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I mezzi di comunicazione di massa sono tecnologie che hanno lo scopo di far circolare dei messaggi
e delle informazioni all’interno della società. Possiamo distinguere tra vecchi e nuovi media: gli old
media sono i media tradizionali, prima dell’avvento del digitale. I nuovi media invece sono quelli
che si basano sulla tecnologia digitale. I multimedia, come ad esempio la televisione, hanno subito
un processo di digitalizzazione e sono profondamente mutati nel corso degli anni.
Ci sono tre grandi fasi dei media, tre epoche:
1. Epoca dell’INSORGENZA, iniziano a diffondersi i media meccanici, nasce un sistema di
comunicazione di massa in senso moderno (1850-1914 circa).
2. Epoca del CONSOLIDAMENTO, subentrano i media elettronici per la prima volta: radio,
televisione… questa epoca getterà le basi per la terza.
3. Epoca della VAPORIZZAZIONE, da un lato vede l’avvento dei media digitali (circa metà anni
’80 fino ad oggi). Vaporizzazione perché: ci fu prima una saturazione dei media, poi una
loro digitalizzazione che li ha portati ad essere onnipresenti e convergenti, poi una fase di
vaporizzazione, i media si trovano ormai ovunque e sono estremamente pervasivi e non è
più possibile distinguere con chiarezza cosa sia mediale e cosa non lo sia. Questa fase inizia
all’incirca negli anni ’80 con la messa in commercio dei Personal Computer, che diventa
uno strumento di comunicazione ad uso quotidiano, negli anni ’90 c’è stata la nascita di
internet e nei primi anni 2000 (2006) c’è la nascita del social web, che ha fatto emergere la
natura comunitaria e sociale della rete.
Come si è arrivati al sistema attuale, così detto post-mediale? Sono subentrate due
dinamiche importanti e interdipendenti: da un lato l’evoluzione tecnologica, la rivoluzione
digitale e dall’altro dei cambiamenti sociali importanti, cambia il rapporto tra l’uomo e la
tecnologia e soprattutto cambia l’uso che si fa di questa tecnologia.
È ambiguo parlare di nuovi media, perché ogni medium nel momento in cui viene
introdotto è nuovo. Concetto di RIMEDIAZIONE: ogni medium non fa che rielaborare il
medium o i media che lo hanno preceduto, o almeno alcune caratteristiche di questi. Ad
esempio, la televisione non ha fatto altro che rielaborare alcune dinamiche, alcune
caratteristiche della radio e la stessa cosa ha fatto l cinema con la fotografia.
Caratteristiche dei nuovi media: sono digitali, quindi prevedono una codifica digitale dei
contenuti attraverso un linguaggio binario, processo di digitalizzazione che rende i
contenuti manipolabili, trasportabili, archiviabili. Altro aspetto importante è la
multimedialità, in un unico ambiente digitale c’è un’integrazione sempre più fitta di dati,
suoni, immagini. Poi c’è l’interattività, la capacità di un medium di far si che l’utente possa
esercitare un’influenza sul contenuto o sulla forma della comunicazione o di far si che
l’utente interagisca. Altra caratteristica è quella dell’ipertestualità, da: ipertesto: testo
complesso, non lineare, ma a forma reticolare. Il concetto di ipertesto è nato con il digitale,
la forma reticolare è la rete, il web. La non linearità e la non sequenzialità è ciò che
distingue i media digitali dai media tradizionali, che sono lineari, hanno un linguaggio
analogico e non digitale, hanno una struttura centralizzata: ad esempio la produzione di
un’informazione o di un contenuto che parte da una struttura centrale e arriva ad un
pubblico, STRUTTURA LINEARE. I media digitali hanno, invece, una STRUTTURA
RETICOLARE: non vi è un vero centro, la loro forma è quella della rete. Un altro aspetto
importante dei media digitali è la convergenza: convergenza dei media, che sono
interconnessi, la tv al web e viceversa, gli smartphone al web, tutti i media sono connessi
tra loro e possono essere usati in diversi modi su varie piattaforme. Convergenza
tecnologica, economica (sempre più integrazione tra le industrie dei media) e dei contenuti
(più prodotti su più piattaforme). Altra caratteristica dei media digitali è la tendenza alla
personalizzazione, oggi si tende a personalizzare i contenuti e a produrre dei contenuti
sempre più specifici per un target preciso di utenti…. Personalizzazione a più livelli: a livello
dei contenuti, del consumo, della produzione (utenti, ma anche produttori: prosumer).
