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Questo libro si interroga, a partire da dati e analisi di scenari sociali e tecnologici, sullo stato
di salute dell'industria culturale più longeva e, nel contempo, più discussa da studiosi,
opinionisti e futurologi: la televisione.
Qualcuno parla dell'imminente morte del mezzo, altri ne prevedono una lunga
sopravvivenza. La parola ricorrente tuttavia è crisi. La crisi indica il momento della scelta che
riguarda la necessità di ridefinire il patto comunicativo tra gli italiani e il linguaggio
audiovisivo.
Quali sono le nuove frontiere della fruizione e della produzione con le quali occorre
misurarci? È chiaro che i network televisivi dovranno fare i conti con i cambiamenti indotti dal
ciclone Internet. Cambiano le abitudini di fruizione e le strategie di avvicinamento ai
contenuti audiovisivi. Emergono nuovi modelli produttivi e nuovi modelli di business: non si
vende più solo agli inserzionisti, ma anche al pubblico (abbonamento, pay per view, video on
demand, ecc).
L'overdose di prodotti e formati porterà alla necessità di selezione in base a criteri di qualità
e di corporate reputation. Ma prima dobbiamo capire cosa ha portato alla crisi, con la storia
di mezzo del mezzo audiovisivo.
CAPITOLO 1 Crisi, transizioni e strategie per il passaggio al futuro. Idee alla ricerca di
definizioni
Le definizioni complesse
In tempi di logorata crisi economica, affrontare la questione televisiva quale chiave di lettura
per il cambiamento e per le sue conseguenze repentine può sembrare riduttivo e fuorviante.
Tuttavia, gli studi di settore hanno trovato un denominatore comune nel considerare il
rapporto delle persone con la comunicazione e con la cultura quale sintomo del profondo
cambiamento sociale. Ma le mutazioni improvvise rischiano di generare crisi, cioè brusche
rotture rispetto al passato.
Pochi si interrogano sul significato sociologico della crisi e sulle sue implicazioni profonde
nell'assetto sociale e culturale di un paese.
Definizioni di CRISI:
● Treccani: termine usato per indicare uno squilibrio traumatico e poi, più in generale,
uno stato più o meno permanente di disorganicità, di mancanza di uniformità e
corrispondenza tra valori e modi di vita. In senso più concreto, ogni situazione, più o
meno transitoria, di malessere e di disagio.
● Definizione in termini sociologici: periodo del sistema sociale caratterizzato
dall'accumulazione accentuata di difficoltà, presenza di tensioni, con conseguenze
conflittuali che inducono complessità nel normale funzionamento del sistema,
scatenando forti pressioni verso il cambiamento.
Siamo di fronte alla prima crisi della tv certificata dai dati Auditel (nasce negli anni 80), a cui
corrisponde l'inizio di una transizione basata su quel fenomeno che viene definito
‘trasgressioni’.
Andando a leggere i dati di ascolto delle due stagioni televisive di fine anni Ottanta, quello
che emerge è una rottura del patto comunicativo tra i pubblici e le principali reti. L'analisi
rivela una singolare coerenza nel declino delle audience della Rai e di Fininvest.
Il pubblico ha scelto di spostare parte della propria fruizione sulla Terza Rete della tv di Stato
e quelle che l'Auditel richiama nelle proprie rilevazioni attraverso la categoria delle altre tv.
Rai Tre e le televisioni collocate fuori dal duopolio aumentano le loro quote di pubblico nei
mesi di gennaio, febbraio e marzo del 1988. Lo stesso periodo di attestata crisi dei principali
network nazionali, coincide con l'inizio della stagione della trasgressione: la trasgressione si
conferma come un terreno per riformulare simbolicamente il rapporto tra individuo e norme,
offrendosi come luogo elettivo dell'innovazione, dell'alterità e del movimento verso codici di
comportamento nuovi.
