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SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE DI MASSA

06/10/2022

PARTE PRIMA
Dimensioni e funzioni dei mass media
Acquisire conoscenze sulla gestione corretta dei media. Ogni media ha delle caratteristiche precise.

Introduzione ai mezzi di comunicazione di massa

I mezzi di comunicazione di massa giocano un ruolo importante nella vita di ciascuno, ognuno di noi fa parte
di pubblici diversi ed è fruitore di mezzi di comunicazioni di massa.
L’universo dei media è uno degli ambiti che maggiorente incidono sulle società, tant’è vero che potremmo
considerare i media come una sorta di orologio pubblico che scandisce i ritmi quotidiani.
Ad oggi le cose si sono complicate.

Esempio: Telegiornale, veniva scandito in base ai ritmi della famiglia (carosello à insieme di spot in bianco e
nero)

La storia dei mezzi di comunicazione di massa è profondamente compenetrata e interrelata alla storia della
società, proprio perché c’è un’evoluzione progressiva.
I media nel loro insieme costituiscono un ambito e una sfera sociale estremamente composita al suo interno,
persino contradittoria e questo lo si può rilevare dal neologismo “mass media” à composto da un termine
inglese “mass” e un termine latino “media”, che significa mezzo, ma anche di ciò che sta in mezzo, non è
solo mezzo come strumento ma anche come un qualcosa che sta in mezzo, di fatto i media sono degli
intermediari della realtà che ci circonda.
Mass media à indica tutti i mezzi di comunicazione di massa nel suo insieme, quando si parla di un singolo
mezzo si utilizza il termine “medium”.

I media costituiscono al contempo:


§ Un ambito culturale à I media diffondono valori, visioni del mondo e schemi di riferimento, sia per il
singolo sia per la società (in senso lato).
Esempio: reality show, l’individuo esposto a questo potrebbe pensare che ciò rifletta la realtà.

§ Un settore economico, industriale e finanziario à c’è uno passaggio di capitale, imperi finanziari in
grado di incidere sulla vita economica.
§ Un investimento tecnologico à si perfezionano sempre di più. I supporti diventano sempre più
raffinati e complessi e sempre più alla portata di tutti. Accelerazione costante (es. definizione delle
immagini) e inarrestabile, portando a capacità di utilizzo sempre più ampie e sempre più facili.
§ Un terreno di scontro politico e ideologico à i media irradiano dei messaggi che sono in contrasto
fra di loro, che mutano la realtà dei fatti, portando perciò ad uno scontro. Livello di proprietà, se
siamo di fronte ad un monopolio c’è meno libertà, pur senza censura. Molto spesso ci affidiamo ad
un’informazione unilaterale (vedi Russia, i cittadini sono esposti a questo tipo di comunicazione, di
conseguenza la loro interpretazione della realtà si adatta a ciò su cui sono esposti)

FINE XX SECOLO ANNI DUEMILA


Libri Stampa (libri, giornali, riviste)
Giornali Registrazioni audio (dischi, cassette, cd)
Riviste Cinema
Registrazioni audio Radio
Radio Televisione
Cinema Internet à diventa il nuovo supporto tecnologico che mi aiuta ad accedere a tutti gli altri
mass media. La rete provoca uno sconvolgimento profondo (quotidiani online, stampa online
à non sono la copia di quelli precedenti, hanno elementi innovativi, ritmi più rapidi e
permettono l’interazione con il lettore)
Televisione Cellulari
LO SCHEMA DI BOURDON
Definisce i media come un fatto sociale inedito, lui attribuisce ai media una rilevanza e un ruolo tali da essere
definiti fatto sociale. Questo fatto sociale inedito si afferma nelle società occidentali a partire dall’800, il mezzo
di comunicazione di massa allo stesso tempo tecnica, organizzazione, contenuto e pubblico.
§ Tecnica à sviluppo tecnologico sempre più veloce
§ Organizzazione à organizzazione a livello professionale e lavorativo (sceneggiatori, recruiter,
costumisti)
§ Contenuto à i media sfruttano contenuti preesistenti (il cinema sfrutta la modalità di narrare del
teatro, però poi sviluppa un contenuto inedito. Ciascun medium lavora su contenuti e modalità di
espressione di contenuti già esistenti, dopodiché sviluppa un linguaggio e una modalità di diffusione
di questi contenuti inediti.
§ Il pubblico à i media dilatano il concetto di pubblico sino a farli assumere dimensioni planetarie (es.
Funerale della regina Elisabetta e Lady D, evento mediatico per eccellenza)

PASSATO
§ Rilevazione à i primi media aprono orizzonti sconosciuti per gli individui (es. libri à permettono di
approcciare realtà, luoghi ed esperienze che all’epoca erano impossibili). Come ampliamento degli
orizzonti conoscitivi dell’individuo, rispetto a quelli direttamente esperiti.
§ Trasparenza à come indipendenza e autonomia dei mezzi di comunicazione di massa.

PRESENTE
§ Apparenza à ad oggi viviamo nella società dell’immagine (apparenza o società degli schemi) à nei
mass media è l’immagine ad avere la priorità sul testo, prende il nome di ICONIC TURN (svolta
iconica), ormai si privilegia in ogni senso l’immagine sulla parola. Per l’individuo l’immagine diventa
priorità, quest’ultimo utilizza l’immagine per esprimere sé stesso.

Individuo contemporaneo come fruitore di immagini


Tutti noi leggiamo la realtà attraverso le immagini, danno un impatto diverso, più forte, anche a livello emotivo.
Esempi: terremoto, se leggo solo la notizia non riesco a percepire allo stesso modo rispetto ad un’immagine.
Isola di plastica. Infermiere esausta (covid) à processo di identificazione.
Anche l’immagine mente.

11/10/2022

L’IMMAGINE MENTE
Noi raccontiamo più volentieri tramite immagini che per frasi o parole. L’immagine costituisce un veicolo
privilegiato per suscitare un impatto emozionale, inoltre, permette si esemplificare in maniera più
comprensibile problemi e situazioni complessi.
L’immagine ci da la percezione di afferrare la realtà in maniera più immediata e anche di cogliere il significato
intrinseco, tuttavia, anche l’immagine mente, in quanto questa percezione tutto sommato è illusoria à
un’immagine inconsciamente ci da l’idea che non può essere che lo specchio fedele della realtà, ma è
illusorio, in quanto anche l’immagine può essere fuorviante, può volontariamente condurci ad una data
interpretazione.
Esempi:
§ Se io faccio fotografare la prof dalla prima fila, sembra che stia parlando da sola, se la foto viene
scattata dall’ultima fila, emerge il pubblico.
§ Foto Hitler da bambino (bambino mostruoso già da piccolo, mostrato per aumentare la percezione
di persona mostruosa già da piccolo). È un falso storico. I regimi totalitari utilizzano questa
manipolazione dell’immagine. Oggi manipolare l’immagine è molto facile, una volta no. I regimi
totalitari si servono della manipolazione delle immagini (Stalin che cancella un suo amico dalla foto).

§ Immagine dopo gli attentati di Parigi. Foto dei capi di stato di tutto il mondo, sono tutti uomini, è
un’immagine manipolata (ci sarebbero delle donne); è stata pubblicata su un quotidiano ebreo
ultraortodosso che non ammette la figura femminile.

§ Barack Obama, manipolazione propagandistica (foto di Trump, ridicolizzato) contro Trump.


§ Propaganda ante litteram, generale Sherman (secessione americana), circondato dai suoi uomini di
fiducia, viene aggiunto un ulteriore generale a quella foto, per favorire ancora con più forza il fatto
che Sherman avesse un grande seguito nelle forze armate e che fosse il capo per eccellenza.

§ Sovietici che nel maggio del 1945 alzano lo stendardo della bandiera sovietica sul Reichstag di
Berlino, segnando così la loro vittoria. Fa parte dell’apparato iconico della Seconda guerra mondiale,
segna la vittoria del comunismo. È un’immagine simbolo, un’icona, nel senso che sigla la potenza
dell’unione sovietica e la forza delle truppe sovietiche. Immagine manipolata: in primo luogo viene
tolto il fumo delle esplosioni, non per una questione estetica ma per far risaltare la bandiera, per dare
l’idea che sia tutto finito e che non abbiamo fatto fatica. In secondo luogo, viene tolto l’orologio dal
polso del soldato per non dare un’identità al soldato, ma per far si che quest’ultimo rappresenti tutto
il popolo sovietico.

§ Los Angeles Times. È un caso clamoroso di fake. Il fotografo voleva convincere l’opinione pubblica
mondiale del fatto che si volesse proteggere la popolazione civile. Riguarda i primi giorni
dell’invasione dell’Iraq da parte degli americani, il fotografo fa un collage (unisce più foto diverse),
volevo convincere l’opinione pubblica mondiale della correttezza di questa invasione, con lo scopo
di fare credere che l’invasione da parte degli alleati fosse la cosa corretta da fare.

§ Beyoncé (foto pubblicitaria di cosmetici) à persona di colore vengono sbiancate per renderle più
attraenti, il colore più forte potrebbe far perdere clienti; perciò, la persona di colore viene
normalizzata, con lo scopo di renderla più attraente per un pubblico indifferenziato.

§ La veicolazione dei corpi che propongono un modello irraggiungibile, porta alla creazione di uno
standard, in particolare va a colpire i giovani, i quali non pensano che ci sia una manipolazione
sottostante. Una ragazza aspirerà a quel tipo di perfezione, con tutto ciò che ne consegue (disturbi
della personalità o alimentari).

In Norvegia diventa reato pubblicare foto ritoccate senza dichiararlo (2021), per sensibilizzare l’opinione
pubblica e renderla più attenta alla fruizione delle immagini.

PROCESSO DI COMUNICAZIONE DI MASSA

Processo di comunicazione di massa, invariabilmente si compone di questi elementi:


§ Comunicatore (emittente, che può essere un soggetto o più soggetti),
§ Il medium (televisione, radio, cinema, internet, social à di cui io devo tenere in conto le peculiari
caratteristiche strutturali). Il medium veicola…

§ Il contenuto (o un messaggio), che arriva al destinatario provocando una vasta gamma di effetti, si
intende che può essere un messaggio anche del tutto ininfluente, perché magari l’emittente non ha
utilizzato il medium più utile per veicolare quel dato tipo di messaggio
§ Ricevente (o destinatario à può essere l’individuo singolo, o un soggetto collettivo, perciò un
pubblico), contenuto (messaggio)
In un rapporto di comunicazione di massa il feedback è inesistente o è molto limitato.
I social in realtà permettono dei feedback attivi da parte del pubblico. Certi programmi televisivi hanno
rinnovato il loro successo traslandosi sulle piattaforme online perché rende partecipi gli spettatori rendendoli
fautori del successo di un dato prodotto mediatico (es. grande fratello). Se fosse una comunicazione
interpersonale tra due soggetti mancherebbe un elemento: il feedback. In un rapporto di comunicazione di
massa, il feedback o è inesistente o molto limitato.
Nelle comunicazioni di massa dei medium tradizionali, il feedback è assente se non limitato, nei nuovi
medium invece, hanno inserito dei modi per determinare un feedback (GF, puoi determinare il vincitore, ciò
rende partecipe lo spettatore e lo rende fautore del successo di quel dato mediatico).

I DUE LIVELLI DI UN PROCESSO DI COMUNICAZIONE DI MASSA

PRIMO LIVELLO
Implica che i mezzi di comunicazione di massa costituiscono un’esperienza individuale quotidiana; quindi,
fanno parte del nostro universo quotidiano e da qui si comprende l’importanza e il ruolo dei media. Si incentra
sul fatto che i mass media costituiscono un’esperienza individuale quotidiana, focalizzandosi quindi sulla
fruizione da parte del pubblico, nonché sulle funzioni dei media e sugli effetti che ne conseguono.

SECONDO LIVELLO
Concerne le dinamiche interne, vale a dire le diverse logiche strutturali tipiche di ogni medium che inferiscono
sia a livello di contenuto che di struttura, nel senso di fruizione di quel dato medium.
Logica interna, si intende ad esempio à reportage sull’Ucraina ha una sua struttura, tematizzazione sulla
carta stampata (quotidiano à più testo, meno immagine/ il linguaggio deve essere rapido ma comprensibile
e approfondire determinati aspetti). In televisione invece, ha una struttura e un ritmo completamente diverso
(nel telegiornale non deve essere troppo lungo), si utilizzano le immagini per spiegare contesti, situazioni
complesse, ecc.; quindi, c’è una logica interna completamente differente.

LA FUNZIONE DEI MEDIA (in senso generale) E LE CONSEGUENZE NEGATIVE/DISFUNZIONI

Rimbecillimento, trasmissione di ansia e stereotipi negativi, etc


Manipolati e usati per tenere buone le masse, si fa sapere quello che si vuole e come si vuole
Diseducazione, disinformazione, trasmissione di cultura trash, valori negativi

Esempi di reazioni dell’uomo comune riguardo i media in generale, si può dire che almeno una volta nella
vita abbiamo condiviso uno di questi presupporti.

Da un lato dobbiamo comprendere le funzioni dei media, ma dobbiamo anche contemplare le loro
conseguenze negative o disfunzioni; da un lato, con le funzioni attribuisco un valore positivo alla funzione dei
media, d’altra parte non posso marginalizzare le derive negative, ossia le disfunzioni, quindi è necessario
prenderle in considerazione.

Funzione di informazione e conoscenza e disfunzione di un falso dominio dell’ambiente

La prima funzione è quella di informazione e conoscenza cui corrisponde la disfunzione di un falso dominio
dell’ambiente. Per informazione e conoscenza si intende che i media giornalmente ci forniscono un flusso di
notizie e informazioni che possono riguardare la nostra realtà immediata, sono notizie e informazioni
“spicciole”, come ad esempio l’aumento o la diminuzione delle temperature oppure lo sciopero dei treni,
informazioni banali e immediate, eppure noi le utilizziamo nella nostra quotidianità e possono indurci a
determinati comportamenti.
- Esempio: domani ci saranno 10°c, implica che mi copro. Sciopero, implica cambiare
comportamento.
D’altra parte, i media ci trasmettono informazioni a più ampio spettro, che non riguardano la nostra realtà
immediata ma riguardano il mondo che ci circonda.
- Esempio: crollo delle quotazioni in borsa, non cambia il mio comportamento di domani ma
influisce sulla nostra realtà.
- Esempio: guerra in Ucraina, notizie a più ampio spettro, globali, che coinvolgono il mondo, si
ripercuotono su eventi quotidiani come l’aumento del gas, dell’elettricità.

Il contraltare (disfunzione) è costituito dal falso dominio dell’ambiente, ossia, i flussi di informazioni e notizie
sono talmente consistenti e pervasivi che io come individuo umanamente non posso gestire, significa che
se io volessi essere una persona realmente formata leggerei.
Viviamo in un’alluvione comunicazionale, siamo individui potenzialmente informati come non è mai accaduto
nella storia dell’umanità, ma in realtà siamo degli ignoranti. Noi per il solo fatto di avere così tante fonti di
informazioni crediamo di dominare la realtà, abbiamo l’impressione che noi conosciamo le notizie, il contesto,
da cosa nascono e come si sviluppano determinate situazioni, mentre ciò non è vero, in quanto conosciamo
piccoli frammenti; perciò, solo per il fatto di avere così tante fonti di informazioni, crediamo di dominare la
realtà.

Funzione di divulgazione ed errata percezione circa il proprio livello di competenza conoscitiva

Funzione di divulgazione (riguarda ambiti come la medicina, le scienze biologiche, ecc…), la disfunzione è
l’errata percezione circa il personale livello di competenza conoscitiva. La funzione di divulgazione è diversa
da quella di conoscenza perché riguarda ambiti che normalmente non rientrano nei parametri conoscitivi
degli individui e i media concorrono alla democratizzazione del sapere, proprio perché aprono e veicolano
argomenti che magari le persone non hanno mai affrontato in vita loro.
- Esempio: “Elisir”, programma che parlava di medicina con termini semplici e comuni a tutti, e
aiutava le persone a curarsi.
Il rovescio della medaglia, lo vediamo in trasmissioni dove vengono esemplificati con linguaggio pseudo-
scientifico dei metodi di dimagrimento in tempi brevi con programmi estremamente duri dal punto di vista
fisico (puntate corte, sembra tutto semplice e banale). Il punto è che una persona guardando questi
programmi poteva pensare di aver imparato tutto e di poter applicare questi metodi per dimagrire su di sé.
Sono trasmissioni che possono portare l’individuo alla errata percezione delle proprie conoscenze su un
dato tema.

Funzione culturale e valoriale e parziale e/o distorta percezione del sistema culturale e valoriale della
società

I media vendono e veicolano valori, riferimenti e cultura, spesso portando a dei cambiamenti valoriali della
società.
- Esempio: Rita Levi Montalcini (scienziata) ha influito sul ruolo delle donne dal punto di vista
scientifico. La notorietà mediatica ha influito sul ruolo delle donne nell’ambito delle scienze esatte
(dure), più in generale sul ruolo delle donne nella società, è stato dimostrato che anche questi
sono lavori che possono fare le donne.
Attribuendo visibilità e notorietà a queste storie, c’è stato un cambiamento rispetto a certe professioni.
L’altro aspetto è la diffusione di valori alternativi o contrari che molto spesso vengono percepiti come valori
fondamentali della società.
- Esempio: Belen Rodriguez e la farfalla, la visibilità di Belen e quel tipo di valore che la incarnava
era molto più elevato in confronto alla ricerca su Rita Levi Montalcini à diventa il modello della
società à enfatizzazione mediatica, riferimento del momento.
- Esempio: Nelson Mandela, emancipazione della sua popolazione.
- Esempio: Fabrizio Corona, ha raggiunto visibilità con le sue disavventure.

Mediaticamente ha più risalto una figura come Fabrizio Corona, incarnando così un modello da inseguire,
piuttosto che Nelson Mandela.
Funzione di mediazione culturale e veicolazione di pregiudizi e stereotipi

Il medium televisivo in Italia in passato ha contribuito a mutare la percezione collettiva del ruolo femminile e
conseguentemente a implementare il processo di emancipazione femminile (anni 60/70).
La televisione soprattutto ha aiutato ad un mutamento dei riferimenti e dei valori all’interno della società.
Sull’altro versante, per mediazione culturale, devo intenderla come possibilità che mi viene data dai media
di conoscere delle realtà culturali estremamente distanti e lontane, che forse io non vedrò mai di persona
nella vita.
I mezzi di comunicazione di massa mi offrono questa possibilità, tramite documentari, servizi, ecc..
Il punto è che molte volte lo fanno utilizzando stereotipi, dei cliché e delle semplificazioni che comunque si
imprimono nella mentalità collettiva. Veicolazione di stereotipi e pregiudizi (esempio: Medio Oriente il
messaggio o il pregiudizio trasmesso è fanatismo religioso)
- Esempio: consideriamo il fenomeno delle spose bambine, sarebbe riduttivo pensare che sia un
fenomeno che appartiene solamente a paesi arretrati e musulmani quando fino a pochi anni fa
c’era anche in Italia. Anche nel caso della poligamia, ci sono casi presenti anche negli USA,
perciò alla base vi è un pregiudizio (o stereotipo).

Funzione di aggregazione sociale e disfunzione della contingenza e temporaneità dell’aggregazione

Da un lato i media creano indubbiamente delle forme di aggregazione.


- Esempio: la partita della nazionale di solito la si guarda in compagnia, si condivide quella fruizione
con altre persone, però è chiaro che si tratta di un fenomeno aggregativo contingente, che finita
la partita viene completamente meno, magari si condivide ancora l’opinione (esempio:
dell’arbitro che non ha visto un fallo) ma di quel momento di condivisione e partecipazione non
rimane più nulla.
Il secondo livello è rappresentato da fattori macro, come: manifestazioni di piazza, mobilitazioni,
coinvolgimento della popolazione.
- Esempio: Primavera araba (si intende un termine di origine giornalistica, utilizzato per lo più dai
media occidentali, per indicare una serie di proteste ed agitazioni cominciate tra la fine del 2010
e l'inizio del 2011)
Una volta venuto meno il nemico, contro colui che si combatte, questo fenomeno aggregativo si disfa e si
dissolve; molte mobilitazioni di piazza che si sono sviluppate e realizzate grazie ai mezzi di comunicazione di
massa, poi con il passare del tempo si sono completamente disfatte. Si sono persi di vista gli obiettivi
immediati, non perdurano nel tempo, non si sviluppano come movimenti.

COMUNICAZIONE IN SITUAZIONI DI CRISI

Per situazioni di crisi si intende un’ampia gamma di fenomeni che possono andare da catastrofi naturali
(terremoti) a situazioni belliche, mobilitazioni interne alla società, ecc...
Sono dunque situazioni in cui l’ordine normale (in senso lato) e gli equilibri di una società sono scossi da
perturbazioni che possono essere interne o esterne.

L’utilizzo dei social in situazioni di crisi o conflittuali rappresenta una novità?


No, i media sono sempre stati degli strumenti importanti, sia per la partecipazione, sia per la lettura di eventi
di crisi, complessi o conflittuali; la novità è data dai social.
- Esempio: Primavera di Praga, 1968à la folla si riversa per reclamare libertà, reclamare una
revisione dall’interno del regime. I sovietici mandano il carro armato a fermare questa
insurrezione. Figura dello studente universitario che si da fuoco. Gli insorti si appropriano di una
stazione radio per avvertire dove ci si poteva muovere, e per capire l’evolversi della situazione.
Il 21 agosto 1968 Radio Praga annuncio alla popolazione globale l’arrivo dei carri armati sovietici.
I media forniscono anche la documentazione di ciò che avviene durante quei giorni, forniscono la
testimonianza.
- Esempio: Piazza Tienanmen 1989, i media più che strumenti di comunicazione fungono da
strumenti di documentazione
13/10/2022

La presenza dei Social Media apporta degli aspetti e delle dimensioni completamente nuove fino a questo
momento sconosciute.

PRIMA PREROGATIVA DEI SOCIAL MEDIA: informazione in tempo reale, intesa quasi in maniera
assoluta
I social rafforzano questa prerogativa a livello planetario: i protagonisti/testimoni degli eventi diventano
produttori di informazione.
- Esempio: Attentato al museo del Bardo di Tunisi, 2015 à prime notizie da dei turisti prigionieri
che scattano delle foto e le postano e da lì l’informazione rimbalza a livello globale. In questo
attentato sono morte 24 persone, 21 turisti e forze dell’ordine.
-
SECONDA PREROGATIVA DEI SOCIAL MEDIA: partecipazione (concreta) in tempo reale
I social permettono una partecipazione all’evento anche a chi non è direttamente coinvolto.
- Esempio: Disastro di Fukushima, marzo 2011 à gli abitanti che hanno subito, che hanno vissuto
l’evento catastrofico, diventano fautori, creatori dell’informazione. Sono i protagonisti/testimoni
diretti dell’evento, che riprendono la situazione, creando l’informazione e facendola circolare sui
social; questo è estremamente positivo per la circolarità dell’informazione, e la tempestività con
cui vengono pubblicate.
- Esempio: Attentati di Parigi del 2015, protagonisti e testimoni filmano le situazioni. I social in
questo caso permettono una partecipazione diretta e attiva alla situazione o all’evento a chi non
è direttamente coinvolto. In questo caso, durante la notte dopo gli attentati, inizia a circolare
l’hashtag #PorteOuverte, che indicava a quanti cercavano rifugio, dove cercare rifugio in una
casa (che li accogliesse) condividendo gli indirizzi sui social.

Domanda: ma è tutto positivo? Ovviamente NO

1. PRIMO PROBLEMA DEI SOCIAL: partecipazione simbolica in tempo reale all’evento

I social media mi permettono di verificare la consistenza della reazione emotiva del gruppo à le ripercussioni
(messaggi falsi-costruiti) invece non hanno conseguenza così gravi.
- Esempio: l’ondata emotiva che pervade tutta l’Europa nella notte degli attentati di Parigi. Qui
non c’è controllo, ci sono reazioni emotive spontanee, autentiche ma possono essere anche dei
messaggi artefatti, costruiti.

Prima di affrontare gli aspetti negativi è importante prendere in considerazione:


- Esempio: 2013, Kiev à si verificarono delle manifestazioni importanti della popolazione che
spingono a voler entrare nell’UE e uscire dalla Russia. I primi raduni avvengono nella piazza
centrale denominata “Euromaidan”, la mobilitazione è partita e condivisa grazia ai social.
Quello più usato era Facebook che venne usato come terreno di confronto per sviluppare un
piano su come agire nei giorni successivi, non adottare atti violenti e fornire informazioni su come
comportarsi con le forza dell’ordine.
Facebook diventa:
- Piattaforma per la mobilitazione e l’organizzazione
- Viene usato per sensibilizzare e richiamare l’attenzione pubblica internazionale sulla
situazione
- Ogni social, in questa occasione è stato utilizzato per perseguire degli obiettivi funzionali
Sull’altro versante Twitter viene usato solamente come cassa di risonanza per chiamare
l’attenzione della popolazione mondiale per far sapere cosa stesse succedendo a Kiev.

In seguito ai pestaggi e agli arresti da parte delle forze dell’ordine sono poi nate altre pagine e gruppi
Facebook per far fronte alle continue richieste di assistenza medica e legale à caso positivo dell’utilizzo dei
social.
- Esempio: Primavera Araba à cominciate tra la fine del 2010 e 2011 che coinvolgono e toccano
paesi come Egitto, Siria, Libia… anche in questo caso i social hanno la loro parte sia positiva
che negativa.
Il termine primavera araba o primavere arabe, è un termine di origine giornalistica usato dai media occidentali,
termine che richiama la primavera di Praga (1968), la primavera delle insurrezioni avvenute alla fine dell’800
(i moti) à con questo nome trovano l’attenzione dell’occidente à questo implica un’interpretazione di un
certo tipo da parte dei popoli occidentali.

I social sono stati il motore della primavera araba?


§ Risposta affermativa à giovane età dei militanti, buon livello di alfabetizzazione informatica e
partecipazione delle donne;
§ Risposta negativa à perdiamo di vista tutte quelle forme di protesta più o meno spontanee (non
erano cortei organizzati, ma fatti da luoghi simbolo, da gruppi, da moti spontanei) e determinate
categorie sociali à non si possono considerare a livello di mobilitazione le categorie sociali che
sono escluse dai social per svariati motivi.

I SOCIAL SONO UN’ARMA A DOPPIO TAGLIO


I social sono un’arma a doppio taglio a livello di organizzazione e sviluppo della mobilitazione, perché se le
organizzazioni si sviluppassero unicamente con i social, basterebbe che governo o autorità attivino un
temporaneo “Internet Shutdown” per tagliare le comunicazioni. Però, in una società, dobbiamo considerare
anche la percentuale di persone che non hanno la possibilità di avere social o una connessone
Riassumendo:
§ Se gli attivisti possono organizzarsi in tempi rapidi è vero anche che pure le autorità possono entrare
sui social per verificare, controllare e anticipare le loro mosse.
§ Se le mobilitazioni si organizzano e si sviluppano unicamente usando delle piattaforme social,
basterebbe che le autorità e il governo imponessero un ‘Internet Shutdown” e questa dipendenza
dal digitale risulterebbe problematica.
§ Bisogna considerare che c’è una grande percentuale di persone che non può essere coinvolta o
mobilitata perché non ha i social o la connessione.

INTERNET SHUTDOWN à arresto completo della rete, strumento di controllo delle informazioni e di censura
molto più diffuso e utilizzato di ciò che si pensa. Cadute repentine della connessione internet. Strumento di
controllo e di gestione dei flussi di informazioni.

2. SECONDO PROBLEMA DEI SOCIAL:


L’immediatezza di informazioni e comunicazioni che circolano sui social corrisponde automaticamente alla
loro autenticità/veridicità?
Prendendo in considerazione uno studio del 2015 che riguardava le fonti a cui le persone si affidano in
situazioni di crisi è emerso che:
§ Il 43% delle persone si rivolge ai media tradizionali e digitali. Le persone ripongono fiducia
nell’autenticità delle informazioni che si trovano su media tradizionali e social.
§ Il 5% si affida alle autorità competenti
§ Il 9% si affida a testimoni oculari

Secondo la maggioranza i media risultano più affidabili e credibili.

Ancora più rilevante è il ruolo dei social in situazioni come conflitti, in cui indubbiamente non possiamo avere
testimoni oculari, come le guerre dove la prima vittima è sempre la verità. C’è una manipolazione
dell’informazione che per il cittadino è difficilissimo da verificare.

