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INTRODUZIONE AI MEDIA

I mezzi di comunicazione di massa sono tecnologie che hanno lo scopo di far circolare dei messaggi
e delle informazioni all’interno della società. Possiamo distinguere tra vecchi e nuovi media: gli old
media sono i media tradizionali, prima dell’avvento del digitale. I nuovi media invece sono quelli
che si basano sulla tecnologia digitale. I multimedia, come ad esempio la televisione, hanno subito
un processo di digitalizzazione e sono profondamente mutati nel corso degli anni.
Ci sono tre grandi fasi dei media, tre epoche:
1. Epoca dell’INSORGENZA, iniziano a diffondersi i media meccanici, nasce un sistema di
comunicazione di massa in senso moderno (1850-1914 circa).
2. Epoca del CONSOLIDAMENTO, subentrano i media elettronici per la prima volta: radio,
televisione… questa epoca getterà le basi per la terza.
3. Epoca della VAPORIZZAZIONE, da un lato vede l’avvento dei media digitali (circa metà anni
’80 fino ad oggi). Vaporizzazione perché: ci fu prima una saturazione dei media, poi una
loro digitalizzazione che li ha portati ad essere onnipresenti e convergenti, poi una fase di
vaporizzazione, i media si trovano ormai ovunque e sono estremamente pervasivi e non è
più possibile distinguere con chiarezza cosa sia mediale e cosa non lo sia. Questa fase inizia
all’incirca negli anni ’80 con la messa in commercio dei Personal Computer, che diventa
uno strumento di comunicazione ad uso quotidiano, negli anni ’90 c’è stata la nascita di
internet e nei primi anni 2000 (2006) c’è la nascita del social web, che ha fatto emergere la
natura comunitaria e sociale della rete.
Come si è arrivati al sistema attuale, così detto post-mediale? Sono subentrate due
dinamiche importanti e interdipendenti: da un lato l’evoluzione tecnologica, la rivoluzione
digitale e dall’altro dei cambiamenti sociali importanti, cambia il rapporto tra l’uomo e la
tecnologia e soprattutto cambia l’uso che si fa di questa tecnologia.

È ambiguo parlare di nuovi media, perché ogni medium nel momento in cui viene
introdotto è nuovo. Concetto di RIMEDIAZIONE: ogni medium non fa che rielaborare il
medium o i media che lo hanno preceduto, o almeno alcune caratteristiche di questi. Ad
esempio, la televisione non ha fatto altro che rielaborare alcune dinamiche, alcune
caratteristiche della radio e la stessa cosa ha fatto l cinema con la fotografia.
Caratteristiche dei nuovi media: sono digitali, quindi prevedono una codifica digitale dei
contenuti attraverso un linguaggio binario, processo di digitalizzazione che rende i
contenuti manipolabili, trasportabili, archiviabili. Altro aspetto importante è la
multimedialità, in un unico ambiente digitale c’è un’integrazione sempre più fitta di dati,
suoni, immagini. Poi c’è l’interattività, la capacità di un medium di far si che l’utente possa
esercitare un’influenza sul contenuto o sulla forma della comunicazione o di far si che
l’utente interagisca. Altra caratteristica è quella dell’ipertestualità, da: ipertesto: testo
complesso, non lineare, ma a forma reticolare. Il concetto di ipertesto è nato con il digitale,
la forma reticolare è la rete, il web. La non linearità e la non sequenzialità è ciò che
distingue i media digitali dai media tradizionali, che sono lineari, hanno un linguaggio
analogico e non digitale, hanno una struttura centralizzata: ad esempio la produzione di
un’informazione o di un contenuto che parte da una struttura centrale e arriva ad un
pubblico, STRUTTURA LINEARE. I media digitali hanno, invece, una STRUTTURA
RETICOLARE: non vi è un vero centro, la loro forma è quella della rete. Un altro aspetto
importante dei media digitali è la convergenza: convergenza dei media, che sono
interconnessi, la tv al web e viceversa, gli smartphone al web, tutti i media sono connessi
tra loro e possono essere usati in diversi modi su varie piattaforme. Convergenza
tecnologica, economica (sempre più integrazione tra le industrie dei media) e dei contenuti
(più prodotti su più piattaforme). Altra caratteristica dei media digitali è la tendenza alla
personalizzazione, oggi si tende a personalizzare i contenuti e a produrre dei contenuti
sempre più specifici per un target preciso di utenti…. Personalizzazione a più livelli: a livello
dei contenuti, del consumo, della produzione (utenti, ma anche produttori: prosumer).
Altri aspetti importanti dei media digitali sono la mobilità, l’immediatezza e la illusione di
trasparenza, con i media tradizionali eravamo più coscienti della mediazione operata dai
media, perché era più evidente, oggi è meno evidente, ma non meno presente.
La convergenza ha creato quella che è stata definita la cultura della convergenza o
partecipativa: concetti introdotti da Jenkins, secondo lui a partire dagli anni ’90 ci sono stati
dei cambiamenti permessi proprio dal digitale e sono avvenute alcune cose importanti: una
convergenza mediale, i media sono sempre più interconnessi e si declinano su più
piattaforme (transmedialità), è aumentato il desiderio di partecipazione da parte degli
utenti, gli utenti diventano anche produttori di contenuto e nasce e cresce il senso di
appartenenza ad una community digitale. Tutti questi aspetti segnano una linea
spartiacque tra i media prima e dopo del digitale. Altro aspetto delle culture partecipative è
la creazione di mentorship informali, avviene sempre un desiderio maggiore di trasmettere
conoscenze e saperi attraverso piattaforme informali, internet. Si va sempre più verso una
produzione e un consumo orizzontale dei contenuti e non più verticale, lineare.
Modalità push: prima erano i media a portare contenuti verso gli utenti.

 I media andrebbero oggi considerati non solo come strumenti e mezzi di comunicazione,
ma anche come ambienti, linguaggio e come cultura.
 Uno degli aspetti educativi dei media ha a che vedere con la questione dell’immaginario: i
media sono al contempo specchi e fabbriche di immaginari (ovvero stili di vira e desideri
sociali).
 Qualunque prodotto mediale può dirci qualcosa delle trasformazioni sociali e culturali in
atto nella società.
 Il digitale ha profondamente trasformato i processi di insegnamento e apprendimento,
oltre al nostro modo di comunicare e informarci, ecco perché oggi è centrale
un’educazione ai media.
Oggi i media andrebbero considerati non solo come degli strumenti, dei mezzi di
comunicazione, ma soprattutto come degli ambienti (es. usiamo il web per fare e seguire
lezioni, il digitale, internet è un ambiente all’interno del quale noi ci muoviamo,
comunichiamo, ci formiamo, facciamo sempre più cose). Andrebbero considerati anche come
linguaggio e cultura.
Uno degli aspetti educativi dei media ha a che vedere con la questione dell’immaginario, da un
lato i media sono degli specchi di immaginari, specchi della società e ci dicono molto su di essa
e sui suoi cambiamenti, e dall’altro sono potenti fabbriche di immaginari (stili di vita o desideri
sociali), a livello più o meno consapevole (oggi più inconsapevole) ci rendiamo conto degli
effetti dei media sulla nostra vita, ci dimentichiamo che i media ci dettano, suggeriscono, stili di
vita (come vestirci, cosa comprare, come pensare…). Siamo influenzati dai media e con lo
sviluppo del social web siamo ancora più influenzati anche se non ce ne rendiamo conto.
I media sono legati alla società e i prodotti mediali ci dicono qualcosa sulle trasformazioni in
atto nella società. Ogni volta che si costruisce un prodotto mediale lo si fa per un target di
pubblico, mai in modo neutrale.
Il digitale ha trasformato tutti gli aspetti della nostra vita: il modo in cui comunichiamo, ci
informiamo…ha trasformato il modo in cui si insegna e si apprende, ciò avviene a più livelli, più
o meno evidenti.