Si tratta della messa in campo di un comportamento simbolico che esprime appunto
trasgressione nei confronti delle norme sociali, attraverso la tv.
Edgar Morin teorizzava in riferimento alla violenza che caratterizza la cultura di massa: si
attivano processi di trasgressione vicaria, attraverso la sperimentazione di emozioni e statuti
di moralità e di senso, senza pregiudicare il ritorno alla normalità.
Sono stati i giornali e la stessa tv a costituire e legittimare una nozione socioculturale di
trasgressione altamente evocativa.
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CAPITOLO 4 Tre generi (anche) per il futuro: fiction, informazione, programmazione per
bambini
Tre sono le tipologie di programmazione, fortemente radicate nella storia del mezzo:
informazione, fiction e programmazione per bambini e ragazzi.
Nell'universo dell'offerta, informazione, fiction e programmazione per bambini si adattano in
maniera eccellente alle strategie di crossmedialità e alle esigenze di nuovi e vecchi pubblici
conquistando un posizionamento strategico nelle tv del futuro.
Il palinsesto è un vincolo soprattutto per i fan. Il fandom è liquido, si estende dal prodotto al
genere e si muove con facilità tra piattaforme diverse.
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Passaggio al futuro
Stando al rapporto della Fondazione Rosselli, la fiction italiana è scarsamente competitiva
sul piano internazionale e riesce difficilmente a conquistare pubblici diversi da quelli per i
quali è stata progettata. La paura di rischiare, che da anni ha caratterizzato le strategie del
duopolio italiano, emerge ancora una volta, stritolando la creatività.
Emerge la necessità di tracciare alcune indicazioni per il futuro, sia per quello che riguarda
gli scenari di fruizione, sia in relazione alle dinamiche produttive e distributive.
Le parole chiavi si possono sintetizzare in tre categorie:
● Crisi,
● Cambiamento delle abitudini di fruizione, dovuto alle modificazioni degli stili di vita e,
soprattutto, all'innovazione di generazione,
● Diversificazione del mercato.
La crisi economica induce anche un decremento degli investimenti pubblicitari e un relativo
disinvestimento nella produzione.
Alla diminuzione dell'investimento si aggiunge la scarsa sincronizzazione sulle nuove offerte
delle vecchie tv tradizionali, costrette a confrontarsi con i nuovi player, e la difficoltà di
accreditamento della fiction nazionale, spesso fallimentare nel tentativo di copiare prodotti
americani di successo.
Gli scenari di fruizione devono partire necessariamente da una diversa considerazione e
rispetto per i fruitori. Il pubblico reale e soprattutto quello potenziale della fiction è più
interessante di quello che il mondo della produzione e i network pensano: veloce, curioso,
intelligente, multimediale, va catalizzato attraverso moderne strategie di marketing.
Gli scenari di produzione e distribuzione potrebbero essere sintetizzati in tre ordini:
1. Scelte tattiche: vedono il posizionamento di serie americane in prime time, riuscendo
così a convogliare nella fruizione di target commerciale a costi più contenuti.
2. Soluzioni innovative: sfruttano le opportunità della digitalizzazione, individuando nei
nuovi canali, meno competitivi sul piano degli ascolti, veri laboratori creativi. Si tratta
di strategie a medio termine, volte a dare il tempo di crescere e sedimentare a
programmi non di immediata popolarità.
3. Scelte strategiche: le quali prevedono il mantenimento della propria platea di fruitori e
l'integrazione con altre community rintracciabili online, in modo da creare spazi di
comunicazione inter e trans generazionali. È quanto sta già accadendo nel mercato
statunitense, dove le corporation ormai multimediali si rivolgono a nuove generazioni
di consumatori, sempre più competenti nella decodifica dei contenuti narrativi.
