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Emancipazione

“Emancipazione” significa “liberazione da una condizione d'inferiorità, di costrizione”. Il


concetto assume significati differenti a seconda del contesto: per esempio nello
schiavismo, nel diritto di famiglia (e. di minore), nella politica (e. femminile).
Etimologia: dal latino emancipatio, istituto tramite il quale il figlio otteneva l'estinzione della
patria potestà, composto di ex, che indica l’azione di “uscire da, allontanarsi da”, e
mancipium = acquisto (a sua volta composto da manus = mano e capere = prendere).
Nella Roma antica il pater familias aveva poteri estremamente ampi, oltre che sui beni
(cose e animali), anche sulle persone (schiavi e figli), addirittura di vita o di morte. Si
praticavano rituali ben precisi, sia per acquisirne ufficialmente la patria potestas (rituale
della mancipatio) sia per estinguerla (rituale dell'emancipatio). Quest'ultimo rituale
consisteva nel simulare la vendita del figlio ad un terzo che lo avrebbe liberato subito dopo
il finto acquisto.
Nel linguaggio moderno corrente, l'aggettivo “emancipato” si utilizza per indicare una
persona che ottiene, anche prematuramente, una propria autonomia e indipendenza
rispetto ad una autorità.

Suffragio femminile
Il suffragio è il diritto di voto; con l’espressione “suffragio femminile” si indica quindi
l’estensione di tale diritto alle donne.
Esso fu l’obiettivo del movimento politico delle “suffragiste” (o “suffragette”), nato in
Francia nel XVIII secolo, tra le cui protagoniste ci fu Olympe de Gouges, promotrice
dell’uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna durante la rivoluzione francese e
autrice della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791).

Molto più tardi nel Regno Unito i movimenti femminili ripresero vigore quando Emmeline
Pankhurst fondò l'Unione sociale e politica delle donne (1903): con il medesimo obiettivo
di ottenere il diritto di voto, le donne aderenti all’Unione diedero vita ad azioni dimostrative
come incatenarsi a ringhiere, incendiare cassette postali, attuare scioperi della fame.
Il movimento delle suffragette si sviluppò in forme simili in vari paesi. Il primo paese ad
introdurre il suffragio universale fu la Nuova Zelanda nel 1893, in seguito la Finlandia e la
Norvegia, rispettivamente nel 1906 e 1907. In Russia durante la rivoluzione bolscevica le
prime elezioni a suffragio universale si tennero nel 1917, in Germania nel 1919.
In molti altri paesi la conquista del suffragio universale fu più tortuosa e tarda: in Francia
nel 1945; in Svizzera in alcuni cantoni nel 1959, nei restanti nel 1971.

In Italia le donne votarono per la prima volta nelle elezioni amministrative nel 1946 e nel
successivo referendum del 2 giugno (quello per l'elezione dell'Assemblea costituente e per
il Referendum sulla scelta monarchia-repubblica). Il suffragio universale fu infine
definitivamente accolto dalla Costituzione italiana, entrata in vigore nel 1948.
Legge sul divorzio - 1970
Entrata in vigore nel 1970, causa fin dal principio controversie e opposizioni, in particolare
da parte di molti cattolici (secondo la dottrina cattolica quello matrimoniale è un vincolo
indissolubile). La legge è sottoposta a referendum abrogativo* nel 1974, il cui esito è la
vittoria dei “no”.