Esempi di come è cambiato il cinema: Orizzonti di gloria (Kubrick, 1957) e 1917 (Mendes, 2019)
Nel secondo ci sono citazioni del primo. Rapporto dato dal suono che il regista instaura con lo
spettatore: quelli di Kubrick (come quelli più classici) stabiliscono una sorta di separazione tra il
film e lo spettatore, il cinema contemporaneo invece cerca di attirare lo spettatore, far si che lo
spettatore si senta immerso nella storia, il suono è fondamentale e accompagna il ritmo delle
scene. Il film di Mendes, come altri film contemporanei, altri film di guerra, azione… hanno una
immersività maggiore rispetto ai film più classici, che con la musica e scene lo spettatore è
meno chiamato a partecipare alla storia. Separazione tra il cinema classico e contemporaneo,
cambia il rapporto con lo spettatore.
Il piano sequenza è una tecnica cinematografiche che consiste nel dare l’impressione che la
macchina da presa segua sempre i personaggi, il ritmo dei personaggi. Il piano sequenza dà
questa impressione di continuità, impressione di seguire da vicino i protagonisti. Invece di
usare un carrello semplice all’indietro, che non può essere sempre usato, il film di Mendes dà
l’impressione di essere girato interamente in piano sequenza. Illusione, in realtà ci sono degli
stacchi di montaggio (nero), ma grazie al digitale questi stacchi vengono camuffati, coperti. Il
digitale ha aiutato molto il cinema ad esse più immersivo, a coinvolgere lo spettatore nella
storia.

IL MEDIUM CINEMATOGRAFICO: LE ORIGINI


L’invenzione del cinema fu il risultato di una serie di esperimenti e innovazioni tecnologiche
legate in primis alla fotografia e agli studi sul movimento. Si era riusciti a capire che l’occhio
umano riesce a percepire il movimento quando ha davanti una serie di immagini in rapida
successione, a una velocità di almeno 16 immagini al secondo.
Alcuni importanti precursori:
 Niepce: brevettò la scoperta della fotografia nel 1828.
 Muybridge: fece importanti studi sul movimento, provò a fotografare cavalli in
movimento e analizzò le fasi del galoppo di un cavallo usando 12 macchine
fotografiche. Costruì inoltre la prima lanterna magica.
 Marey: costruì il fucile fotografico e cronofotografo a pellicola.
 Edison: fu l’inventore del kinetoscopio.

PRIMA DELCINEMA…LE MACCHINE E I DISPOSITIVI OTTICI DELLA FINE DEL 1600


La lanterna magica: un dispositivo analogo a quello dei più moderni proiettori di diapositive.
Permetteva di proiettare delle immagini (solitamente dipinte su vetro) su una parete in una stanza
buia, tramite una scatola chiusa contenente una candela, la cui luce era filtrata da un foro sul
quale era applicata una lente.
Il mondo nuovo: funzionava in modo opposto alla lanterna magica, invece di proiettare su una
parete, si guardava dentro una scatola. Serviva soprattutto per mostrare paesaggi, città, fatti
storici.
Entrambe le macchine ottiche erano gestite da un presentatore o imbonitore che parlava al
pubblico. Le immagini sono alla base di tutti questi dispositivi. Sono considerati dispositivi che
hanno anticipato il cinema.
LA NASCITA DEL CINEMA
I Lumière costruirono il cinematografo, una piccola macchina da presa che utilizzava una pellicola
in 35 mm che girava alla velocità di 16 fotogrammi al secondo e un sistema di proiezione che
contribuì a rendere il cinema un’impresa commerciale.
28 dicembre 1895: viene proiettato al Grand Café di Parigi il primo film dei Lumière, La sortie de
l’usine Lumière.
Altri film (vedute, momenti di realtà quotidiana) dei Lumière:
partita di carte (1895), La colazione del bimbo (1895), l’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat
(1896).
Il cinema è finzione, serve a dare l’impressione di qualcosa. Bisogna essere consapevoli di questo
aspetto.
il cinema ha dei padri convenzionali e una data convenzionale, in realtà il cinema è il risultato
dell’invenzione di una serie di dispositivi e nasce dal contributo di diverse figure e i Lumière non
avrebbero potuto costruire il cinematografo senza tutti gli studi precedenti.
CARATTERISTICHE DEI PRIMI FILM E TENDENZE DEL CINEMA DELLE ORIGINI
Caratteristiche delle vedute dei Lumière:
 Inquadratura unica (senza montaggio)
 Durata di pochi minuti (il lungometraggio sarà la misura standard solo dagli anni ‘10)
 Erano film muti a volte accompagnati da musica suonata dal vivo, da un pianista o
un’orchestra (sonoro dagli anni ’20)
 Consapevolezza dei soggetti ripresi
Emergono di lì a poco due tendenze del cinema:
 Una tendenza documentaristica (quella del cinema dei Lumière): film che mostrano scorci
di realtà quotidiana
 Una tendenza al fantastico, tipica del cinema di G. Melìes, il padre del montaggio e dell’uso
di effetti speciali (tutti fatti in fase di ripresa). Il suo è un cinema che vuole raccontare storie
irreali, fantastiche (es. Voyage dans la Lune,1902).

Filone più documentaristico: fratelli Lumière, scene di vita quotidiana; filone più fantastico
inaugurato da Melìes, regista importante del cinema delle origini, illusionista, vero e proprio
artigiano del cinema. A lui non interessava mostrare scene di vita comune, ma voleva creare delle
storie più o meno fantastiche e mostrarle al suo pubblico.

IL CINEMA DEGLI ANNI DIECI DEL NOVECENTO


Intorno agli anni Dieci il cinema comincia a diventare un vero e proprio linguaggio,
cinematografico. Con il montaggio nascono vere e proprie storie, più complesse.
Nasce il montaggio, operazione che consiste nel selezionare e combinare segmenti di pellicola per
dare maggiore chiarezza e continuità narrativa e far capire il rapporto spazio-temporale tra una
sequenza e l’altra del film
I principali tipi di montaggio:
 Alternato: si alternano inquadrature di luoghi e situazioni diverse.
 Parallelo: è un montaggio alternato con una funzione simbolica, per fare emergere un
particolare significato.
 Analitico: serve a suddividere lo spazio, dal generale ai particolari.
 Discontinuo: rifiuta il principio della continuità tipico del cinema classico. Ricorre a
scavalcamento di campo, anomalie nell’ordine con cui vengono mostrati gli eventi, inserti
non diegetici e jump cut.

I PADRI DEL MONTAGGIO


Tra i più importanti registi del muto che iniziarono a sperimentare il montaggio, ci sono gli
americani Porter e Griffith. Griffith sperimentò una serie di innovazioni linguistiche, di montaggio e
luministiche alla base di quella che diventerà la struttura narrativa classica hollywoodiana. Questi
due registi contribuirono a concentrare l’industria sulla produzione di film di finzione, girati negli
studi.
Porter, The Great Train Robbery (1903)
Griffith, Intolerance (1916) il film parte dal concetto di intolleranza attraverso i secoli e racconta
quattro storie ambientate in epoche diverse, con una narrazione a incastro con montaggio
parallelo (con funzione simbolica).
A partire dagli anni Dieci:
 Si passa dal “cinema delle attrazioni” e da un modo di rappresentare primitivo, costruito
attraverso inquadrature statiche e frontali, a un modo di rappresentazione istituzionale.
 Il linguaggio cinematografico diventa più complesso, il cinema diventa un’industria di
massa (nascono le sale)
 Inizia a crearsi il fenomeno del divismo (es. Rodolfo Valentino)
 Alcuni registi iniziano a distinguersi, Chaplin è uno di questi (ex interprete di music hall
divenne regista di film comici e creò il personaggio di Charlot, che sarà famoso in tutto il
mondo). Es. The Kid,1921.

