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RIVOLUZIONE RUSSA
Due importanti avvenimenti tra il 1914 e 1921-22 da una parte Rivoluzione
russa e dall’altra la questione del nuovo assetto geopolitico con la scomparsa
dei 3 imperi, alle conseguenze sociali e politiche della guerra.
Il socialismo nel corso degli anni si è diviso in due grandi correnti: riformista e
rivoluzionaria, la prima iniziò a pensare che questa trasformazione socialista era
attraverso una gradualità quindi non in maniera violenta. La seconda i rivoluzionari,
proponevano una trasformazione basata su delle rivoluzioni, presa del potere con
violenza. Alcuni avevano un’idea più orientata dalla violenza immediata, altri più a
lungo.
Questo caratterizzò la maggioranza dei riformisti, in Italia prevalse anche il
riformista. I movimenti sindacali erano principalmente riformisti perché erano
impegnati nel negoziare nel lavoro (con i padroni e azione del governo).
Dalle minoranze socialiste rivoluzionarie nasceranno i partiti comunisti, il
passaggio che si produrrà era quello della rivoluzione del 1917 in Russia. La
Russia zarista era un paese poco industrializzato, un paese che veniva da una
tradizione assolutista quella degli zar e veniva da una condizione di grande povertà,
esclusivamente agricolo che si fondava sul potere delle signorie terriere, aveva un
esercito forte che aveva potere.
Il socialismo non era il frutto di una condizione arretrata del paese, questo
tipo di ribellione erano considerati dalla cultura Marxista delle rivoluzioni
spontanee che non avrebbero mai determinato dei veri e propri assetti sociali. La
rivoluzione attraverso il pensiero di Marx era tutto attorno al sistema
capitalistico. Si sarebbe istaurato un governo liberale.
Il luogo per eccellenza di una ribellione era la Germania, aveva un sistema
economico fortemente sviluppato, borghesia ben radicata, invece tutte le previsioni
del pensiero socialista furono sconvolte dai Russi.
Quando si parla di Rivoluzione Russa bisogna parlare di varie fasi:
1905- A San Pietroburgo l’esercitò aprì il fuoco su centinaia di manifestanti che
chiedevano riforme sociali. L’episodio noto come domenica di sangue, diede vita ai
moti rivoluzionari del 1905, anch’essi repressi. Lo zar dovette però concedere
l’apertura di un Parlamento elettivo, la Duma.
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GUERRA CIVILE
La Russia conobbe tra il 1918 e il 1921 una guerra civile che mise a dura prova
tutto il paese e che fu accompagnata da un crescendo di atrocità. Oltre agli
avversari interni, soprattutto militari rimasti fedeli allo zar (Armate bianche per il
colore dell’uniforme imperiale) la neonata Repubblica socialista dovette affrontare
anche l’attacco di truppe straniere, che penetrarono in profondità nel territorio
russo. Lenin si trovò a fronteggiare con la Legione cecoslovacca, formata da
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COMUNISMO DI GUERRA
Con un’economia sull’orlo del collasso la svalutazione e l’esplosione del mercato
nero, fu introdotto il cosiddetto “comunismo di guerra”: tutte le imprese vennero
statalizzate e fu introdotta una disciplina militare. Imprese agricole e
industriali e commerciali, grandi e piccole furono statalizzate. Nel luoghi di lavoro
militari fu introdotta la disciplina militare con turni molto lunghi e dure misure
punitive per i trasgressori. All’origine c’erano anche delle motivazioni
ideologiche: si voleva accelerare il processo di abolizione della proprietà privata e
del mercato libero, in cui i bolscevichi vedevano l’origine delle differenze di classe.
Questo portò a uno scontro tra bolscevichi e contadini che non volevano cedere
allo Stato le proprie terre né a vendere i propri frutti del loro lavoro a prezzi bassi
fissati dal governo. Di fronte alle resistenze dei contadini furono create squadre di
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NEP
Nel marzo 1921, dopo la repressione delle proteste dei marinari di Kronstad, Lenin
decise un mutamento di rotta abbandonando il comunismo di guerra e
promuovendo la NEP con l’obiettivo di rianimare il mercato interno e la
produzione. Nep (Nuova Politica Economica), essa favorì il rilancio
dell’economia russa e servì a garantire ai bolscevichi un certo margine di consenso
tra operai e contadini. Nel giro di un paio d’anni la produzione industriale e il reddito
nazionale raggiunsero e superarono libelli d’anteguerra. A questo successo
contribuirono i risultati positivi della produzione agricola che conobbe un vero e
proprio boom. Nelle campagne la Nep favorì il ceto dei kulaki ovvero i contadini
ricchi anche se spesso erano considerati tali solo perché possedevano macchinari o
bestie. Nelle città i consumi aumentarono e comparve un nuovo ceto i cosiddetti
nepmen, commercianti e piccoli imprenditori che cercavano di sfruttare le
opportunità offerte dalla Nep.
