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I GENERI NELLA STORIA DELLA TELEVISIONE ITALIANA

Gli anni cinquanta (le origini)


Negli anni cinquanta, la televisione si rifà a generi, linguaggi e contenuti appartenenti ai media e
alle forme culturali precedenti (radio, cinema, teatro, carta stampata) e allo stesso tempo rielabora
e propone nuove formule. Cinema e teatro sono le forme che più hanno influenzato la televisione
italiana delle origini.
Si vanno creando generi nuovi, ottenuti partendo da un ripensamento/adattamento dei
modelli comunicativi ideati altrove, che si organizzano attorno a tre generi/funzione: informazione,
cultura, intrattenimento (ancora oggi presenti).
La RAI delle origini, orientata verso un obiettivo di educazione e addirittura di alfabetizzazione,
sviluppa modelli di programmi anche a partire da forme non mediali o spettacolari, ma desunte da
istituzioni sociali come la scuola (es. il programma Non è mai troppo tardi, vere e proprie lezioni
con il maestro Alberto Manzi, in onda dal 1960 al 1968, rivolto agli adulti analfabeti non più in età
scolare).
Importante anche la nascita della TV dei ragazzi che, partendo dal target riconosciuto, elabora
un certo tipo di linguaggio e delle regole di genere che negli anni successivi si sarebbero
consolidati.

Gli anni Sessanta


La televisione vede negli anni Sessanta l’affermazione della sua centralità nel sistema nazionale
dei media, grazie allo sviluppo di tecnologie e innovazioni. Tra le nuove possibilità annoveriamo le
trasmissioni via satellite (nasce la possibilità di creare i media events come i campionati mondiali di
calcio, le incoronazioni di reali, lo sbarco del primo uomo sulla luna, ecc.) e l’introduzione dei
sistemi di registrazione.
Dal punto di vista dei generi, il mezzo televisivo, attraverso queste due innovazioni
tecnologiche, inizia a passare da una semplice riproposizione aggiornata di modelli presi altrove alla
messa a punto di codici autonomi (per es: cambiamenti significativi nelle fiction e soprattutto nei
varietà, dove vengono abbandonate le ricche scenografie di tipo teatrale).
Mentre nei primi anni l’obiettivo era quello di allargare al massimo il numero di utenti, nel
decennio successivo l’obiettivo era quello di differenziare le proposte, indirizzandole a segmenti di
pubblico più specifici.

Gli anni Settanta


Gli elementi principali che provocarono importanti ripercussioni sul sistema dei generi furono:
la Riforma del sistema radiotelevisivo e lo sviluppo delle televisioni locali.
Nella prima parte degli anni Settanta convivono un’impostazione tradizionale con
l’introduzione di generi innovativi. Dal 1975 in poi si verificano numerosi cambiamenti e si
propongono nuovi generi: nel 1976 su RAI 1 nasce Domenica In: un programma contenitore
pomeridiano, totalmente nuovo, della durata di 6 ore; parallelamente nasce su RAI 2 l’Altra
domenica, di Renzo Arbore: rappresenta l’alternativa giovane al programma sobrio di RAI 1.
(Novità: piccoli quiz da casa).
Si ha anche la ridefinizione dei generi tradizionali, come per es: la nascita del magazine
informativo-spettacolare, prime prove del talk show (es. Bontà loro di M Costanzo) e del reality
show (massimo sviluppo nell’ultimo decennio e che ha le basi nel programma Portobello di Enzo
Tortora), sitcom o serie americane di mezz’ora (es: Happy days o Furia il cavallo del West).
Assume molta importanza in questi anni il fattore palinsesto: genera le prime forme di
concorrenza tra le reti, influisce sul sistema dei generi e sul numero dei programmi. Infine, la
nascita delle televisioni locali pone le basi per un ripensamento del linguaggio televisivo, dando
luogo a ibridi.
Gli anni Ottanta
Gli anni Ottanta vedono l’affermazione di un modello televisivo fondato sulla coesistenza del
servizio pubblico con un forte concorrente privato, il cui ingresso provoca una vera rivoluzione a
tutti i livelli e, quindi, anche nel sistema dei generi.
Inoltre, nuovi aspetti tecnologici influiscono nella progettazione dei programmi per evitare
fughe di pubblico, come per es. sistemi di rilevazione dell’ascolto più precisi e il telecomando, che
entra in gioco alla fine degli anni Settanta quando i vecchi televisori in bianco e nero vengono
sostituiti con quelli a colori (si diffonde la pratica dello “zapping”: cambiare canale continuamente).
La televisione, quindi, deve pensare con maggiore attenzione a modulare la propria offerta;
nascono così nuovi programmi per il mattino, come Uno mattina su RAI 1 dal 1986 , che alterna
informazioni, con consigli utili, segmenti di spettacolo, o programmi di seconda serata come Quelli
della notte su RAI 2, del 1985 o Maurizio Costanzo Show.
Le reti commerciali per riempire i propri palinsesti acquistano soap opera/sitcom americani o
telenovelas sudamericane.
I quiz, che prima andavano in onda in prima serata (es. quelli di Mike Buongiorno), vengono
inseriti con successo nel mezzogiorno o nel pomeriggio, grazie anche al basso costo; stessa sorte
tocca ai reality show e ai programmi come Agenzia matrimoniale. RAI risponde inserendo la
cosiddetta TV verità. Si tratta di mostrare la realtà sociale direttamente, come per es. Chi l’ha visto?
o Un giorno in pretura (RAI 3).

Gli anni Novanta


Dagli anni Novanta in poi la televisione italiana affronta nuove sfide: nuove tecnologie e format
globali (spesso adattamenti di format esteri come per es. i reality show de Il Grande Fratello, o
Stranamore - Canale 5 – o Carramba! Che sorpresa – RAI 1 – o fiction come Un medico in
famiglia – RAI 1). Il tutto in una rincorsa all’audience sempre più esasperata, dovuta alla
competitività tra le reti che porta a rinnovare continuamente i generi consolidati.
In questo modo il sistema dei generi è stato messo duramente alla prova con questa rincorsa
alla novità che ha coinciso con il rimettere in discussione le più consolidate regole di genere e con
la creazione di ibridi e con una derivazione infinita di varianti dello schema di base.
Dal punto di vista tecnologico le maggiori innovazioni del nuovo millennio riguardano la
trasformazione digitale di tutti i contenuti mediali e la moltiplicazione delle piattaforme distributive
di questi ultimi, due fenomeni strettamente interconnessi. La digitalizzazione (cioè la codifica in un
linguaggio binario, quello utilizzato dai computer), infatti, permette di diffondere tutti i contenuti su
tutti i mezzi, sfruttandoli in modo più ampio e diversificato. Anche ciò ha una ricaduta sul sistema
dei generi che, come abbiamo visto, si articola anche in relazione alle modalità produttive e
distributive dei programmi.
Dal punto di vista della tipologia di dispositivi attraverso cui si può fruire del prodotto
audiovisivo (termine più opportuno di programma televisivo) si va dal personal computer,
collegato alla rete, al cellulare attraverso le connessioni a banda larga che permettono la
trasmissione di quantità di dati sufficienti alla visione di programmi; entrambi questi nuovi modi di
fruire l’audiovisivo stanno rivoluzionando il modo stesso di pensare ai programmi: una volta che i
programmi entrano nel personal computer si svincolano dalla logica di palinsesto predeterminato;
con la diffusione sul telefono cellulare, invece, si acquista un’indipendenza dalla postazione
domestica; quindi, una televisione, senza televisione, dove tempo e spazio sono sempre più
intercambiabili.
Quindi, è importante realizzare programmi dalla durata ridotta, per essere fruiti nei ritagli di
tempo, e programmi che tengano in considerazione delle ridotte dimensioni degli schermi dei
telefonini.
Inoltre, stanno mutando le tipologie di canali che si vanno segmentando sempre secondo la
divisione free TV – pay TV; ormai esistono programmi che si trovano solo sulle pay TV , i cosiddetti
“contenuti premium” (cinema in prima tv e sport prima di tutti).
Comune sia alla pay Tv che alle televisioni gratuite è l’informazione, sia pure in forma diversa:
mentre nelle tv gratuite l’informazione è collocata in un momento specifico, nella televisione a
pagamento ci sono canali dedicati che trasmettono informazioni 24 ore su 24.
PALINSESTO

1. Contenuto

Obiettivo dei programmatori del palinsesto è la ricerca di un equilibrio accettabile tra le tre
componenti e all'interno dei loro singoli flussi: onorando e rispettando i vincoli normativi, gli
obiettivi editoriali e valorizzando ciascun frammento collocandolo al posto giusto.

