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TEORIA DEI MEDIA E CULTURA VISUALE

Prima parola chiave del nostro tempo: villaggio globale. È un espressione che trae la sua origine
proprio nell’ambito dei media studies, uno dei pionieri dei media studies è Marshall Mcluhan, è
proprio lui che ha coniato questa espressione. Perché quest’espressione nasce proprio nel
contesto dei media studies?
I media sono stati tra i fattori principali della determinazione del villaggio globale, cioè della
determinazione della società mondo. I media hanno dato origine ad una società che ormai include
tutti i popoli del pianeta, e proprio per questo motivo viene definità società mondo. l’espressione
villaggio globale è anche utilizzato come sinonimo di società mondo. Oggi la società non è intesa
come solo un insieme di persone o individui localizzati in una specifica area del pianeta, era una
nozione di società che caratterizzava la storia dei secoli fino all’800, una concezione di società
legata a questioni di caratteri territoriali, a dei confini geografici. Non era un mondo globalizzato,
vi erano meno occasioni di incontro, contatto, o scambio tra le diverse popolazioni, c’era una
situazione di atomizzazione, cioè una divisione tra società, popoli, etnie, culture e tradizioni
diverse. Oggi la situazione è cambiata, anche se non è del tutto abbandonata questa concezione di
società tradizionale.
Adesso abbiamo la nuova concezione di società mondo, dove popoli e culture diverse hanno
relazioni, scambi, sono in contatto, possono interagire concretamente tra di loro, anche in maniera
immateriale, grazie a due fattori:
1. Maggiore facilità di spostamento, grazie allo sviluppo dei mezzi di trasporto.
2. Lo sviluppo dei media, che sono strumenti di “mediazione” (medium s. , media p. , il loro
significato è correlato alla funzione di mediazione che questi strumenti svolgono, la
mediazione tra popoli e culture diverse, che si trovano a distanze elevate da un punto di
vista sia geografico che culturale, e che oggi sono nelle condizioni di riconoscersi come
vicini, simili, come parte di una grande società mondo, che coincide con l’intera specie
umana)
La terza parola chiave è cultura globale, vale a dire la possibilità di scambiare informazioni,
conoscenze, nozioni, idee, ricerche, un immenso patrimonio culturale che viene condiviso su scala
mondiale. Questa cultura globale costituisce l’aspetto immateriale della società mondo. L’aspetto
materiale della società mondo è dato da elementi concreti, materiali (ad es. spostamenti nello
spazio, oppure scambi di merci, da qui nasce il mercato/economia globale). L’aspetto immateriale
della società mondo, invece, è dato da idee, pensieri, nozioni, tutti elementi immateriali che
compono una cultura, un sapere. Quando parliamo di cultura globale parliamo, quindi, degli
aspetti immateriali della società mondo: la cultura globale rende possibile avvicinare il modo di
pensare di popoli diversi indipendentemente dal luogo in cui questi popoli vivono, l’avvicinamento
a sua volta rende possibile il riconoscimento reciproco degli uni con gli altri. Avvicinando il modo di
pensare, e condividendo tutti insieme le stesse conoscenze e le medesime istanze della cultura,
diviene più probabile e maggiormente favorita la cooperazione tra culture diverse, la
comprensione. (questo era il proposito di Marshall, cioè la possibilità di far entrare in contatto
popoli diversi, intende questo per “villaggio globale”, appunto dar vita ad una cultura condivisa,
una cultura per tutti, che è reso possibile grazie ai media)
Altra parola chiave: cultura mediale. È un tipo di cultura che ha comportato ad un processo di
occidentalizzazione. Poiché i cinema, la tv, sono sorti principalmente in Europa e si sono diffusi in
tutto il mondo, si parla proprio di occidentalizzazione: una diffusione della cultura occidentale in
tutto il mondo come cultura dominante. In questo senso parliamo anche di un fenomeno negativo,
cioè quello della colonizzazione culturale, avvenuta tramite i media.
Nella prima parte della storia dei media (prima metà del 900) è accaduto che il processo di
diffusione dei prodotti mediali sia stato all’insegna della cultura occidentale, e quindi abbia
determinato una standardizzazione, un conformismo. Non a caso, questa prima fase della storia
dei media viene definita della “mass media communication”, cioè di una comunicazione
massificata: una comunicazione uguale per tutti, standardizzata.

