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Studi sull’industria dei media => focus primario sullo studio della produzione (come sono creati i media)
Solo con l’arrivo della distribuzione digitale gli studiosi hanno cominciato ad interessarsi a questo ambito
Spesso si è cercato di capire quale contenuto, quale tipo di distribuzione fosse migliore, MA ciò non si può
stabilire perché l’efficacia dipende da molti fattori, come quelli culturali e quelli industriali
Le ricerche su questi due livelli sono si valide, ma quelle al livello intermedio tra le due permettono di
identificare meglio i pattern industriali
FOCUS SU: lo scopo dei processi coinvolti nel disseminare i testi televisivi alle audience
Nel cinema: distinzione distribuzione – “esibizione” (l’attività degli esercenti)
Questa divisione non vale però per la televisione, poiché il termine distributore può essere applicato a
diversi attori: network, canali, stazioni, servizi multicanale via cavo e satellitari
Trasmettere contenuti
Marketing
Doppiaggio e sottotitoli -> localizzazione
Ed altre
Ci concentriamo solo sulla trasmissione di contenuti, la quale è sfaccettata anche se preso da solo.
Ogni compito -> prevede delle strategie per essere portato a termine
Poi ci sono i fattori che permettono di migliorare l’industria e permettono l’influenza di alcuni distributori su
altri.
Tutti questi compiti possono così essere analizzati, comparati e teorizzati.
Inoltre, questa suddivisione permette di identificare i vari attori che compaiono sia nella distribuzione
(Selezione e coordinamento) e nell’esibizione (offerta), così da non tralasciare le sfumature dei compiti che
queste entità svolgono nel tentativo di trovare ed applicare le strategie migliori da utilizzare.
L’arrivo di internet ha posto l’attenzione sulla distribuzione poiché esso ha capovolto tutte quelle logiche
ormai consolidate, mostrando i limiti che la distribuzione televisiva aveva prima di queste tecnologie.
Vecchia concezione = nessuna distinzione tra i vari “compiti” nell’ecosistema dei “distributori”
OLTRE LA TRIPARTIZIONE
Divisione dell’industria classica di Hollywood: produzione, distribuzione, esibizione.
Focus sulla produzione -> distribuzione considerata solo in relazione alle pratiche industriali.
Studi dei prodotti audiovisivi considerano la televisione come una forma culturale, ma così le fasi di
distribuzione ed esibizione diventano difficili da applicare.
Ma la sempre maggiore diffusione dei film al di fuori delle sale ha fatto decrescere il valore dell’esibizione
come categoria, aggiungendo livelli di complessità alla distribuzione di tali film.
Turow -> concettualizza ed elenca tredici “ruoli chiave” nella struttura dei media nella società, tra cui
comprende sia il ruolo del distributore che quello dell’esercente.
Egli distingue i:
Inoltre, Turow individua una complessa rete di relazioni tra i produttori, distributori ed esercenti, che esorta
l’influenza degli uni sugli altri nelle negoziazioni, sia per motivi di business, ma anche per motivi culturali.
Tutte queste implicazioni vanno così a determinare “la quantità di materiali dei mass media che verranno
prodotti”
Per Turow:
Questi discorsi però sono validi per il cinema, ma non per la televisione.
Nella televisione ci sono una serie di fattori che creano complessità: l’integrazione verticale tra gli obiettivi
della circolazione con i produttori di contenuti; oppure la sempre maggiore varianza tra le tecnologie usate
dai pubblici per guardare la tv.
Ad esempio, il network è quello che noi consideriamo come un distributore, ma sono le stazioni televisive
ad essere responsabili per l’effettiva trasmissione del programma agli spettatori.
Già questa semplice differenza tra le due catene fa capire la complessità pratica dell’industria, e sottolinea
come la distinzione tra distributori ed esercenti non è utile quando si parla di circolazione televisiva.
chi selezione e coordina i prodotti, li offre anche -> i distributori si occupano di una molteplicità di compiti
Da sottolineare come ogni nazione abbia una sua catena, ognuna con regole proprie; quindi, risulta difficile
parlare in termini “multi-nazionali”
Riconcettualizzare la circolazione dei media i termini di “compiti” ed indagare come ogni entità svolge questi
compiti permette di integrare anche la distribuzione televisiva via internet nei framework industriali
prestabiliti:
Ex:
Netflix = portale -> trova ed organizza contenuti in una “libreria”, la quale viene “consegnata” dagli ISP agli
spettatori.
