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“La lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo” è un'opera ironica che

rappresenta il manifesto del Romanticismo italiano perché lo esalta e


critica la chiusura mentale del classicismo. Infatti l'opera, datata nel 1816,
appartiene al periodo del dibattito tra romantici e classicisti. L' autore è il
poeta e scrittore milanese Giovanni Berchet, che dietro allo pseudonimo
di Grisostomo, finge di voler spiegare al figlio collegiale il vero significato
della poesia romantica. Per questo egli gli presenta la traduzione di due
ballate del poeta tedesco August Burger, “il cacciatore feroce” ed
“Eleonora”, tradotte dall'autore stesso. Queste opere riflettono i principi
del romanticismo tedesco di cui Grisostomo spiega il senso. L'opera si
conclude con l'autore-Grisostomo che finge di aver scherzato ed esorta il
figlio a seguire i dettami del classicismo di cui fa una parodia. Secondo
l'autore la letteratura deve essere popolare e quindi deve abbandonare
l'imitazione degli antichi e dedicarsi alla natura e alla contemporaneità.

L'opera può essere divisa in due parti. Nella prima parte l'autore descrive
gli aspetti negativi della letteratura di Burger, criticando gli aspetti
fantastici della letteratura romantica europea. Nella seconda parte,
invece, l'autore delinea gli aspetti positivi del romanticismo e spiega la
questione del popolo. Berchet sostiene che tutti gli uomini abbiano uno
spirito poetico che permette ai lettori di comprendere il messaggio che i
poeti vogliono far cogliere e che nei lettori è espresso in modo attivo
attraverso l'attività creativa. Esistono diversi livelli di spirito poetico di cui
Berchet tratta. Infatti, egli identifica “lo stupido ottentotto” con colui che
non è in grado di avvertire nemmeno da lontano la presenza del
messaggio poetico, quindi non lo sa comprendere e apprezzare. Perciò il
poeta non deve scrivere pensando all' ottentotto poiché sprecherebbe la
sua poesia. Identifica, invece, con il “parigino”, l'abitante della capitale
culturale del tempo, il lettore colto e raffinato, nel quale la facoltà di
immaginazione e del cuore si sono attenuate, poiché colme dell’esercizio
poetico. Egli convinto di aver già letto tutto e che niente possa più
stupirlo, tende più al razionale che al fantastico e più al filosofico che al
poetico. Delineando queste due tipologie di persone, Berchet sostiene
che il pubblico a cui si rivolge non sia da cercare nei bassifondi abitati da
analfabeti e nemmeno nelle corti dei principi o nei circoli letterari, ma
nelle classi medie, composte da abitanti acculturati, capaci di apprezzare
la poesia e cogliere le passioni e le emozioni che ne scaturiscono. Perciò,
per Berchet, la letteratura romantica si deve rivolgere alla borghesia, fatta
di uomini e donne “leggenti e ascoltanti”.

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