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Conservatorio di Musica “Lorenzo Perosi” (CB)

Triennio di Saxofono classico.

Fondamenti di acustica degli strumenti musicali e


della voce.

“I CONCETTI ALLA BASE


DELL'ACUSTICA APPLICATI AL
SAXOFONO.”

Relatore Studente
Prof.ssa Marcella Parziale Farrace Mirko

A.A. 2023/2024
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Il suono e' quel fenomeno fisico percepito come particolare
sensazione prodotta sull'organo dell'udito dalla rapida vibrazione
di un corpo, che sia esso solido, liquido o aereiforme, il quale deve
avere come proprietà prioritaria essenziale quella dell'elasticità,
poiche' in assenza di quest'ultima non sarebbe possibile il
verificarsi delle vibrazioni e, di conseguenza, non vi sarebbe
alcuna sorgente sonora da cui potrà scaturire l'energia necessaria
per mettere in moto il fenomeno fisico sopracitato.
Per vibrazione si intende un moto oscillatorio simile a quello
pendolare, ma molto più veloce, compiuto dalle molecole che
compongono il corpo sonoro; per far sì che un oggetto venga
messo in vibrazione devono coesistere due fattori di principale
importanza: deve esserci la presenza di una forza esterna che
solleciti il corpo dal primario stato di quiete e, come già detto,
quest'ultimo deve essere elastico, ovvero deve avere quella
specifica capacità che hanno i corpi di riprendere la primitiva
configurazione allorche' cessi la forza che ne ha dato origine alla
deformazione.
Quando queste vibrazioni si ripetono uguali nel tempo vengono
dette “periodiche” ed e' proprio da queste che si genera il suono; al
contrario, quando sono irregolari, vengono percepite al nostro
orecchio come rumore, anche se non sempre tra suono e rumore
vi e' una netta distinzione poiche' dev'essere tutto
contestualizzato in base alla circostanza in cui ci troviamo: ad
esempio il suono prodotto pigiando i tasti di un pianoforte può
automaticamente trasformarsi in rumore qualora generi un
insieme di note o funzioni armoniche sgradevoli al nostro
orecchio.
Per far si che si produca suono da poter utilizzare in ambito
esecutivo-musicale, la musica in generale si serve principalmente
di corde tese (chitarre, pianoforti, ecc.), lamine in metallo
(glockenspiel, vibrafoni, ecc.), membrane tese (tamburi, timpani,
ecc.) e colonne d'aria, come accade nello strumento sul quale
questa tesina e' incentrata, ovvero il Saxofono. Il Saxofono, o
semplicemente “Sax”, nasce nel 1940 dall'inventore francese Adolf
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Sax, dal quale, come possiamo facilmente e logicamente intuire,
ne ereditò il nome; grazie alle sue doti di duttilità musicale quali la
praticità, l'estensione basata su un registro vocale ne'
esageratamente grave per quanto riguarda i tagli più grandi ne'
esageratamente acuto per quanto riguarda quelli più piccoli ed il
timbro da subito molto apprezzato, il saxofono riuscì ad avere fin
da subito un elevata approvazione da parte del pubblico musicale
praticante e non, anche se, per via della sua tardiva nascita, non fù
molto impiegato all'interno della musica classica, ad eccezione di
qualche rara opera come “Quadri di Un Esposizione” del
compositore Russo Modest Mussorgskij; discorso completamente
diverso viene fatto per quanto riguarda generi musicali più recenti
come il Jazz, attraverso il quale il Saxofono riuscì a ritagliarsi un
ruolo centrale, da vero e proprio protagonista, segnandone la
grande consacrazione a livello musicale, ma anche diversi generi
più “moderni” come il Rock o il Pop. Abbiamo precedentemente
detto, prima di affrontare questa doverosa parentesi storica, che il
Saxofono e' uno strumento musicale che si serve di aria per poter
produrre suono, esso e' infatti collocato all'interno della sezione
degli strumenti musicali aerofoni e sfrutta il processo di
vibrazione ed elasticità servendosi di un ancia semplice (ovvero
una sottilissima linguetta mobile che si ricava dal legno della
canna comune). L'ancia costituisce il corpo vibrante responsabile
della produzione del suono negli strumenti che ne fanno uso; per
essere messa in vibrazione essa deve subire una forza esterna che
le faccia abbandonare lo stato di quiete, nel nostro caso si tratterà
di un flusso costante d'aria, il quale, una volta immesso all'interno
dello strumento mediante l'apposito bocchino, andrà a mettere in
vibrazione l'ancia facendola vibrare in modo da produrre un
suono che andrà a propagarsi all'interno di tutto il corpo dello
strumento fino a proiettarsi verso l'esterno ed arrivare al nostro
apparato uditivo ed essere percepito.
Il principio di vibrazione che si ha nelle ance e' simile a quello che
si può osservare nei pendoli: se fissiamo un ancia al becco del
saxofono e le andiamo ad applicare una forza tale da farla vibrare
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in modo periodico potremmo cogliere visivamente una serie di
velocissimi moti oscillatori del tutto simili a quelli del pendolo,
tenendo però in considerazione che la forza che dovremo andare
ad applicare per far si che essa abbandoni lo stato di quiete e'
direttamente proporzionale alla sua durezza, ovvero, maggiore
sarà lo spessore dell'ancia utilizzata per suonare e maggiore dovrà
essere la pressione della colonna d'aria immessa.
Le vibrazioni dell'ancia, come quelle del pendolo o delle corde,
obbediscono a diverse leggi fisiche, le quali ci dicono che più
queste saranno meno lunghe, più grandi e più dense, minore sarà
la frequenza del suono che produrranno, ovvero minori saranno le
oscillazioni al secondo che si andranno a generare; andremo ad
udire quindi un suono più grave rispetto a quello prodotto da
corde o ance più lunghe, meno grosse e meno dense. Non a caso,
riguardo questo aspetto, possiamo dire che al variare delle taglie
dei registri estensivi dello strumento variano anche le
caratteristiche dell'ancia: attenendoci a ciò che abbiamo appena
letto possiamo facilmente intuire come un Saxofono Baritono , il
quale ha un estensione decisamente grave dal punto di vista
vocale, monti un ancia sostanzialmente più spessa e grande
rispetto a quella che può essere ad esempio l'ancia utilizzata per
suonare un Saxofono Contralto, dal registro vocale più improntato
verso suoni acuti.
Per far si che l'aria immessa all'interno del Saxofono possa
trasformarsi in un corpo vibrante devono verificarsi le seguenti
condizioni:
1) Deve essere contenuta in tubi o altri recipienti ristretti
formati da pareti rigide;
2) Questi tubi devono avere almeno una via di comunicazione
con l'aria esterna;
Per mettere in vibrazione l'aria già presente all'interno del tubo
sonoro sarà necessario immettere a nostra volta dell'altra aria la
quale, provocando un alternanza continua di compressioni e
dilatazioni, andrà a costringere l'aria interna a dei movimenti
vibratori ripetuti che produrranno il suono.
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La parte d'aria che provoca le vibrazioni viene immessa nel tubo
sonoro attraverso una piccola apertura, detta imboccatura, la
quale va a servirsi di un ancia adattata ad una fenditura tagliata a
becco abbastanza larga da permettere la sua intera oscillazione.
Osservando il corpo in ottone del saxofono possiamo cogliere
quello che in gergo acustico viene definito come “tubo sonoro”, i
tubi sonori non sono altro che i corpi di un qualsiasi strumento
musicale aerofono la cui forma può variare tra cilindrica (flauto,
ottavino, clarinetto) e conica, come nel caso del saxofono. Nei tubi
a forma conica il diametro della base deve essere circa 4 volte più
grande rispetto alla sezione superiore e, le vibrazioni che hanno
luogo al loro interno, sono sottoposte alle seguenti leggi fisiche:
1) Il numero delle vibrazioni dipende dalla pressione dell'aria,
più essa sarà veloce più il suono sarà acuto, e viceversa.
2) La velocità delle vibrazioni dipende dalla grandezza
dell'apertura dalla quale viene immessa l'aria, più essa e'
piccola più le vibrazioni saranno veloci, di conseguenza il
suono sarà più acuto.
3) La velocità delle vibrazioni dipende dalla grandezza del tubo
sonoro, più esso sarà grande maggiore sarà la quantità di aria
in esso contenuto, di conseguenza avremo la produzione di
un suono più grave.

