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di Stefano Zenni
presente stimola nuove riletture e interpretazioni del passato. Lo stato attuale della
linsieme delle musiche doggi invita a riflettere su incontri tra culture diverse,
fusione tra stili e generi, trasformazioni lungo rotte geografiche globali: unoccasione
opportunit1. Eppure non sono pochi gli agganci possibili, i varchi che collegano
sicuro della conoscenza settoriale per scoprire percorsi pi ricchi e complessi, dove i
Linfluenza della Africa sulla storia della musica globale ancora tutta da
partire dallAfrica circa 100.000 anni fa, quando Homo sapiens sapiens cominci a
Neolitico agricolo abbia portato la monodia in tutta Europa, salvo in quelle aree
isolate, come le montagne, o dominate dai popoli del mare come i Fenici; e come
tutta la civilt del Mediterraneo fosse permeata da una estetica africana della musica e
della danza che ha influenzato la civilt egizia, greca e romana, almeno fino al
berbero Annibale; e poi, oltre alla Sicilia, alla Puglia e alla Campania, concentrarsi
sulla Spagna meridionale conquista dai berberi nel 711 e riconquistata dagli
dellAfrica nera come strumenti di musica e di guerra. Nel XVI secolo, partendo
marchio indelebile sulla concezione formale, armonica e ritmica della musica colta.
Si tratta di una storia che costringe a ripensare lapporto delle civilt orali alla
sola delle danze citate, la sarabanda, una forma musicale che i manuali scolastici
risultato di uno scambio triangolare tra Africa, Europa e Caraibi. Gli spagnoli
acquistavano schiavi dai portoghesi, che a loro volta li prendevano dalle coste del
spagnoli che li deportavano a Cuba. Questo commercio dur almeno fino al 1522
quando La Espaola fu messa a ferro e fuoco da una rivolta capeggiata dai Wolof,
Carlo V promulg nel 1526 un editto nel quale proibiva lacquisto di schiavi
islamizzati, provenienti da terre a maggioranza islamica, in particolare i Gelofes,
arrivare schiavi Congo di lingua bantu. Come ha notato Ned Sublette, a causa della
quella massa critica che sarebbe stata necessaria per laffermazione di una prima
presenza musicale del suono del Sahel islamizzato (che caratterizza cos
I nuovi schiavi portarono nuove lingue, musiche e culture. E con il loro arrivo che
darte africana Robert Farris Thompson, essa deriva dallunione di nsala (grosso
divenne zarabanda, che nella religione Congo a Cuba indica lo spirito (mpungu) che
detiene il segreto del ferro, il fabbro stregone e guerriero. Nsala-banda anche una
sorta di abito magico, realizzato durante una specifica cerimonia, durante la quale si
Come a Cuba, anche a Siviglia fin dal XV secolo una vera enclave africana in
nella festa del Corpus Christi a maggio: se ne ha notizia a Cuba fin dal 1573. Tra il
prima a Siviglia poi in tutta la Spagna. Era una danza esplicitamente sessuale
appartenente alla famiglia delle danze africane nelle quali, seguendo la
classificazione di Alan Lomax, il bacino fa da snodo dei movimenti del corpo. Cos la
scuotimento del corpo Sebbene siano agitate tutte le parti del corpo, sono le braccia
musicisti, danzatori.
!
Nella culture musicali africane non esiste il concetto di battuta, che peraltro alla
fine del Cinquecento era ad uno stato embrionale anche in Europa. La pulsazione di
lesistenza della battuta e una normativa di tempi forti e deboli, pertanto estraneo a
dopo quella danza, entrata nelle corti europee dove rallenta e si raffredda, perder
con essa altre danze come la fola, la chacona e la passacaglia. Tutte erano di sicura
origine afrocaraibica: avevano in comune un ostinato del basso, cicli ritmici ripetitivi,
movimenti di danza africani e struttura a tema con variazioni. Inoltre tutte avevano un
marcato andamento accordale. Questi tratti, estranei alla tradizione musicale europea,
destinato a diventare tre secoli dopo lasse portante della canzone americana,
repertori era talmente diffusa che tra la fine del Cinquecento e linizio del
classica intavolatura, nel quale laccordo era concepito come blocco sonoro
ubiquo nella musica nera di tutte le epoche e latitudini (Caraibi, jazz, samba,
tango ecc.).
nelle quali il bacino funge da snodo per i movimenti indipendenti del busto e
delle gambe.
!
Non difficile trarre le conseguenze. Lapparizione delle danze afroamericane
nella seconda met del Cinquecento fu il risultato di una influenza triangolare tra
nella condotta ostinata del basso, nella tendenza contrametrica dei ritmi, nelle figure
popolari afroamericane. Nella musica colta essa si affermer gradualmente nel corso
Rameau pubblicato nel 1722. Non solo: tra XVI e XVII secolo si pongono le basi di
uninfluenza altrettanto pervasiva nel XX secolo. Una relazione questa che supera
una visione eurocentrica della storia della musica ormai insostenibile, scardina la
consueta cronologia diacronica e apre prospettive nuove nelle relazioni tra musiche
Stefano Zenni
1 Si pensi alla clamorosa occasione mancata del volume Novecento dellEnciclopedia della musica,
a cura di Jean-Jacques Nattiez, Einaudi, Torino 2001.
2 E a Marcello Piras, cui questo saggio ampiamente debitore, che si deve il lavoro in fieri di una
sintesi del genere. Quanto segue fa riferimento tra laltro a Alan Lomax, Folk Song Style and
Culture, American Association of the Advancement of Science, s.l. 1968 (rist. Transaction
Publishers, New Brunswick, 2000), Marcello Piras, Africa: il battito cardiaco del mondo, daQui,
marzo 1997, p. 181-194, Marcello Piras, Il ponte: una riconsiderazione della storia della musica in
Italia da una prospettiva africana, intervento al convegno internazionale di studi Africa, culla della
musica, Prato, 5 marzo 2005 a cura della SIdMA Societ Italiana di Musicologia Afroamericana,
Fondazione Teatro Metastasio e Piacenza Jazz Club. Atti di prossima pubblicazione su Ring Shout.
Rivista di Studi Musicali Afroamericani.
3 Ned Sublette, Cuba and its Music, Chicago Review Press, Chicago 2004, p. 77.
4 Robert Farris Thompson, intervistato da Ned Sublette e riportato in op. cit, p. 53
5 Robert Farris Thompson, Flash of the Spirit, Random House, New York 1983, p. 110.
6Sebeastin de Covarrubias Orozco, Tesoro de la lingua castellana o espaola, Editorial Castilla,
Madrid 1611, cit. in N. Sublette, op. cit., p. 78.
7 Su questi manuali cfr Massimo Preitano, Gli albori della concezione tonale: aria, ritornello
strumentale e chitarra spagnola nel primo Seicento, Rivista Italiana di Musicologia, XXIX, 1,
1994, p. 27-88.