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CARAVAGGIO

(1571-1610)

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


La scoperta della realtà
Michelangelo Merisi, meglio noto come Caravaggio dal borgo
originario di famiglia, è il padre del naturalismo di età barocca.
Uomo violento e irrequieto, vive un’esistenza difficile che lo porta a una morte
precoce. Protetto dal cardinale Del Monte, a Roma dà vita a una pittura
rivoluzionaria, personalissima, intensamente drammatica, ispirata alla realtà.

Le tappe della biografia


• Nasce a Milano nel 1571 e si forma in ambiente lombardo.
• Nel 1592 si trasferisce a Roma e lavora nella bottega del pittore Cavalier d’Arpino.
• Entra in contatto nel 1595 con il suo futuro protettore, il cardinale Del Monte.
• Nel 1606, durante un litigio, uccide un avversario ed è costretto a fuggire.
• Si reca a Napoli, a Malta e in Sicilia, dove lascia delle opere.
• Muore di malaria nel 1609 a Porto Ercole.

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Testa di Medusa
Tra le opere commissionate dal cardinale Del Monte c’è la Testa di Medusa
del 1596-1598: mai un ritratto era stato così crudo e impietoso.

È un olio su tela
incollata su uno
scudo circolare in
legno di forma
convessa.

Con uno stupefacente realismo Caravaggio:


• coglie il momento preciso in cui la testa viene
recisa e il sangue fuoriesce dal collo
• raffigura la mostruosa creatura del mito con un
viscido intrico di serpenti sulla testa
• cattura lo sgomento negli occhi che roteano
atterriti e nella bocca spalancata nell’ultimo grido

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Canestra di frutta
Al periodo tra il 1597 e il 1601
risale anche la Canestra di frutta.

Già presso la bottega del Cavalier


d’Arpino, Caravaggio si era distinto per
l’eccellenza delle sue nature morte.

Commissionato dal suo protettore, il


dipinto è acquistato dal cardinale di
Milano Federico Borromeo.

La composizione è studiatissima, nonostante


l’apparente e disadorna semplicità dell’insieme.

La visione è perfettamente frontale e la


canestra occupa un ideale semicerchio che ha
per diametro il lato inferiore del dipinto.
Canestra di frutta
Il soggetto per Caravaggio è un pretesto per rappresentare una realtà oggettiva,
senza correzione o abbellimento artificiali: è il modo in cui il pittore osserva la
natura umana, sempre dominata dalla bruttura e dall’incombere della morte.

Particolare attenzione è riservata ai vari elementi


della natura morta: le foglie accartocciate e
macchiate, la mela bacata, gli acini d’uva
schiacciati o mancanti.

Facendo sporgere la canestra dal bordo, Caravaggio la


avvicina a chi guarda e affida la resa della profondità al
contrasto tra lo sfondo piatto inondato di luce calda e i
colori freddi delle foglie e di alcuni frutti.
Bacco
Negli anni che precedono la Canestra di frutta, Caravaggio realizza alcuni dipinti
di adolescenti vestiti all’antica ritratti insieme a realistiche nature morte.

Ragazzo con canestra di


frutta, ca 1593-1594.
Roma, Galleria Borghese Bacco, ca 1596-1597.
Bacchino malato, ca 1593- Firenze, Galleria degli Uffizi
1594. Roma, Galleria
Borghese
Bacco
Agli anni intorno al 1596-1597 risale il
dipinto Bacco, conservato oggi agli
Uffizi di Firenze.

Il dipinto mostra un ragazzo avvolto in


un lenzuolo come se fosse una veste
romana; il giovane, adagiato su un
finto triclinio, offre una coppa di vino.

Il quadro può essere letto in chiave


cristiana: al Salvatore alludono infatti
vari elementi, come il drappo nero e il
vino, simboli della Passione di Cristo.

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Vocazione di San Matteo
Vocazione di San Matteo
Tra il 1599 e il 1602 Caravaggio dipinge tre tele per il cardinale Matteo Contarelli,
destinate alla Cappella Contarelli nella chiesa romana di San Luigi dei Francesi.