PRIMO ASPETTO NEGATIVO DEI SOCIAL: PRINCIPIO DELLA VERIFICA DELLE FONTI
Tipico di tutte le guerre è la diffusione di notizie eclatanti a danno dell’una o dell’altra parte combattente. Il
punto è che ci possono essere notizie autentiche, fondate ma noi non abbiamo modo di appurare la fonte
e la veridicità. Non ci sono strumenti di controllo.
- Esempio: 11 settembre à uno o due giorni dopo rimbalza nelle mail e parzialmente nei social un
messaggio con allegato una foto di un ragazzo. Il messaggio chiedeva se qualcuno conoscesse
e/o aveva notizie di lui. A primo impatto c’è un carico emotivo non da poco, ma poi nel momento
in cui si riguarda la foto ci si chiede “Come è possibile che il soggetto abbia avuto tempo di
mandare la foto?” à lo scopo di questo messaggio non si è mai capito, forse è stato fatto per
sminuire l’avvenimento.
- Esempio: dopo gli attentati di Parigi giravano delle foto della città desolata per veicolare il
messaggio che la città era assediata, in preda al panico; gli analisti hanno smascherato colui
che ha postato le foto ed è emerso che si trattava di un collage con foto che risalivano al 2014,
2011 e 2006. Durante la notte la polizia ha dovuta anche far fronte alla problematica della
diffusione delle informazioni false che si stavano diffondendo in rete.

Casi più vicini a noi:

Disinformazione a tema COVID (studio da parte della European Digital Media Observatory, 2022)
- Esempio: notizia circolata in Spagna à Polonia, Svezia e Norvegia hanno denunciato
l’Organizzazione Mondiale della Sanità per aver infettato l’Europa: alcuni piloti hanno ammesso
di aver spruzzato agenti chimici dai propri aerei.
- Esempio: notizia circolata in Polonia à coloro che hanno il vaccino contro il Covid entro gennaio
svilupperanno l’AIDS

Disinformazione a tema Ucraina (European Digital Media Observatory, 2022)


- Nel contesto delle tensioni con la Russia, la Germania ha applicato delle restrizioni all’interno del
proprio spazio aereo ai veicoli britannici che portavano equipaggiamento militare in Ucraina
(notizia circolata in Polonia).
- Un video della BBC mette in guardia circa l’imminente scoppio di una guerra atomica (Portogallo)
- Un video mostra militari ucraini prepararsi ad una guerra contro la Russia (Spagna)
- Un montaggio di video di immagini che implicano che la guerra tra Russia e Ucraina sia iniziata
(Spagna)
- Un video mostra un convoglio di carri armati americani che attraversa la Romania, in
preparazione di una guerra con la Russia (Romania)

Queste fake possono sembrare vere, se qualcuno vedesse un video di questo genere ci farebbe un pensiero,
perché come detto in precedenza non c’è modo di risalire alla fonte.

EFFETTI DEI MEDIA

I media sono l’argomento più dibattuto e tematizzato della sociologia delle comunicazioni di massa. Gli effetti
dei media sono oggetto di timori o paure. Gli effetti dei media sono delle possibili dirette conseguenze e/o
impatto dei messaggi mediali sull’individuo e sulla collettività. In altre parole, ciò che potenzialmente un
messaggio può provocare sul singolo individuo o sulla società nel suo insieme può generare:
§ Effetti generali à riferiti al medium impiegato
§ Effetti specifici à riferiti ai differenti contenuti (effetti di un film dell’orrore, gli effetti causati dalla
fruizione di un reality televisivo)

N.B à MEDIA (più mezzi di comunicazione) ≠ MEDIUM (un mezzo di comunicazione)

Storicizzazione dell’analisi sugli effetti mediali


Nelle diverse epoche storiche cambia la percezione e la considerazione circa la pericolosità degli effetti dei
media; si oscilla da una demonizzazione dei media come manipolatori delle menti, a posizioni opposte che
dicono che sia l’individuo ad interpretare il contenuto e che quindi sia in grado di gestirne e analizzarne
l’effetto.
1920-1950 à Periodo post-Prima Guerra Mondiale
EFFETTI IMMEDIATI DEI MEDIA à Gli analisti considerano gli effetti dei media immediati, in questo periodo
qualsiasi contenuto mediale provoca un effetto nell’individuo e nella società che può essere da un
cambiamento di opinione a un cambiamento di comportamento.
Tutti gli individui sono colpiti dal messaggio e tutti gli individui subiscono l’effetto del messaggio.
Non c’è mediazione, non c’è consapevolezza, gli effetti sono subiti da tutti = Periodo storico contrassegnato
dalla propaganda. I regimi totalitari capiscono che devono prendere potere dai mezzi comunicativi, durante
la Seconda Guerra Mondiale ancora di più. Addirittura, gli Stati Uniti chiamano psicologi e sociologi a
preparare i messaggi propagandistici.

1960-1970 à Fase di boom economico


EFFETTI MEDIATI DEI MEDIA à Aumenta il benessere diffuso, le persone possono permettersi stili di vita
migliori rispetto al passato, grazie anche all’aumento dei livelli di alfabetizzazione (ci sono dei processi di
alfabetizzazione molto più intensi rispetto al passato). In Italia si riescono a raggiungere dei tassi più elevati
a pari livello con gli altri stati europei. (Gli effetti non sono percepiti così forti)
Gli effetti dei media cambiano, vengono definiti mediati, si attribuisce maggior rilevanza all’interpretazione
del soggetto.
Si rafforza l’idea che l’individuo è in grado di decodificare e interpretare autonomamente i contenuti mediali
e che ha delle capacità di pensiero critico e autonomo.

1970-1980 à Società dei consumi


EFFETTI DEI MEDIA PESANTI à Il benessere è diffuso, dilagante e l’offerta mediatica diventa sempre più
consistente; pervade la vita degli individui. Gli studiosi concordano nel definire gli effetti dei media pesanti;
con una così vasta proposta dei media gli individui non hanno un pensiero critico. La pubblicità ha un ruolo
sempre più costante e persistente negli individui che alla fine perdono le loro difese.

1980-1990 à “Rampantismo” (corsa senza fine per avere sempre più successo) e “Edonismo Reaganiano”
(teorie individualiste, al neoliberismo e ai comportamenti egoistici)

MODALITÀ DI PERCEZIONE E DECODIFICA/INTERPRETAZIONE DEL MESSAGGIO à In questo decennio


ci sono molte figure sociali conosciute in tutto l’occidente che sono caratterizzate da repentine scalate verso
il successo e grandi ricchezze.
In questo periodo appare in maniera “timida”, INTERNET à ha inizio in un’università americana che voleva
rendere possibile una comunicazione interna all’università, da lì partirà tutto (nel 1983, l'ARPA dona Internet
alle università americane, dando il primo punto di svolta a questa nuova realtà di comunicazione).
Decennio caratterizzato da schemi referenziali. L’attenzione è concentrata sul significato di individuo e
questo si riflette anche nello studio degli effetti della comunicazione di massa, perché gli effetti sono
interpetrati attraverso la variabile delle modalità di ricezione dei messaggi e decodifica/interpretazione del
messaggio. Tutto risiede nei processi cognitivi emotivi dell’individuo.

PERIODO EFFETTI DEI MEDIA MEDIA PRINCIPALI


1920-1950 Periodo post-Primo conflitto mondiale; regimi Immediati Stampa, radio, cinema
totalitari: Secondo conflitto mondiale
1960-1970 Boom economico: rapidi e pervasivi processi di Mediati Stampa, radio, cinema,
alfabetizzazione televisione
1970-1980 Società dei consumi; offerta mediatica massiccia e Pesanti Stampa, radio, cinema,
pervasiva televisione
1980-1990 Benessere diffuso; “rampantismo” e “yuppies”, Modalità di ricezione e Stampa, radio, cinema,
“edonismo reaganiano” decodifica/interpretazione televisione, internet
del messaggio
Dal 1990 in poi Network society, prosumer (tipologia di Modellizzazione e Stampa, radio, cinema,
consumatore che al tempo stesso è produttore del percezione della realtà televisione, internet
prodotto che consuma)
Dal 1990 in poi à Network Society (società reticolareà internet permette una circolazione della
comunicazione globale) e Prosumer

MODELIZZAZIONE E PERCEZIONE DELLA REALTÀ à Cambia tutto ulteriormente perché viviamo nella
cosiddetta network society (data la pervasività di internet) e siamo tutti dei Prosumer (consumatorie che al tempo
stesso è produttore del prodotto che consuma).
La rete fa si che ciascuno di noi sia un produttore di informazione ma anche un consumatore. In questo
caso l’analisi degli effetti si concentra sulle modellizzazioni à cioè dei modelli che ci forniscono i media.
I media agiscono direttamente sulla nostra percezione della realtà, perché ci danno un insieme di frammenti
e contenuti mediali che ci portano a vedere ciò che ci circonda di un mondo o di un altro.
I media orientano la nostra percezione su un preciso contenuto (esempio: noi ora non siamo consapevoli
delle guerre che ci sono). I media hanno questo effetto di modellizzazione, sono in grado di fornire e veicolare
dei modelli.
Influencer à persona in grado di influenzare in modo indiretto e fornire dei modelli che poi si diffondono.
Gli effetti dei media si verificano sulla nostra percezione della realtà, noi viviamo in una Second Hand Reality.

18/10/2022

I MEDIA CONSIDERATI UNICAMENTE IN RAPPORTO ALL’INDIVIDUO (singolo fruitore)

EFFETTI SULLA BASE DELL’AMBITO DI AZIONE

1. Sono effetti sulla costruzione della realtà sociale, in quanto i media mi forniscono una visione di ciò
che mi circonda (visione della realtà sociale in cui ciascuno di noi è immerso): dettagli, elementi, per
cui io grazie ai media so di vivere in un dato periodo storico caratterizzato da determinate
fenomenologie ecc.
2. Analoghi sono gli effetti sui contenuti della conoscenza, perché i media aggiungono costantemente
dei dati, degli elementi a livello delle mie conoscenze (in senso lato).

Copertura mediatica à può essere definita come il trattamento delle informazioni dedicate a un argomento,
per diversi canali mediatici (articoli, reportage, interviste) e la diffusione che viene poi offerta al pubblico.
- Esempio: la copertura mediatica degli attentati dell’11 settembre 2001 hanno dato una visione
della realtà globale completamente differente, da quel momento in poi si è iniziato a parlare e a
pensare alla contemporaneità in termini di Occidente vs. Islam/Secolarizzazione vs. Integralismo
religioso.
Solo ad un certo punto la platea mondiale assunse la consapevolezza di ciò che stava accadendo, perché
tutte queste immagini, facevano già parte del background di ciascun individuo (immagini già viste).
Da un lato la concretizzazione ha idealizzato questo scontro tra civiltà, ma anche un’idea della fragilità
dell’Occidente à effetti sulla costruzione della realtà sociale.

Sull’altro versante, per quanto riguarda gli effetti sulle conoscenze è indubbio che la copertura mediatica
capillare e contradittoria della pandemia da coronavirus ha comunque aumentato il livello delle conoscenze
di ciascuno di noi (anche se in maniera confusa).
§ Effetti relativi alle forme di conoscenza à I diversi media agiscono in maniera differenziata sulle nostre
conoscenze.
Esempio: Il quotidiano mi da delle conoscenze più o meno approfondite, con magari delle
tematizzazioni specifiche.
Esempio: La televisione utilizza il discorso iconico e le immagini, per cui mi da una forma di
conoscenza differente, che non significa superficiale, ma differente.
§ Effetti che riguardano le modalità di interpretazione dell’esperienza à in via utopica, una persona
che cresce senza poter avvalersi di alcun medium, svilupperà un’interpretazione della sua esperienza
in maniera completamente differente da chi invece ha usufruito dei contenuti mediali sin da piccolo.
Avranno aspettative e aspirazioni molto differenti rispetto a chi ne ha usufruito, sarà differente anche
la percezione della propria esperienza e saranno orientati verso aspettative diverse. I bambini di oggi
invece, sono dei nativi digitali, molto più competenti dei loro genitori.
EFFETTI IN RAPPORTO ALL’ESPOSIZIONE MEDIALE (qualità e quantità dell’esposizione mediale)

§ Esposizione immediata à si riferisce a uno o due passaggi mediali, significa leggere un articolo, vedere
un film al cinema, ascoltare un servizio radiofonico, ecc... Gli effetti dei media riferiti ad un’esposizione
di questo tipo riguardano le conoscenze degli individui nonché i loro sentimenti ed emozioni.
- Sul piano delle conoscenze à significa ad esempio scorrere velocemente un articolo,
chiaramente questo passaggio mediale influisce sulle mie conoscenze (accresce il mio bagaglio
conoscitivo), basta perciò anche solo ascoltare un servizio radiofonico per ampliare le proprie
conoscenze.
- Sul piano emozionale à guardare i film mi evoca emozioni (Shining, Titanic).

§ L’esposizione breve à riguarda un lasso di tempo di alcune settimane (oppure anche un paio di mesi),
gli individui si espongono ad un certo tipo di contenuto mediale per un periodo di tempo continuativo.
Implica degli effetti che si estrinsecano sugli schemi cognitivi semplici degli individui.
- Esempio: la visione di alcune puntate di un serial televisivo poliziesco può creare negli individui
una sorta di mappa mentale (schema cognitivo semplice) su come funziona la polizia. Lo stesso
discorso vale per Grey’s Anatomy.
Molte volte gli individui quando sono messi a confronto con questa realtà, applicano questi schemi
cognitivi semplici; applicano quanto hanno dedotto da quel tipo di esposizione mediale.

§ Esposizione media à implica un lasso di tempo ancora più lungo, più di 2 mesi (alcuni mesi). Concerne
le credenze collettive e gli atteggiamenti, ci vuole un’esposizione più lunga affinché gli individui
prendano coscienza e sentano come urgente un determinato tema (esempio: il tema ecologico).
Questo tipo di esposizione incide sugli atteggiamenti delle persone, cioè sul fatto che una persona
sarà portata ad attuare un determinato comportamento o perlomeno a valutare l’idea di prenderlo in
considerazione.
- Esempio: differenziare l’immondizia, o valutare l’idea di differenziare l’immondizia.
- Esempio: un altro caso è il tema dell’immigrazione, ci vogliono mesi di esposizione mediatica
affinché il tema dell’immigrazione sia percepito o concepito come un’emergenza collettiva,
anche questo influisce sugli atteggiamenti (percepire come pericolosi tutti i migranti).

§ Esposizione lunga à parecchi mesi o addirittura anni. Riguarda le rappresentazioni, i modelli di


comportamento e di valori. L’esposizione ai media deve essere costante nel tempo per costruire una
rappresentazione stabile e condivisa su un determinato fenomeno sociale.
- Esempio: pandemia
Al contempo, questo tipo di esposizione mediale può determinare i comportamenti delle persone, nel
caso della pandemia, noi sappiamo come comportarci in determinate situazioni e come non
comportarci in altre.
- Esempio: migranti (siamo esposti da molto tempo), anche qui la ricaduta può essere diretta e
tradotta in comportamenti che possono assumere carattere diverso: dal razzismo nei confronti
dei migranti, proprio a causa di questa copertura mediatica presente da anni, oppure può avere
l’effetto contrario, e quindi positivo e dare origine a comportamenti di aiuto e caritatevoli.

Questa esposizione incide sul valore delle persone e delle società, perché in fin dei conti può stabilire
delle gerarchie di valore, rendere più importanti alcuni valori rispetto ad altri.
EFFETTI IN TERMINI DI CONTENUTI MEDIALI (come agiscono differentemente i diversi contenuti mediali)

Qui gli effetti sono letti nell’ottica di ciò che si deposita e si accumula in ciascun individuo a seconda dei
diversi contenuti mediali.

§ Frammenti ad alta componente soggettiva à sono dei momenti o rappresentazioni mediali che
coinvolgono in maniera particolare il telespettatore, o l’ascoltare, che gli procurano delle emozioni
molto forti.
- Esempio: 20 luglio 1969, primo uomo mette il piede sulla luna, le persone che hanno assistito
a quel momento mediatico si sono comunque emozionate, perché è stato qualcosa di
straordinario ed eclatante.

§ Contenuti mediali ricorrenti à sono quelle sequenze (sia della radio che della televisione) o quelle frasi
(stampa) che rimandano immediatamente ad una storia mediale già esperita (già interiorizzata).
Possono rimandare ai fatti di cronaca nera.
- Esempio: Cogne (delitto famoso irrisolto). Trovato in casa un bambino morto con il cranio
fracassato. Bastava pronunciare “Cogne” e tutti sapevano a ciò a cui si riferiva. Lo stesso vale
per “Sara Scazzi” o altri famosi casi di cronaca nera.

§ Eventi mediali à sono dei grandi eventi ripresi e coperti dai media che riescono ad avere un seguito
enorme a livello planetario, non solo, ma questo pubblico attribuisce a quegli eventi un grande valore
simbolico.
- Esempio: Cerimonia di apertura delle Olimpiadi, il pubblico intravede un evento importante
- Esempio: UEFA EURO 2020
- Esempio: Morte della regina Elisabetta è stato l’ultimo evento mediatico recente di portata
globale. Ha superato quello di Lady D, che è stato l’evento mediatico a portata globale
prevalente prima della morte della regina. Segna la fine di un’epoca.

EFFETTI IN TERMINI DI SOCIALIZZAZIONE

Socializzazione à il concetto è utilizzato in ambito sociologico per riferirsi al trasferimento intergenerazionale


di valori culturali, sistemi simbolici e norme sociali.
§ Da un lato, per socializzazione facciamo riferimento all’ acquisizione e all’interiorizzazione nel corso
della nostra infanzia e della nostra adolescenza di modelli di comportamento dai genitori.
§ Sull’altro versante, la socializzazione implica lo sviluppo del singolo individuo come attore
indipendente e socialmente competente di un complesso di relazioni sociali.

Da un lato, perciò, deriviamo dai nostri genitori tutta una serie di modelli di comportamento (esempio: dire
buongiorno alle persone che incontri), dall’altro, noi intendiamo il fatto che l’individuo è comunque autonomo
e indipendente nei vari contesti relazionali (noi sappiamo come entrare ni un’aula universitaria, come
rapportarci con il gruppo dei pari e non).
Una volta, le agenzie classiche di socializzazione erano la famiglia e la scuola, oggi, a queste due figure si
aggiungono i mezzi di comunicazione di massa à addirittura questi ultimi sono più rinnovati della scuola e
della famiglia, ciò significa che la socializzazione attuata dai media è più forte a livello generale di quella
attuata dalla famiglia e dalla scuola.

La socializzazione si attua mediante strategie intenzionali à contenuti tesi esplicitamente alla socializzazione
(RaiScuola, Melavisione), ma la socializzazione dei media si realizza anche mediante effetti indiretti della
socializzazione (si fa riferimento in primo luogo alla pubblicità).
- Esempio: studio che ha indagato gli effetti indiretti della socializzazione a livello del cibo, diretto
ai bambini, analizzando la pubblicità. Per vedere a che tipi di gusti e cibi i bambini venivano
indirizzati.
È emerso che i bambini erano interessati ai cibi che non rispecchiavano una dieta equilibrata, ma anzi, a
quelli che provocano problemi, come disturbi alimentari, quali ad esempio l’obesità.
Inoltre, gli effetti di socializzazione sono proporzionali ai metodi proposti.
La socializzazione attuata dai media agisce a due livelli:

§ Socializzazione primaria à fornisce ai bambini una serie di valori, ruoli, atteggiamenti e competenze
che in precedenza erano forniti dalla famiglia e dalla scuola; parallelamente io posso considerare la
cosiddetta socializzazione secondaria:
§ Socializzazione secondaria à il fatto che i media forniscono informazioni e conoscenze, nonché
intrattenimento agli individui, in modo tale che le persone accrescono progressivamente la propria
consapevolezza sulla realtà sociale.

FUNZIONI ED EFFETTI DEI MEDIA IN RAPPORTO ALLA SOCIETÀ (nella sua globalità e la collettività)

FUNZIONI RISPETTO ALLA SFERA POLITICA

I media hanno profondamente inciso e addirittura implicato un cambiamento nel fare politica. Nelle società
contemporanee i media costituiscono un palcoscenico essenziale, vale a dire: non si può fare politica senza
i media e questo si estrinseca in vari livelli.
- Esempio: ad oggi un politico deve quantomeno partecipare a delle trasmissioni televisive di
dibattito, accettare dei confronti televisivi e al contempo deve avere una piattaforma sui social,
proprio perché ora sarebbe impensabile che qualcuno si presenti sulla scena politica senza il
supporto dei mezzi di comunicazione di massa. Una volta invece, la politica si faceva nelle
piazze. La politica italiana, per quanto riguarda il rapporto con i media è in ritardo rispetto ad
altre realtà, e inoltre, molti politici ancora non hanno piena consapevolezza dei media.

Tuttavia, la funzione dei media nella sfera politica implica anche di esser uno strumento di esercizio di potere
e anche uno strumento di pressione (esempio: come nasce Movimento 5 Stelle).
I media diventano un vero e proprio strumento di potere perché sono asserviti al potere politico e non fanno
altro che amplificare e supportare quest’ultimo. Inoltre, sono i media a strutturare l’agenda politica,
determinando gli argomenti su cui deve concentrarsi la sfera politica, non tanto i politici in sé.

FUNZIONI RISPETTO ALLA SFERA DELLA CULTURA

§ I media ci permettono di comprendere e cogliere il cosiddetto “spirito del tempo” (Zeitgeist) à


raccoglie in sé tutte quelle che sono le caratteristiche principali di un dato momento storico, indica
la tendenza culturale predominante in una determinata epoca.
Nella società attuale ci sono elementi contrastanti, da un lato c’è un senso di negatività/fragilità, al
contempo c’è questa iniziativa di trovare delle soluzioni alternative a questi problemi.

§ I media sono anche espressione dell’identità nazionale, indipendentemente dal fatto che siano dei
media legati alle istituzioni o privati. I media, a prescindere, di fronte e determinati eventi forniscono
una copertura mediatica per esprimere ad esempio il cordoglio di una nazione o per celebrare un
evento positivo (esempio: nazionale di calcio).

§ I media sono e rimangono il principale mezzo di intrattenimento e di svago delle persone

EFFETTI SULLA SOCIETÀ (riferiti alla società italiana)

§ Il primo effetto importante è quello sulle dimensioni del pubblico, perché ovviamente il pubblico è
diventato molto più ampio e consistente. Si applica alla società italiana, ma è abbastanza comune a
tutte le altre collettività.
§ Effetto specifico sul linguaggio, perché all’inizio il primo medium di grande successo fu la televisione
(anni ’50), in quanto unifica la lingua italiana; in alcune parti d’Italia non si parlava la stessa lingua à
diffusione di un linguaggio comune.
Da metà anni 80 fino alla fine degli anni 80, la televisione italiana svecchia (fa cadere in disuso alcuni
vocaboli, espressioni, ne fa diventare di moda altri) completamente la lingua italiana, quindi il
linguaggio subisce una modificazione. Ad oggi la tv italiana è produttrice di neologismi che diventano
diffusi.
- Esempio: anni fa le veline, era un neologismo che poi è diventato linguaggio comune. Tronista.
§ Sullo status sociale à perché i media impongo l’idea che un cittadino informato sia una persona che
si informa, che conosce l’attualità. A livello di status sociale c’è il riconoscimento che se una persona
si informa è un cittadino attivo e consapevole.
§ Non bisogna dimenticare che i media possono anche permettere una mobilità sociale, nel senso
che personaggi che diventano estremamente popolari grazie alla visibilità mediatica, chiaramente
diventano personaggi di spicco all’interno della società, perciò personaggi che assumono uno status
superiore rispetto ad altri (Ferragnez, convocati da Conte per diffondere un messaggio).
§ In Italia i media hanno sicuramente un effetto su una delle istituzioni sociali più importanti della nostra
società: la famiglia. Ne cambiano un po' in connotati nel corso del tempo, inizialmente perché i media
si insinuano nei ritmi familiari. I media ad oggi hanno comunque diminuito il ruolo della famiglia, nel
senso che effettivamente diventano quasi antagonisti famiglia e contenuti dei media, hanno scalfito
quei ruoli di autorità tradizionali, che una volta non venivano messi in discussione.

20/10/2022

LA SOCIETÀ IN RAPPORTO AI MEDIA

Possiamo interpretare la questione degli effetti sulla società guardando come alcune definizioni si legano
intimamente al rapporto media e società.

§ VILLAGGIO GLOBALE à In un primo periodo, la società contemporanea viene definita come un


villaggio globale, definizione che si deve al sociologo canadese Marshall McLuhan à verso la fine
degli anni ’60 intravede la progressiva importanza dei media come strumenti per l’informazione e la
conoscenza che progressivamente collegano le diverse realtà del globo; cioè, il fatto che i media
costruiscono reti e flussi di comunicazione per cui potenzialmente io posso sapere ciò che accade
in un’altra parte del mondo o posso anche conoscere dei personaggi o delle figure iconiche che si
trovano da tutt’altra parte. Mc Luhan, infatti, usa questo ossimoro “villaggio globale” per testimoniare
come il mondo, grazie ai media, diventa una sorta di villaggio in cui tutti sanno tutto di tutti.
Ad ogni modo, in questi anni non era ancora nata la rete, ma inizia ad affermarsi questa idea.

§ SOCIETÀ MEDIATA à enfatizza il fatto che i media forniscono gran parte, se non la totalità delle
informazioni di cui fruisce un individuo ed una collettività. In questa seconda definizione, che va
collocata cronologicamente, da un lato si insiste sul fatto che i media creano una visione del mondo
condivisa e la diffondono, dall’altra sul fatto che gli individui fanno esperienza diretta di un numero
estremamente limitato di informazioni e conoscenze di cui in realtà dispongono.

§ SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE à Successivamente, la definizione più calzante di realtà sociale è


quella di società dell’informazione, perché con il progredire dello sviluppo tecnologico dei media,
con lo sviluppo della loro capillarità, pervasività, si accentua l’idea che l’informazione (in senso lato)
è una risorsa strategica, vale a dire, è una risorsa peculiarmente importante, sia per l’individuo che
per le società.

§ NETWORK SOCIETY à Definizione più attuale, vale a dire “Network Society”. Il rapporto media e
società focalizzato sull’idea di reti e relazioni che grazie ad internet percorrono ed attraversano a
grosso modo l’intero pianeta.
DALL’INDIVIDUO ALL’AUDIENCE

Alcune variabili, come l’individuo e il pubblico à insieme di individui che fruiscono di un dato mediale.

PUBBLICO

In prima battuta è dato semplicemente dall’insieme di individui che fruiscono nel medesimo momento di un
dato contenuto mediale. Soggetto che fruisce dei contenuti comunicati e che può decretarne il successo o
l’insuccesso. Conoscere il pubblico di riferimento o saperlo analizzare è rilevante e significativo.
È un termine usato genericamente e che indica l’insieme di tutti coloro che possono essere raggiunti da un
certo medium. Alludo a tutti colori che possono essere raggiunti dai contenuti televisivi senza considerare la
natura di questi contenuti, ma senza considerare ugualmente la natura di questo pubblico.

Il pubblico dei media


Il pubblico è costituito dall’insieme di gruppi sociali che sono impegnati in pratiche quotidiane che
comprendono anche il consumo mediale. Gruppi sociali che manifestano diverse preferenze e stili di
consumo.

Tipi di analisi del pubblico:

§ Misurare l’ampiezza (quanto è grande quel pubblico) e la composizione (maschi, femmine, ceto
medio o elevato, livello di istruzione) per scopi pubblicitari.

§ Manipolare o influenzare il comportamento di scelta del pubblico à Il pubblico inoltre può essere
manipolato (parola troppo grossa), ma soprattutto può essere influenzato per quanto riguarda il suo
comportamento di scelta, anche qui devo considerare le variabili che compongono il mio pubblico.

§ Ricercare nuove nicchie di pubblico à Comprendere il pubblico permette di cercare nuove nicchie
di pubblico, cioè permette di ampliare ulteriori segmentazioni, attuare ulteriori differenziazioni e
quindi, studiare ad hoc il tipo di contenuto mediale. Magari scopro che nel mio pubblico c’è una
parte che è particolarmente interessata all’ambiente.
§ Sperimentare nuovi prodotti e verificare l’efficacia della comunicazione à esempio: storia della
televisione italiana è costellata da clamorosi flop, cioè da programmi ideati e realizzati, molte volte
come serie, che scompaiono dopo la prima o la seconda puntata = clamorosi insuccessi. Audience
del tutto irrilevante. Il contenuto mediale se rimane, viene trasmesso in orari diversi, come ad
esempio alle 2 di notte, dove l’audience è minima.

