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Bisogna ricordare che «le distruzioni di massa operata da Vespasiano e poi da Adriano spazzarono via tutti
gli archivi di Gerusalemme».
Occorre precisare che «chiunque abbia familiarità con la storia antica non dovrebbe turbarsi perché i dati
principali nella vita di Gesù sono approssimativi, lo stesso vale per la maggioranza dei personaggi storici
dell’epoca greco-romana. Le lamentele per la scarsità e la ambiguità delle fonti sono un tratto comune alla
maggior parte delle biografie degli imperatori romani». Flavio Giuseppe, ad esempio, non viene mai
nominato nelle fonti greche e romane, non c’è nessun testimone oculare per lui. Non conosciamo le date
di nascita e/o morte di Erode Antipa, di Ponzio Pilato, di Girolamo e degli imperatori Nerva e Traiano.
Quello che sappiamo con certezza di Alessandro Magno può essere raccolto in poche pagine (oltretutto
risalenti a 400 anni dopo la sua morte), così come per Socrate, la prima menzione di Erodoto risale a 100
anni dopo la morte.
TACITO
Lo storico e senatore romano Tacito (56/57-118 circa d.C.) attraverso la sua opera Annali, scritta tra il
115 e il 117 d.C., ha narrato la storia dell’Impero romano dalla morte di Augusto a quella di Nerone,
cioè dal 14 al 68 d.C. Ha utilizzato documenti ufficiali conservati negli archivi, memorie private di illustri
personaggi e fonti storiografiche. Come già accennato, l’opera è andata in parte perduta, lacune sono
evidenti anche nel VI libro nella parte dedicata agli anni 29-31 d.C. (periodo della messa a morte di
Gesù).
C’è un breve riferimento retrospettivo a Gesù quando Tacito accenna al tentativo di Nerone di
incolpare i cristiani per il grande incendio di Roma (64 d.C.): «Allora, per troncare la diceria, Nerone
spacciò per colpevoli e condannò ai tormenti più raffinati quelli che le loro nefandezze rendevano odiosi
e che il volgo chiamava cristiani. Prendevano essi il nome da Cristo, che era stato suppliziato ad opera
del procuratore Ponzio Pilato sotto l’impero di Tiberio: e quella funesta superstizione, repressa per breve
tempo, riprendeva ora forza non soltanto in Giudea, luogo d’origine di quel male, ma anche in Roma,
ove tutte le atrocità e le vergogne confluiscono da ogni parte e trovano seguaci» (Tacito, Annali, XV,44,
Einaudi 1968, p. 493,494).
PLINIO IL GIOVANE
Gaio Plinio Secondo (61-113 circa d.C.), nipote e figlio adottivo di Plinio il Vecchio, è stato uno scrittore
romano noto per la sua intensa corrispondenza (12 libri di lettere). Nel settembre 111 d.C. viene
nominato legale per la provincia della Bitinia (Asia Minore) con potere consolare e durante il suo
mandato tiene un fitto carteggio con l’imperatore Traiano (98-117 d.C.), al quale scrive per avere
consigli su ogni tipo di questione.
Una delle epistole, la X,96 scritta nel 112 d.C., riguarda la persecuzione contro i cristiani che la sua
carica gli impone di portare a compimento.
SVETONIO
Lo scrittore romano Svetonio (69/70 – 140 d.C.) fu contemporaneo di Tacito e ricoprì tre incarichi a
servizio dell’imperatore: archivista a studiis, preposto alla cura delle biblioteche imperiali e segretario
redattore della corrispondenza imperiale. Nella composizione dei suoi scritti attinge agli archivi
imperiali e verso il 120 d.C. scrive le biografie dei primi imperatore romani, da Augusto a Domiziano,
precedute dalla biografia di Giulio Cesare. Nel suo libro Vita dei Cesari, scritto attorno al 115 d.C., si
legge: «Poiché i Giudei si sollevavano continuamente su istigazione di un certo Cresto, li scacciò da
Roma» (Svetonio, Divus Claudius 25,4). Si accenna allo stesso episodio negli Atti degli Apostoli (cfr. At
18,2).
Il celebre oratore romano Marco Cornelio Frontone (100-168 d.C.) fu maestro di retorica
dell’imperatore Marco Aurelio e senatore e console nell’anno 143 d.C. Nel 162 (o 166) d.C. scrive
l’Orazione contro i cristiani di cui ci sono pervenuti soltanto alcuni riferimenti citati nell’apologia di
Minucio Felice, Octavius.
LUCIANO DI SAMOSATA
Luciano di Samosata (115 circa – 200 circa d.C.) fu uno scrittore satirico, scettico e ironico. Nel suo libro
La morte di Peregrino, scritta attorno al 170 d.C., fa riferimento ai cristiani narrando la storia di un
mascalzone (Proteo) che vive ingannando e sfruttando la gente, compresi i cristiani che descrive come
sciocchi e ingenui.