Altri aspetti importanti dei media digitali sono la mobilità, l’immediatezza e la illusione di
trasparenza, con i media tradizionali eravamo più coscienti della mediazione operata dai
media, perché era più evidente, oggi è meno evidente, ma non meno presente.
La convergenza ha creato quella che è stata definita la cultura della convergenza o
partecipativa: concetti introdotti da Jenkins, secondo lui a partire dagli anni ’90 ci sono stati
dei cambiamenti permessi proprio dal digitale e sono avvenute alcune cose importanti: una
convergenza mediale, i media sono sempre più interconnessi e si declinano su più
piattaforme (transmedialità), è aumentato il desiderio di partecipazione da parte degli
utenti, gli utenti diventano anche produttori di contenuto e nasce e cresce il senso di
appartenenza ad una community digitale. Tutti questi aspetti segnano una linea
spartiacque tra i media prima e dopo del digitale. Altro aspetto delle culture partecipative è
la creazione di mentorship informali, avviene sempre un desiderio maggiore di trasmettere
conoscenze e saperi attraverso piattaforme informali, internet. Si va sempre più verso una
produzione e un consumo orizzontale dei contenuti e non più verticale, lineare.
Modalità push: prima erano i media a portare contenuti verso gli utenti.
I media andrebbero oggi considerati non solo come strumenti e mezzi di comunicazione,
ma anche come ambienti, linguaggio e come cultura.
Uno degli aspetti educativi dei media ha a che vedere con la questione dell’immaginario: i
media sono al contempo specchi e fabbriche di immaginari (ovvero stili di vira e desideri
sociali).
Qualunque prodotto mediale può dirci qualcosa delle trasformazioni sociali e culturali in
atto nella società.
Il digitale ha profondamente trasformato i processi di insegnamento e apprendimento,
oltre al nostro modo di comunicare e informarci, ecco perché oggi è centrale
un’educazione ai media.
Oggi i media andrebbero considerati non solo come degli strumenti, dei mezzi di
comunicazione, ma soprattutto come degli ambienti (es. usiamo il web per fare e seguire
lezioni, il digitale, internet è un ambiente all’interno del quale noi ci muoviamo,
comunichiamo, ci formiamo, facciamo sempre più cose). Andrebbero considerati anche come
linguaggio e cultura.
Uno degli aspetti educativi dei media ha a che vedere con la questione dell’immaginario, da un
lato i media sono degli specchi di immaginari, specchi della società e ci dicono molto su di essa
e sui suoi cambiamenti, e dall’altro sono potenti fabbriche di immaginari (stili di vita o desideri
sociali), a livello più o meno consapevole (oggi più inconsapevole) ci rendiamo conto degli
effetti dei media sulla nostra vita, ci dimentichiamo che i media ci dettano, suggeriscono, stili di
vita (come vestirci, cosa comprare, come pensare…). Siamo influenzati dai media e con lo
sviluppo del social web siamo ancora più influenzati anche se non ce ne rendiamo conto.
I media sono legati alla società e i prodotti mediali ci dicono qualcosa sulle trasformazioni in
atto nella società. Ogni volta che si costruisce un prodotto mediale lo si fa per un target di
pubblico, mai in modo neutrale.
Il digitale ha trasformato tutti gli aspetti della nostra vita: il modo in cui comunichiamo, ci
informiamo…ha trasformato il modo in cui si insegna e si apprende, ciò avviene a più livelli, più
o meno evidenti.
Esempi di come è cambiato il cinema: Orizzonti di gloria (Kubrick, 1957) e 1917 (Mendes, 2019)
Nel secondo ci sono citazioni del primo. Rapporto dato dal suono che il regista instaura con lo
spettatore: quelli di Kubrick (come quelli più classici) stabiliscono una sorta di separazione tra il
film e lo spettatore, il cinema contemporaneo invece cerca di attirare lo spettatore, far si che lo
spettatore si senta immerso nella storia, il suono è fondamentale e accompagna il ritmo delle
scene. Il film di Mendes, come altri film contemporanei, altri film di guerra, azione… hanno una
immersività maggiore rispetto ai film più classici, che con la musica e scene lo spettatore è
meno chiamato a partecipare alla storia. Separazione tra il cinema classico e contemporaneo,
cambia il rapporto con lo spettatore.
