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LA MUSICA DEI NERI

GLI SPIRITUAL

Lo spiritual, o jubilee, è una musica afro-americana, usualmente con testo religioso cristiano.

La parola stessa equivale ad "interiore", ovvero l'espressione di un'anima, il canto di un popolo, il


popolo afro-americano che descrive le proprie sofferenze sognando la libertà.

Nel XVII secolo, molti neri delle coste africane furono strappati con violenza dalla loro terra
d'origine per essere venduti come “bestie da lavoro”. Furono incatenati su centinaia di navi (le
famose navi "neriere") e trasportati nel Nuovo Mondo soprattutto nelle grandi piantagioni del Sud
degli Stati Uniti. Per più di due secoli (fino a metà Ottocento) gran parte dell’economia americana
si basò sull’importazione forzata di manodopera dall’Africa.

Gli schiavi sopravvissuti alla tratta, una volta comprati dai padroni bianchi, venivano deportati nelle
grandi piantagioni di cotone e costretti a vivere e a lavorare in condizioni disumane: furono privati
di dignità, umiliati, linciati ed emarginati, e costretti a rinunciare ad un bene d'immenso valore
come la libertà.
Gli schiavi Neri d’America, nonostante il forte legame con la musicalità e la tipicità della religione
africana, non potevano professare la propria religione di origine e furono costretti dai padroni
bianchi a frequentare le Chiese Americane. I padroni volevano sfruttare questo momento per
insegnare la resistenza alle sofferenze e l’importanza di obbedire agli ordini, ma in realtà la
Religione e la Teologia Cristiana diventarono per i neri d’America un vero e proprio
strumento di liberazione.

Attraverso la Chiesa, infatti, gli schiavi ottennero la possibilità di incontrarsi al di fuori della loro
condizione sociale e di conoscere importanti avvenimenti che toccarono e condizionarono
profondamente il loro animi. Gli schiavi conobbero le sofferenze e le persecuzioni che il popolo
ebraico dovette sopportare da parte dei faraoni e si sentirono molto vicini agli ebrei proprio perché
avevano passato le stesse esperienze. Trovarono corrispondenza tra i tormenti, le attese e le certezze
dell’Ebreo in cerca della Terra Promessa, con le loro sofferenze per la ricerca della pace e della
libertà.

Di fronte alla liberazione del popolo d’Israele dalla mano degli egiziani grazie ad un Dio che
infondeva fede, gioia e speranza, gli schiavi capirono che anche loro, attraverso quello stesso Dio,
avrebbero potuto raggiungere la tanto attesa libertà. Iniziarono così ad avvicinarsi alla religione
Cristiana e ben presto si convertirono completamente al protestantesimo: sostituirono i loro dei
con il Dio cristiano ed i loro eroi con i grandi personaggi Biblici del popolo d’Israele.

La loro disperazione si trasformò in una forza interiore nuova e trovarono l'unica


consolazione nella religione.

La presa di contatto con i valori e la cultura del Cristianesimo si riscontrò anche nella tradizione
musicale. In Africa, musica e danza venivano praticate quasi senza interruzione: erano l'espressione
della religiosità africana, tanto che ogni evento della comunità era scandito dalla danza rituale e dal
suono degli strumenti a percussione, a corda e a fiato; i ritmi e le melodie potevano esprimere
pensieri ed emozioni. Inevitabilmente la tradizione musicale africana fu una delle realtà che gli
schiavi neri portarono nelle Americhe diventando uno dei pochi elementi di certezza per tutti quegli
uomini e donne che, sottratti improvvisamente al proprio ambiente, si ritrovarono proiettati in una
realtà drammaticamente diversa. I riti africani dei Neri si unirono pertanto ai temi della religione dei
Bianchi e portarono alla nascita di una nuova musica, che fu definita “Negro Spiritual” ovvero un
nuovo canto religioso, una rielaborazione degli inni europei arricchiti dai colori e dai ritmi africani.
La “musica nera” definita come musica religiosa che unisce gioia e tristezza, amore e odio, fede e
disperazione, diede agli Schiavi Neri d'America la forza per sopravvivere nella loro difficile
condizione sociale.