I MOVIMENTI DI MACCHINA
A partire dagli anni Dieci il linguaggio cinematografico diventa più complesso, vengono utilizzati
nuovi movimenti di macchina (rendono tutto più fluido):
 Panoramica: è il movimento che fa la macchina da presa ruotando sul proprio asse
(orizzontale, verticale).
Lo spettatore era abituato a film semplici e ora si trova davanti a film più complessi, si inizia ad
utilizzare anche il:
 Raccordo di sguardo: un’inquadratura ci mostra un personaggio che guarda qualcosa, la
successiva mostra l’oggetto di quello sguardo. Serve a spiegare allo spettatore cosa sta
succedendo. Oggi fanno parte di quasi tutti i film.
ELEMENTI DI BASE PER L’ANALISI DELL’IMMAGINE FILMICA
 L’inquadratura, in fotografia e nel cinema, è la porzione di spazio inquadrata dall’obbiettivo
della macchina da presa (o dalla fotocamera)
 Campo, l’ampiezza di ciò che viene ripreso
 Fuoricampo, ciò che non viene ripreso (ma ha importanza in quel film, es. voce fuoricampo)
 Campo/controcampo, si riprendono in alternanza due o più personaggi (es. nei dialoghi)
 Campo lunghissimo, lo spazio è predominante
 Campo lungo, spazio predominante, ma la figura umana è riconoscibile
 Campo medio, la figura umana è incorniciata dall’ambiente
 Figura intera, la figura umana è ripresa interamente
 Piano americano, si riprendono gli attori dall’altezza delle ginocchia in su
 Primo piano, riprendere il volto umano in primo piano, funzione espressiva (positiva o
negativa). Importanti i giochi di luce e ombre, in particolare la luce.
 Primissimo piano, parte del volto escluso dall’inquadratura
 Dal primissimo piano al particolare (spesso degli occhi), si riferisce alle persone, al
particolare umano
 Dettaglio, detail shot, è l’inquadratura ravvicinata di un oggetto o di un’azione che lo
riguarda nello specifico
Il cinema classico hollywoodiano utilizzerà molto poco i dettagli e i particolari, più i campi medi, i
campi americani, non si sofferma troppo sui dettagli, conta l’azione.
LE AVANGUARDIE CINEMATOGRAFICHE
Gli anni tra il 1918 e il 1933 (fino all’ascesa del Nazismo) videro la nascita di una grande varietà di
approcci al cinema. Evoluzione linguaggio cinematografico. Molti cambiamenti nel cinema.
Si distinsero alcune tendenze e movimenti importanti:
 L’espressionismo tedesco
 La scuola sovietica del montaggio
 Dadaismo e surrealismo
L’Espressionismo tedesco: movimento iniziato nel campo della pittura e del teatro, anche come
risposta al Realismo artistico. Uno degli obiettivi dell’Espressionismo è quello di esprimere,
attraverso distorsioni estreme, le emozioni più vere e più profonde dell’uomo. In ambito
cinematografico, queste distorsioni riguardano soprattutto la scenografia, i costumi,
l’illuminazione, la fotografia, lo stile recitativo degli attori, che ricorda molto quello del cinema
muto delle origini, eccessivamente teatrale. Il montaggio dei film espressionisti è semplice, il ritmo
è lento. Movimento molto importante, durato pochi anni.

I MAGGIORI REGISTI E FILM ESPRESSIONISTI


Tra i registi più importanti dell’Espressionismo ci sono F. Lang, F.W. Murnau, R. Wiene.
Alcuni film-chiave dell’Espressionismo tedesco:
- Il gabinetto del dottor Caligari, Wiene (1920)
- Metropolis, Lang (1927) è considerato l’ultimo film espressionista, e uno dei primi film di
fantascienza della storia del cinema- si svolge in una città ipermoderna del futuro in cui gli
operai, costretti a vivere e lavorare in una fabbrica sottoterra, si ribellano ai ricchi padroni.
- Nosferatu il vampiro, Murnau (1922)
La scuola sovietica del montaggio: apparve dopo la Rivoluzione russa del 1917. Come per
l’Espressionismo, anche la SSM nacque sulla scia di movimenti artistici e teatrali di quel periodo,
come il Costruttivismo (movimento culturale per un’arte socialmente utile) e la biomeccanica (o
metodo dell’attore biomeccanico, che teorizzava un’analogia tra il corpo dell’attore e la macchina).
Influenzati da questi movimenti, alcuni registi iniziarono a sperimentare con il cinema, tra questi vi
furono Vertov ed Ejzenstejn.
 Questi registi esprimevano un desiderio di rinnovamento delle forme cinematografiche
tradizionali, che doveva passare attraverso il montaggio.
 Il cinema era visto come un mezzo per formare una nuova società sovietica, non una forma
di intrattenimento, ma uno strumento di riflessione e cambiamento sociale, un’arma
intellettuale e politica.
 I film non dovevano raccontare una storia, ma comunicare idee.
 Il montaggio è innanzitutto il conflitto tra elementi diversi: è dal conflitto che nasce l’idea, il
concetto.
Non è un cinema impegnato a raccontare una storia inventata, ma che ha come protagonista le
masse e racconta momenti della rivoluzione, della storia di quegli anni.
Cinema che deve far riflettere, per creare una nuova società.

Alcune date e film importanti:


• 1923: Ejzenstejn pubblica il saggio Il montaggio delle attrazioni, che riassume la sua
concezione del montaggio.
• 1924: Ejzenstejn realizza Sciopero, un film in cui mette in pratica le sue teorie sul
montaggio.
• 1925: Ejzenstejn realizza La corazzata Potëmkin, film-simbolo della Rivoluzione russa.
Il film è ambientato nel giugno del 1905; i protagonisti sono i membri
dell'equipaggio della corazzata russa che dà titolo all'opera, ed è strutturato in cinque atti. I fatti
narrati sono in parte veri e in parte fittizi: si può parlare di una rielaborazione a fini narrativi dei
fatti storici realmente accaduti che portarono all'inizio della Rivoluzione russa del 1905.  
Sequenza del mattatoio tratta dal film Sciopero (1924)
Da notare il parallelismo tra il massacro degli scioperanti e l’uccisione di un toro in un mattatoio.
Uso del montaggio parallelo, con funzione simbolica: gli scioperanti sono paragonati ad animali
uccisi nel mattatoio.
1929: Vertov realizza il documentario L’uomo con la macchina da presa
Questo film costituisce una delle ultime espressioni dell'avanguardia cinematografica sovietica,
prima che venisse poi soffocata dallo stalinismo.
Vertov si dichiarava contro il cinema basato sulle "storie", sui personaggi, sulla sceneggiatura.
Per concludere:
Si tratta, in tutti i casi, di film estremamente politici, con l’obiettivo di far riflettere lo spettatore e
di muovere le masse.
Si tratta di un cinema lontano da quello narrativo classico hollywoodiano (che si stava sviluppando
in quegli anni), con una frammentazione delle inquadrature, ritmi rapidi e un senso drammatico
forte ed evidente, che richiedevano un’attenzione alta da parte dello spettatore, e non
un’immedesimazione totale nella storia raccontata.
Dadaismo e Surrealismo: Durante gli anni Venti del Novecento apparvero modi ancora più radicali
di fare cinema, sulla scia delle avanguardie artistiche e pittoriche già comparse agli inizi del 1900.
Cinema dadaista:
 cinema ludico all’insegna dell’assurdo e dell’irrazionale
 idea di film come collage, senza una struttura narrativa logica e lineare, pezzi messi
insieme con il montaggio.
Es. Ballet Mécanique, Leger (1924)
Anche il cinema dadaista voleva risvegliare lo spettatore, colpire anche i suoi sensi.
Cinema surrealista:
 Influenzato dalle teorie della Psicanalisi di matrice freudiana, cerca di tradurre in immagini
il linguaggio dei sogni e dell’inconscio.
 Vi è una proficua collaborazione tra registi e artisti come Magritte, Mirò, Dalì.
Es. Sequenza del sogno, girata da Dalì, tratta dal film Io ti salverò (1945), di Hitchcock

L’AVVENTO DEL SONORO


Nel 1927 esce The Jazz Singer, il primo film parzialmente sonoro. Un anno dopo esce un film
interamente sonoro, “le luci di New York” di Bryan Foy.
L’avvento del sonoro implicò dei cambiamenti tecnologici, economici e stilistici e causò all’inizio
problemi tecnici:
- i primi microfoni non erano direzionali, captavano i rumori, per cui le macchine da presa
dovevano essere sistemate in cabine insonorizzate, dotate di ruote per essere spostate, ma
erano molto pesanti. Dal 1931 si iniziò a registrare su diverse piste sonore per poi mixarle
nella colonna sonora. Con gli anni furono poi inventati una serie di strumenti molto utili per
le riprese, come le dolly (sorta di carrello con annessa gru per le riprese) e le gru per le
riprese verticali, movimenti più fluidi.
- ostacolo della lingua= limite alle esportazioni. Inizialmente si girarono i film in più versioni
con lingue diverse, cambiando ogni volta il cast. Nel 1932 arrivarono doppiaggio e
sottotitoli.
- problemi di recitazione e dizione degli attori, abituati al cinema muto. (“cantando sotto la
pioggia”, film che racconta di tutti quei problemi che si ebbero inizialmente)
Ruolo centrale della sceneggiatura al contrario del passato. Si arricchisce e si complicano i
ruoli del regista e del produttore.