Riforma** del diritto di famiglia - 1975


Fino alla riforma del diritto di famiglia del 1975, le norme che regolavano le relazioni tra i
coniugi si basavano sul Codice Civile del 1942, che concepiva la famiglia fondata sulla
subordinazione della moglie al marito.
La riforma (legge n. 151) si basa sul principio di uguaglianza morale e giuridica dei
coniugi, sancito dall’art. 29 della Costituzione, estendendo alla moglie i diritti che in
precedenza erano riconosciuti solo al marito.
Viene innanzitutto abolita la figura del capofamiglia (che rimane solo ai fini anagrafici) e la
donna e l’uomo hanno pari diritti e doveri.
Ogni decisione che riguardi la coppia e i figli va ad esempio presa di comune accordo
senza prevaricazioni (dove abitare, come educare i figli, ecc.).
Con il matrimonio i coniugi hanno reciprocamente diritto ad essere mantenuti, se non
hanno propri mezzi di sostentamento, ed essere assistiti. Hanno inoltre diritti ereditari.
In seguito a tale riforma, il marito non può più:
- costringere la moglie a vivere nella residenza scelta solo da lui (i coniugi, infatti, devono
fissare la residenza della famiglia tenendo conto delle esigenze di entrambi);
- escludere la moglie dalle decisioni relative ai figli;
- privarla dei mezzi di sostentamento;
- escluderla dalla gestione anche solo economica della famiglia;
- denunciarla per infedeltà.

Legge sull’interruzione volontaria di gravidanza - 1978


Prima dell’entrata in vigore della legge, l'interruzione volontaria di gravidanza, in qualsiasi
sua forma, era considerata un reato dal codice penale italiano.
La legge 194 consente alla donna, nei casi previsti dalla legge, di ricorrere all’interruzione
di gravidanza in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione. Anche questa
legge viene sottoposta a referendum abrogativo (1981), che vede l’affermazione del fronte
favorevole al mantenimento della legge.

* Referendum abrogativo
- referendum: strumento giuridico col quale si chiede all’elettorato di esprimersi
direttamente con il voto al fine di approvare o respingere, nei limiti e nei modi previsti dalla
legge, determinati provvedimenti sottoposti dallo Stato al giudizio dei cittadini.
Il termine deriva dal verbo latino refero «riporto», «riferisco; la locuzione ad referendum
(ad + gerundivo) significa «[convocazione] per riferire».
- abrogativo: che ha lo scopo di abrogare, ovvero revocare, abolire (da ab «da» e rogare
«chiedere»).

** Riforma
modifica finalizzata a conferire un nuovo e migliore assetto a qualcosa, in particolare in
ambito politico, sociale, economico, attuata con metodi non violenti.
Abrogazione “delitto d’onore” e “matrimonio riparatore” (1981)

In Italia fino al 1981 la legge contemplava il caso del cosiddetto “delitto d’onore”, ovvero
l’uccisione della coniuge adultera o dell’amante di questa o di entrambi (ma anche della
figlia o della sorella adultere). Esso era sanzionato con pene molto più lievi rispetto a
quelle previste per delitti analoghi ma con diverso movente: in sostanza si ravvisava che
l’offesa “all’onore” arrecata equivaleva ad una forma di provocazione, che dava al reo il
diritto al riconoscimento di attenuanti in sede di giudizio. La legge recitava infatti:
“Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne
scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata
all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena
soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima
relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella”.

All’epoca vigeva anche l'istituto del "matrimonio riparatore”, che prevedeva l’estinzione del
reato di violenza carnale nel caso che lo stupratore di una minorenne acconsentisse a
sposarla, “salvando l'onore” della famiglia.

Dopo l'abrogazione del reato di adulterio nel 1968, le disposizioni su “delitto d'onore” e
“matrimonio riparatore” sono state abrogate nel 1981.

Violenza sessuale come “reato contro la persona” (1996)


Fino al 1996 il Codice Penale vigente in Italia (il “Codice Rocco” del 1930) classificava i
reati di violenza sessuale e incesto tra i "delitti contro la moralità pubblica e il buon
costume" e tra i "delitti contro la morale familiare". Nella sostanza non li considerava come
crimini contro la persona stessa.
Solo con la legge n. 66 del 1996 si afferma il principio per cui lo stupro è un crimine contro
la persona e non contro la morale.

Alcuni casi di cronaca segnarono con particolare forza il dibattito pubblico in Italia ed
ebbero un peso notevole nell’affermazione dei provvedimenti sopra menzionati; tra questi
il caso di Franca Viola (1965) e il cosiddetto “massacro del Circeo” (1975).