Gli schiavi, però, avevano la possibilità di incontrarsi per i servizi religiosi solo nelle chiese ma in
quella sede i padroni bianchi non gli concedevano di suonare i tamburi come avveniva in Africa.
Uno dei traumi che gli schiavi dovettero subire negli Stati Uniti fu la proibizione di danzare durante
i riti religiosi, cosa che appariva sconveniente ai Puritani inglesi. Conseguentemente gli schiavi
iniziarono a riunirsi segretamente nelle campagne, dove ascoltavano i predicatori itineranti che
cantavano spiritual per ore. La musica infatti, rappresentava per gli schiavi Neri d'America il solo
conforto ed il solido sostegno ai tormenti fisici e morali subìti.

I primi spiritual, chiamati canzoni del grano, risalgono alla fine del 1700 quando gli schiavi neri
d’America cominciarono a cantarli soprattutto nelle zone rurali di lavoro.

I testi degli spiritual erano legati alla vita degli schiavi, erano ispirati dal messaggio di Gesù Cristo e
dalla sua Buona Novella (il Vangelo) della Bibbia, “Tu puoi essere salvato”.

Molti schiavi in città e nelle piantagioni chiamarono la campagna “la mia casa” o “Dolce Canaan, la
Terra Promessa”, poiché essa rappresentava il luogo dove potevano sentirsi maggiormente liberi: ad
esempio il fiume “Giordano” cui si fa spesso riferimento nei testi spiritual è in realtà la riva nord del
fiume Ohio.

Alcuni spiritual facevano riferimento alla Underground Railroad (UGRR), un’organizzazione che
aiutava gli schiavi a fuggire. La fuga era molto pericolosa ed avveniva prima percorrendo il letto dei
fiumi e poi saltando sulle carrozze che si fermavano in alcune “stazioni”. Nacquero così, spirituals
come “Wade in the Water”, “The Gospel Train” e “Swing Low, Sweet Chariot”.

Dopo un primo periodo, in cui la musica accompagnava e sosteneva la gente nera solo nelle segrete
riunioni rurali, fu concesso loro di cantare anche durante il faticoso lavoro nei campi di cotone
(work songs). Fu allora che nelle piantagioni il canto intonato spontaneamente da una sola persona,
lentamente coinvolgeva tutti i braccianti e le voci erano accompagnate dal battere delle mani, dal
battere del piede per terra e dal suono di qualsiasi oggetto improvvisato fra cui oggetti di cucina,
tinozze, manici di scopa. Questi canti descrivevano la vita giornaliera degli schiavi, con le loro
fatiche e il loro sogno di libertà; ma rappresentavano anche, come nella terra d'origine, un
importante ed essenziale mezzo di comunicazione.
LA MUSICA NERA DIVENTA CRISTIANA

Quando nel 1865 la schiavitù fu abolita, ai Neri fu permesso di frequentare


le scuole e di laurearsi. Una delle prime università per africani di America,
la Fisk University di Nashville (Tennessee), fu sostenuta con fondi che
educatori e studenti raccolsero girando il Nuovo Mondo e l’Europa cantando
gli spiritual neri (Fisk Jubilee Singers).

Gli studenti e gli educatori portarono la musica nata all’interno delle Chiese di campagna e nei
campi di lavoro, al di fuori delle riunioni rurali; la musica nera varca i confini delle piantagioni ed
incontra le tradizioni musicali di origine europea.

I bianchi accolsero questa nuova forma musicale con curiosità, simpatia e talvolta ammirazione:
alcune Chiese cittadine diventarono addirittura eredi e simbolo delle grida e degli applausi delle
canzoni e dei balli ritmici della musica africana.

Le melodie, accompagnate dalle danze e dal battere delle mani e dei piedi, dall'uso di tamburelli,
percussioni o da strumenti improvvisati come nelle prime e ormai vecchie canzoni del grano,
diventarono l'espressione della fede di un popolo, un popolo che ritrovò nell'avvenimento cristiano
la fonte della libertà per l'uomo.

Non più solo angoscia e sgomento per le condizioni fisiche e morali, ma fede e speranza che le
fatiche ed il dolore possano alla fine cessare.

La musica Negro Spiritual diventò sempre più importante e conosciuta: dall’essere una musica
rurale accompagnata principalmente dal battere delle mani, diventò una musica urbana arricchita da
nuovi strumenti musicali: percussioni e fiati presto presero il sopravvento sulle voci portando
ancora una volta alla nascita di nuovi generi musicali.

