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INTRODUZIONE:

Il cinema è stato considerato la più importante invenzione dopo la stampa. Qualsiasi altra
forma di rappresentazione non può avere la stessa capacità diretta ed immediata di rendere la
realtà. Le sensazioni che riescono a darci certe immagini del cinema non potrebbero essere
provocate da nessun’altra forma d’espressione artistica. La comunicazione che esso riesce a
stabilire tra autore e spettatore è profonda e completa. La tecnica in questo campo ha
compiuto progressi notevoli ed oggi questa forma d’espressione si può giovare di mezzi che
permettono di raggiungere possibilità di linguaggio perfette e complete.
I mezzi di comunicazione nel mondo moderno sì sono moltiplicati, ma uno dei più efficaci sì
conferma ancora il cinema. Esso del resto costituisce sempre una delle forme di divertimento
più popolari e diffuse, anche se oggi sta subendo la durissima concorrenza della televisione.
Si va al cinema perché sì cerca un’evasione dalla vita quotidiana e si è come incanalati verso
questo genere di divertimento. Il contenuto artistico in genere non ha molta importanza, si
guarda molto più alla vicenda che interessi, al tema che sappia attrarre e suscitare impressioni
favorevoli. Il pubblico vuole il film per rompere la monotonia della vita quotidiana, vuole una
vicenda che offra qualcosa di diverso da quello che offre la vita comune. Sì cerca una realtà
immaginaria che non è quella che noi viviamo, ma quella che vorremmo vivere. Lo spettatore
non vuole partecipare, vuole una distrazione piacevole che non gli ponga problemi.
Il cinema deve riuscire a rappresentare la realtà in modo integrale, non deve limitarsi alla sua
riproduzione convenzionale, quale si manifesta agli occhi di tutti, ma deve penetrarla in modo
critico e costruttivo. Abbiamo detto che il cinema riesce, meglio di qualsiasi altra espressione
umana a stabilire un contatto diretto con lo spettatore e, riuscendo nello stesso tempo ad
astrarlo dal suo mondo interiore, può portarlo ad uno stato di partecipazione e di rapimento
meglio di qualsiasi altra arte; ma anche l’influsso negativo sarà altrettanto suggestivo e
penetrante. Oggi purtroppo difficilmente vengono trattati temi che abbiano un certo valore
educativo e morale, difficilmente possiamo assistere alla proiezione d’un film che ci proponga,
con la dovuta serenità, aspetti e problemi del nostro tempo, tutt’al più si può assistere ad una
satira più o meno sagace, che ha sempre come scopo principale il divertimento dello
spettatore.
Autori, registi e produttori cinematografici hanno un solo obiettivo, in genere quello di offrire
qualche ora d’evasione senza turbare la nostra tranquillità e senza farci pensare.
A questo punto potremmo rispondere alla domanda: il cinema è arte?
Se il cinema riesce ad esprimere con i suoi mezzi e con il suo linguaggio dei sentimenti è
senz’altro arte. Il problema si risolve in altre parole caso per caso, così come per le altre forme
d’espressione. Il film costituirà un’opera d’arte a seconda che abbia o meno raggiunto i suoi
scopi.
Un film va giudicato innanzitutto come mezzo di comunicazione tra l’autore e gli spettatori e
non in funzione della tecnica seguita dal regista.
La nascita del cinema risale al 1895, data della storica serata al “Gran cafè di Bulevard des
capocines” dei fratelli Lumiere. Questi ultimi furono considerati i più famosi sperimentatori in

I
campo cinematografico; inventarono una macchina da presa che fungeva anche da proiettore il
quale portava il loro nome.
Il cinema, nato 105 anni fa non aveva ne colore ne sonoro, era un puro gioco di luci e ombre.
Viene considerato la settima delle arti inventate dalla creatività umana, dopo la musica, la
poesia, la pittura, la scultura, l’architettura e la danza.
I fratelli Louis e Auguste Lumière coniarono il termine cinematografo e costruirono nel 1895 la
prima sala cinematografica al Gran café del Boulevard des Capucines a Parigi (28 dicembre
1895). A differenza degli altri precursori, i Lumière concepirono il nuovo apparecchio come
strumento per proiettare immagini in movimento; quello che gli altri considerano un semplice
esperimento ottico per i Lumiere diventa subito un'occasione di spettacolo e un investimento
commerciale. Anche i pochi che si erano cimentati in pubblico con le loro invenzioni non erano
andati al di là di un debole surrogato del varietà, delle marionette, del circo; esponevano il
mostro per stupire e divertire con la novità, e facendo leva unicamente sulla curiosità, ma
ovviamente il pubblico dopo la prima volta non aveva motivo di tornare a vedere la stessa
cosa.
I Lumière invece capirono che l'interesse per il trabiccolo in sé durava poco, mentre
cresceva l'interesse per ciò che veniva proiettato (fumetti, sketch, documentari);
neanche loro ebbero in ogni modo la consapevolezza dell'importanza dell'invenzione.
I Lumière uscirono di scena nel 1900, quando vendettero i diritti dell'invenzione all'uomo
d'affari Charles Pathé, convinti che il cinema non avrebbe avuto lunga vita. In realtà molte
cose stavano cambiando: era nata una nuova concorrenza, non d’inventori ma d’autori che
proponevano pellicole più interessanti di quelle ormai antiquate dei Lumière; continui progressi
tecnici rendevano sempre più piacevole ed efficace la proiezione. Il commercio e l'industria
erano attratte dall'incredibile popolarità che il nuovo spettacolo sì era conquistato in pochi
anni; nei salotti culturali si discuteva sulle possibilità artistiche del cinematografo; si apriva
sulla stampa la polemica sugli effetti del nuovo tipo di spettacolo; la mentalità dell'uomo
comune, messo di fronte ad una perfetta riproduzione di sè stesso in due dimensioni, subiva
un trauma inconsapevole, paragonabile a quello d’un uomo che si veda per la prima volta allo
specchio; il cinema mutava il rapporto tra il proprio mondo e il mondo di tutti, come ogni
forma di informazione, com'era successo con i giornali e come sarebbe successo con la radio,
mutando i rapporti di spazio e di tempo; si offriva come contributo fondamentale alla
conservazione del passato, ben oltre la scrittura e la fotografia, e come potente strumento
della fantasia, un facile mezzo quindi per sfruttare il valore della memoria e del sentimento, e
formidabile agente psichico; le reazione del pubblico portavano ad immaginare il cinema come
una possibile estensione del teatro, mentre la facilità di svolgere un'azione portava a
considerarlo il naturale successore del romanzo.
Il cinema del 1900 era fatto da uomini di teatro, ma copiava il romanzo d'appendice;
commedia e tragedia trasferiti sullo schermo si trasformavano in puntate ricche d’episodi, o
troppo goliardici o troppo truci, troppo sentimentali o troppo eroici, di facile presa sul pubblico,
che sovente aveva una continuazione
Fino alla fine della prima guerra mondiale il cinema francese dominò il mercato mondiale; ma
poi declinò velocemente, battuto dalla concorrenza americana, e molti suoi registi finirono per
trasferirsi negli Stati Uniti.