a) Programmi
Il programma si può dividere secondo il termine spaziale (in interni ed esterni), secondo il
termine temporale (in diretta, registrati in o differita), di utilità (ripetuta o istantanea), come fonte
(se la rete produce una realizzazione originale o se ne compra i diritti; nel caso degli eventi la rete
deve spesso comprare sia diritti che fare un investimento produttivo).
I programmi sono diversi fra di loro (informazione, Fiction e intrattenimento) vengono inseriti
con criteri diversi nel palinsesto (ad esempio in base alla modalità di produzione, al loro possibile
riutilizzo o alla serialità del prodotto). Prime visioni e repliche fanno parte del meccanismo che
contrappone il culto del nuovo al culto del tutto uguale ti piace le masse; nella ripetizione si può
avere un punto di forza della library.
Se da un lato i programmi sono le unità base che compongono il palinsesto televisivo, molto
più spesso compaiono nel flusso scomposti e segmentati, alternati con altri tipi contenuti,
intrecciati tra loro e legati ai testi pubblicitari e promozionali per eliminare ogni soluzione di
continuità e riuscire a trattenere il pubblico sulla rete.
Ogni programma è frammentato in elementi più brevi, modulari e consequenziali, così da
consentire l'inserimento della pubblicità. I programmi moltiplicano le proprie istanze attraverso la
separazione delle anticipazioni e anteprime, con uno spostamento in avanti della sigla cui
corrisponde il taglio o la sfumatura dei titoli di coda; mediante la connessione tra programmi
consecutivi (con il primo che lancia il secondo o con la preparazione dei riassunti di ciò che è già
andato in onda o degli episodi successivi) si consente un primo ingresso al pubblico nuovo insieme
serve da riepilogo a quello più fedele.
La pratica della frammentazione si è estesa al punto di creare separazioni fittizie interno al
testo (scomposizioni Auditel), annunci poco visibili della fine di un programma e dell’inizio di
quello successivo che si manifestano mentre sullo schermo sembra continuare sempre la stessa
trasmissione.
Alcuni vincoli nei programmi sono obblighi come quello di riservare il 50% nel suo tempo
mensile a opere audiovisive europee, sotto parti della quota totale sono riservate ai programmi
degli ultimi cinque anni, a quelli per l'infanzia o comunque adatti a tutta la famiglia e al cinema
italiano. Sono imposti divieti di film vietati migliori nelle fasce di visione principale ma comunque
segnalati con semafori o bollini.

b) Pubblicità
Se l'inserimento degli spot può apparire con un calo di tensione o un corpo estraneo,
disturbante e fastidioso si tratta in realtà di un'operazione essenziale per le reti commerciali. Se
ben strutturata la pubblicità non è un elemento di distrazione, un fastidio per l’audience quanto
un'interruzione che non spezza ma punteggia il flusso, capace persino di aggiungere ritmo
palinsesto di far prendere respiro e valore ai programmi.
Esiste quindi un palinsesto pubblicitario che cerca di valorizzare il più possibile ogni spazio e di
massimizzare i contatti pubblicitari, rispettando l'integrità dei programmi.
L'unità base del testo pubblicitario lo Spot (messaggio autonomo di circa 30 secondi); lo spot
raggruppato con altri testi analoghi che costituiscono il break. La sequenza è attentamente
pianificata, le posizioni più prestigiose e costose sono in testa e in coda alla pausa con una
particolare importanza della posizione di rigore, il primo messaggio visto dal pubblico che ancora
non ha fatto in tempo a cambiare canale è venduto con sovrapprezzo.
Esistono altre forme oltre lo spot: la sponsorizzazione (billboard ovvero una pausa breve tra i 5
e i 10 secondi posta all'inizio e alla fine della trasmissione), il jingle (annuncio simile), il diario
(comunicazione commerciale legata alla rete nel suo complesso che colloca in testa ai break una
schermata con il marchio della rete entro cui si ritaglia una finestra pubblicitaria trai 5 e gli 8
secondi), le farfalle (promozione di pacchetti settimanali offerti dalla rete di circa sette secondi E
solo nel prime time).
La telepromozione e La televendita occupano spazi più ampi nel palinsesto: la prima è una
presentazione del prodotto e di lunga durata realizzata a margine di un programma, che usa come
testimonial il suo conduttore; la seconda euro spesso un programma avere proprio con tanto di
sigla e persino di sponsor aggiunto che può durare da qualche minuto a più di un'ora E si presenta
un'offerta diretta per l'acquisto di prodotti o servizi.
Il panorama pubblicitario è integrato dalla comunicazione sociale (delle organizzazioni senza
scopo di lucro) e da quella istituzionale. Le sovrimpressioni pubblicitarie sono inserite all'interno
del programma stesso, altri esempi sono il product placement e il branded entertainment.
Anche sulla pubblicità il legislatore è intervenuto abbondantemente fissando regole paletti e
vincoli, non può superare18% di affollamento nell'ora di programmazione, mentre non deve
superare il 15% dell'affollamento giornaliero escluse le telepromozioni; entrambi i limiti scendono
al 12% per la pay tv. I cartoni animati le funzioni religiose non possono essere interrotte da break, I
programmi per bambini possono contenere spot è soltanto ogni 30 minuti ed è vietato dare
visibilità particolare alla pubblicità.

c) Promozione
Il palinsesto contiene anche una ricca e complessa serie di contenuti promozionali e
autopromozionali: paratesti che raccontano la rete e programmi, sintetizzandone in poche decine
di secondi gli elementi caratterizzanti.
L'unità base e la promo (promotional message), un filmato che sintetizza i contenuti di un
programma collocato generalmente imposizioni pregiate all'inizio e alla fine dei break. I promo
seguono l'evolversi del programma e cercano di costruirne e sostenerne il successo. Esistono
promo di lancio, di mantenimento, filler (da usare se un programma troppo corto). Gli ident sono
filmati brevi ma evocativi utili a ricordare la rete e i suoi tratti distintivi. I bumper sono ancora più
compatti, contenendo logo e immagine dell’emittente, per rafforzare l'identità di rete.
Il megapromo È un filmato promozionale che dura qualche minuto realizzati in occasione del
lancio della stagione tv.
Le forme autopromozionali non sono inserite nel computo dell'affollamento pubblicitario E
questo mi consente un utilizzo più libero e meno vincolato.

II. Forma

Il contenuto del palinsesto trova spazio dentro una struttura base, una forma fissa in cui bordi
le scansioni sono tracciati dal tempo. Il risultato è una lista di programmi associati a un’ora precisa
una tabella che mostra periodi più lunghi. Il tipo di produzione incide direttamente sulle condizioni
della sua messa in forma a prendersi a possibili imprevisti, sforando se è necessario o accettando
di venire interrotto in relazione alle esigenze del programma seguente.
Chi lavora al palinsesto tiene conto che ogni elemento ha una sua durata (lunghezza del
singolo contenuto), una sua collocazione (momento di inizio e fine), una sequenza (i prodotti che lo
seguono o lo precedono) e e una sua frequenza (la scansione della ripetizione dello stesso
episodio o delle occorrenze successive dello stesso titolo).
Da una parte i tempi sociali dettano collocazioni scansione del palinsesto (pranzo e cena)
dall'altro impone o influenza le ritualità sociali (a letto dopo carosello). Non va sottovalutato il
grande ruolo giocato dall'abitudine che guida la collocazione dei materiali nella griglia non soltanto
per chi la guarda ma anche per i addetti ai lavori (routine e procedure professionali interiorizzate).
a) Stagioni
Ci sono due periodi dell'anno (definiti di garanzia) in cui la platea degli spettatori è
piùnumerosa e presente davanti agli schermi.
La stagione autunnale che comincia a settembre e termina a dicembre È il periodo più
importante dell'anno in cui si concentrano le produzioni originali in dissoluzione serata oltre che
alle fiction dai programmi che richiedono grossi investimenti da parte delle reti.
La stagione primaverile a contorni più sfumati (da gennaio fino a maggio), programmazione
simile a quello autunnale, con l'eccezione a favore della Rai con il festival di Sanremo dove le altre
reti sospendono quella settimana dal calcolo delle medie.
Il periodo natalizio è un periodo di decompressione e allo stesso tempo di sperimentazione
consentendo il testing dei programmi.
Il lungo periodo estivo è la bassa stagione della tv con palinsesti riempiti da altri esperimenti E
versioni estive ad hoc di alcuni programmi, ma soprattutto da una grande quantità di diritti di serie
televisive e film repliche di contenuti andati in onda Durante l’anno. Eccezioni sono alcuni anni con
le Olimpiadi o mondiali di calcio.
Nel contesto americano come quello italiano emerge chiara una tendenza verso l'abbandono
di una suddivisione dell'anno così netta: le pay tv E le piattaforme digitali stanno smussando i
confini.

b) Settimane e giorni
Si oppongono qui una programmazione feriale ad una festiva che tiene conto della presenza
davanti gli schemi di un pubblico almeno in parte diverso fuori dalla routine lavorativa settimanale.
La singola giornata È scanzonata in differenti fasce orarie:
- la fascia mattutina che si può dividere nella fase legata al risveglio, la colazione e alla partenza
per il lavoro (popolata da appuntamenti informativi, contenitori leggeri e programmi brevi) e una
seconda destinata a chi resta in casa (con narrazioni seriali, rubriche di servizio e talk femminili).
- la fascia meridiana con il ritorno da scuola per bambini e ragazzi (programmi di cucina,
edizione centrale del telegiornale E altri appuntamenti forti).
- la fascia pomeridiana molto variegata ed eterogenea al suo interno.
- la fascia preserale quella in cui la platea degli spettatori aumenta rapidamente (con una
proposta di programmi brevi che consentano un facile ingresso nel flusso tv, edizione principale
del telegiornale)
- prima serata o prime time che costituisce il piatto forte della programmazione, a cui seguono
la seconda serata E a volte anche la terza serata con un'pubblico che torna ridursi si fa maschile.
- la fascia notturna fatta di repliche, film e prodotti seriali d’archivio e altri riempitivi.

