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Solo a partire dagli anni 80’ l’economia dei media e delle comunicazioni è stata studiata con più
attenzione soprattutto in seguito a una forte crescita e diversificazione dei prodotti di
comunicazione.
Oggi, l’industria dei media si presenta sempre più vincolata ad altri due settori industriali:
l’informatica e le telecomunicazioni. Per questa ragione, si tende ad individuare un unico macro
settore economico della comunicazione composto da:
Dalla combinazione delle telecomunicazioni con l’informatica sono nate il teletext e il televideo
Televideo è la denominazione del servizio teletext avviato dalla Rai nel 1984. Da anni è un medium
affermato nel panorama informativo e nelle abitudini degli italiani. Va in onda nel suo formato
nazionale su tutti i canali Rai e, nel suo formato regionale, su Raitre. Televideo è un giornale in
tempo reale, aggiornato 24 ore su 24.
Dalla combinazione tra editoria ed informatica sono nati prodotti come il cd rom e i dvd.
Negli ultimi due decenni i tre settori hanno seguito un processo di integrazione e, da questa
convergenza, sono nati prodotti come Internet, che permette di trasmettere e ricevere, attraverso
le reti di telecomunicazioni, contenuti editoriali ma anche la televisione digitale.
Bisogna distinguere l’industria del media dalla comunicazione interpersonale mediata (via
telefono, via Internet). L’industria dei media consiste nella produzione di contenuti destinati ad
essere trasmessi nello spazio e nel tempo per mezzo di supporti fisici o reti di telecomunicazione e
Quali sono i principali elementi che distinguono l’economia dei media da altri settori
dell’economia?
1- Produttività del lavoro: il lavoro che genera la parte più rilevante del valore economico è
quello di tipo artistico, creativo e intellettuale (attori, registi, sceneggiatori, giornalisti..) i
professionisti in grado di svolgere queste attività con esiti positivi sono considerati risorse
scarse. Sono quindi molto contesi e i compensi tendono a crescere. Inoltre, la possibilità di
aumentare la produttività del loro lavoro è molto limitata dal momento che, a differenza
della produzione agricola, per esempio, è difficile automatizzare il lavoro, ovvero sostituirlo
con le macchine. “la scarsità di professionisti di successo determina nell’industria dei media
una situazione di costi crescenti”.
2- La forma immateriale dei prodotti: film, romanzi, canzoni sono contenuti immateriali (non
fisici) che, per essere memorizzati, distribuiti e consumati devono passare attraverso
supporti fisici. Nel caso del libri, del film e del dvd il contenuto immateriale (detto anche off
line) è fissato su una base materiale (pellicola, carta..). Per utilizzare il contenuto
immateriale è necessario estrarlo dal suo supporto con l’aiuto di tecniche come la lettura o
di apparecchi specifici come il lettore cd e il dvd. I contenuti fruibili attraverso radio,
televisione o via internet, si possono trasmettere o ricevere attraverso una rete di
telecomunicazione e dei relativi terminali. In questo caso si parla di contenuti online che
possono essere offerti secondo tre modalità:
in forma monodirezionale da un punto di trasmissione verso una massa indeterminata di
punti di ricezione come nel caso della radiotelevisione:
In forma monodirezionale da un punto a un gruppo limitato e predefinito di punti come nel
caso della televisione via cavo.
In forma bidirezionale tra due punti (contenuti a richiesta).
“beni pubblici” le due caratteristiche sono la non rivalità e la non escludibilità del consumo.
Il servizio utilizzato da un individuo non riduce l’uso da parte di un altro individuo, così come
nel momento in cui il servizio è erogato non è possibile escludere qualcuno dal suo uso. + il
valore del contenuto non si esaurisce nel momento in cui viene consumato. Alla base del bene
pubblico ci sono una serie di norme destinate alla protezione degli autori e degli editori: dal
diritto d’autore al copyright.
“beni misti”sono quelli che posseggono solo una delle caratteristiche dei beni pubblici. Gli
spettatori di un film al cinema non hanno alcuna forma di rivalità nel consumare il film, ma da
questo consumo si può escludere chi non paga il biglietto. La stessa cosa vale per i servizi di tv
a pagamento.
L’industria dei media produce contenuti caratterizzati da due tipi di valore: economico e
culturale. Quello economico si può indicare in termini quantitativi perché è legato al costo di
produzione del prodotto e ai suoi risultati di vendita.
Il valore culturale (artistico- comunicativo) si può indicare solo in termini qualitativi.
CI sono molti casi di film, romanzi ecc che hanno avuto un grande successo commerciale ma
sono stati considerati di basso valore culturale.
LA PRODUZIONE DI PROTOTIPI
In generale i costi di produzione totale sono composti dai costi fissi (indipendenti dalle quantità
prodotte) e dai costi variabili (cambiano a seconda della quantità prodotta).
L’industria dei media è caratterizzata da un regime di costi fissi molto elevati e da costi variabili
molto bassi. Ciò significa che più alto è il numero delle copie di un film, di un libro, di un disco,
più basso è il costo di ogni singola copia.
Gli investimenti per produrre il prototipo sono indipendenti dal risultato economico; quelli
destinati alla distribuzione, invece, possono essere modulati secondo l’andamento dei
risultati commerciali. Se un romanzo ottiene buoni risultati di vendita nei primi giorni di
uscita nelle librerie si può aumentare il numero di copie stampate.