II
HOLLYWOOD:

Hollywood è l’abitazione principale del cinema americano; molte sono le versioni della sua
nascita.
Una delle tante ci racconta che nel 1883 in una zona abitata anticamente da tribù indiane,
venne a stabilirsi un uomo di nome H.H. Wilcox, ricco cittadino losangelino; la moglie decise di
dare un nome alla sua nuova abitazione “HOLLYWOOD” che letteralmente significa “bosco di
agrifogli”.
La bellissima immagine di Hollywood, attirò i primi produttori, i quali decidevano di offrire
qualcosa di diverso delle semplici rappresentazioni d’oggetti e persone che si muovono,
cercavano una storia di offrire al pubblico. Il modello è ovviamente quello del teatro: lo
spettacolo dovrà durare all’incirca come una pièce di proda, due ore circa, deve narrare una
vicenda straordinaria, lontana dalla quotidianità del pubblico, favole, comicità e anche
avvenimenti storici.

Mancava però qualcosa che rendeva il cinema un arte particolare: lo “STAR SYSTEM”.
La gente iniziava ad abituarsi ad alcuni volti che appaiono sul grande schermo.
Nei primi film, non veniva scritto i nomi degli attori, proprio per evitare che diventino gli anelli
indispensabili dell’ingranaggio, ma le case di produzione cominciarono a ricevere tonnellate di
lettere indirizzate a questi, se li si può chiamare così “proto-divi”

Da poco il cinema ha compiuto il suo primo secolo di vita e


continua ad attirare l'interesse del pubblico, che lo percepisce
come occasione di spettacolo.
Nel primo secolo di vita del cinema si sono verificati rilevanti
sviluppi, che hanno offerto ad esso grandi possibilità di
espressione, anche se in qualche caso la tecnologia ha contato più
sugli effetti speciali che sui contenuti. Il cinema negli ultimi anni si
è evoluto sotto ogni aspetto, i contenuti dei film, il modo in cui
vengono proiettati, ma soprattutto l’ambiente della proiezione,
possiamo prendere come esempio la multisala Vis Pathé che si
estende su una superficie di circa 14.000 mq ed è il risultato
architettonico di due studi importanti nel panorama del design.
Pareti dai colori decisi (rossi, arancio, giallo, blu e verde), utilizzo
di materiali come il legno, la pietra e la moquette, forme
arrotondate e fonti di luci accuratamente studiate, creano armonia
tra le sale cinema e gli ampi spazi dedicati all'area giochi, bar,
ristorante e un'area self dove acquistare dolci, bibite e golosità.

Costruito secondo tutte le più recenti norme dei cinema multiplex, ognuna delle 16 sale a
gradoni è disposta secondo una particolare inclinazione rispetto allo schermo, tale da
permettere a tutto il pubblico un'eccellente visuale.
La distanza tra la prima fila di poltrone e lo schermo è maggiore rispetto ai normali cinema per
consentire, anche agli spettatori in prima fila, una buona visione dello spettacolo. Tutte le sale
sono dotate d’uno schermo gigante e di suono digitale affinché lo spettatore benefici
d’un'acustica di ottima qualità: Dolby Digital Surround EX.Le sale grandi, da circa 500 posti.

III
Questa è una delle più belle multisala presenti in Italia, la quale ci offre la chiara immagine del
cinema moderno.

ITALIANO
NEOREALISMO:

Breve storia del termine "neorealismo"