In realtà ogni rete declina in modo autonomo la propria scansione oraria, con tempi differenti
che tengono conto delle abitudini E dei bisogni di differenti target. Restano invece immutabili gli
orari definiti in modo normativo da Auditel che dunque non tiene conto di eventuali ritardi.
Un'altra possibile divisione È in: daytime (Dove la televisione Deve insinuarsi nel abitudini
sociali proponendo un mix di variazione e stabilità), il prime time (che persegue l'obiettivo di
massimizzare non segmentare il pubblico potenziale della rete, orario che deve imporre tempi
sociali E non deve adattarsi ad essi) e il night time.
Da queste scansioni ne deriva che il daytime feriale appuntamenti fissi uguali ogni giorno
collocati allo stesso orario e È soltanto degli appuntamenti più forti come l’access prime time
riescono a risuonare nel fine settimana (come telegiornali e quiz). Il il fine settimana si struttura
con una programmazione ad hoc solo in parte in continuità con la settimana (eventi speciali ma
anche repliche dei contenuti già andati in onda).
Logiche

a) Logiche editoriali
Non sono un gruppo di regole stabili fissate quanto piuttosto un insieme di operazioni a livello
macro e micro difficili da ricondurre entro qualche categoria.
Idee e preconcetti su gli orari (scolastici, lavorativi e dei pasti), sulle stagioni (eventi e occasioni
speciali), sulla solidità delle abitudini e sullo scenario competitivo.
I vari modelli di business determinano diverse impostazioni: le emittenti di servizio pubblico
(devono massimizzare l'accesso alla varietà dei contenuti per diventare fonte e luogo di raccolta
dell'immaginario collettivo), la televisione commerciale (al contrario opera secondo logiche di
massima massimizzazione dell’ascolto dunque le logiche editoriali vengono dopo), la televisione a
pagamento (Dove le levi editoriali sono così fondamentali che definiscono sia il palinsesto sei canali
in quanto si cerca di massimizzare gli abbonati E gli spettatori disposti a pagare per ricevere il
segnale e accedere all’offerta).
Ne derivano quindi due logiche:
- logica generalista (si rivolge al segmento demografico più largo possibile, attitudine di massa
che tende a seconda del gusto medio. Ogni evento deve essere pompato e pubblicizzato)
- logica tematica (reti che coagulano un interesse di minchia ho si rivolgono a un target definito
proponendo una programmazione variegata, pubblicità meno invasiva, Deve essere però chiaro a
chi guarda il carattere di tale rete, si deve distinguere fra le altre reti.)

b) Logiche commerciali
È fondamentale il dato audiometrico E la sua previsione futura (share e ascolto medio). La
costruzione del palinsesto rispecchia gli orari e le preferenze degli spettatori. Confronti contini fra i
dati di ascolto considerazioni di tipo economico (spese e ricavi).
Pianificazioni a lungo termine determinano il palinsesto attraverso il money budget (che
determina I contenuti a disposizione dell’emittente) e il time budget (che scandisce le produzioni
per la disponibilità dei diritti). I programmatori suo ultimo anello di una catena decisionale più
lunga, dove l'obiettivo è l'ottimizzazione dei materiali a disposizione attraverso un loro pieno
sfruttamento e una collocazione che li utilizzi al meglio e ne aumenti il valore.
Le griglie sono focalizzate sul prime time. L'emittente cerca di tenere il pubblico e di non
tagliarlo definendo un'offerta editoriale completa e interessante che si adatti ai ritmi e alle
necessità dei suoi fruitori.
I dati di ascolto vengono elaborati quotidianamente per valutare le variazioni degli risultati E di
conseguenza modificare in corso d'opera il palinsesto. Oltre alla valutazione in relazione agli
obiettivi della rete I dati servono a fissare i propri obiettivi futuri. In ogni caso le logiche editoriali e
quelle economiche sono complementari e contraddittorie fra loro ma devono comunque sempre
coesistere.

c) Logiche professionali
L'industria televisiva nell'organizzazione complessa articolata, il palinsesto dello spazio del
compromesso tra idee, obiettivi e persone. La griglia di programmazione è sempre in progress. La
pianificazione strategica passa dal palinsesto annuale (poco più di una traccia) a quello stagionale
(mi conciliazione fra la tradizione e l'innovazione oltre alle strategie competitive) al palinsesto
mensile (Dove sono definiti in dettaglio le risorse utilizzate sia inedite che riproposte, mettendo in
luce elementi stabili e mobili) e nelle tv generaliste a quello settimanale. In realtà fino alla messa in
onda di definitivo non c'è ancora nulla, è il palinsesto operativo a riportare in dettaglio e con
estrema precisione gli orari di inizio, le durate e le scansioni dei programmi nei vari segmenti. La
scaletta di emissione Guida a chi si occupa di trasmettere il segnale, giunti alla scadenza ogni scelta
è definitiva e pressoché inamovibile.
Il direttore o channel manager È colui che definisce le linee guida strategica, si fa garante del
canale e suggerisce modifiche alla linea editoriale. È di sua competenza il controllo degli aspetti
economici. I vice direttori specializzati su singoli generi e tipologie di programma lo aiutano nel
compito. Infine alcuni redattori lavorano su ambiti specifici seguendo le produzioni come delegati
di rete.
Le funzioni della rete sono tre: scegliere i contenuti, proporre al pubblico e disporli nella griglia
di programmazione.

Tattiche e strategie

a) Verticale
Il rapporto verticale e la concatenazione di programmi all'interno della stessa giornata. Il traino
È un legame tra due o più programmi consecutivi per fare in modo che lo spettatore prosegua da
un programma all’altro (lead in se è più forte il primo programma, lead out se è più forte il
successivo, hammocking se un programma nuovo ho più debole inserito fra due trasmissioni forti).
Durante la giornata si cerca di creare blocchi il più possibile uniformi E omogenei. Alcune tecniche
sono la seamlessness (che collega senza interruzione programmi a costo di saltare una pubblicità),
l’hot switch (accorciamento dei titoli di coda) e il cold roll (inserimento della sigla di testa dopo un
primo blocco).

b) Orizzontale
La dimensione orizzontale si occupa nella distribuzione di programmi durante la settimana. La
strategia principale è la striscia (lo stesso programma comportate differenti occupa ogni giorno la
stessa fascia oraria E crea dunque abitudine divisioni che utilizzano l’ascolto). Più strisce
consecutive creano cicli tematicamente affini, questa tecnica è utilizzata principalmente nei giorni
feriali (ma allo stesso tempo brucia velocemente quantità di contenuto).
L’ ombrello presenta ogni giorno nella stessa fascia un programma diverso ma comunque simile
perdono genere e target.
La scacchiera prevede l'alternanza nello stesso slot di due o tre titoli differenti. doubling e tripling
significano che un programma è dato due o tre volte la settimana.

c) Rapporto con gli altri


Ci sono diversi modi per competere con le altre reti ma spesso sono tecniche azzardate E
tradiscono una posizione di debolezza. La controprogrammazione indica un'offerta di una proposta
alternativa e differente rispetto alle emittenti direttamente concorrenziali. Uno spostamento che
consente di risparmiare risorse e rivolgersi a un target lasciato scoperto.
L’ antiprogrammazione È una proposta della rete del tutto analoga a quella di un competitor
portando allo scontro diretto due programmi dello stesso genere o rivolti allo stesso target.
Lo stunting È un cambiamento dell'ultimo minuto o comunque inatteso per spiazzare la
concorrenza.
Più sono dettagliate e precise le griglie più queste tattiche strategie funziona meglio. Ogni rete
da un lato necessità di realizzare una programmazione attraente valida per il pubblico, dall'altro
spiazzale I canoni può aiutare nella lotta fra reti.

Prospettive

Negli ultimi anni il palinsesto trova opposizione e competizione da una serie di strumenti che
consentono gli spettatori di instaurare una relazione diversa con i singoli contenuti audiovisivi.
La videocassetta e il DVD hanno consentito per primi ad operare una scissione del singolo
contenuto dalla sua collocazione nel palinsesto ripulendolo dai vari elementi come pubblicità
promozione E altre interruzioni. La dimensione della sequenzialità serialità ritorna poi con il box
set. Il passaggio successivo È la trasformazione legale o illegale in file digitale sancendo dimmi
source ancora più forte l'individualità del singolo programma nella disconnessione dalle istanze
industriali della produzione e della distribuzione (download e streaming).
Questi stessi strumenti bloccano e fissano il flusso dei programmi, congelandolo e
conservandolo per l’uso. Il telecomando inoltre permette di scardinare il palinsesto passando da
un canale all’altro, oltre a diverse funzionalità come promemoria E registrazione.