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NASCITA DELL’URSS
La Russia sovietica si chiude sempre di più in se stessa, il 30 dicembre 1922 le
quattro Repubbliche socialiste che erano state fondate negli sterminati territori
dell’ex Impero russo e quindi, Repubblica sovietica russa, quella ucraina, quela
bielorussa e quella transcaucasica (comprendente Armenia, Georgia e Azerbaigian)
diedero vita all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) con capitale a
Mosca, entrata in vigore nel gennaio 1924, l’Urss era uno Stato federale. Il
potere legislativo era esercitavo dal Soviet supremo, formato da delegati di tutte le
Repubbliche e il quale a sua volta eleggeva il Consiglio dei commissari del popolo,
cioè il governo dell’Urss nonché il comitato esecutivo il cui presidente era lo Stato.
Lo Stato federale aveva una competenza di difesa e sicurezza, rapporti
internazionali e commercio con l’estero.
KOMINTERN
Nel dicembre del 1919 fu fondata a Mosca l’organizzazione dei partiti
comunisti di tutto il mondo nota come Terza internazionale o Komintern
con Zinov’ev come Presidente. Si produsse la spaccatura tra i comunisti che
volevano portare la rivoluzione e la dittatura del proletariato in altri Paesi,
rovesciando l’ordine costituito, e i socialisti, che preferivano agire in un altro
contesto democratico e promuovere riforme a favore dei lavoratori. Sulla spinta
della Rivoluzione d’ottobre in tutto il mondo partiti e movimenti comunisti nacquero
da scissioni dei partiti socialisti preesistenti. Negli anni Venti e Trenta però i
comunisti erano nella maggior parte delle minoranze: la maggior parte degli
operai e degli elettori di sinistra continuò a votare per i partiti socialisti e
socialdemocratici.
MORTE DI LENIN
Nel maggio del 1922 Lenin subì il primo ictus che ne ridusse notevolmente le
forze, recuperate parzialmente nei mesi successivi fu colpito dal secondo attacco
nel marzo dell’anno dopo. La sua morte il 21 gennaio 1924 aprì una lotta per la
leadership all’interno del gruppo dirigente bolscevico. Stalin riuscì a sfruttare a suo
vantaggio l’emozione suscitata dalla morte del compagno.
SOCIETA’ E CULTURA
Sperimentazioni artistiche
Ruolo delle donne conquistarono almeno sul piano giuridico la parità con gli
uomini, entrando nel lavoro.
Introdotto il divorzio
Promosse campagne contro l’alfabetismo
Apertura di scuole primarie
Potenziamento delle strutture sanitarie e vaccinazioni
Investimento su architettura, poesia, letteratura e musica
Avanguardia artistica: Il Costruttivismo
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IL BIENNIO ROSSO
Il biennio 1919-20 fu caratterizzato da un’ondata di scioperi nelle fabbriche e di
proteste nelle campagne. Gli operai chiedevano il rinnovo dei contratti, i braccianti
del Nord un sistema più equo di reclutamento della manodopera, quelli del Sud la
fine del latifondo e la distribuzione delle terre incolte. Nel 1920 le proteste si
intensificarono e proseguirono con occupazioni di terre nel Centro-Sud. Due
milioni di contadini aderirono alle leghe cattoliche e socialiste. Più frequenti furono
gli interventi della forza pubblica contro scioperi e manifestazioni. Nel frattempo in
molti impianti “triangolo industriale” (Torino-Genova-Milano) erano nati i
consigli di fabbrica- il primo in uno stabilimento torinese della Fiat. Si trattava di
organismi eletti dagli operai allo scopo di coordinare le lotte. Nel settembre quasi
tutte le fabbriche metallurgiche furono occupate dagli operai. Giolitti a questo punto
intervenne, convinse gli industriali a concedere agli operai aumenti salariali e il
parziale controllo della produzione, dall’altro fece pressione sui sindacati perché
non appoggiassero l’occupazione degli impianti. L’accordo fu preso il 27
settembre 1920 fu un successo per i lavoratori ma sancì la sconfitta politica dei
consigli e del Partito socialista. L’occupazione delle fabbriche portò a tanta paura in
vasti settori della società italiana e spinsero i ceti medi a fare blocco con l’alta
borghesia in funziona antisocialista. Ciò diede fiato alla reazione fascista.
MOVIMENTO FASCISTA
Il 23 marzo 1919 Mussolini fondò i Fasci di combattimento, il movimento si
propose come protettore degli interessi dei proprietari terrieri con le squadre
d’azione fasciste che attaccavano leghe contadine e sedi sindacali.