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Il dilemma della qualità: un decalogo del Servizio Pubblico multimediale quale strategia di
superamento della crisi
Il dilemma della qualità rimane il tema più difficile da affrontare in questo contesto: tale
concetto induce i pubblici a definizioni che poggiano sull'impegno richiesto nell'atto di
fruizione e gli esperti alla citazione delle consuete casistiche internazionali che vedono nella
BBC inglese, nella statunitense PBS e nella giapponese NHK la massima manifestazione.
Una televisione di qualità non può prescindere dalla professionalità di chi la produce.
Un secondo concetto è l'universalità, annoverato come un aggettivo caratterizzante per la
televisione moderna.
Non poteva essere assente l'auspicio ad una tv educativa ed impegnata nella diffusione
della cultura, ma non mancano nemmeno il senso di familiarità e di fidelizzazione, garantito
anche attraverso la professionalità dei conduttori, la libertà da qualsiasi forma di autorità
politica e la consequenziale attenzione all'etica, e l’attenzione ai minori e alle minoranze.
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Per l'impostazione di un progetto televisivo si parte da un'idea che dev'essere esaminata dal
punto di vista contenutistico, ma soprattutto nella sua fattibilità produttiva e finanziaria: tale
idea viene, in primo luogo, tradotta in termini di costi economici e, solo in un secondo
momento, viene trasformata in prodotto, attraverso il supporto di un insieme di
professionalità artistiche, amministrative e tecniche. Le tecnologie adottate in questo
processo di trasformazione hanno agevolato la formazione di figure ibride, contraddistinte
dall'aver unito aspetto artistico, creativo e comunicativo.
Per realizzare lo stesso prodotto s'innescano microprocessi finanziari, tecnici e creativi che
richiedono l'attivazione di competenze e vocazioni specifiche, volte soprattutto al
superamento del contesto d'incertezza e di incompleta prevedibilità dei destinatari
dell'offerta, i pubblici televisivi in primis.
Questa è una mappa sintetica dei momenti caratterizzanti la produzione audiovisiva
tradizionale e delle attività specifiche ad ognuna delle fasi concrete:
1. Produzione: comprende tutte le attività necessarie alla costruzione del prodotto,
dall'ideazione alla messa in onda;
2. Archiviazione: consiste nella catalogazione e nella conservazione del prodotto che
permette poi un suo eventuale riutilizzo;
3. Distribuzione e Vendita: si traduce nell'emissione televisiva, diretta, indiretta, in
replica, attraverso dispositivi multimediali, nella gestione degli impianti, nell'attività
editoriale.
Il momento di destinazione e distribuzione del prodotto audiovisivo è delicato, dato che può
influire drasticamente sul successo o sulla perdita di un programma, di una fiction o di un
varietà televisivo. Esemplare il caso di Dallas negli anni Ottanta, il quale - dopo un breve
passaggio sulla RAI - divenne la serie punta di Mediaset, con la sua dimensione seriale di
appuntamento fisso.
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Il digitale cambia le regole del gioco, soprattutto nel settore dell'audiovisivo: aggiornare la
mappa delle professioni nel passaggio dall'analogico al digitale sembra diventata
un'esigenza.
L'economia ed il mercato del lavoro stanno subendo forti trasformazioni dovute a
l'imponente evoluzione tecnologica in atto da tempo in quasi tutti i settori: tale processo di
sviluppo ha fatto sì che nascessero nuove figure professionali flessibili, in grado di lavorare
in ambiti in continua evoluzione.
La tecnologia offre molteplici possibilità di sviluppo —> trasversalità, multifunzionalità,
multidisciplinarietà e flessibilità sono le parole chiave per ricostruire in sintesi l'identikit dei
nuovi professionisti dell'audiovisivo.
Si evincono quindi figure ibride, definite "figure tecniche e di artigianato": anche in momenti
di transizione, la comunicazione mantiene il suo posizionamento strategico tra potere e
società, facendosi carico della rappresentazione e della costruzione della realtà per platee
molto vaste.
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