Altra parola chiave: cultura visuale. Si riferisce a quel tipo di cultura che richiede l’impiego del
senso della vista, della percezione visiva. Questo tipo di cultura che sollecita la percezione visiva si
fonda sulle immagini, che possono essere statiche o dinamiche. Le immagini statiche sono quelle
di un medium tecnologico come la fotografia, quelle dinamiche sono quelle che caratterizzano un
medium tecnologico, ad esempio il cinema, oppure la televisione. Con l’avvento delle tecnologie
digitali e telematiche, questi due tipi di immagine hanno incontrato nuovi strumenti di creazione,
produzione e diffusione. La cultura visuale sorge con la nascita di media tecnologici, che
permettono di produrre immagini in grandi quantità, secondo i principi e i processi della
produzione industriale: come si producono su larga scala prodotti industriali più disparati (abiti,
alimenti), allo stesso modo si sono iniziate a produrre immagini grazie all’avvento della fotografia,
del cinema, della televisione, del digitale, e della rete internet.
Negli anni 30-40 del 900, alcuni studiosi della scuola di Francoforte (scuola di pensiero critico che
si esercita su fenomeni della società e cultura, studiosi principali come Adorno, Beniamin, ecc)
introducono l’espressione di industria culturale: ha segnato e segna ancora oggi gli studi sui
media, proprio perché questi studiosi riflettevano sui media e constatavano come quest’ultimi
abbiano introdotto nella cultura una serie di dinamiche che sono tipiche dell’industria.
Sottraggono la cultura e l’arte a dinamiche artigianali e individuali, tipiche del passato,
principalmente si concentrano sugli aspetti e conseguenze negative di questa trasformazione:
accade che la cultura assuma dinamiche, processi e meccanismi di funzionamento che, un tempo,
erano esclusivi e tipici dell’industria. La cultura si trasforma in un’industria che da origine a dei
prodotti, con tutto ciò che ne consegue: da un lato l’abbassamento dei livelli culturali, il venir
meno della libertà dell’artista; dall’altro lato (studi successivi a quelli di scuola di Francoforte) la
democratizzazione della cultura, un accesso alla cultura che viene reso possibile ad un grande
numero di persone, non più limitato ad un èlite, a persone facoltose e agiate dei ceti sociali più
benestanti.
Abbiamo quindi il passaggio da una cultura del passato, incentrata sulla parola (con i pro e i
contro) ad una cultura concentrata sull’immagine. Questo passaggio viene definito come
transizione dalla cultura logocentrica (incentrata sul lògos, il discorso, veicolato tramite le parole,
che siano scritte o orali) ad una cultura iconocentrica (incentrata sulle icone, dal greco ìcon,
immagine).
Cultura visuale è affine a cultura iconocentrica. Questo passaggio avviene con la diffusione della
fotografia e del cinema, quindi al confine tra l’800 e l’900. La tv si diffonde negli anni 50 del 900, e
concorre ulteriolmente della cultura visuale.
Media: cinema, fotografia, televisione, digitale, internet. Sono media visivi, annoverati nell’ambito
della cultura visuale.
Quando ci riferiamo, oggi, ai media, intendiamo anche la radio, l’editoria di carattere informativo.
La radio è un medium a rigore non visivo, può comportare anche delle immagini ad esempio con le
web-radio, che utilizzano delle immagini. Però è principalmente un medium sonoro. I giornali,
invece, dai primi giornali dell’Illuminismo del 700, fino ad arrivare alla metà del 900, scarseggiano
di immagini. Poi, i giornali si affollano di immagini, anche oggi le edizioni digitali dei giornali
utilizzano immagini statiche e audiovisive.
Nella cultura mediale ci sono dei media non visivi, soltanto alcuni dei media sono visivi (citati
sopra).
È importante conoscere i processi attraverso cui i media e audiovisivi ci permettono di conoscere il
mondo, ed è importante scoprire i processi attraverso cui ci influenzano e trasformano il nostro
modo di pensare e di essere. I media ricoprono una grande centralità sia nella vita del singolo, sia
per quanto riguarda la società mondo. Per capire il mondo in cui viviamo e la cultura che lo
caratterizza, si deve comprendere a pieno la cultura visuale.
I nostri processi di apprendimento derivano, in gran parte, attraverso i media, che sono dominati
da immagini. Come apprendiamo attraverso le immagini?

La cultura dei media è una cultura globale, chi usufruisce dei media, l’utente mediale è al
contempo cittadino del mondo, quindi cittadino globale. I media audiovisivi possono offrirci il
meglio o il peggio. Essi rispondono alla definizione di “strumento”. Limiti e potenzialità, danni e
benefici dipendono da come vengono gestite la libertà e la responsabilità nell’utilizzo dei media
audiovisivi. Ciò dipende a sua volta dal livello di conoscenza e consapevolezza dell’utente. La
conoscenza è la condizione indispensabile e necessaria per poter sviluppare la consapevolezza, ciò
che permettere di utilizzare e gestire con equilibrio il rapporto tra libertà e responsabilità.
