappiamo che durante la fase luminosa ho bisogno della membrana.
Sui tilacoidi sono presenti i ficobilosomi.
È presente il DNA procariotico, i ribosomi 70 S (eucarioti 80 S), ci sono anche accumuli di sostanza (azoto
sottoforma di granuli di cianoficina) come i corpi poliedrici ed i fosfati.
Sono presenti inoltri vacuoli gassosi; a seconda di quanto sono presenti, nell’acqua regolano l’altezza dei
cianobatteri.
La maggior parte dei cianobatteri hanno queste caratteristiche ed appartengono al gruppo delle cianoficee
(clorofilla A e carotenoidi cioè potenti antiossidanti, e ficobiline), mentre la restante parte appartiene al
gruppo delle pro-cloroficee.
Per la prima volta è stato evidenziato che un batterio fotosintetico (il pro-cloron) avesse clorofilla A,
clorofilla B carotenoidi, lo stesso corredo di pigmenti del cloroplasto delle alghe verdi e di tutte le piante
terresti.
La cosa che stupì gli studiosi riguardavo il fatto che la clorofilla B fosse presenti nelle alghe e negli
organismi terresti ma non nei batteri. Questo diede inizio ad una delle teorie più accreditate: la teoria
dell’origine dei cloroplasti.
I cianobatteri hanno una datazione di circa tre miliardi di anni fa; gli eucarioti compaiono molto più tardi sul
nostro pianeta. Come siamo passati dai procarioti agli eucarioti?
Una delle ipotesi che provava a spiegarlo fu quella di Taylor. Egli ipotizzò una cosa semplice:
l’introflessione di membrana presente nei batteri diviene man mano sempre più profonda; quando va ad
avvolgere il nucleo forma la membrana nucleare, se si avvolge tante volte forma il REL, si avvolge tante
altre volte ancora e sopra ci vanno a finire i ribosomi formando il RER, si avvolge formando i sacchi l’uno
sopra l’altro e forma il Golgi. Quelle che erano le funzioni che prima erano su tutta la membrana del batterio,
in questi meccanismi introflessione si vanno a localizzare nei vari punti di introflessione della membrana.
Ma questa teoria non poteva essere veritiera in quanto non considerava la presenza di mitocondri ed i
cloroplasti, ed inoltre Taylor non era a conoscenza del DNA.
Una ricercatrice immaginò che la cellula eucariote nella sua complessità fosse un puzzle formato da tanti
procarioti che si erano via via uniti attraverso processi endosimbiotici.
Ha immaginato che un archibatterio senza parete andasse a fagocitare un batterio aerobio, che viene sfruttato
per la sua capacità di utilizzare l'ossigeno. Nel corso del tempo diventa un mitocondrio.
Questo evento deve avvenire per forza all’inizio perché i mitocondri sono presenti in tutti gli organismi
(animali, funghi e vegetali).
Ora questa cellula con membrana più mitocondrio può andare incontro a tre destini: se resta così sarà cellula
animale avente possibilità di muoversi; seconda opzione si riveste di parente diventa cellula fungina, con la
necessità di produrre enzimi digestivi e prendere le sostanze organiche dall’ambiente circostante; terza
opzione, la cellula con il mitocondrio può inglobare un cianobatterio (batterio fotosintetico), il quale
diventerà cloroplasto.
Esistono, inoltre, due teorie.
- la teoria monofiletica: è entrato il cianobatterio e mentre esso era cloroplasto ci sono state delle modifiche
portando quindi ad avere le differenti tipologie di alghe;
- la teoria polifiletica: a seconda del cianobatterio che veniva fagocitato (cloroficee e procloroficee), si sono
formate le cellule eucariotiche di diversi tipi di alghe. Questa teoria è la più accreditate.
Se fagocita un cianobatterio del gruppo delle cianoficee diventa una cellula delle alghe rosse, se invece
ingloba un cianobatterio del gruppo delle procloroficee diventa una cellula delle alghe verdi.
Non ho più la necessità di muovermi, di fagocitare e quindi mi rivesto di parete per difendermi diventano
cellula vegetale (precisamente, cellula algale perché tutto ciò avviene in acqua).
Il cloroplasto delle alghe verdi è quello che trovo in tutti gli organismi terrestri.
Nel cloroplasto delle alghe rosse i tilacoidi sono sempre singoli e disposti lontani gli uni dagli altri; nel
cloroplasto delle alghe verdi la situazione non è la stessa.
Qui infatti oltre ad avere dei tilacoidi singoli, ho anche dei tilacoidi che si organizzano a formare delle
strutture sovrapposte di 3-4 tilacoidi le une sulle altre.
Come è possibile?
In generale, due membrane non si possono avvicinare tantissimo perché la superficie esterna è carica
negativamente quindi se io cerco di avvicinarle a un certo punto si respingono.
Cosa succede nel punto di vista evolutivo? Quando viene inventata la clorofilla B (quindi già in pro-cloron),
il sistema antenna del PS II cambia completamente e si carica positivamente.
Quindi, se zone di membrana cariche negativamente si avvicinano a zone di membrana in cui c'è il PS II
carico positivamente, li posso avvicinare. Quindi, nel cloroplasto delle alghe verdi le strutture sovrapposte le
une sulle altre sono dovute a questa zona di contatto tra le due membrane, mentre nei tilacoidi separati trovo
tutto ciò che è carico negativamente (PS I, ATP sintetasi).

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