L’INNOVAZIONE E LA FLESSIBILITA’
Innovazione quella dei prototipi è una produzione di pezzi unici che non offre margini
all’innovazione e alla diversificazione di un prodotto. Inoltre, quando un contenuto mediale è
prodotto e messo in circolazione sul mercato le possibilità di modificarlo sono molto limitate:
quando un film arriva nelle sale normalmente non può più essere ritirato dal mercato e
modificato. Questo aspetto distingue l’industria dei media da altri settori, quello
automobilistico, per esempio. Il produttore di un’automobile può innovarla successivamente
modificandone alcune parti (motore, carrozzeria, optional..); può quindi adattare uno stesso
prodotto ai vari pubblici di riferimento.
Flessibilità i prodotti mediali hanno una maggiore flessibilità rispetto ad altri tipi di prodotti.
Uno stesso contenuto può infatti essere distribuito attraverso supporti diversi e diverse
modalità commerciali. Un film può essere distribuito nelle sale cinematografiche, su cassette o
dvd, in canali tv a pagamento o gratuiti, così come un brano musicale può essere lanciato come
parte della colonna sonora di un film , sfruttato in un programma radiofonico o nella classica
forma del disco.
Tra i romanzi, dischi, film, solo un numero limitato ottiene un successo commerciale/maggiore
incasso (best seller), mentre la maggior parte non riesce neppure a coprire i costi di
produzione e distribuzione. Ulteriore vantaggio dei best seller permettere all’editore di
avere le risorse necessarie per coprire le perdite dovute agli insuccessi degli altri prodotti.
- Pubblicità
- Pagamento diretto e spontaneo
- Finanziamento pubblico stabilito per legge ( il finanziamento della televisione pubblica in
ciascun paese è coperto da una specifica imposta)
- Finanziamento pubblico su commessa (qui rientrano , ad esempio, le tariffe postali
agevolate per gli abbonamenti alla stampa).
Altri casi in cui interviene il finanziamento pubblico ad alcuni media si riconosce il merito di
svolgere una funzione culturale (merit goods) e per questa ragione, in molti paesi, le istituzioni
pubbliche intervengono in vari modi per sostenere le attività delle imprese mediali.
Prodotti di stock (o ad utilità ripetuta) sono quelli che possono essere utilizzati più volte nel
tempo continuando a generare risorse economiche. Appartengono a questa categoria: film,
romanzi e brani musicali. Il loro valore economico non si esaurisce finchè continua ad
esserci un pubblico disposto a pagare per poterli consumare. Si pensi alle opere della
cultura classica greca e latina che sono ancora oggi stampate e vendute.
Prodotti di flusso, sono quelli che perdono facilmente la loro capacità di generare interesse
nel pubblico. Il loro valore commerciale svanisce appena sono diffusi: telegiornali,
programmi a quiz, quotidiani e periodici che concludono la loro vita economica nell’arco di
I BENI ESPERIENZA
I prodotti mediali appartengono alla categoria dei “beni esperienza”, il cui valore è percepibile
e apprezzabile solo dopo che il consumatore ha potuto conoscerne il contenuto. È solo alla fine
del lavoro di consumo che una persona può sapere se l’investimento economico le ha fornito
un prodotto che corrisponde alle sue attese. Per cercare di far si che i contenuti siano
apprezzati, si tende 1 a continuare ad usare, nella realizzazione di un nuovo film o romanzo,
ingredienti e formati che abbiano già avuto successo in prodotti precedenti. È il caso dei film di
James Bond, lo squalo e Star Wars. 2 a ingaggiare autori, registi e attori che hanno già riscosso
successo rilevanti.
IL RISCHIO ECONOMICO
Come già detto, nell’industria dei media la maggior parte delle risorse economiche è
concentrata nella realizzazione del prototipo, mentre la sua riproduzione e distribuzione ha un
costo più basso, che si riduce all’aumentare del numero di copie. Tuttavia, le risorse necessarie
per realizzare il prototipo sono investite prima che si sappia se avrà o no successo
commerciale. Queste, una volta investite, non sono recuperabili (sunk costs) e in caso di
insuccesso una loro parte, più o meno consistente, si perderà.
Quali sono le fasi attraverso cui l’industria dei media si crea valore economico?
Produzione
Confezione
Distribuzione
Vendita
A volte ognuna delle fasi è gestita da imprese distinte, in altri casi un’unica impresa cura due o più
fasi. Nell’industria del cinema, per esempio, le quattro fasi sono gestite da imprese distinte.
Nell’industria televisiva, invece, ci sono casi come quello italiano in cui la stessa impresa gestisce
tutte le fasi: le imprese televisive italiane pubbliche e private gestiscono direttamente una parte
della produzione, la fase di confezionamento (programmazione) e quella di distribuzione e vendita
(Rai e Mediaset gestiscono gli spazi pubblicitari attraverso le loro rispettive filiali Sipra e Publitalia).
Mondadori gestisce direttamente la fase produttiva, quella del confezionamento (tipografia..) e in
parte quella della distribuzione e della vendita attraverso la propria rete di librerie.
- Analisi del mercato e l’individuazione della tipologia di prodotto più adatto ad essere
commercializzato.
- La selezione dell’idea da trasformare in prodotto mediale e dell’autore a cui affidarne lo
sviluppo.
- L’organizzazione delle risorse artistiche, tecniche necessarie a trasformare l’idea
selezionata in prodotto (prototipo).
- L’organizzazione delle risorse finanziarie.
- La promozione del prodotto.
LA DISTRIBUZIONE: Nel caso della stampa quotidiana, l’acquisto del giornale avviene in molti paesi
per abbonamento e la distribuzione delle copie agli abbonati è affidata al servizio postale (cattivo
funzionamento delle poste in Italia).