§ Valutare le azioni dei media (eventuali effetti nocivi) à il pubblico dei media va studiato e conosciuto
anche per valutare i potenziali effetti negativi dei contenuti mediali.
- Esempio: Per valutare se un contenuto violento provochi negli individui un atteggiamento o un
comportamento violento, io devo sapere a che pubblico è stato rivolto quel contenuto (bambini,
ragazzini, adulti, pensionati), perché altrimenti il mio dato è nullo.

Ci sono 3 modalità o indirizzi principali per studiare il pubblico e conseguentemente rendere efficace una
comunicazione:

§ Metodo strutturale à ha lo scopo di descrivere la composizione del pubblico (genere, età, stato
sociale), quantificarlo e rapportare questi numeri alla società. Capire se la composizione del mio
pubblico corrisponde a livello macro a quello della società e anche a vedere se il pubblico è
proporzionale.
- Esempio: Le soap opera italiane, rispecchiano la società italiana? Può corrispondere
parzialmente alla società italiana. I dati sociodemografici, uso dei media e del tempo.
Metodi: inchieste e analisi statistica.
§ Metodo comportamentale à scopo: studia il pubblico per studiare e anche prevedere delle scelte,
delle reazioni e degli effetti dei contenuti mediali. I dati sono: motivazioni, scelte e reazioni.
I metodi sono: sondaggi, esperimenti e misurazione mentale
- Esempio: sottoporre ad un gruppo di persone un determinato video e chiedere un parere,
dopodiché sottoporre un altro video che ha lo scopo di provocare determinate scelte o
reazioni.

§ Metodo socioculturale à capire il significato che viene attribuito dal pubblico a quel dato contenuto
mediale e capire l’uso che ne viene fatto (interpretazione del pubblico di un dato contenuto mediale).
I dati che si vuole indagare sono: la percezione del significato ma anche il contesto socioculturale in
cui il mio pubblico si situa. Metodi: etnografico e qualitativo.

Un pubblico può essere definito in diversi modi:

§ In base al luogo, se parlo di media locali, nazionali o internazionali


§ In base alle persone, nel caso in cui un medium si rivolga a determinate fasce d’età, generi, credo
politico e religioso
§ In base al mezzo o alla tecnologia, ciò si riferisce in particolare alla combinazione di tecnologia e
organizzazione
§ In base al tempo, day-time, prime-time, ascolto/visione effimere

AUDIENCE

Corrisponde al pubblico reale, cioè al pubblico che io posso registrare in quel dato momento e per quel dato
contenuto mediale. Questo termine mi rappresenta l’esatto insieme di quelle persone che alle 8.50 stanno
guardando il Grande Fratello. Dell’audience ne conosciamo la composizione, la motivazione (perché si
espongono a quei tipi di contenuto) e il gradimento.

Distinzione di Abercrombie e Langhurst, secondo cui vanno distinte nell’audience 3 diverse fasi storiche:

§ Simple Audience à Riferendosi alla fase precedente all’avvento dei media (libri, stampa, teatri).
§ Mass Audience à Si colloca tra la fine del Diciannovesimo secolo e alla metà del Ventesimo, e si lega
alla diffusione di giornali, radio, cinema e televisione.
§ Diffused audience à Ogni mezzo elettronico e quasi tutte le attività della vita sociale e individuale.
Esplicitamente riconducibile all’epoca contemporanea, quindi ad ogni mezzo elettronico e a quasi
tutte le attività della vita sociale e individuale.

CONSUMO MEDIALE

§ Stili di consumo à vale a dire delle modalità o dei tipi di fruizione mediale che caratterizzano dei
gruppi particolari ed omogenei al loro interno di consumatore o fruitore. Gli stili di consumo sono
detti anche “diete mediali”. Sono più stabili, hanno una continuità. Tuttavia, va considerato che si
sono stabili, ma non del tutto rigidi (dato dai percorsi di consumo).
- Esempio: la nostra dieta mediale si basa su una fruizione regolare dei social, questo è il nostro
stile di consumo, perché abitualmente noi fruiamo di questi contenuti.

§ Percorsi di consumo à i percorsi di consumo sono quelle pratiche che possono divergere
completamente dagli stili di consumo. Un soggetto che normalmente e giornalmente fruisce di
determinati contenuti mediali può in alcune occasioni interessarsi e fruire di generi di contenuti e
persino mezzi comunicazione diversi; perciò, può ad un certo punto cambiare. Funziona come le
diete, ma questo costituisce lo strappo alla regola, regola che invece è data dagli stili di consumo.
CONTENUTO MEDIALE

§ Storie e rappresentazioni, si intende il risultato di tutte le esperienze comunicative in un dato lasso


di tempo (tutto ciò che i media hanno comunicato, tematizzato, approfondito sulla base delle proprie
caratteristiche strutturali).
- Esempio: copertura mediatica della pandemia.

§ Immaginario collettivo, è un concetto abbastanza sfuggente, non c’è una rigida definizione. Tuttavia,
con buona approssimazione, si può intendere per immaginario collettivo, un insieme eterogeneo di
concetti e di immagini che sono presenti nell’immaginazione degli individui e della società nel suo
complesso (non solo nell’immaginazione ma anche nella memoria della società) che assumo un
significato immediato nella quotidianità.
- Esempio: coda di cavallo (ragazza in Iran che si taglia i capelli come gesto di protesta).

§ Icona mediatica, nella nostra cultura dell’immagine, normalmente, un’icona mediatica è associata a
immagini di personaggi noti, molto seguiti dai social, dai new media e dai media in generale, che
creano uno stile, un look o adottano un modo di vita che può essere invidiato, seguito o criticato dal
pubblico e dalla gente comune.

TARGET

Si riferisce agli spettatori consumatori, cioè ai destinatari di specifiche forme di comunicazione mediatica,
come possono essere le pubblicità o delle campagne comunicative (in senso lato), in ambito della sociologia
delle comunicazioni di massa, si utilizza pubblico e audience.

25/10/2022

CONSEGUENZE SOCIALI DEL CONTENUTO MEDIALE

Sono quelle conseguenze che si allargano sull’intera società, sulla collettività.

§ Cultura della contemporaneità à si riferisce all’insieme di ciò che i media veicolano e diffondono e che
si traduce per la società nel suo insieme in credenze collettive, modelli, mode e visioni condivise.
- Esempio: epoca contemporanea; la cultura della contemporaneità è marcata fortemente da un
lato, dallo sviluppo tecnologico, dall’altro, dal senso di insicurezza e precarietà.

§ Un’altra conseguenza è l’alluvione comunicazionale à si riferisce al fatto che i flussi di informazione di


cui tutti noi potenzialmente disponiamo, superano di gran lunga le nostre possibilità di considerarle e
interpretarle. Infatti, anche se un individuo volesse essere costantemente aggiornato e informato, non
riuscirebbe materialmente a fronteggiare tutte le informazioni che ha a disposizione.

§ Grandi cerimonie dei media à si riferisce ad eventi (esempio: funerale della regina Elisabetta) che i
media traducono mediante i loro stili e le loro tecniche, e che poi si imprimono nella mentalità collettiva,
sono dei veri e propri agganci simbolici per le collettività nel loro insieme.

DEFINIZIONE DI INFORMAZIONE

INFORMAZIONE à è un termine che assume diversi significati a seconda delle varie discipline. In questo
caso, nell’ambito della sociologia per le comunicazioni di massa è un qualcosa che arricchisce i livelli cognitivi
degli individui e delle società. Infatti, la definizione più ampia di informazione è quella che focalizza qualunque
notizia, dato, elemento o racconto, che permette di acquisire una conoscenza più o meno congruente (o
esatta), di fatti, situazioni ed eventi.
A questa definizione generica si affianca il concetto di:

SOTTO-INFORMAZIONE à è un’informazione del tutto carente, del tutto insufficiente, che impoverisce la
notizia e che non informa. Una volta era imputabile a delle difficoltà logistiche (esempio: difficoltà di recarsi
in uno scenario di guerra e riportare i racconti e le situazioni).
Ad oggi si riferisce prevalentemente a quelle notizie che hanno dei titoli d’effetto che però non
contestualizzano e non spiegano l’evento o il fatto (esempio: divorzio di Totti e Ilary Blasi).

DISINFORMAZIONE à distorsione dell’informazione, in pratica, corrisponde al fornire informazioni false che


inducono il fruitore a delle interpretazioni errate. Solitamente è volontaria, si vuole indurre l’opinione pubblica
a pensare determinate cose. Più raramente è dovuta alle routine professionali (esempio: un giornalista, di
fronte a molteplici dispacci reputa che l’ennesimo dispaccio (comunicato) della guerra in Ucraina sia inutile,
scartandolo, quando magari all’interno vi era una notizia fondamentale), e quindi non essere volontario.
- Esempio: Pravda (verità à правда), quotidiano russo dove i contenuti sono tutti manipolati.

SPETTACOLARIZZAZIONE DELL’INFORMAZIONE
È un fenomeno diffuso, inizialmente prende piede nella televisione, ma oggi possiamo dire che tocca tutti i
media (stampa, radio, social).
È la messa in scena teatrale dell’informazione, che varia a seconda del medium.
È un fenomeno talmente diffuso che ormai si parla di “Infotainment” (fusione di information ed entertainment)
à è un genere ibrido che comprende informazione e intrattenimento.
Si gioca più sull’impatto rispetto al contenuto. Non è un fenomeno tipicamente italiano, però in Italia è
accaduto:
- Esempio: Tragedia di Vermicino (1981), un bambino giocando cade in un pozzo e si blocca ad un
certo punto. I giornalisti della Rai decidono di andare a documentare questa storia, perché ritengono
che sia una storia drammatica ma che avrà comunque una buona conclusione.
A loro favore gioca il fatto che la vicenda accadde vicino alla sede principale della Rai.
Le cose però non andarono come previsto, i primi tentativi di estrarre il bambino falliscono, anzi il
bambino scivola ancora più giù. Questa notizia continuò a crescere, fu la prima diretta televisiva così
lunga (18h e 21 milioni di italiani che seguivano la vicenda da casa).
Il bambino muore, venne recuperato più tardi. Al contempo, un’intera nazione, grazie a questa
diretta, fu partecipe di quello che all’inizio non si presupponeva fosse un dramma.
I giornalisti, pur rendendosi conto della piega drammatica che stava prendendo l’evento
continuarono a documentare.

TV DEL DOLORE
Questo è un esempio della “tv del dolore”, ci si affranca dell’idea di non poter coprire eventi macabri, tragici
e negativi (questo è un esempio storico, ad oggi non è così).
Di questa tragedia, la Rai ha fatto una sorta di censura (non è possibile accedere alle registrazioni della
madre e del bambino) perché si voleva preservare l’integrità del bambino.
È indubbio che in questa spettacolarizzazione dell’informazione, gioca un ruolo importantissimo il
voyeurismo.

IL VOYEURISMO DELLA FOLLA


È la tendenza dell’essere umano di rimanere “affascinato” da storie di questa portata.
La folla che si raccoglie sul luogo è sempre più grande, intralcia addirittura i soccorritori. Questo voyeurismo
(piacere di osservare) è evidente anche nel momento in cui ci furono 21 milioni di persone a seguire la vicenda
da casa.

DOLORISMO
È la parodia della cognizione del dolore. Di fronte alle sofferenze, la televisione non ci rimanda più un
messaggio implicito, ma semplicemente ci rimanda spettacolo; giocare sull’impatto emozionale è una
strategia che fa audience.
- Esempio: Terremoto di Haiti del 2010, si gioca su immagini che sono macabre e di fortissimo
impatto emotivo. Le violenze, la mano che penzola di un corpo senza vita.

Questa copertura mediatica ha subito una critica aspra, c’era chi sosteneva che “una situazione del genere
in Italia non sarebbe mai stata coperta mediaticamente così”, in quanto ci si è permessi di farlo solo perché
si considera l’evento lontano (geograficamente), ma anche culturalmente.
- Esempio: Barbara D’Urso piange sempre nel suo programma, gioca molto sull’impatto emotivo.
È stata addirittura richiamata dai giornalisti per questo suo modo di fare.

Altra forma di spettacolarizzazione dell’informazione:


- Esempio: programma di Bruno Vespa, quando si occupano di fatti di cronaca nera à
spettacolarizzazione utilizzata come forma espressiva. Plastico di un delitto, personaggi televisivi
vestiti come la polizia scientifica.

- Esempio: 2015, spiaggia in Turchia, venne trovato il corpo di un bambino piccolissimo morto,
avvolto dalla sabbia. Quell’immagine suscitò un’interrogazione profonda, da una parte c’erano
direttori di giornali e di telegiornali che dissero “noi quella foto non la pubblicheremo” proprio per
mantenere l’intimità del bambino. Altri invece dissero “noi vogliamo pubblicare questa foto
perché ha un impatto emozionale molto forte sulla migrazione”, in questo caso la foto di quel
bambino sarebbe diventata simbolo di quella tragedia. Mentre tutti discutevano se pubblicarla o
meno, nei sociali già stava già circolando. Nei 2/3 mesi seguenti, le persone si dichiararono più
sensibili alla questione migratoria, crebbero le donazioni ai vari enti che si occupano di migranti,
ma a distanza di anni tutto è tonato come prima.

Fine parte introduttiva

LE TEORIE

1. Contesto storico, sociale ed economico in cui si collocano


2. Tipo di ricerca sociale presupposta o esplicitamente richiamata dalle teorie mediologiche (spesso si tratta di modelli sociologici
impliciti, tuttavia vi sono delle connessioni tra i quadri teorici di riferimento sociologici e la ricerca sui media).
3. Modello di processo comunicativo contenuto in ogni singola teorizzazione
4. Ordine cronologico, in modo da comprendere la contestualizzazione

LE TEORIE DELLA TRASMISSIONE

Concetto che implicitamente e anche esplicitamente rimanda l’idea di una trasmissione, dall’emittente al destinatario.
Questa dimensione trasmissiva è considerata come la variabile più importante.
Il destinatario o il pubblico è scarsamente considerato.
Il termine chiave è manipolazione à manipolare significa far andare nella direzione voluta le opinioni, gli atteggiamenti
e le interpretazioni dell’individuo.

TEORIA IPODERMICA

Allude al fatto che i contenuti vengono quasi inoculati nell’individuo. Alcuni studiosi si rifiutano di considerarla
come teoria, in quanto è radicale ed elementare. Viene detta anche “teoria del proiettile” o “teoria della
cinghia di trasmissione”.

Contesto storico: questa teoria non può che svilupparsi tra le due guerre mondiali à periodo precario,
ascesa dei regimi totalitari. In quegli anni, l'Europa fu attraversata dal fenomeno nazista e fascista dove le
masse, ancora inconsapevoli del reale potere dei mezzi di comunicazione di massa furono portate a
sostenere tale tipo di regimi. Essa prende corpo dopo il primo conflitto mondiale e da dei presupposti teorici
precisi.
Il concetto di società di massa, negli studi dell’epoca significava un insieme di individui non distinguibili gli
uni dagli altri, sostanzialmente uguale, non solo, ma individui che vivono in una condizione di isolamento
(cioè scarsissimi contatti tra loro, atomizzati), nonché sostanzialmente liberi da condizioni sociali vincolanti.
Questo primo presupposto ci aiuta a comprendere l’idea di questa teoria: se di fronte a me ho una società
fatta di individui isolati, che hanno scarse relazioni, che sono tutti uguali, il presupposto successivo è: essi
saranno facilmente manipolabili. Lo strumento preferenziale sono gli strumenti di comunicazione di massa.

Sull’altro versante, il secondo presupposto teorico è dato dalla psicologia behaviorista (comportamentista),
secondo il quale anche per gli individui vale il principio “stimolo=risposta”. Emerge sulla base delle ricerche
della psicologia comportamentale e in base a questo filone psicologico la comunicazione viene vista come
un processo diretto di stimolo e risposta.
Infatti, questa teoria è data semplicemente da S (stimolo) = R (risposta), il che significa che ad un dato
contenuto mediale o ad un dato messaggio, corrisponderà un dato comportamento dell’individuo.
Secondo questa teoria, gli effetti dei media sono talmente forti e persavisi che il singolo individuo non riesce
ad opporre resistenza, per cui, ricevuto un dato messaggio, ne consegue automaticamente una data
risposta.

Il contesto sociale: è quello della società di massa, ne deriva che ogni singolo membro di un gruppo, ogni
individuo, è direttamente attaccato dal messaggio, proprio perché il pubblico è dato da individui isolati.
Un messaggio uguale per tutti comporta degli effetti uguali per tutti.
Pur essendo così basilare, le conseguenze sul pubblico sono rilevanti, innanzitutto il pubblico viene visto
come una grande massa indifferenziata, composta da individui atomizzati.
Non hanno importanza le differenze psicologiche e individuali, al pari di quelle sociali. Sono tutti inermi di
fronte alla potenza dei media.

Dal punto di vista comunicativo, questa teoria implica il fatto che essa è appiccabile al consumo normale dei
mezzi di comunicazione di massa. Il rapporto comunicativo è un semplice automatismo (processo
automatico) e non ci si preoccupa minimamente di analizzare gli effetti perché essi sono dati per scontati sin
dal principio (è ovvio che tutti siano colpiti da quel messaggio e che lo siano tutti nella medesima maniera).

PROPAGANDA
Confezionare un messaggio per portare gli individui dalla propria parte, per convincerli della propria causa.
Questa teoria è data come presupposto scontato della propaganda (in senso moderno, come la conosciamo
attualmente).
Per i regimi totalitari di qualsiasi tempo era di particolare importanza controllare i media, perché poi sarebbero
stati i media a controllare gli individui. La propaganda moderna, così come la consociamo noi si forma
durante la Prima guerra mondiale (non significa che la propaganda non fosse esistita prima).

Harold Lasswell (fondatore della teoria ipodermica) à analizza la propaganda della grande guerra per mettere
in luce le varie tecniche e strategie, rilevando in definitiva come esse siano le stesse per tutti i paesi
belligeranti. Lasswell, inoltre, ha il merito di essere il primo ad impiegare come metodo di analisi la Content
Analysis (analisi del contenuto), in pratica inaugura questa nuova metodologia.
I principi base della propaganda (in senso lato):

§ Irrazionalità à la propaganda deve toccare, suscitare emozioni, non deve coinvolgere il pensiero. In
pratica deve colpire le corde emozionali degli individui facendo si che questi ultimi non riflettano, in
quanto il filtro della ragione ridurrebbe l’impatto emotivo e li porterebbe ad analizzare ciò che stanno
vedendo o ascoltando. È importante che la propaganda si inneschi in un background specifico. Data
anche dai simboli culturali, espressi visivamente o verbalmente.

§ Semplicità à Immediata comprensibilità, slogans, ripetizione, stereotipizzazione/etichettatura, one


side of story (presenta un unico lato della vicenda). Più il messaggio è complesso, più è probabile
che la propaganda non sia facilmente percepibile ed efficace.
§ Creazione del nemico à bisogno di creare un nemico. La propaganda deve alimentare la figura di
un “cattivo”, deve demonizzarlo e attaccarlo incessantemente sino a renderlo protagonista di una
particolare forma di propaganda à atrocity propaganda (propaganda dell’atrocità) à si basa
prevalentemente sul racconto visivo delle atrocità delle abbiezioni compiute dal nemico. Diffusione
di informazioni sui crimini commessi da un nemico, che può essere reale, ma spesso include o
presenta fabbricazioni o esagerazioni deliberate. Ciò può comportare fotografie, video, illustrazioni,
interviste e altre forme di presentazione o segnalazione di informazioni.

§ Veridicità à non conta nulla nella propaganda. È ininfluente, perché finché il messaggio funziona,
non ho alcun interesse a far si che i miei contenuti corrispondano al vero. La propaganda si basa
anche su fatti inventati, sull’ esagerazione.

Potenza dell’immagine nella propaganda


L’immagine ha una forza attrattiva nei confronti del pubblico e se utilizzata in maniera congrua, ha un potere
di seduzione delle masse.

La propaganda moderna nasce con la Grande guerra, ma perché fa il salto quantico in questo periodo?
Perché questa guerra, nella storia dell’umanità, oltre ad essere per la prima volta una guerra mondiale che
coinvolge quasi tutto il mondo, una guerra di massa (in quanto milioni di uomini, donne e bambini superano
di gran lunga tutte le guerre precedenti), nonché per la prima volta una guerra totale (perché combattuta sul
suolo, nell’aria e nel mare), ma non solo, coinvolge sia militari sia civili, per la prima volta è una guerra
psicologica (propaganda per coinvolgere il fronte interno a combattere l’avversario, dipingendo il nemico
come un mostro; confezionamento di messaggi propagandistici sia per convincere il fronte interno).

27/10/2022

LA RIVOLUZIONE DEI MEDIA

Contesto storico:
Nella Prima Guerra Mondiale si verifica una vera e proprio rivoluzione dei media, dal punto di vista della loro
diffusione e applicazione. In questo periodo c’è un grande uso della fotografia (apparecchi fotografici),
ovviamente la tecnologia si era evoluta.
Da un certo punto di vista, gli stati maggiori hanno grande interesse a diffondere fotografie di un certo tipo,
cioè che abbiano un significato propagandistico per convincere le società sul fatto che è giusto combattere
in quella guerra.
Anche i soldati possiedono gli apparecchi fotografici (soprattutto quelli dei ceti più elevati), essi infatti
mandavano a casa delle fotografie che molto spesso contraddicevano la visione della guerra che veniva
invece veicolata dalle fotografie ufficiali à All’inizio si era tentato di controllare questo flusso, ma i risultati
furono nulli.

Sull’altro versante, questa rivoluzione dei media (cioè la diffusione della stampa, riviste e quotidiani) permise
di fortificare la propaganda di guerra che per la prima volta utilizza delle tematizzazioni e delle figure che fino
a quel momento non erano mai state impiegate:
§ La prima è la figura femminile, che viene utilizzata sia come moglie, madre e sorella, utilizzata per
fortificare il senso di unità della società e mantenere alto il morale dei soldati;
§ Addirittura, vengono utilizzati i bambini, prevalentemente in quanto vittime del nemico e quindi
simbolo della crudeltà e della amoralità del nemico
§ Reduci e mutilati di guerra che vengono impiegati per esaltare l’eroismo dei soldati.
- Esempio: Enrico Toti, soldato mutilato di una gamba che muore come un eroe. Si arruola come
bersagliere, poiché non arruolabile in quanto privo di una gamba (persa durante la sua attività
di meccanico ferroviere); nonostante la mutilazione, partecipò a varie azioni militari, in una delle
quali trovò la morte a 33 anni.
§ Inoltre, l’Atrocity propaganda diventa la forma di propaganda preferenziale, perché mostra i crimini
(o misfatti) compiuti dal nemico, suscitando un impatto emotivo molto forte nell’opinione pubblica.
- Esempio: corpi di bambini morti suscita un impatto emotivo molto forte.
Tecnica della responsabilità individuale

Il messaggio propagandistico deve fare in modo che ciascuno si senta


coinvolto nel conflitto, che si senta responsabile, nessuno può
rimanere indifferente, altrimenti diventa un traditore. Per estrinsecare
questo concetto, fu utilizzata la tecnica dei manifesti con il dito puntato
(è imperioso) e lo sguardo fisso verso coloro che si trovano di fronte al
manifesto stesso. Il dito puntato è imperioso.

A seconda dei background culturali, vengono utilizzati dei personaggi simbolo.


- Esempio: in Italia, per fare leva si è usato lo stesso tipo di messaggio
ma al posto di un personaggio famoso viene utilizzato un soldato
comune, perché è la figura che comunicativamente può suscitare
maggiore impatto.

Questa tecnica viene usata anche nella Seconda guerra mondiale, ma non solo,
tutt’ora.

Per quanto riguarda la figura femminile, è utilizzata principalmente come madre eroica.
Addirittura, c’è un manifesto con la figura di una madre anziana con cuffietta “Fight for
her”.
Sull’altro versante, la figura femminile è utilizzata anche in quanto moglie o fidanzata.
- Esempio: cartolina di una donna che non si capisce se è fidanzata, moglie o
amante, si percepisce però che è nuda. La frase riportata è “ritorno”, dando
così per scontato la vittoria. All’epoca era una foto erotica, un po' un sogno
proibito.

Costruzione dei miti


Ogni guerra è terreno fertile per costruire e veicolare dei miti à creare storie mitologiche che ovviamente non
fanno che rinforzare la propaganda.
- Esempio: foto di una persona mutilata con a fianco una bici.
- Esempio: foto del Barone Rosso, un pilota dell’aviazione tedesca. Nella Prima guerra mondiale,
accanto al mito dell’eroe classico si afferma anche il mito della tecnologia, come nel caso dei piloti
(cavalieri dell’aria).

Costruzione dell’immagine
Questi manifesti non sono frutto di causalità ma anzi, sono costruiti a tavolino, tanto è vero che i maggiori
grafici pubblicitari dell’epoca in periodo bellico, si prestavano proprio a concepire e disegnare manifesti di
propaganda. Le immagini si costruiscono in base al background culturale della società.
- Esempio: soldato che viene mostrato come un eroe, il fuoco dietro allude al fatto che ha vinto, ha
la baionetta aperta, ciò significa che ci sono scontri corpo a corpo.
- Esempio: foto di Hitler accanto ad una colonna di pietra, allude al fatto che era una persona grande
e possente.
- Esempio: foto di Hitler con dietro una luce divina.
- Esempio: Mussolini, parte del popolo, si mette dalla parte del popolo e non sopra dio esso.
- Esempio: manifesti di ebrei. Utilizzo del gialloà può anche essere il colore della decadenza e
dell’approssimarsi della morte, inoltre, quando tende verso tonalità verdastre dello zolfo, della bile
o del limone, si fa aspro, pungente, acido e bilioso.
- Esempio: Marines, è sia un’immagine iconica sia di propaganda.
ATROCITY PROPAGANDA
Forma di propaganda estremamente efficace perché raggiunge più obiettivi. Essa è principalmente rivolta al
fronte interno à società di appartenenza che deve essere convinta che il nemico non è umano
(deumanizzazione e demonizzazione del nemico) e che si colloca aldilà dell’umanità, è sub-umano, perché
è brutale, crudele e non ha remore morale.
Prevalentemente, nell’atrocity propaganda vengono usate figure di bambini e donne, perché esse sono le
categorie più deboli ed indifese della società. L’atrocity propaganda, inoltre, permette di costruire delle storie
esemplari che in negativo si radicano nella mentalità e nell’opinione pubblica, inoltre, fa leva su uno stato
d’animo fortissimo come la paura.

§ Rivolta al fronte interno


§ Donne e bambini come vittime
§ Storie esemplari
§ Demonizzazione del nemico
§ Ricorso alla paura

- Esempio: immagine di un soldato che trascina una bambina, rappresenta uno stupro, l’invasione del
Belgio da parte della Germania è stato nominato “lo stupro del Belgio”.
- Esempio: crocerossina che non soccorre il soldato nemico, si presupponeva che le crocerossine
fossero il simbolo della “pietà” a prescindere da dove proveniva un soldato. È un’immagine di forte
impatto perché mostra una crocerossina andare contro quello che “sarebbe dovuto essere”.
- Esempio: bambina che piange dietro la porta, dove all’interno vi è sua madre che viene stuprata da
un soldato.
- Esempio: crocerossina belga fucilata dai soldati tedeschi, lei curava sia i soldati francesi sia quelli
tedeschi, dopodiché il fronte cambiò e lei continuò comunque a curare quelli francesi, alcuni li aiutò
a scappare. È stata scoperta e venne accusata di spionaggio. Non è mai successo nella storia che
dei soldati fucilassero una crocerossina.

TECNICHE DI PROPAGANDA
I regimi totalitari compresero l’importanza della propaganda, svilupparono così dei ministeri appositi.
Come si fa convincere in maniera radicale una nazione su un qualcosa? Qualsiasi società può essere indotta
ad accettare e a non opporsi; perciò, non esistono società più predisposte di altre.

Prima fase consistette nel preparare trasversalmente il terreno, la mentalità collettiva con un qualcosa che
sembra non centrare nulla: con una mostra d’arte, 1937 (Entartete Kunst) à arte degenerata. In questa
mostra, i nazisti raccolgono tutta quelle opere pittoriche e scultoree delle avanguardie dell’epoca che
reputano delle deformazioni e delle distorsioni rispetto al canone estetico dell’ideologia nazista.
Artificio visivo fanno passare il messaggio che così come nell’arte sono delle deviazioni, delle deformazioni,
anche per quanto riguarda in genere umano ci sono queste deviazioni.
Slogan à frase molto breve ad effetto che può includere anche la stereotipizzazione e le etichettatureà
arte degenerata.