L’ETA’ D’ORO DI HOLLYWOOD E LO STUDIO SYSTEM


Il trentennio che va dal 1917 al 1950 segna l’età d’oro di Hollywood.
Il cinema americano è al massimo del proprio sviluppo economico e
stilistico. Sono gli anni del divismo, del cinema classico, e della nascita
e consolidamento dello Studio System (soprattutto negli anni Trenta).
 Lo Studio System: consisteva in un oligopolio che durò circa 20 anni, formato da otto
grandi società di produzione che dominavano il mercato: 5 major, grandi società di
produzione (Paramount, Warner Bros, RKO, MGM, Fox) e 3 piccole società di produzione
(Columbia, Universal e United Artist) con una gestione a concentrazione verticale: il loro
controllo andava dalla produzione alla distribuzione fino all’esercizio nelle sale.
 I registi avevano poca libertà creativa all’interno dello Studio System. 
Questo tipo di Studio System fu tipico degli Stati Uniti; nei paesi europei il
cinema fu monopolio statale, oppure vi erano piccoli produttori, o studio system
simili a quelli americani ma di dimensioni minori (es. in Inghilterra, India e Cina).
(film metalinguistico: riflette e racconta il cinema)

IL CINEMA CLASSICO AMERICANO


 montaggio “invisibile”, per permettere allo spettatore di identificarsi (passaggio fluido da
una scena all’altra)
 facilmente con i protagonisti dei film e di immergersi nella storia
 chiarezza e linearità narrativa, montaggio narrativo
 cinema che attiva il voyeurismo, ovvero il piacere di guardare
 gerarchizzazione degli eventi e degli elementi visuali del film
 i ruoli maschili e femminili tendono ad essere stereotipati (con diverse eccezioni)
 narrazione forte: la storia e i protagonisti sono al centro del film, così come lo è lo
spettatore
 classificazione dei film in base ai generi, che guidano lo spettatore e le sue aspettative
 Ancora oggi, quando si parla di film con uno stile classico, si intendono film che
hanno una struttura narrativa chiara, lineare, e in cui la presenza della macchina
da presa è “invisibile”.
Il cinema classico americano doveva seguire di codici particolari, una certa morale, in particolare il
codice HAYS, regolamento di censura, una serie di linee guida morali che per molti decenni ha
governato e limitato la produzione del cinema negli USA (crimine, violenza, sesso). Abolito e al suo
posto fu introdotta una semplice classificazione dei film, in base al genere.
Un genere è un corpus di film accomunati da analoghi temi, ambientazioni, atmosfere o tipologie
di personaggi. Il genere non ha solo a che vedere con le Caratteristiche intrinseche dei film, ma
coinvolge anche l’universo della produzione e della ricezione.
I generi non sono categorie fisse ma cambiano in base ai momenti storici e ai contesti nazionali.
Ogni genere implica delle aspettative sui film, dei pregiudizi sul valore di un prodotto e
sull’identità dei suoi consumatori. Alcuni generi dell’epoca dello studio system: musical, western,
noir, commedie, film di guerra.
Screwball Comedy, genere che fiorì tra il 1934 e il 1945. Al centro della Screwball Comedy vi sono
coppie eccentriche, gag divertenti e la lotta tra i sessi.
Il Noir: Storie pessimiste; protagonisti detective e gangster; ambientazioni urbane e notturne.

I REGISTI TRA CINEMA CLASSICO E MODERNO


Due registi di rilievo che hanno introdotto elementi e tecniche nuove, talmente importanti per il
modo di fare cinema, da essere ancora attuali. Due registi che si muovono nella cornice del cinema
classico. Con lo studio system erano meri esecutori, avevano limitate libertà.
Orson Welles e Alfred Hitchcock
Orson Welles (1915-1985)
Regista statunitense. Esordì a teatro come attore e regista. Passò poi alla radio, conducendo un
programma che ebbe molto successo. Famosa la sua lettura, alla radio, dell’opera di fantascienza
La guerra dei mondi, e la simulazione di un’invasione marziana, così realistica da scatenare il
panico collettivo.
Sarà per questo contattato dalla casa di produzione Rko per realizzare dei film, in libertà creativa. Il
suo primo film fu Quarto potere, nel 1941, film simbolo della modernità.

Citizen Kane (Quarto potere) (1941)


Film ispirato alla figura del magnate della stampa Hearst, è un’incursione nel mondo del potere (il
potere del titolo è quello della stampa) e dei media.
L’importanza del film sta nel fatto che introdusse delle invenzioni tecnico-stilistiche proprie del
cinema moderno e non del cinema classico: il piano-sequenza, la profondità di campo, il
grandangolo, le lenti deformanti, tecniche ancora poco utilizzate al cinema in quel periodo.

Con la profondità di campo tutti gli oggetti e/o persone riprese, sia vicini che lontani, appaiono a
fuoco, cioè nitidi.

 L’opposizione tra scarsa e grande profondità di campo segna una differenza di estetica e di
epoca nella storia del cinema, tra il cinema classico che non utilizzava la pdc (lasciando
sfocato lo sfondo delle inquadrature), e il cinema moderno, che invece organizza lo spazio
in pdc.
Il cinema classico tende a guidare lo spettatore, a indirizzare il suo sguardo. Vuole far immergere,
perdere, lo spettatore nella storia.
Il cinema moderno fa il contrario, tende a creare un distacco critico dal film. Mi aspetto che lo
spettatore sia sufficientemente attento, attivo, per notare tutti i particolari anche se non si
indirizza il suo sguardo.

Esempio di piano sequenza in Touch of Evil (L’infernale Quinlan), di O. Welles (1958)


Il film L’infernale Quinlan (Touch of Evil), di Orson Welles, 1958, si apre con un lungo e famoso
PIANO SEQUENZA.
La camera montata su una GRU segue due coppie di personaggi in maniera fluida impostando da
subito la ripresa secondo i classici dettami della suspense: il pubblico sa qualcosa di vitale che i
personaggi ignorano.
Il piano sequenza mostra Mike Vargas, un poliziotto messicano impegnato nella lotta contro una
famiglia mafiosa, in luna di miele con la moglie Susie, mentre altri due personaggi incrociano
continuamente la prima traiettoria.
Il piano sequenza permette a Welles, con un’abile “danza”, di mostrare un ambiente complesso,
valorizzando il passaggio di confine, e di intrecciare in maniera estremamente solida il destino
delle due coppie, una delle quali morirà saltando in aria, mentre l’altra sarà impegnata nella
scoperta degli autori di questo e altri crimini.

Alfred Hitchcock (1899- 1980)