Con il termine “neorealismo”si intendere il fenomeno culturale che in Italia va dal 1945 al
1960 e interessòla letteratura e soprattutto il cinema. Il Neorealismo cinematografico italiano
è, tuttavia, un movimento eterogeneo, variegato e complesso, il cui elemento unitario di fondo
è l’interesse a rappresentare la realtà (fatti storici, problemi sociali, situazioni "vere")  in modo
oggettivo con riprese apparentemente documentaristiche, anche se i suoi prodotti non sono
certo "documentari". I registi più rappresentativi del movimento, infatti, sebbene cerchino di
occultare al massimo la loro presenza, riprendendo immagini e fatti come dal vero, fanno in
verità proprie scelte stilistiche precise, talora molto raffinate, anche con riferimenti al cinema
precedente. Nei contenuti, la grande novità del Neorealismo consiste nello scendere per le
strade e privilegiare la vita quotidiana della gente comune come oggetto di interesse “morale”.
Il cinema neorealista descrive spesso situazioni di disagio socio-economico e politico, talora di
degrado, ma con un’intrinseca prospettiva finale di speranza e di positivo riscatto.
Il neorealismo letterario nacque in Italia essenzialmente come reazione al disimpegno che
aveva caratterizzato la letteratura, e la cultura in genere, durante il ventennio fascista e come
ricerca di un più ampio, stabile contatto con la realtà sociale e politica del Paese. Il momento
più autentico di questa corrente artistica è quello rappresentato dalla Resistenza e
dall'immediato Dopoguerra, quando si diffonde un nuovo modo di rappresentazione della realtà
popolare e si afferma in primo luogo il cinema neorealista. In questi anni si crea, in maniera
quasi spontanea, un nuovo linguaggio che sembra quasi emanare da una voce anonima: è la
voce di un popolo che agisce come protagonista ed esprime un nuovo bisogno di raccontare.
E' interessante ripercorrere brevemente la storia della parola "neorealismo", perché ci
permette di cogliere due aspetti fondamentali della natura di questo movimento: lo stretto
legame che esso ebbe con il cinema, e da cui trae origine il titolo e il taglio del presente lavoro,
e la problematicità che ha accompagnato fino ad oggi questo movimento culturale.
Anche il rapporto tra cinema e letteratura assunse caratteristiche particolari e significative a
seconda dei diversi periodi del movimento neorealista. Il legame che unisce cinema e
letteratura è ben più saldo e profondo ed è caratterizzato da una comune concezione dell'arte,
da un medesimo sentire in un'osmosi creativa che in alcuni momenti vedrà l'attività
cinematografica indirizzare quella narrativa. Il linguaggio cinematografico ha le stesse
possibilità di espressione del linguaggio letterario e il regista usa la sua macchina da presa
come lo scrittore una il foglio bianco. Questo è un pensiero molto sentito dai registi dell’epoca;
tra essi, Roberto Rossellini, regista di “Roma, città aperta”.

IV
Roma città aperta (1945)

TITOLO ORIGINALE:
Roma città aperta
NAZIONE:
Italia
GENERE:
Drammatico
ANNO:
1945
Durata: 98’

Regia:
Roberto Rossellini
Sceneggiatura:
Celeste Negarville,
Sergio Amidei,
Federico Fellini,
Roberto Rossellini
Fotografia:
Ubaldo Arata
Musica:
Renzo Rossellini
Montaggio:
Eraldo Da Roma
Prodotto da:
Roberto Rossellini, Ferruccio De Martino

Questo film è uno tra i più significativi, che riescono a trasmetterci tutt’ora il disagio sociale,
politico ed economico dell’epoca. Primo episodio della trilogia neorealista di Rossellini, "Roma
città aperta" è universalmente riconosciuto come un capolavoro, una sorta di film-simbolo del
Neorealismo. Accolto freddamente in Italia, il film ebbe immediato successo all’estero
vincendo il Festival di Cannes nel 1946; ancora oggi, la scena della morte di Pina-Anna
Magnani rimane nell’immaginario collettivo. Sceneggiato da Rossellini, Sergio Amidei, Federico
Fellini e Celeste Negarville, il film si ispira alla storia vera di don Luigi Morosini, torturato e
ucciso dai nazisti perché colluso con la Resistenza. Nella Roma del ’43 e ’44, si intrecciano le
vicende di alcune persone, coinvolte nella Resistenza antinazista. Durante l’occupazione, don
Pietro protegge i partigiani e, tra gli altri, offre asilo ad un ingegnere comunista: Manfredi. Nel
frattempo, la popolana Pina, fidanzata con un tipografo impegnato nella Resistenza, viene
uccisa a colpi di mitra sotto gli occhi del figlioletto mentre tenta d'impedire l’arresto del suo
uomo, trascinato via su un camion. Poco più tardi, anche don Pietro e l’ingegnere - tradito
quest'ultimo dalla propria ex-amante tossicodipendente - vengono arrestati. Manfredi muore
sotto le atroci torture inflittegli dai tedeschi per ottenere i nomi dei suoi compagni della
Resistenza. La sorte di Don Pietro è la stessa: il sacerdote viene fucilato davanti ai bambini
della propria parrocchia, tra i quali il figlio ormai orfano di Pina.

V
Dopo il cinema, la letteratura:

Il sentiero dei nidi di ragno (1946)

Presentazione dell’opera

Calvino affiancò alla sua propria professione di scrittore una fervida attività nel campo
dell’editoria e del giornalismo.
“Il sentiero dei nidi di ragno” è la prima opera letteraria di Calvino; scritta nel 1946. Già in
questa prima apparizione, Calvino mette in luce una ricca predisposizione a mescolare fantasia
e realtà in un insieme unitario e indivisibile.
Nelle opere successive questo suo stile viene ripreso con maggiore perizia; con il prevalere,
di volta in volta, di uno dei due elementi sull’altro.

Analisi dell’opera

VI
Questo è il primo romanzo di Calvino, è una storia “partigiana” nata dalla voglia di raccontare il
periodo inerente alla Resistenza. In quest’opera l’autore si allonatana dalla propaganda
politica, cui tendeva invece indirizzarsi gran parte della letteratura degli anni postbellici.
Come ho già detto è ambientato negli anni della Resistenza in Liguria; il romanzo ha per
protagonista un bambino, Pin, che vive solo con la sorella, la quale per mantenere se stessa e
il fratello si prostituisce. Pin trascorre le sue giornate all’osteria, affascinato dal comportamento
dei “Grandi” dei quali non comprende le passioni e i desideri; questi lo accettato poiché il
bambino li fa ridere con le sue battute. Pin conosce nella campagna circostante un posto
segreto, dove i ragni fanno il nido ed è proprio in questo posto che nasconde un “Tesoro”, la
pistola rubata ad un tedesco, cliente abituale della sorella. In seguito a questo gesto, compiuto
per sentirsi grande nei confronti dei compagni di osteria viene catturato ed imprigionato. In
carcere fa conoscenza con un personaggio il giovanissimo Lupo Rosso e insieme a lui riesce ad
evadere e trovare rifugio presso una brigata partigiana, costituita da sbandati che uniscono ai
drammi personali, all’ignoranza e alla miseria una fede politica fondata sul sogno di una società
più giusta e più felice. Con gli uomini della brigata instaura un rapporto simile a quello che
aveva con i “Grandi” dell’osteria: li fa ridere, canta per loro e in cambio viene accettato
malgrado la sua giovane età. Tra i partigiani si lega maggiormente con il grande e buon
Cugino, il quale fa la guerra perché la moglie l’ha tradito e considera tutte le donne cattive
tranne sua madre. Pin si sente sempre più estraneo al gruppo perché emarginato dall’azione di
guerra perché era troppo piccolo. Decide di andarsene e recuperare la pistola per continuare la
Resistenza da solo. Sul sentiero che porto al nascondiglio trova il suo grande amico Cugino e i
due si allontanano nella campagna insieme.