Entartete Musik (musica degenerata) à musica degenerata perché suonata da persone di colore.

§ Tecnica dell’ottenere disapprovazione à porta il pubblico a disapprovare un’azione o un’idea,


suggerendo che siano popolari in gruppi considerati inferiori. Si mira alla reazione del pubblico contro
quel tipo di musica
3/11/2022

§ Richiamo alla razionalità scientifica à la propaganda parla alle emozioni, non al pensiero o alla
razionalità. Richiamare la razionalità scientifica di un messaggio propagandistico significa al
contempo avvalorare, dare maggiore autorevolezza e credibilità al messaggio. Usano la
pseudoscienza dell’epoca per dimostrare che esiste una razza superiore, che ha dei tratti molto ben
definiti e misurabili. Addirittura, fanno queste misurazioni della fisionomia degli individui, per stabilire
dei criteri estetici dei tratti ariani.
§ Metodo comparativo à comparare quelli che per loro erano i prototipi della razza ariana, con individui
che ai loro occhi rappresentavano delle aberrazioni della razza umana.

§ La tecnica del ricorso all’autorità à ci si serve di figure riconosciute, importanti, credibili, cui si
attribuisce fiducia per supportare una posizione, un’idea, un visone della realtà. In questo caso, non
si tratta di un individuo preciso, ma di richiamare la figura dello scienziato, del medico, dello studioso.

§ Ipersemplificazione à semplifica totalmente la diversità e la complessità delle situazioni. Veicola al


contempo un messaggio che è molto chiaro, comprensibile a tutti quanti, quindi,
l’ipersemplificazione è l’utilizzo di generalizzazioni favorevoli utilizzate proprio per dare una sorta di
risposta a problemi sociali che sono in realtà molto più complessi e articolati.

§ Richiamo alla razionalità economica à ancora ad oggi molto utilizzata. Nel caso della propaganda
nazista si utilizzano sempre queste immagini di individui che soffrono di disagi fisici per dire
“mantenere queste persone ha un costo per il paese”.
- Esempio: i migranti portano via lavoro agli italiani, e costano soldi che ricadono a sfavore della
società.

§ La tecnica dell’uomo comune à deve indurre il pubblico a disapprovare un’azione, un’idea


suggerendo che questa sia comunque imperante in gruppi che sono tenuti in scarsa considerazione
dal pubblico di riferimento. Questa tecnica significa anche utilizzare un linguaggio normale,
quotidiano à avvicina ancora di più il propagandista al suo pubblico, annulla qualsiasi diaframma.
Se il propagandista usasse un linguaggio forbito, si creerebbe distanza.
È importante creare una possibilità di identificazione empatica, cioè creare un processo di
immedesimazione nel pubblico.

§ Razionalizzazione à noi comprendiamo l’uso di generalizzazioni favorevoli per razionalizzare atti o


credenze.

§ Effetto gregge à utilizzato per convincere il pubblico che un programma o un’idea è l’espressione
di un irresistibile movimento di massa (tutti la pensano in quel modo) e che è nel suo interesse unirsi.

§ Testimonianza à La reputazione e il ruolo dell’individuo che rilascia dichiarazioni vengono sfruttati.


La testimonianza pone la sanzione ufficiale di una persona stimata o di un’autorità sul messaggio
propagandistico.

§ Lavaggio del cervello sin dall’infanzia à creare il nemico comune, creare il terreno
dell’ambientamento e la cancellazione degli ebrei. È chiaro che non si tratta di un’impresa facile
convincere l’opinione pubblica. La propaganda contro gli ebrei inizia sin dall’infanzia, ci deve essere
un martellamento ideologico continuo.
- Esempio: in un sussidiario è riportata un’immagine dove viene rappresentata una scena in cui
viene insegnato ai bambini come distinguere gli ebrei.
- Esempio: ebrei raffigurati in modo grottesco, come se fossero tre corvi.
- Esempio: ebreo grasso di fronte ad una chiesa, allude anche ad una persona con cattive
intenzioni, in quanto guarda due giovani ragazze. Inoltre, si capisce che lui e sua moglie sono
benestanti, lo si capisce dalla pelliccia di volpe e dall’anello.
- Esempio: ebrei che tagliano un animale, collo sgozzato, bambini scioccati che assistono alla
scena dalla finestra, per dimostrare che non svolgono la mansione in maniera corretta.

§ Ricorso alla paura à tecnica molto forte ed efficace. Instillando la paura si vuole cercare il consenso
e l’adesione alle idee del propagandista. Il ricorso alla paura cerca di costruire il consenso e
l’adesione.
§ Stereotipizzazione o etichettatura à diffondere e far radicare dei pregiudizi e degli stereotipi negli
individui, etichettando qualcosa o qualcuno che le persone finiscono per temere e odiare.
Ovviamente si parla di etichettature negative.

§ Transfert à riversare tutte le problematiche, tutte le patologie di una società su qualcosa o qualcuno
che non ne è minimamente responsabile. Questa tecnica fa si che gli individui si riconoscano
nell’autorità e tendono perciò ad aderire all’ideologia di quest’ultima.
- Esempio: ebrei sono causa dei problemi di disoccupazione.

§ Imprecisione intenzionale à le generalizzazioni sono sempre vaghe, in modo che il pubblico possa
fornire la propria interpretazione. Da l’impressione che l’individuo arrivi autonomamente alle
conclusioni, alle interpretazioni. L’intenzione è quella di smuovere il pubblico tramite l’uso di frasi
indefinite, senza analizzare la loro validità o tentare di determinare la loro ragionevolezza o
applicabilità. L’individuo non analizza la validità o il significato intrinseco.

§ Capro espiatorio à consiste nel colpevolizzare un individuo o un gruppo che non è responsabile, ma
distraendo così l’opinione pubblica dai veri problemi, dalle vere conseguenze. Molto simile al transfert
(attribuire tutte le qualità negative), l’unica cosa è che porta alla “distrazione” dell’individuo. Alleviare
i sentimenti di colpa di chi è realmente responsabile.

Conclusione
Vi sono dei momenti storici in cui queste società, sono maggiormente indifese ai richiami della propaganda,
proprio perché quest’ultima utilizza delle tecniche sofisticate, molto dettagliate.
___________________________________________________________________________________________

…Ritornando alle teorie…

Harold Lasswell analizza anche i processi di comunicazione, lui reputa che la comunicazione sia un processo
funzionale per le esigenze di equilibrio e controllo sociale. Egli descrisse le funzioni sociali della
comunicazione. Nella sua ottica, le funzioni sociali corrispondono a:
§ Vigilanza sull’ambiente (in senso lato)
§ Mediazione fra le componenti sociali à i media servono per creare delle relazioni, correlazioni fra
diversi ambiti della società e l’ambiente in cui essa si colloca
§ Trasmissione dell’eredità sociale (o patrimonio culturale)

La rivisitazione di McQuail
Partendo dallo schema di Lasswell, Denis McQuail rende più complessa e articolata la descrizione delle
funzioni sociali della comunicazione di Lasswell.
§ Informazione (vigilanza sull’ambiente) à Informare sulle situazioni nella società e nel mondo,
evidenziare i diversi rapporti di potere ma anche facilitare l’innovazione, l’adattamento e il progresso.
§ Correlazione (mediazione fra le componenti culturali) à Spiegare e interpretare il significato degli
avvenimenti e dell’informazione, supporto dell’autorità costituita e le norme vigenti. Mettere in
armonia le diverse parti della società, creando consenso e sostenendo l’autorità allo stesso tempo.
- Socializzare
- Coordinare attività separate
- Costruire il consenso
- Fissare le priorità
§ Continuità (trasmissione dell’eredità culturale)à I media esprimo la cultura dominante (prevalente o
maggiormente diffusa) e riconoscono l’esistenza di una sottocultura nonché di cambiamenti e
innovazioni a livello culturale. Parallelamente significa anche creare, plasmare e mantenere una
comunanza di valori.

McQuail aggiunge due funzioni sociali:


§ Intrattenimento à i media servono per procurare alle persone divertimento, svago e rilassamento ma
a livello sociale servono anche stemperare le tensioni.
§ Mobilitazione à battersi, combattere per obiettivi che abbiano un interesse sociale (cioè collettivo),
ma può anche essere vista come espressione di conflitto nelle varie dinamiche di sviluppo
economico, lavorativo e religioso.

IL MODELLO DI LASSWELL
Nei suoi studi successivi fa il primo passo in avanti per il superamento della teoria ipodermica. Forma il
famosissimo modello “LE 5 W”.
Modello formulato attorno agli anni ’30 che scompone il rapporto comunicativo in 5 punti, rendendo
complesso il rapporto “stimolo-risposta”.
Chi, dice cosa, con quale mezzo, a chi, con quale effetto (Who, What, Where, Whom, Which effect)

Anche qui la comunicazione risulta unidirezionale (dal mittente al ricevente) e trasmissiva. Oltretutto, vi è una
totale assenza di feedback, cioè il ricevente è come se non avesse reazioni, in quanto non fornisce dei
feedback. La comunicazione in questo caso è sempre intenzionale, si mira sempre ad uno scopo, non solo,
ma i ruoli, i rapporti fra comunicatore e ricevente sono asimmetrici. Il modello si modifica ma non viene del
tutto cambiato, in quanto si mira comunque al raggiungimento di uno scopo.
Il dato più interessante è che ancora oggi si riconosce il fatto che questo modello ha delineato e aperto 5
filoni di studi differenti sulla comunicazione. È come se avesse gettato le basi per una sperimentazione
analitica di 5 ambiti ((Who, What, Where, Whom, Which effect).

WHAT à analizzare il contenuto del


messaggio per ipotizzare eventuali
reazioni o eventuali effetti, non solo ma
come confezionare al meglio i messaggi
affinché siano efficaci.

PAYNE FUND STUDIES


Successivamente agli studi di Lasswell si collocano i Payne Fund Studies. Anche questi si collocano negli
anni ’30 negli Stati Uniti. Sono un gruppo di 13 ricerche svolte tra il 1929 e il 1932 che vengono così chiamate
perché furono finanziate dalla Payne Fund (fondazione privata). La fondazione privata Payne decise di
finanziare i Payne Fund Studies per rispondere empiricamente al clima di allarme sociale diffuso negli Stati
Uniti in quegli anni a seguito della crescente popolarità ottenuta dal cinema. I Payne Fund Studies, perciò,
costituiscono progetti di ricerca condotti nei primi anni ‘30 del Novecento per individuare gli effetti dei film
sul comportamento delle giovani generazioni.

(Siamo sempre nelle teorie della trasmissione). Periodo in cui negli USA ha un grandissimo successo il
cinema, tant’è vero che alcuni studi dell’epoca riportano:
- Nel 1922, sono stati venduti 40 milioni di biglietti cinematografici ogni settimana
- Nel 1929, 40 milioni era il numero dei minori fra gli spettatori.
Il cinema conosce un successo incredibile, sia legato al contesto specifico che per ragioni prettamente
economiche (il biglietto costava poco perciò era accessibile a tutti).
Le ragioni legate al contesto sociale erano che la società statunitense stava vivendo la grande depressione;
quindi, una società che stava attraversando forti squilibri sociali, così, il cinema diventò il mezzo ideale per
evadere dalla durezza e dalle difficoltà della realtà.
Perciò da un lato costava poco, dall’altro era un medium che permetteva di evadere i problemi del periodo.
Gli studiosi, visto il successo del cinema, iniziano a chiedersi di quale natura possano essere gli effetti di
questo medium (a partire dal modello di Lasswell), inoltre iniziano a preoccuparsi di quelli che potrebbero
essere stati gli effetti del cinema sui minori.

Le 13 ricerche hanno un difetto fondamentale (di fatto successivamente sono state criticate), ovvero,
adottano unicamente il metodo qualitativo, vale a dire: porre delle domande aperte a coloro che entravano
in sala e poi nuovamente una volta finita la visione del film.

Una di queste ricerche si concentra sui contenuti delle pellicole, per cercare di appurare quali fossero le
tematiche dominanti.
I generi più diffusi delle pellicole dell’epoca erano:
1. Crimine
2. Sesso
3. Amore
4. Mistero
5. Guerra
6. Infanzia
7. Storia
8. Avventura
9. Commedia
10. Questioni sociali

Modelli fuorvianti, stereotipati (sesso e amore), epoca delle grandi dive del cinema muto. I primi 3 generi
coprivano il 75% della produzione cinematografica, tutto il resto passava in secondo piano.

Rilevazioni della Payne Fund Studies


Sui minori à si rileva che il cinema influisce sui loro giochi, sulla costruzione o sull’azione dei giochi, sulle
prefigurazioni dei loro eroi, incide anche sulle dinamiche di comportamento. Il cinema ha un’azione di
socializzazione molto forte sui bambini.
Sugli adulti à è una vera e propria scuola di etichette. Le persone adottano nella realtà comportamenti che
hanno visto al cinema, proprio perché pensano che siano i comportamenti giusti da adottare in determinate
situazioni. Nel caso di spettatori assidui, il cinema diventa una vera e propria “scuola di vita”, nonostante il
cinema si muova su livelli stereotipati. Gli individui replicano i comportamenti.
- Esempio: vamp, donna seduttrice.

Queste conclusioni sono più complesse e articolate e costituiscono un po' lo smantellamento delle teorie
di trasmissione.

10/11/2022

PERSUASIONE (Sempre nell’ambito delle teorie della trasmissione)


Si parte dalla manipolazione, gli studi si spostano verso il concetto di persuasione. È un concetto più
attenuato rispetto alla manipolazione che prende spunto dallo studio degli anni ’40 di Roberto Merton “Mass
persuasion” à studio che analizza una campagna (maratona) radiofonica effettuata durante il secondo
conflitto mondiale, con il fine di convincere i radioascoltatori ad acquistare dei titoli di stato per finanziare il
conflitto. Lui analizza questa campagna radiofonica, analizza i risultati che essa è riuscita a produrre
(=incrementare gli acquisti da parte dei cittadini dei titoli di stato) e le sue conclusioni sono:
Tirannia della radio come vero e proprio meccanismo di persuasione à vero e proprio meccanismo di
persuasione, cioè viene rilevato che la radio ha effettivamente una potenzialità molto forte di persuadere gli
individui, non manipolarli, ma proprio portarli nella direzione voluta sebbene Merton giudichi il pubblico attivo
(non più passivo come nelle teorie precedenti).
È un ulteriore passo di allontanamento dalla teoria ipodermica. Egli comprende che il pubblico ha reagito
allo stimolo ma in maniera attiva, cioè interpretando, interiorizzando e riconoscendo che quel tipo di
messaggio era corretto, animato da finalità di interesse pubblico.
La propaganda parte dall’idea di manipolazione e vede comunque gli individui come completamente passivi.
A partire da questo momento in poi, viene sempre più eroso il presupposto che ogni messaggio colpisca
indistintamente tutti gli individui, vale a dire che ogni membro, ogni individuo appartenente al pubblico è
personalmente e direttamente “attaccato” dal messaggio.
Qui cambia il sunto di base, certi tipi di comunicazione, su certi temi, sottoposti all’attenzione di certi tipi di
persone in certe condizioni hanno determinati effetti.

Lo stimolo di stimolo e risposta viene modificato nell’ottica di: S à processi psicologici individuali à R.
Il messaggio non colpisce più indistintamente, in questo gioco di equilibrio rientrano proprio i processi
psicologici e altre variabili (istruzione, età, ecc..) che danno luogo ad un differente interpretazione del
messaggio e di conseguenza effetti differenti che vanno a colpire gli individui.

Negli anni ’40, a partire da questi studi di Merton, prendono vita diversi filoni di studio che si caratterizzano
per i loro diversi approcci metodologici.
- Esempio: studi prettamente sociologici che utilizzano questionari, studi psicologici che utilizzano
come metodo l’esperimento e altri studi demo-antropologici che solitamente utilizzano
l’osservazione partecipante e anche l’intervista.

Il punto che accomuna questi diversi filoni è costituito dal concetto di “campagna comunicativa” à
programma di comunicazione che ha in primo luogo:
§ Degli obiettivi dichiarati (pubblicità)
§ Una durata limitata e definita nel tempo
§ Carattere intensivo à vale a dire una campagna comunicativa è pervasiva, continua per quel lasso
di tempo determinato e può utilizzare diversi media (radio, stampa),
§ Pertanto, si parla di una vasta copertura mediatica.
§ Il suo successo/insuccesso può essere valutato
§ È promossa da enti/istituzioni dotati di un certo potere e/o autorità
§ I suoi argomenti debbono essere “venduti” ed anche se nuovi, essi si fondano su schemi condivisi
di lavori o riferimenti culturali del pubblico

LIMITI (derivano proprio dalla strutturazione della campagna comunicativa)


§ Utilizzando tale contesto non si va ad analizzare il consumo normale e quotidiano di media
§ Le analisi sono limitate perché circoscritte rispetto ad un unico obiettivo, vale a dire la capacità
persuasoria del messaggio (non si considera pertanto l’influenza dei media sull’immagine
dell’ambiente circostante l’individuo/fruitore e consumatore dei media).

Si innesta in questo filone uno dei più grandi eventi mediali di tutti i tempi: la guerra dei mondi (primo grande
evento mediatico, ancora ad oggi).

30 ottobre 1938 – LA GUERRA DEI MONDI


La CBS mandava in onda ogni domenica sera un programma radiofonico in cui venivano raccontati e
sceneggiati dei testi letterari di grande importanza (Orson Welles à sceneggiatore).
Uno dei primi testi in assoluto di fantascienza che venne sceneggiato fu: la guerra dei mondi che era un testo
della fine dell’800, voleva proporlo al pubblico (parla dell’invasione dei marziani).
Orson Welles ebbe un’intuizione: per rendere più vivace il racconto decide di inserire dei falsi testimoni che
spiegano cosa sta avvenendo come se lo stessero raccontando in diretta. È stato un evento mediale che ha
imposto una riflessione profonda sulle capacità di spiegare gli effetti da parte dei media (rimane ancora oggi
nell’immaginario collettivo).

Contesto mediale
§ È quello della radio, gli apparecchi hanno un costo relativo, per cui le persone possono permettersi
l’acquisto, non solo, è anche un medium alla quale viene riconosciuta una grande credibilità e
affidabilità;
§ La radio, perciò, deteneva un ruolo di certificazione della realtà, portando e descrivendo eventi
lontani, grazie anche alla presenza di personalità ed esperti;
§ Inoltre, nei vari programmi radiofonici venivano anche utilizzati dei testimoni autorevoli (esperti), ciò
incrementava la fiducia nel pubblico nei confronti del mezzo radiofonico.
§ inoltre, essa offriva occasioni di divertimento ed intrattenimento direttamente nelle case ed a basso
costo, costituendo quindi un mezzo di comunicazione accessibile ai più e di conseguenza molto
diffuso;

Contesto sociale
§ Periodo di grande incertezza e disorientamento generale.
§ A livello internazionale, le ansie circa lo scoppio di un nuovo conflitto mondiale erano altrettanto forti.
§ L’immaginario collettivo americano risulta comunque potenzialmente sensibile a tematiche di questo
genere, anche se va ricordato che prima dell’11 settembre 2001, gli USA non hanno mai subito un
attacco diretto sul continente.

Sulla base di queste variabili si sviluppa la trasmissione: stacchetti, introduzione, viene presentato il testo
che sarà narrato. Lui inizia a leggere.
Pian piano iniziano ad inserirsi delle interruzioni come se fossero delle breaking news che rendono il tono
sempre più concitato ed eccitante (prima interruzione: riportiamo numerose esplosioni su Marte). Ritmo
sempre più frenetico, incalzante, introduzioni di testimonianze (false), altre interruzioni (prepariamoci ad un
eventuale attacco). La trasmissione si conclude con l’invasione dei marziani a New York, le persone ci
credettero. 6 milioni di persone erano sintonizzate, 1 milione di queste cadrà in uno stato di panico, ossia
persone che uscirono precipitosamente di casa senza chiudere la porta, andarono nelle stazioni degli
autobus per uscire da New York, altri che si recavano nelle stazioni di polizia a chiedere rifugio. C’è anche
un effetto di “contagio” (influenza sociale).
Ci si era trovati di fronte ad un evento assolutamente inaspettato, l’autore non aveva e non poteva
minimamente immaginare (pensava che fosse un programma per rilassarsi), non pensava di poter produrre
una tale reazione emotiva.

L’analisi di Cantril
Analizzarono le lettere di reclamo (specchio retrospettivo della paura e delle reazioni del pubblico)
Numero di chiamate presso le stazioni di polizia e anche facendo un numero cospicuo di interviste.
Cantril in questa analisi evidenziò questi fattori che avevano composto a sostanziare questa reazione (fatto
chiave).
§ In primo luogo, pose l’affidabilità del medium (radio), assoluta credibilità della fonte
§ Tono realistico con cui erano stati raccontati gli avvenimenti (intuizione di Orson Wells, il fatto di
cambiare il tono della voce)
§ Riferimenti ad istituzioni scientifiche e governative (autorevolezza delle presunte fonti)
§ L’utilizzo di riferimenti spaziali, reali, esistenti
§ L’utilizzo di (presunte) testimonianze diretta
§ La sintonizzazione dall’inizio o a programma già iniziato (momento il cui lo spettatore si era
sintonizzato)

Cantril definisce 4 tipologie di radioascoltatori:

§ La prima è data da radioascoltatori che verificavano mentalmente la verosimiglianza di ciò che veniva
narrato con il proprio sistema di riferimento (radio ascoltatori che riflettendo su quello che veniva
descritto dissero “ma no come è possibile che vedano le esplosioni su Marte”.
§ Radioascoltatori che cercavano di capire se ciò che veniva narrato era vero o meno mediante dei
controlli esterni (consultare il giornale per vedere che programma fosse o aprendo le finestre).
§ Radioascoltatori che nonostante le verifiche si convinsero che ciò era descritto stava realmente
accadendo (ma non lo percepiscono).
§ Radioascoltatori che non fecero alcun controllo, ritenendo reale ciò che stava accadendo
(trasmissione percepita come reportage televisivo reale, notiziario giornalistico).
CONCETTO DI ABILITÀ CRITICA

Secondo l’ipotesi di Cantril, le prime due categorie di radioascoltatori possedevano ciò che egli definisce
abilità critica. Da questa analisi, Cantril rileva il concetto di abilità critica à la capacità di valutare e ponderare
uno stimolo in maniera tale da cogliere le sue caratteristiche essenziali e agire o reagire di conseguenza.
Si spinge oltre, stabilisce alcune correlazioni:
§ In primo luogo, in positivo, l’abilità critica è correlata al livello di istruzione dei soggetti
§ Tuttavia, si correla in negativo con il fattore religioso.
§ In positivo ed in negativo con differenti fattori di personalità (negativamente nel caso di insicurezza
emotiva, mancanza di fiducia in sé stessi e positivamente nel caso di notevole autostima, sicurezza,
ecc..).

La cosiddetta “comunicazione persuasoria” (mira a persuadere le persone) agisce maggiormente in direzione


di un rafforzamento delle opinioni preesistenti più che in una direzione di mutamento o conversione.
I media è vero che hanno una capacità persuasoria ma più che altro, questa capacità rafforza opinioni che
gli individui hanno già prima di esporsi al messaggio, tant’è vero che gli individui tenderanno a sottrarsi a
quei messaggi che sono in contrasto con le loro opinioni. C’è un notevole ridimensionamento.

Per gli studiosi si pone il problema di come confezionare un messaggio che riesca ad avere una certa
capacità persuasoria, cioè qual è il messaggio più efficace per la persuasione.
§ Fattori di mediazione rispetto al pubblico (si concentrano sull’analisi del pubblico dei media). Fattori
che determinano l’efficacia persuasoria del messaggio. I fattori di mediazione relativi al pubblico sono
incentrati sul carattere del destinatario, vale a dire dell’audience, e come essi si rivolgano alla
risoluzione dei problemi legati all’inefficacia dei messaggi veicolati. In sintesi, si studiano le
caratteristiche dell’audience affinché il messaggio abbia un certo effetto persuasorio.
§ Fattori di mediazione rispetto al messaggio

Questa organizzazione è convenzionale, fatta a posteriori, riguarda tutta una serie di ricerche successive.

FATTORI DI MEDIAZIONE RISPETTO AL PUBBLICO

§ Interessa ad acquisire informazioni à innanzitutto, non tutti gli individui rappresentano un bersaglio
per i mezzi di comunicazione di massa, anche perché ci sono individui che non usufruiscono dei
media e quindi non possono essere necessariamente considerati dei bersagli. Bisogna infatti
prendere in considerazione le motivazioni e talvolta lo scarso interesse riguardo a certi temi precisi,
nonché la difficoltà o facilità di accesso all’informazione, l’apatia sociale, ecc.
- Esempio:
Suddivisi 3 gruppi. Viene scoperto che nel gruppo che aveva un interesse elevato, questa
esposizione mediale era motivata dalle conoscenze pregresse, inoltre era un gruppo che
partecipava agli eventi della campagna elettorale e in fin dei conti era il gruppo che si esponeva
maggiormente ai contenuti mediali.
Ancora una volta verificano che la capacità persuasoria va in direzione di un rafforzamento delle
proprie idee o opinioni.

§ Esposizione selettiva à essenziale conoscere le preferenze del pubblico per quanto riguarda i mezzi
di comunicazione di massa perché gli individui tendono ad esporsi a quei media che per loro sono
più congegnali (esempio: quale pubblico del medium radio, ecc.…).
- Esempio: trasmissione radiofonica che si situa nel medesimo contesto storico e che era stato
concepito dagli ideatori per fortificare la coesione della società americana. Fallisce perché chi
si esponeva a questi contenuti in realtà erano i membri della stessa comunità (italo-americani
che guardano cose che riguardano la comunità italiana). Non si riesce a costruire questa
coesione nella società americana.
§ Percezione selettiva à gli individui tendono ad esporsi ai vari messaggi, alle comunicazioni secondo
i propri interessi e ad evitare tutti quei contenuti che in qualche maniera possono disturbarli o mettere
in crisi il loro sistema di valori e la loro visione del mondo à dissonanza cognitiva à Segnala
l’esistenza di strategie per evitare di dover avere dei contradittori con il proprio sistema di valori,
come una rimozione affinché non ci sia alcun elemento di disturbo o di conflitto per quanto riguarda
se stessi.
- Esempio: fumatore non tenderà a seguire quei programmi di apprendimento che trattano delle
conseguenze causate dal fumo
- Esempio: Mr. Biggot (razzista, xenofobo, bigotto, nazionalista), vignette, rilevano che chi già
nutriva sentimenti xenofobi e razzisti, non rilevavano questi sentimenti nelle vignette, passavano
oltre.
o Effetti di assimilazione (campo di accettazione) à si verificano quando il soggetto
percepisce le opinioni, le idee espresse nel messaggio come più simili alle sue di quanto
lo siano effettivamente e pertanto egli ha una percezione di quel messaggio come un
messaggio attendibile, accettabile e oggettivo. Proprio perché il contenuto di quel
messaggio si avvicina molto alle sue idee.
o Effetti di contrasto (campo di rifiuto) à si ha quando l’individuo percepisce le idee, le
opinioni contenute in quel messaggio come molto lontane, distanti dalle sue più di
quanto lo siano in realtà, per cui il messaggio viene percepito e interiorizzato come
propagandistico ed inaccettabile.

§ Memorizzazione selettiva à consiste nella creazione di un ricordo depurato da eventuali elementi di


disturbo. Si lega strettamente alla percezione selettiva (perciò difficile definirla in modo chiaro).
2 tipi di effetti:
o EFFETTO BARTLETT à con il passare del tempo si memorizzano quegli elementi che
appaiono più vicini alle proprie idee, opinioni, al nostro mod di sentire e percepire la realtà.
o SLEEPER EFFECT à se subito dopo l’esposizione, il messaggio non è efficace perché ad
esempio l’emittente non è ai miei occhi credibili, con il passare del tempo questo dato viene
meno. Nel tempo, perciò, il messaggio diventerà in qualche modo più accettabile e si
imprimerà nella nostra mente. L’efficacia del messaggio aumenta proporzionalmente.
(Esempio: Francesi a cui non piaceva la Tour Eiffel, dopo molti anni hanno iniziato ad
apprezzarla, diventando addirittura simbolo)

15/11/2022

FATTORI DI MEDIAZIONE RISPETTO AL MESSAGGIO

I fattori di mediazione relativi al messaggio presentano delle connessioni costanti con i fattori legati
all’audience. Tali connessioni sono costanti perché ciò che si conosce su determinati argomenti influenza
chiaramente le relative attitudini, così come le attitudini verso determinati temi influenzano ovviamente il modo
di organizzare la conoscenza attorno agli stessi. Inoltre, anche in questo caso, viene progressivamente
ridimensionata la capacità manipolatrice dei media, mettendo in evidenza la complessità dei fenomeni
intervenienti.
Analizzare il confezionamento del messaggio, nell’ottica di renderlo quanto più efficace possibile.