Uno dei registi più importanti della storia del cinema.
Inglese, iniziò la sua carriera alla fine del cinema muto in Inghilterra per poi andare negli Stati
Uniti.
È considerato un regista tra classico e moderno, tra lo studio system e un cinema più personale.
Riuscì a lavorare all’interno dello studio system hollywoodiano ma ad affermare il proprio sguardo
nei suoi film.
Nei suoi film, come altri gialli, elementi solitamente innocui, vengono improvvisamente
rappresentati come minacce all’incolumità dei personaggi.
I suoi film sono stati oggetto di numerose analisi in chiave psicanalitica, perché raccontano di
questioni legate all’identità, alle dinamiche tra lo sguardo maschile e quello femminile. È riuscito
ad imporre un marchio stilistico evidente e ha fatto sì che i suoi film siano ancora facilmente
riconoscibili.
Psycho (1960) è uno dei suoi film più famosi. È un film rivoluzionario perché contravviene al
modello classico del racconto: la protagonista muore quasi all’inizio del film (dopo 45 min circa) e
lascia il posto a Norman, nuovo protagonista del racconto. L’identificazione dello spettatore, che è
alla base del cinema classico, viene così a mancare.
La suspence è data non tanto dalla quantità di informazioni che ha o non ha lo spettatore, ma è
costruita attraverso il ritmo della sequenza e la presenza del silenzio, premonitore di una minaccia.
Gioca molto con il contrasto silenzio e suono. In altri suoi film la suspence nascerà dal fatto che gli
spettatori sono a conoscenza di un elemento chiave della storia che uno dei protagonisti del film
non conosce.
Altra tecnica cinematografica da lui e poi in seguito, è la SOGGETTIVA (e semi soggettiva). Poi
ripresa e modificata. È un’inquadratura o un insieme di esse che mettono in scena, mostrano sullo
schermo ciò che il personaggio sta guardando, il suo punto di vista, molto spesso rappresentata
con le stesse proporzioni.
IL NEOREALISMO
Non fu un vero e proprio movimento ma piuttosto una tendenza cinematografica, comparsa in
Italia nel secondo dopoguerra. In Italia ha rappresentato una rottura nel modo di fare cinema.
Obiettivi: mostrare la realtà sociale e culturale del Paese dopo la Seconda guerra mondiale,
raccontare la guerra e la storia nazionale recente. Raccontare la guerra, mostrare la realtà del
dopo guerra.
Il cinema neorealista non è il cinema della realtà, non mostra la realtà nuda e cruda, ma è un
cinema estremamente scritto e costruito, che dà un senso di realtà, ma prevede una scrittura e
una pre-costruzione molto forti.
Compresenza di attori professionisti (es. Anna Magnani) e non professionisti presi dalla strada;
l’utilizzo di macchine da presa a mano (che dà una maggiore impressione di realismo); scene girate
soprattutto in esterni (molti studi cinematografici erano stati distrutti durante la guerra), quindi i
registi erano costretti a girarli in eterni, inoltre c’era anche una scelta stilistico-estetica, sempre
per il realismo. La maggior parte dei protagonisti dei film neorealisti erano bambini. I registi
volevano cogliere la realtà di quel momento storico e per coglierla a meglio, la presenza di attori
non professionisti dava un senso maggiore di realismo.
I codici del cinema classico vengono abbandonati:
- il montaggio tradizionale, chiaro e lineare
- le inquadrature ordinate e pulite
- la recitazione chiara e precisa

 il montaggio diventa discontinuo, pieno di ellissi e salti


 l’unità di base del racconto non è più l’inquadratura, ma il fatto, l’evento nudo e crudo
 si era perso l’ottimismo tipico invece del cinema classico (non c’è il lieto fine tipico delle
storie di Hollywood)
 cambia il rapporto con lo spettatore: non è più al centro del mondo narrativo, ma è al pari
degli eventi e dei personaggi. Lo spettatore era al centro del mondo nel cinema classico, i
film ruotavano intorno allo spettatore e al suo piacere, ora lo spettatore diventa al pari
degli eventi raccontati, i registi volevano mostrare la realtà storica di quel momento.
 il caos della guerra viene trasposto a livello dello stile dei film, non solo a livello tematico,
ma anche a livello stilistico. (es. montaggio discontinuo che rispecchia il caos della guerra e
delle sue conseguenze)
Es. “Roma città aperta”, Rossellini (1945) film emblematico dell’estetica neorealista. Racconta
dell’occupazione nazista a Roma.
Queste storie raccontate dai registi neorealisti erano in alcuni casi fittizie, più o meno
inventate, all’interno però di un contesto storico vero, quello della guerra.
Il cinema neorealista non è tuttavia un cinema del realismo spontaneo, al contrario è
estremamente precostruito e scritto (utilizzo di sceneggiature). Non era previsto un realismo
totale, nel cinema è impossibile raccontare una realtà senza alcun tipo di filtro (es. scelta dei
protagonisti). Anche nel caso dei documentari, c’è una base sotto, una preparazione.
I film chiave del neorealismo:
Roma città aperta, Rossellini (1945)
Paisà, Rossellini (1946)
Ladri di biciclette, De Sica (1948)
In molti film è presente il punto di vista dei bambini: simbolo di….con valori ancora intatti, messi a
dura prova dalla guerra.
Negli anni ’50 in Neorealismo inizierà ad esaurirsi e mescolarsi con la commedia all’italiana, un
genere che attraverso storie leggere metteva in evidenza i difetti dell’italiano medio. Es. ‘I soliti
ignoti’, Monicelli, 1958. Commedia all’italiana: genere che mescola alcuni elementi dell’estetica
neorealista (es. la spontaneità dei personaggi), ma racconta storie meno drammatiche, più
leggere.
Neorealismo italiano “Germania anno zero”, 1948, Rossellini
Il Neorealismo influenzerà numerose correnti e tendenze, tra cui quella del Cinema Novo, in
Brasile. In Europa il Neorealismo getterà le basi per la nascita del cinema moderno e nella Nouvelle
Vague francese (fine anni Cinquanta). Altra corrente, tendenza del cinema che è stata influenzata
dal Neorealismo, uso del montaggio discontinuo, strema libertà dei registi senza rispettare le
regole del cinema.
Neorealismo alla base della modernità cinematografica (a partire dagli anni 60 in Italia). Con il
cinema moderno nasce il concetto di Autore: colui che firma un film, che ha una poetica
particolare riscontrabile nei film realizzati.

Il cinema moderno nasce e si sviluppa in Europa a partire dagli anni ’50 e per tutti gli anni ’60, è
molto distante dal cinema hollywoodiano, cinema della chiarezza narrativa e della linearità,
cinema del racconto e del montaggio dai ritmi molto veloci, il cinema moderno è esattamente agli
antipodi, è ambiguo, non è un cinema che racconta banalmente le storie in modo chiaro e lineare,
ma è un cinema autoriflessivo, che riflette su se stesso, su cosa voglia dire fare cinema e fare film.
Il cinema classico americano è un cinema dalla narrazione forte, il cinema moderno è
caratterizzato da una narrazione debole. I film moderni sono caratterizzati da pause, vere e proprie
sospensioni narrative, momenti di assenza di dialoghi, delle scene in cui lo spettatore non capisce
bene cosa sta succedendo, c’è una sospensione della narrazione.
Una delle figure stilistiche, tecniche usate nel cinema moderno è proprio il piano sequenza,
sequenza cinematografica girata senza stacchi di montaggio, cifra stilistica tipica del cinema
moderno. Vuole creare un distacco critico dalla storia. Utilizzo della profondità di campo, quando
tutti gli oggetti o le persone riprese in un’inquadratura, appaiono a fuoco. Utilizzo dell’obiettivo
grandangolare, eliminato dal cinema classico.
Antonioni, dagli anni ’60 alla fine degli anni ’70, film simbolo del cinema moderno. Largo utilizzo di
lunghi piano sequenza e finali aperti (fastidiosi per lo spettatore).
Registi che hanno anticipato la modernità cinematografica: Hitchcock e Welles.

IL CINEMA POSTMODERNO
Il cinema classico americano rappresenta un cinema che dal punto di vista stilistico e formale
rimarrà più o meno invariato per più di 30 anni. Ancora oggi quando si parla di cinema classico si
parla di un cinema realizzato con mezzi lineari, trasparenti, in cui ci si immerge nella storia e ci si
dimentica della macchina da presa. Il cinema moderno invece è caratterizzato da una narrazione
debole, da momenti di auto riflessività e riflessività in generale. Si parla poi di cinema post-
moderno, nato ad Hollywood grazie alla generazione della new Hollywood, negli anni ’70, di
appassionati cinefili e giovani registi che avevano iniziato ad essere attratti da un cinema d’autore
europeo e da un cinema più commerciale. Questi registi avevano come punti di riferimento il
cinema europeo, francese e la tradizione cinematografica hollywoodiana. Emersero registi
importanti come Romero, de Palma, Scorzese, Coppola…. Cercarono di realizzare dei film per il
pubblico che fossero un connubio tra uno stile di regia personale e originale e tecniche di
produzione hollywoodiane, volevano aggiornare i generi tradizionali hollywoodiani, i loro film
esprimevano una certa nostalgia per il cinema classico americano e contenevano citazioni dei
classici.
Es. cinema di Coppola, “il Padrino”. Si ispirava ai film di gangster ma cerca di aggiornare la formula,
per renderla più moderna.
Altro film è “Taxi Driver” di Scorzese che rappresenta il perfetto connubio tra un cinema più
europeo e uno più prettamente americano. In questo film, oltre all’azione e alla violenza, c’è
anche una forte, indiretta denuncia dello stato della società e anche una forte consapevolezza del
mezzo cinematografico che si esprime attraverso i movimenti della macchina da presa.
Questa generazione ha permesso la nascita del cinema post-moderno, inaugurato ufficialmente e
convenzionalmente dal primo film di “Guerre Stellari” di Lucas, racchiude l’estetica post-moderna,
che possiamo racchiudere in alcuni punti principali:

