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Conservatorio di Musica “Lorenzo Perosi” (CB)

Triennio di Saxofono classico.

Fondamenti di acustica degli strumenti musicali e


della voce.

“I CONCETTI ALLA BASE


DELL'ACUSTICA APPLICATI AL
SAXOFONO.”

Relatore Studente
Prof.ssa Marcella Parziale Farrace Mirko

A.A. 2023/2024
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Capitolo 1 - Il Suono

1.1 Il suono e' quel fenomeno fisico da noi percepito tramite


l'apparato uditivo, scaturito dalla rapida vibrazione di un corpo,
che sia esso solido, liquido o gassoso, il quale deve avere come
proprietà essenziale di base quella dell'elasticità; in assenza di
questa non sarebbe possibile il verificarsi delle vibrazioni e, di
conseguenza, non vi sarebbe alcuna sorgente sonora da cui potrà
scaturire l'energia necessaria per mettere in moto il fenomeno
fisico sopracitato.

1.2 Per vibrazione si intende un moto oscillatorio simile a quello


pendolare, ma molto più veloce, compiuto dalle molecole che
compongono il corpo sonoro; per far sì che un oggetto venga
messo in vibrazione devono coesistere due fattori di principale
importanza: deve esserci la presenza di una forza esterna che
solleciti il corpo dal primario stato di quiete e, come già detto,
quest'ultimo deve essere elastico, ovvero deve avere quella
specifica capacità che hanno i corpi di riprendere la primitiva
configurazione allorche' cessi la forza che ne ha dato origine alla
deformazione.
Quando queste vibrazioni si ripetono uguali nel tempo vengono
dette “periodiche” ed e' proprio da queste che si genera il suono; al
contrario, quando sono irregolari, vengono percepite al nostro
orecchio come rumore, anche se non sempre tra suono e rumore
vi e' una netta distinzione poiche' dev'essere tutto
contestualizzato in base alla circostanza in cui ci troviamo: ad
esempio il suono prodotto pigiando i tasti di un pianoforte può
automaticamente trasformarsi in rumore qualora generi un
insieme di note o funzioni armoniche sgradevoli al nostro
orecchio.
Per far si che si produca suono da poter utilizzare in ambito
esecutivo-musicale, la musica in generale si serve principalmente
di corde tese (chitarre, pianoforti, ecc.), lamine in metallo
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(glockenspiel, vibrafoni, ecc.), membrane tese (tamburi, timpani,


ecc.) e colonne d'aria, come accade nello strumento sul quale
questa tesina e' incentrata, ovvero il Saxofono.

1.3 Il Saxofono, o semplicemente “Sax”, nasce nel 1940


dall'inventore francese Adolf Sax, dal quale, come possiamo
facilmente e logicamente intuire, ne ereditò il nome; grazie alle
sue doti di duttilità musicale quali la praticità, l'estensione basata
su un registro vocale ne' esageratamente grave per quanto
riguarda i tagli più grandi ne' esageratamente acuto per quanto
riguarda quelli più piccoli ed il timbro da subito molto apprezzato,
il saxofono riuscì ad avere fin da subito un elevata approvazione
da parte del pubblico musicale praticante e non, anche se, per via
della sua tardiva nascita, non fù molto impiegato all'interno della
musica classica, ad eccezione di qualche rara opera come “Quadri
di Un Esposizione” del compositore Russo Modest Mussorgskij;
discorso completamente diverso viene fatto per quanto riguarda
generi musicali più recenti come il Jazz, attraverso il quale il
Saxofono riuscì a ritagliarsi un ruolo centrale, da vero e proprio
protagonista, segnandone la grande consacrazione a livello
musicale, ma anche diversi generi più “moderni” come il Rock o il
Pop. Abbiamo precedentemente detto, prima di affrontare questa
doverosa parentesi storica, che il Saxofono e' uno strumento
musicale che si serve di aria per poter produrre suono, esso e'
infatti collocato all'interno della sezione degli strumenti musicali
aerofoni e sfrutta il processo di vibrazione ed elasticità servendosi
di un ancia semplice (ovvero una sottilissima linguetta mobile che
si ricava dal legno della canna comune).