§ Credibilità del comunicatore à la domanda di fondo è: quanto la variabile dell’emittente può


modificare l’efficacia del messaggio? Risponde all’interrogativo se la reputazione di una fonte sia o
meno un fattore in grado di influenzare mutamenti di opinione: ci si chiede se messaggi uguali
possiedano un’efficacia diversa se attribuiti ad una fonte dotata di credibilità o meno.
Immediatamente dopo alla ricezione del messaggio, la credibilità della fonte gioca un ruolo
importante. Dopo un certo lasso di tempo, entra in campo il cosiddetto sleeper effect (vale a dire, la
credibilità de comunicatore diventa una questione di sfondo).
- Esperimento anni ’50 USA
Esposizione di individui a un messaggio. Gli studiosi confermano l’importanza di questa
variabile, specificando che quanto più grande è la competenza intesa come reputazione e
autorevolezza del comunicatore tanto più il messaggio risulterà efficace e ugualmente la fiducia
che si attribuisce al comunicatore avrà un peso rilevante a livello di efficacia del messaggio.

§ Ordine delle argomentazioni à come collocare gli argomenti di un messaggio che presenta 2 aspetti
di un argomento controverso e difficile. In che posizione collocare queste posizioni o positive o
negative quando si tratta di un argomento complesso.
Se in un messaggio bilaterale, vale a dire che un messaggio che presenta argomentazioni a favore
ed argomentazioni contro un certo tema, siano più efficaci le argomentazioni poste all’inizio oppure
alla fine. Inoltre, tenta di rispondere alla domanda se sia meglio collocare un argomento che si vuole
sostenere all’inizio o alla fine: non si raggiunge una risposta univoca, non si riesce cioè a stabilire
quale dei due metodi organizzativi del messaggio “funzioni” maggiormente, tuttavia si rileva che:
o EFFETTO RECENCY à se esiste una conoscenza preventiva, una certa familiarità al tema,
è meglio collocarlo alla fine.
o EFFETTO PRIMACY à se non sussiste alcuna conoscenza, allora è meglio collocarlo
all’inizio.

§ Completezza delle argomentazioni à L’impatto sull’audience nel presentare un solo aspetto (one
side) od entrambi gli aspetti di un tema controverso (both side).
È stato rilevato che:
- Presentare entrambi i lati di un tema è maggiormente efficace su individui che inizialmente
erano di parere opposto.
- Presentare entrambi i lati di un tema è meno efficace per chi era già convinto in partenza.
- Presentare entrambi lati è più efficace per gli individui che presentano un livello di istruzione
maggiore (perché hanno maggiori strumenti interpretativi)
- Presentare un solo lato della questione (one side message) è più efficace per gli individui
meno istruiti.
- Presentare entrambi i lati è minimamente efficace per il gruppo di individui che era già
convinto in partenza e che presenta un basso livello di istruzione
- Infine, omettere o presentare un terzo argomento gioca un peso rilevante nel caso di un
messaggio “both side messaggio” (cioè messaggio che presenta due argomentazioni).

§ Esplicitazione delle conclusioni à domanda di fondo: è più efficace un messaggio che illustra delle
conclusioni o un messaggio che le lascia implicite?
- Quanto maggiore è il coinvolgimento del destinatario, tanto più utile è non esplicitare le
conclusioni, perciò lasciarle implicite.
- Quanto più approfondita è la conoscenza da parte dei destinatari, tanto più utile ai fini
dell’efficacia del messaggio è lasciare implicite le conclusioni.
- Argomenti pubblici complessi e difficili, si rivelano maggiormente efficaci quando le
conclusioni vengono esplicitate.

INFLUENZA SELLETTIVA (sempre nell’ambito delle teorie di trasmissione)


Concetto sviluppato soprattutto da degli studi di matrice sociologica e oltretutto, per quanto riguarda i mezzi
di comunicazione di massa, non si guarda più alla quantità degli effetti ma alla loro qualità.
Ulteriore passo in avanti nel superamento della teoria ipodermica.
Questa analisi dei media si lega a tutta una serie di studi sociologici che inizialmente sono orientanti verso
obiettivi completamente differenti.

2 studiosi nel 1939 realizzano una ricerca negli stabilimenti della Western Electric Company di Chicago, con
lo scopo di trovare delle soluzioni per aumentare la produttività degli operai.
Variano l’intensità della luce. Vengono analizzati un gruppo di operai che lavorano nei quadri elettrici, si
accorgono di un’esistenza di una serie di norme all’interno del gruppo (norme informali, relazionali, non
scritte) che in definitiva guidano il comportamento di questo gruppo di individui. Viene messa in luce
l’esistenza di reti sociali e scoprono quali sono quelle norme informali non scritte che però tutti i membri di
quel gruppo condividono e rispettano:
Norme produttive informali
- Non produrre troppo, in modo che non emerga uno rispetto ad un altro
- Non produrre troppo poco
- Non fare la spia
- Non tenere le distanze sociali
I ricercatori si accorgono che queste regole sono un collante molto forte all’interno della rete sociale e che
per modificare la produttività dei lavoratori bisogna agire su queste regole informali condivise.

Livello di attaccamento personale à Gruppo di veterani (più forte) e gruppo di reclute (meno forte).
Questo tipo di studi porta in definitiva a sottolineare l’importanza dell’influenza personale nei processi di
fruizione dei contenuti mediali. Il fruitore di media ha dei rapporti con gli altri, delle relazioni, dei confronti che
sono estremamente importanti nel determinare la funzione dei contenuti mediali.
L’influenza personale dice che il pubblico non è passivo come la teoria ipodermica ipotizzava, non solo ha
delle caratteristiche individuali (ogni membro è differente dall’altro), ma dobbiamo tenere conto anche della
presenza di reti sociali che possono rendere quei contenuti efficaci o totalmente inefficaci.

Influenza personale:
§ Si aggirano le finalità persuasorie dei media, poiché i contatti personali sono assolutamente casuali;
Questo concetto fa si che vengano completamente meno le finalità persuasorie dei media.
§ Vengono evitati i vari meccanismi di selezione, credibilità del comunicatore, percezione selettiva,
ecc.
§ Viene meno l’intenzionalità del messaggio, perché io non comunico perché ho un obiettivo.
(esempio, quando una campagna entra nel vivo, non è possibile evitare conversazioni o scambi
d’opinione)
§ La flessibilità permette di evitare l’effetto boomerang. (esempio: nel corso di una conversazione, ad
esempio, si può intervenire minimizzando alcuni aspetti se si ha l’impressione che siano sgraditi
all’interlocutore o viceversa);
§ Vi è una ricompensa (non in senso materiale) immediata se si condivide l’opinione e – all’opposto –
emarginazione se non c’è condivisione. Senso di coesione (va tuttavia evidenziata in questo caso
l’esistenza di una forte spinta al conformismo sociale).
§ La fiducia e il prestigio dell’interlocutore hanno un peso rilevante per quanto riguarda i contenuti
mediali. Se una persona che io stimo mi dice di non fare una determinata cosa, io tendenzialmente
sarò portato a seguirlo.

TWO STEP FLOW OF COMMUNICATION


La teoria del Two-step flow of communication considera l’influenza dei contatti personali come preminente
rispetto a quella esercitata dai media. Porta alla concettualizzazione del modello di comunicazione in modo
completamente diverso rispetto alle teorie ipodermiche.
Modello di comunicazione a due fasi. Abbiamo i mass media che arrivano agli opinion leader che a loro volta
sono in contatto con altri leader.

Solitamente i leader sono persone molto informate che fruiscono grandemente dei mezzi di comunicazione
di massa, persone a cui attribuiamo credibilità, fiducia e che mediano il nostro rapporto con i mezzi di
comunicazione di massa, quasi lo filtrassero.
Deriva da una ricerca sociologica che riguardo 800 donne del Middle West nel 1945, finalizzata a
comprendere come funzionasse il concetto di influenza personale in vari ambiti nella vita di queste donne.
Donne sottoposte ad un questionario, emerge che una grande percentuale di queste donne si affida ai
consigli di amiche e donne che sono riconosciute come più competenti. Sottopongono un altro questionario,
in cui emerge che sono grandi consumatrici di contenuti mediali.

Opinion leader à sono dei soggetti molecolari, cioè del tutto trasversali alle classi sociali (possono
appartenere a qualsiasi classe sociale, non importa lo status, non importa nemmeno il loro status
socioeconomico). Sono caratterizzati da un elevato consumo media. Sono individui dotati di influenza e che
mostrano una più attenta reattività e capacità di risposta, ad esempio, agli eventi di una campagna elettorale.
Essi non si identificano con le persone cui si attribuisce normalmente prestigio, ma sono molecolari, vale a
dire trasversali alla stratificazione socioeconomica e sono rintracciabili in qualsiasi classe sociale. Gli Opinion
leaders sono inoltre caratterizzati da un elevato e frequente utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa per
l’acquisizione di informazioni e conoscenze.

Katz e Lazarsfeld distinguono:


§ Leadership orizzontale à influenza esercitata fra simili ed inoltre essa può essere intercambiabile,
come ad esempio nel gruppo dei pari, in cui una persona è più competente su un argomento mentre
un’altra su un altro tema.
§ Leadership verticale à si tratta dell’influenza esercitata da soggetti collocati a livello superiore nella
rete sociale, individui cui si riconosce a priori la competenza. Può essere nell’ambito di un
condominio dove vive un medico, rappresenta una fonte autorevole a cui immediatamente viene
riconosciuta superiorità.

Merton (1949) distingue:

§ Leader d’opinione locale (polimorfico) à potrebbe essere il sindaco di una città piccola, perché è un
individuo che ha sempre vissuto in quella città, ha una rete sociale fitta e partecipa alla vita attiva del
posto, non ha competenze specifiche. Il suo è un consumo mediale normale (medio), tende a leggere
gli eventi in maniere personalizzata, cioè ad insistere sulla dimensione umana (esempio: parlando al
bar con i concittadini potrebbe dire “proviamo ad immaginare se fossimo nei panni di chi sta subendo
la guerra in Ucraina), lettura empatica. Proprio perché non ha competenza specifica, lui esercita la
sua influenza su varie aree della conoscenza, non è un tecnico ma comunque esercita un’influenza.

§ Leader d’opinione cosmopolita (monomorfico) à potrebbe essere un professore universitario di fisica


in pensione che arriva a vivere in quel paese.
- È un individuo che non è membro della comunità
- Egli ha poche e sezionate relazioni interpersonali
- Possiede una competenza specifica
- Ha un consumo mediale molto elevato

CRITICHE
Questa teorizzazione ad oggi è facilmente criticabile perché da un lato l’accessibilità ai mezzi di
comunicazione è ampissima, sull’altro versante, queste teorizzazioni non tengono conto di quegli individui
che non dialogano o non si confrontano con gli altri (non emarginati, ma si sottraggono agli scambi, perché
magari preferiscono usufruire dei mezzi di comunicazione e riflettere da sé).

Sono state però formulate numerose critiche, spesso sulla base di indagini empiriche, alla teoria degli effetti
limitati, soprattutto per quanto riguarda il Two-step flow of communication e gli Opinion leaders:
§ In circostanze diverse ed in presenza di argomenti peculiari (ad esempio, in situazioni di crisi) funziona
maggiormente la comunicazione interpersonale;
§ La tesi degli opinion leaders può essere agevolmente smontata, considerando ad esempio una
maggiore diffusione della radio o della televisione;
§ Vanno presi in considerazione anche “coloro che non discutono”, soggetti quindi maggiormente
esposti all’influenza dei media. Pertanto, è alquanto riduttivo parlare di opinion leaders e dei soggetti
da essi influenzati, poiché vi sono categorie o gruppi che si sottraggono patologicamente a tale tipo
di influenza;
§ Il modello del flusso a due tappe della comunicazione sembra calzare a pennello alla società
americana del periodo storico in cui la teoria è stata formulata, ma apre non pochi dubbi nel caso di
altre società, nonché sulla sua applicazione in altre fasi storiche.

Fine teorie della trasmissione


LE TEORIE CULTURALISTE
Rispetto alle teorie di trasmissione, queste teorie nascono e si sviluppano in Europa. Si oppongono
chiaramente a quello che definiscono l’approccio di tipo amministrativo, che è proprio quello della scuola
statunitense e che sostanzialmente considera fenomeni molto ben circostanziati perdendo di vista una
visione di insieme. Queste teorie dicono che è impossibile analizzare i mezzi di comunicazione di massa
prescindendo dall’analisi del contesto in cui si collocano, cioè devo studiare la totalità in cui si collocano i
mezzi di comunicazione di massa.
È vista come totalità vs. frammentazione. L’approccio è completamente diverso, gli studi empirici sono molto
pochi perché questi ultimi estraggono solo un piccolo frammento e non tutta la società.
Approcci analitici completamente differenti da quanto visto sinora. La prima differenza è che sottolineano il
fatto che i mezzi di comunicazione di massa non possono essere studiati se non contestualizzati, cioè inseriti
nel contesto sociale, in quanto essi fanno parte di fenomeni e processi molto più ampi.

TEORIA CRITICA (scuola di Francoforte)

Raccoglie una serie di studiosi di matrice marxista che tuttavia sono critici anche nei confronti del marxismo
classico. Questa scuola sarà costretta a chiudere durante gli anni del nazismo e i suoi esponenti si rifugiano
a Parigi e a New York à dato interessante perché in definitiva vengono in contatto con le teorie e le
metodologie di matrice amministrava e con i programmi statunitensi (che non approvavano, in quanto
secondo loro non potevano fornire delle interpretazioni della realtà).
Concetto centrale: industria culturale. La scuola di Francoforte non fa una teoria sui media, ma sulla società,
in cui vengono analizzati anche i media. Questi studiosi (Marcuse, Adorno, Habermas, Horkheimer) vedono
i mezzi di comunicazione di massa come degli strumenti che riproducono semplicemente i rapporti di forza
all’interno della società. Inoltre, secondo loro, la ricerca di tipo amministrativo concepisce i media unicamente
come degli strumenti per realizzare determinati scopi.

§ INDUSTRIA CULTURALE à la produzione di prodotti culturali segue semplicemente le medesime


logiche di qualsiasi altra produzione industriale. Risultato di una catena di montaggio al pari di tutte
le altre catene di montaggio. La cultura viene ridotta a merce, cioè valutata secondo le logiche di
scambio che caratterizzano qualsiasi altra produzione industriale.
Per la scuola di Francoforte avviene un po' come nella fiaba del “Piffero magico”, i media sono anche
i responsabili di una vera e propria seduzione di massa, artefici di una perpetuazione, di un
mantenimento delle ingiustizie sociali. Le industrie culturali, con il fatto che ci divertono, rilassano,
ecc. in realtà non fanno altro che risaltare le disuguaglianze all’interno della società e aumentare i
divari sociali.

§ PSEUDO-INDIVIDUALITÀ à in tale ottica il pubblico ritorna ad essere visto passivo, coniando questo
termine. Cioè il consumatore di contenuti mediali in realtà non è sovrano, non ha capacità citriche
autonome perché fruendo dei contenuti mediali finisce con l’indentificarsi senza riserve con la
società. Secondo loro, usufruire dei contenuti, e quindi divertirsi significa essere d’accordo; non solo,
ma divertirsi significa anche non doverci pensare, dimenticare il dolore anche dove viene mostrato.
Esempio: assuefazione di fronte ad immagini crude.

§ L’AUDIENCE fatta da pseudo-individualità è semplicemente un corpo sociale che è completamente


privo di potere, manipolabile, suggestionabile e soggiogabile.

§ Il concetto di FRUIZIONE dei contenuti mediali viene completamente rivisitato, perché non è un
processo autonomo interpretativo, in quanto i prodotti dell’industria culturale paralizzano
completamente l’immaginazione e la spontaneità, loro dicono ad esempio: apro la tv di fronte ad un
certo contenuto, io ormai riconosco immediatamente di che contenuto si tratta e so anche come
andrà a finire.

§ Per quanto riguarda gli EFFETTI, gli studiosi parlano di una natura multi-stratificata dei messaggi che
toccano gli spettatori e gli ascoltatori a vari livelli psicologici. Esempio: se una persona guarda
unicamente dei contenuti polizieschi violenti, alla fine la sua visione della realtà sarà plasmata su quei
contenuti (società violenta).

§ GENERI (televisivi, radiofonici, ecc.) à si basano su forme stereotipiche. Per loro sono degli elementi
indispensabili per organizzare ed anticipare le esperienze della realtà sociale del soggetto.

STUDIO DI WALTER BEJAMIN, 1936- L’OPERA D’ARTE NELL’EPOCA DELLA RIPRODUCIBILITÀ TECNICA
Si inserisce coerentemente nelle teorizzazioni della teoria critica e inoltre, evidenzia il ruolo dei mezzi di
comunicazione di massa. Egli dice che la riproducibilità è una prerogativa del genere umano, la riproducibilità
tecnica è un fatto del tutto inedito, innovativo, in cui i mezzi di comunicazione giocano un ruolo di primo
piano. Ad esempio, lui cita la fotografia, perché la gestualità la manualità viene sostituita dallo sguardo in
maniera automatica ed istantanea, non c’è intermediazione, lui pensa al cinema, dove noi abbiamo la scena
e noi la visioniamo nel momento stesso in cui gli attori stanno agendo, anche qui ciò che conta è lo sguardo.

Il problema riguarda l’originalità dell’opera d’arte, perché cambia qualcosa al pari dell’autenticità dell’opera
d’arte (esempio: Gioconda). Ci sono più versioni “rivisitate” della gioconda, non sono falsi, sono sottoposti
ad un processo di riproducibilità tecnica (Gioconda di Andy Warhol, non è un falso, è un qualcosa di differente
rispetto all’opera creata e dipinta)
La riproducibilità tecnica permette una fruizione maggiore dell’opera d’arte che viene inserita per l’appunto
in libri, viene spiegata in documentari, non si tratta di falsi ma indubbiamente manca quello che Benjamin
chiama il “qui e ora” (Esempio: quadro di Dalì viene creato nel momento “qui e ora”, nella cartolina o in un
poster, se viene rappresentato il dipinto, non si tratta di un falso, ma gli manca comunque il “qui e ora”).
Permette inoltre una fruizione a distanza di tempo, una fruizione che altrimenti sarebbe impossibile (esempio:
io non posso andare ad ascoltare un concerto di Beethoven in cui suona il piano, però posso comprarmi un
CD ed ascoltare il concerto di Ludwig van Beethoven).
- Esempio: La ragazza con l’orecchino di perla, Vermeer/ film della ragazza con l’orecchino, non è un
falso, ma viene a mancare quel tratto assoluto del “link e lunk à qui e ora”.
Ruolo peculiare ed importante dei mezzi di comunicazione di massa, dice che dobbiamo considerare che
l’aura dell’opera d’arte cambia totalmente, dobbiamo considerare che è qualcosa d’altro. L’autenticità e
l’originalità dell’opera d’arte muta continuamente.

17/11/2022

TEORIA CULTUROLOGICA (Francia)

Nasce e si sviluppa in Francia qualche anno più tardi rispetto ai critici della scuola di Francoforte; perciò,
anni ’60 e anche questa teorizzazione è un approccio della totalità, vale a dire, anche in questo caso i mezzi
di comunicazione di massa non sono oggetto di un’analisi a sé stante ma rientrano in un’analisi sulla società
in toto (nella sua totalità).
I suoi concetti di base sono:
§ Approccio della totalità
§ La cultura di massa
§ Il sincretismo culturale
§ Il prodotto culturale

Il punto di partenza di questa teoria è “L’espirit du tempo”, 1962, Edgar Morin, non contiene una teoria
comunicativa, bensì una definizione della nuova forma di cultura presente nella società contemporanea.
Questo testo ha un discreto successo ma ottiene anche molte critiche, proprio perché è una teorizzazione
che riguarda il tutto, la società nel suo insieme e secondo i detrattori di Morin, è un testo che costruisce una
metafisica catastrofica. Nel suo approccio alla totalità, Morin individua precisamene il ruolo significativo che
nella società dell’epoca hanno i mezzi di comunicazione di massa, non solo, lui osserva la società
contemporaneo non come un estraneo ma come un individuo che vive nel suo interno, che quindi vive sia
gli aspetti negativi sia quelli positivi.
Individui come caratteristica marcante. La società della sua epoca: la cultura di massa à complesso di
cultura, storia e civiltà che forma un sistema di cultura, vale a dire un sistema di simboli, valori, miti ed
immagini che riguardano sia la dimensione pratica dell’esistenza che l’immaginario collettivo.
In quanto osservatore partecipante Morin non ha una posizione né negativa né positiva rispetto alla cultura
di massa, non la critica né la esalta, si limita ad analizzarla. Siamo molto lontani dalle concettualizzazioni della
società di massa.

CULTURA DI MASSA
Analizzando superando la definizione appena riportata, Morin sottolinea che essa è prodotta secondo le
norme di massa della produzione industriale. La cultura di massa viene prodotta e riprodotta secondo la
“catena di montaggio”. È una cultura di massa perché è diffusa mediante tecniche di diffusione di massa,
tramite i mass media e tutti gli altri mezzi di comunicazione di massa, lui si sofferma e dice che questo è un
neologismo molto strano.
È una cultura indirizzata, rivolta ad una massa sociale à agglomerato gigantesco di individui che è trasversale
rispetto a quelle che sono le strutture classiche della società.
Aggiunge che la cultura di massa non è l’unico sistema culturale della società contemporanea, perché in
realtà essa è policulturale, afferma che la cultura di massa è quella predominante nel momento storico in cui
scrive, ma non è l’unico sistema culturale, perché all’interno vi è una cultura classica, una nazionale, una
generazionale; quindi, dice che le nostre società sono policulturali, con all’interno più sistemi culturali. La
cultura di massa è comunque quella predominante.

CONTESTO STORICO
Nel momento storico in cui scrive Morin, bisogna richiamare il clima sociale degli anni ’60 à anni caratterizzati
da un benessere diffuso, le varie società si sono riprese ormai dal dramma e dal trauma della seconda guerra
mondiale e dalle difficoltà del dopoguerra, i processi di industrializzazione hanno ripreso rigore, il benessere
si diffonde in quasi tutte le classi sociali, si assiste ad una produzione di massa di beni e prodotti facilmente
accessibili alla maggioranza degli individui, non solo, la tecnologia diventa sempre più importante nel
quotidiano delle persone. Sono anni in cui si formano le prime forme di consumismo.
La fruizione televisiva diventa una costante nella vita delle famiglie, diventa una situazione condivisa con gli
altri. In questo contesto Morin, sottolinea che i media hanno un peso ed una consistenza rilevante nella
diffusione di questa forma culturale.

§ Cultura di massa à È una cultura che deve rispondere alle esigenze più diversificate (proprio per
raggiungere tutti gli individui), per cui il suo punto di forza diventa la sua elevata adattabilità. È una
cultura che coglie le esigenze degli individui, le fa proprie e si adatta.
• In questo momento storico prende piede la cosiddetta cultura del loisir (cultura del tempo
liberoà è un elemento della cultura di massa), da un lato, grazie ai processi di industrializzazione
e tecnologizzazione si contrae il tempo lavorativo degli individui, dall’altro, i processi di
produzione diventano molto più brevi rispetto al passato. Vi è una netta distinzione fra la vita
lavorativa e il tempo libero che rimane agli individui. La cultura di massa aiuta gli individui a
riempire, a dare significato al loro tempo libero, è chiaro che la cultura del loisir non sarebbe
stata possibile in un’altra società se non in questa degli anni ’60.

§ Questo, a parere di Morin porta a quello che egli chiama un “super individualismo privato” à
trasforma il consumatore nel suo fantasma, perché l’individuo si richiude nella sfera privata, si
richiude nella ricerca del soddisfacimento dei propri bisogni anche a livello culturale; in altri termini,
in questa società diventa più forte lo spirito individualistico, la ricerca di auto-realizzazione in tutti i
livelli, rispetto ad uno spirito collettivistico.
Il confronto che riguarda l’individuo della teoria critica, dove il consumatore aveva l’illusione di essere
libero nelle sue scelte, ma in realtà non lo era, Morin invece attenua questo concetto e lo interpreta
in maniera differente, perché lui parla di super individualismo privato, cioè rinchiudersi nella sfera del
proprio mondo, dei propri bisogni e delle proprie aspettative.
PRODOTTO CULTURALE
È frutto di una dialettica/interlocuzione costante, tra il sistema di produzione culturale e i bisogni culturali dei
consumatori.

SINCRETISMO CULTURALE
Egli definisce il sincretismo culturale come la qualità media per uno spettatore medio. Se io devo soddisfare
gusti ed esigenze di una società di massa, non posso soddisfare ciascuna specifica aspettativa, però
fornendo una qualità media per colui o colei che nella mia testa rappresenta il destinatario medio, in definitiva
riesco a soddisfare tutti.

La qualità media per uno spettatore medio à lui dice che in una pellicola cinematografica vi sono diversi
generi; tuttavia, sono le esigenze stesse della produzione di massa a definire il denominatore comune.
- Esempio: se devo produrre un film che deve catturare l’attenzione degli individui lo farò basandomi
su ciò che al momento può interessare alla società del momento.

Morin dice che sono due i grandi filoni della cultura di massa che si contaminano a vicenda:
§ Da un lato, i fatti di cronaca (l’informazione), dove viene messo in evidenzia soprattutto l’inatteso,
qualcosa di bizzarro oppure qualcosa che colpisce immediatamente l’attenzione, cioè l’incidente, la
catastrofe.
§ Sull’altro versante, l’altro grande filone è quella della fiction (in senso lato) che si colora di reale. Infatti,
Morin dice “l’immaginario mima il reale ed il reale assume i colori dell’immaginario”.

CULTURAL STUDIES (Inghilterra)

Nascono in Europa però in Gran Bretagna, raccolgono una serie di studi ed analisi che anche in questo caso
non si concentrano unicamente sui media ma sul concetto più ampio di cultura.
Sono anch’essi un apporto innovativo perché partono dal presupposto che la cultura non è una pratica né
semplicemente la descrizione della somma delle abitudini e dei costumi di una società.
Per questi studiosi la cultura passa attraverso le pratiche sociali, cioè passa attraverso i comportamenti
quotidiani degli individui, ed è il risultato delle loro interrelazioni. Questi studi vanno ad analizzare la
produzione dei media come un sistema di pratiche per l’elaborazione della cultura.
Inoltre, questi sono studi sul consumo dei contenuti mediali inteso come un luogo di comunicazione (di
negoziazione) tra pratiche comunicative diverse.

CONTESTO STORICO
Anche qui bisogna andare a vedere il contesto storico dell’epoca à Gran Bretagna degli anni ’60 in cui anche
qui si rimarca una consistente ripresa economica post-bellica, un’incalzate sviluppo industriale,
l’affermazione del Welfare State, ma il dato che preoccupa questi studiosi è una forte tendenza alla
americanizzazione, cioè forte tendenza ad assimilare modelli culturali provenienti dagli USA.
Gli studiosi in definitiva, sulla base di queste tre variabili (aumento benessere, industrializzazione, Welfare
State, americanizzazione) temono un venire meno della cultura popolare inglese; perciò, attuano un
approccio metodologico del tutto innovativo che però li esporrà a grandi critiche.

