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Francesco Marrazzo
Giornalismo locale market-oriented. Identità pro-
fessionali e culture organizzative tra informazione
e comunicazione
(doi: 10.1445/99260)
Ente di afferenza:
Università la Sapienza di Roma (Uniroma1)
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LOCAL MATTERS
Giornalismo locale
market-oriented
Identità professionali e culture
organizzative tra informazione
e comunicazione
Francesco Marrazzo
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Nonostante questa collocazione, in alcune Regioni, in particolare quelle caratterizzate dalla
presenza di minoranze linguistiche, il TGR supera, in termini di share medio dell’edizione
serale, il TG3 (AGCOM 2018c).
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È impossibile negare come il rapporto tra testate native digitali e un social network quale
Facebook sia continuamente condizionato dai continui cambiamenti dell’algoritmo alla base
delle news feed degli utenti. In particolare, molte testate online hanno particolarmente sofferto
alcune modifiche dell’algoritmo che l’azienda aveva portato avanti nel 2017, quando i contenuti
informativi erano stati penalizzati. Successivamente, invece, proprio i contenuti informativi a
carattere locale hanno assunto una maggiore rilevanza nelle successive fasi di aggiornamento
dell’algoritmo di creazione della news feed di Facebook.
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i dati di online audience del mese di gennaio 2020, Citynews, che edita
numerose testate native digitali legate a diverse realtà territoriali, ri-
sulta il primo medium informativo per total digital audience, con 26,3
milioni di visitatori unici mensili, davanti ad una testata nativa digitale
consolidata come Fanpage e all’all news televisiva TGCOM243. Chia-
ramente, l’incidentalità della scoperta delle notizie tipica del consumo
informativo attraverso i social media (Mitchell et al. 2017; Fletcher,
Nielsen 2018), soprattutto tra gli utenti più giovani (Boczkowski et al.
2018), e la scarsa capacità degli utenti di attribuire correttamente alle
relative testate le notizie circolanti sui social network (Kalegoropoulos,
Nielsen 2017) rendono opportuno riflettere in maniera più problematica
sul rinnovato interesse per le notizie a carattere territoriale.
D’altro canto, l’analisi dettagliata dell’offerta informativa
per area geografica evidenzia come gli editori online a carattere locale,
pur rappresentando la maggioranza degli editori locali per chiare ragioni
di economicità e facilità di accesso alla produzione informativa online
(AGCOM 2018b), siano una presenza relativa più evidente soprattutto
nelle Regioni del Nord-Ovest e del Centro (queste ultime altresì carat-
terizzate da una forte domanda di informazione attraverso il web),
mentre la maggior parte dei quotidiani locali editi in tutta Italia si trovi
al Sud (AGCOM 2018c), a testimonianza di uno storico radicamento
delle imprese editoriali meridionali entro i confini materiali e cartacei
del quotidiano. Nonostante la numerosità degli editori locali online, è
opportuno evidenziare che si tratta, perlopiù, di soggetti economici di
limitate dimensioni che arricchiscono la coda lunga dell’informazione
locale, talvolta con pubblicazioni a carattere quasi-amatoriale e con
scarso investimento in asset tecnologici e di personale specializzato
(AGCOM 2018b).
In ogni caso, aldilà dei limiti e delle problematiche eviden-
ziate, la forte crisi dell’industria editoriale locale, che si ritrova con
risorse economiche sempre meno adeguate per investimenti in nuove
strategie digitali e di audience engagement, in una sfida sempre più
impari con gli editori nazionali e internazionali, dal punto di vista
economico (Hess, Waller 2017) e di identità (Jenkins, Nielsen 2020),
rende evidente, e necessario, anche in Italia, l’ingresso nel panorama
dell’offerta informativa di soggetti nuovi che editino testate native
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Fonte: Primaonline.it su dati Comscore.
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In letteratura, si intende per lifestyle journalism «la copertura giornalistica delle pratiche e dei
valori espressivi che aiutano a creare e dotare di significato un’identità specifica nell’ambito del
regno del consumo e della vita quotidiana» (Hanusch, Hanitzsch, 2013, 947, traduzione mia).
Secondo From e Kristensen (2012), il lifestyle journalism è sempre più vicino al giornalismo
culturale.
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Secondo AGCOM (2018c), la percentuale di cittadini campani che dichiara di informarsi
tutti i giorni attraverso Internet (43,7%) è superiore a quella dei cittadini italiani (41,8%). Al
contrario, la percentuale dei campani che dichiara di informarsi attraverso radio (13,7%) e
quotidiani (10,9%) è nettamente inferiore rispetto a quella di tutti gli italiani. Su livelli simili si
attestano invece la percentuale di cittadini campani (66,1%) e italiani (68,8%) che dichiarano
di informarsi attraverso la tv, che rimane non solo il mezzo più usato per fini informativi ma
anche quello ritenuto più importante (dal 55,4% dei campani e dal 48,8% degli italiani).