Nella distribuzione dei libri ci sono varianti da paese a paese. In molti casi i grandi editori
gestiscono direttamente la rete distributiva dei propri libri mentre i piccoli e medi editori ricorrono
generalmente a imprese specializzate nella distribuzione. La distribuzione nel territorio italiano di
prodotti off line ha sempre presentato difficoltà per varie ragioni: 1 complessa e costosa
distribuzione fisica dei prodotti 2 la distribuzione della popolazione italiana. Molti italiani, infatti,
risiedono in piccoli comuni dove non si possono mantenere in vita negozi specializzati nella
vendita di libri e dischi. Una svolta sarà portata dalle edicole che vendono anche libri e sono
presenti in tutto il territorio nazionale.
1. Dotazione culturale: ovvero bisogna possedere diversi tipi di alfabetizzazione. Per esempio,
nel caso di un programma televisivo basta conoscere la lingua utilizzata; per un giornale o
un libro occorre conoscere la lingua utilizzata e saper leggere.
2. Dotazione tecnica: in vari casi, per consumare un contenuto, è necessario essere dotati di
apposite apparecchiature. Ad esempio, nel caso di contenuti offline occorre il
videoregistratore, il lettore cd ecc..
1. Gli innovatori: rappresentano una piccola percentuale del mercato (7-10%) e sono coloro
che acquistano per la passione della novità. Comprano il prodotto nella prima fase di
commercializzazione, pur sapendo che è potrà essere migliorato e che il prezzo potrà
essere ridotto.
2. I precoci: rappresentano una percentuale più ampia del mercato, ma ancora contenuta
(15-18%): anche per loro il prezzo non rappresenta un vincolo all’acquisto, sono convinti
della sua utilità e interesse.
3. I ritardatari: (25/30%): sono coloro che per minor interesse o difficoltà economiche
rimandano l’acquisto.
4. Gli indifferenti (10/20%) sono coloro che non hanno bisogno della nuova tecnologia.
1- Per definire regole per uno specifico settore dell’industria dei media
2- Per svolgere attività dirette
3- Per rafforzare lo sviluppo di un settore specifico
4- Nel caso di fallimento del mercato (cattivo funzionamento del mercato rispetto agli
interessi della collettività) per esempio, è considerato un fallimento del mercato l’offerta
ridotta o insufficiente di programmi culturali, informativi, educativi oppure l’esclusione di
parte della popolazione dalla lettura dei giornali.
Nell’ultima fase del secolo scorso l’industria dei media ha manifestato in modo evidente alcune
grandi tendenze.
L’integrazione di nuove attività nella stessa impresa o di altre imprese che operano nello
stesso settore. Avviene tramite l’acquisto di un’impresa da parte di un’altra oppure tramite
fusione. In Italia, questo fenomeno ha interessato editori di giornali come Rizzoli-Corriere
della sera, editori di libri come Mondadori e imprese televisive come Mediaset e Rai. Ci
sono tre tipi di integrazione:
- Orizzontale, quando un’impresa che opera in un settore, per esempio quello televisivo,
acquista un’impresa attiva nello stesso settore. Il caso più noto è quello di Fininvest,
proprietaria di Canale 5, che nella prima metà degli anni 80, acquistò la rete Italia 1 e poi
Rete 4.
- Verticale, quanto un’impresa che opera in un settore si integra con un’impresa che opera
nello stesso settore, ma a un livello della catena di diverso valore. Si può parlare di
integrazione verticale a monte per esempio quando un’impresa televisiva acquista il
controllo di un’impresa audiovisiva per un miglioramento della qualità (l’integrazione da
parte di mediaset dell’impresa di produzione cinematografica Medusa, fornitrice di
contenuti cinematografici ai canali televisivi). Oppure si può parlare di integrazione
verticale a valle nel caso in cui un editore, per esempio, acquisisce una rete di librerie.
- Trasversale, quando un’impresa integra altre imprese attive in settori diversi dal proprio.
Per esempio, quando Fininvest ha acquistato Mondadori.
La crescita delle dimensioni: ciò ha portato alla formazione di alcuni grandi gruppi in grado
di esercitare una forte influenza sui mercati (Walt Disney, Fininvest..). tra i vantaggi derivati
dalle grandi dimensioni di un’impresa c’è
1 l’economia di scala, ovvero la possibilità di distribuire su un maggior numero di prodotti
i costi fissi. Maggiori sono le vendite di un disco, un romanzo, un film minori sono i
costi per unità di prodotto. In tal modo si possono abbassare i prezzi di vendita,
allargare il mercato e aumentare il profitto.
2 La possibilità di produrre un maggior numero di titoli e avere cosi più possibilità di
trovare dei best seller.
3 La possibilità di assorbire meglio le perdite dovute agli insuccessi, che invece
un’impresa di medie e piccole dimensioni ha difficoltà a gestire.
4 Le economie di scopo come il product placement che è l’inserimento del prodotto che
si vuole promuovere in una o più scene di un film (bottiglia di vino, paio di occhiali con
le loro marche..). La produzione del film e la promozione del prodotto costituiscono
un’unica attività che ha due scopi economici distinti.
5 Accrescere le sinergie. Diverse entità, lavorando insieme, possono raggiungere risultati
che nessuna di loro potrebbe raggiungere individualmente.
Svantaggio: molto spesso la crescita non avviene per sviluppo interno ma per integrazione
attraverso l’acquisizione o la fusione di altre imprese. Queste operazioni sono spesso
finanziate con prestiti e, in molti casi, le imprese si indebitano tanto da non essere in grado
di rispettare gli impegni presi con i creditori.