Sax Contralto 64 cm, 2 kg circa. Sax Baritono 102 cm, 6,5 kg circa.
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Fino ad ora abbiamo spiegato il concetto generale di produzione
del suono applicandolo specificatamente al saxofono, andiamo
però ora a vedere quest'ultimo come fa a propagarsi nell'aria
circostante per poi giungere al nostro orecchio ed essere
percepito.
Partiamo dal presupposto che il suono non può propagarsi nel
vuoto; poiche' le vibrazioni dei corpi sonori possano essere da noi
percepite e' necessario un mezzo di propagazione ovviamente
elastico, che sia esso solido, liquido o gassoso, che le trasmetta
sino al nostro orecchio. Solitamente il mezzo di propagazione più
comunemente utilizzato e' l'aria: dalla sorgente sonora il
movimento oscillatorio genera una sorta di reazione a catena
mettendo in movimento tramite l'energia sprigionata le molecole
d'aria immediatamente circostanti, le quali trasmetteranno a loro
volta l'energia a quelle più vicine, e così di molecola in molecola,
propagandosi in maniera omnidirezionale fino alla completa
rarefazione dell'energia sonora. Il suono giunge poi al padiglione
esterno del nostro orecchio il quale raccoglie e convoglia le onde
all'interno della cavità sottostante, dove vengono accolte da tre
ossicini presenti al suo interno chiamati rispettivamente martello,
incudine e staffa, fino ad essere trasmesso al nostro cervello, il
quale, attraverso l'elaborazione di impulsi nervosi, ci permetterà
di percepire praticamente il suono. E' inoltre doveroso ed
importante precisare che la propagazione del suono varia al
variare della densità del mezzo di propagazione, ovvero, maggiore
sarà la sua densità maggiore sarà la velocità di propagazione.
Facendo un esempio pratico potremmo dire che un onda sonora si
propagherà molto più velocemente all'interno dell'acqua a
discapito dell'aria poiche' la distanza che l'onda deve compiere tra
una molecola e l'altra e' minore per via della maggiore densità di
quest'ultima.
Un altro aspetto importante dell'acustica che possiamo riscontrare
spesso sul sassofono e' quello del fenomeno dei battimenti, il
quale si verifica principalmente durante la fase di accordatura con
altri strumenti, che siano della stessa famiglia e non, ma andiamo
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con ordine e vediamo prima cosa c'e' alla base di questo fenomeno
Due moti vibratori, uguali per altezza, intensità e timbro, possono
differire tra di loro per la fase; essi possono trovarsi infatti sia
nella stessa fase di vibrazione iniziando contemporaneamente il
moto, sia in controfase, con ovviamente delle differenze
sostanzialmente opposte: quando due onde hanno una fase uguale
tra di loro esse generalmente tendono a sommarsi creando un
suono all'unisono il quale avrà il doppio dell'intensità di quello
iniziale, al contrario, qualora le due onde andranno a mettersi in
controfase l'una con l'altra, si genererà l'annullamento totale del
suono. In acustica questo processo fisico e' alla base di quelle che
vengono chiamate “interferenze sonore”. Fenomeni analoghi a
quelli delle interferenze sono proprio i battimenti, risultanti dalla
combinazione di due note suonate all'unisono che però risultano
non essere perfettamente intonate tra di loro. Se mettiamo in
vibrazione contemporaneamente due corpi che vanno a produrre
due suoni all'unisono, con una leggera differenza di lunghezza
d'onda l'uno con l'altro, in un primo istante avvertiremo i due moti
arrivare all'orecchio simultaneamente mentre, in un secondo
momento, quasi immediatamente, avvertiremo una diminuzione
d'intensità del suono, tutto questo si ripeterà ciclicamente per
tutta la durata dell'esecuzione del suono fino a quando
l'intonazione tra i due strumenti non verrà corretta. Per ovviare a
questo fastidioso problema, sul sax basterà andare a modificare la
posizione originale del bocchino, se il suono dovesse risultare
calante bisognerà tirare il becco un po' più dentro, facendo si che
la lunghezza d'onda si accorci, al contrario, se il suono dovesse
essere troppo crescente, basterà andare a tirare fuori
l'imboccatura dello strumento andando ad aumentare la
lunghezza d'onda per far produrre un suono meno acuto.
Concludiamo il nostro elaborato teorico andando a parlare anche
della collocazione strumentale del Saxofono;
Gli strumenti, lo sappiamo, son tanti, ognuno con diverse
peculiarità che li differenziano gli uni dagli altri, ma, se c'e' una
cosa che questi hanno in comune, essa e' la classificazione.
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Esistono tre principali classi strumentali, stipulate tenendo conto
principalmente della natura del mezzo con cui il suono viene
generato. Seguendo questa teoria andremo ad avere la seguente
classificazione:
I Classe: Strumenti a corde
II Classe: Strumenti a fiato
III Classe: Strumenti a percussione