La direzione opposta dell’ultima freccia fa capire la non linearità di questo processo: infatti, per quanto il
portale possa promuovere i propri contenuti, essi non raggiungeranno lo spettatore a meno che non sia
proprio quest’ultimo a richiederli.
Inoltre, non è il portale ad interagire con lo spettatore, bensì è l’ISP, il quale però non svolge alcuna funzione
di selezione ed organizzazione dei contenuti mediali.
Quindi le due entità alla destra delle compagnie di produzione si occupano di selezionare ed organizzare i
contenuti (secondo la suddivisione di Turow)
Il termine “organizzare” comprende diverse accezioni: sistemare gli show in palinsesti o “librerie”, oppure
organizzare i vari canali in dei pacchetti lineari.
Pattern di organizzazione completamente nuovi sono stati introdotti con l’arrivo delle interfacce grafiche di
portali come Netflix.
Attori chiave:
Settore Compiti
Broadcast network (NBC, ABC, …) Finanziare programmi, organizzare il palinsesto
Reti di broadcasting (RAI e Mediaset)
Canali via cavo Finanziare programmi, organizzare il palinsesto
Emittenti Organizzare il palinsesto, finanziare programmi
(non prodotti da loro), trasmettere agli spettatori,
contratti con servizi multicanale
Portali (Netflix, Disney+, …) Finanziare programmi, organizzare la libreria,
transazioni dirette con gli spettatori
(abbonamenti); è l’ISP a far arrivare i prodotti agli
spettatori
Servizi multicanale Organizzare canali/stazioni, trasmettere agli iscritti
ISP (Internet Service Provider) Permettono l’accesso ad internet degli spettatori,
così da “consegnare” i media distribuiti tramite
internet
Conglomerati Possiedono, controllano un mix di tutte le tipologie
descritte sopra -> partecipano praticamente ad
ogni aspetto della produzione e della circolazione
Queste “entità chiave” esercitano un potere economico sulle transazioni tra compagnie, in un mercato
competitivo, nel quale quelle con il maggior profitto hanno la priorità.
Ciò dimostra le complicazioni che ci sono nelle negoziazioni tra i vari nodi della circolazione e le
strategie che hanno permesso di superarle e creare “leverage” / influenza
In USA fino a prima del 21° secolo -> broadcast network sono la forza dominante della circolazione
Da dove deriva questo potere? Dal fatto che i network da soli avevano un accesso limitato agli spettatori, e
ciò richiedeva il loro accordo con delle emittenti.
Questo sistema venne però regolato, limitando il numero di stazioni che un network potesse avere, così il
settore delle stazioni si biforcò in:
Emittenti “possedute” ed utilizzate (owned and operated – O&O) -> sono la principale fonte di
guadagno dei network stessi
Emittenti affiliate
Le dinamiche di potere tra le emittenti e i broadcast network sono cambiate molto nel corso del tempo,
soprattutto a causa dell’arrivo della tv via cavo come nuova tecnologia di distribuzione: nuovi broadcast,
nuovi canali via cavo = maggior frammentazione del mercato.
Inoltre molte emittenti passarono dall’essere “locali” a diventare parte di conglomerati di stazioni.
Le due tipologie di emittenti (O&O ed affiliate) che anche in un particolare settore della circolazione (quello
delle stazioni), la proprietà può modificare significativamente influenza e priorità.
Di conseguenza, la differenza tra produttori e circolatori è diventata sempre più sfocata: la relazione tra i
network e le case di produzione diventa sempre più simbiotica una volta che sono co-possedute.
Anche la categorizzazione per compiti è inadatta per capire le dinamiche di potere, poiché vi sono relazioni
guidate da norme per sistemi di integrazione verticale, mentre invece ci sono casi in cui i compiti sono divisi
in diverse compagnie.
Alla fine degli anni ’90 i conglomerati cominciarono a possedere sia i broadcasting network che i canali via
cavo, così diventò inutile fare un confronto tra le due tipologie.
Più interessante da analizzare è come si è modificata la relazione tra i conglomerati e i servizi multicanale.
Infatti, i conglomerati che finanziano, producono e “consegnano” contenuti sono più avvantaggiati rispetto
ai servizi multicanale -> utilizzano i canali/prodotti più famosi per dare lustro a prodotti/canali che
normalmente sarebbero meno seguiti. Diventa quasi impossibile lanciare un canale al di fuori di un
conglomerato.
