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La Voce: considerazioni generali

In una visione non meramente tecnicistica il fenomeno vocale può essere definito, almeno
filogeneticamente parlando, alla stregua di un canale di comunicazione di livello pragmatico.
In sostanza originariamente la produzione vocale, e ciò accomuna l'uomo etologicamente
parlando agli altri esseri viventi, è stata utilizzata, non proprio volontariamente ma secondo
automatismi insiti in ogni essere, per esprimere gioia, dolore, paura e qualsiasi stato d'animo.
Effettivamente la voce come prodotto dell'effettore periferico laringeo rappresenta insieme ad
altri canali comunicativi di livello pragmatico (vasomotorio e neurovegetativo in genere) lo stato
interiore del parlante.
In millenni di sviluppo corticale, secondo le teorie evoluzionistiche , l'uomo ha codificato il
prodotto vocale arricchendolo di connotazioni logiche ed ampliando l'originario livello comunicativo
vocale, di natura prettamente pragmatica, con quello linguistico-digitale.
I due livelli si compenetrano poiché basta verificare la tonalità e prosodia di una persona in
situazioni di stress ed ansia per poter capire che la voce è lo "specchio delle nostre emozioni".

Fenomenologia fisicoacustica vocale.


Dopo questa digressione filogenetica, bisogna mettere in luce che cosa sia fisicamente ed
obbiettivamente la "voce".
Essa è il prodotto della vibrazione delle pliche vocali vere, anche se recentemente il prof. O
Schindler ha allargato i confini di questa definizione proponendo un concetto di voce come
"vibrazione di qualsiasi parte del corpo".
Quindi anche lo stesso batter le mani, schioccare le dita, sarebbe da accomunare alla voce.

Teorie di oscillazione cordale


Brevemente si accennerà ai principi delle più importanti teorie sulla cinesi cordale producenti il
fenomeno vocale:

Teoria neurocronassiale ( Husson 1950)

La vibrazione delle corde vocali vere è dovuta a scarica neuronale del ricorrente sui muscoli
tirovocale ed arivocale costituenti, intrecciandosi a "dente di pettine" secondo Goerttler (1950) ,
il muscolo tiroaritenoideo.
Sarebbero dunque contrazioni ritmiche del muscolo tiroaritenoideo con conseguente sfuggita
d'aria dal piano glottico a consentire la vibrazione cordale e quindi la produzione vocale.
Uno dei limiti principali a questa teoria è l'esistenza del periodo refrattario assoluto che da un
punto di vista neurofisiologico non consente ad un nervo di trasportare più di 300 potenziali
d'azione al sec.
Secondo Husson il ricorrente fa eccezione a questa regola potendo trasportare fino a 500
potenziali al sec., ma anche tale valore non spiega l'esistenza di registri vocali che si pongono
su valori molto più alti.
Teoria muco-ondulatoria ( Perello 1962)

La vibrazione delle corde vocali sarebbe generata non da meccanismi neuromotori ma


dall'ondulazione ritmica della mucosa cordale.
Perello si avvalse per queste sue conclusioni mediante osservazione stroboscopica e
cinematografica ultra-rapida. In sostanza la mucosa nel bordo inferiore della corda vocale, sotto
la spinta della pressione sottoglottica aerea genera delle ondulazioni dal piano laterale a quello
mediano della corda vocale con conseguente accollamento cordale e produzione vocale.
Viene altresì investito da questa ondulazione anche il piano verticale fino al ventricolo del
Morgagni ed Perello descrive in generale il fenomeno "ondeggiare come un tappeto che viene
sbattuto".

Mioelastica (Van Der Berg, Vallancien 1958)

Il fondamento della vibrazione cordale è dato dall'applicazione del fenomeno di Bernoulli


(medico e matematico svizzero, Groninga 1700 - Basilea 1782). Tale principio principio
esprime la conservazione dell'energia in un fluido perfetto e prevede che all'aumento della
velocità della corrente corrisponda una diminuzione della pressione interna. Nel campo della
fisiologia vocale avviene, o meglio dovrebbe avvenire, che la laringe restringerebbe il lume
tracheale con successiva creazione di una depressione a livello glottico che causerebbe
l'accollamento cordale e quindi la voce.
In sostanza, quando la pressione sottoglottica spinge l'aria attraverso la glottide, per il principio
di Bernoulli si crea una depressione che aspira la mucosa cordale adducendo le corde vocali
dal bordo inferiore a quello superiore. Il repentino aumento della pressione sottoglottica per
l'occlusione cordale abduce le corde vocali che a loro volta subiscono una nuova depressione
e così via.