Dalle semplici canzoni del grano degli Schiavi Neri d'America, nacque una nuova musica, definita
musica afro-americana, alla base della musica Jazz, Blues, Negro-Spiritual e Gospel.

Le nuove melodie ispirate alla Bibbia e al Vangelo come negli Spiritual, ma arricchite da musiche e
sonorità decisamente originali, furono definite canzoni Gospel, ossia canzoni del Vangelo (Gospel
significa infatti Vangelo). Il genere Gospel pertanto non fu altro che un’evoluzione dello Spiritual,
l’espressione di un genere di musica religiosa, i cui testi di carattere soggettivo ed esortativo, erano
generalmente interpretati da un solista e centrati su un unico tema, come la conversione, la salvezza
e la ricerca della spiritualità.

A livello musicale l'essenza degli spiritual presenta queste caratteristiche:

- ripetizione - la melodia è breve e semplice e durante tutta la canzone incontra pochissime


variazioni. Anche il testo cantato rimane invariato, da una strofa all'altra, cambiano solo
alcune parole o brevi frasi;
- ritmo - cadenzato tenuto con piedi, mani o semplici percussioni improvvisate (bastoni,
strumenti di lavoro);
- schema “Call and Response” (chiamata-risposta) ovvero alternanza tra la voce del solista e
la risposta di un coro che ripete la stessa frase del solista o una frase standard - dialogo fra
un singolo e il gruppo che gli risponde in questa cosiddetta forma responsoriale o
antifonale (il solista propone una melodia a cui il coro risponde);
- testi e musica popolari ovvero non avevano cioè un autore conosciuto;
- testi di angoscia e sofferenza di un popolo schiavo che cerca, attraverso i nuovi valori
cristiani, una spiritualità che allevi quelle fatiche e che li conduca alla salvezza e alla libertà;

L’EVOLUZIONE DEGLI SPIRITUAL

Gli Spiritual erano i canti delle piantagioni di cotone, a cui i neri erano spesso adibiti, ma erano
anche stati i primi canti sulle “navi negriere”, parole senza musica che venivano intonate nel
silenzio della notte e che spesso coprivano canti e grida.

Degli Spiritual dei primi anni del ‘700 se ne è persa quasi del tutto memoria. Erano canti non scritti,
ognuno nel proprio dialetto africano, parole di rabbia e di dolore contro i padroni bianchi, desiderio
di tornare alla propria terra, e pianto sui cari che non avrebbero più rivisto. Erano accompagnati dal
battito delle mani o, al massimo, dall’armonica di un marinaio guidato dal loro stesso ritmo. Gli
ultimi risalgono alle piantagioni di cotone della fine del ‘700, ma profondamente modificati nella
trama interpretativa: essi venivano utilizzati per scandire il tempo durante la raccolta del cotone, o
anche per segnare i confini del terreno da lavorare. C’era una voce solista che intonava semplici
parole sul colore del cielo, sul canto degli uccellini, e sul dolce ritorno alle carezze della moglie a
casa, la sera, e tutti gli altri ripetevano in coro. 

Alla fine dell’800, tuttavia, il vero Spiritual Afro sparì, per lasciare il posto ad un tipo di Canto-
preghiera che aveva già risentito parecchio dell’influenza della religione Cattolica e Protestante.
Pochissimi neri ricordavano ancora la religione dei loro Padri, in genere animista o musulmana, e il
ricalcare l’Inno Cristiano diviene ora quasi assoluto. Il nuovo periodo viene definito “Spiritual
Renaissance”. Dal canto di dolore e di ribellione sommersa si passò quindi ad un canto in cui la
sofferenza si sublimava ed assumeva un significato di liberazione, se inquadrata in una dimensione
più spirituale. Diversamente da ciò che potrebbe sembrare, l’adesione completa al messaggio
Cristiano per il nero è vera e sincera, e diviene baluardo contro le ingiustizie della realtà umana. Il
Cristo è un Maestro che aiuta a difendersi dalla schiavitù e a recuperare la propria dignità di
UOMINI. Dallo Spiritual nero al canto Gospel il passaggio è quasi automatico. Ma, nei primi
decenni del ‘900, anche il jazz ne fu profondamente influenzato.

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