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Fonti: Bilancio Sociale Ordine dei Giornalisti 2017 (per il numero di iscritti all’Ordine dei
Giornalisti su base regionale al 31 dicembre 2017), ISTAT (per la popolazione residente al
31 dicembre 2017).
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Alla luce della fase emergenziale dovuta all’epidemia da COVID-19, durante la quale è stata
condotta la ricerca sul campo, non è stato possibile affiancare alle interviste ulteriori fasi di
costruzione della documentazione empirica condotte attraverso altre tecniche tipiche della
ricerca qualitativa, quali focus group (da svolgere con più membri della redazione) e sessioni
di osservazione partecipante delle riunioni di redazione.
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La stessa scelta di svolgere una ricerca sul giornalismo locale market-oriented in Campania
è stata determinata dalla concreta possibilità di accedere al campo di ricerca, in virtù della
vicinanza personale e professionale ai soggetti intervistati, e della relativa facilità di contatto,
pur nel complicato contesto determinato dall’emergenza sanitaria e dal conseguente lock-down
che ha caratterizzato i mesi in cui la fase di ricerca sul campo è stata condotta. Non potendo
determinare a priori la rispondenza dei key-informants ai criteri chiave noti in letteratura,
eccezion fatta per il loro ruolo nella comunità di riferimento (Tremblay, 1982), è stato ritenuto
opportuno selezionare testimoni provenienti da diversi ambiti, seppur connessi e collegati,
per garantirsi un ampio spettro di punti di vista (Burgess, 1984). Si tratta, in ogni caso, alla
luce del loro coinvolgimento in differenti realtà editoriali market-oriented, di sei osservatori
privilegiati in grado di poter fornire inedite interpretazioni sull’evoluzione del ruolo e della
professione giornalistica nel contesto dell’informazione locale.
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T1 è presente su Facebook, con una pagina che riprende gli articoli pubblicati sul sito
attraverso link accompagnati da titoli rapidi ed essenziali e pubblica contenuti video originali
e non. T1 ha anche una pagina Instagram e un account TikTok con contenuti pensati ad hoc
per i due canali.
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T2 è presente su Facebook, con una pagina che riprende gli articoli pubblicati sul sito
attraverso link accompagnati da titoli molto brevi e pubblica foto e video degli utenti. T2 non
è presente su Twitter, mentre la pagina Instagram pubblica soprattutto foto e video propri e
degli utenti.
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La testata possiede una pagina Facebook, che però è pensata soprattutto come vetrina dei
servizi e dei prodotti acquistabili dai clienti.
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La testata è presente su Facebook, con una pagina che riprende gli articoli e i video pubblicati
sul sito attraverso link accompagnati da titoli concisi; non è invece presente su Twitter e
Instagram, dove però articoli e video vengono pubblicati dalla pagina della società editrice.
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Nella conduzione delle interviste, il ricercatore ha cercato in ogni caso di tenere sempre
presente la necessaria convivenza tra familiarità, intesa come possibilità di riconoscersi
ed intendersi reciprocamente, ed estraneità, intesa anche come distanza dal ricercatore
(Montesperelli 2014), anche al fine di evitare di essere influenzato da relazioni troppo strette
con i key-informants (Spradley, 1979).
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Il nostro ruolo informativo è legato a tutto quello che può accadere nella
città e, per quanto riguarda gli eventi, in tutto il territorio regionale.
Percepisco l’importanza del nostro giornale locale per quanto riguar-
da l’informazione: la gente ci chiede informazione legata alle attività
quotidiane, ai trasporti, a tutto ciò che è informazione locale ad ampio
spettro […] sono informazioni che a volte ci vengono addirittura ri-
chieste. (R-T2)
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Per quanto riguarda il concetto di soft news, in questo caso si fa riferimento al focus degli
argomenti trattati, ovvero a tematiche afferenti la sfera privata degli individui e singoli eventi
(Reinemann et al. 2012).
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Usiamo Google Analytics come il pane, per noi è una guida: da quello
riusciamo a capire quali sono gli argomenti di maggiore interesse e
quali sono i filoni da seguire ed è una cosa che controlliamo sempre,
ogni volta che postiamo un articolo su Facebook, per verificare la rea-
zione del pubblico, in modo da riuscire a selezionare successivamente
le tematiche da trattare. (DR-T2)
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nel proprio lavoro non sempre corrispondente alla difesa del proprio
ruolo nel contesto dell’infodemia digitale (Baines, Elliott 2020)15.
