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Il fenomeno “voce”: definizione e produzione

Definizione

Caratteristica dell’essere umano, essa si produce grazie al suono generato per azione del fiato
dalla vibrazione delle corde vocali, contenute nell’organo chiamato laringe, e modulato
timbricamente* nel percorso del canale vocale( “vocal tract” nel gergo dei medici foniatri), il
condotto formato dalla cavità superiore della gola chiamata faringe e dalla cavità buccale.

Produzione

In questo affascinante meccanismo vi sono 3 componenti principali che garantiscono come


effetto un suono:

1) una forza muscolare generatrice (costituita dall’azione del muscolo diaframmatico) che
mette in compressione l’aria contenuta nei polmoni;

2)una forza aerea che mette in vibrazione le corde vocali, cioè il fiato;

3) un corpo vibrante, le corde vocali.

La funzione fonatoria si basa sulla capacità delle corde vocali di addursi (ovvero di avvicinarsi
alla linea mediana) con tensione e **frequenze diverse, interrompendo la corrente d’aria
spinta dal sottostante mantice polmonare: si generano così onde di compressione e di
rarefazione della colonna aerea e si genera ciò che si definisce suono.
Questo, propagandosi nel mezzo conduttore rappresentato dall’aria situata al di sopra del
piano delle corde vocali ( piano sovraglottico) si arricchisce di armonici grazie alla presenza dei

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Materia: vocalità
Docente: Maria Luisa Dituri
cosiddetti risuonatori o cavità di risonanza (tutto il cavo orofaringeo), acquistando ciò che si
definisce una “originalità” timbrica.

*Questa espressione indica la modificazione in meglio che il suono subisce dopo la sua
produzione a livello di corde vocali.
Questa cosiddetta modulazione consiste nel rinforzo di alcuni gruppi di suoni chiamati
armonici.
Gli armonici sono suoni multipli del suono fondamentale e si generano contemporaneamente
ad esso. Durante il passaggio del suono nelle cavità di risonanza anzidette alcuni gruppi di
questi si “rafforzano”, cioè si odono di più, e conferiscono maggiore “calore” alla voce.

**Frequenza di un suono:corrisponde all’altezza del suono, cioè alla sua posizione sul
pentagramma.

La laringe è un organo costituito da un insieme di cartilagini tenute assieme da legamenti e


muscoli e sospesa al cranio tramite altrettante strutture.

Laringe e osso ioide: 1 epiglottide, 2 grande corno dell’osso ioide, 3 osso ioide, 4 legamento
tiroideo, 5 corno superiore della cartilagine tiroide, 6 membrana tiroidea, 7 cartilagine tiroide,
8 cartilagini aritenoidi, 9 corde vocali, 10 corno inferiore della cartilagine tiroide, 11 cartilagine
cricoide, 12 trachea.

La laringe umana emette suoni di frequenza compresa fra 80 e 1300 hz.


La sua funzione principale è fare da “valvola” per il controllo del flusso di aria in entrata e in
uscita dai polmoni.
Per questo la laringe è chiusa superiormente dall’epiglottide, (una piccola linguetta cartilaginea
ricoperta di tessuto mucoso), che rimane sollevata durante la respirazione e si abbassa a
chiudere il condotto durante la deglutizione.

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Materia: vocalità
Docente: Maria Luisa Dituri
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Aria e cibo transitano insieme solo per un tratto brevissimo; poi il cibo entra nell’esofago (a
epiglottide chiusa) e l’aria fluisce nella laringe. Quindi non si può inghiottire cibo ed inspirare
contemporaneamente; pena strozzamento!!
La laringe non è una cavità sempre libera, perchè ci sono due lamine muscolari ricoperte di
mucosa che durante la fonazione si avvicinano e chiudono il passaggio: le corde vocali.
Perciò, quando le corde non sono a contatto (durante la respirazione), la cavità che osservo ha
forma triangolare e viene chiamata cavità glottica o glottide; quando le corde sono addotte
(durante la fonazione) la cavità non c’è più.
Durante la fonazione ciò che vibra non è la corda vocale in toto, ma solo la sua mucosa.
La frequenza di un suono indica il numero di vibrazioni al secondo della mucosa cordale.
Maggiore è il numero di vibrazioni al secondo, più alta è la frequenza del suono e più acuto
esso risulterà.
Di conseguenza, un numero minore di vibrazioni produrrà suoni via via più gravi.
Perché il suono possa prodursi è indispensabile che la laringe assuma una posizione detta
prefonatoria, in cui le corde siano opportunamente addotte ( cioè con il bordo libero a
contatto). Una volta completata l’adduzione e la tensione, senza modificare questa condizione,
l’aumento della pressione sottoglottica (causata dall’espirazione del fiato) supera la resistenza
esercitata dalle corde vocali addotte;
La caduta di pressione d’aria sottoglottidea fa sì che le corde vocali siano risucchiate al centro;
l’occlusione si ristabilisce e il ciclo ricomincia. E’ così che si attua la vibrazione delle corde
vocali e si produce il suono.
Questa è la fase dell’emissione.
Il tempo in cui ciò avviene è nell’ordine dei decimi di secondo.