Franca Viola era una ragazza di 17 anni di Alcamo, in Sicilia, che nel 1965 venne
sequestrata e violentata per più giorni da un uomo che lei aveva in precedenza respinto e
che probabilmente contava di fare in seguito ricorso al matrimonio riparatore. Una volta
liberata, grazie all’appoggio della famiglia, la ragazza non accettò il matrimonio e anzi
denunciò il suo aggressore. Il processo che ne seguì fu lungo e doloroso: la famiglia Viola
fu oggetto di pesanti intimidazioni e nel corso del processo gli avvocati della difesa
tentarono di screditare Franca. L’uomo fu infine condannato.

Con “massacro del Circeo” ci si riferisce a quanto accaduto a due amiche di 17 e 19


anni, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez nel 1975. Le ragazze furono invitate a
partecipare a una festa, ma in seguito sequestrate e torturate da tre giovani, tutti
provenienti da agiate famiglie romane. Le sevizie ricevute causarono la morte di Rosaria e
danni psico-fisici incalcolabili a Donatella. Il processo che ne seguì portò alla condanna dei
tre giovani.
Accesso delle donne alle cariche pubbliche: 1963
Con la legge 66 del 1963 (“Ammissione della donna ai pubblici uffici ed alle professioni“) è
stato rimosso ogni ostacolo all’esercizio di funzioni giurisdizionali da parte delle cittadine:
dispone infatti inequivocabilmente che “la donna può accedere a tutte le cariche,
professioni ed impieghi pubblici, compresa la Magistratura, nei vari ruoli, carriere e
categorie, senza limitazione di mansioni e di svolgimento della carriera, salvi i requisiti
stabiliti dalla legge“.

Accesso delle donne alle forze armate: 1999


Il servizio militare femminile in Italia , su base volontaria, è stato introdotto con una legge
del 1999, in virtù della quale sono avvenuti i primi arruolamenti femminili nell’anno 2000;
ciò ha fatto dell’Italia l'ultimo paese membro della Nato a consentire l'ingresso delle donne
nelle forze armate.

Reato di stalking: 2009


Una legge del 2009 introduce in Italia il reato di stalking, ovvero di “atti persecutori”. La
norma recita: «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da
sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in
modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare
un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al
medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le
proprie abitudini di vita»

Reato di revenge porn: 2019


Con questo temine si intende la diffusione di contenuti sessualmente espliciti senza il
consenso della persona interessata. In Italia è punito dal 2019 con una legge che recita:
“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, dopo averli realizzati o sottratti,
invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video di organi sessuali o a
contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle
persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5.000 a
15.000 euro. La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le
immagini o i video li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle
persone rappresentate al fine di recare loro nocumento”.

Quote rosa
Si intende con “quote rosa” il numero di posti riservati alle donne nell’organico di
determinate strutture pubbliche e private: imprese, istituzioni educative, organismi
decisionali. Sono misure finalizzate a garantire la rappresentatività femminile in ogni
settore della società. In Italia il dibattito politico attorno al tema è molto acceso e a partire
dal 2011 una serie di leggi ha introdotto il principio delle quote rosa in organi di
amministrazione e nel sistema elettorale.

Sessismo s. m. [der. di sesso, sul modello di razzismo e per influsso del fr. sexisme e ingl.
sexism]. – Termine coniato nell’ambito dei movimenti femministi degli anni Sessanta del
Novecento per indicare l’atteggiamento di chi (uomo o donna) tende a giustificare,
promuovere o difendere l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile
e la conseguente discriminazione operata nei confronti delle donne in campo sociopolitico,
culturale, professionale, o semplicemente interpersonale; anche, con sign. più generale,
tendenza a discriminare qualcuno in base al sesso di appartenenza.
(fonte: https://www.treccani.it/vocabolario/sessismo/)

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