Nella Vocazione di San Matteo


Gesù sceglie Matteo, gabelliere
addetto alla riscossione delle
imposte, quale suo Apostolo.

Non tutti si accorgono dell’evento


straordinario che sta accadendo:

per Caravaggio la chiamata di Dio è


rivolta a tutti gli uomini e ciascuno è
libero di aderirvi o di rifiutarla
secondo la propria volontà.

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Vocazione di San Matteo
Protagonista della tela è la luce, simbolo della grazia divina, che, come un lampo,
stacca le figure dall’ombra e le congela in uno spazio astratto e senza tempo.

Matteo, stupito Da una porta che dà


dall’invito e con fare sull’esterno entra un
interrogativo, accenna fascio di luce giallastra
a se stesso con l’indice che squarcia la
della mano sinistra. penombra del locale.

Il vecchio in piedi e il A destra vi sono Cristo


giovane a capo tavola, che tende il braccio
intenti alla conta dei verso Matteo e San
denari, non vedono Pietro, visto di spalle,
ciò che accade. che ne ripete il gesto.

Non c’è nessun riferimento Solo Matteo e i due giovani L’ambiente così illuminato si
sacro, siamo di fronte a una di destra si accorgono della rivela come una povera e
scena di genere. presenza di Cristo. squallida bettola.
Crocifissione di San Pietro
Intorno al 1600-1601, Caravaggio
dipinge la Crocifissione di San Pietro per
la Cappella Cerasi in Santa Maria del
Popolo a Roma.

Come questa, molte opere di


Caravaggio furono contestate o
addirittura rifiutate dai committenti per
l’interpretazione dei temi sacri
giudicata sconveniente.

Anche qui, come nella Cappella


Contarelli, l’evento sacro è spogliato di
ogni elemento soprannaturale e
riportato alla cruda verità del reale.
Crocifissione di San Pietro
Il martirio di Pietro è colto neldrammatico momento in cui i carnefici si affaticano a
sollevare la croce dalla quale l’Apostolo penderà a testa in giù.

L’aguzzino con il volto Un altro carnefice, più


parzialmente visibile arretrato, tira con forza la
sorregge la croce con le fune in direzione parallela
forti braccia muscolose. alla diagonale del dipinto.

Con un potente effetto


scenografico la luce scende L’unico in piena luce è Pietro
dall’alto modellando i corpi. che tenta di raddrizzarsi in
direzione opposta ai
carnefici.

L’Apostolo, grandiosa figura


michelangiolesca, colpisce
L’aguzzino posto in basso, per l’espressività del volto.
lungo la diagonale del dipinto,
punta i piedi e fa forza con la
spalla.
Morte della Vergine
La Morte della Vergine è l’ultimo dipinto
romano di Caravaggio, commissionato dai
Carmelitani scalzi della Chiesa di Santa Maria
della Scala intorno al 1605-1606.

Il dipinto – in cui, secondo una tradizione,


Caravaggio prese a modello per la Vergine il
cadavere di una giovane prostituta annegata
nel Tevere – suscitò scandalo e fu rifiutato.

Il pittore cala il dramma della morte della


Madonna in una dimensione totalmente
quotidiana e umanissima, facendola
diventare la morte di una persona cara.

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017


Morte della Vergine
Il ventre gonfio della Vergine, proprio degli annegati, simboleggia lo scrigno della
grazia divina, mentre la sua giovinezza esprime la volontà di una fede riformata.

La luce proviene da un’alta L’ambientazione è come sempre


finestra esterna e percorre cupa e spoglia, con il drappo
obliqua la tela, indugiando rosso simbolo di sangue e
sulle teste e sui volti. violenza.

Il corpo irrigidito dalla morte,


visto in diagonale con le gambe
scoperte, è quello di una
popolana.

La giovane Maddalena, posta in


primo piano, e gli Apostoli sono
Benché la prospettiva sia colti nell’espressione più
centrale, la composizione è genuina del dolore.
asimmetrica.

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