Il piano sequenza è una tecnica cinematografiche che consiste nel dare l’impressione che la
macchina da presa segua sempre i personaggi, il ritmo dei personaggi. Il piano sequenza dà
questa impressione di continuità, impressione di seguire da vicino i protagonisti. Invece di
usare un carrello semplice all’indietro, che non può essere sempre usato, il film di Mendes dà
l’impressione di essere girato interamente in piano sequenza. Illusione, in realtà ci sono degli
stacchi di montaggio (nero), ma grazie al digitale questi stacchi vengono camuffati, coperti. Il
digitale ha aiutato molto il cinema ad esse più immersivo, a coinvolgere lo spettatore nella
storia.
Filone più documentaristico: fratelli Lumière, scene di vita quotidiana; filone più fantastico
inaugurato da Melìes, regista importante del cinema delle origini, illusionista, vero e proprio
artigiano del cinema. A lui non interessava mostrare scene di vita comune, ma voleva creare delle
storie più o meno fantastiche e mostrarle al suo pubblico.
I MOVIMENTI DI MACCHINA
A partire dagli anni Dieci il linguaggio cinematografico diventa più complesso, vengono utilizzati
nuovi movimenti di macchina (rendono tutto più fluido):
Panoramica: è il movimento che fa la macchina da presa ruotando sul proprio asse
(orizzontale, verticale).
Lo spettatore era abituato a film semplici e ora si trova davanti a film più complessi, si inizia ad
utilizzare anche il:
Raccordo di sguardo: un’inquadratura ci mostra un personaggio che guarda qualcosa, la
successiva mostra l’oggetto di quello sguardo. Serve a spiegare allo spettatore cosa sta
succedendo. Oggi fanno parte di quasi tutti i film.
ELEMENTI DI BASE PER L’ANALISI DELL’IMMAGINE FILMICA
L’inquadratura, in fotografia e nel cinema, è la porzione di spazio inquadrata dall’obbiettivo
della macchina da presa (o dalla fotocamera)
Campo, l’ampiezza di ciò che viene ripreso
Fuoricampo, ciò che non viene ripreso (ma ha importanza in quel film, es. voce fuoricampo)
Campo/controcampo, si riprendono in alternanza due o più personaggi (es. nei dialoghi)
Campo lunghissimo, lo spazio è predominante
Campo lungo, spazio predominante, ma la figura umana è riconoscibile
Campo medio, la figura umana è incorniciata dall’ambiente
Figura intera, la figura umana è ripresa interamente
Piano americano, si riprendono gli attori dall’altezza delle ginocchia in su
Primo piano, riprendere il volto umano in primo piano, funzione espressiva (positiva o
negativa). Importanti i giochi di luce e ombre, in particolare la luce.
Primissimo piano, parte del volto escluso dall’inquadratura
Dal primissimo piano al particolare (spesso degli occhi), si riferisce alle persone, al
particolare umano
Dettaglio, detail shot, è l’inquadratura ravvicinata di un oggetto o di un’azione che lo
riguarda nello specifico
Il cinema classico hollywoodiano utilizzerà molto poco i dettagli e i particolari, più i campi medi, i
campi americani, non si sofferma troppo sui dettagli, conta l’azione.
LE AVANGUARDIE CINEMATOGRAFICHE
Gli anni tra il 1918 e il 1933 (fino all’ascesa del Nazismo) videro la nascita di una grande varietà di
approcci al cinema. Evoluzione linguaggio cinematografico. Molti cambiamenti nel cinema.
Si distinsero alcune tendenze e movimenti importanti:
L’espressionismo tedesco
La scuola sovietica del montaggio
Dadaismo e surrealismo
L’Espressionismo tedesco: movimento iniziato nel campo della pittura e del teatro, anche come
risposta al Realismo artistico. Uno degli obiettivi dell’Espressionismo è quello di esprimere,
attraverso distorsioni estreme, le emozioni più vere e più profonde dell’uomo. In ambito
cinematografico, queste distorsioni riguardano soprattutto la scenografia, i costumi,
l’illuminazione, la fotografia, lo stile recitativo degli attori, che ricorda molto quello del cinema
muto delle origini, eccessivamente teatrale. Il montaggio dei film espressionisti è semplice, il ritmo
è lento. Movimento molto importante, durato pochi anni.