Le squadre erano composte da agrari, ex soldati, borghesi impoveriti, disoccupati e
sbandati, studenti convinti che il socialismo fosse una forza nemica della nazione.
Nel luglio 1920 si ebbero i primi due atti di squadrismo:
La distruzione della tipografia dell’”Avanti!” di Roma
L’assalto all’Hotel Balkan di Trieste
In autunno le violenze si moltiplicarono, grazie ai finanziamenti degli agrari il
movimento fascista si espanse rapidamente nelle campagne e nei centri legati alla
produzione agricola – dapprima in pianura Padana poi in Toscana, Umbria e Puglia.
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RIFORME SOCIALI
Una nuova legge sull’industria del giugno 1933 concesse alle imprese di fare
cartello (accordo tra più produttori di un bene o servizio, finalizzato a limitare la
concorrenza e a controllare le condizioni di vendita, il livello di prezzi, l’entità della
produzione, le zone di distribuzione ect.) a patto che difendessero i diritti dei
lavoratori.
AGRICOLTURA E ABOLIZIONE DEL PROIBIZIONISMO
L’agricoltura americana fu colpita più di altri settori della crisi economica.
Nel 1933 fu creato un ente federale incaricato di pianificare i prestiti di Stato alle
imprese rurali e aprirono l’Agricoltural Adjustment Administration per coordinare le
politiche agricole. Dalle misure adottate con il New Deal beneficiarono però i grandi
agricoltori, mentre i contadini e i braccianti furono per lo più costretti a emigrare
nelle altre città.
Il governo avviò anche il complicato iter per l’abolizione del proibizionismo, la
vendita e il consumo di alcolici tornarono legali. Sulle bevande alcoliche fu applicata
una tassa i cui proventi sommati a tagli di spesa per il governo federale,
consentirono di raggiungere il pareggio di bilancio. Questo successo rafforzò il
consenso attorno a Roosevelt.
CRITICHE
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DOTTRINA TRUMAN
Con la dottrina Truman gli Usa assunsero la guida mondiale nella lotta contro il
totalitarismo, in un orizzonte geopolitico che stava assumendo sempre più tratti di
scontro tra civiltà. La nuova linea politica estera adottata dagli Usa serviva per
superare le divisioni politiche interne; nel 1947 fu approvato il National
security act, che ridefiniva gli strumenti della sicurezza nazionale statunitense.
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LA DECOLONIZZAZIONE IN AFRICA
Dopo l’indipendenza dell’India nel 1947 e la proclamazione della Repubblica
comunista cinese nel 1948, venne l’Algeria (parte dell’impero coloniale francese) in
Africa, dove il processo di decolonizzazione si concentrò negli anni Sessanta.
L’Algeria fu lo specchio della crisi del sistema europeo.
In Africa le potenze adottarono due strategie di dominio: il modello britannico
mirava a creare Stati federali da includere nel Commonwealth e concedeva forme di
autonomia e autogoverno; il modello francese era più orientato all’assimilazione,
limitando a ristrette élites locali la concessione di alcuni diritti civili e politici. Nel
dopoguerra in Africa si assistette all’accelerazione del processo di urbanizzazione;
inoltre ci fu un parziale miglioramento delle condizioni economiche, favorito dalla
presenza di imprese occidentali sul territorio. Nacquero i ceti medi locali, che
approfittarono di alcuni progressi nella vita politica e sociale, per dar vita a partiti
nazionalisti e movimenti indipendentisti.
LA LOTTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE IN ALGERIA
In Algeria, parte dell’Impero coloniale francese, si venne a creare un movimento
indipendentista che si organizzò nel Fronte di liberazione nazionale (Fln). Nel 1954
iniziò un primo periodo terroristico in cui si contrapposero la maggioranza araba e la
minoranza francese. Le rappresaglie culminarono nella battaglia di Algeri nel 1956-
1957: una guerriglia nella capitale in cui i francesi risposero sospendendo le libertà
civili e intervenendo con azioni repressive. La guerra mise in crisi la Francia e la
stessa Europa. La fase calda dell’Algeria fu dal 1958 l 1962. La Francia si divise fra
progressisti, che rifiutavano la guerra, e coloro che volevano rivendicare il
colonialismo. Ciò determinò una crisi politica interna che portò alla nascita, nel
1958, della cosiddetta “Quinta Repubblica”, dotata di nuova Costituzione, e al
ritorno al potere di De Gaulle. Questo indisse un referendum in patria che nel 1961
gli diede sostegno dei francesi e gli consentì di avviare colloqui di pace con il Fronte
di liberazione nazionale e i negoziati proseguirono fino alla dichiarazione
d’indipendenza dell’Algeria del 5 luglio 1962. Il nuovo governo algerino si imperniò
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IL SESSANTOTTO
CONTROCULTURA GIOVANILE NEGLI STATI UNITI
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