 è un cinema che si focalizza sul puro piacere, piacere dell’intrattenimento e l’aspetto ludico
dei film. Centralità dell’aspetto ludico e in particolare del gioco linguistico, fatto di citazioni,
di rimandi, di allusioni ad altri film…sotto forma di strizzatina d’occhio allo spettatore,
ritenuto in grado di riconoscere queste allusioni e di apprezzarle. Spettatore conoscitore
della storia del cinema.
 uso del PASTICHE, citare in modo più o meno indiretto i film del passato.
 Film post-moderni definiti anche film-concerto, perché in questi film si fa prevalere la
dimensione sonora su quella visiva. Si crea un vero e proprio bagno di suoni e sensazioni in
cui far immergere lo spettatore. Viene data molta importanza all’esperienza sensoriale e
non più tanto all’esperienza dello sguardo, com’era prima. (es. film di Spielberg). Grande
utilizzo degli effetti speciali.
 Immersività: lo spettatore non osserva più dall’esterno un film, ma è chiamato a praticare
una vera e propria immersione nelle immagini e nel suono.
 Uso frequente del traveling, ovvero la carrellata, in avanti e indietro, spesso eccessivo, non
motivato. (es. carrellata all’indietro nella scena di apertura di “Arancia Meccanica”,
Kubrick).
 Creazione film Blockbuster, ma con la presenza di uno stile personale.
Il cinema post- moderno, verso gli anni ’80 passa sempre più dalla pellicola al film digitale. Il
passaggio al digitale ha cambiato completamente il modo di montare i film, di girarli, ha permesso
di modificare i film in fase di post-produzione (aggiungere effetti sonori e visivi, effetti speciali),
così tanto che in alcuni film, girati completamente in digitale, scompare in parte o del tutto il ruolo
fisico dell’attore, poi rielaborato al computer attraverso gli effetti speciali. Con il passaggio al
digitale l’immagine non è più una riproduzione fotografica, fedele della realtà, ma diventa il
prodotto di algoritmi realizzati al computer. Il testo filmico inizia ad assomigliare, con il digitale, ad
un ipertesto, questo al cinema ha creato una serie di conseguenze importanti rispetto al cinema
della pellicola. Si è persa la distanza tra lo spettatore e il film ed è cambiata l’esperienza dello
spettatore, il modo di guardare i film.

IL CINEMA DOCUMENTARIO
Per documentario si intende un film, di qualsiasi lunghezza, girato senza delle finalità esplicite di
finzione, quindi senza una sceneggiatura che pianifichi in modo dettagliato le riprese e senza attori
che interpretino un ruolo. Alla base del documentario c’è il desiderio di mostrare una data realtà.
Il cinema di finzione invece rappresenterebbe al contrario una realtà manipolata dal regista, messa
in scena attraverso una sceneggiatura pre-costruita.
Il documentario in generale nella sua evoluzione, dal cinema muto ad oggi, è sempre sfuggito dalle
definirono chiare ed universali. Il termine documentario è stato utilizzato fin dalle origini del
cinema, infatti il cinema dei Lumière veniva considerato un cinema del “reale” e che si
contrapponevano al filone fantastico del cinema di Meliès.
La messa in scena fa parte anche del documentario, non solo del cinema di finzione. Per quanto
reale e non manipolato possa essere il profilmico, ciò che la macchina da presa riprende, il reale
non può mai evitare di essere inquadrato, selezionato e quindi manipolato.
La manipolazione spazio-temporale viene accentuata da tutte le tecniche ce hanno caratterizzato
l’iOS viluppo del linguaggio cinematografico, sopporta tutto dal montaggio e dalle altre operazioni
di post-produzione.
La realtà quindi è sempre una realtà registrata, sia nei film documentari che in quelli di finzione. Il
regista americano Robert Flaherty è considerato il padre del genere documentario. Era un
appassionato viaggiatore e molto famoso è il suo film “Nanuk l’eschimese” del 1922, realizzato
durante un viaggio in Alaska.
L’avvento del sonoro aveva messo in crisi sia il cinema di finzione che quello documentario. Era
sempre più difficile girare film in esterni e quindi girare film documentari. Durante gli anni della
guerra, il documentario si era piegato in modo più chiaro e più diretto alle esigenze
propagandistiche del nazismo. In Germania ci fu una documentarista molto famosa Leni
Riefenstahl che realizzò alcuni film di propaganda, come “il trionfo della volontà” e “Olympia”.
Nel dopoguerra la regista fu accusata di connivenza con il regime e rivendicò la propria
indipendenza artistica. I suoi film restano comunque dei film elaborati.
Nel secondo dopoguerra ci fu appunto l’esperienza del neorealismo e quindi la necessità da parte
dei registi di avvicinarsi alla realtà, in particolare alla realtà sociale dei paesi dopo la guerra. La
tendenza del neorealismo non è da considerarsi una forma di cinema documentario, ma un
cinema che resta un cinema di finzione. Infatti i film neorealisti erano comunque dei film scritti con
sceneggiature interpretati anche da attori professionisti.
Durante gli anni 50 il documentario approva al moderno, soprattutto in Italia con la teorizzazione
di Cesare Zavattini, un importante sceneggiatore e regista, che teorizza il film di artistico e
autobiografico, il cinema-verità e l’idea di film saggio, come “l’amore in città” o “Siamo donne”,
che pur essendo di finzione, hanno una struttura che si avvicina a quella del giornalismo
d’inchiesta autoriflessivo.
Con la modernità il documentario diventa un mezzo di espressione personale. Un regista in
particolare europea documentarista di quegli anni. Christian Marker che porta alle estreme
conseguenze la riflessione sul rapporto tra verità e finzione del documentario. I suoi documentari
sono estremamente intellettuali, complessi che si interrogano sul senso dell’immagine e del
documentario. Tra i suoi film più famosi troviamo “lettere della Siberia” e “La Jetée” ovvero “La
rampa”.
Oggi si parla soprattutto di cinema del reale e non più tanto di cinema documentario. Questa
categoria racchiude diverse tendenze, sia documentari con una struttura più classica e lineare, in
cui vi è un tema come “Fahreneith 9/11” di Moore, sia film più personali, come ad esempio i film
di Pietro Marcello.

IL MEDIUM TELEVISIVO
Anche la televisione è un mezzo di comunicazione di massa inserito in un sistema mediale
complesso. Il medium televisione ha 3 dimensioni principali:
- La dimensione istituzionale e tecnologica
- La dimensione testuale e simbolica, ha a che vedere con i testi televisivi.
- La dimensione relazionale e sociale

La televisione ha attraversato diverse epoche. Da un punto di vista teorico esistono 3 grandi


epoche della televisione, teorizzate dallo studio Ellis:
- L’epoca della scarsità: dal secondo dopoguerra, è definita tale perché quel periodo era
caratterizzato da una limitata offerta di canali e di prodotti.
- L’epoca della disponibilità: inaugurata a partire dagli anni 80’, è un’epoca che ha segnato
una maggiore disponibilità di offerta televisione. È l’avvento dei canali privati e l’era dello
zapping, che rimanda a una maggiore scelta di canali e programmi televisivi.
- L’epoca dell’abbondanza: epoca che ha visto un’enorme saturazione di canali e di nuovi
modi di consumo e. fruizione della televisione.