Con la profondità di campo tutti gli oggetti e/o persone riprese, sia vicini che lontani, appaiono a
fuoco, cioè nitidi.
L’opposizione tra scarsa e grande profondità di campo segna una differenza di estetica e di
epoca nella storia del cinema, tra il cinema classico che non utilizzava la pdc (lasciando
sfocato lo sfondo delle inquadrature), e il cinema moderno, che invece organizza lo spazio
in pdc.
Il cinema classico tende a guidare lo spettatore, a indirizzare il suo sguardo. Vuole far immergere,
perdere, lo spettatore nella storia.
Il cinema moderno fa il contrario, tende a creare un distacco critico dal film. Mi aspetto che lo
spettatore sia sufficientemente attento, attivo, per notare tutti i particolari anche se non si
indirizza il suo sguardo.
Il cinema moderno nasce e si sviluppa in Europa a partire dagli anni ’50 e per tutti gli anni ’60, è
molto distante dal cinema hollywoodiano, cinema della chiarezza narrativa e della linearità,
cinema del racconto e del montaggio dai ritmi molto veloci, il cinema moderno è esattamente agli
antipodi, è ambiguo, non è un cinema che racconta banalmente le storie in modo chiaro e lineare,
ma è un cinema autoriflessivo, che riflette su se stesso, su cosa voglia dire fare cinema e fare film.
Il cinema classico americano è un cinema dalla narrazione forte, il cinema moderno è
caratterizzato da una narrazione debole. I film moderni sono caratterizzati da pause, vere e proprie
sospensioni narrative, momenti di assenza di dialoghi, delle scene in cui lo spettatore non capisce
bene cosa sta succedendo, c’è una sospensione della narrazione.
Una delle figure stilistiche, tecniche usate nel cinema moderno è proprio il piano sequenza,
sequenza cinematografica girata senza stacchi di montaggio, cifra stilistica tipica del cinema
moderno. Vuole creare un distacco critico dalla storia. Utilizzo della profondità di campo, quando
tutti gli oggetti o le persone riprese in un’inquadratura, appaiono a fuoco. Utilizzo dell’obiettivo
grandangolare, eliminato dal cinema classico.
Antonioni, dagli anni ’60 alla fine degli anni ’70, film simbolo del cinema moderno. Largo utilizzo di
lunghi piano sequenza e finali aperti (fastidiosi per lo spettatore).
Registi che hanno anticipato la modernità cinematografica: Hitchcock e Welles.
IL CINEMA POSTMODERNO
Il cinema classico americano rappresenta un cinema che dal punto di vista stilistico e formale
rimarrà più o meno invariato per più di 30 anni. Ancora oggi quando si parla di cinema classico si
parla di un cinema realizzato con mezzi lineari, trasparenti, in cui ci si immerge nella storia e ci si
dimentica della macchina da presa. Il cinema moderno invece è caratterizzato da una narrazione
debole, da momenti di auto riflessività e riflessività in generale. Si parla poi di cinema post-
moderno, nato ad Hollywood grazie alla generazione della new Hollywood, negli anni ’70, di
appassionati cinefili e giovani registi che avevano iniziato ad essere attratti da un cinema d’autore
europeo e da un cinema più commerciale. Questi registi avevano come punti di riferimento il
cinema europeo, francese e la tradizione cinematografica hollywoodiana. Emersero registi
importanti come Romero, de Palma, Scorzese, Coppola…. Cercarono di realizzare dei film per il
pubblico che fossero un connubio tra uno stile di regia personale e originale e tecniche di
produzione hollywoodiane, volevano aggiornare i generi tradizionali hollywoodiani, i loro film
esprimevano una certa nostalgia per il cinema classico americano e contenevano citazioni dei
classici.
Es. cinema di Coppola, “il Padrino”. Si ispirava ai film di gangster ma cerca di aggiornare la formula,
per renderla più moderna.