1.4 L'ancia costituisce il corpo vibrante responsabile della


produzione del suono negli strumenti che ne fanno uso; per essere
messa in vibrazione essa deve subire una forza esterna che le
faccia abbandonare lo stato di quiete, nel nostro caso si tratterà di
un flusso costante d'aria, il quale, una volta immesso all'interno
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dello strumento mediante l'apposito bocchino, andrà a mettere in


vibrazione l'ancia facendola vibrare in modo da produrre un
suono che andrà a propagarsi all'interno di tutto il corpo dello
strumento fino a proiettarsi verso l'esterno ed arrivare al nostro
apparato uditivo ed essere percepito.
Il principio di vibrazione che si ha nelle ance e' simile a quello che
si può osservare nei pendoli: se fissiamo un ancia al becco del
saxofono e le andiamo ad applicare una forza tale da farla vibrare
in modo periodico potremmo cogliere visivamente una serie di
velocissimi moti oscillatori del tutto simili a quelli del pendolo,
tenendo però in considerazione che la forza che dovremo andare
ad applicare per far si che essa abbandoni lo stato di quiete e'
direttamente proporzionale alla sua durezza, ovvero, maggiore
sarà lo spessore dell'ancia utilizzata per suonare e maggiore dovrà
essere la pressione della colonna d'aria immessa.
Le vibrazioni dell'ancia, come quelle del pendolo o delle corde,
obbediscono a diverse leggi fisiche, le quali ci dicono che più
queste saranno meno lunghe, più grandi e più dense, minore sarà
la frequenza del suono che produrranno, ovvero minori saranno le
oscillazioni al secondo che si andranno a generare; andremo ad
udire quindi un suono più grave rispetto a quello prodotto da
corde o ance più lunghe, meno grosse e meno dense. Non a caso,
riguardo questo aspetto, possiamo dire che al variare delle taglie
dei registri estensivi dello strumento variano anche le
caratteristiche dell'ancia: attenendoci a ciò che abbiamo appena
letto possiamo facilmente intuire come un Saxofono Baritono , il
quale ha un estensione decisamente grave dal punto di vista
vocale, monti un ancia sostanzialmente più spessa e grande
rispetto a quella che può essere ad esempio l'ancia utilizzata per
suonare un Saxofono Contralto, dal registro vocale più improntato
verso suoni acuti.
Per far si che l'aria immessa all'interno del Saxofono possa
trasformarsi in un corpo vibrante devono verificarsi le seguenti
condizioni:
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1) Deve essere contenuta in tubi o altri recipienti ristretti


formati da pareti rigide;
2) Questi tubi devono avere almeno una via di comunicazione
con l'aria esterna;

1.5 Per mettere in vibrazione l'aria già presente all'interno del


tubo sonoro sarà necessario immettere a nostra volta dell'altra
aria la quale, provocando un alternanza continua di compressioni
e dilatazioni, andrà a costringere l'aria interna a dei movimenti
vibratori ripetuti che produrranno il suono.
La parte d'aria che provoca le vibrazioni viene immessa nel tubo
sonoro attraverso una piccola apertura, detta imboccatura, la
quale va a servirsi di un ancia adattata ad una fenditura tagliata a
becco abbastanza larga da permettere la sua intera oscillazione.
Osservando il corpo in ottone del saxofono possiamo cogliere
quello che in gergo acustico viene definito come “tubo sonoro”, i
tubi sonori non sono altro che i corpi di un qualsiasi strumento
musicale aerofono la cui forma può variare tra cilindrica (flauto,
ottavino, clarinetto) e conica, come nel caso del saxofono. Nei tubi
a forma conica il diametro della base deve essere circa 4 volte più
grande rispetto alla sezione superiore e, le vibrazioni che hanno
luogo al loro interno, sono sottoposte alle seguenti leggi fisiche:

1) Il numero delle vibrazioni dipende dalla pressione dell'aria,


più essa sarà veloce più il suono sarà acuto, e viceversa.