Testualità convergenti
Estensione: video per Il Web, backstage, libri, giochi e merchandising aumentano le esperienze
del fruitore che non è più limitato soltanto dal programma.
Accesso: la moltiplicazione di piattaforme e devices rende possibile la fruizione del programma
su media digitali diversi dal televisore.
Brand: l'identità e la linea editoriale delle reti sono sempre più compresse (e compromesse)
dalla parallela visibilità e riconoscibilità di altri marchi a Monte della catena di fruizione.
Temporalità: il fruitore sei libero di poter vedere quando vuole programma senza dover seguire
orari prestabiliti.

Alla permanenza delle tradizionali abitudine di fruizione televisiva si affiancano forme di


consumo che tengono conto e si adattano alla molteplicità di devices, piattaforme, Offerte. La
permeabilità fra contenuti e piattaforme porta le reti a rinunciare in parte alla loro identità e
chiarezza di proposta ridefinendo il concetto di esclusiva per molti dei loro contenuti.
Le pratiche di un fandom (tra cui il fansubbing) trascendono salvo casi eccezionali dalla
composizione dell'offerta in reti e palinsesti per inseguire, Valorizzare e riappropriarsi del singolo
contenuto. La Social television e il second screen (la condivisione dei propri consumi televisivi, il
commento, l'approfondimento e la partecipazione conversazioni a tema).
Dal time shifting che sposta i palinsesti avanti di qualche ora oggigiorno per consentire la
visione pubblico più largo, si passa alla pay-per-view E si arriva all’on demand forma compiuta di non
linearità che consente allo spettatore
In forma del tutto libera sia il programma di vedere sia al momento E la modalità di visione: tutto
è subito pronto quando serve a disposizione per ogni voglio necessità È la logica di rete (basta
pensare a YouTube).

Ridedefinizioni digitali
Il passaggio al multicanale ha costruito una sfida per i programmatori rafforzato il ruolo del
palinsesto della costruzione di canali, Brand e linee editoriali. Gli addetti al lavoro quindi si devono
aggiornare E devono ampliare I loro strumenti di lavoro: il loro lavoro è più complesso indefinito
ma proprio per questo più importante.
I servizi a pagamento devono dimostrare ogni mese dell'anno di Valere di importo del loro
abbonamento eliminando di fatto la temporalità nei palinsesti digitali a livello stagionale. Luglio e
agosto sono una stagione di prova per lanciare nuovi programmi, ovviamente questo cambio di
ritmo a influenze anche sui dispositivi non digitali che si devono adeguare.
Anche i ritmi quotidiani e settimanali si devono aggiornare, I palinsesti consentono pertanto a
puntare tutto sulle fasce più seguite mentre nelle altre (come mattina e notte) se riempono di
repliche.
La ripetizione usata a lungo come riempitivo a basso costo diventa uno strumento per servire
le necessità ai bisogni di un pubblico abituato all’abbondanza (recuperano ciò che si è perso,
riscoprono ciò che si è dimenticato E fa rivedere episodi preferiti) nel tempo si sono venute a
stabilire vere e proprie griglie di ripetizione in modo da accontentare sia lo spettatore di strisce
che quello che passa l'intera giornata davanti allo schermo. Il il ciclo di vita del prodotto viene
rinnovato quindi nell'arco dello stesso giorno, della stessa settimana (nel weekend) e a distanza di
mesi. La ripetizione diventa così anche la possibilità di recuperare prodotti andati persi negli anni.
Diritti digitali organizzandosi in anticipo con determinati eventi modificano il palinsesto in
modo nel garantire una costante ora di inizio dei programmi.
Esistono poi speciali palinsesti di durata determinata monotematici (james bond, shark week
ecc.) Dando maggiore rilievo alla dimensione del ciclo. La stagione di un programma si divide di
una prima fase gli episodi ad una fatta di repliche per aumentare il numero complessivo di
spettatori. Le reti digitali fanno un grande ricorso la maratona.
Anche le strategie competitori devono cambiare, (I grandi eventi sportivi o festival di Sanremo
fanno desistere gli altri competitori). I marchi di uno stesso gruppo editoriale cerca di sincronizzare
i loro sforzi porta un progressivo abbandono delle strategie di antiprogrammazione cui si
sostituisce semmai più spesso l'adozione di tecniche conservative di controprogrammazione
leggera in modo da evitare confronti diretti e proteggere i propri contenuti più importanti e
costosi.

Conclusioni
Se da un lato le tecnologie, tendenze estetiche e pratiche del consumo si muovono sempre
più al di fuori dei palinsesti E dall'altro le regole di costruzioni e le abitudini assestate sono
costrette in parte a ridefinirsi allora il programma televisivo emerge indiscusso come protagonista.
I singoli contenuti diventano pilastri e assumono un'importanza per certi versi inedita.
Il palinsesto diviene dunque strumento in grado di registrare le abitudini, le temporalità degli
appuntamenti condivisi per l'intera platea nazionale ore di comunità specifiche. Diventa anche uno
strumento di orientamento all'interno di un panorama complesso, caotico e sovrabbondante dove
è facile perdersi. Lo spettatore rinuncia in parte alla sua libertà potenzialmente infinita (E faticosa)
di selezione dei contenuti E si affida alle mani esperte dei sapienti di chi compone la
programmazione.
La televisione tradizionale E ancora lo spazio del primo incontro con il programma, sono dopo
questo incontro il pubblico sceglierà dove proseguire la visione in che modalità. il palinsesto
dunque mantiene il suo potere passando da rigida sequenza ordinata a una playlist Dove la
selezione conta più della successione. Netflix chi rilascia nello stesso momento un'intera stagione
delle sue serie originali certe volte e rischia di bruciare di colpo tutto l’hype nel giro di una fine
settimana invece di dipanarsi e crescere gradualmente nel corso dei mesi.
Storia della Radio

La nascita della radio


La radio come conosciamo oggi matura progressivamente all’inizio del XX secolo negli
Stati Uniti d'America per scopi militari e non. In Europa parallelamente la radio si sviluppa
soprattutto come strumento di supporto bellico e commerciale.
La radiodiffusione circolare
Negli anni '20 inizia a concretizzarsi l'idea di diffondere contenuti sonori alle masse: nasce la
radio come mezzo di comunicazione di massa. Il termine tecnico per una tale diffusione è
broadcasting, tale termine sta infatti ad indicare una comunicazione unidirezionale da uno
verso molti.
In Gran Bretagna nel 1919 il Post Office concesse una temporanea autorizzazione alla
stazione Marconi di Chelmsford in Cornovaglia, che nel 1920 trasmise il primo regolare
servizio radiofonico della storia. Mentre in Gran Bretagna si costituivano società radiofoniche
dicapitale pubblico che avrebbe gestito il servizio regime di monopolio, dall'altra parte
dell'oceano si realizzarono le condizioni per un sistema privato fatto di molti soggetti
concessionari. Nel 1922 viene fondata, in Gran Bretagna la più antica radio del mondo tuttora
esistente: la BBC.

