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Anna che si ricordo di Mattia, della festa, degli altri, e si mise a sedere…

“La società non è fatta per questo” disse Anna. “pensi che noi potremmo
andare a quella festa senza che non succeda niente, tenendoci per
mano, come se fosse la normalità?”. Anna si alzò e con un passo
incalzato, iniziò a dirigersi nella direzione inversa, ripercorrendo quel
parco, quelle strade che avevano costruito la loro infanzia. Francesca la
seguì a ruota, implorandole con una voce crepata di non andarsene.
“Anna! Aspetta! Dobbiamo andare alla festa, sennò faremo una brutta
figura!”. “ No, io non ci vado più. Dì agli altri che mi sono sentita male, e
non seguirmi”.
Distrutta ad queste parole, Francesca si accasciò a terra, con la vista
annebbiata dalle lacrime che scendevano senza sosta, quasi
involontariamente, sapendo di aver quasi distrutto il suo mondo. Ciò di
cui si preoccupava di più ogni giorno. La sua ragione di vita.
Anna ormai si stava allontanando, ma Francesca, nel suo vortice
silenzioso di disperazione riuscì a notare un bagliore di tristezza pure in
lei, un pugno stretto e una lacrima che scavò quelle guance rosee.
Francesca si sentì pietrificata di colpo, e riuscì a capire: lei, Anna, la sua
migliore amica, la compagna che le ha voluto più bene di chiunque altro
per tutti questi anni, se n’era andata lasciandola senza parole solo per
proteggerla. Per farle capire che la società davvero non sarebbe stata
pronta, dagli amici ai familiari, agli sconosciuti.
Anna la amava. E Francesca lo sapeva.

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