STORIA

LA RESISTENZA ITALIANA:

E’ difficile precisare in quale periodo esatto sia cominciata la crisi decisiva del regime fascista.
Questa crisi viene alla luce in modo drammatico nel corso della seconda guerra mondiale, ma
trova le sue radici negli anni precedenti l’entrata in guerra, a partire dal 1935; coincide di fatto
con il rovesciamento dei rapporti tra l’Italia fascista e la Germania nazista, con la seconda che
prende il sopravvento sulla prima. L’imposizione delle leggi corporative e autarchiche ad un
paese già economicamente depresso, il vantaggio di pochi gruppi monopolistici (industriali),
l’onerosa guerra d’Etiopia, la costituzione dell’Asse Roma-Berlino, che condusse

VII
all’allineamento dell’Italia fascista alla Germania nazista,la rassegnata accettazione
dell’Anschluss,l’emanazione delle leggi razziali; sono alcuni dei fattori che determinarono un
radicale stato di disagio e di malcontento nelle classi operaia e contadina e fra quegli strati
della piccola e media borghesia urbana e rurale dove il fascismo aveva raccolto inizialmente
gran parte dei suoi consensi. Il 1943 è l’anno decisivo per le sorti della guerra e per quelle del
regime fascista, e vede il formarsi di un movimento di opposizione organizzato (politico e
militare) che prende il nome di Resistenza. Nel marzo del 1943, nelle città industriali del nord,
si verifica un’ondata di scioperi di massa – i primi dopo vent’anni di dittatura – che assumono
un evidente carattere politico: le richieste economiche di aumenti salariali e di migliori razioni
alimentari sono accompagnate dalla richiesta di porre fine alla dittatura e alla guerra. La
sfiducia della classe operaia nel regime e quasi totale; anche nelle campagne, tra i contadini,
che pure sono stati favoriti dal fascismo, serpeggiano lo sconforto e i sentimenti di opposizione
alla dittatura. Saranno queste due categorie sociali a dare il sostegno morale e materiale alla
Resistenza armata contro gli invasori tedeschi. Intanto all’interno del Partito Fascista matura
un movimento d’opposizione al Duce che vede in Dino Grandi, Giuseppe Bottai, Galeazzo Ciano
(genero del duce, marito della figlia Edda) e altri i promotori di una mozione di sfiducia che la
notte del 25 luglio 1943 trova favorevole la maggioranza del Gran Consiglio e obbligare
Mussolini alle dimissioni. Il giorno successivo Mussolini viene fatto arrestare da Vittorio
Emanuele III°. E’ la fine della dittatura fascista; manifestazioni di giubilo esplodono un po’ in
tutto il paese, mentre al maresciallo Badoglio viene affidata la presidenza del consiglio. Il
governo Badoglio avvia trattative segrete con gli anglo-americani per una uscita unilaterale
dell’Italia dal conflitto che viene sancita con la firma dell’armistizio di Cassabile - in Sicilia - il 3
settembre (reso noto l’8 settembre). Una volta stipulato l’armistizio il re, la corte, Badoglio, il
governo e i comandi militari abbandonano Roma in tutta fretta e si rifugiano a Brindisi.
L’esercito, praticamente senza ordini, finì allo sbando; molti soldati si unirono alle bande
partigiane e continuarono a lottare contro i nazisti, che intanto stavano occupando l’Italia
settentrionale. Il 27 settembre la popolazione di Napoli insorse contro i tedeschi e dopo 4
giorni di combattimenti riuscì ad avere la meglio e a liberare la città. Il 1° ottobre le truppe
alleate fecero il loro ingresso nella città liberata di Napoli. Roma fu occupata dai tedeschi dopo
durissimi scontri. L’Italia era praticamente divisa in due: Roma e il centro-nord sotto
l’occupazione tedesca e il governo fantoccio della Repubblica sociale di Salò; il meridione a sud
di Cassino presieduto dalle forze alleate con il governo del maresciallo Badoglio. Le quattro
giornate di Napoli furono il primo grande episodio della Resistenza Italiana. Grandi maestre di
questo movimento furono la Francia, dove la Resistenza si organizzò e operò in clandestinità
fin dall’indomani dell’occupazione tedesca nell’estate del 1940, sotto la guida del generale De
Gaulle e la Jugoslavia dove si formarono bande partigiane alla guida Tito. In Italia, dopo la
caduta del fascismo, si formarono spontaneamente bande armate partigiane che ebbero
dapprima un carattere prevalentemente locale, ma ben presto si svilupparono collegamenti e
si formò un grande movimento di massa con l’appoggio della popolazione urbana e rurale. Ne