La radiodiffusione circolare in Italia 1924-1945


In Italia gli anni dell'avvento della radio sono gli stessi della nascita del fascismo: il regio
decreto emanato da Mussolini nel 1923 riservata allo Stato l'esclusiva sull'impianto e la
gestione delle reti trasmissione radiofonica con la possibilità di esercizio in concessione da
parte di terzi. Nel 1924 Venne istituito il ministero delle comunicazioni con
Costanzo Ciano e in cui nacque l'unione radiofonica italiana (URI).
Nei primi anni della radiofonia in Italia l'offerta delle trasmissioni era costituita
prevalentemente da musica, programmi culturali, bollettini con le notizie, programmi per le
casalinghe e degli agricoltori, Trasmissioni per bambini. Lo Stato non sembrava curarsi troppo
dell'indirizzo delle attività di broadcasting né dal punto di vista tecnico né dal punto di vista
editoriale.
L'ente Italiano audizioni telefoniche (EIAR) che si forma nel 1927 dalle ceneri dell'URI
sembra rispondere alle richieste di un incentivo maggiore dello Stato al settore della
radiofonia; il controllo delle trasmissioni venne affidato al comitato superiore delle
radiodiffusioni ma solo nel 1933 sarà emanato uno statuto con indicazioni sempre più precise
per via del crescente interesse verso la radio come mezzo di comunicazione di massa.
Gli elevati costi degli apparecchi, l'oneroso canone di abbonamento, l'iniziale sviluppo
non omogeneo delle reti dell'orientamento verso i radioamatori più che verso i comuni
ascoltatori facevano della radio un bene di lusso.
La svolta fu segnata quando il regime fascista definire meglio il proprio ruolo nella
società concessionaria accorgendosi del potenziale di propaganda del mezzo in
contemporanea alla produzione in serie da parte delle industrie produttrici. L'offerta di
contenuti e di radiocronache si arricchì con l'opera e concerti trasmessi dai teatri E nacquero
diverse nuove rubriche. Gli impianti di trasmissione migliorarono e si moltiplicarono
potenziando la rete e la ricezione capillare del segnale.
Gli abbonati però cresceranno comunque a ritmi lentissimi e non paragonabili a quelli degli
altri paesi, la radio si ascoltava soprattutto i contesti pubblici, era uno status symbol per
famiglie appartenenti ai ceti borghesi.
Le canzoni erano un ingrediente fondamentale dell'offerta radiofonica (trio lescano e a.
rabagliati). I primi programmi erano dedicati alla ginnastica, Agricoltori. alla lingua e ai bambini. I
Quattro moschettieri fu un varietà di successo degli anni 30 mescolando personaggi letterari,
storici, fiabeschi e della tradizione popolare. Il primo radiodramma fu l'anello di Teodosio
trasmesso nel 1929.
La radio tuttavia nonostante l'investimento dell’EIAR non fu un terreno coltivabile per
le avanguardie ehi personaggi di cultura. La pubblicità invece crebbe parecchio con il sostegno
della radio. Nacque la radiocronaca per far vivere le persone in ascolto le azioni calcistiche,
incontri di pugilato, Le corse e altre cerimonie e manifestazioni politiche di massa.
Anche se l'inizio il linguaggio utilizzato risentiva della scarsa preparazione, ben presto
l'esperienza sul campo le critiche giunte degli ascoltatori formarono i radiocronisti a un modo
di parlare chiaro e ricco di dettagli, privo di inflessioni locali, pulito ma carico di emozioni,
capace di rendere visivamente quello che chi ascoltava non poteva vedere.
Dal 1935 sotto la direzione di Antonio Piccone Stella il giornale radio (GR) assunse
una forma simile a quella che conosciamo oggi ed entrò progressivamente nell'abitudine
quotidiana degli italiani.
Quando la propaganda fascista si accorse della radio (sebbene in ritardo) nacquero
diverse rubriche informative tra le quali spicca cronache del regime.
La radio onde corte permise di coprire grandi distanze E così nacquero diverse realtà
come: Radio Vaticana e Radio Milano (emittente clandestina che diffondeva dalla Spagna, dove
antifascisti italiani di matrice comunista cercarono di smascherare le menzogne del potere
fascista e informare la popolazione della situazione reale del paese). Dalla fine degli anni 30 le
trasmissioni dall'estero in lingua italiana furono sempre più ascoltate e contribuirono in
maniera sensibile alla presa di coscienza politica.
Le vicende della seconda guerra mondiale videro l’EIAR passare da un palinsesto
maturo, definitivo, ricco di programmi musicali e dell’informazione own vero e proprio
palinsesto di emergenza in cui l'offerta informativa venne rafforzata al massimo, arricchita di
commenti e opinioni sotto il diretto controllo del comando supremo delle forze armate.
Nel 1940 iniziarono le frequenze di radio Londra, contropropaganda di BBC in lingua
italiana. L'impotenza delle regine di fronte alle trasmissioni che giungevano dall'estero, il cui
ascolto era stato vietato e quindi sistematicamente represso, fu aggravata dal fatto che le
emissioni si erano moltiplicate nel numero nella frequenza. Dalla Russia arrivavano le
frequenze di Radio Milano Liberata e di radio Mosca (con la voce the Palmiro Togliatti).
La radio era stata un potente acceleratore della crisi di credibilità del sistema fascista,
che vacillò ben prima dell'arrivo degli alleati. Le difficoltà della guerra e i bombardamenti alleati
rendono difficili le comunicazioni dell'EIAR e dopo l'8 settembre 1943, il paese è spaccato in
due. L'EIAR si trasferisce a Milano e da qui diventa la radio ufficiale della Repubblica Sociale
Italiana mentre nell'Italia meridionale, al seguito all'avanzata delle truppe alleate, il Psychological
Warfare Branch impianta nuove emittenti: Radio Palermo, Radio Bari, Radio Sardegna, Radio
Napoli, Radio Roma.
Nonostante la difficile situazione i programmi non facevano cenno alla drammatica
realtà vissuta nelle grandi città come Napoli o Roma, dopo la liberazione, disastrate retrovie
dell'intervento bellico degli anglo-americani.

1946-75: la rinascita
Quando cessa il conflitto E gli alleati riconsegnano all'Italia la gestione della radio, le
necessità della ricostruzione e delle ripristino delle funzionalità, insieme al ritorno di vecchie
glorie del passato EIAr, frenano istantaneamente la stagione del rinnovamento, limitando gli
slanci di creatività e improvvisazione lasciando alla programmazione compito di riunificazione.
Nel 1944 EIAR diventa RAI (Radio audizioni Italia).
Con la liberazione la Rai aveva dato avvio a un nuovo modello editoriale E
organizzativo provvedendo da un lato al ripristino della rete trasmettitori a onde medie E
dall'altro organizzando due reti: la Rete Rossa e la Rete Azzurra. Nel 1948 la direzione delle
due reti prima divise a Torino e a Roma, si spostano nella capitale. Nel 1950 nasce anche il
terzo programma con l'identità del canale culturale (il primo era per l'informazione mentre il
secondo all’intrattenimento). La convenzione tra Stato e Rai del 1952 sancì il rinnovo
ventennale del contratto di servizio pubblico e pose le basi per l'avvento della televisione,
stringendo strategicamente i rapporti tra Rai e forze politiche.
A Piccone Stella viene affidato il compito di scrivere un vademecum per i giornalisti, un
manuale di stile le cui regole ancora oggi sono assolutamente valide utili che però non è
sufficiente a imporre una disciplina di equilibrio. L'attenzione dell'apparato produttivo, delle
forze politiche e del pubblico verso la televisione fu inevitabile E dal 1954 in poi la tv prese le
voci più famose. Per contro la programmazione radiofonica rispondeva a un disegno di
stampo pedagogico proponendo contenuti di grande spessore culturale puntando sui generi
che la televisione non aveva ancora saccheggiato come la musica colta, il documentario, il
radiogramma (senza rinunciare all'intrattenimento leggero).
Nonostante le indagini segnalavano che il pubblico desiderava ascoltare soprattutto
informazione, teatro e musica leggera l'offerta della radio degli anni 50 era pienamente
generalista per rispondere alle istanze proprie del modello di servizio pubblico all’europea.
Nel gennaio 1954 presero a via alle trasmissioni televisive inizio il travaso di idee,
professionalità e di conseguenza anche pubblico. La Rai non fece nulla per salvaguardare il
mezzo radiofonico e in10 anni la tv sorpassò la radio negli abbonamenti.
L’immissione sul mercato di radioline transitor consentirono una progressiva
miniaturizzazione degli apparecchi radiofonici. La radio diviene un grande laboratorio creativo
in cucina esperienza di scrittura drammaturgica in particolare sul terzo programma. Mentre
nella radio italiana si dedica contemporaneamente alla tradizione ed innovazione negli USA
nascente rock’n’roll.

A metà degli anni 60 la Rai inizio con le prime trasmissioni radio ad avvicinarsi al
mondo della rock (Bandiera Gialla con Arbore). La nuova generazione di conduttori chimica lo
stile delle Radio straniere cercava di superare la censura dei controllori con un'offerta
musicale innovativa ma le trasmissioni erano spazi limitati, aree protette che la Rai non voleva
ampliare ulteriormente e che anzi collocava spesso in orari d'ascolto scomodi.
Nel 1966 l'emittente radio Montecarlo inizio le trasmissioni in lingua italiana sul nostro
paese (in precedenza anche da Capodistria giungeva il segnale bilingue).
La trasmissione chiamate Roma 3131 (1969) mise in luce il grande vantaggio della
telefonata in radio che era la possibilità di dare vita a una conversazione privata in pubblico,
garantendo l'anonimato a chi chiamava E dando la sensazione di origliare a chi ascoltava senza
nessun rimorso.
Alto gradimento (sempre condotto da arbore) del 1970 fu un altro successo grazie ai
tormentoni e la ripetizione di formule e personaggi.

A partire dal 1975 sfruttando la banda FM ancora completamente inutilizzata si fecero


strada anche in Italia le emittenti private, che venivano definite libere sia per contrapporre alla
Rai (più rigida nelle stile e legata potere politico) sia perché la loro nascita marcava la
liberazione dell’etere. Il tutto nacque grazie a radio Sicilia libera che nel 1970 fece una lunga
diretta denunciando la realtà drammatica di alcune zone della Sicilia colpite dal terremoto.
Sempre nel 1975, anno della riforma Rai, si accesero più di 150 emittenti. Con
l'evoluzione di queste radio si formarono uno gusto musicale, una grammatica espressiva
alternativa e stili di parlato e di conduzione del tutto inediti. Le radio libere si distinsero per
alcuni tratti comuni molto evidenti: lo spontaneismo unito a un rifiuto del professionismo,
l'utilizzo di un canale orizzontale di comunicazione con gli ascoltatori, l'effetto accento (I
conduttori non parlavano in dizione) e usarono il ricorso alla canzone come sintagma
essenziale della programmazione.
Le radio private nacquero soprattutto per rispondere alla domanda sociale di musica.
Per alcune emittenti fu evidente l'ispirazione alle Radio americane ed europee, I dj ricreavano
l'atmosfera delle discoteche e delle esibizioni dal vivo, un elemento di forte rottura con la
tradizione ingessata dei lettori della Rai. La radio privata insieme la televisione divenne il
passaggio obbligato per il lancio E la diffusione del nuovo disco.
La riforma Rai del 1975 ribadiva il principio di riserva statale dell'esercizio delle
trasmissioni radiofoniche e televisive tramite concessionario di servizio pubblico che passo
dalle mani del governo a quelle del Parlamento, l'anno successivo la legge venne dichiarata
incostituzionale aprendo alle trasmissioni radiotelevisive locali e legittimando l'occupazione
delle frequenze da parte dei privati. La riforma comunque fu orientata a ristrutturare
profondamente il comparto televisivo mentre la radio fu modellata sulle esigenze della
televisione. Politicamente il secondo programma (ribattezzata radio2) passò all'area
democristiana, il primo all'area socialista mentre il terzo all'area laica.