L’industria audiovisiva diventa oggetto di attenzioni solo negli anni 80’ quando le trasmissioni
televisive via cavo e via satellite si stavano diffondendo nel continente. Si temeva che questo
cambiamento potesse destabilizzare le tv pubbliche, ma si guardava con favore alla creazione
di canali televisivi a copertura europea. L’industria televisiva europea ha molti punti deboli:
Negli anni 80’ la Commissione Europea si pone l’obiettivo di realizzare, entro il 1992, un
mercato unico europeo, eliminando tutte le barriere che impedivano la libera circolazione nel
territorio europeo di persone, prodotti e capitali. Per la libera circolazione dei programmi
televisivi in tutta la Comunità Europea interviene la direttiva: Televisione senza frontiere,
approvata nel 1989. Il contenuto più innovativo di questa direttiva fu proporre una
percentuale di fiction di origine europea che doveva essere garantita nelle trasmissioni di ogni
televisione europea. Tra i punti importanti trattati dalla direttiva ci sono poi le regole che
riguardano il product placement (forma di pubblicità volta a promuovere una marca o un
prodotto inserendolo in un film o in una fiction. La direttiva sancisce un generale divieto di
inserimento di prodotti come tabacco, sigarette, farmaci acquistabili solo dietro prescrizione
medica, super alcolici, nelle opere audiovisive destinate al pubblico. Inoltre, l’inserimento dei
prodotti nel programmi non deve mai incoraggiare direttamente l’acquisto né dare rilievo al
prodotto in questione. Il telespettatore deve essere sempre informato sulla presenza di
inserimenti commerciali mediante un avviso all’inizio e alla fine del programma e dopo ogni
interruzione pubblicitaria.
1. Rispondere con prodotti europei alla domanda crescente di fiction, riducendo il ricorso ai
prodotti extraeuropei
2. Aumentare la diffusione di contenuti televisivi europei, promuovendo una migliore
conoscenza reciproca e la formazione di un’identità condivisa.
Questo secondo obiettivo vede come principale programma di sostegno il Programme Media
avviato nel 1987 ed ebbe 4 edizioni. Gli obiettivi erano: rafforzare i prodotti europei sia sul
mercato interno che extraeuropeo e la distribuzione tra paesi europei dei prodotti.
Tuttavia, i risultati sono stati deludenti. Sembra infatti che le barriere d’entrata in Europa dei
prodotti statunitensi continuino ad essere valicabili, ma quelle nazionali europee per i prodotti
di fiction europei continuano ad essere molto elevate.
Nel mercato dei media possiamo ritrovare le quattro forme classiche del mercato dei beni e
dei servizi: monopolio, oligopolio, concorrenza monopolistica e concorrenza perfetta.
Nel monopolio c’è un solo venditore di prodotti o fornitore di servizi. L’acquirente deve
rivolgersi al monopolista per poter consumare il bene o il servizio da lui offerto. Nel campo
dei media, in quasi tutta Europa radio e televisione sono state gestite a lungo in forma di
monopolio da parte di imprese pubbliche, dalla Rai all’inglese BBC.
L’oligopolio si distingue dal monopolio per la presenza nel mercato di più imprese. Un caso
è il mercato televisivo italiano, dove due imprese: Rai e Mediaset, hanno dominato per
lungo tempo il mercato nazionale.
La concorrenza monopolistica si ha nei casi in cui ci sono molte imprese che producono
beni, ma che non sono perfettamente sostituibili e sono in grado di soddisfare interessi ed
esigenze distinti. Ognuno dei media si differenzia per alcune caratteristiche. Ad esempio,
giornali si possono distinguere per stile, linea politica..
Concorrenza perfetta si ha quando un ampio numero di imprese offrono lo stesso
prodotto. Tuttavia, è una condizione che nell’industria dei media si incontra raramente.
In ciascuna di queste 4 situazioni di mercato i prezzi del prodotto hanno caratteri diversi. Nel
monopolio l’impresa ha maggiori margini di scelta nella qualità del prodotto da offrire e del
prezzo di vendita. Nel caso della concorrenza perfetta, l’impresa definisce la qualità e il prezzo
tenendo conto dei prodotti concorrenti.
Un altro elemento legato alla struttura del mercato riguarda le difficoltà che una nuova
impresa deve affrontare per entrare nel mercato, le cosiddette barriere d’entrata. Tali barriere
sono più alte nel caso della presenza su quel mercato di un monopolista, e tendono invece a
ridursi andando verso la concorrenza perfetta. Alcuni esempi:
L’evoluzione del mercato italiano dei media ha avuto due caratteristiche principali, indicate
con i termini: deregolazione e convergenza. Il primo indica un processo di riduzione dei vincoli
legislativi e, nel nostro caso, il passaggio da una situazione di monopolio all’apertura del
mercato e alla concorrenza. Il secondo, riguarda l’intreccio tra l’industria dei contenuti e quella
delle telecomunicazioni e dell’informatica.
mai trasformato in legge. Per molto tempo, la televisione italiana ha vissuto una situazione
di stallo in cui il mercato televisivo è rimasto diviso in 3 parti: due molto consistenti nelle
mani di Rai e Mediaset e la terza, marginale, nelle mani di oltre 500 imprese televisive
private a dimensione locale.
Solo a partire dal 2003, con la fusione di Stream e Telepiu, le due imprese che offrivano
servizi di tv a pagamento, si è formato un nuovo operatore televisivo con un fatturato in
rapida crescita. Un successivo passaggio di proprietà ha portato la televisione a pagamento
italiana, denominata ora Sky italia, in mano al maggior operatore internazionale del settore
(New International). Ha cominciato cosi ad assumere consistenza quel terzo polo televisivo.