Il livello di conoscenza e consapevolezza è inversamente proporzionale al grado di rischio per sé e
per gli altri, ovviamente nell’ambito dell’utilizzo dei media.
Quanto più è alto il livello di consapevolezza, più è basso il rischio di incorrere in ambiti dannosi
dei media. I danni e le conseguenze negative che riguardano l’impiego dei media (es. social) è
testimonianza della scarsa consapevolezza e conoscenza che si fa dei media, delle loro potenzialità
e dei loro limiti, ed è testimonianza più in generale di un livello non elevato di conoscenza in
generale. Minore è il livello di conoscenza e consapevolezza e maggiore è il rischio di un impiego
inadeguato e dannoso per sé e per gli altri.
IL CONCETTO DI SCHERMO
Gli schermi sono onnipresenti, proprio per questo abbiamo così tanta familiarità con essi e con il
loro utilizzo. Questi oggetti ormai vengono considerati come delle parti del corpo, “appendici
corpo”, quasi a voler concretizzare un’ immagine di ibridazione tra essere umano e tecnologia,
tanto che si parla di “tecnologia indossabile”.
Gli schermi sono connessi tra di loro, non è da considerare una cosa scontata in quanto è
relativamente recente, in rapporto alla storia dei media. Fino a non molti decenni fa gli schermi
(es. quelli delle sale cinematografiche) non avevano connessioni reciproche, le prime connessioni
tra schermi sorgono con l’avvento e la diffusione della tv, e si sviluppano con il web e con internet.
Questi schermi quindi sono onnipresente e correlati, interrelati l’uni rispetto agli altri. Significa che
intrattengono delle relazioni di reciprocità, sugli stessi schermi circolano le medesime informazioni
(es. televisione che diffonde un notiziario, quindi contenuti diffusi da un emittente a una
moltitudine di utenti. Viene definita comunicazione verticale, perché da un unico emittente
discende una comunicazione verso il pubblico ). Riguarda anche la possibilità per gli utenti di
interagire con i contenuti, per esempio trasformarli o cambiarli. La connessione tra gli schermi è
uno dei fattori che permette di interagire tra individui e dar vita ad una comunicazione di tipo
“orizzontale”, cioè una comunicazione tra pari, tra utenti di tutti il mondo.
Lo schermo ha trasformato moltissimo la società, la cultura e l’idea stessa che abbiamo del nostro
corpo, dell’essere umano in generale.
La parola di schermo ha una duplice valenza:
1. lo schermo è un dispositivo di varia forma, dimensione e natura, atto a impedire il propagarsi
in un certa regione dello spazio di azioni elettriche (s. elettrico) o magnetiche (s. magnetico),
di radiazioni elettromagnetiche, in particolare luminose (s. elettromagnetico, s. ottico) o di
radiazioni corpuscolari. Lo schermo quindi viene inteso come scudo, come barriera, un
oggetto che si frappone tra noi e fenomeni di qualsiasi genere, e che di norma ha la funzione
di proteggere. Questa funzione protettiva è molto importante per capire la differenza tra
esperienza diretta ed esperienza mediale. Molto spesso accade di privilegiare un’esperienza
mediale rispetto ad un’esprienza diretta perché ci si vuole proteggere. Riflessione compiuta da
uno dei più grandi sociologi di tutti i tempi, Sigmund Baumann, rifletteva proprio sui social
media, dicendo che i social in qualche misura mettono gli utenti nella condizione di fare un
utilizzo protettivo dello schermo, si difendono in qualche modo da determinate conseguenze
negative che potrebbero avere nelle relazioni sociali, e impiegano lo schermo per impedire
proprio queste conseguenze negative.
2. Superficie atta a diffondere o riflettere luce o altre radiazioni: in particolare quella su cui
vengono proiettate le immagini.
INTERCONNESSIONE E ONNIPRESENZA DELL’UTENTE
Il fatto di poter avere a disposizione in ogni luogo degli schermi, il fatto di poter accedere a delle
informazioni e di poter modificare queste informazioni, o scambiarle, in realtà rende l’utente
sempre connesso e virtualmente onnipresente. Grazie agli schermi, possiamo accedere a
informazioni e contenuti, o dialogare con persone come se fossimo alla presenza di queste stesse.

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