Neorealismo radiofonico
Nel 1948 la Rai istituisce il Prix Italia un premio radiofonico e poi televisivo ideato per
stimolare la produzione di opere di qualità. Particolare attenzione fu riservata al genere del
documentario in particolare alla figura di Aldo Salvo. I documentari di allora erano pregni di un
realismo crudo in quanto era considerato iil genere come mezzo d'indagine giornalistica,
cercando il contatto con le realtà più remote e meno accessibili in Italia. Il neorealismo
radiofonico risiede esclusivamente nel tentativo di fondare una nuova estetica del mezzo
meccanico nella sua capacità insieme di documentare il reale e di costruire un modello di
racconto radicalmente innovativo sul piano delle forme.

1976-90: liberalizzazione dal basso fino alla legge Mammì


Delle tante esperienze nate dopo la fine del monopolio animate dallo spontaneismo,
dalla passione e dalla militanza, alcune si distinsero per la capacità di cogliere le potenzialità di
un mercato pubblicitario minore e di sfruttarlo commercialmente.
La maggior parte delle radio nacquero in area milanese fra il 1975 e il 1982: Radio
Milano International nel 1975 (oggi R101), Studio 105 (oggi R105), RTL, Radio Italia. Radio
Deejay e radio popolare (quest'ultima si concentrò sull'informazione e sul coinvolgimento del
pubblico in termini editoriali produttivi).
La cure evidente vivacità dell'iniziative negli altri paesi spesso si scontrava con la scarsità
delle risorse economiche da dedicare un medium comunque considerato marginale, da
ricordare comunque negli stessi anni Radio dimensione suono, Radio città futura E radio
radicale (Roma), Radio Kiss Kiss (Napoli), Radio Alice a Bologna (che si legò alla rivolta
studentesca del marzo 1977) e Radio Subasio (Perugia).
La legge Mammì stabili l'istituto della concessione alla radiodiffusione sono senza scopo
di lucro E per le radio private commerciali creò due varianti territoriali (Nazionale e locale).
Così le radio iniziarono investire nella programmazione informativa fatta di gr e
approfondimenti. La legge arrivo comunque quando sistema si era già in qualche modo
autoarticolato e le emittenti più intraprendenti avevano già guadagnato posizione di potere.
La Rai per essere ascoltatori come diretta conseguenza dell'aumento dell'offerta di
musiche programmi ma anche per il peggioramento del segnale dovuto all'inquinamento e
all'affollamento dell’etere. La volontà di perseguire una filosofia di programmazione generaliste
e adatta pubblici eterogenei fu forse l'atteggiamento più mio pene messo in campo dalla
concessionaria di servizio pubblico. Al contrario le radio private stavano segmentando il
pubblico e cercando di accontentare le nicchie più specifiche.
Un tentativo di innovazione è costituito dal lancio due canali stereofonici in FM (1982),
sottolinea direzione generale di Biagio Agnes, aumentando l'offerta radiofonica musicale della
Rai. Da ricordare Stereonotte, diviso in quattro turni di conduzione dalle 00:30 fino alle 6:00
Dove i conduttori trasmettevano le loro scelte musicali in maniera del tutto svincolata dalle
logiche della promozione discografica e rigorosamente senza interruzioni pubblicitarie.
Dal 1983 iniziarono le trasmissioni di onda verde notiziari sul traffico trasmessi dalle tre
reti realizzate dei giornalisti Rai.
Nel 1987 iniziano anche le trasmissioni sperimentali di Isoradio in collaborazione con la
Società autostrade È un canale dedicato completamente agli automobilisti utilizzando la
tecnica dell'isofrequenza ovvero utilizza la stessa frequenza su un vasto territorio.
Negli anni 80 i primi anni 90 sono stati dunque molto difficili per radio Rai, le private
avevano fatto della specificità in loro punto di forza (Dati riscontrabili poi in Audiradio).
Il selector fu introdotto per primo da RTL E trasferiva le competenze di dj in un
generatore di scalette capace di selezionare il disco giusto per il momento giusto. Organizzata
secondo il clock ripeteva ciclicamente a ogni cambio d'ora la sua scaletta che presentava
canzoni con alta, media e bassa rotazione.
Essere riconoscibili voleva dire non solo essere riconosciuti per il suono che si
produceva, ma anche essere trovati nella giungla delle frequenze; RTL 102.5 fu la prima
trasmettere sulle stesse frequenze in diverse zone d'Italia puntando a tutto tondo sulla
riconoscibilità di un marchio legato alla frequenza.
Radio Data System o RDS È un sistema digitale attraverso cui è stato possibile ricevere
testi e informazioni insieme al segnale radiofonico e dunque riconoscere l'emittente
sintonizzata, la prima è stata radio 105 nel 1985. Dalla fine degli anni 80 tutti gli apparecchi
prodotti, in particolare l'autoradio, hanno incorporato l’RDS che oltre a fornire le informazioni
testuali aiuta la ricerca dell'emittente memorizzata anche quando si perde la frequenza.

Audiradio
Audiradio è una società che tiene insieme broadcasting pubblico e privato, associazioni
di utenti pubblicitarie e agenzie, per svolgere un'indagine campionaria unitaria sull'ascolto di
tutte le emittenti iscritte dal 1988 (come Auditel). Senza dubbio la crescente efficienza e
affidabilità del servizio ha portato considerevoli aumenti degli investimenti pubblicitari sul
mezzo, soprattutto nei momenti di crisi e di saturazione del mercato pubblicitario televisivo.

1990-oggi: l'ingresso dei grandi gruppi editoriali E la crisi della Rai.


Nel corso degli anni 90 il mercato radiofonico nazionale locale ha visto un complessivo
assestamento dei soggetti presenti nel settore, che è passato attraverso la riduzione del
numero delle emittenti, il potenziamento delle reti e della copertura del territorio, la
professionalizzazione della programmazione, la diffusione di dati d'ascolto affidabili e condivisi
da radio, concessionarie e utenti pubblicitari il tutto nello scenario di complessiva transizione al
digitale. L'interessamento dei gruppi editoriali nei confronti della radiofonia è ritenuto da alcuni
tardivo rispetto a quanto avvenuto in altri paesi.
Il primo è stato il gruppo l’Espresso che ha iniziato ad acquisire quote di radio Deejay
fino ad acquistarla definitivamente nel 1994, per passare poi a radio capital (per un pubblico
più maturo) E Italia radio che il gruppo trasformò in M2O (per il gruppo dei giovanissimi).
Nel 1999 è iniziata l'avventura via etere del gruppo il sole 24 ore E successivamente
anche il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera, Virgin Radio e quello Mondadori (che grazie alla
legge Gasparri ha rimosso i limiti di cross-ownership tra gruppi editoriali e televisivi. Istituto il
sistema integrato delle comunicazioni SIC fissando un limite sui ricavi al 20%, Berlusconi grazie
a questa soglia molto alta si è aperto l'ingresso al mondo della radiofonia e ha spianato la
strada a una maggiore concentrazione del settore dei media).
Le radio che non ci sono legate a gruppi editoriali hanno assunto una dimensione di
impresa consistente, diversificando il business in modo da comprendere attività nel campo
della televisione del Web (RDS, Radio Italia e RTL).
A fronte delle grandi manovre nel mercato della radiofonia privata anche la Rai si
muove efficacemente per ridare linfa ai canali radiofonici, per esempio attraverso un forte
investimento tecnologico del 1996 E creando il canale GR Parlamento l'anno successivo. Le
responsabilità di reti estate vengono di nuovo separate fra le tre Radio Rai puntando
successivamente negli anni 2000 sulla riconoscibilità di rete: le specificità delle singole reti
devono scendere a patti con questioni di evoluzione del linguaggio delle news Radio1, con
scelte editoriali legate alla musica e alle forme della comicità Radio2 e per emissione di fare
informazione culturale a Radio3. Dal 2010 Radio Rai ha lanciato la nuova offerta di Web radio
che valorizzano l'archivio Rai.
Con l'avvento del digitale si rendono possibili nuove forme Radio come on demand,
podcast, narrowcasting. La radio non è stata quasi mai considerato di rilevanza strategica ed è
per questo che a differenza di quanto accaduto con l'introduzione del digitale comparto
televisivo non c'è stato alcun intervento legislativo ad hoc.