- La convergenza: assume rilevanza nel campo delle comunicazioni quando la tecnica digitale
inizia ad essere applicata progressivamente alla produzione e trasmissione dei contenuti di
comunicazione. Si è potuto così comunicare a distanza qualsiasi contenuto in forma
digitale. Nella telefonia mobile l’Italia ha registrato un’accellerazione senza confronti
mentre l’utilizzo di Internet è stato condizionato fortemente dalla scarsa penetrazione dei
computer nelle case italiane. In conclusione possiamo dire che la convergenza ha creato
nel mercato delle telecomunicazioni risultati rilevanti sia sul piano della concorrenza sia sul
piano delle tariffe e dei fatturati, ma non si può dire che sia avvenuto altrettanto per il
mercato televisivo. Infatti, la nascita, con Sky Italia, di un terzo operatore televisivo con
reali capacità competitive è si un risultato di rilievo, ma appare molto al di sotto di quanto
si sarebbe potuto ottenere sfruttando appieno le opportunità offerte dalla convergenza per
favorire la crescita e la diversificazione del mercato.
Lo stato italiano ha da tempo avviato iniziative per offrire a tutte le famiglie l’accesso alle
reti a banda larga- ad esempio con il digitale terrestre che, oltre a migliorare il servizio
televisivo, offre l’accesso domestico a Internet.
Nonostante questi impegni, la dotazione delle famiglie italiane presenta ancora punti di
debolezza evidenti. Ad esempio, nel 2010 risulta che la distanza dell’Italia dai maggiori
paesi europei è ancora netta rispetto sia al possesso di internet sia alla qualità della
connessione.
Lo IEM, istituto di economia dei media, traccia un percorso ventennale del mercato dei
media in italia a partire dal 1987. I media presi in considerazione nel rapporto sono:
televisione, radio, cinema, internet e stampa.
- Nel periodo da 1987 e 2006 il mercato dei media in italia è più che triplicato e, nel
comparto audiovisivo il settore di maggior peso è stato quello televisivo. Anche la stampa,
nel suo insieme, ha contribuito alla crescita generale (la crescita è stata trainata dai
quotidiani), ma con un apporto minore rispetto ai media audiovisivi . Per ciò che riguarda
Internet, videogiochi.. anche questi hanno contribuito in maniera sensibile alla crescita
complessiva del mercato.
Quali sono state le fonti di finanziamento del mercato dei media in questo periodo?
1. Pubblicità, influenzata in gran parte dall’andamento del ciclo economico
2. Spesa diretta del pubblico, influenzata dall’andamento dei redditi delle famiglie
Nel 1987 la spesa diretta era rappresentata per il 60 percento dal canone; nel 2006 invece
in testa c’era la televisione a pagamento e per ultimo il cinema con solo il 10%.
C’è da considerare che nel mercato dei media, ogni impresa che opera in un settore
specifico come televisione, stampa e cinema è in realtà in competizione con tutte le
imprese che operano in qualsiasi altro settore per conquistare almeno 3 tipi di risorse
scarse: l’attenzione, i soldi e il tempo dei clienti. L’idea di considerare i vari media come
componenti di un unico mercato, il sistema integrato delle comunicazioni, ha raccolto varie
critiche nel mondo politico. Questo SIC, sistema integrato delle comunicazioni, è composto
da sette settori e dodici sotto settori ma non sono stati inclusi né il settore librario né quello
della musica registrata.
1. Nel mercato dei media il pluralismo non è in alcun modo minacciato visto che la
principale impresa che opera nel Sic è assai lontana dalla soglia limite prevista dalla
legge. Ma se si pensa che sei gruppi (fininvest, rai, news corporation, rcs mediagroup,
seat pagine gialle.. elenco pag. 81) controllano il 50% delle risorse, va sottolineato che
dal punto di vista economico il mercato ha un elevato livello di concentrazione.
2. Il ruolo determinante della televisione come discriminante dei gruppi mediali.
3. La presenza pubblica nel mercato dei media che è in grado di esercitare una forte
influenza.
4. LA PUBBLICITA’ E L’AUDIENCE
In italia operano varie società di rilevazione dell’audience: Auditel per la televisione, Audiradio per
la radio, Audipress per la stampa, Audiweb per la pubblicità su internet. Dalle loro informazioni
dipendono la disponibilità degli inserzionisti a pagare gli spazi pubblicitari.
Le imprese mediali affidano gli spazi dedicati alla pubblicità a imprese concessionarie. In Italia, ad
esempio, Rai e Mediaset affidano i loro spazi rispettivamente a Sipra e Publitalia.
Gli spazi pubblicitari possono essere venduti direttamente al cliente oppure attraverso i centri
media, che svolgono anche l’attività di programmazione e pianificazione delle campagne
pubblicitarie.
In questo mercato operano anche le agenzie di pubblicità che hanno la funzione di realizzare i
contenuti delle campagne pubblicitarie. La vendita di spazi pubblicitari avviene sulla base di tariffe
predefinite.
Gli effetti della pubblicità sono visibili sia sul piano economico che quello sociale. Sull’economia,
orientando il comportamento dei consumatori; nel secondo caso, incide sulla società e la sua
cultura influenzando il linguaggio, gli stili di comportamento e di consumo, i valori.
Gli effetti della pubblicità sull’industria dei media sono altrettanto visibili. Questa, può essere fonte
economica unica (tv commerciale), prevalente o aggiuntiva.
