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Molecole di
Batterio antigeni
Cellula estranea Foro
Macrofago
La struttura fondamentale delle IgG consiste di due catene leggere identiche L
(in blu) e di due catene pesanti identiche H (in giallo e ciano), legate insieme
da ponti disolfuro (in rosso ).
STRUTTURA DI UNA MOLECOLA ANTICORPALE
• 2 catene leggere identiche (L, light, 220 aminoacidi)
• 2 catene pesanti identiche (H, heavy, 440 aminoacidi)
• A forma di Y rovesciata
• Ponti S-S fra le catene
• 2 siti di legame per Ag (bivalenti)
• Zona di riconoscimento per Ag o Fab (Fragment Antigen Binding) con
sequenza di aminoacidi relativamente variabile
• Zona costante o Fc (Fragment cristallizzabile) con sequenza di aminoacidi
relativamente costante
L’ibridoma che ne risulta contiene il patrimonio genetico di ciascuna cellula, i geni che
controllano la produzione di anticorpi specifici dalle cellule della milza e i geni che
permettono una indefinita proliferazione cellulare dalle cellule del mieloma.
Le cellule dell’ibridoma devono quindi essere separate e conservate in coltura.
Ciascun ibridoma clonato (separato e messo in cultura individualmente) produce
quindi uno specifico anticorpo (monoclonale), capace di reagire con il determinante
antigenico specifico che ha causato la sua formazione.
La generazione di cellule secernenti anticorpi monoclonali convenzionali si basa
sul modello murino e consente la produzione di cellule immortali (ibridomi)
secernenti anticorpi con specificità predeterminata
Sviluppo di anticorpi per uso terapeutico
La capacità di utilizzare clinicamente gli anticorpi deriva dallo sviluppo della tecnologia degli
ibridomi con cui vengono sviluppati da una singola cellula B di topo cloni cellulari che secernono
un solo tipo di anticorpo. Le applicazioni degli anticorpi monoclonali includono:
L’utilizzo di anticorpi monoclonali per la cura del cancro richiedeva un progresso tecnologico
ulteriore rispetto a quello richiesto per lo sviluppo degli anticorpi monoclonali. Gli anticorpi
monoclonali di topo sono riconosciuti come estranei dal sistema immunitario umano.
Ciò significa che essi stimolano una risposta immunitaria e vengono rapidamente neutralizzati e/o
distrutti. Pertanto, per renderli clinicamente efficaci, occorre trovare un mezzo per prevenire
questa risposta. La tecnologia del DNA ricombinante ha fornito la soluzione.
Gli anticorpi comprendono sia sequenze strutturali sia di riconoscimento dell’antigene.
Le sequenze strutturali formano la maggior parte dell’anticorpo e sono simili in tutti gli anticorpi
di una data specie animale, mentre le sequenze di riconoscimento dell’antigene differiscono a
seconda dell’antigene riconosciuto. Rimpiazzando le sequenze strutturali di un anticorpo
monoclonale murino con sequenze umane, è possibile produrre anticorpi monoclonali che sono
almeno per il 90% umani e non stimolano le reazioni di neutralizzazione che si verificano in
risposta agli anticorpi monoclonali murini.
Gli approcci utilizzati per produrre terapie basate su anticorpi diretti a questi bersagli possono
essere raggruppati come segue:
L’utilizzo di anticorpi monoclonali “nudi” o non coniugati per colpire i tumori e provocare effetti
diretti sulle cellule tumorali è il più semplice degli approcci anticorpo-mediati che sono stati
studiati. L’efficacia di questo tipo di terapia dipende da:
Queste caratteristiche assicurano che l’anticorpo monoclonale non colpisca o produca solo minimi
effetti sulle cellule sane, ma sopprima o uccida effettivamente le cellule tumorali. Alti livelli di
espressione antigenica da parte delle cellule tumorali aumentano sia la specificità di bersaglio
dell’anticorpo sia la sua l’efficacia, mentre la stabilità dell’antigene assicura che il bersaglio della
terapia sia sempre presente. L’alta affinità dell’anticorpo monoclonale per il suo bersaglio migliora
anche la specificità tumorale.
Anticorpi monoclonali di I-IV generazione
T. Gura. Therapeutic antibodies: Magic bullets hit the target. Nature 417, 584 - 586 (2002)
Anticorpi monoclonali approvati dalla FDA
(1996-2001)
(2nd LINE)
Anticorpi monoclonali umani (IV Generazione)
Tutti questi possono essere espressi in diversi sistemi inclusi i batteri, gli insetti , il lievito, le piante e
cellule di mammifero. Il metodo maggiormente utilizzato oggi per l’espressione dei framenti scFv è
quello in batteri E. coli.
Use of transgenic mice with human Ig genes
XenoMouse
In questo caso ad esempio, un anticorpo è allineato per gli anticorpi anti paratope per
l'antigene CD3 mentre il secondo, lo è con minore affinità, e si lega alle cellule T solo
quando l'altro si è legato alle cellule tumorali con l'antigene CD3 della cellula T attivata.
Viene in altri termini attivato dalla attivazione policlonale delle cellule T (attivazione
condizionale). In questo modo anche ad alte concentrazione di BiTE, in assenza di
cellule bersaglio, non è possibile che l'anticorpo attivi le cellule T.
Questo approccio terapeutico è oggetto di attive ricerche cliniche per la terapia dei
tumori.
Un esempio della tecnologia BiTE è il farmaco: Blinatumomab.
Il blinatumomab (Blincyto) un anticorpo monoclonale di tipo murino, il primo
appartenente ad una nuova classe di anticorpi bispecifici chiamati BiTE (bi-specific T-
cell engagers), che esercitano un'azione selettiva e dirigono il sistema immunitario
umano selettivamente contro le cellule tumorali.
Il blinatumomab riconosce gli antigeni CD19, presente sui linfociti B, e CD3, presente
sui linfociti T. Approvato nel 2014 è indicato in monoterapia per il trattamento di
adulti con leucemia linfoblastica acuta (LLA) da precursori delle cellule B, recidivante
o refrattaria, positiva per CD19, negativa per il cromosoma Philadelphia.
Anticorpi ingegnerizzati
Single-domain antibodies (sdAb) or Nanobodies
A single-domain antibody (sdAb), also known as a nanobody, is an antibody fragment
consisting of a single monomeric variable antibody domain. Like a whole antibody, it is
able to bind selectively to a specific antigen. With a molecular weight of only 12–15
kDa, single-domain antibodies are much smaller than common antibodies (150–160
kDa) which are composed of two heavy protein chains and two light chains, and even
smaller than Fab fragments (~50 kDa, one light chain and half a heavy chain) and
single-chain variable fragments (~25 kDa, two variable domains, one from a light and
one from a heavy chain).