Radio Wikipedia
Gli anni '30: i primi successi
Nel gennaio 1928 l'URI divenne EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche). Con un
decreto il fascismo stabilì che l'informazione fosse gestita dall'agenzia Stefani, l'organo di
stampa ufficiale del regime. Intanto l'EIAR conobbe una grande diffusione popolare; similmente
a quanto avverrà poi per la televisione, la gente, non potendo permettersi una radio nella
propria casa, si recava ad ascoltarla nei bar e nei locali pubblici, e la propaganda fascista favorì
la diffusione di altoparlanti che collegati agli apparecchi trasmettevano i discorsi del Duce nelle
piazze di tutto il Paese. Con il progetto "Radiorurale", nel 1933 la radio venne diffusa in tutte le
scuole d'Italia e permise a molti studenti, di approfondire la conoscenza della lingua italiana che
a settant'anni dall'Unità d'Italia era ancora sconosciuta alla maggioranza degli italiani.
Nel 1930, con la creazione della concessionaria Sipra iniziò la trasmissione dei primi
spot pubblicitari. Il successo della radio intanto continuava a crescere, grazie alla trasmissione di
programmi innovativi e di grande gradimento popolare: nel 1931 viene diffusa la prima
radiocronaca dell'incontro di calcio fra Italia e Ungheria, all'autunno del 1934 risale il primo
trionfo della radio grazie alla rivista I quattro moschettieri, su testi di Nizza e Morbelli.
Abbinata a un concorso della casa Perugina, il programma scatenò la caccia alle figurine
quotate per i premi. Nel 1934 si contavano 900.000 ascoltatori ma in realtà i “radioamatori”
erano più di otto milioni.
Nel 1935, in occasione dell'invasione italiana dell'Etiopia, si diffuse il genere della radiocronaca,
ovvero della cronaca in diretta dai luoghi di battaglia e sull'andamento della guerra. Nel 1936
da Roma-Prato Smeraldo fu avviato il primo trasmettitore a onde corte per l'estero. Nel 1938
il numero degli abbonati raggiunse il milione. Nel resto del mondo, la radio si afferma
definitivamente e nel 1931 viene fondata, su impulso di Papa Pio XI, Radio Vaticana. Le elezioni
presidenziali americane del 1932, si caratterizzano proprio per la presenza della radio che
trasmette e diffonde nelle case americane i programmi dei candidati dalla loro viva voce.
La seconda guerra mondiale
Lo scoppio della seconda guerra mondiale e l'ingresso dell'Italia il 10 giugno 1940,
favoriscono il lancio definitivo della radio che era all'epoca il mezzo più potente e più veloce,
soprattutto per le comunicazioni belliche. Le difficoltà della guerra e i bombardamenti alleati
rendono difficili le comunicazioni dell'EIAR e dopo l'8 settembre 1943, il paese è spaccato in
due. L'EIAR si trasferisce a Milano e da qui diventa la radio ufficiale della Repubblica Sociale
Italiana mentre nell'Italia meridionale, al seguito all'avanzata delle truppe alleate, il Psychological
Warfare Branch impianta nuove emittenti: Radio Palermo, Radio Bari, Radio Sardegna, Radio
Napoli, Radio Roma.
Nei territori della Repubblica Sociale, invece si diffonde, nonostante i tentativi di
interferenza da parte dei tedeschi, l'ascolto clandestino delle radio nemiche: Radio
Monteceneri, Radio Mosca, Radio Vaticana e soprattutto Radio Londra che, sebbene fossero
proibite per legge e punite anche con la morte, sono l'unica fonte per conoscere la verità
sull'andamento della guerra.
Gli anni '50: il periodo d'oro della radio
Passata la guerra, vengono ricostruiti gli impianti di diffusione e la radio che nel 1949
assume il nome di RAI (Radio Audizioni Italiane) inizia il suo periodo d'oro: il prezzo degli
apparecchi scende vertiginosamente e la radio entra nelle case della maggioranza degli italiani.
Nel 1951 viene trasmessa in diretta la prima edizione del Festival di Sanremo. Nel 1951 la
riforma del sistema radiofonico stabilisce la creazione di tre reti: Nazionale, Secondo e Terzo e
viene regolarizzato il radio-giornale che secondo la legge deve essere imparziale e a tal
proposito viene istituita la commissione parlamentare di vigilanza.
Nel 1954 l'avvento della televisione, spinge la radio a cercare nuove strategie per
reggere la concorrenza del nuovo strumento. La radio avvia la sua programmazione giornaliera
e notturna. L'invenzione dell'autoradio e del transistor, trasformano la radio in un oggetto
trasportabile ovunque e, negli anni del boom economico essa diventa la colonna sonora del
nuovo senso di libertà che si diffonde soprattutto fra i giovani. Nonostante il successo
strepitoso della TV, la radio riesce a reggere la concorrenza, grazie alla specializzazione dei
programmi e al suo radicamento nel costume popolare.
Fra le trasmissioni più popolari dell'epoca c'erano i "giochi a premi" (odierni quiz) come
Il motivo in maschera con Mike Bongiorno e Lelio Luttazzi, Rosso e nero con Corrado e Botta e
risposta con Silvio Gigli. Fra i programmi culturali ebbe particolare successo L'approdo.
Nel 1959 nasce Tutto il calcio minuto per minuto, una delle trasmissioni più popolari della
radio italiana, tuttora in onda.
Gli anni '60 e il Sessantotto
Nel 1960 c'è la differenziazione in tre canali per accontentare un numero sempre
maggiore di utenti: il Nazionale diventa Primo e si dedica all'informazione politica e sociale, il
Secondo punta sulla prosa, sulla musica e sulla varietà mentre il Terzo diventa il canale culturale
ma non troppo. Nel 1966 dal Principato di Monaco iniziano le regolari trasmissioni di Radio
Montecarlo, la quale può operare in Italia perché la sua stazione si trova all'estero. Nasce un
contenzioso con cui la Rai decide di ricorrere al tribunale che dà ragione all'azienda di stato e
costringe Radio Montecarlo a interrompere le trasmissioni.
Nel 1965 divenne direttore dei programmi radiofonici Rai Leone Piccioni, il quale
reinventò la radio nell'era della televisione. Sotto la sua direzione il pubblico giovanile ottiene
trasmissioni appositamente dedicate, spesso condotte dalla coppia Renzo Arbore-Gianni
Boncompagni: trasmissioni come Bandiera gialla, Per voi giovani e Alto gradimento cambiano
profondamente il linguaggio radiofonico.
La “nuova aria” portata dalla contestazione studentesca del 1968 invade anche la radio:
cambia il pubblico e si affermano nuovi generi. Un programma manifesto di questo periodo è
"Chiamate Roma 3131", tre ore di trasmissione quotidiana in diretta telefonica con gli
ascoltatori su temi di costume e società, che allora stavano cambiando profondamente. Il
programma nasce il 7 gennaio 1969 ed è un successo strepitoso, che arriva a toccare anche
punte di dieci milioni di ascoltatori. Lo conducono Gianni Boncompagni, Franco Moccagatta e
Federica Taddei.
Bisogna in ogni modo ricordare che sotto la direzione di Leone Piccioni esordirono
anche programmi di grande successo più tradizionali, come Gran varietà e La corrida.
Nel 1968, nella valle del Belice terremotata, sorse la prima "radio libera" della storia
italiana, Radio Sicilia Libera, che peraltro fu zittita dopo un solo giorno di trasmissione.
Gli anni '70: le radio libere e la crisi della RAI
Nel 1973 parte il fortunato esperimento delle "Interviste Impossibili" in cui i maggiori
intellettuali italiani immaginano di incontrare celebri personaggi del passato: uno degli esempi
più celebri è l'intervista che Umberto Eco farà ad un'immaginaria Beatrice.
Nel 1976 il monopolio della RAI (come già era avvenuto con la televisione nel 1974)
sulla radiodiffusione viene infranto dalla sentenza 202 della Corte Costituzionale.
Nel corso della stessa sentenza si dà atto che le emittenti già attive in Italia sono circa
400. Si tratta delle cosiddette "radio pirata" che poi saranno chiamate "radio libere", un
fenomeno tipico degli anni settanta.
Il numero delle radio libere, anche grazie alla mancanza di leggi al riguardo, negli anni
seguenti cresce vertiginosamente, il loro numero passa da circa 150 nel 1975 alle 2800 del
1978.
La radio libera è una emittente di piccole dimensioni sia in termini di studio radiofonico,
antenna di trasmissione, che di costi di gestione, in grado di coprire un'area di pochi chilometri
quadrati, spesso interna ad una città. Di solito trasmettono in modulazione di frequenza (FM),
una tecnologia fino ad allora poco sfruttata, che garantisce una qualità più elevata.
La radio libera nasce e si sviluppa con intenti diversi: trasmettere musica indipendente e
dediche, notiziari locali, programmi demenziali, idee politiche. Trasmettono la musica ribelle
degli anni settanta, snobbata dalla Rai e conquistano soprattutto il pubblico giovanile. Le radio
libere contribuiscono a rinnovare radicalmente un settore ingessato, grazie anche ad idee
nuove, a programmi originali e talvolta anche strampalati. Le prime radio libere hanno
tipicamente una connotazione politica di sinistra, ma tante nascono semplicemente dalla voglia
di aggregazione e di lanciarsi di molti giovani. Talvolta, molte di queste radio, trasmettevano i
programmi in soluzioni economiche di fortuna: la romana RDS, ad esempio, aveva il suo studio
in una soffitta, la prima emissione di Radio Gemini One di Torino avvenne da un garage, ma il
caso più eclatante è quello della bolognese Radio Alice. Più tardi nasceranno anche radio a
connotazione tipicamente religiosa, come Radio Maria.
Ricordiamo fra le radio che nascono in questi anni: Radio Milano International (poi
Radio 101) (1975) destinata a diventare la prima grande rete privata nazionale; Radio
International Music (1974) la prima (radio pirata) nata sul lago Maggiore; Radio Radicale
(1976) molto seguita per il contenuto politico-informativo; Radio Popolare (1976) nata a
Milano come radio di informazione; Radio Studio 105 (dal 1993 Radio 105); da Roma Radio
Dimensione Suono; da Bologna Radio Lattemiele e Radio Alice.
A seguito della liberalizzazione la RAI inizia un processo di ristrutturazione interna per
adeguarsi alle nuove esigenze del pubblico e per affrontare la concorrenza. Tuttavia il declino
degli ascolti è davvero pesante. Fra i programmi di questo periodo ancora in onda c'è Prima
pagina, antesignana della lettura mattutina dei titoli dei giornali.
Gli anni '80: dalle radio libere alle radio private
Negli anni ottanta del Novecento aumenta la professionalità dei conduttori radiofonici,
la qualità dei programmi, le dimensioni degli studi. Ciò avviene di pari passo con l'aumento
degli introiti pubblicitari, dovuti alla importanza delle radio anche in termini di ascolti. Si parla
quindi non più di radio libera ma di radio privata.
Nel 1981 Claudio Cecchetto rileva Radio Music e fonda a Milano Radio Deejay
destinata a imporsi sul mercato nazionale come l'emittente più seguita d'Italia. Nasce anche
Radio Italia e Radio Italia Network.
Nel 1982 la Rai lancia due nuovi canali: RaiStereoUno e RaiStereoDue sulle nuove
frequenze FM e una riforma strutturale decisa favorisce una modernizzazione degli stili e un
adeguamento ai tempi sul modello delle radio private.
Nel 1988 con la riforma del servizio radio-televisivo pubblico, le reti radiofoniche RAI
rinunciano ad inseguire la concorrenza privata in termini di ascolto e puntano sulla qualità,
trasformandosi in programmi d'approfondimento e intrattenimento leggero. Fra i programmi
più longevi di quest'epoca ci sono il talk show Radio anch'io di Gianni Bisiach e il programma di
lirica Foyer (poi ribattezzato La barcaccia). Nello stesso anno nasce Audiradio che riunisce la
RAI, la Sipra e altre organizzazioni del settore con lo scopo di effettuare indagini periodiche a
livello nazionale per la rilevazione dell'ascolto radiofonico.
Gli anni '90: l'entrata in scena dei network nazionali
Negli anni novanta si diffonde la formula del network a cui si adeguano le principali
emittenti. Contemporaneamente si assiste alla scomparsa di molte radio minori. Nascono in
questi anni Radio Deejay e Radio Capital (1995) e Radio 24 (1999), la prima radio italiana all-
news che è inoltre legata ad un quotidiano, il Sole 24 Ore.
Nella prima metà degli anni '90 si registra un calo di ascolti per la radio e in molti
sostengono che per il più antico dei mass media sia vicina la fine. In effetti la concorrenza con
la televisione si rivela perdente e il pubblico è in forte discesa. La diffusione di Internet e la
nascita delle web radio alla fine degli anni novanta rilancia però straordinariamente la radio
dandole nuova linfa ed una nuova sociologia. Essa è infatti il mezzo migliore che si può
collegare con il nuovo strumento e molte emittenti si dotano di un sito Web.
Fra i più popolari programmi partiti in quegli anni e tuttora in onda bisogna ricordare
Deejay chiama Italia di Linus e Nicola Savino su Radio Deejay del 1991, e le trasmissioni
satiriche Il ruggito del coniglio e Caterpillar su Radio 2, la prima del 1995 e la seconda del 1997.
Il nuovo millennio: la radio ritorna all'antico splendore
Dal 2000 si diffonde, invero senza troppa convinzione, la nuova tecnologia DAB (Digital
Audio Broadcasting) che lancia la nuova "radio del duemila". Il DAB garantisce una qualità
dell'ascolto pari a quella di un CD, prevede l'impiego di trasmettitori terrestri (DAB-T) e
satellitari (DAB-S), e semplici antenne non direzionali per la ricezione. Accanto al DAB, che,
come detto, non riscuote un grande successo (stante l'assenza di un concreto valore aggiunto
per l'utente della modulazione di frequenza), viene diffuso anche il DRM, considerato di qualità
migliore e si sperimenta la tecnologia FMeXtra (che prevede la trasmissione simultanea di un
pacchetto digitale unitamente a quello analogico in FM).
Negli anni duemila la radio, anche quella tradizionale, conosce in Italia un successo
straordinario con ascolti altissimi, come non si vedevano da anni, favorita, forse, anche dal
contemporaneo calo degli spettatori televisivi, come sembrerebbe confermare un sondaggio
del 2004, che rivelava che oltre il 45% degli Italiani, dichiara di preferire la radio alla televisione.
La radio, soprattutto quella musicale, si dimostra in grado di condizionare i gusti del
pubblico, molto più del previsto, con le proprie programmazioni. Ma anche la radio generalista
ritorna ai trionfi del passato.
Ma il successo della radio dopo il 2000, è dovuto anche all'evoluzione di Internet (web
2.0) che diventa quasi una parte indissolubile di questo mezzo. La Rai ottiene un particolare
successo con Viva Radio 2 condotta da Fiorello.