- 1981-1990 Il mercato della pubblicità è raddoppiato, con tassi di crescita mai visti ne prima
ne dopo quel periodo. È normale che in situazione di pil crescente crescano anche gli
investimenti pubblicitari, ma in questo caso la crescita del pil è insufficiente a spiegare le
dimensioni e la velocità del fenomeno. Ciò che ha pesato in modo determinante su quanto
avvenne è, ad esempio, la moltiplicazione delle grandi superfici commerciali (super e iper
mercati). La marca assunse cosi un ruolo determinante nell’orientare la scelta dei
consumatori. Per associare nella memoria dei consumatori la marca ai contenuti dei
prodotti lo strumento più rapido e potente è la pubblicità, in particolare sui canali televisivi.
- Nel decennio 1991-2000 il trend positivo degli investimenti pubblicitari è continuato, ma
con un tasso di crescita inferiore a quello del decennio precedente e con un’interruzione
netta nel biennio 93-94 a causa del ciclo economico negativo, la guerra del Golfo..
- Tra il 2000 e il 2005 vi è un rallentamento e stagnazione del Pil quindi un conseguente
crollo degli investimenti pubblicitari. Tuttavia, il crollo del pil non può essere l’unica causa.
Altre cause: il crollo della pubblicità è dipeso infatti in modo sensibile anche dagli effetti
negatici dell’attentato alle torri gemelle e l’avvio della guerra in Iraq o Afganistan.
PIL E PUBBLICITA’ NEGLI STATI UNITI E NEL REGNO UNIITO NEGLI ANNI 2000
I casi degli Stati Uniti e del Regno Unito sono indicativi di come gli eventi politici
internazionali abbiano prodotto sugli investimenti pubblicitari un effetto più diretto di
quanto lo sia stato l’andamento del Pil. Negli USA, il rallentamento della crescita del Pil è
stato meno forte che in Italia, mentre il crollo degli investimenti pubblicitari è stato molto
più profondo. Quindi, sembra che ad incidere sugli investimenti pubblicitari siano fattori
più complessi del mero andamento economico. Tali fattori, comprendono dimensioni di
tipo socio-politico.
Le influenze— 1 degli inserzionisti sulle imprese che misurano le audience (essi hanno
bisogno di avere dati e informazioni più dettagliati sul pubblico dei media)
2 Delle imprese mediali sulle società che misurano le audience, perché hanno bisogno di
conoscere in modo più dettagliato l’audience di un determinato mezzo al fine di poterlo
valorizzare meglio nel mercato. Ad esempio, di recente varie imprese mediali hanno avuto
la necessità di rilevare i consumi radiotelevisivi anche in spazi diversi da quello domestico,
come i bar e altri luoghi pubblici.
PARTE SECONDA
3. Produzione; fase che riguarda le riprese. È il passaggio più impegnativo dal momento
che qui si concentra la maggior parte dei costi. È una fase, inoltre, soggetta a un certo
grado di incertezza dipendendo dalle condizioni atmosferiche, malattia o infortunio di
un attore ecc..
4. Postproduzione; fase che comprende diverse operazioni come il montaggio delle scene,
l’inserimento delle parti sonore e degli effetti speciali. Il risultato finale è il prototipo del
film che deve poi essere approvato dal produttore e consegnato ai distributore.
La produzione cinematografica è un’attività sempre molto incerta, infatti solo alla fine del
processo produttivo si ha modo di verificare il risultato finale.
1. Costi sopra la linea, sono quelli destinati alle attività creative e comprendono i
compensi destinati agli attori, produttori, e chi realizza la sceneggiatura.
2. Costi sotto la linea, riguardano le attività tecniche, come le attività degli elettricisti, dei
costumisti, truccatori, oltre ai mezzi necessari al loro lavoro.
In Italia, così come in altri paesi europei (Francia, Regno Unito) gli investimenti medi per
film sono difficilmente paragonabili a quelli degli Stati Uniti.
conferma del peso del cinema statunitense in Italia, si può osservare che nel 2009 in Italia il
65% dei film erano importati.
- Offerta del film al pubblico attraverso le sale cinematografiche; fase in cui l’esercente
della sala cinematografica offre al pubblico lo spettacolo e incassa il pagamento del
biglietto. Normalmente, l’esercente della sala trattiene il 50%, la parte restante degli
incassi è trasferita al distributore (30%) e il resto rappresenta l’incasso del produttore.
Nel corso degli anni, la sala cinematografica è stata affiancata da nuove forme di
distribuzione come la tv. Nonostante cio, la distribuzione del film in sala svolge ancora una
funzione economica centrale, dal momento che è in questa fase che si definisce il successo
del film. Le funzioni svolte dall’esercente: negoziare con i distributori i film da proiettare, il
momento in cui programmarli e per quanto tempo, la gestione dell’attività di marketing, la
gestione della biglietteria.
La novità degli ultimi anni: riduzione delle sale con un solo schermo e crescita di quelle con
più schermi, sale di proiezione più curate e servizi aggiuntivi come bar (Nel 2010 in Italia
quasi la metà dei cinema era multisala). A questa novità c’è una novità di tipo tecnico che
riguarda il passaggio dal cinema ottico a quello digitale.
LA GRANDE TRASFORMAZIONE
L’industria cinematografica, negli ultimi anni, è stata trasformata da alcuni fenomeni che
hanno origine negli anni 80 negli Stati Uniti.