2) La velocità delle vibrazioni dipende dalla grandezza


dell'apertura dalla quale viene immessa l'aria, più essa e'
piccola più le vibrazioni saranno veloci, di conseguenza il
suono sarà più acuto.
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3) La velocità delle vibrazioni dipende dalla grandezza del tubo


sonoro, più esso sarà grande maggiore sarà la quantità di aria
in esso contenuto, di conseguenza avremo la produzione di
un suono più grave.

Sax Contralto 64 cm, 2 kg circa. Sax Baritono 102 cm, 6,5 kg circa.
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Capitolo 2 – La Propagazione

Fino ad ora abbiamo spiegato il concetto generale di produzione


del suono applicandolo specificatamente al saxofono, andiamo
però ora a vedere quest'ultimo come fa a propagarsi nell'aria
circostante per poi giungere al nostro orecchio ed essere
percepito.

2.1 Partiamo dal presupposto che il suono non può propagarsi nel
vuoto; poiche' le vibrazioni dei corpi sonori possano essere da noi
percepite e' necessario un mezzo di propagazione ovviamente
elastico, che sia esso solido, liquido o gassoso, che le trasmetta
sino al nostro orecchio. Solitamente il mezzo di propagazione più
comunemente utilizzato e' l'aria: dalla sorgente sonora il
movimento oscillatorio genera una sorta di reazione a catena
mettendo in movimento tramite l'energia sprigionata le molecole
d'aria immediatamente circostanti, le quali trasmetteranno a loro
volta l'energia a quelle più vicine, e così di molecola in molecola,
propagandosi in maniera omnidirezionale fino alla completa
rarefazione dell'energia sonora.

2.2 Il suono giunge poi al padiglione esterno del nostro orecchio il


quale raccoglie e convoglia le onde all'interno della cavità
sottostante, dove vengono accolte da tre ossicini presenti al suo
interno chiamati rispettivamente martello, incudine e staffa, fino
ad essere trasmesso al nostro cervello, il quale, attraverso
l'elaborazione di impulsi nervosi, ci permetterà di percepire
praticamente il suono.

2.3 E' doveroso ed importante precisare che la propagazione del


suono varia al variare della densità del mezzo di propagazione,
ovvero, maggiore sarà la sua densità maggiore sarà la velocità di
propagazione.
Facendo un esempio pratico potremmo dire che un onda sonora si
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propagherà molto più velocemente all'interno dell'acqua a


discapito dell'aria poiche' la distanza che l'onda deve compiere tra
una molecola e l'altra e' minore per via della maggiore densità di
quest'ultima.

Capitolo 3 – Il Fenomeno dei Battimenti

3.1 Un altro aspetto importante dell'acustica che possiamo


riscontrare spesso sul sassofono e' quello del fenomeno dei
battimenti, il quale si verifica principalmente durante la fase di
accordatura con altri strumenti, che siano della stessa famiglia e
non, ma andiamo
con ordine e vediamo prima cosa c'e' alla base di questo
fenomeno.

3.2 Due moti vibratori, uguali per altezza, intensità e timbro,


possono differire tra di loro per la fase; essi possono trovarsi
infatti sia nella stessa fase di vibrazione iniziando
contemporaneamente il moto, sia in controfase, con ovviamente
delle differenze sostanzialmente opposte: quando due onde hanno
una fase uguale tra di loro esse generalmente tendono a sommarsi
creando un suono all'unisono il quale avrà il doppio dell'intensità
di quello iniziale, al contrario, qualora le due onde andranno a
mettersi in controfase l'una con l'altra, si genererà l'annullamento
totale del suono. In acustica questo processo fisico e' alla base di
quelle che vengono chiamate “interferenze sonore”.