Altro film è “Taxi Driver” di Scorzese che rappresenta il perfetto connubio tra un cinema più
europeo e uno più prettamente americano. In questo film, oltre all’azione e alla violenza, c’è
anche una forte, indiretta denuncia dello stato della società e anche una forte consapevolezza del
mezzo cinematografico che si esprime attraverso i movimenti della macchina da presa.
Questa generazione ha permesso la nascita del cinema post-moderno, inaugurato ufficialmente e
convenzionalmente dal primo film di “Guerre Stellari” di Lucas, racchiude l’estetica post-moderna,
che possiamo racchiudere in alcuni punti principali:
è un cinema che si focalizza sul puro piacere, piacere dell’intrattenimento e l’aspetto ludico
dei film. Centralità dell’aspetto ludico e in particolare del gioco linguistico, fatto di citazioni,
di rimandi, di allusioni ad altri film…sotto forma di strizzatina d’occhio allo spettatore,
ritenuto in grado di riconoscere queste allusioni e di apprezzarle. Spettatore conoscitore
della storia del cinema.
uso del PASTICHE, citare in modo più o meno indiretto i film del passato.
Film post-moderni definiti anche film-concerto, perché in questi film si fa prevalere la
dimensione sonora su quella visiva. Si crea un vero e proprio bagno di suoni e sensazioni in
cui far immergere lo spettatore. Viene data molta importanza all’esperienza sensoriale e
non più tanto all’esperienza dello sguardo, com’era prima. (es. film di Spielberg). Grande
utilizzo degli effetti speciali.
Immersività: lo spettatore non osserva più dall’esterno un film, ma è chiamato a praticare
una vera e propria immersione nelle immagini e nel suono.
Uso frequente del traveling, ovvero la carrellata, in avanti e indietro, spesso eccessivo, non
motivato. (es. carrellata all’indietro nella scena di apertura di “Arancia Meccanica”,
Kubrick).
Creazione film Blockbuster, ma con la presenza di uno stile personale.
Il cinema post- moderno, verso gli anni ’80 passa sempre più dalla pellicola al film digitale. Il
passaggio al digitale ha cambiato completamente il modo di montare i film, di girarli, ha permesso
di modificare i film in fase di post-produzione (aggiungere effetti sonori e visivi, effetti speciali),
così tanto che in alcuni film, girati completamente in digitale, scompare in parte o del tutto il ruolo
fisico dell’attore, poi rielaborato al computer attraverso gli effetti speciali. Con il passaggio al
digitale l’immagine non è più una riproduzione fotografica, fedele della realtà, ma diventa il
prodotto di algoritmi realizzati al computer. Il testo filmico inizia ad assomigliare, con il digitale, ad
un ipertesto, questo al cinema ha creato una serie di conseguenze importanti rispetto al cinema
della pellicola. Si è persa la distanza tra lo spettatore e il film ed è cambiata l’esperienza dello
spettatore, il modo di guardare i film.
IL CINEMA DOCUMENTARIO
Per documentario si intende un film, di qualsiasi lunghezza, girato senza delle finalità esplicite di
finzione, quindi senza una sceneggiatura che pianifichi in modo dettagliato le riprese e senza attori
che interpretino un ruolo. Alla base del documentario c’è il desiderio di mostrare una data realtà.
Il cinema di finzione invece rappresenterebbe al contrario una realtà manipolata dal regista, messa
in scena attraverso una sceneggiatura pre-costruita.
Il documentario in generale nella sua evoluzione, dal cinema muto ad oggi, è sempre sfuggito dalle
definirono chiare ed universali. Il termine documentario è stato utilizzato fin dalle origini del
cinema, infatti il cinema dei Lumière veniva considerato un cinema del “reale” e che si
contrapponevano al filone fantastico del cinema di Meliès.
La messa in scena fa parte anche del documentario, non solo del cinema di finzione. Per quanto
reale e non manipolato possa essere il profilmico, ciò che la macchina da presa riprende, il reale
non può mai evitare di essere inquadrato, selezionato e quindi manipolato.
La manipolazione spazio-temporale viene accentuata da tutte le tecniche ce hanno caratterizzato
l’iOS viluppo del linguaggio cinematografico, sopporta tutto dal montaggio e dalle altre operazioni
di post-produzione.