1. Crescita degli investimenti nella produzione dei film destinati al mercato internazionale.
2. Concentrazione degli incassi dei film su un numero sempre piu ristretto di titoli.
3. Moltiplicazione delle sale che programmano lo stesso film contemporaneamente.
4. Concentrazione degli incassi nelle prime settimane di programmazione.
Mentre il ciclo di vita del film in sala si è accorciato, il suo ciclo di vita più importante dal
punto di vista economico, si è spostato su altri mezzi. Più grande è il successo del film nella
prima fase, più alto sarà il successo potenziale quando passerà attraverso le reti di
distribuzione successive e di conseguenza più alto sarà il prezzo di vendita dei diritti agli
editori di home video, canali televisivi..
Per riassumere, le ragioni della leadership dei film statunitensi sono legate a tre punti di forza:
1 la potenza produttiva (per la dimensione degli investimenti e gli alti standard professionali), 2
la forza distributiva (per la presenza su scala europea delle società di distribuzione integrate
alle majors), 3 la forza della produzione e del marketing.
I FILM BLOCKBUSTER
1. Lo spettatore, per vedere un film al cinema, deve fisicamente uscire di casa per trovare la
sala di proiezione del film che vuole vedere.
2. Con la televisione, lo spettatore riceve i film a casa ma non può scegliere nè quando né
quale film vedere. Inizialmente, veniva considerata nemica dell’industria cinematografica,
In Italia, la presenza dei film nella programmazione televisiva è oggetto di regolazione specifica
come si è visto con la Televisione senza Frontiere che ha indicato ai paesi membri un tetto alla
trasmissione di fiction extraeuropea.
3. Con il videoregistratore (anni 70), lo spettatore può registrare il film trasmesso e rivederlo
quando e quante volte desidera.
4. L’home video (anni 80), film su dvd a noleggio o comprato.
5. Canali a pagamento (anni 90)
6. Banda larga, lo spettatore attraverso la rete, dispone di un’ampia offerta di canali sia
gratuiti che a pagamento.
Il mercato dell’home video- film su videocassette prima e su dvd oggi- costituisce una fonte di
reddito rilevante sebbene in declino a causa di: Internet, pirateria. In Italia questo mercato si
sviluppa negli anni 80’ e la crescita prosegue fino al 2005 con il dvd che migliora la qualità e
costituisce un minore ingombro rispetto alla videocassetta. Importanti sono i dvd ad alta
definizione (blu ray disc).
3. Le tipologie di destinatari
Si passa poi alla stampa e ultimamente sono state introdotte innovazioni per aumentare la
velocità di stampa delle copie.
Altre attività svolte dall’impresa giornalistica: vendita di spazi pubblicitari agli inserzionisti,
analisi del comportamento dei lettori, promozione e marketing del prodotto.
Oltre ai ricavi derivati dalla pubblicità e dalle vendite, dagli anni 90’ è stata introdotta
un’altra fonte di entrate: i prodotti collaterali costituiti da libri dischi ecc venduti insieme ai
giornali.
FREE PRESS: giornali gratuiti, finanziati dalla pubblicità e destinati a un pubblico popolare
composto da persone che abitualmente non leggono un quotidiano. Quindi, si può sostenere
che la free press abbia aumentato il numero di lettori senza sottrarne ai giornali. Infatti, negli
ultimi anni si assiste a un calo della vendita delle copie e ad un aumento del numero di lettori.
Soprattutto in seguito allo sviluppo di Internet.
I primi cinque editori di giornali per dimensione di ricavi sono : Rcs Mediagroup (le testate
principali sono Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport), Il sole 24 ore, Gruppo l’Espresso
(testata principale: La Repubblica).
- la fase della produzione: è gestita dall’editore che svolge diverse funzioni come:
l’individuazione di una scelta editoriale con la scelta degli autori e delle opere da
pubblicare definendo gli aspetti legati all’acquisizione dei diritti, fino alla completa messa a
punto del prototipo. Si devono inoltre definire il numero delle copie da stampare e il
prezzo per copia.
Prima di passare alla stampa, il testo deve passare dall’ufficio grafico (programma gli
aspetti estetici delle pagine interne e della copertina) e dall’ufficio tecnico (decide gli
aspetti che riguardano il supporto materiale (la carta..)
Anche qui ci sono costi fissi che corrispondono ai costi di produzione del prototipo, ovvero
la remunerazione data alla redazione ad esempio, ma anche i costi per l’infrastruttura.
Questi si ripartiscono sull’intera tiratura del libro in modo che all’aumentare della tiratura
corrisponde la riduzione del loro peso.
I costi variabili, invece, sono legati alla fase della commercializzazione e dipendono dal
numero di copie vendute e la produzione è concentrata su un numero circoscritto di
generi, tra i quali prevale il romanzo. Mondadori, è la maggiore casa editrice italiana ed è
controllata dal gruppo Mediaset Fininvest.
L’Italia occupa il settimo posto nella classifica dei paesi produttori di libri.
- la fase della confezione/distribuzione: consiste nel confezionare materialmente il libro per
la sua distribuzione e vendita. I due aspetti principali di questa fase sono la composizione
fisica del prodotto (basata sulla carta, la stampa, la rilegatura) e la realizzazione del suo
aspetto, basato sulla copertina, la grafica e i colori.
8. LA TELEVISIONE
Serale tra le 19.45 e le 24 divisa in prima serata, in cui si raggiunge il maggior picco di
pubblico, seconda e terza serata.
La fascia notturna tra le 24 e le 7 del mattino.
IN ITALIA? La pubblicità genera quasi la metà delle risorse complessive e la sua importanza è
cresciuta progressivamente con l’ingresso delle imprese private. Le tre imprese che in Italia
controllano quasi il 90% delle risorse nazionali sono Mediaset, Sky Italia e Rai.