La televisione delle origini è stata anche definita la paleo-televisione, una televisione che aveva
funzione principale di servizio pubblico, quindi era una televisione che doveva principalmente
informare, istruire e solo successivamente intrattenere, era quindi una televisione di impostazione
pedagogica. La ti era una maestra virtuale che ha contribuito ad alfabetizzare il Paese.
- Aveva una poca offerta id programmi e vi era una sorta di “sacralità” della televisione,
ovvero appuntamenti fissi che il pubblico seguiva con partecipazione.
- I televisori erano abbastanza costosi e quindi erano pochi all’interno delle case
- E il consumo della televisione era prevalentemente lineare e vi era una certa distanza tra il
medium televisivo e gli spettatori.
A differenza della neo-televisione, inaugurata a partire dagli anni 80’, che stabilisce una maggiore
prossimità con il pubblico da casa.
- L’era della disponibilità è l’era dei talk shows, ovvero programmi incentrati sulle vite
private delle persone. Anche il modo di intrattenere il pubblico cambia notevolmente.
- Nascono i canali televisivi privati, regolati in modo diverso da quelli pubblici, erano gestiti
secondo le dinamiche della pubblicità e quindi dei programmi che tendono a massimizzare
i guadagni.
- La tv smette di essere percepita come “maestra” e diventa un’”amica” dei tele spettatori.
- La televisione degli anni 90 è la televisione cosiddetta anche di flusso, vi è un flusso di
programmi tra cui poter scegliere.
- La televisione contemporanea è stata definita “post-network”, che rimanda al tramonto
della centralità dei grandi canali televisivi. Le caratteristiche principali di questa televisione
sono una maggiore personalizzazione e segmentazione dell’offerta e del consumo. Cambia
così il concetto di pubblico di massa. Oggi assistiamo sempre a un pubblico di massa, ma è
anche un pubblico segmentato in base ai gusti, si parla infatti di nicchie di gusto e c’è una
tendenza sempre maggiore a personalizzare i canali e. i programmi televisivi.
- Il consumo televisivo è cambiato, non è più lineare, ma un consumo asincrono, ovvero una
tv che si guarda quando e dove si vuole, in ogni momento

Possiamo notare che si è passati da un’industria di flusso a un’industria “editoriale”, che segue i
gusti ed è estremamente segmentata.
La ti ha smesso di essere che una grande arena culturale, ovvero un luogo dove venivano messi in
questione determinati argomenti e tematiche. La tv oggi si rivolge a settori di pubblico
frammentati e specializzati.
Il web ha cambiato radicalmente la televisione, non solo il modo di concepire ma anche di fruirla. Il
fattore tempo è diventato cruciale, nell’attuale televisione il tempo è centrale, non vi sono più
appuntamenti fissi televisivi come nel passato, ma la televisione ormai si fluisce quando si vuole.
Informazione e media digitali
I media, ovvero mezzi di comunicazione di massa, sono delle tecnologie che hanno lo scopo di far
circolare messaggi e informazioni all’ interno della società. Possiamo distinguere tra vecchi e nuovi
media. I vecchi media sono dei media tradizionali, ovvero i media prima dell’avvento del digitale. I
nuovi media sono i media invece che si basano sulla tecnologia digitale.
Vi sono 3 grandi fasi dei media:
- Una prima epoca che è quella dell’insorgenza (1850-1914): in cui si diffondono i media
meccanici. Es. la stampa. Qui nasce un sistema di comunicazione di massa in senso
moderno.
- Una seconda fase è quella del consolidamento: un’epoca in cui subentrano i media
elettronici, come la radio e la televisione
- La terza epoca è la “vaporizzazione”: un’epoca che ha visto l’avvento dei media digitali.
Quest’epoca non sta a significare che i media sono tramontati, bensì c’è stata una
saturazione dei media, una digitalizzazione che l’ha portati ad essere onnipresenti e infine
la fase di vaporizzazione, i media si trovano ovunque, sono così pervasivi che oggi è difficile
stabilire cosa sia mediale e cosa non lo sia. Questa terza fase ha avuto diversi sviluppi:
 È iniziata dagli anni 80’ con la messa in commercio di computer per un mercato di
massa
 Negli anni 90’ c’è stata la nascita di internet, del World Wide Web
 E nei primi anni Duemila c’è la nascita e l’avvento del social web o 2.0

Il termine nuovo è estremamente ambiguo in quanto ogni medium è nuovo nel momento in cui
viene introdotto. Importante è il concetto di ri-mediazione proposto da Richard Grusin, secondo il
quale ogni medium rielabora alcuni aspetti del medium che lo ha preceduto.
I media sono innanzitutto
- Digitali: prevedono una codifica dei contenuti, attraverso un linguaggio binario. Si tratta del
processo di digitalizzazione che rende i contenuti manipolabili, trasportabili e archiviabili
- La multimedialità è un altro aspetto importante: ovvero che in unico ambiente digitale vi è
un’integrazione sempre più fitta di dati, suoni e immagini
- Un altro aspetto chiare dei media è l’interattività: ovvero la capacità di un medium di far si
chè l’utente possa esercitare un’influenza sul contenuto o sulla forma della comunicazione
- Un’altra caratteristica principale è l’ipertestualità: che viene dalla parola ipertesto, un teso
complesso e reticolare, infatti non hanno una linearità
- Un altro aspetto importante dei media digitali è la convergenza, diventato un concetto
chiave: i media sono ormai interconnessi, connessi tra di loro. La convergenza si declina in
vari modi:
 Una convergenza tecnologica:
 Una convergenza economica-industriale
 Una convergenza dei contenuti: abbiamo più prodotti su più piattaforme
- Un’altra caratteristica dei media è la tendenza alla personalizzazione: si tende a creare
contenuti sempre più specifici per un target preciso di utenti. La personalizzazione è a
livello dei contenuti, del consumo, in quanto consumiamo prodotti mediali come e quando
vogliamo, ed è a livello della produzione, noi utenti siamo diventati sempre più produttori e
non solo consumatori.
- La mobilità e l’immediatezza, altri aspetti importanti,

La convergenza ha creato la cultura della convergenza, o cultura partecipativa. Si tratta di concetti


coniati dallo studioso di Jenkind (ie). Secondo lui infatti, a partire dagli anni 90’, vi sono stati dei
cambiamenti permessi dal digitale e dalla digitalizzazione:
- Innanzitutto una convergenza mediale: i media sono sempre più interconnessi e si
declinano su più piattaforme.
- È aumentato il desiderio di partecipazione da parte degli utenti che diventano produttori di
contenuti e nasce e cresce il senso di appartenenza a una community.
- La creazione di mentorship informali: avviene un desiderio maggiore di tramettere
conoscenze e saperi in maniera informale, attraverso internet e il web.
I media tradizionali avevano una struttura più centralizzata, oggi invece hanno una struttura
reticolare, avevano una maggiore trasparenza e prevedevano delle modalità push, ovvero i media
che spingevano dei contenuti verso il pubblico.
I media digitali invece hanno un linguaggio digitale, non sono centralizzati, hanno un’apparente
trasparenza e prevedendo una modalità pull, ovvero gli utenti hanno la possibilità di tirare fuori le
informazioni più interessanti o utili.

Il sistema postmediale
Il termine postmediale suggerito da Eugeni, è il riferimento all’attuale sistema dei media, e non sta
a significare un tramonto dei media, ma al contrario, il termine post, rimanda a una loro forte
integrazione e onnipotenza.
Questa onnipresenza è diventata così forte che i media sono diventati oggi non sono più solo degli
strumenti, ma sono diventati dei veri ambienti in cui siamo immersi. Questa condizione
postmediale è caratterizzata da 3 aspetti principali:
- La naturalizzazione dell’esperienza tecnologica: non vi è più una reale opposizione tra ciò
che è naturale e ciò che è artificiale. L’esperienza mediale e tecnologica è diventata
naturale e sentita come tale. Noi utilizziamo i media in modo naturale e ogni esperienza
mediale è vissuta in modo spontaneo e quotidiano. In questo processo alcuni fattori sono
stati centrali come il fatto che la tecnologia contemporanea ha iniziato ad avere delle
funzioni che in passato erano riservate soltanto ai media. Per esempio la tecnologia
contemporanea ha assunto la capacità di memorizzare, manipolare, trasmettere, ricevere
ed esibire informazioni.
- Il secondo aspetto della condizione postmediale è quello della soggettivazione: mentre
nell’epoca dei media tradizionali questi apparivano come mezzi capaci di plasmare
conoscenze, comportamenti e identità. Vi era un’idea di un soggetto passivo che veniva
influenzato dai mezzi di comunicazione di massa. Oggi, soprattutto con i media digitali, si è
fatta strada di un soggetto fruitore attivo e produttore di contenuti. L’esperienza soggettiva
è diventata fondamentale.
La forma espressiva oggi dominante, è quella del first person shot, ovvero ripresa in prima
persona, è una tecnica che consiste nel riprendere con qualsiasi dispositivo la prima
persona. Esso rappresenta l’evoluzione contemporanea della soggettiva cinematografica.
La soggettiva è una tecnica di ripresa attraverso la quale il campo visuale della macchina
che riprende coincide con quello di un personaggio. Come possiamo notare appunto nel
film La finestra sul cortile di Hitchcock.
- L’ultimo aspetto è la socializzazione: nell’epoca dei media tradizionali la società esisteva
prima e indipendentemente dai media, oggi sembra essere svanito il binomio tra apparati
mediali ed apparati sociali. I media sono diventati i nuovi dispositivi di costituzione della
società e del legame sociale. Oggi il legame sociale si alimenta principalmente della propria
rappresentazione mediale. La società delle reti che si fonda sulla costante produzione e
riproduzione della “sociabilità”mette al centro la rappresentazione del legame sociale.