Adottano l’APPROCCIO ETNOGRAFICO:


§ Metodo di ricerca fondato sull’osservazione partecipante che consiste letteralmente nel vivere con i
soggetti studiati e vivere come i soggetti studiati, il grande problema è che il ricercatore che vive con
e come i soggetti studiati rischia di immedesimarsi al punto di perdere la distanza scientifica e quindi
con io rischio di diventare parte di quel gruppo (al centro ci sono le pratiche e le interazioni sociali).
Il presupposto è che per comprendere la realtà la devo vivere in prima persona altrimenti è
impossibile comprenderla
§ Metodo di ricerca: intervista, analisi documentale, osservazione partecipante e si basa su metodo
induttivo, per elaborare teorie…
The uses of Literacy, Hoggart, 1957
à Per la prima volta si considera prodotto culturale e si analizzano ad esempio i fumetti; è la prima volta che
si prende in considerazione un prodotto culturale di questo tipo.
Parallelamente egli indaga su quelli che ritiene i luoghi preferenziali della cultura popolare inglese (pub, luoghi
dove vi sono degli scambi, delle relazioni fra individui).
Approda alla conclusione che ci sia un’interazione fra il sistema educativo e le forme di produzione culturale
di larga scala, cioè non attacca la cultura popolare, lui tutto sommato dice “c’è una cultura di massa che è
imposta dall’alto” veicolando quindi dall’alto determinati contenuti.
Per la prima volta ci si occupa di prodotti culturali della più disparata natura (quotidiani, riviste, fumetti e
fictions popolari). L’autore indaga inoltre nei luoghi della cultura popolare (come i pubs) per ravvisare precise
connessioni con la vita quotidiana. Nel suo studio, Hoggart analizza riviste, giornali popolari e film,
documenta lo smembramento della vecchia cultura di classe, lamentando la perdita delle comunità vicine e
la loro sostituzione con la cultura di massa emergente. Le caratteristiche principali di questo sono i giornali
scandalistici, la pubblicità e il trionfo di Hollywood. Questi fenomeni “alieni” hanno colonizzato le comunità
locali e trasformato i loro tratti distintivi. L’attacco di Hoggart non è sulla cultura popolare; piuttosto è sulla
cultura di massa che viene imposta dall'alto. Il volume esamina infatti come il sistema educativo interagisca
con le forme di produzione culturale su larga scala, dal cinema alla letteratura popolare, sistema che
determina l’appartenenza a una certa classe sociale, e si affianca, fra l’altro, alla trasmissione tradizionale
del sapere, prevalentemente orale, all’interno di una comunità. La sua è però la ricerca frustrata di una cultura
organica.

Television. Technology and cultural form, Williams, 1974


à una delle analisi più brillanti del linguaggio televisivo.
Non si pone criticamente riguardo alla televisione, egli riconosce in essa un fattore importante delle forme
culturali della società dell’epoca. Lo scopo del volume è quello di indagare e descrivere alcune relazioni fra
la televisione come tecnologia e la televisione come forma culturale. Si dice spesso che la televisione abbia
cambiato il nostro mondo e si parla spesso di come la tecnologia ci faccia approdare ad un mondo nuovo,
ad una nuova società, ad una nuova fase storica.
L’approccio utilizzato è il familiy television:
§ Approccio etnografico (osservazione del contesto naturale in cui si estrinseca un dato fenomeno –
consumo televisivo a casa);
§ Rifiuta di considerare il pubblico come un tutt’uno indistinto, qui emerge il problema di questo
approccio
§ Metodo dell’osservazione partecipante
§ Limite nel fatto che il consumo mediale è di un numero ristretto di nuclei familiari.

L’autore, inoltre, distingue fra determinismo tecnologico (come forma culturale dominante) e determinismo
sociologico (come concezione sintomatica della tecnologia):
22/11/2022

DETERMINISMO TECNOLOGICO
È una teoria riduzionista, la quale sostiene che la tecnologia di una società guida lo sviluppo sociale e i valori
culturali. L'origine del termine è attribuita al sociologo statunitense Thorstein Veblen.

1) La televisione è così potente da aver modificato le caratteristiche degli altri medium preesistenti
2) La televisione ha modificato le istituzioni e i rapporti sociali
3) La televisione modifica la percezione della realtà da parte degli individui e di conseguenza le modalità
di relazione con gli altri e con il mondo;
4) La televisione come mezzo di comunicazione e intrattenimento ha un ruolo fondamentale nel
cambiare la forma e la scala della società;
5) La televisione ha comportato delle conseguenze impreviste sugli altri media di informazione e
intrattenimento, ma anche su alcuni processi di vita familiare, culturale e sociale;
Questi 5 punti, ideati da Williams, aprono delle visioni analitiche differenti, sostituendo il soggetto televisione
con, ad esempio, i social media à notiamo che il ragionamento mantiene comunque veridicità. C’è un’analisi
teorica e pragmatica per arrivare a tali punti.

DETERMINISMO SOCIOLOGICO
6) La televisione soddisfa i bisogni di un nuovo tipo di società, trasmettendo modelli di comportamento;
7) La televisione è uno strumento per promuovere una nuova fase del consumo domestico à la
pubblicità genera nuovi bisogni;
8) La televisione organizza e rappresenta elementi di passività, inadeguatezza culturale e psicologica,
facendoli uscire da una forma latente;
9) La televisione ha risposto ai bisogni di una nuova società di massa, complessa ma atomizzata à la
società di massa che gli studiosi intravedono non è quella della teoria ipodermica, è molto più
complessa ed articolata, ci sono più occasioni di fruizione mediatica, ugualmente ci sono nuclei
indipendenti come quelli familiari.

Ma entrambe le posizioni considerano la tecnologia distaccata dalla società, isolata. Nel determinismo
tecnologico, la storia della tecnologia o della scienza è presentata come una storia separata da quella
dell’uomo; nel determinismo sociologico, la tecnologia viene vista come uno sviluppo desiderato in relazione
a certi scopi e pratiche che si hanno già in mente.

CONCETTO DI FLUSSO à vede la continuità dello scorrere dei contenuti televisivi, Williams li interpreta
come tanti frammenti che scorrono in maniera ininterrotta davanti ai nostri occhi. Noi non dobbiamo più
pensare per singoli contenuti, in quanto ciascuno di questi è un frammento di una narrazione continua del
medium televisivo. È una narrazione progressiva e continua e molte volte, noi come fruitori, accendiamo il
mezzo televisivo non tanto per vedere un dato programma ma perché siamo consapevoli che troveremo
qualcosa da guardare in modo superficiale.

Family Television: Cultural Power and Domestic Leisure-(Morley 1986)


Il volume prende spunto dallo studio di 18 nuclei familiari tradizionali, di differenti condizioni
socioeconomiche, e si focalizza sulle reali modalità di consumo televisivo in ambito familiare. Applicò il
metodo etnografico a 18 nuclei familiari di diversa estrazione sociale.
Si concentra principalmente sull’azione stessa di fruizione del contenuto televisivo. Come gli individui
fruiscono tali contenuti.
§ L’esposizione televisiva viene considerata un’attività sociale (un nucleo familiare guarda la televisione
mentre consuma assieme il pasto, si riunisce davanti allo schermo dopo cena)
§ Il consumo televisivo entra così a far parte delle relazioni domestiche
§ Numerose attività accompagnano il consumo televisivo
§ Esiste un diverso impegno nell’esposizione televisiva da parte dei membri nel nucleo familiare.
L’audience non è più compatta, ma si segmenta sino a diventare un insieme di molteplici spettatori
(ciascuno, infatti, rappresenta un’audience potenziale, che attiva diversi livelli di attenzione ed
interpretazione)
§ Contro l’immagine dominante che attribuisce ai media un effetto distruttivo delle routine quotidiane
e delle relazioni familiari, al contrario, la televisione offre ai membri di un nucleo familiare l’occasione
per riunirsi e per discutere.

The social uses of television- Lull (1980-1990)


Anche Lull studia dei nuclei familiari (93), per determinare il responsabile delle selezioni dei programmi
televisivi in casa, come avvengano i processi di selezione e come i ruoli di posizione nella famiglia e i modelli
di comunicazione familiare influenzino questa attività. Secondo l’ipotesi di ricerca, l’audience “usa” la
televisione in vari modi ed è proprio l’ambiente familiare a determinare le differenti utilizzazioni da parte degli
individui. L’ambiente sociale della famiglia è così uno dei maggiori promotori e “iniziatori” dell’utilizzo del
mezzo televisivo.
Grazie a questa ricerca vennero anche riconfermate alcune ipotesi precedenti riguardanti il tipo di fruizione
degli individui: socio-oriented o concept-oriented:
Distingue 2 tipi di fruizione:
§ Fruizione socio-oriented, orientata sulle relazioni sociali tra i vari membri e anche sui sentimenti degli
altri, si cerca di rispettare i gusti di tutti. Si guarda più al valore delle relazioni tra i membri della
famiglia. I minori sono portati ad andare d’accordo con tutti gli altri, cioè a non discutere con gli
adulti, a reprimere le loro reazioni e l’aggressività. Gli individui/le famiglie socio-oriented sono
caratterizzati da una visione della televisione in generale, non di programmi particolari e prevale l’idea
del mantenimento di un clima armonioso, evitando comportamenti e atteggiamenti conflittuali;

§ Fruizione concept-oriented, in questa fruizione i bambini sono incoraggiati ad esprimere le loro idee
e anche a sfidare le credenze degli altri, non c’è quella forma di accordo di massima. I bambini sono
esposti anche a contenuti controversi e quindi fanno domande e si oppongono anche.
Gli individui/le famiglie concept-oriented sono invece caratterizzati da una fruizione di programmi
specifici, che diventano oggetto di discussione e negoziazione.

Inoltre, Lull distingue fra una dimensione strutturale ed una razionale del medium televisivo:

DIMENSIONE STRUTTURALE
§ Un uso ambientale, come rumore di sottofondo, compagnia ed intrattenimento
§ Un uso regolativo, che può accompagnare le diverse attività quotidiane, come i pasti in coincidenza
con i programmi di informazione, lo sleeping time per i bambini, ecc.

DIMENSIONE RELAZIONALE
§ Occasioni di comunicazione (vale a dire l’offerta di soggetti e temi di discussione, la creazione di un
terreno comune);
§ L’appartenenza o l’esclusione (l’esposizione televisiva può rafforzare i legami tra i membri della
famiglia, mediante discussioni e commenti, ma anche per sottrarsi ad essi);
§ L’apprendimento sociale di modelli e valori (riecheggiando alcune teorie precedenti);
§ La competenza ed il dominio, si creano ruoli che sono differenziati all’interno della famiglia e che
vengono a nudo nell’ambito della fruizione televisiva

LA TEORIA FUNZIONALISTA (Stati Uniti)

Anche in questo caso il ruolo dei media è contestualizzato all’interno di una teoria sociologica più ampia.
L’approccio struttural-funzionalista ai media affronta il loro ruolo e le relative problematiche a partire dalla
società, nonché dal suo equilibrio: si tratta pertanto di un approccio globale. L’orientamento funzionalista
nasce negli Stati Uniti nell’immediato dopoguerra e si tratta di un approccio che riflette appieno la particolare
situazione socio-culturale di quel Paese: una società che ha visto fallire le tendenze riformatrici e non ancora
interessato dalle rivolte degli anni Sessanta.
Conseguentemente, l’esigenza di una “società armoniosa”, strutturata sulla conformità e sul controllo, è
un’esigenza sociale, prim’ancora che accademica.
§ Approccio che considera la società come un organismo biologico.
§ Stati uniti periodo post-bellico.
§ Concetto di equilibrio e armonia sociale.

L’attenzione si sposta dagli obiettivi della comunicazione (effetti), dalla manipolazione, alla persuasione,
all’influenza, alle funzioni svolte dai media nella società.
CONCETTO DI FRUIZIONE à i media contribuiscono al mantenimento dell’equilibrio all’interno della società.
Da situazioni specifiche di fruizione mediale si passa alla situazione comunicativa “normale” e consueta della
produzione e diffusione quotidiana di messaggi di massa. Si guarda alla fruizione normale degli individui.
§ Il modello sociologico funzionalista affonda le sue radici nelle scienze biologiche
§ perché considera la società un organismo vitale, un sistema di parti interconnesse.
§ Un mutamento interveniente in una delle parti provoca uno squilibrio generale nell’intero organismo.

I concetti di fondo sono:


§ Interconnessione delle parti
§ L’equilibrio naturalmente auto-prodotto
§ La riorganizzazione che segue l’eventuale perturbamento o rottura dell’equilibrio.

Equilibrio del sistema à primo limite del sistema ed elemento più importante. È un limite dal momento che
vuol dire che non si concepisce nessuna forma di conflitto all’interno della società.
La forte accentuazione riposta sul concetto di equilibrio del sistema, nonché su quello di riorganizzazione, fa
sì che tale teoria sia stata spesso accusata di prestare maggiore attenzione alla situazione di equilibrio che
a quella di conflitto.

MODELLO AGIL
In una società esistono istituzioni e/o sottosistemi che operano per mantenere l’equilibrio e risolvere eventuali
bisogni e/o problemi: si tratta dei cosiddetti imperativi funzionali. Gli imperativi funzionali, sempre secondo
Parsons, sono quattro: A (adaption); G (goal attainment); I (integration) e L (latency).

§ A à l’adattamento all’ambiente consiste nella necessità di disporre di istituzioni e strutture in grado


di assicurarsi le risorse necessarie e distribuirle all’interno del sistema à divisione del lavoro
§ G àil raggiungimento degli obiettivi significa invece la capacità di mobilitare le risorse esistenti per
ottenere gli scopi prefissati all’interno di una gerarchia di priorità
§ I à l’integrazione delle parti si esprime nell’obiettivo di mantenere l’unità e la funzionalità del sistema
(solidarietà collettiva, cooperazione)
§ L à il mantenimento della struttura latente (o conservazione del modello) e la gestione delle tensioni
corrisponde alla verifica costante dell’esistenza di una struttura di valori comuni agli individui, nonché
all’individuazione dei meccanismi in grado di gestire le tensioni interne al sistema.

L’APPROCCIO AI MEDIA

Questi autori non sono interessati agli effetti dei mezzi di comunicazione di massa, essi vogliono enucleare il
ruolo dei media all’interno di questo organismo sociale, per cui concettualizzano l’idea di funzione, si
abbandona l’idea di un fine intenzionale della comunicazione.
Il contesto comunicativo è quello normale e quotidiano, non più un evento comunicativo (come una
campagna).
Con questo approccio si passa dall’analisi degli effetti mediali a breve termine agli effetti a lungo termine.
Punto di partenza costituito dalla concettualizzazione di Wright che nel 1959 dice: qualsiasi studioso che
intenda analizzare il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa deve considerare questi 12 punti, questa
griglia interpretativa:
1. Le funzioni (intese come conseguenze prevedibili dei mass media)
2. Le disfunzioni (rappresentano le conseguenze imprevedibili dei mass media)
3. Latenti
4. Manifeste delle trasmissioni, ovvero dei contenuti mediali
5. Giornalistiche
6. Informative
7. Culturali
8. Di intrattenimento
rispetto
9. Alla società
10. Ai gruppi
11. Agli individui
12. Al sistema culturale

Funzioni e disfunzioni
Per lui questo costituisce un approccio coerente ai mezzi di comunicazione di massa. Le comunicazioni di
massa esercitano determinate e precise funzioni se rapportati al sistema sociale o agli individui, esse infatti,
vanno distinte in:

§ Funzioni (e le disfunzioni) rispetto al sistema sociale


§ Funzioni (e disfunzioni) rispetto all’individuo

Funzioni e disfunzioni rispetto al sistema sociale:


§ Funzione di allertamento: ad esempio in occasione di eventi metereologici straordinari o ad attacchi
militari
§ Disfunzione: diffusione indiscriminata di notizie provenienti da tutto il mondo che, potenzialmente,
minaccia l’intera società
§ Funzione strumentale: per alcune attività, come scambi commerciali e la loro pubblicizzazione; o
le informazioni circa eventuali rincari di petrolio
§ Disfunzione: interpretazione errata delle informazioni che porta a reazioni collettive di panico,
incontrollate ed incontrollabili.

Funzioni e disfunzioni rispetto all’individuo:


- Funzione di utilità: consente all’individuo di esercitare una sorta di controllo sull’ambiente circostante
- Disfunzione dell’eccesso di informazione: di fronte all’enorme mole di informazioni gli individui
possono rispondere con l’isolamento, con il ripiegamento sulla propria vita privata. L’alluvione
comunicazionale” cui siamo sottoposti ci induce a rinchiuderci nella sfera privata, poiché essa è più
rassicurante. Lazarsfeld e Merton (1960) parlano di disfunzione narcotizzante, poiché il facile
accesso alle informazioni può provocare un falso “senso di dominio” dell’ambiente. Così, da un lato,
si tratta di una riduzione, nel senso di perdita di coinvolgimento degli individui nei i processi
partecipativi delle moderne democrazie, dall’altro di un segno dell’interesse dei soggetti nei confronti
dell’ambiente in cui vivono;
- Funzione di attribuzione di prestigio a coloro che fanno ogni sforzo per tenersi informati: essere un
cittadino informato è un dato positivo, percepito come tale all’interno della società
- Funzione di attribuzione di prestigio o status: i media li attribuiscono ad individui che sono sotto i
loro riflettori.
- Funzione di rafforzamento delle norme sociali, forza moralizzatrice: Sempre Merton e Lazarsfeld
affermano che è una funzione che tende a rafforzare il controllo sociale sugli individui; una sorta di
azione moralizzatrice, che una volta veniva esercitata dagli stessi individui all’interno della società. I
mass media sanzionano i casi devianti, segnalandoli e portandoli all’attenzione di tutti (come, ad
esempio, la denuncia o il dibattito mediatico sulla pedofilia o sulla prostituzione minorile);
- Disfunzione di spinta al conformismo: Wright (1960) afferma che la natura pubblica della
comunicazione limita l’utilità della critica sociale. Vi è cioè una spinta a conformarsi alle norme
consolidate, piuttosto che ad innovarle. Si tratta di una disfunzione sui generis, dal momento che
l’approccio funzionalista guarda comunque all’integrazione e non al mutamento.

LA TEORIA DEGLI USI E DELLE GRATIFICAZIONI

Concetto centrale: bisogno. Domanda di fondo di questo approccio “cosa fanno gli individui con i mezzi di
comunicazione di massa”, come essi li utilizzino esponendosi a determinati contenuti a seconda di diversi
bisogni ed esigenze. Prolungamento della teoria strutturale-funzionalista che però si incentra sulla domanda
“cosa fanno gli individui con i mezzi di comunicazione di massa” mentre prima era “cosa fanno i media con
gli individui?”
In prima battuta cercano il soddisfacimento di particolari bisogni. In effetti, tale approccio sposta l’accento
sul concetto di bisogno, avvalorando ulteriormente l’ipotesi di un’audience attiva. Così, anche il messaggio
più potente dei media di solito non riesce ad influenzare un individuo che non ne faccia uso nel contesto
socio-psicologico in cui vive. Pertanto, i media sono efficaci nella misura in cui l’individuo/l’audience vi
attribuiscono efficacia, proprio perché si tratta della gratificazione di determinati bisogni. Il ricevente diventa
un soggetto comunicativo a pieno titolo, emittente e ricevente sono entrambi considerati ugualmente attivi.
I messaggi sono fruiti e adattati dall’individuo sulla base delle sue esperienze soggettive e delle sue
convinzioni e cognizioni. Si tratta, in effetti, del totale rovesciamento degli assunti della teoria ipodermica e
del modello di Lasswell:
§ Un presupposto di questo corpus di studi è che l’audience è assolutamente attiva.
§ Gran parte dell’iniziativa nel connettere gratificazioni dei bisogni e scelta dei media dipende dia
destinatari
§ I media competono con altre forme di gratificazione
§ La metodologia di analisi si fonda su dati forniti dalla stessa audience
§ (Questo è un limite)
§ I giudizi sul valore culturale dei media devono essere sospesi finché non si conosce l’orientamento
generale dell’audience.
McQuail (1975) sottolinea infatti che il ricevente è anche un iniziatore, poiché egli agisce sull’informazione
disponibile, detti in altri termini, egli “usa” l’informazione ricevuta.

Gli individui trovano la gratificazione dei loro bisogni scegliendo determinati contenuti ma anche a quale
mezzo di comunicazione esporsi. La gratificazione di questa esposizione non è direttamente indirizzata ai
media. Sull’altro versante si specifica che è importante riconoscere l’orientamento generale dei gusti e delle
preferenze dell’audience.

Dal punto di vista metodologico tutti questi studi si costruiscono a partire da dati forniti dall’audience stessa.
A posteriori e in maniera convenzionali sono state distinte due fasi:
1. L’infanzia di questi studi, si parte dall’analisi del contenuto mediale per ricostruire il bisogno che è
stato soddisfatto (dal prodotto al bisogno).
2. La maturità di questi studi, si parte dalla concettualizzazione del bisogno per definire la scelta del
prodotto (dal bisogno al prodotto).

Prima fase: dal prodotto al bisogno – infanzia


Klapper (1960), secondo lui il consumo mediale degli individui può essere ricondotto a due categorie
principali di funzioni e distingue:
§ FUNZIONI SEMPLICI: che i contenuti mediali soddisfano questi determinati bisogni:
- Offerta di relax
- Stimolazione dell’immaginazione
- Interazione sostitutiva
- Creazione di un terreno comune

§ FUNZIONI COMPLESSE, la prima è


- La distensione emotiva che è l’alleggerimento delle emozioni, universalismo del dolore,
possibilità di sognare, prestigio preso in prestito.
- Scuola di vita (modelli e stili di vita e di comportamento) che gli individui apprendono dai
contenuti mediali.

Sia le funzioni semplici che quelle complesse mettono in luce le gratificazioni ottenute dai soggetti, ma non
focalizzano ancora le situazioni esistenziali, le modalità di esposizione, ecc.

24/11/2022

Seconda fase: dal bisogno al prodotto – maturità


La seconda fase – la “maturità” - si caratterizza per studi ed analisi che, contrariamente alla prima fase,
partono dal bisogno per definire la scelta del prodotto. Si tratta inoltre del tentativo di una loro organizzazione
sistemica.
McQuail, Blumler e Brown (1972)
Nel tentativo di “fare ordine”, individuano 4 categorie principali di bisogni:
Individuano queste 4 tipologie:
§ EVASIONE (fuga dalla quotidianità, relax) à bisogno di staccarsi dalla realtà, di rilassarsi
§ RELAZIONI INTERPERSONALI (interazione sostitutiva, compagnia)à vale a dire l’interazione
sostitutiva, il bisogno di compagnia, di non sentirsi soli
§ INDENTITÀ PERSONALE (rinforzo valoriale, esplorazione della realtà) à ci si espone a determinati
contenuti per rafforzare la propria visione del mondo, trovare una conferma dei valori di riferimento
che muovono e guidano ciascun individuo e quindi si cerca un “rafforzamento del sé” e della propria
autostima.
§ CONTROLLO DELL’AMBIENTE (sorveglianza dell’ambiente) à si riferisce a questa idea di
monitoraggio dell’ambiente circostante per sentirsi adeguatamente informati.

Katz, Gurevitch e Haas (1973)


Procedono ulteriormente ad una classificazione dei bisogni che non fanno altro che riprendere e specificare
tutte le categorizzazioni precedenti.
§ BISOGNI CONGITIVI à bisogni legati alla volontà di conoscere, di essere informati
§ BISOGNI AFFETTIVO-ESTETICI à da intendere come un rafforzamento dell’esperienza emotiva,
cioè il bisogno ad esempio di vedere un film drammatico per provare determinate sensazioni
determinate emozioni, ci si espone a un certo tipo di contenuto per provare certe cose.
§ BISOGNI INTEGRATIVI A LIVELLO DELLA PERSONALITÀ à sempre riferito al rafforzamento della
propria autostima, al proprio sé, cioè di essere integrati al contesto in cui si vive; rassicurazione,
autostima, credibilità.
§ BISOGNI INTEGRATIVI A LIVELLO DELLA SOCIETÀ à sempre un rafforzamento delle interazioni
con gli altri, rapporti interpersonali
§ BISOGNI DI SVAGO E RILASSAMENTO à Bisogno di svago e rilassamento

Tutti questi tentativi di categorizzare i vari bisogni espressi dagli individui e dalle audience, che, come
vediamo, si sovrappongono nel corso del tempo, motivano l’affermazione iniziale, cioè che i mezzi di
comunicazione di massa sono influenti nella misura in cui noi li usiamo. Dobbiamo anche considerare le
circostanze ambientali, cioè, per comprendere l’ulteriore specificazione di questi bisogni, dobbiamo
considerare anche alla situazione sociale e alcune peculiari condizioni.

Le circostanze ambientali

SITUAZIONE SOCIALE
§ La situazione sociale crea negli individui delle tensioni, dei disorientamenti e persino dei conflitti che
possono essere alleggeriti, alleviati proprio dal consumo mediale (in un’epoca di inquietudine e
spaesamento, si cerca nella televisione forme di svago senza impegno).
- Esempio: terremoto nelle Marche, mi informo

§ Un’altra condizione, sempre in riferimento alla situazione sociale è che nell’opinione pubblica si crea
la consapevolezza di problemi su cui gli individui e l’audience in generale hanno l’esigenza di sentirsi
informati, come potrebbe ad esempio essere il problema della sostenibilità.

§ Altra peculiarità, è che la situazione sociale in cui viviamo, crea rare occasioni o opportunità di
soddisfazione di determinati bisogni.
- Esempio: il bisogno di sfogare l’aggressività accumulata può essere fatta attraverso la visione
di un film, in cui mi immedesimo nel personaggio.

§ Altra situazione è che la situazione sociale fa emergere determinati valori (in senso lato), li porta
all’attenzione dell’opinione pubblica, li rende visibili, importanti per il singolo e per l’audience e ciò
può essere soddisfatto mediante il consumo mediale. La situazione sociale fa emergere determinati
valori, la cui affermazione e rafforzamento avvengono attraverso il consumo mediale.
§ Ulteriore condizione, la situazione sociale crea un sistema di aspettative e familiarità rispetto a
determinati contenuti mediali, che devono essere costantemente monitorati dagli individui per
affermare la propria appartenenza al gruppo, per cui l’individuo sarà portato letteralmente a
soddisfare le sue attese mediante il consumo mediale.
- Esempio: i delitti provocano questo, per cui cerco di tenermi informato (è diverso dall’esigenza
di sentirsi informati in generale), è come se mi “appassionarsi”. Si crea un sistema di familiarità.

Questo schema è un importante passo in avanti nel legare il consumo mediale con il contesto socio-culturale.
Tuttavia, il problema risiede nel fatto che l’accento è posto sul livello individuale.

ALTERNATIVE FUNZIONALI
Vale a dire, dal momento che il presupposto in questo approccio è che l’audience è assolutamente attiva, è
stato riscontrato che essa sceglie di esporsi a differenti media sulla base del soddisfacimento di differenti
bisogni, attua cioè una scelta fra diverse alternative funzionali.
Un esempio paradigmatico circa la scelta di diversi mezzi di comunicazione e la loro conseguente
connessione a determinati bisogni è costituti da uno studio sulla fruizione della guerra israelo-egiziana del
Kippur (1973).

STUDIO SULLA FRUIZIONE MEDIALE DURANTE LA GEURRA ISRAELO-EGIZIANA DEL KIPPUR


Israele-Egitto, guerra lampo che coinvolge anche la Giordania sulle rive del canale di Suez e le alture del
Golan. I ricercatori tentano di comprendere come l’audience, durante questo lasso di tempo, si rivolga in
maniera differenziata ai diversi media per comprendere cosa sta accadendo.
Il campione è costituito da cittadini israeliani che vogliono tenersi informati sull’andamento della guerra che
li coinvolge direttamente.
§ I ricercatori trovano che innanzitutto l’audience sceglie di ascoltare la radio, sia per avere un flusso
costante di informazioni, ma anche per alleggerire la tensione, avere delle rassicurazioni sul fatto che
l’esercito israeliano sta tenendo testa ad esempio.
§ In un secondo tempo, gli individui si rivolgono al medium televisivo, soprattutto per mitigare la
tensione e anche per rafforzare un sentimento patriottico e di unità nazionale, questo perché le
immagini (dei carri armati) in qualche modo rassicurano.
§ Nella terza fase, l’audience preferisce rivolgersi alla stampa, perché permette di contestualizzare e
comprendere meglio gli eventi. La stampa permette effettivamente di avere conoscenze più
approfondite (puoi ad esempio tornare indietro per rileggere, con un servizio televisivo no).
§ Infine, a posteriori, dopo la fine del conflitto, i media più utilizzati sono il cinema e i libri, perché in
definitiva ciascuno ormai ha un quadro cognitivo preciso, ha le informazioni che gli permettono di
comprendere il conflitto; mediante la lettura di testi specifici, viene soddisfatto un bisogno di
autogratificazione, cioè di sviluppare un’interpretazione autonoma dell’evento e lo stesso dicasi per
il cinema, che ha una raffigurazione di un certo tipo, su cui l’individuo può soffermarsi, interpretare,
essere d’accordo o no.