Ognuna di queste classi ha una sorta di sottoinsiemi i più piccoli, i


quali servono a differenziare maggiormente gli strumenti che sono
compresi al loro interno. Noi, per ovvie ragioni, andremo ad
analizzare quella degli strumenti a fiato.
A questa classe appartengono tutti gli strumenti nei quali
l'elemento sonoro e' costituito dalla colonna d'aria rinchiusa
all'interno del tubo sonoro. Anche per questa classe, come
abbiamo già detto, e' necessaria una suddivisione per categorie,
tenendo conto del modo di produzione del suono. Avremo quindi:

I Categoria: Strumenti a bocca


II Categoria: Strumenti ad ancia semplice
III Categoria: Strumenti ad ancia doppia
IV Categoria: Strumenti a bocchino
V Categoria: Strumenti a serbatoio d'aria

Il sassofono, visto il proprio modo di produzione del suono,


possiamo facilmente intuire che andrà a far parte della II
Categoria, composta dagli strumenti ad ancia semplice.
La famiglia dei saxofoni può dirsi completa in tutti i suoi elementi:

Sassofono Sopracuto in Sib


“” Acuto in Mib
“” Soprano in Sib
“” Contralto in Mib
“” Tenore in Sib
“” Baritono in Mib
“” Basso in Sib
“” Contrabbasso in Mib

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