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facevano parte ex soldati, ex ufficiali, operai, contadini, studenti, intellettuali di diverse
tendenze politiche ma uniti nello scopo comune di liberare l’Italia dalla dittatura e
dall’oppressione nazista. Anche buona parte del clero urbano e rurale dette il proprio
contributo alla lotta di liberazione. Intanto i partiti politici sciolti dal fascismo, ma che avevano
continuato ad operare in clandestinità, si ricostituirono dopo il 25 luglio, e il 9 settembre, a
Roma formarono il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che si proponeva di promuovere
la lotta degli Italiani contro l’occupazione tedesca e contro il fascismo.
La Resistenza armata fu un fenomeno tipico del nord d’Italia, su tutto l’arco alpino, dove le
bande erano solitamente ben organizzate, ben equipaggiate, collegate tra di loro e operavano
spesso con una strategia comune; ma anche nella pianura padana e nell’Appennino tosco-
emiliano la lotta di liberazione popolare ebbe un buon livello di organizzazione.
Le più forti formazioni partigiane erano le “Garibaldi”, controllate dai comunisti, che agivano
in collegamento con i reparti di “Giustizia e Libertà” (Partito d’Azione) e “Matteotti” (socialisti).
Le forti differenze ideologiche che caratterizzavano le formazioni partigiane non impedirono
tuttavia che prevalesse una sostanziale unità nella lotta contro il nazi-fascismo. Alle azioni dei
partigiani, i nazisti e i fascisti risposero con crudeli rappresaglie sulla popolazione civile: i nomi
delle Fosse Ardeatine, vicino a Roma, dove furono massacrati 335 ostaggi, o di Marzabotto,
vicino a Bologna, dove i nazisti in fuga massacrarono quasi 2.000 persone inermi, ricordano
solo due tra i tanti episodi della violenza nazi-fascista. La Resistenza italiana diede un
contributo determinante alla liberazione del Nord Italia nella primavera del 1945. I Tedeschi
fuggirono, la Repubblica sociale si sfasciò. Mussolini fu catturato dai partigiani mentre,
travestito da soldato tedesco, cercava rifugio in Svizzera. Venne fucilato il 28 aprile, insieme
ad altri gerarchi fascisti, e il suo corpo esposto pubblicamente a piazza Loreto a Milano.

DIRITTO
PRIVACY:

In Italia lo studio della privacy è avvenuto verso gli anni ’40, ed ha avuto nella fase iniziale un
interesse civilistico relativo al diritto all’immagine, cercando di creare un diritto soggettivo alla
riservatezza o alla privatezza. Tale diritto era inizialmente legato alla proprietà privata e ai
mezzi di tutela di tale diritto. La privacy assume un duplice significatoquello di diritto ad essere
lasciati solo (diritto di conoscere le vicende relative alla propria vita privata) e quello riferito
alla tematica dei computers crimes (diritto al controllo dei propri dati personali)

IX
Il concetto di privacy ha avuto una sua evoluzione in campo giuridico tanto da condizionare la
stampa, la scrittura e l’elaborazione elettronica; annullando progressivamente limiti spaziali e
temporali.

Art. 21 Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo
scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o
censure…

La libertà di espressione consiste nel diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero.


Ogni persona è libera di pensare quello che vuole su qualunque argomento e di manifestarlo ad
altre persone con qualsiasi mezzo di diffusione senza subire limitazioni o controlli da parte della
pubblica autorità. Un problema particolare, che è stato oggetto di una specifica disciplina
legislativa soltanto negli ultimi anni, è costituito dalla tutela delle persone contro la raccolta e
la diffusione di dati che le riguardano. Il fenomeno è stato regolato dalla legge n. 675,
conosciuta come “legge sulla privacy informatica”. Gli aspetti principali della nuova disciplina,
che si applica a qualsiasi forma di trattamento di dati personali eseguito nel territorio dello
stato, riguardano :
- L’istituzione di un’autorità garantite, che viene eletta dal Parlamento per quattro anni ed è
incaricata di vigilare sul rispetto della normativa e di ricevere gli eventuali reclami degli
interessati.
- L’obbligo di notificare al garante delle attività di raccolta e trattamento di dati personali.
- L’obbligo di comunicare alle persone interessate dell’intenzione di raccogliere delle
informazioni sul loro conto e di ottenere il loro consenso scritto all’elaborazione e alla
divulgazione dei dati.
- Il diritto di accedere da parte dei soggetti interessati ai dati che li riguardano e il diritto di
ottenere la loro correzione.
- La violazione delle norme previste dalla legge comporta l’applicazione di specifiche sanzioni
amministrative e penali e l’obbligo di risarcimento danni secondo le regole civilistiche.

SCIENZE DELLE FINANZE

Evoluzione storica dell’ordinamento tributario:

Il nostro sistema tributario e alquanto recente, nacque nel 1861 (con l’unità d’Italia) dalla
fusione di quello del Regno di Sardegna con i sistemi degli Stati presenti sul territorio
nazionale. Lo schieramento politico che assunse la guida del governo nel primo quindicennio
post-unitario, fu la destra storica, per ben 15 anni. Nei primi anni gran parte delle spese del
nuovo Regno furono finanziate ricorrendo a prestiti e lasciando inalterata la pressione fiscale; il
governo intervenne abolendo i dazi doganali ed estendendo tasse del Regno di Sardegna. Il
nuovo sistema si basava su tasse di registro, tasse di bollo e tasse ipotecarie. Con questa
politica non si ottennero i risultati sperati e nel 1864 si ebbero le prime novità tributarie: 1) i
redditi dall’impiego del puro capitale (es: imposta sui depositi presso le banche) 2) redditi misti
di capitale e lavoro (quelli che derivano da attività di lavoro autonomo e dipendente) 3) redditi
di lavoro (salari, stipendi e pensioni). Ogni categoria veniva tassata separatamente e con
modalità diverse. Nel 1878 salì al governo la sinistra; il leader Benedetto Cairoli pose tra i
punti principali del suo programma politico la riduzione dell’imposizione fiscale. Da questo
periodo seguirono ben 5 riforme, individuate con il nome dei ministri che le hanno varate. Tra
queste, nel 1951, la riforma Vanoni: introdusse la dichiarazione unica, analitica, annuale e