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I suoni si possono suddividere in gravi, medi e acuti.
Nell’emissione di suoni “gravi” la laringe è in posizione più bassa del normale, la tensione
muscolare cordale è minima e il movimento vibratorio, molto ampio, interessa la mucosa
cordale nella sua interezza. Man mano che aumenta la frequenza dei suoni emessi, la laringe
assume una posizione più elevata, le corde si allungano tendendo progressivamente a
diminuire l’ampiezza del movimento vibratorio.
Le corde sono collegate posteriormente a due piccole cartilagini a forma di boomerang,
chiamate aritenoidi, che facendo perno su sè stesse possono allungarle via via che i suoni
diventano più acuti.
Il meccanismo è uguale a quello osservato con le chiavette di una chitarra o di un violino.
Per emettere suoni gravi le corde sono rese più corte e spesse grazie all’azione di un muscolo
intralaringeo chiamato tiroaritenoideo o “muscolo vocale”.

La contrazione del muscolo vocale coopera dunque all’adduzione, accorcia la corda, la


ispessisce e ne provoca un aumento della massa.
Nel disegno seguente osservate la laringe in posizione anteriore con in primo piano una grossa
cartilagine, la c. tiroide (dal greco “tireos”=scudo) che va a costituire il pomo d’Adamo.

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A questa cartilagine sono fuse internamente le corde vocali.
Per poter cantare le note medie della nostra estensione (quelle cioè né troppo basse, né troppo
alte), le cartilagini aritenoidi girano ulteriormente sul loro asse e tendono un po’ di più le
corde, che così possono emettere suoni progressivamente più acuti fino al cosiddetto
passaggio di registro (zona di transizione tra il registro medio e quello acuto).
Il passaggio è un “cambio di marcia” che la laringe mette in atto per poter emettere note più
acute. Ma come?
Grazie all’azione di un altro muscolo, detto cricotiroideo, la cartilagine tiroide, che è
basculante inferiormente, si inclina in avanti e in basso stirando ulteriormente le corde.

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Soffermiamoci nuovamente sulle corde vocali e sulla loro modificazione durante l’atto della
fonazione.
Più il suono è acuto più la massa di mucosa vibrante si riduce, fino a limitarsi al solo bordo
libero o labbri delle corde (s’intende con ciò la porzione d’ogni corda che si accolla all’altra
durante la fase di adduzione o fase prefonatoria).

Inoltre,a differenza dell’emissione di suoni bassi, in cui le corde erano corte ed ispessite
grazie all’azione del muscolo vocale, e il bordo libero di ognuna era ampio, nell’emissione di
suoni acuti esse sono talmente stirate da assumere conformazione di lamine. Chiaramente, il
bordo libero di ogni corda, a contatto con l’altro, sarà ridottissimo!

E’ importante sottolineare che il timbro di una voce ( o anche di un qualsiasi strumento


musicale) non può essere modificato, poiché esso è il risultato di una serie di fattori
anatomici, propri di ogni persona: dimensioni della laringe, lunghezza e spessore delle corde a
riposo, dimensioni del cranio e ampiezza del volto.

Nota

I disegni e le foto a corredo di questa lezione sono tratti da:

“Garzantina” di musica, alla voce “voce”,


“Anatomia dell’uomo” AA.VV. ed.Ermes,
“Voce e comunicazione”, dispensa ad uso didattico del Co.per.lim a cura di Padre
Giovanni Maria Rossi;
“La voce del cantante- Saggi di foniatria artistica” a cura di F.Fussi Ed. Omega.

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