Il web 2.0 e l’ambiente digitale


Il web 2.0 è apparso nel 2005 e indica la seconda fase di sviluppo e diffusione di Internet,
caratterizzata da un’aumento dell’interazione tra internet e gli utenti, un aumento della
partecipazione dei fruitori e un’aumento della condivisione delle informazioni che vengono più
facilmente scambiate. In particolare nel web 2.0 è stata determinante l’affermazione dei social
network. Questo fenomeno è in rapida evoluzione:
- Un aspetto rilevanti è stato che per la prima volta, con il web 2.0 i social network e i blog
superano i motori di ricerca, i siti web di informazione.
- Il web 2.0 fa emergere la natura sociale del web e infatti nasce la cosiddetta Social Network
Society
- I media digitali e il web 2.0 hanno trasformato il funzionamento della sfera pubblica.
- Abbiamo la nascita della “sfera pubblica digitale” la quale si trasferisce in rete. La sfera
pubblica in rete è caratterizzata da importanti aspetti come:
 L’aumento del livello di pluralismo e della possibilità di partecipazione
 Vi è una disintermediazione: si è creata un’assenza di mediazione tra l’individuo e le
questioni relative alla sfera pubblica.
 Una diversificazione delle fonti di informazioni, infatti nascono i blog e nuovi portali
di informazione online.
 I cittadini assumono il ruolo gatekeepers, ovvero hanno maggiore potere di
selezionare informazioni e maggiore potere di dettare l’agenda del dibattito
pubblico.

L’ambiente digitale è caratterizzato da:


- Un’enorme velocità nella comunicazione
- Una tendenza, legata alla velocità, verso una banalizzazione dei contenuti
- Un’altra caratteristica è la rotture del modello verticale tradizionale nello sviluppo e
diffusione dei saperi e dell’informazione e maggiore produzione di contenuti dal basso.
- Un’altra caratteristica è il ruolo centrale dato alle immagini.
A tutti questi aspetti corrispondono anche degli effetti creati appunto dell’ambiente digitale:
- Innanzitutto vi è il problema della disinformazione e diffusione delle Fake news, ovvero
notizie false che negli ultimi anni si sono diffuse in un modo rapido. Si possono inventare
notizie non vere, creare immagini non vere e si possono modificare le immagini e
manipolarle. È necessario controllare sempre le fonti di una notizia per cercare di sfuggire a
delle fake news
- Tra gli effetti dell’ambiente digitale vi è anche l’analfabetismo emotivo, che rimandano a
una diminuzione delle capacità di riconoscere le emozioni proprie e altrui. Questo porta ad
atteggiamenti di ostilità verso l’altro, il cosiddetto elemento del “Flaminia”, e una violenza
verbale forte.
- Legato al fenomeno del Flaming e all’analfabetismo emotivo vi è una
deresponsabilizzazione rispetto a come agiamo sul web: il web è percepito come una realtà
“altra”, diversa rispetto al mondo reale e che quindi tutto sia concesso sul web. Si
sottovalutano le conseguenze delle nostre azioni.
- Legato alla questione della disinformazione e diffusione di fake news vi è il cosiddetto
fenomeno della bolla “Filter Bubble”: siamo abituati a dimenticare che internet è
governato da algoritmi e. Quindi ogni ricerca che noi facciamo su internet viene ricordata e
tracciata da Internet.

Prima dell’avvento del web 2.0 la sfera pubblica era maggiormente dai media tradizionali: la
produzione e la circolazione delle informazioni erano controllate. Con il social web c’è stata una
democratizzazione delle informazioni e la nascita del problema del controllo e della verifica delle
fonti. Oggi l’attendibilità delle fonti sta passando in secondo luogo, tendiamo a verificare meno le
fonti e a preoccuparci di meno della specificità delle fonti.
Si è creato un nuovo termine ovvero “infodemia”: con cui si intende una circolazione di una
quantità eccessiva di informazioni, non controllate con accuratezza e che rendono difficile
orientarsi su un determinato argomento. Ecco perché oggi la consapevolezza e una nuova
educazione ai media e al web risulta fondamentale, per cercare di limitare fenomeni come quelli
del Flaming, delle Fake news e limitare la deresponsabilizzazione del nostro agire sul web.
Anche sulla privacy e l’anominato c’è poca consapevolezza. I dati che ci riguardano vengono
utilizzati per reindirizzati su certi contenuti, occorre avere quindi maggiore consapevolezza
attraverso lo studio e il funzionamento del web.

MEDIA EDUCATION E DIGITAL LITERACY


Può indicare diversi aspetti dell’educazione ai media: attraverso i media, con i media, usati come
strumenti utili ed efficaci da usare nella didattica, nei processi educativi, ma anche un’educazione
ai media, al loro linguaggio, alla loro cultura (non vederli solo come strumenti).
Media education come educazione per i media: per chi lavora nel settore dei media, formazione
per chi lavora in questo campo, per i professionisti.
Oggi i media non sono più solo mezzi comunicazione, ma sono dei macro ambienti in cui siamo
totalmente immersi e facciamo esperienza ogni giorno, quindi la media education è essenziale,
non solo per gli studenti, ma anche per gli insegnanti.
Digital e media literacy: alfabetizzazione al digitale, nozione in passato associata alle conoscenze di
base, saper leggere e scrivere, oggi implica e prevede nuove competenze: alfabetizzazione digitale.
Capacità di usare in modo critico, consapevole e senza incertezza, le tecnologie dell’informazione e
della comunicazione, in varie situazioni.
La competenza digitale deriva e chiama in causa 3 grandi tradizioni di ricerca:

 Della computer literacy, alfabetizzazione al computer


 Information literacy, studio e conoscenza del campo dell’informatica
 Media literacy e media literacy education, competenze nel capo dei media
La competenza tecnologica, che riguarda le abilità, le competenze in campo tecnologico, di natura
strumentale…da sola però non basta, deve esserci anche quella cognitiva, legata alla capacità di
saper leggere, interpretare in modo critico, selezionare i contenuti, i dati, le informazioni. È utile
anche una terza competenza, la dimensione etica, che riguarda la conoscenza di ciò che possiamo
o non possiamo fare nell’ambiente digitale, come si deve agire, i propri diritti e doveri, nella
consapevolezza che l’ambiente digitale non è altro rispetto alla realtà, ma è una sua estenzione.
La competenza digitale prevede tutte e tre queste dimensioni.
La media literacy dovrebbe essere vista sia da un’ottica critica che funzionale, per un buon
funzionamento.
Studiosa anglosassone: Sonia Livingstone ha studiato l’argomento e la definisce come l’abilità di
accedere, analizzare e creare messaggi in contesti diversi. Per la studiosa le competenze nel campo
dei media riguardano alcuni punti in particolare: l’accesso, è importante avere accesso alle
tecnologie, senza non si può parlare di media literacy. L’analisi, è importante avere capacità di tipo
analitico, analizzare i contenuti mediali, i messaggi veicolati dai media. Valutazione, la ML
dovrebbe promuovere un approccio democratico rispetto alle rappresentazioni on-line e non
dovrebbe fare solo una separazione tra buona e cattiva informazione/comunicazione. Creazione di
contenuti: più gli individui hanno la capacità di creare contenuti e più è probabile che acquisiscano
una maggiore conoscenza dei media.

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