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obbligatoria per l’accertamento dell’imposta complementare, ridusse l’aliquota di molte
imposte e abrogò una serie di tributi.
Nel 1997 con la riforma Visco si è dato inizio all’epoca del fisco telematico, con l’invio in rete
delle dichiarazioni da parte di banche, posta e intermediari. Un uso positivo del mondo
telematico viene visto nell’evoluzione del sistema tributario; accanto al fisco telematico
troviamo l’anagrafe tributaria ossia un servizio elettronico informativo che tramite un sistema
centrale e più sistemi periferici, consente di identificare, attraverso il codice fiscale i
contribuenti e di elaborare tutti i dati e le notizie necessarie per valutare la loro capacità
contributiva. Grazie a questo servizio gli incaricati dell’accertamento e del controllo delle
dichiarazioni sono in grado di individuare con maggiore facilità gli illeciti tributari. A ogni
contribuente viene assegnata una cartella nella quale ci vengono immessi i relativi dati,
suddivisi in 4 archivi: Archivio contabile delle imposte dirette, archivio contabile dell’iva,
archivio contabile del registro e l’archivio anagrafico. Con specifici sistemi di controllo, come lo
“scambiatore di messaggi” è possibile effettare i cosiddetti “controlli incrociati” tramite
collegamenti telematici con le banche-dati di tutte le pubbliche amministrazioni.

ECONOMIA AZIENDALE

IL BILANCIO D’ESERCIZIO:

Anche l’impresa cinematografica, a fine esercizio, dovrà redigere il bilancio. Essendo


un’impresa commerciale costituita come società di capitali; deve seguire le norme previste dal
codice per la redazione di tale documento.
Le principali differenze riguardano i fattori produttivi utilizzati. Le immobilizzazioni sono
essenzialmente rappresentate dalle apparecchiature ad alta tecnologia, per la registrazione, il
montaggio e la distribuzione dei film, i crediti e quindi i ricavi sono rappresentati dai diritti per
la proiezione dei film, mentre nel c/economico hanno un peso importante i costi del personale
e per le materie utilizzate per la registrazione. Inoltre verranno imputati i costi relativi ai diritti
di sfruttamento delle opere da cui vengono tratti i film.

Il bilancio è il principale documento contabile di un’azienda che serve a dare informazioni


relative alle situazioni patrimoniali, finanziarie ed economiche di un impresa a tutti i soggetti
che ne sono interessati, interni o esterni (soci,finanziatori, creditori, fornitori). Il bilancio è
composto da tre parti:
 Stato patrimoniale: Riepiloga tutte le attività e le passività e serve a determinare il
patrimonio di funzionamento. Fornisce informazioni sulla situazione patrimoniale e
finanziaria dell’impresa. La sua forma è a sezioni contrapposte, le attività sono
classificate secondo il criterio della destinazione e il passivo in base alla provenienza
delle fonti di finanziamento, le attività devono essere iscritte al netto delle rettifiche.
 Conto economico: Riepiloga tutti i costi e i ricavi di competenza di un esercizio e serve a
determinare il risultato economico di una gestione, cioè l’utile o la perdita d’esercizio.
Fornisce informazioni sulla situazione economica dell’impresa. La sua forma è scalare,
cioè permette di evidenziare i risultati intermedi della gestione, i costi e i ricavi sono
raggruppati nelle aree della produzione, della gestione finanziaria e straordinaria, i costi
sono classificati in base alla natura del fattore produttivo che li ha generati, i ricavi e i
costi devono essere indicati al netto dei resi, sconti premi e abbuoni.
 Nota integrativa: E’ obbligatoria per tutte le società, ha una funzione informativa. Infatti
a differenza degli altri due prospetti non serve a determinare risultati d’esercizio
specifici ma spiega meglio e in modo più dettagliato il contenuto degli altri due prospetti

XI
di bilancio. Essa illustra i criteri di valutazione utilizzati dagli amministratori, motiva
alcune delle scelte di questi ultimi, rende intelligibile alcune voci incluse nello stato
patrimoniale e nel conto economico.
Il bilancio d’esercizio, redatto al 31/12 dagli amministratori è obbligatorio per tutte le imprese
come previsto dal codice civile negli articoli 2423. Il bilancio deve essere redatto come una
clausola generale che afferma che tale documento deve essere chiaro, veritiero e corretto.
- Chiaro: il bilancio deve essere comprensibile da tutti.
- Veritiero: deve riportare la situazione dell’azienda così come si presenta.
- Corretto: non deve contenere errori.
Principi di redazione del bilancio:
-1 La valutazione delle voci di bilancio deve essere fatta secondo prudenza e con criteri di
funzionamento. (principio della prudenza e continuità)
-2 Si possono indicare solo gli utili realizzati alla data di chiusura dell’esercizio. (principio della
prudenza).
-3 Si deve tener conto dei costi e ricavi di competenza dell’esercizio, indipendentemente dalla
data dell’incasso o del pagamento. (principio della competenza).
-4 Si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell’esercizio, anche se
conosciuti dopo la chiusura di questo. (principio di prudenza e competenza).
-5 Gli elementi diversi compresi nelle singole voci devono essere valutati separatamente.
(principio della valutazione separata).
-6 I criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all’altro. (principio di
costanza)

Lo stato patrimoniale e il conto economico sono due schemi a struttura obbligatoria, nel
senso che le varie voci devono essere iscritte separatamente e nell’ordine indicato dalle
norme che ne stabiliscono il contenuto.
La legge chiede agli amministratori, preposti alla redazione del bilancio, di rispettare la
denominazione e la successione dei gruppi, delle classi e delle singoli voci che sono previste
negli schemi che essa detta per lo Stato patrimoniale e il Conto economico.
In alcuni casi vi è la possibilità di apportare variazioni agli schemi obbligatori:
 possibilità di una più analitica suddivisione delle voci;
 possibilità di eseguire raggruppamenti di voci;
 l’obbligo di aggiungere e adottare altre voci in caso di maggiore chiarezza di lettura.