Pubblico Radio
1920-45
La radio è fondamentalmente uno strumento per la propaganda politica, abbiamo solo
dati relativi alle abitudini di ascolto ma non il coinvolgimento.
1945-94
La comparsa del transitor E l'utilizzo del telefono caratterizza questa fase. Nascono le
Radio pirata E le radio libere che introducono massiccio uso di telefonate non filtrate per
comunicare con il proprio pubblico (anni 40)
1992-2004
La telefonia mobile, gli SMS, Internet, le e-mail, il blog e il podcasting. Da privati cittadini
gli ascoltatori sono potenziali reporter. La velocità di trasmissione di un breve testo digitale
aumenta la quantità di feedback del pubblico verso la radio.
2004-
Nascono i social network, cambia di conseguenza la fruizione del mezzo.
,
* Puntate intere Viaggio nella Valle del Po

http://www.raiplay.it/programmi/viaggionellavalledelpo/

* Puntate intere Specchio segreto

http://www.raiplay.it/programmi/specchiosegreto-nanniloy/

* Puntate intere Rischiatutto (1974)

https://youtu.be/LvbExEWrXT4?list=PLAEA8B233B30A7462

* Documentario su Pippo Baudo

http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma/italiani-pippo-baudo-la-
cultura-si-fa-spettacolo/33650/default.aspx 

* Puntate intere I promessi sposi di Bolchi

http://www.raiplay.it/programmi/ipromessisposi/

* Frammenti e puntate di Sanremo

http://www.raiplay.it/programmi/sanremostory/

* Puntate intere Studio Uno

http://www.raiplay.it/programmi/studiouno/ 

* Studio Uno nel racconto di Antonello Falqui

http://www.raiplay.it/video/2017/02/Studio-Uno-nel-ricordo-di-
Antonello-Falqui-1426e2de-2215-43ea-826b-5c88500c6ad2.html

* Puntate intere Milleluci

http://www.raiplay.it/programmi/milleluci/

onda libera

* Documentario su Drive In

http://www.video.mediaset.it/programma/drivein/archivio-video.shtml 

* Puntate intere Samarcanda

http://www.raiplay.it/programmi/samarcanda/

* Puntate intere Il Portalettere

http://www.raiplay.it/programmi/ilportalettere-pierochiambretti/ 

* Puntate intere Avanzi

http://www.raiplay.it/programmi/avanzi/

* Puntate intere Karaoke

http://www.video.mediaset.it/programma/karaoke/archivio-video.shtml

* Puntate intere Non è la Rai

http://www.video.mediaset.it/programma/nonelarai/archivio-
video.shtml 

* Puntate intere La ruota della fortuna

https://youtu.be/WRbBEhZ5jGw?
list=PL2_hTaZlzgkmsMjCUJdkiWRldqidIG6sn

* Puntate intere Agenzia matrimoniale

http://www.video.mediaset.it/programma/agenzia_matrimoniale/
archivio-video.shtml 

* Puntate intere Harem

http://www.raiplay.it/programmi/harem-catherinespaak/

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