La realtà quindi è sempre una realtà registrata, sia nei film documentari che in quelli di finzione. Il
regista americano Robert Flaherty è considerato il padre del genere documentario. Era un
appassionato viaggiatore e molto famoso è il suo film “Nanuk l’eschimese” del 1922, realizzato
durante un viaggio in Alaska.
L’avvento del sonoro aveva messo in crisi sia il cinema di finzione che quello documentario. Era
sempre più difficile girare film in esterni e quindi girare film documentari. Durante gli anni della
guerra, il documentario si era piegato in modo più chiaro e più diretto alle esigenze
propagandistiche del nazismo. In Germania ci fu una documentarista molto famosa Leni
Riefenstahl che realizzò alcuni film di propaganda, come “il trionfo della volontà” e “Olympia”.
Nel dopoguerra la regista fu accusata di connivenza con il regime e rivendicò la propria
indipendenza artistica. I suoi film restano comunque dei film elaborati.
Nel secondo dopoguerra ci fu appunto l’esperienza del neorealismo e quindi la necessità da parte
dei registi di avvicinarsi alla realtà, in particolare alla realtà sociale dei paesi dopo la guerra. La
tendenza del neorealismo non è da considerarsi una forma di cinema documentario, ma un
cinema che resta un cinema di finzione. Infatti i film neorealisti erano comunque dei film scritti con
sceneggiature interpretati anche da attori professionisti.
Durante gli anni 50 il documentario approva al moderno, soprattutto in Italia con la teorizzazione
di Cesare Zavattini, un importante sceneggiatore e regista, che teorizza il film di artistico e
autobiografico, il cinema-verità e l’idea di film saggio, come “l’amore in città” o “Siamo donne”,
che pur essendo di finzione, hanno una struttura che si avvicina a quella del giornalismo
d’inchiesta autoriflessivo.
Con la modernità il documentario diventa un mezzo di espressione personale. Un regista in
particolare europea documentarista di quegli anni. Christian Marker che porta alle estreme
conseguenze la riflessione sul rapporto tra verità e finzione del documentario. I suoi documentari
sono estremamente intellettuali, complessi che si interrogano sul senso dell’immagine e del
documentario. Tra i suoi film più famosi troviamo “lettere della Siberia” e “La Jetée” ovvero “La
rampa”.
Oggi si parla soprattutto di cinema del reale e non più tanto di cinema documentario. Questa
categoria racchiude diverse tendenze, sia documentari con una struttura più classica e lineare, in
cui vi è un tema come “Fahreneith 9/11” di Moore, sia film più personali, come ad esempio i film
di Pietro Marcello.
IL MEDIUM TELEVISIVO
Anche la televisione è un mezzo di comunicazione di massa inserito in un sistema mediale
complesso. Il medium televisione ha 3 dimensioni principali:
- La dimensione istituzionale e tecnologica
- La dimensione testuale e simbolica, ha a che vedere con i testi televisivi.
- La dimensione relazionale e sociale
La televisione delle origini è stata anche definita la paleo-televisione, una televisione che aveva
funzione principale di servizio pubblico, quindi era una televisione che doveva principalmente
informare, istruire e solo successivamente intrattenere, era quindi una televisione di impostazione
pedagogica. La ti era una maestra virtuale che ha contribuito ad alfabetizzare il Paese.
- Aveva una poca offerta id programmi e vi era una sorta di “sacralità” della televisione,
ovvero appuntamenti fissi che il pubblico seguiva con partecipazione.
- I televisori erano abbastanza costosi e quindi erano pochi all’interno delle case
- E il consumo della televisione era prevalentemente lineare e vi era una certa distanza tra il
medium televisivo e gli spettatori.
A differenza della neo-televisione, inaugurata a partire dagli anni 80’, che stabilisce una maggiore
prossimità con il pubblico da casa.
- L’era della disponibilità è l’era dei talk shows, ovvero programmi incentrati sulle vite
private delle persone. Anche il modo di intrattenere il pubblico cambia notevolmente.
- Nascono i canali televisivi privati, regolati in modo diverso da quelli pubblici, erano gestiti
secondo le dinamiche della pubblicità e quindi dei programmi che tendono a massimizzare
i guadagni.
- La tv smette di essere percepita come “maestra” e diventa un’”amica” dei tele spettatori.