MATEMATICA

JOHN NASH:

John Nash, bisogna dirla tutta, ha avuto una vita davvero speciale. Non soltanto per le sue doti
di matematico. Dopo aver messo a punto, appena laureato, dei nuovi modelli matematici
destinati a trovare innovative applicazioni in molteplici campi, matura in meno di un decennio i
segni sconvolgenti di una profonda schizofrenia destinata a cambiare radicalmente i connotati

XII
della sua vita. Il film di Ron Howard racconta questa inesorabile discesa nella follia con un
intreccio da thriller che il regista ha pregato di non svelare a tutti i giornalisti del mondo.
Nash incontra Alicia, una bellissima studentessa di cui si innamora e dalla quale ha un figlio,
mentre, contemporaneamente, si immagini di essere avvicinato da emissari dei servizi segreti
che lo ingaggiano nella lotta incessante ai complotti comunisti, la cui minaccia era la
preoccupazione costante dei governi americani negli anni della guerra fredda. In una scena
madre, riesce a intuire la chiave di un codice segreto semplicemente esaminando una
moltitudine di gruppi cifrati su un tabellone di fronte a lui. Vede cose che gli altri non vedono.
Anche se sono sotto gli occhi di tutti.
Il film punta proprio a riuscire a rappresentare questa straordinaria capacità ai confini tra
l'intelligenza razionale, il potere di percezione di strutture astratte e il talento dell'analisi
matematica, per dar vita ad un personaggio capace di intravedere forme e significati in un
contesto avverso, caotico, minaccioso. Ma il disordine con il quale ha a che fare John Nash,
non è solo quello provocato dal controspionaggio sovietico. La malattia lo porterà
inesorabilmente a perdere il suo ruolo accademico e a mettere a repentaglio la famiglia. Solo
una lunga e drammatica colluttazione con le creazioni della sua mente, lo porterà in tarda età
a ritrovare un equilibrio.

In realtà la vita di John Nash è ancora più complicata di quello che


racconta il film. Prima di sposare Alicia, si era legato ad un'altra
donna ed aveva avuto da lei un figlio non riconosciuto. Abbandonò
entrambe alla povertà. Nella vita reale il matematico perse la sua
occupazione, per aver tentato di adescare degli uomini in un bagno
pubblico di Santa Monica. I suoi fantasmi nascondevano la
pressione psichica di una omosessualità latente. Ma se la
verosimiglianza storica non è mai stato il punto forte di Hollywood,
non è cosa di tutti i giorni che il cinema sappia aggiungere qualcosa
di nuovo e diverso alla figura dello scienziato e in particolare a
quella del matematico.

La teoria dei giochi


La Teoria dei Giochi è la scienza matematica che analizza situazioni di conflitto e ne ricerca
soluzioni competitive e cooperative. Essa ha molteplici applicazioni,anche se non è sempre la
soluzione migliore (o se preferite realistica da applicare ad un problema.). un esempio lo si trova
nel film "a beautiful mind" : Nel locale entra una ragazza molto bella insieme ad altre quattro,
meno belle ma certo non disprezzabili. Uno del gruppo lancia la competizione per la conquista della
più bella, e tutti sembrano accettare. Ma Nash obietta che così le cose probabilmente andranno
assai male: dopo essere stata corteggiata da tutti, lei potrebbe non concedersi a nessuno. Tutti
allora ripiegherebbero sulle amiche, ma queste, ferite nell'orgoglio per essere state considerate di
seconda scelta, si dileguerebbero. In questa e in molte altre situazioni è molto più razionale
cooperare che competere.

Dunque è meglio trascurare del tutto la più bella e


concentrarsi subito ognuno su una delle altre.
Eureka! Ecco la scintilla per trasformare tutto ciò in
un bel teorema matematico, e passare alla storia
con quello che verrà chiamato l'"equilibrio di
Nash" : Due giocatori sono in una situazione di
equilibrio quando nessuno dei due, al termine di un
gioco - cioè quando, conoscendo anche la mossa
dell'avversario, possono analizzare l'intera giocata
col senno di poi - farebbe una mossa diversa da
quella che ha fatto: Nash ha dimostrato che per
ogni gioco finito con due giocatori è possibile
trovare almeno un punto di equilibrio.
XIII
EDUCAZIONE FISICA

IL GIOCO DEL CALCIO

Cenni Storici
Anche se la paternità dell'invenzione del Calcio è ufficialmente riconosciuta agli inglesi, che per
primi lo regolamentarono, non si contano gli infiniti vecchi giochi che avevano una palla come
oggetto.
Un antenato del calcio attuale è sicuramente il "Calcio fiorentino" che fin dalla metà del
quindicesimo secolo poteva vantare delle regole di gioco ben precise.
Ogni squadra era composta da ben 27 giocatori secondo uno schema prestabilito: 15 giocatori
in prima fila, 3 in seconda, 4 in terza e 3 in retroguardia. Questo sport, che venne giocato in
Italia sino al 1750, era caratterizzato da un'estrema violenza. Bisognerà aspettare un secolo
perchè a Londra, nell'Ottobre del 1863, venga concordato un regolamento ufficiale per il gioco
del Calcio che nel Regno Unito è detto Football e in altri paesi anglofoni Soccer, contrazione e
deformazione del termine "association". La prima squadra italiana ad essere fondata fu il
Genoa Cricket and Athletic Club: era il 1893. Solo cinque anni dopo viene fondata la FIGC
(Federazione Italiana Gioco Calcio) e ha inizio il campionato di calcio italiano.