Dopo la guerra i media perdono di importanza, perché la fonte primaria di informazione diventano i reduci di
guerra; più passa il tempo, più i media riacquistano di nuovo credibilità e diventano fonti autorevoli
dell’interpretazione dell’evento.

MEDIA E GUERRA
La guerra in Ucraina è stata definita per la prima volta la “Social Media War”. I mezzi di comunicazione di
massa sono un’arma strategica in un conflitto.

No man’s Land indica la striscia di terra fra due trincee (la terra di nessuno), in cui non ci sono identità,
riferimenti, è quasi un tempo sospeso, un tempo artificiale. È un film che vinse nel 2001il premio Oscar (Denis
Tanovich) che tratta del conflitto dell’ex-Iugoslavia. Critica il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa.
1°APPROCCIO DEL RAPPORTO FRA MEDIA E GUERRA
§ Il legame fra guerra e media è un legame contradittorio ma estremamente importante, perché
indubbiamente le guerre hanno la capacità di accelerare l’evoluzione tecnologica dei media, in altri
termini, i conflitti impongono un’accelerazione tecnologica proprio perché la situazione è del tutto
peculiare, del tutto anomala.
§ C’è sempre il tentativo di una delle parti in causa di controllare il flusso comunicativo. C’è sempre
una delle parti che tenta di censuare, far si che vengono date determinate informazioni rispetto ad
altre. È una lotta per la supremazia che si estrinseca nel campo di battaglia.

§ La funzione narrativa dei media degli eventi bellici. L’idea che noi ci facciamo di una guerra dipende
da come essa è stata narrata. È estremamente importante.

§ L’uso crescente dei media come vere e proprie armi strategiche. I mezzi di comunicazione di massa
sono delle vere e proprie armi strategiche che permettono ad esempio di ottenere un maggior
supporto o meno supporto.

Problemi
- Il contesto bellico mette alla prova la capacità dei mezzi di comunicazione di massa perché
dobbiamo renderci conto che quando scoppia una guerra la prima vittima è la verità, è quasi
impossibile ricostruire la realtà dei fatti, la verità (bisogna mettersi tutti d’accordo sul significato di
verità, concetto filosofico).
- Un’altra vittima è il giornalismo, c’è una sorta di parzialità nella copertura mediatica.

Ulteriore problema…
- Una guerra non può essere narrata, posso solo scegliere di raccontare dei pezzi, e degli aspetti della
guerra, ma non la sua totalità.

Perché è impossibile narrare la guerra?

§ La guerra è al contempo un insieme di grandi fatti e di piccole storie à ovvero di grandi emozioni
collettive e sentimenti individuali, ecc. Vi è cioè una continua contrapposizione fra il singolare
(l’individuale) ed il plurale (il collettivo), che rende qualsiasi possibile descrizione dell’evento bellico
estremamente ardua o, almeno, già in partenza deficitaria, poiché continuamente in bilico fra la
descrizione a forte valenza empatica (ad esempio, le difficoltà e i pericoli vissuti da un civile di una
città sotto assedio) e quella di carattere maggiormente informativo e illustrativo (l’avanzata di un
esercito e il ripiegamento di un altro);

§ La guerra è in sé un fenomeno troppo complesso per poter darne mediaticamente ragione e


spiegazione (servizio di telegiornale) à per cui si cerca di fornire una lettura semplificata, magari
attraverso la selezione e la narrazione di singoli episodi, considerati particolarmente significativi o una
lettura “personalizzata”. Altrimenti, l’evento bellico rischia di rimanere “illeggibile” perché indefinito, a
causa della sua dimensione macroscopica e dei molteplici livelli coinvolti;

§ La guerra è inoltre un fenomeno “lontano” à noi percepiamo la guerra come un fenomeno che è
spazialmente, geograficamente e simbolicamente lontano da noi, anche se ciò non è vero.

§ La narrazione di guerra presenta un’inevitabile commistione fra retorica e propaganda à la


narrazione mediatica della guerra oscilla sempre tra questi due poli. Bilanciamento contradittorio tra
questi due poli. Si tende ad esaltare l’eroismo del singolo, evitando di descrivere la quotidianità nella
sua tragicità; a cercare in taluni casi giustificazioni per una guerra che deve apparire come “giusta”,
“necessaria”, mentre si tende a disumanizzare il nemico, sia de- individualizzandolo (il nemico appare
come una massa omogenea, non un insieme fatto da singoli individui), oppure demonizzandolo in
quanto responsabile delle più spietate atrocità;
§ La guerra è sempre disumana à si colloca aldilà dell’umano sia come esperienza individuale ma
anche come comprensione. perché infrange e sovverte qualsiasi regola e logica, tramutando
l’irrazionale in razionalità oggettiva, l’indicibile in narrabile, al di là degli scrupoli e delle remore che
qualsiasi individuo normalmente nutrirebbe.

WAR REPORTING
La guerra è divenuta un genere giornalistico e televisivo dalle caratteristiche precise (il cosiddetto war
reporting): in tal senso, l’evento bellico – come detto - ha dato un forte impulso allo sviluppo tecnologico
degli stessi media, divenendo fonte d’innovazione e ricerca di soluzioni tecniche, data la difficoltà del
contesto in cui giornalisti e fotoreporters si trovano ad operare.
Da sempre è la presenza di inviati sui fronti, sui contesti e gli scenari bellici che ci permette di avere delle
informazioni di prima mano, che rappresentano tasselli, frammenti che sta a noi ricomporre in maniera critica
e logica. Nasce con William Howard Russel (primo inviato di guerra in assoluto), che si occupò della guerra
di Crimea, è il primo che va sul campo di battaglia proprio per poi inviare i suoi racconti mediante il telegrafo
al giornale presso cui lavorava (New York Times), è una figura inedita.
Non è accettato dai soldati perché non si capisce accanto a chi combatte, in effetti ha dei margini di manovra
estremamente limitati, in quanto viene rispedito indietro ogni volta che provava ad avvicinarsi al campo di
battaglia, non veniva aiutato, non gli danno le indicazioni corrette, proprio perché è percepito come un
elemento di disturbo e di fastidio, non solo, ma è sottoposto a forme di censura estremamente dure.
Prima di fare delle fotografie deve avere il permesso degli stati, il paradosso è che ci sono fotografie che
dimostrano che c’è la battaglia ma non ci sono le persone.
Gli è permesso di fotografare i momenti di pausa dei soldati, devono essere sistemati, e se doveva riprendere
i morti, questi ultimi dovevano essere sistemati.

Al contempo prende corpo anche progressivamente il cosiddetto kitsch di guerra…

A partire da Russell, il war reporting (riassumibile come quella branca del giornalismo che si occupa di
descrivere e raccontare le vicende belliche attraverso inviati e corrispondenti di guerra) si è sviluppato
costantemente nel corso del tempo. Inoltre, in parallelo al war reporting, hanno preso progressivamente
corpo:

§ KITSCH DI GUERRA à Inquina le narrazioni, molte volte costruisce delle visioni parziali e fuorvianti.
Giocano sull’impatto emozionale, creando una sovrastruttura, in modo che il pubblico si concentri
su quella realtà parziale.
Al kitsch di guerra si oppongono le cosiddette…
§ NARRAZIONI ANTIRETORICHE à sono delle narrazioni mediatiche che si fondano su dati oggettivi,
statistiche, li tematizzano nella maniera più neutrale e asettica possibile.

EVOLUZIONE STORICA DELLE NARRAZIONI DI GUERRA


Un primo tentativo per cercare di far luce sulla complessità del rapporto fra mass media e guerra (rapporto
che, in realtà, sottende molto spesso quello fra media e potere) consiste nel ricorso ad una categorizzazione
idealtipica, basata sulla correlazione fra alcuni eventi bellici considerati come paradigmatici ed il parallelo
evolversi e diffondersi dei mezzi di comunicazione di massa.

Mettendo in correlazione il tipo di medium, le finalità principali, le peculiarità e le caratteristiche del war
reporting…

PRIMA FASE: guerra di Crimea, la guerra civile americana, il primo conflitto mondiale.
- Medium caratterizzanti: la stampa e i racconti dei reduci.
- Finalità principali: informazione e propaganda
- Peculiarità: war photography, leggende e dicerie. Alle parole si aggiungono le immagini e
paradossalmente c’è la diffusione di leggende e dicerie
- War reporting: difficoltà logistiche, difficoltà politiche (censura)
SECONDA FASE: periodo interbellico e Seconda guerra mondiale
- Media caratterizzanti: stampa, radio e cinema
- War reporting: gli inviati hanno decisamente minori difficoltà logistiche, perché la tecnologia al
contempo ha continuato il suo cammino. Gli inviati subiscono un’influenza fortissima della
propaganda e della censura di guerra.
- Finalità principali: informazione, propaganda e creazione e mantenimento del consenso al conflitto
all’interno della società, bisogna fare in modo che la società sia unanime nel supportare la propria
patria sul campo.
- Peculiarità: in definitiva in questa fase ci saranno i primi reportage espliciti (réportages molto crudi)

TERZA FASE: guerra del Vietnam à prima guerra televisiva in assoluto, è una guerra che inizialmente è molto
difficile da raccontare mediaticamente; nei primi anni di questa guerra sono tutti volontari. Vanno a
combattere un nemico non ben definito (il nemico giallo=comunista) al fine di difendere i valori occidentali e
il capitalismo. Corto circuito tra una strategia politica fallimentare ed incoerente, azione miliare insufficiente
ed inefficace appoggio popolare.
- Medium caratterizzanti: televisione (dining room war à guerra da salotto)
- Finalità principali: informazione, propaganda, legittimazione e consenso interni
- Peculiarità: sindrome del Vietnam (errore di campagna comunicativa) à quest’azione della creazione
del consenso interno, mediante una copertura mediatica così costante, in definitiva si ritorce contro
al consenso e al fatto che questa venga proposta come guerra giusta, al contrario, la copertura
mediatica crea un forte movimento di opposizione alla guerra all’interno del paese; successiva
cospicua produzione cinematografica à Vietnam Movies à produzione ampissima che vuole
restituire una narrazione, un’immagine quanto più verosimile di questo conflitto. Sindrome di Vietnam
à tutti i presidenti a venire dopo Lincoln non daranno più libertà assoluta ai reporter.
- War reporting: iniziale libertà pressoché assoluta, successivo rigido controllo. Questa libertà totale
senza censura, in realtà innesca l’effetto opposto, al posto di creare consenso, crea dei dubbi nella
coscienza collettiva americana, dando vita a dei movimenti di opposizione. Ad un certo punto questa
guerra televisiva rimane televisiva ma fondata su fondi ufficiali, i reporter diventano limitati nei
movimenti.
29/11/2022

QUARTA FASE: guerra del Golfo, Guerra in Iraq, ecc.., in poi


- Medium caratterizzante: internet (la rete diventa lo strumento essenziale)
- Finalità principali: Informazione, propaganda, legittimazione del conflitto e creazione del consenso
interno
- Peculiarità: si forma un flusso di informazione alternativa spontanea proprio grazie alla rete, alle mail
dei soldati che combattono (rispecchiano una narrazione differente rispetto a quella ufficiale).
- War reporter: inviati di guerra embedded à sono incorporati in gruppi di soldati, in battaglioni, hanno
una libertà di movimento estremamente limitata, solitamente sono sempre nelle retrovie.
I reporter coprono in parte solo ciò che le gerarchie vogliono che sia coperto mediaticamente; forte
censura, informazioni da conferenze-stampa dei militari.
Ci sono immagini emblematiche ma non danno conto delle sofferenze, dei morti, delle difficoltà degli
aspetti più crudi di ogni guerra.
Il pubblico era appassionato da questo tipo di narrazione “passionale”, e non teneva conto di quella
che era la realtà.

FAKE NEWS
Nella prima guerra del Golfo ci fu una speciale commissione del governo statunitense che volle sentire la
testimonianza di una presunta infermiera dell’ospedale, essa raccontò alla commissione che quando gli
invasori iracheni arrivarono nei vari siti e negli ospedali, si macchiavano delle peggiori atrocità (tiravano fuori
i neonati dalle incubatrici per farli morire a terra). Non vene rivelato il nome per ragioni di sicurezza à era una
FAKE NEWS, che venne smantellata. L’opinione pubblica aveva iniziato a demonizzare Saddam Hussein.
Seconda guerra del Golfo à prima guerra televisiva in diretta à in realtà non era vero, uno perché c’è una
differenza di orario, in più molte immagini trasmesse erano di repertorio.
Si comprese la rilevanza delle deformazioni giornalistiche per determinare l’andamento di un conflitto,
spostando l’opinione pubblica da una parte o dall’altra, avvalorando ancora di più quanto l’informazione sia
un’arma strategica.
- News management
- Deformazioni giornalistiche
- L’informazione come arma strategica
Hussein venne poi catturato e condannato a morte, c’è un video che mostra la sua impiccagione, si voleva
sancire la vittoria degli alleati e la fine della guerra. Qui però era meglio non mostrarla.

Richiamando il discorso sull’immagine e la televisione:


“Dove c’è la televisione per noi quella guerra è finita. E tu, giornalista, puoi anche raccontare la storia più
bella che esiste, ma se c’è l’immagine televisiva non interessa……”

QUINTA FASE: GUERRA IN UCRAINA à prima social war


Potrebbe costituire potenzialmente una nuova fase. Accanto alla copertura mediatica tradizionale (stampa,
televisione, radio, ecc.) noi abbiamo una copertura del conflitto capillare e continua proprio da parte dei
social. Noi siamo coinvolti nel conflitto grazie alle narrazioni in diretta di persone comuni che stanno vivendo
questa situazione, anche attribuendo maggior veridicità a questi contenuti, proprio perché sono racconti fatti
da persone come noi, il che implica che possiamo cadere vittime di fake news, propaganda, ecc...
Alcuni analisti parlano di:
- Inedito engagement a livello globale à coinvolgimento. Si tratta di una guerra combattuta non
solamente sul campo di battaglia, ma in cui i social network giocano un ruolo fondamentale
nell’attribuzione delle preferenze e del supporto che gli utenti possono fornire alle parti in causa.
- Chiunque può essere giornalista di guerra/war reporter à è una social war anche perché
chiunque può recarsi sul luogo, documentare ciò che sta avvenendo.
- Veridicità/ambiguità/disinformazione à uno scenario bellico non facilita l’obiettività delle
informazioni in circolazione; la propaganda spesso distorce le notizie per favorire la propria parte,
compromettendo la veridicità. Soprattutto quando si parla di eventi drammatici come lo scoppio
di una guerra, la paura e la sfiducia possono indurre gli individui ad affidarsi a qualsiasi influencer
racconti una storia;
- Questa guerra ha creato anche una forte polarizzazione dell’informazione, ciò significa che il
nostro coinvolgimento (engagement) tramite i social ci porta automaticamente a schierarci da
una parte o dall’altra, questo accade proprio perché c’è un’ipersemplificazione dell’informazione.

STRATEGIE COMUNICATIVE
§ Zelensky definito come “eroe sociale di guerra”, perché sin da subito ha fatto un uso strategico ed
intelligente dei suoi social. È diventata la voce social di questo conflitto (ha 6.5 milioni di follower su
Twitter e 17 milioni su Instagram), lui racconta costantemente all’opinione pubblica ciò che accade
nel suo paese, al contempo rafforza e fortifica la coesione interna del suo paese. Nei social tenta di
smontare la propaganda russa, richiede costantemente l’aiuto delle potenze occidentali e dei
rapporti internazionali e da messaggi incoraggianti ai suoi concittadini.
Zelensky si presenta vestito come un “uomo comune”, ha assunto l’atteggiamento di chi sta sotto
le bombe. C’è un contrasto stridente rispetto a Putin.

§ Putin, invece, viene definito un “leader senza community”, egli non ha un profilo personale su nessun
social, si affida prevalentemente alla televisione. Più che parlare al suo fronte interno lui parla
all’opinione pubblica mondiale. Ha una strategia comunicativa totalmente diversa. La sua
disposizione, il suo abbigliamento formale, ricordano la sua distanza con il pubblico e il leader.
In Russia c’è una forte censura, in più la televisione pubblica copre circa il 95% del potenziale
pubblico; quindi, la scelta è molto meno casuale. Lui sa che utilizzare la televisione è uno dei canali
principali per poter comunicare con la sua popolazione.
Ci sono forme di censura e repressione molto forti, ovviamente ci sono dei movimenti di opposizione
ma vengono censurati.
Rischi di una copertura mediale prolungata
Questa guerra, che sembrava concludersi in breve tempo, ha assunto una dimensione temporale molto più
lunga. Con il passare del tempo, gli spettatori mediali di un conflitto iniziano a considerare routinarie le
narrazioni di guerra, come se le immagini provenienti dal campo di battaglia non avessero più il medesimo
effetto, fossero cioè divenute un evento abituale fra tanti altri. Ciò avviene anche per quanto riguarda la
Guerra in Ucraina, secondo alcuni precisi meccanismi:
§ Dal punto di vista del pubblico, questa prima social war rischia di creare una sorta di anestetizzazione
nel pubblico, che per altro è già anestetizzato (esempio: noi guardiamo scene di delitti mentre
mangiamo). Per noi questa anestetizzazione è ancora più forte perché siamo reduci della pandemia,
ci sentiamo assuefatti; ciò sta accadendo anche per questa guerra, come se ci fossimo abituati a
questa guerra.
§ L’anestetizzazione implica al contempo alla normalizzazione, il conflitto viene normalizzato nelle
narrazioni mediatiche, diventa un servizio normale come gli altri. Pur essendo un evento di rottura,
la guerra finisce con l’essere integrata nel flusso normale delle notizie, al punto che agli occhi del
fruitore morti, feriti, dispersi, rifugiati, entrano a far parte del normale e quotidiano quadro informativo,
de-potenziandosi e creando una sorta di abitudine;
§ La normalizzazione implica anche la banalizzazione à banalizzazione: anestetizzazione e
normalizzazione concorrono infine alla banalizzazione del racconto mediale di guerra, richiamando il
concetto della “banalità del male” di Hannah Arendt, e sostanziandosi in una semplificazione riduttiva
ed una schematizzazione eccessiva.

FIGURE RETORICHE
Nella copertura mediatica di ogni conflitto emergono in definitiva delle figure retoriche, cioè delle figure
simboliche che permettono ai fruitori (pubblico) di semplificare la realtà del conflitto per tentare di
comprenderla. Queste figure derivano da uno studio di qualche anno fa della guerra in Bosnia, in realtà sono
delle figure generiche che possono essere applicate ad ogni conflitto.

Figure retoriche:
§ Figura del barbaro à solitamente è presente all’inizio di un conflitto, al deflagrare del conflitto, per
determinare nel fruitore una netta presa di distanza da questa figura che è un portatore di morte e
distruzione che non rispetta alcuna regola e che può anche indurre all’idea che sia privo di qualsiasi
razionalità
§ Persecutore à corrisponde proprio a colui o colei che è responsabile delle devastazioni e delle
uccisioni (esempio: Saddam Hussein). L’individuazione del “persecutore” ben corrisponde ad
un’esigenza di riduzione della complessità del conflitto;
§ Figura del resistente à figura che si oppone al persecutore, di solito il resistente viene definito
“debole” per quanto riguarda l’equipaggiamento militare, l’organizzazione tattica; invece, è una figura
estremamente coraggiosa
§ Figura della vittima à ampiamente utilizzata dai mezzi di comunicazione per creare impatto
emozionale. Essa rappresenta la descrizione della sofferenza umana, suscettibile di provocare una
vasta gamma di emozioni: compassione, odio nei confronti del persecutore, simpatia verso i salvatori
o comunque di quanti si occupano delle vittime;
§ Figura dell’eroe à come figura narrativa rappresenta coloro che intervengono per punire i malvagi e
porre fine alle sofferenze delle vittime. Può avere diverse connotazioni a seconda del ruolo giocato,
ad esempio può essere:
- Eroe guerriero à colore che intervengono con le armi per porre fine ad ogni forma di conflitto
- Eroe di intercessione à diplomazia internazionale, interviene per porre fine al conflitto mediante
degli accordi di pace
- Eroe umanitario à l’intervento finalizzato ad alleviare le sofferenze delle vittime
GUERRA E TELEVISIONE
Se si considera unicamente il rapporto fra evento bellico e mezzo televisivo, la guerra narrata dalla televisione
non è soltanto un flusso di immagini e parallela assuefazione dell’audience alla violenza - implicita od esplicita
– in esse contenute, ma lascia una traccia dietro sé, creando una serie di immaginari nell’opinione pubblica:

§ La guerra del Vietnam (1964-1975) à la cosiddetta dining room war costituita da un diluvio di
immagini, che è – come già detto – la prima guerra televisivo in assoluto, perché entra nelle case
mediante la televisione. Ciò provoca anche una forte reazione emotiva e politica al contempo;

§ La guerra che non è mai esistita à guerra fredda. Non abbiamo avuto alcuna immagine, sebbene
indirettamente sia stata combattuta in Asia, in Africa, basti pensare alle zone di influenza delle due
superpotenze, ciascuna delle quali alimentava dei conflitti territoriali, cioè riforniva di armi ed
equipaggiamento le diverse fazioni.
C’è stato un genere cinematografico che ha sempre fatto direttamente o indirettamente riferimento
a questa guerra à serie dei film di James Bond, richiama ed evoca questa cortina di ferro tra queste
due superpotenze.

§ Bluff della guerra in diretta à prima guerra del Golfo -1991


Guerra asettica, estremamente tecnologica. Si usano termini come “danni collaterali” per indicare la
morte delle vittime. Si tratta di una profonda illusione collettiva circa immagini che si pensava in presa
diretta e quindi mostrate in tempo reale, mentre esse si riveleranno semplicemente immagini di
repertorio, reiterate svariate volte. La seconda disillusione è che si è trattato di una guerra iper-
tecnologica: doveva essere più la guerra degli elaboratori elettronici che degli uomini. Ne risulta
quindi una sorta di conflitto asettico ed iper-professionalizzato, dove le immagini di sangue lasciano
posto a quelle di armi iper-tecnologiche;

§ La guerra scomparsa (ex-Iugoslavia/guerra etnica-1991) à nell’opinione pubblica spesso è stata


dimenticata perché è una guerra ancora più complicata dal punto di vista della narrazione mediatica.
È difficile comprendere le parti in causa. Danno l’idea di una guerra tribale, rudimentale e barbarica
combattuta con mezzi elementari. Inoltre, ad avvalorare questa percezione e l’impossibilità dei
reporter che non erano preparati alla realtà dell’ex Iugoslavia, questa guerra si insistette su due
narrazioni principali:
- Gli esodi forzati delle popolazioni locali con delle gaf a livello mediatico clamorose
- Diversi gruppi, occupando dei territori, utilizzavano come arma per asservire la popolazione lo
stupro delle donne à Stupro come arma di guerra, è presente in tutti i conflitti.

LE TOERIE SULLA COSTRUZIONE DELLA REALTÀ

APPROCCIO DELL’AGENDA SETTING

Non rappresenta una teoria unitaria ma un approccio ai mezzi di comunicazione di massa che raccoglie e
sintetizza tutto un insieme di studi ed analisi precedenti. Agenda setting à coniata nel 1962 da McCombs e
Shaw e si sostanzia in questa frase “What you think versus What to think about” à I media non mi dicono
come pensare, bensì su cosa pensare; i media non sono in grado di manipolare le mie opinioni, le mie
interpretazioni, di condurmi in una data direzione, però mi propongono una serie di argomenti su cui io poi
posso successivamente riflettere, perciò su cosa pensare.
L’agenda setting rappresenta il passaggio decisivo allo studio degli effetti dei media sul lungo periodo,
perché gli analisti vogliono concentrarsi su come i media costruiscono al realtà sociale in cui vivono gli
individui, in pratica loro dicono “non ci sono effetti immediati o puntuali dei contenuti mediali sui singoli
individui, non è che io vedendo quel messaggio poi la penserò in quel dato modo o mi comporterò in quella
data maniera” i media invece, mi danno una visione di ciò che mi circonda, della realtà sociale in cui sono
immerso, costituiscono la realtà in cui vivo, proprio perché si tratta di una second reality. I media
contribuiscono a darci un'idea del momento storico proprio perché privilegiano ed evidenziano determinati
argomenti rispetto ad altri
Questo approccio concerne questi diversi aspetti:

NATURA DELGLI EFFETTI


L’ipotesi dell’Agenda setting afferma che gli individui tendono ad includere od escludere dalle proprie
conoscenze ciò che i media includono od escludono dal proprio contenuto, cui si aggiunge l’assunto che il
pubblico assegna importanza a ciò che viene da essi privilegiato. Tale affermazione consente di definire la
natura degli effetti in quanto effetti a lungo termine, precisandone la valenza, poiché si tratta di:
§ Effetti cognitivi poiché agiscono sulle conoscenze degli individui
§ Effetti cumulativi, dal momento che si sedimentano e stratificano progressivamente nel tempo.
Da un alto gli effetti principali riconosciuti dai due studiosi sono legati proprio alle informazioni e alle
conoscenze, specificando però che queste conoscenze, informazioni, non scompaiono ma si sedimentano
progressivamente.
§ Cumulazione à La capacità dei media di dare rilevanza determinati temi è dovuta proprio al principio
di cumulazione, al fatto che i media insistono, ripropongono quelle date tematiche, perciò secondo
tale approccio, i media non hanno degli effetti immediati puntuali, ma degli effetti legati alla ripetitività

§ Consonanza à per quanto riguarda i processi riproduttivi dei media, sono molto più numerosi i punti
di contatto e le somiglianze rispetto alle differenze.
Esempio: se un giornale tratta di un determinato argomento è improbabile che gli altri quotidiani non
si occupino di quell’argomento, proprio perché ritengono che l’opportunità mediatica di quel dato
argomento dia importanza perché già raccontata dagli altri, perciò non raccontare, implica anche
perdere i lettori. In definitiva si riferisce al fatto che a livello mediale ci sia una certa uniformità dei
contenuti.

§ Onnipresenza à in primo luogo riguarda la diffusione quantitativa dei media, ma anche il fatto che il
sapere pubblico è pubblicamente noto che esso è noto à vale a dire, il sapere pubblico (quello che
tutti sanno, conoscono a diversi livelli, gradi, ecc.) è notoriamente noto

LISTA DEGLI ARGOMENTI


Le persone tendono ad includere o escludere dalle loro conoscenze tutti quei temi, argomenti che i media
includono o escludono. Oltre a proporci una lista di argomenti, i media propongono anche una scala
gerarchica di questi argomenti, cioè attribuiscono automaticamente una rilevanza diversa a questi argomenti
e anche noi (fruitori) faremo lo stesso.
Correlando tale affermazione al fatto che gran parte delle conoscenze sul mondo o sulla società è mutuata
dai mezzi di comunicazione di massa, si evidenziano immediatamente alcune problematiche, fra cui:
§ Problemi legati alla distorsione involontaria dei giornalisti, che incide pesantemente sulla costruzione
dell’immagine della realtà;
§ Problemi legati al fatto che, nelle società contemporanee, lo spazio dell’esperienza diretta è sempre
più limitato, a vantaggio dell’“esperienza mediata” (derivante cioè dai media).

Si realizza così una progressiva dipendenza cognitiva dell’audience dai media, che significa un impatto
diretto, anche se non immediato, dei media a due livelli:
§ “Ordine del giorno” dei temi, argomenti e problemi presenti nell’agenda dei media;
§ Scala gerarchica di importanza e/o priorità con cui tali elementi vengono disposti nell’ordine del
giorno.

Il processo di costruzione dei media dell’Agenda, si configura come processo collettivo e si sostanzia in
questi diversi passaggi, in primo luogo:

§ Focalizzazione à vale a dire l’enfasi attribuita dai media ad un evento, un’azione, una personalità,
ecc. La prima fase, perciò, è proprio che il media si concentra su un dato oggetto, evento, ecc..,
tenendo conto che le varie tematiche richiedono coperture mediatiche differenti sia dal punto di vista
qualitativo che quantitativo.
Esempio: focalizzarsi sul presiedente della repubblica italiana è più facile rispetto a focalizzarsi sul
surriscaldamento globale (argomento complesso).
§ Framing à è la seconda fase, è la cornice, il quadro interpretativo in cui si colloca l’evento, la persona,
la situazione.
§ La terza fase, legame fra oggetto/evento di focalizzazione e il sistema simbolico di riferimento à è
chiaro che devo collegare quel tema focalizzato dai media all’universo culturale dei miei lettori
altrimenti risulterebbe incomprensibile. L’evento/oggetto diventa così parte di un panorama sociale
e politico riconosciuto;
§ Personificazione à il tema acquisisce rilevanza se viene letteralmente personificato in persone reali
che ne diventano quasi il portavoce, la personificazione rende più agevole l’interpretazione.