- La televisione degli anni 90 è la televisione cosiddetta anche di flusso, vi è un flusso di
programmi tra cui poter scegliere.
- La televisione contemporanea è stata definita “post-network”, che rimanda al tramonto
della centralità dei grandi canali televisivi. Le caratteristiche principali di questa televisione
sono una maggiore personalizzazione e segmentazione dell’offerta e del consumo. Cambia
così il concetto di pubblico di massa. Oggi assistiamo sempre a un pubblico di massa, ma è
anche un pubblico segmentato in base ai gusti, si parla infatti di nicchie di gusto e c’è una
tendenza sempre maggiore a personalizzare i canali e. i programmi televisivi.
- Il consumo televisivo è cambiato, non è più lineare, ma un consumo asincrono, ovvero una
tv che si guarda quando e dove si vuole, in ogni momento
Possiamo notare che si è passati da un’industria di flusso a un’industria “editoriale”, che segue i
gusti ed è estremamente segmentata.
La ti ha smesso di essere che una grande arena culturale, ovvero un luogo dove venivano messi in
questione determinati argomenti e tematiche. La tv oggi si rivolge a settori di pubblico
frammentati e specializzati.
Il web ha cambiato radicalmente la televisione, non solo il modo di concepire ma anche di fruirla. Il
fattore tempo è diventato cruciale, nell’attuale televisione il tempo è centrale, non vi sono più
appuntamenti fissi televisivi come nel passato, ma la televisione ormai si fluisce quando si vuole.
Informazione e media digitali
I media, ovvero mezzi di comunicazione di massa, sono delle tecnologie che hanno lo scopo di far
circolare messaggi e informazioni all’ interno della società. Possiamo distinguere tra vecchi e nuovi
media. I vecchi media sono dei media tradizionali, ovvero i media prima dell’avvento del digitale. I
nuovi media sono i media invece che si basano sulla tecnologia digitale.
Vi sono 3 grandi fasi dei media:
- Una prima epoca che è quella dell’insorgenza (1850-1914): in cui si diffondono i media
meccanici. Es. la stampa. Qui nasce un sistema di comunicazione di massa in senso
moderno.
- Una seconda fase è quella del consolidamento: un’epoca in cui subentrano i media
elettronici, come la radio e la televisione
- La terza epoca è la “vaporizzazione”: un’epoca che ha visto l’avvento dei media digitali.
Quest’epoca non sta a significare che i media sono tramontati, bensì c’è stata una
saturazione dei media, una digitalizzazione che l’ha portati ad essere onnipresenti e infine
la fase di vaporizzazione, i media si trovano ovunque, sono così pervasivi che oggi è difficile
stabilire cosa sia mediale e cosa non lo sia. Questa terza fase ha avuto diversi sviluppi:
È iniziata dagli anni 80’ con la messa in commercio di computer per un mercato di
massa
Negli anni 90’ c’è stata la nascita di internet, del World Wide Web
E nei primi anni Duemila c’è la nascita e l’avvento del social web o 2.0
Il termine nuovo è estremamente ambiguo in quanto ogni medium è nuovo nel momento in cui
viene introdotto. Importante è il concetto di ri-mediazione proposto da Richard Grusin, secondo il
quale ogni medium rielabora alcuni aspetti del medium che lo ha preceduto.
I media sono innanzitutto
- Digitali: prevedono una codifica dei contenuti, attraverso un linguaggio binario. Si tratta del
processo di digitalizzazione che rende i contenuti manipolabili, trasportabili e archiviabili
- La multimedialità è un altro aspetto importante: ovvero che in unico ambiente digitale vi è
un’integrazione sempre più fitta di dati, suoni e immagini
- Un altro aspetto chiare dei media è l’interattività: ovvero la capacità di un medium di far si
chè l’utente possa esercitare un’influenza sul contenuto o sulla forma della comunicazione
- Un’altra caratteristica principale è l’ipertestualità: che viene dalla parola ipertesto, un teso
complesso e reticolare, infatti non hanno una linearità
- Un altro aspetto importante dei media digitali è la convergenza, diventato un concetto
chiave: i media sono ormai interconnessi, connessi tra di loro. La convergenza si declina in
vari modi:
Una convergenza tecnologica:
Una convergenza economica-industriale
Una convergenza dei contenuti: abbiamo più prodotti su più piattaforme
- Un’altra caratteristica dei media è la tendenza alla personalizzazione: si tende a creare
contenuti sempre più specifici per un target preciso di utenti. La personalizzazione è a
livello dei contenuti, del consumo, in quanto consumiamo prodotti mediali come e quando
vogliamo, ed è a livello della produzione, noi utenti siamo diventati sempre più produttori e
non solo consumatori.