ARTEMIO FRANCHI

Un po' di regole
Il gioco del Calcio si svolge su un campo erboso di forma rettangolare lungo da 90 a 110 metri
e largo da 75 a 90. Al centro dei lati minori del rettangolo sono sistemate le due porte. Una
partita di Calcio è divisa in due tempi della durata di 45 minuti ciascuno con un intervallo non
superiore a 15 minuti.
Scopo di ciascuna delle due squadre, composte da 11 giocatori, è tirare il pallone, di forma e
peso regolamentari, nella porta avversaria, realizzando gol (o rete). Vince la squadra che alla
fine della partita ha totalizzato il maggior numero di gol.
Pur essendo molto semplice nei suoi principi, il gioco del Calcio si fonda su un sistema di regole
e situazioni precise: la punzione, il calcio di rigore, la rimessa laterale, il calcio d'angolo, la
rimessa dal fondo e il fuorigioco.
Un giocatore che commette un'azione scorretta (fallo) contro un giocatore della squadra
avversaria, provoca l'intervento dell'arbitro che assegna un calcio di punizione contro la sua

XIV
squadra. Il gioco si ferma e il pallone viene posizionato nel punto in cui è stato commesso il
fallo. I giocatori avversari non potranno avvicinarsi al pallone sino a quando non sarà stato
battuto.
Se il fallo viene commesso nell'area di rigore, nell'estremo tentativo di bloccare un attaccante,
la punizione si trasforma in un rigore. Il calcio di rigore è una sfida a due tra il portiere e il
giocatore incaricato di batterlo. Il pallone viene posto sul dischetto di fronte alla porta e, al
fischio dell'arbitro, viene battuto. Nessun giocatore potrà avvicinarsi al pallone o entrare
nell'area di rigore sino a quando non sarà stato battuto.
Il pallone, per tutta la durata della partita, non deve uscire dalle linee che delimitano il campo.
Se un giocatore lancia il pallone oltre le linee laterali del campo, starà ad un giocatore della
squadra avversaria provvedere alla rimessa laterale che si esegue con le braccia. Se il pallone
viene lanciato oltre la linea di fondo campo da un giocatore della squadra che difende, un
giocatore della squadra attaccante dovra battere un calcio d'angolo (corner).
Il pallone dovrà essere collocato nell'angolo più vicino al punto da cui è uscito e da lì verrà
calciato. Se, invece, il pallone viene lanciato oltre la linea di fondo campo da un attaccante,
sarà compito del portiere della squadra in difesa provvedere alla rimessa dal fondo.
Infine, la regola del fuorigioco prevede che tra un attaccante e la linea di porta ci debbano
essere almeno due giocatori in difesa perchè l'azione di gioco possa continuare. In caso
contrario l'arbitro ferma il gioco e decreta una punizione a favore della squadra che difende.

Fuga per la vittoria

La Storia

Francia, 1943: il maggiore tedesco Von Steiner, ex calciatore professionista, vuole organizzare
un incontro di calcio tra la nazionale tedesca e un grupppo di prigionieri di guerra per scopi di
propaganda: si rivolge al maggiore Colby, anche lui ex calciatore. Dopo un iniziale rifiuto,
Colby accetta e cerca tra i nomi dei prigionieri di vari campi ex calciatori che possano
rinforzare la sua squadra.

Von Steiner e Colby discutono i termini della partita

E a rinforzare la squadra arrivano Luis Fernandez (Pelé), Brady (Bobby Moore), Carlos Rey
(Osvaldo Ardiles), Harmor (Mike Summerbee), più altri ex calciatori professionisti, anche loro
prigionieri di guerra. Elemento di disturbo del gruppo é invece Hatch, un americano che non sa
assolutamente cosa sia il calcio, ma che se la cava con le mani e con la lingua lunga, tanto da
diventare il secondo portiere della squadra e una specie di preparatore atletico. Colby riesce

XV
anche a farsi assegnare alcuni ex giocatori polacchi, ridotti a larve umane dopo la tremenda
prigionia subita in campi di concentramento nazisti.

Colby dirige gli allenamenti

Mentre la partita si avvicina, il colonnello Waldron, ufficiale anziano dei prigionieri, pensa che
l'incontro possa servire a qualcos'altro: ad esempio, ad organizzare una clamorosa fuga di tutti
i membri della squadra: tramite Hatch, prende contatti con la Resistenza francese, che prepara
la strada per la fuga scavando una galleria sotto gli spogliatoi. Il piano scatterà nell'intervallo
della partita, ma..Ma l'orgoglio di un calciatore può essere un ostacolo insormontabile: vessati
da un arbitro evidentemente di parte, gli Alleati stanno perdendo nettamente la partita, ma
sentono che possono tornare in campo per ribaltarne le sorti.

Pelé sta per segnare in rovesciata

E aiutati da Hatch che para un rigore, e da Rey che segna in splendida rovesciata, riusciranno
proprio a pareggiare la partita: il pubblico entusiasta invade il campo per portarli in trionfo, e
fa evadere tutta la squadra direttamente dall'ingresso dello stadio.

……Il miglior film di calcio mai realizzato, dove tutto ruota intorno alla partita, che non è un
semplice riempitivo come in altri film. L'unica pecca, John Huston era americano e quindi non
molto versato nelle riprese di calcio, sarebbe servita una consulenza europea per evitare certi
campi lunghi molto americani.Lo stadio in cui si disputa la partita non é il Colombe di Parigi,
ma quello della MTK di Budapest..Nonostante il titolo, la partita si chiude sul 4 a 4..(o forse con
lo 0 a 3 a tavolino, per invasione di campo..)..Il film é ispirato alla storia vera della Dinamo
Kiev, che nel corso della seconda guerra mondiale sconfisse in una partita non proprio
amichevole la nazionale tedesca per 5 a 3, pur sapendo che quella vittoria avrebbe significato
la deportazione e la morte per molti dei giocatori.

XVI
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