01/12/2022

DIFFERENTE PROFILO DI AGENDA


I diversi media detengono ciascuno un diverso profilo di agenda à cioè una diversa capacità di costruire
l’agenda setting e di renderla corrispondente a quell’agenda che si fanno i singoli individui. I media hanno
un’efficacia temporalmente graduata e differenziata.
§ Solitamente la stampa ha un forte effetto di agenda setting, anche a livello costituzionale
§ La televisione invece, non ha un effetto così forte come la stampa, solitamente il suo effetto è quello
di spot-lighting (riflettore) à enfatizzazione delle notizie, porre sotto i riflettori determinati argomenti.
§ Internet invece, dipende da che tipo di contenuti vengono fruiti dia vari utenti, perché ad esempio se
noi guardiamo i giornali online, potremmo avere un effetto di agenda più importante.

Ulteriore distinzione:
§ Profilo alto di agenda à significa la capacità di stabilire delle conoscenze nel pubblico, di focalizzare
determinati argomenti e determinati temi in maniera gerarchizzata.
§ Profilo basso di agenda à capacità di fornire delle conoscenze generiche.
§ Accanto a questi due profili, assume rilevanza l’omissione o mancata copertura di alcuni temi.
Principio che vale indifferentemente dalla struttura del medium considerato. Questa omissione è
causata dal fatto che l’accesso a fonti alternative rispetto a quelle che normalmente garantiscono il
flusso di notizie può non esser né immediato né facile.
- Esempio: su un dato evento in un luogo che è difficile da raggiungere non viene inviato nessun
comunicato stampa, noi abbiamo la mancata copertura di quel dato, scomparendo dall’agenda
setting.
Questa affermazione va rivista nell’attualità, ognuno di noi può trasformarsi in un giornalista e poi
comunicare alle reti ufficiali.

Discorso a sé stante à TEMATIZZAZIONE (come strategia comunicativa)


Significa innanzitutto inserire, mettere un argomento nell’ordine del giorno, assegnarli un’importanza
adeguata, sottolineare la centralità di questo argomento e anche la sua significatività rispetto al flusso
normale delle notizie.

TIPO DI CONOSCENZE
Esiste un diverso livello di informazione e conoscenze offerto dai media. Entra in gioco il concetto di
conoscenze assimilate dai fruitori à che sono quei contenuti interiorizzati e interpretati dai singoli fruitori.

In una sequenza ideale possiamo distinguere le conoscenze in:


§ Titolo o etichetta (livello più basso di conoscenza più immediato e superficiale)
§ Conoscenze più articolate à riguardano i diversi aspetti del problema della situazione dell’evento, le
sue cause e le eventuali soluzioni
§ Informazioni ancor più specifiche à costituiscono un ulteriore approfondimento, un ulteriore
articolazione (esempio: parti in causa, diverse opinioni, diverse fazioni, pro o contro)

Esempio della tragedia al Giglio


Etichetta: Tragedia al Giglio, mancano in 40 à mi da una conoscenza immediata ma superficiale
A seguire conoscenze più articolate, mi da il contesto, le situazioni, le parti in causa
TIPO DI AUDIENCE
Tenta di analizzare le differenti tipologie di pubblico per cercare di individuare quei pubblici che risultano più
o meno sensibili all’agenda dei media.

Ci si rifà ad una ricerca del 1983 di Cook, Tyler. Ha per oggetto un reportage televisivo, un’inchiesta televisiva
sui possibili abusi e sulle frodi esistenti nei programmi di assistenza domiciliare. Questa inchiesta viene
sottoposta alla fruizione di 3 tipi di pubblico differenti (audience):
§ Audience generica à non ha né particolare sensibilità né particolare dimestichezza con questo tema
§ Responsabili governativi à vale a dire funzionari che sono in qualche modo coinvolti a livello politico
in questi programmi di assistenza domiciliare
§ Esponenti di gruppi di interesse à esponenti di associazioni di volontari, pensionati, ecc. che hanno
idea di questi programmi di assistenza

Risultati:
- L’effetto maggiore di agenda viene individuato nell’audience generica, che conosce per la prima
volta dell’esistenza di questi programmi; quindi, acquisisce una visione diversa (second reality).
- Anche i funzionari governativi manifestano un effetto agenda, ma è diverso da quella generica, in
essi muta la percezione del problema, non sottovalutandolo più
- Quelli che manifestano un effetto irrilevante di agenda sono gli esponenti dei gruppi di interesse,
proprio perché hanno una certa familiarità con il tema

Ci sono di casi in cui non conta la natura diversa del pubblico, perché l’influenza dell’agenda dei media è
comunque scarsa o nulla:
§ 1° CASO à bassa credibilità dei media à effetto agenda setting quasi nullo.
§ 2° CASO à quando si verifica un contrasto fra l’esperienza personale e le informazioni che vengono
diffuse dai media.
- Esempio: Fare la spesa costa sempre di più
§ 3° CASO à netta differenza tra i valori notizia (che costituiscono, infieriscono con l’informazione) e i
valori dell’individuo. Se mi viene detto qualcosa che è in contrasto con la mia visione del mondo.
- Esempio: l’Italia sta uscendo dalla crisi

TIPO DI TEMI
Maggiore è l’esperienza diretta dei fruitori, minore sarà il potere d’agenda.
- Esempio: rincaro dei prezzi del supermercato risulta un tema a soglia bassa, perché è un tema che
è vicino alla mia esperienza diretta.
- Esempio: Myanmar (2015), è un tema a soglia alta, perché è una cosa che non posso esperire nella
mia quotidianità, è lontano.
- Esempio: vedo un anziano che viene investito a Gorizia, è un tema a soglia bassa, anche se non
sono direttamente coinvolta.
- Esempio: migranti che dormono nella galleria di Gorizia, è un tema a soglia bassa, diventa parte della
mia quotidianità.

TIPO DI AGENDA PER IL PUBBLICO

Agenda che in realtà il pubblico deriva dai mezzi di comunicazione di massa:


§ Agenda intrapersonale (salienza intrapersonale) à rilevanza, l’importanza assegnata individualmente
ai diversi temi, alle diverse notizie. Cioè l’importanza che ciascuno di noi assegna ai vari argomenti
presentati dall’agenda dei media.
§ Agenda interpersonale (salienza comunitaria)à costituita dai temi e dagli argomenti su cui l’individuo
discute e si confronta con altri. Argomenti che derivano dai media, con cui ciascuno di noi si
confronta.
§ Salienza percepita à cioè l’importanza di determinati temi che nell’opinione dell’individuo risultano i
più significativi, i più importanti proprio nell’opinione pubblica. Quello che noi definiamo “clima
d’opinione”.
I media hanno delle influenze sulla nostra percezione della realtà ma al contempo solo guardando queste 3
differenti tipologie di agenda, vediamo che la scala gerarchica degli argomenti è attribuita in modi differenti.

TEORIA DELLA SPIRALE DEL SILENZIO

Costituisce il contraltare dell’approccio dell’Agenda setting. Assunto base: più i media omettono o non
coprono determinate tematiche, più queste tematiche verranno marginalizzate e marginate dai flussi
informativi sino a sparire del tutto, sino ad essere inghiottite nella cosiddetta spirale del silenzio.
È come dire che quegli accadimenti che non sono coperti mediaticamente, non solo spariscono dalla nostra
percezione, ma finiscono proprio nel nulla, come se fossero del tutto inesistenti.
Formulata negli anni ’80 da una politologa tedesca Elizabeth Noelle-Neumann che sottolinea questa
scomparsa di argomenti non coperti dai media partendo da una certa concezione della società
contemporanea.

Le sue considerazioni:
§ In primo luogo, la società contemporanea minaccia i comportamenti individuali devianti (inteso non
solo come comportamenti che infrangono le norme, ma anche argomenti che sono differenti da
quelli adottati dalla maggioranza), essi sono sanzionati dalla società mediante l’isolamento,
l’emarginazione.
§ In secondo luogo, gli individui avvertono costantemente questa paura dell’isolamento,
§ Per cui sono indotti a valutare costantemente il clima d’opinione.
§ Ciò influisce sul comportamento pubblico degli individui, limitandone la libertà d’espressione
§ Tutti questi elementi contribuiscono assieme alla formazione, difesa e mutamento dell’opinione
pubblica

Deriva le sue considerazioni da un’analisi di voto di cittadini tedeschi in occasione delle elezioni politiche. Fa
questa analisi delle indicazioni di voto, formula un risultato che poi alla fine si rivela completamente sbagliato
perché capisce che quelle persone che in realtà volevano votare per un altro partito, che però ai loro occhi
appariva come contrario alla tendenza maggioritaria hanno preferito omettere questa loro opinione.

C’è una tensione continua nella società, per cui ciascuno di noi valuta costantemente quelle che sono le
tematiche o gli argomenti condivisi e di maggiore interesse per non discostarsi, per integrarsi e non essere
emarginati.

DUE TIPI DI COMPORTAMENTO SOCIALE


I media, in questa idea hanno un ruolo importante perché da un lato ci permettono il monitoraggio
dell’opinione pubblica, però dall’altro innescano questa spirale del silenzio, perché tutto ci che è alternativo
scompare. Così come gli individui non esprimeranno in pubblico delle opinioni differenti, le opinioni dei media
tendono a diventare dominanti (scompaiono le opinioni alternative).
I media tendono a cooperare in questa azione di contenuti simili, opinioni condivise.

§ CONSEGUENZE A LIVELLO INDIVIDUALE à Quando gli individui pensano di essere in minoranza,


essi dissimulano le proprie opinioni, si adattano alla loro realtà, sviluppando la “competenza quasi
statistica”.
§ CONSEGUENZA A LIVELLO SOCIALE à A livello sociale si rafforza la convinzione che le idee
dominanti si allarghino a macchia d’olio, mentre quelle alternative si rafforza la convinzione che siano
condannante al silenzio e a scomparire.

COMPETENZA QUASI STATISTICA à è frutto dell’interazione fra l’ambiente circostante e l’ambiente virtuale.
Tra ciò che circonda il singolo e ciò che viene veicolato dai mezzi di comunicazione di massa. L’ambiente
reale e virtuale, proprio per non assumere posizioni, opinioni che nella loro visione sono devianti.
Sempre nell’ottica della teoria della spirale del silenzio, emerge una sorta di “circolo vizioso”: i mezzi di
comunicazione permettono agli individui di cogliere gli orientamenti prevalenti, la paura dell’isolamento li
spinge a valutare il clima di opinione, quindi a ricorrere ai media. Si da’ per scontato che gli individui osservino
il mondo circostante, percepiscano cosa pensi la maggioranza delle persone, individuino le tendenze,
facciano previsioni e di conseguenza adeguino il loro comportamento. Esiste cioè una notevole pressione
ambientale e gli individui possiedono questa competenza quasi statistica, che non implica regole o
conoscenze particolari ma osservazione e consumo dei media.
In altri termini, la valutazione del clima d’opinione deriva principalmente da due fonti:
§ L’osservazione immediata nella vita quotidiana
§ L’osservazione mediata dai media

IGNORANZA PLURALISTICA à quando gli individui pensano di essere i soli a pensarla in un determinato
modo, preferiscono tacere, sovrastimando il punto di vista, l’opinione veicolata dai media e quindi l’opinione
che reputano predominante nella società. Siccome nessuno si esprime con un’opinione alternativa, inizio a
pensare che dato che gli altri non si esprimono, condividano la stessa idea, e inizio a pensare che solo io
condivido questa ide alternativa.

CRITICHE
§ Il panorama mediatico contemporaneo è molto più complesso e articolato rispetto a ciò che viene
presupposto da Noelle-Neumann (lei pensa che i media non fanno che avvalorare le posizioni
dominanti). Presenza di pluralismo informativo (?). È impossibile che ci sia qualcuno che dall’alto
orchestri e governi il flusso informativo. Il panorama mediatico contemporaneo è ben più complesso
(altrettanto irrealistica è l’idea di una “mano invisibile” che governi ed orienti i media in un’unica
posizione.
§ La società contemporanea è essenzialmente una società democratica, quindi il concetto di
“devianza” va inteso piuttosto come possibilità di alternative di comportamento
§ L’isolamento, come presentato nella teoria della spirale del silenzio appare un po' troppo accentuato,
poiché gli individui non sono più inseriti in società atomizzate (come, ad esempio, ipotizzato nella
teoria ipodermica)
§ È vero che gli individui valutano l’ambiente circostante e mediatico, però questo non viene
unicamente sulla base di una spinta al conformismo ma può esser motivato anche dalla voglia di
confrontare le proprie idee.

Fine teorie sulla costruzione della realtà

06/12/2022

MEDIATIZZAZIONE DELLA MEMORIA


Da un lato sitiamo vivendo in un’epoca in cui il concetto di memoria è sempre più presente (concetto che è
diventato “alla moda”). Secondariamente, non si tratta di un interesse storico, ma si parla di qualcosa
strettamente legato alla nostra identità. I media giocano un ruolo peculiare proprio per quanto riguarda la
diffusione e la conservazione della memoria.
- Esempio: bombardamenti della Biblioteca nazionale di Sarajevo nell’agosto 1992, va a colpire
l’identità nazionale, come se cancellasse le memorie.

MEMORIA COLLETTIVA
Quando parlo di memoria devo specificare il soggetto, ovvero collettiva. La memoria collettiva è il ricordo o
l’insieme dei ricordi più o meno consapevoli di un’esperienza vissuta o mitizzata da una collettività, di cui il
sentimento del passato è parte integrante dell’identità.

Oppure…
La memoria collettiva è l’insieme delle rappresentazioni del passato che vengono conservate e trasmesse in
un gruppo attraverso l’interazione comunicativa. Insieme di eventi e di storie, essa è anche un modo
condiviso di interpretare un insieme che sorge nell’interazione e si impone a ciascuno come un quadro entro
cui i racconti e ricordi di ognuno assumono forma (Halbwachs).
Senso di passato: si forma spontaneamente, NON corrisponde a ciò che viene descritto nei libri di storia.
Memoria individuale: si lega e converge nella memoria collettiva, è qualcosa di più rispetto alla somma di
tante memorie individuali.

La memoria collettiva entra in correlazione con la cultura, la società e l’identità individuale ed è uno dei terreni
più aspri per quanto riguarda soprattutto la sfera politica; influisce direttamente sulla società.
Il senso del passato che una collettività attribuisce al passato ha a che fare con i valori e la trasmissione alle
nuove generazioni (si vuole che non scompaia nel tempo).
La trasmissione della memoria si lega poi al concetto di “dovere” di memoria, significa non dimenticare
affinché certe cose non accadano mai più.
In questo circuito rientrano i mezzi di comunicazione.
Le rappresentazioni, le relazioni fra rappresentazioni mediali e elaborazione della memoria sono
estremamente articolate, perché è chiaro che ogni medium ha le proprie caratteristiche strutturali, le proprie
specificità, per cui ciascun medium veicola questa memoria collettiva mediante precisi dispositivi e regole.
Il punto è che tutti i media cercano di privilegiare questo schema semplice di una narrazione data da à un
inizio, una successione di eventi e una fine.

- Esempio: il sequestro di Aldo Moro (16 marzo 1978-9 maggio 1978)


Rapito questo esponente delle Democrazia Cristiana e dopodiché è stato ritrovato morto in un
bagagliaio.

ERA DELLA COMMEMORAZIONE (MEMORY BOOM)


La memoria è diventata un tema estremamente importante, tema che porta a riflettere su ciò che è stato ma
anche su ciò che potrebbe essere, porta le società a formulare delle previsioni e delle proiezioni circa il futuro.
Ma il Memory Boom non è privo di conseguenze:
§ Da un lato, in definitiva, questo proliferare di tante memorie, anche in opposizione fra di loro,
soprattutto grazie all’azione dei mass media, può portare ad una situazione di “senza memoria” à
sono talmente tante le memorie con cui la persona, il fruitore si confronta giornalmente, che alla fine
secondo un meccanismo si può arrivare all’assuefazione, all’indifferenza, a non avere più memoria.
§ Sull’altro lato, paradossalmente, si verifica un “abuso di memoria” à tutto sembra essere diventato
memoria, proprio perché è un tema diventato di moda, ma questa insistenza, questo continuo
parlare di memoria alla fine porta ad un risultato pari a zero.

Oggi noi siamo consapevoli che i media siano centrali e cruciali per definire il passato pubblico (perché i
media sono centrali per diffondere queste narrazioni pubbliche del passato) e il passato per il pubblico (hanno
un determinato pubblico; quindi, i media scelgono fra vari passati, quello che può esser più interessante per
il pubblico)

RUOLO DEI MEDIA


§ Narratore di storie
§ Quadri di riferimento collettivi e condivisi

I media, sottoforma di stampa, televisione, film, fotografia, radio e sempre più Internet, costituiscono oggi le
principali fonti per registrare, costruire, archiviare e disseminare storie pubbliche e private nel Ventunesimo
secolo. Oggi possiamo dire che la memoria collettiva si forma e si conserva attraverso pratiche narrative e
comunicative, in questo senso, il ruolo dei media si sostanzia nel fatto che essi sono dei narratori di storie
per antonomasia.

PRIMO NODO CONCETTUALE


I media danno luogo ad una generale dimenticanza?
Si, proprio a causa del flusso mediale ininterrotto, i ricordi tenderanno a perdersi perché non riusciamo più
ad attribuire importanza.
I media costruiscono memorie molteplici e differenziate?
I media permettono di dare visibilità a memorie che altrimenti rischierebbero di scomparire? Esempio: esodo
FLASHBULB MEMORY
Implicano dei ricordi personali, dei ricordi precisi della situazione in cui il soggetto si trovava nel momento in
cui è venuto a conoscenza di un evento scioccante o traumatico. Questo tipo di memoria corrisponde ad
una sorta di amalgama memoriale fra circostanze personali ed eventi a carattere storico.

Vantaggi della mediatizzazione della memoria


§ Pluralismo à memorie che prima rimanevano marginalizzate, oggi grazie ai media possono
riemergere ed essere diffuse presso pubblici più ampi.
§ Visibilità à memorie che sono state nascoste o persino censurate, oggi grazie ai media, in particolare
grazie alla rete, diventano visibili e quindi sono portate a conoscenza degli individui o anche dei
gruppi
§ Trasmissione à è indubbio che i media supportano e rafforzano questa trasmissione dei contenuti
memoriali da una generazione all’altra.

Rischi della mediatizzazione della memoria


§ Omogeneizzazione à il singolo fruitore non riesce più ad attribuire una gerarchia di importanza alle
varie memorie veicolate dai media che finiscono con l’appiattirsi, ad assumere quasi lo stesso valore.
§ Strumentalizzazione à oggi è molto può facile manipolare queste memorie collettive,
strumentalizzarle per fini ideologici e politici
§ De-contestualizzazione à ogni medium ha le sue caratteristiche strutturali, e parlando di memoria
collettiva, deve ottemperare ai principi di semplicità e chiarezza, per cui molte volte queste memorie
appaiono completamente staccate dal contesto storico-sociale cui si riferiscono.
§ Connective-memory à la memoria connettiva, si riferisce alla rete che confonde i confini fra passato
e presente, confonde il senso cronologico della storia, proprio perché la rete è un immenso serbatoio
di memoria cui noi possiamo attingere in ogni momento. Siccome abbiamo sempre a disposizione
questi archivi, è come se tutto nella rete si stemperasse in un eterno presente, perdita di senso del
tempo.

3 ESEMPI DI MEDITIZZAZIONE DELLA MEMORIA


1°esempio: dai luoghi di memoria ai nomi di memoria – ruolo della rete
Una volta per ricordare i caduti e mantenere viva la memoria collettiva del conflitto, oltre a ciò che rimaneva
all’interno delle famiglie (foto, ecc.) sono stati edificati in tutte le nazioni europee coinvolte degli enormi
memoriali à rappresentano da un lato i ricordi di questi milioni di persone, dall’altro anche una sorta di
ricordo affinché certe carneficine non avvengano mai più.
Tuttavia, con il passare del tempo, la generazione che ha combattuto la Prima guerra mondiale è stata
definita come la prima “generations of memory” del ‘900 à perché è una generazione che ha lasciato dietro
sé delle fotografie, manufatti, elementi delle divise, ha lasciato un patrimonio memoriale che non si era mai
verificato nelle altre guerre. Quindi, accanto a quei monumenti ufficiali, si è mantenuta viva nel tempo una
memoria collettiva estremamente forte.
La rete ha sistematizzato questo tipo di memoria creando degli archivi, inoltre ha dato visibilità a delle
memorie di questo conflitto, ha fatto si che anche la persona comune venisse a conoscenza di alcuni aspetti
che erano stati taciuti.

§ Pluralizzazione della memoria à ha portato alla luce anche alcuni aspetti nascosti o lasciati al
margine,
§ Memoria transnazionale à la rete ha permesso di superare le appartenenze nazionali, nel senso che
la rete, con i suoi archivi, le sue possibilità di ricerca, a livello globale non guarda tanto se il soldato
appartenesse all’esercito inglese, americano, austroungarico, guarda a ricostruire la storia
dell’individuo, superando un po' quella che è la distinzione tra amici-nemici.
§ Trasmissione generazionale à tramite archivi
§ Memoria praticata à in questi siti, gli utenti possono aggiungere ulteriori informazioni, come ad
esempio fotografie.
2° esempio: la trasmissione alle nuove generazioni – ruolo del cinema e della televisione
Il cinema ha avuto un ruolo importante per la trasmissione alle nuove generazioni.

§ Memoria transnazionale à memoria che supera i confini degli stati,


§ Trasmissione generazionale
§ Narrazione plurale à instaurarsi di una narrazione che contempla tante situazioni ed esperienze
diverse

Trasmissione alle nuove generazioni - ruolo dei social à Aushwitz ha dovuto mettere delle regole per quanto
riguarda i selfie in determinati luoghi (esempio: foto di persone che camminano in equilibrio sui binari).
Pur di postare delle immagini che mostrino di essere stati in quel luogo, ci si dimentica la vera natura di quel
luogo.

13/12/2022

3° esempio: una memoria conflittuale – ruolo del cinema


Emerge con evidenza il ruolo del cinema. La Guerra del Vietnam ha dato origine al genere “Vietnam Movies”.
I reduci sono diventati una sorta di registi. Il cinema si sostituisce nel raccontare questa memoria collettiva
ed è possibile distinguere varie fasi di cui questa memoria di guerra assume degli aspetti differenti a seconda
del momento storico, proprio perché è una memoria che all’interno della società americana è rimasta
conflittuale. Guerra combattuta da una generazione di giovani, molti partono come volontari senza sapere
cosa gli stesse attendendo. Memoria difficile, il cinema non solo vanta una grande produzione di film su
questo conflitto, è addirittura possibile come come questa memoria cambi, affronti aspetti diversi del conflitto
a seconda del diverso momento storico vissuto dalla società americana.

6 fasi della elaborazione della memoria collettiva del conflitto:


§ Prima fase: propaganda, retorica ed ironia (1968-1970 circa)
Vengono fatti film di propaganda, proprio perché c’è la difficoltà di costruire il consenso interno ad
un conflitto che non era facile da capire. Film di riferimento “The Green Berets”- John Wayne, lui era
andato in Vietnam per fare intrattenimento, si sentiva quasi in debito nei confronti di questi giovani
ragazzi che combattevano in Vietnam (il più brutto fil statunitense di tutti i tempi). Crea la figura di un
giornalista che è scettico nei confronti della guerra del Vietnam che viene aggregato ad un
battaglione, alla fine del film, vivendo quasi la medesima situazione, finisce per cambiare opinione di
fronte all’eroismo dei ragazzi.
Film più ironici “MASH”. Ci sono stati dei film indipendenti sul Vietnam che sono stati proibiti e ritirati
dal mercato.

§ Seconda fase: i “reduci scomparsi” (1976-1978 circa)


Cala il silenzio fino al 1976, “Taxi Driver” à non è un film sul Vietnam ma ha un richiamo specifico del
Vietnam ma soprattutto ai reduci della guerra, perché fino quel momento i reduci erano invisibili
all’interno della società americana, perché erano ragazzi fortemente traumatizzati, spesso
diventavano tossicodipendenti, spesso vivevano con disturbi post-traumatici fortissimi causa anche
degli atti di crudeltà compiuti, venivano marginalizzati. Taxi Driver, il protagonista decide di lavorare
di notte come tassista, vuole opporsi alla degenerazione della società americana di quegli anni, cerca
di mettere in atto un attentato verso un politico che per lui rappresenta la corruzione.
Riporta l’attenzione nella società americana per quanto riguarda la questione dei reduci, che per
quest’ultima rappresentavano un bagaglio scomodo.

§ Terza fase: la condanna (1978-1979 circa)


Periodo in cui la memoria collettiva si orienta verso una condanna del conflitto in Vietnam. Film di
riferimento “Apocalypse Now” à film che mette in scena la follia della guerra, il fatto che la guerra
porti gli individui a perdere la ragione e qualsiasi riferimento.
Altro film di riferimento “il cacciatore” à storia di un gruppo di amici che partono volontari per
combattere la guerra del Vietnam, uno ritorna, l’altro torna paralizzato e il terzo non tornerà mai più.
Vennero sottoposti ad una tortura psicologica (roulette russa) poiché catturati. Tentativo di
trasformare la tragedia vissuta da ogni singolo individuo in un elemento della tragedia collettiva
vissuta da quella generazione.

§ Quarta fase: il revisionismo (1982-1984 circa)


È una fase opposta a quella precedente, piena epoca reaganiana. Ronald Reagan vuole cancellare
questa immagine della guerra del Vietnam in quanto “guerra sporca”, vuole trasmettere un
messaggio positivo, di una guerra giusta combattuta da eroi. Film di Rambo.
Serie di film di Chuck Norris à soldati eroi che combattono una guerra giusta.

§ Quinta fase: il superamento o la “redenzione” (1986-1989 circa)


Fase ancora più matura, più complessa, di critica e introspezione psicologica per quanto riguarda i
soldati del Vietnam. Film di riferimento “Platoon”, diretto da un reduce della guerra, parla della crisi
individuale di un giovane, partito volontario convinto di andare a combattere per i valori giusti,
dopodiché inizia a diventare critico.
“Hamburger Hill” à racconta la storia di questi ragazzi per conquistare una collina, che diventerà un
ammasso di fango del tutto inutile.
“Nato il 4 luglio” à soldato torna paralizzato, dopodiché si accorge di essere del tutto marginale, è
comunque un eroe ma ostracizzato. Storia di una crisi di evoluzione individuale.

§ Sesta fase: la revisione critica (1989-2022)


“Casualities of war” à narra di uno stupro da parte di ragazzi americani di una ragazza vietnamita
che poi viene uccisa, c’è un soldato che cerca di denunciare questo atto di violenza gratuita ai
superiori, ma si scontrerà con l’omertà. È un fatto accaduto realmente. Crolla definitivamente il mito
dell’eroe guerriero che porta la pace e la giustizia.
“We were soldiers” à primo aspetto: per la prima volta viene mostrata con interezza la situazione
delle donne in casa che attendevano i soldati, si mostrano le famiglie, ciò che provavano. Secondo
aspetto: si mostra anche il nemico, che viene umanizzato (foto della fidanzata), è anche lui un uomo
che soffre come tutti i soldati. Terzo elemento: questo film riprende la trama narrativa del film di
Orson Wells, giornalista critico nei confronti del conflitto, avrà modo di vivere l’esperienza della guerra
con i soldati, infine comprende le tensioni e le difficoltà; esaltazione dei soldati come eroi ma senza
legittimare il conflitto.

Il successo di questi film fa si che essi siano riconosciuti anche a livello mondiale (memoria trans/nazionale
oltre che memoria conflittuale). Memoria che si costruisce su una narrazione plurale (più aspetti).

IL PROBLEMA DEL DOVERE DI MEMORIA


È necessario che queste memorie continuino nel tempo per far si che determinate cose non si ripetano più.
I media rivestono un ruolo importante nel trasmettere la memoria alle generazioni successive. Il punto è
“come mantenere vive questo dovere di memoria?”. Esempio: Prima guerra mondiale, non si è disperso il
ricordo.

“Tenere desto un ricordo è aggirare la sua istituzionalizzazione. Contrariamente a quanto pensano molti, non
credo che la ripetizione giovi gran che. Per quanto suoni scomodo o persino offensivo affermarlo, non è
mostrando cento film su Auschwitz che il ricordo acquista o mantiene la sua forza” - Paolo Jedlowski

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