Capiamo così come sia difficile teorizzare il potere di circolazione per ogni settore, perché dipende:
Questa analisi permette di capire al meglio le dinamiche della distribuzione internet che hanno aggiunto
ancor più complessità al contesto della circolazione
1) I portali -> replicano il ruolo dei canali nell’organizzare e sviluppare una libreria di programmi
2) Gli ISP -> sia da casa che mobile, si occupano di trasmettere i file video
Quest’ultimi, però, possono ricoprire più ruoli nella circolazione -> devono si “consegnare” i contenuti, ma
non fanno esattamente la stessa cosa dei servizi multicanale.
L’accesso a contenuti video da casa può sia avvenire tramite un singolo ente che fornisce sia connessione
internet che servizio multicanale, ma può avvenire in altre combinazioni. Ad esempio:
COMCAST
Casa di Broadcast Stazione di COME
Spettatore
produzione network tarsmissione SERVIZIO
MULTICANALE
Casa di COMCAST
Portale Spettatore
produzione COME ISP
ISP -> sempre più parte cruciale della catena => possono essere dei potenti circolatori di video, ma i loro
compiti restano comunque circoscritti: devono solo “consegnare”, non organizzano ne prioritizzano.
Anche se, senza una politica della neutralità, la prioritizzazione pagata è un’opzione valida di pratica
industriale, che concede agli ISP il ruolo di gatekeeper.
Le ISP negli USA hanno infatti provato ad eliminare questa neutralità, così da aumentare il loro potere nella
circolazione e, di conseguenza, i profitti.
Ciò avviene perché si avrebbe un’inversione delle pratiche industriali: attraverso la prioritizzazione pagata,
non sarebbero gli ISP a pagare per avere i contenuti (come avveniva per i servizi multicanale), ma sarebbero
i produttori a pagare per ottenere una maggiore visibilità/priorità.
Un servizio come Netflix può essere considerato come in cima alla catena, ma altri servizi dipendono da
alcune entità della circolazione che esercitano molta influenza.
Per aggiungere ulteriore complessità: i portali possono essere utilizzati direttamente dal consumatore
(tramite il sito web) così come possono essere usufruiti tramite gli store, i device di streaming video, i servizi
multicanale, le smart TV e le console da gaming.
Queste entità sono potenzialmente dei nodi molto importanti nella circolazione video.
Inoltre, l’ampia varietà di combinazioni tra le pratiche di consumo degli spettatori e i device utilizzati, ha
creato una situazione apparente in cui nessuna entità ha maggiore influenza rispetto alle altre.
Gli ISP, ovviamente, non “consegnano” solo contenuti video, è per questo le politiche di regolamentazione
non concernono solo la distribuzione video.
Su quest’ultimo aspetto, gli ISP svolgono il ruolo delle stazioni di trasmissione o dei servizi multicanale.
Alcune di queste tecnologie e pratiche diventeranno cruciali nella circolazione video e ci si aspetta che le
compagnie attratte da fini commerciali pratichino abusi di mercato, così da ottenere vantaggi, aumentare la
loro influenza e diminuire la concorrenza.
Molto potere rimane però nelle mani degli ISP: esse lavorano al di fuori del marcato, quasi in una sorta di
monopolio
hanno potere sulle compagnie che basano il business sull’interazione con il cliente attraverso
internet
CONCLUSIONI
Emersione dei servizi di distribuzione video tramite internet
Importante non solo capire cosa è la circolazione video, ma anche creare framework che comprendano
tutta la varietà di tecnologie che vengono utilizzate in essa.
Costruzione di una teoria che faccia distinzione tra i vari “compiti” (tasks) coinvolti e che identifichi i
meccanismi di potere che sono utilizzati nel portare a termine questi compiti come una routine
produttiva, così da comprendere le complicate dinamiche che influenzano come e quali contenuti
video raggiungono lo spettatore
La teorizzazione della circolazione richiede un esame attento di particolari compiti, e di identificare delle
caratteristiche industriali che permettono ed inibiscono l’influenza tra coloro che portano a compimento
queste task.
Molti circolatori -> ruolo importante nel marketing e nella promozione -> contribuiscono a raggiungere un
numero ed un tipo di audience determinate
Inoltre i circolatori hanno responsabilità sull’editing della serie (ad esempio adattarla se sono previsti break
pubblicitari in mezzo agli episodi), oppure riguardo alla localizzazione, la quale è molto importante poiché
bisogna rimodellare il testo secondo determinate implicazioni culturali.
Queste pratiche sono inoltre modificate ulteriormente dalla “tv internazionale”: servizi come Netflix e
Amazon Prime Video raggiungono molte nazioni contemporaneamente e quindi dovranno gestire
contemporaneamente più compiti riguardanti la circolazione.