3.3 Fenomeni analoghi a quelli delle interferenze sono proprio i


battimenti, risultanti dalla combinazione di due note suonate
all'unisono che però risultano non essere perfettamente intonate
tra di loro. Se mettiamo in vibrazione contemporaneamente due
corpi che vanno a produrre due suoni all'unisono, con una leggera
differenza di lunghezza d'onda l'uno con l'altro, in un primo
istante avvertiremo i due moti arrivare all'orecchio
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simultaneamente mentre, in un secondo momento, quasi


immediatamente, avvertiremo una diminuzione d'intensità del
suono, tutto questo si ripeterà ciclicamente per tutta la durata
dell'esecuzione del suono fino a quando l'intonazione tra i due
strumenti non verrà corretta.

3.4 Per ovviare a questo fastidioso problema, sul sax basterà


andare a modificare la posizione originale del bocchino, se il
suono dovesse risultare calante bisognerà tirare il becco un po' più
dentro, facendo si che la lunghezza d'onda si accorci, al contrario,
se il suono dovesse essere troppo crescente, basterà andare a
tirare fuori l'imboccatura dello strumento andando ad aumentare
la lunghezza d'onda per far produrre un suono meno acuto.
Concludiamo il nostro elaborato teorico andando a parlare anche
della collocazione strumentale del Saxofono;
Gli strumenti, lo sappiamo, son tanti, ognuno con diverse
peculiarità che li differenziano gli uni dagli altri, ma, se c'e' una
cosa che questi hanno in comune, essa e' la classificazione.
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Capitolo 4 – Le Famiglie

4.1 Esistono tre principali classi strumentali, stipulate tenendo


conto principalmente della natura del mezzo con cui il suono
viene generato.

4.2 Seguendo questa teoria andremo ad avere la seguente


classificazione:
I Classe: Strumenti a corde
II Classe: Strumenti a fiato
III Classe: Strumenti a percussione

Ognuna di queste classi ha una sorta di sottoinsiemi i più piccoli, i


quali servono a differenziare maggiormente gli strumenti che sono
compresi al loro interno. Noi, per ovvie ragioni, andremo ad
analizzare quella degli strumenti a fiato.
A questa classe appartengono tutti gli strumenti nei quali
l'elemento sonoro e' costituito dalla colonna d'aria rinchiusa
all'interno del tubo sonoro. Anche per questa classe, come
abbiamo già detto, e' necessaria una suddivisione per categorie,
tenendo conto del modo di produzione del suono.

4.3 Avremo quindi:

I Categoria: Strumenti a bocca


II Categoria: Strumenti ad ancia semplice
III Categoria: Strumenti ad ancia doppia
IV Categoria: Strumenti a bocchino
V Categoria: Strumenti a serbatoio d'aria

Il sassofono, visto il proprio modo di produzione del suono,


possiamo facilmente intuire che andrà a far parte della II
Categoria, composta dagli strumenti ad ancia semplice.
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4.4 La famiglia dei saxofoni può dirsi completa in tutti i suoi


elementi:

Sassofono Sopracuto in Sib


“” Acuto in Mib
“” Soprano in Sib
“” Contralto in Mib
“” Tenore in Sib
“” Baritono in Mib
“” Basso in Sib
“” Contrabbasso in Mib
Indice

Capitolo 1 – Il Suono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
1.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.2 Vibrazione dei Corpi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.3 Brevi Cenni Storici Del Saxofono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.4 Il Principio di Vibrazione nelle Ance . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.5 Il Principio di Vibrazione dell'Aria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Capitolo 2 – La Propagazione del Suono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
2.1 Propagazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.2 Come Viene Percepito Il Suono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.3 Velocità Di Propagazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Capitolo 3 – Il Fenomeno Dei Battimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
3.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.2 Il Fenomeno delle Interferenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.3 Il Fenomeno dei Battimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.4 Contromisure . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Capitolo 4 – Le Famiglie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
4.1 Introduzione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.2 Le Classi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.3 Le Categorie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.4 La Famiglia dei Saxofoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11

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