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RECENSIONE “NARCISO E BOCCADORO” DI HERMAN HESSE

“Narciso e Boccadoro” è un romanzo del noto autore Tedesco Herman Hesse (1877-1962), esso fu pubblicato per la
prima volta nel 1930, in Italia i diritti sulla pubblicazione appartengono alla casa editrice Mondatori. Herman Hesse
nato a Claw nel Luglio 1877 è stato un celebre scrittore, poeta, filosofo e pittore tedesco nel 1946 vinse il premio Nobel
per la letteratura, durante la sua vita Hesse fu molto riservato e si interessò, come suo padre e suo nonno prima di lui
alla cultura orientale, negli anni venti si trasferì a Montagnola dove morì di leucemia nel 1962. Durante la sua vita
letteraria che va dal 1904 fino alla sua morte, Herman Hesse ha pubblicato quindici raccolte di poesie e trentadue
romanzi, queste opere rispecchiano il suo interesse per lo spiritualismo, il misticismo e per la filosofia orientale infatti
il suo romanzo Siddhartha del 1922 nasce proprio dopo il suo viaggio in India.

Il romanzo “Narciso e Boccadoro” tratta della vita del giovane Boccadoro che viene portato dal padre nel convento di
Maulbronn, quando arriva nel convento Boccadoro un fanciullo ingenuo dai riccioli biondi è convinto che la sua vita
sarà dedicata a Dio e alla religione, infatti dalla morte della madre, della quale Boccadoro ricorda poco e niente,
l’unico genitore rimasto lo aveva convinto di questo, ma le sue certezze vacillano quando una ragazzina lo bacia
furtivamente e dentro di lui nasce una battaglia fra il cuore e la mente, fra l’istinto e il voto non scritto con Dio, ““Mai
più!” diceva impietosa la sua volontà. “Domani ancora!” supplicava il cuore singhiozzante”. In convento incontra un giovane
maestro, Narciso, che sarà un grande amico e figura di riferimento per Boccadoro, Narciso era particolarmente abile
nel leggere le persone e quando rivela al giovane Boccadoro prima che secondo lui non sarebbe mai diventato un
erudito o un uomo di chiesa ma al contrario un artista e poi gli fa “ricordare” sua madre, rimossa psicologicamente
dalla sua mente dal padre, Boccadoro ne rimane scioccato perché tutte le sue certezze cadono. Un giorno fuori dal
convento incontra la zingara Lisa che lo convince ad abbandonare il monastero e iniziare una vita da vagabondo. Da
quel momento la vita di Boccadoro è stata tutt’altro che facile, durante essa ha amato molte fanciulle, sposate e non: la
zingara Lisa; le figlie del cavaliere che lo aveva ospitato per imparare il latino, Lidia e Giulia; la figlia Elisabetta del
suo maestro Nicola; la giovane Lena che scappava dalla peste e poi ne è morta; la fanciulla ebrea Rebecca ed infine
aveva amato Agnese, la donna austera che lo aveva portato quasi alla morte, la moglie del governatore. Oltre alle
donne la vita di Boccadoro è stata caratterizzata dalla fame e dalla morte infatti aveva visto quest’ultima in prima
persona più volte, prima quando uccise il “compagno”, ladro, Vittore; poi quando con l’arrivo di ogni inverno il
freddo e la fame lo divoravano, poi con la peste aveva visto morire centinaia di persone nei vari villaggi; aveva ucciso
l’assalitore della sua amante Lena; aveva accudito Lena nei suoi ultimi giorni di vita; aveva visto morire l’ebrea
Rebecca e infine aveva scoperto la morte del suo maestro Nicola, ma aveva guardato la morte in faccia per davvero
solo una volta in quella notte in cui era sicuro di dover morire a causa della “relazione” con Agnese. Alla fine questa
condanna lo aveva riportato dall’amico Narciso che lo aveva conosciuto per primo nella sua natura di artista e che era
stato nel suo cuore durante tutto il suo viaggio, e al quale aveva dedicato la sua migliore opera, il Giovanni. Narciso
riconosce Boccadoro per il quale prova ancora un grande affetto e decide di salvarlo dandogli, come abate Giovanni,
la grazia. Tornato al monastero Boccadoro si dedica per qualche anno alla sua vita d’artista trovando anche un fedele
aiutante, Eric, ed infine dopo un’ultima avventura di un estate Boccadoro torna per l’ultima volta malato al
monastero dove morirà fra l’amore dell’amico e la consapevolezza che dopo la morte si sarebbe riunito con la donna
più importante della sua vita, sua madre, infatti le sue ultime parole sono state queste «Ma come vuoi morire un giorno,
Narciso, se non hai una madre?».

Nel romanzo di formazione i personaggi fondamentali sono due, Narciso, che è colui che con le sue rivelazioni fa
iniziare il processo di formazione di Boccadoro, che lo accompagna durante tutto il suo viaggio e che non lo
abbandona mai neanche alla sua morte; e ovviamente Boccadoro, del quale vediamo la crescita e la formazione
dall’inizio alla fine della sua vita.
Lo scrittore predilige periodi molto lunghi e ricchi di subordinate che rendono la lettura lenta, prevalgono inoltre le
sequenze descrittive e riflessive mentre sono poche le sequenze dialogiche o narrative. Il lessico ovviamente è
ricercato e consono al periodo storico in cui è stato scritto il libro, ossia all’inizio del ‘900. La caratterizzazione dei
personaggi avviene in modo naturale durante la narrazione soprattutto perché il personaggio di Boccadoro si evolve
durante il romanzo. Il romanzo di formazione che tratta la vita di Boccadoro, ha una struttura ad anello infatti inizia
e finisce, come la sua vita, al monastero di Maulbronn, quando Boccadoro entra per la prima volta al monastero è un
giovane fanciullo, ingenuo, fedele ai voleri del padre e convinto di aver fatto un voto non scritto con Dio mentre alla
fine della sua vita Boccadoro rientra nel monastero come un vecchio, invecchiato dai viaggi, dalle sofferenze, dai
dolori e dalla vita da vagabondo, con i capelli che una volta erano di un biondo acceso diventati grigi, con quegli
occhi che una volta erano vivaci ora spenti e circondati da rughe ma soprattutto con nuove consapevolezze, acquisite
tramite la sua arte e le sue opere che lo avevano portato a diventare un uomo maturo, come dice lui stesso “Finora mi
sembrava di essere troppo piccino, mi sentivo già abbastanza umiliato davanti a te. Ora va meglio, ora ho il mio lavoro e non sono
più una nullità”.
Dell’opera di Herman Hesse mi ha colpito il fatto che ha deciso di trattare temi ancora innovativi per l’epoca, come il
sesso fuori dal matrimonio o la realtà della vita da vagabondo, il romanzo mi è piaciuto molto perché la lettura
risultava piacevole anche se i periodi erano lunghi e complessi e perché durante la lettura mi sono sentita vicina a
Boccadoro in ogni fase della sua vita. Infine mi ha affascinata il modo in cui Hesse ha trattato molti argomenti
psicologici riguardanti le relazioni umane (come quella platonica fra Narciso e Boccadoro o quella fra Boccadoro e le
donne) ma soprattutto il contrasto fra natura (rappresentata da Boccadoro) e spirito (rappresentato da Narciso) nella
ricerca della verità ed infine l’accettazione del fatto che non si potrà mai essere pienamente soddisfatti a meno che
non si accetti completamente il proprio essere e la propria natura, questa ricerca che è il fulcro del libro risulta ancora
oggi un “problema” attuale.

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