I sei canali generalisti tradizionali (tre della Rai e tre di Mediaset) continuano ad attrarre la
larga maggioranza dei telespettatori.
9. I NUOVI MEDIA
Con il termine “nuovi media” ci si riferisce alle nuove modalità di distribuzione basate sulle
tecnologie digitali. Tra queste la televisione digitale terrestre richiede un’attenzione
particolare. Ben presto, la totalità delle famiglie europee sarà in grado di ricevere varie
decine di canali gratuitamente ma anche l’accesso a servizi multimediali interattivi.
Internet sarebbe stato in grado di cambiare il mercato.
I vantaggi che gli editori possono ottenere dalla distribuzione dei loro prodotti attraverso le
reti di telecomunicazione:
I costi; la distribuzione in rete comporta l’annullamento del supporto fisico: non è più
necessario, infatti, riprodurre le copie del prototipo. Si eliminano così non solo il costo del
supporto e della riproduzione del prototipo, ma anche gli investimenti e i costi di gestione
del magazzino, insieme ai costi di trasporto.
La distribuzione e la vendita in rete comportano anche l’accellerazione dei flussi finanziari.
Gli ampi margini di riduzione del prezzo dei prodotti distribuiti in rete offrono la possibilità
di aumentare la vendita. Inoltre, le reti di telecomunicazione hanno ormai raggiunto la
copertura capillare del territorio garantendo un’estensione del mercato in rete. Questo
mercato in rete trasferisce il punto vendita dal negozio a casa.
La confezione e il marketing dei prodotti. Il prodotto è conservato in forma digitale e può
essere facilmente aggiornato e reso accessibile in modo rapido.
Normalmente, in una libreria, bisogna gestire gli spazi disponibili in modo da esibire i prodotti
più attraenti escludendo così quei prodotti considerati meno attraenti. Con il mercato in rete
via Internet si può, invece, mettere in vendita una quantità di titoli molto più estesa rispetto a
quella di un punto vendita e renderli accessibili in un arco di tempo assai più lungo. Il mercato
in rete permette tempi di esposizione più lunghi. Questo carattere del mercato in rete viene
indicato con il termine “coda lunga”. Basti pensare ad uno dei punti vendita online come
Amazon. Questo può esporre praticamente tutto: prodotti di successo ma anche molti prodotti
di nicchia che nella libreria sarebbero abbandonati a favore dei successi di breve periodo.
1. La sicurezza; gli editori hanno paura di perdere il controllo del copyright + affidabilità dei
sistemi di pagamento.
2. Disagio creato dall’eliminazione della copia fisica del prodotto. Si perde infatti il piacere di
possedere un libro/ un disco..
LA FRAMMENTAZIONE
Oggi, gli stessi contenuti si possono consumare attraverso piattaforme e supporti tecnici
diversi: il caso dell’articolo di giornale che si può leggere sul foglio di carta ma anche sullo
schermo del computer. A questa competizione tra contenuti corrisponde anche una
frammentazione sia dei media sia del pubblico.
Frammentazione della televisione nel 1982 il Regno Unito aveva tre canali: due pubblici
BBC1 e BBC 2 e uno privato: ITV. Negli anni 80’ si sono aggiunte altre due reti in chiaro
(gratuite): Channel 4 e Channel 5.
L’INTERATTIVITA’
Uno degli elementi che caratterizza maggiormente i nuovi media è la funzione interattiva. Le
funzioni interattive si presentano sotto due modalità diverse:
La prima permette di interagire con il contenuto del prodotto editoriale, come nel caso
degli ipertesti.
La seconda riguarda la possibilità di interagire con la rete, come nel caso dei video on
demand.
Oggi, una parte di pubblico ha una maggiore autonomia/controllo nel consumo dei contenuti.
Non solo può scegliere quale film vedere ma anche quando, dove e come consumarlo.
osservando i comportamenti delle comunità di fan che sono legati tra loro dal consumo di
programmi e serie televisive. I contenuti realizzati dai fan rispondono a varie esigenze. In molti
casi si tratta di labor of love, ovvero la manifestazione della propria passione per la serie
prediletta.
Basti pensare ad Amazon. Per accettare le richieste dei clienti deve stabilire una loro identità
attraverso i dati della carta di credito, oltre all’indirizzo postale, e in questo modo può sfruttare
il tracciato dei consumi dei propri clienti per promuovere nuovi prodotti. Per esempio, chi ha
fatto acquisti di libri presso Amazon riceve abitualmente informazioni su nuovi titoli che
trattano argomenti associati ai titoli acquistati in precedenza.
1. Uno riguarda l’interesse che l’utente di Internet manifesta per singole categorie di prodotti.
2. L’altro riguarda le categorie socio demografiche di appartenenza e gli stili di vita.
In Italia il passaggio dalle trasmissioni analogiche a quelle digitali doveva essere completato entro
il 2012. Ciò comporta che se i telespettatori vogliono continuare a guardare i programmi televisivi,
devono dotarsi di apparecchi necessari a riceverli in forma digitale.
Dal punto di vista dell’offerta, la televisione digitale rispetto a quella analogica crea cinque nuove
opportunità:
gestiscono 34 canali mentre gli altri 21 sono gestiti da nuovi editori entrati nel mercato
televisivo grazie allo spazio aperto dalla Tdt. Il processo innovativo si manifesta in modo più
lento di quello atteso. Sui 55 canali televisivi gratuiti, gli 11 ereditati dalla tv analogica hanno
l’88% degli ascolti.