- La mobilità e l’immediatezza, altri aspetti importanti,
Il sistema postmediale
Il termine postmediale suggerito da Eugeni, è il riferimento all’attuale sistema dei media, e non sta
a significare un tramonto dei media, ma al contrario, il termine post, rimanda a una loro forte
integrazione e onnipotenza.
Questa onnipresenza è diventata così forte che i media sono diventati oggi non sono più solo degli
strumenti, ma sono diventati dei veri ambienti in cui siamo immersi. Questa condizione
postmediale è caratterizzata da 3 aspetti principali:
- La naturalizzazione dell’esperienza tecnologica: non vi è più una reale opposizione tra ciò
che è naturale e ciò che è artificiale. L’esperienza mediale e tecnologica è diventata
naturale e sentita come tale. Noi utilizziamo i media in modo naturale e ogni esperienza
mediale è vissuta in modo spontaneo e quotidiano. In questo processo alcuni fattori sono
stati centrali come il fatto che la tecnologia contemporanea ha iniziato ad avere delle
funzioni che in passato erano riservate soltanto ai media. Per esempio la tecnologia
contemporanea ha assunto la capacità di memorizzare, manipolare, trasmettere, ricevere
ed esibire informazioni.
- Il secondo aspetto della condizione postmediale è quello della soggettivazione: mentre
nell’epoca dei media tradizionali questi apparivano come mezzi capaci di plasmare
conoscenze, comportamenti e identità. Vi era un’idea di un soggetto passivo che veniva
influenzato dai mezzi di comunicazione di massa. Oggi, soprattutto con i media digitali, si è
fatta strada di un soggetto fruitore attivo e produttore di contenuti. L’esperienza soggettiva
è diventata fondamentale.
La forma espressiva oggi dominante, è quella del first person shot, ovvero ripresa in prima
persona, è una tecnica che consiste nel riprendere con qualsiasi dispositivo la prima
persona. Esso rappresenta l’evoluzione contemporanea della soggettiva cinematografica.
La soggettiva è una tecnica di ripresa attraverso la quale il campo visuale della macchina
che riprende coincide con quello di un personaggio. Come possiamo notare appunto nel
film La finestra sul cortile di Hitchcock.
- L’ultimo aspetto è la socializzazione: nell’epoca dei media tradizionali la società esisteva
prima e indipendentemente dai media, oggi sembra essere svanito il binomio tra apparati
mediali ed apparati sociali. I media sono diventati i nuovi dispositivi di costituzione della
società e del legame sociale. Oggi il legame sociale si alimenta principalmente della propria
rappresentazione mediale. La società delle reti che si fonda sulla costante produzione e
riproduzione della “sociabilità”mette al centro la rappresentazione del legame sociale.
Prima dell’avvento del web 2.0 la sfera pubblica era maggiormente dai media tradizionali: la
produzione e la circolazione delle informazioni erano controllate. Con il social web c’è stata una
democratizzazione delle informazioni e la nascita del problema del controllo e della verifica delle
fonti. Oggi l’attendibilità delle fonti sta passando in secondo luogo, tendiamo a verificare meno le
fonti e a preoccuparci di meno della specificità delle fonti.
Si è creato un nuovo termine ovvero “infodemia”: con cui si intende una circolazione di una
quantità eccessiva di informazioni, non controllate con accuratezza e che rendono difficile
orientarsi su un determinato argomento. Ecco perché oggi la consapevolezza e una nuova
educazione ai media e al web risulta fondamentale, per cercare di limitare fenomeni come quelli
del Flaming, delle Fake news e limitare la deresponsabilizzazione del nostro agire sul web.
Anche sulla privacy e l’anominato c’è poca consapevolezza. I dati che ci riguardano vengono
utilizzati per reindirizzati su certi contenuti, occorre avere quindi maggiore consapevolezza
attraverso lo studio e il funzionamento del web.