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La lotta per raggiungere il suffragio universale, introdotto in Italia il primo febbraio 1945, è stata dura, e

parte da lontano.

da metà ottocento in tutta Europa si costituiscono le prime associazioni favorevoli al voto per le donne.
Sarà l'Inghilterra a radicalizzare la lotta con la creazione nel 1897 del Unione nazionale delle società di
suffragio femminile, alle cui adepte sarà attribuito il nome dispregiativo di Suffragette. Attraverso
un’intensa campagna fatta di conferenze, cortei, marce spesso violente, alla fine in Gran Bretagna le donne
saranno ammesse al voto nel 1928. In Italia, escluse dalla riforma del 1882 e da quella del 1912, che
introduceva il suffragio universale maschile.Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l'Italia affronti il
problema. Costituito il Governo di Liberazione Nazionale, le donne si attivano per entrare a far parte del
corpo elettorale: la prima richiesta nell'ottobre 1944 è della Commissione per il voto alle donne dell’Unione
Donne Italiane (Udi) che successivamente si mobilita per ottenere non solo il diritto di voto ma anche quello
di eleggibilità. E' il primo febbraio 1945 la data storica in cui, con un decreto legislativo il Consiglio dei
Ministri riconosce il voto femminile

L’esordio delle donne alle urne arriva con le elezioni amministrative tra marzo e aprile del 1946, mentre il 2
giugno dello stesso anno parteciperanno ad un voto di ben altra importanza storica: si tratta del
referendum istituzionale per scegliere tra monarchia e repubblica e l’elezione dell’Assemblea Costituente. Il
decreto che introduce il suffragio universale ordina la compilazione di liste elettorali femminili distinte da
quelle maschili. Per sancire poi l'eleggibilità delle donne servirà un nuovo decreto del 10 marzo 1946.

La partecipazione al voto amministrativo è un plebiscito, l'affluenza femminile supera l’89%. Circa 2 mila
candidate vengono elette nei consigli comunali, la maggioranza nelle liste di sinistra. La stessa affluenza
delle donne sarà registrata per il referendum del 2 giugno 1946.

Il 2 giugno 1946 gli italiani e per la prima volta le italiane, furono chiamati a un referendum per decidere se
l’Italia dovesse rimanere una monarchia, oppure se essa dovesse essere sostituita dalla repubblica. Vinse
questa ultima con il 52% dei voti.

Quello stesso giorno il popolo italiano fu chiamato anche a eleggere un’Assemblea Costituente, che aveva il
compito di scrivere la nuova Costituzione. All’interno dell’Assemblea si affermarono tre partiti: la
Democrazia Cristiana, con il 35% dei voti, il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista Italiano. Il Partito
d’Azione invece ebbe solamente l’1.5% dei voti, motivo per il quale decise di sciogliersi. Il 25 giugno 1946
cominciò ufficialmente i lavori l’Assemblea Costituente.

Nel dicembre 1947 si terminò di scrivere la costituzione italiana, che entrò in vigore il primo gennaio 1948.
Questa costituzione faceva dell’Italia una repubblica parlamentare. Massima carica dello Stato era ed è il
Presidente della Repubblica, eletto per via parlamentare, per la durata di sette anni. Ad egli furono affidati
ruoli soprattutto rappresentativi, come rappresentate dell’unità del territorio e capo dell’esercito. Il potere
legislativo venne affidato a un parlamento bicamerale suddiviso in Camera dei Deputati e Senato della
Repubblica, svolgendo i loro ruoli in modo paritario e separato. Tale parlamento ha durata di 5 anni. Tra le
altre cose, la costituzione vietava la ricostituzione del disciolto Partito Nazionale Fascista. Tuttavia, il 26
dicembre 1946, reduci della Repubblica Sociale Italiana avevano costituito il Movimento Sociale Italiano. Il
primo Presidente del Consiglio dei Ministri fu Alcide De Gasperi, della Democrazia Cristiana.

3 È il 2 giugno 1946. Le italiane e gli italiani hanno un appuntamento con la Storia. Sono impegnati in una
votazione doppia. Devono scegliere con referendum tra Monarchia e Repubblica, ed eleggere i membri
dell’Assemblea Costituente. Il Paese ne esce spaccato in due, anche geograficamente, ma il risultato finale
sarà in breve tempo ampiamente accettato. la festa della Repubblica è la festa della democrazia italiana. Il 2
giugno segna l’inizio di una nuova epoca, e il fascismo che per vent’anni aveva negato libertà e diritti
soggettivi.

Il 1946 è anche l’anno del debutto elettorale delle donne italiane che avviene il 10 marzo, giorno delle
elezioni amministrative.

Le elezioni del marzo del ’46, però, non interessano tutto il territorio nazionale. In molti comuni si vota in
autunno a causa dello stato in cui versa il Paese nell’immediato dopoguerra. Per questo motivo, è bene
ricordare che il primo banco di prova del suffragio universale in Italia, nella sua interezza, è il voto del 2
giugno.

L’estensione del diritto di voto alle donne non è una concessione ma una conquista. Le donne lottano per
partecipare alla vita politica e la guerra innegabilmente accelera un processo già avviato negli anni ’10 del
Novecento. La partecipazione della donna alla guerra, prima nelle attività produttive attraverso la
sostituzione degli uomini impegnati al fronte, poi con l’adesione alla resistenza, contribuisce a ricucire le
speranze delle suffragette italiane, infrante nel 1919 quando un disegno di legge sull’estensione del
suffragio, approvato alla Camera, naufraga a causa dello scioglimento delle Camere.

La caduta del fascismo permette un balzo in avanti. Sotto la nube del Ventennio, infatti, non solo
s’interrompe il cammino di estensione dei diritti politici alle donne, ma anche gli uomini perdono le libertà
politiche. Alle donne si consente di marciare in uniforme e dare figli alla patria, assumendo il titolo di madri
prolifiche.

Smarcandosi da questa immagine, il 2 giugno 1946 milioni di donne in tutta Italia si alzano di buon mattino
e in fila attendono l’apertura dei seggi elettorali per esprimere il proprio voto. È un evento capace di
generare una trasformazione epocale, che spalanca la porta a provvedimenti di garanzia della parità di
genere sul piano formale.

Il 2 giugno non è solo il giorno della Festa della Repubblica, è una data simbolo di libertà, di conquiste civili
e politiche. Ci si arrivò subendo oppressioni, violenze, la guerra civile, i bombardamenti che distrussero le
città italiane. Messina ne sa qualcosa. Probabilmente, è difficile comprendere appieno il significato di
quell’avvenimento per chi vive un tempo in cui i testimoni sono sempre meno. Il 2 giugno è una festa laica,
di conquista, di lotta, di sacrificio. Manifestazioni di contorno aiutano a conferirle solennità e un senso
estetico ma non possono sostituire quel profondo sentimento popolare di appartenenza ai valori nati da
quel voto, sanciti da quella Costituzione repubblican a a cui contribuirono padri e madri costituenti.
Perché?
Penso che questi due argomenti storici siano molto importanti

The term "WELFARE STATE " has been used since the Second World War to
designate a socio-political-economic system in which the promotion of citizens'
social and economic security and well-being is taken up by the state. Welfare State,
is characterized by a significant public presence in important sectors such as social
security and assistance,health care and education

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