Teoria impulsionale (Cornut, Lafon 1960)

La laringe non sarebbe sede di oscillazione frequenziali ma generatore d'impulsi in


successione. Questa teoria si fonda comunque sui principi della mioelastica, ma introduce il
concetto d'impulso. Gli autori sostengono che analizzando un campione vocalico ed
espandendone la componente temporale si assiste a produzione d'impulsi in successione.

Teoria neuro-oscillatoria ( Mac Leod, Sylvestre, 1968)

Questi autori hanno voluto avvalorare la teoria di Husson concependo il muscolo vocale come
quello asincrono delle ali degli insetti. La contrazione muscolare secondaria a scarica neuronale
provocherebbe la vibrazione cordale che si amplificherebbe a causa della "reazione" delle forze
elastiche proprie della corda vocale. Tale teoria supererebbe i limiti della tesi dell' Husson per
ciò che concerne la spiegazione dei registri della voce umana.

Teoria oscillo-impedenziale (Dejonckere,1981)

Secondo questo autore la laringe si comporterebbe come un oscillatore multiplo, dato che le
componenti vibratorie in gioco, muscolo e mucosa cordale, hanno struttura anatomica
differente.
L'oscillazione della corda vocale in toto si verificherebbe per un decadimento dell'onda di
pressione sottoglottica e l'elongazione della plica vocale.
Tale teoria accomuna le caratteristiche di quella mioelastica ed impulsionale.
Descrizione del fenomeno acustico vocale.
La voce, come qualsiasi produzione sonora, è il risultato della vibrazione (numero di
oscillazioni/sec.=Hz) di un corpo elastico allontanato dalla sua posizione d'equilibrio da una forza
esterna di intensità variabile.

Qualsiasi cavità può divenire, secondo dei precisi parametri matematici, sede del fenomeno
della risonanza dove gruppi di armoniche si compongono producendo un aumento dell'ampiezza
del segnale della sorgente sonora.

Dunque, da una veloce e molto sintetica descrizione di fisica acustica, poiché si rimanda a
trattazioni più specifiche, ogni corpo elastico messo in vibrazione produce una frequenza
fondamentale (Fo), che è la più bassa in Hz ma la più preminente in dB e numerose altre
frequenze, multiple di unità pari della Fo (x1-x2-x3 etc.) definite come armoniche della Fo,
denominata a sua volta anche I Armonica.

Questa descrizione identifica ciò che in fisica acustica viene definito SUONO.

Quando invece per varie ragioni si ha la produzione di frequenze armoniche non multiple della
fondamentale e quindi non periodiche, con le relative alterazioni della risonanza e comparsa di
interferenze negative, si evidenzia ciò che in fisica acustica viene definito RUMORE.

Nel campo dello studio vocale, il corpo elastico è rappresentato dalle pliche vocali vere (piano
muscolare e mucoso) , la forza oscillogena dalla pressione aerea sottoglottica, le casse di
risonanza dai risuonatori sopraglottici fissi (fosse nasali e seni) e mobili (vocal tract).

E' chiaro che qualsiasi alterazione funzionale od organica dell'effettore periferico laringeo
inficerà la normale produzione vocale con produzione di rumore.

Alterazioni altresì dei risuonatori produrranno deficit della risonanza vocale e quindi della
timbrica vocale ad essa conseguente.
Richiami di fisica acustica
Onde stazionarie

Se si considera una corda vocale alla stregua di una corda tesa con due punti fissi (nodi, apofisi
vocale aritenoidea e sinfisi interna cartilagine tiroidea), al netto evidentemente di diversità
anatomiche ed oscillatorie e solo come modello esplicativo, le vibrazioni per essere regolari e
quindi periodiche (=suono) deve verificarsi le seguente condizione:

L = n l/2

dove con "L" si indica la lunghezza della corda e con "l" la lunghezza d'onda, definita fisicamente
come la distanza raggiunta da un moto oscillatorio in un tempo pari al periodo di oscillazione.

AB=l l= l/2 siccome c=v/l

con c =frequenza si avrà sostituendo che c=1/2 x v/ l (fo)

A B

AB=l l= l c= v/ l (f 1)

A C B

Continuando con questa dimostrazione si conclude che se sono verificate le seguenti condizioni il
corpo elastico (corde vocali) produrrà una frequenza fondamentale (fo) ed armoniche multiple di
unità pari della fo, tale che

c= n v/l con "n" un numero intero positivo.

Quindi ogni "n" numero intero positivo definisce un'armonica della fondamentale.
Se per altre ragioni, funzionali od organiche, le corde vocali producono frequenze non multiple di
unità pari della fo l'oscillazione non sarà più periodica ma aperiodica e genererebbe fenomeni
d'interferenza negativa e di sfasamento con conseguente produzione di rumore, paradigmatico di
alterazione dell'oscillazione cordale.

Ciò risulterà anche dal piano spettroscopico.

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