Anche per quanto riguarda più nello specifico il rapporto con
il pubblico che legge i contenuti prodotti dalla testata tramite i social
network, sebbene non manchino occasioni in cui si ricorre a contenuti
e video prodotti o segnalati dagli utenti, gli user-generated-content
(Van Dijck 2009) non vengono sempre visti come un elemento partico-
larmente interessante su cui puntare in maniera strutturata la propria
attenzione (Hermida, Thurman 2008). Ciò testimonia, probabilmente,
una visione del lavoro giornalistico ancorata ad una forte idea di auto-
nomia editoriale (Sjøvaag 2020), che nel contesto analizzato rischia, da
un lato, di far perdere di vista fonti alternative e dal basso (Splendore
2017a; Kleemans et al. 2017), differenti da quelli istituzionali (Cornia
2014; Tiffen et al. 2014) spesso citate nelle interviste, e dall’altro, di
far perdere contatto con quello stesso pubblico che si dichiara di voler
servire in ottica di giornalismo di servizio e comunità. Inoltre, nono-
stante le pagine social siano oggetto di specifiche social media policy
da parte di quotidiani o testate radiotelevisive nazionali (Eberwein et
al. 2019), gli intervistati non evidenziano una particolare attenzione
alla moderazione dei commenti sulle pagine social delle testate presso
cui lavorano: laddove interrogati, tutti si sono limitati a chiudere ra-
pidamente la specifica discussione avviata dal ricercatore, facendo un
semplice cenno all’abitudine di cancellare i commenti ritenuti offensivi.
Inesistente, nel contesto analizzato, è anche il ricorso al data
journalism (Antenore, Splendore 2017), a testimonianza di un’antica
diffidenza del giornalismo italiano per tutto ciò che a fare con la sta-
tistica (Splendore 2016a), che ha reso i data journalists una piccola
nicchia separata rispetto all’universo giornalistico italiano (Porlezza,
Splendore 2019), e di una certa idiosincrasia rispetto ad analisi dei
dati e infografiche tipica dei professionisti dell’informazione italiani
(AGCOM 2017).
Per quanto concerne infine l’organizzazione del lavoro reda-
zionale, sebbene emergano differenze strutturali tra le diverse redazioni
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Anche se il tema COVID-19 non è stato specificamente oggetto delle interviste, le stesse sono
state condotte nel pieno del periodo emergenziale. Tale circostanza ha portato spesso i giornalisti
ad enfatizzare il loro ruolo di servizio verso la comunità locale, impressionata dalle numerose
informazioni veicolate da legacy media e istituzioni, che nel contesto analizzato si sono serviti
in maniera proficua e talvolta anche molto sapiente degli stessi strumenti di comunicazione
(in particolare Facebook) utilizzati dalle testate presso cui lavorano i soggetti intervistati.
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cipali testate native digitali europee (Nicholls et al. 2017). Anche per
quanto riguarda gli strumenti di web analytics, il loro utilizzo ai fini
di personalizzazione dei contenuti per le proprie nicchie di pubblico
e quindi la loro integrazione nel lavoro redazionale non sono state
affatto portate avanti, così come è invece accaduto in redazioni locali
più tradizionali e legate ad un passato nella carta stampata (Jenkins,
Nielsen 2020).
Per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, la man-
canza di confronto in redazione e la spinta a pubblicare sempre più
articoli, in maniera sempre più rapida, sembra confermare quanto già
rilevato dalla ricerca empirica sul giornalismo locale online italiano,
ovvero la sua tendenza a conseguire un ritorno commerciale basandosi
sull’incremento di accessi, utenti e pagine viste (Splendore 2017a). Se
la maggior parte dei primi studi sull’informazione online si erano sof-
fermati su fattori quali l’assenza della deadline dell’edizione cartacea
o del notiziario radiotelevisivo e l’abbondanza di spazio disponibile
(Paterson, Domingo 2008; Ryfe 2013; Usher 2104), e quindi in gene-
rale sulla mancanza delle costrizioni spazio-temporali che per decenni
avevano segnato la vita del giornalista (Sorrentino 2008), le più recenti
ricerche empiriche hanno invece testimoniato una maggiore propensione
dei giornalisti a svolgere attività volte alla creazione di un rapporto co-
stante e inedito con la propria audience, anche grazie all’introduzione
di nuove pratiche e routine di lavoro (Casero-Ripollés et al. 2020), alla
decostruzione della tradizionale norma della separazione tra attività
di business e quella editoriale, e al parallelo e simultaneo processo di
costruzione di nuove norme, che interessa attività innovative quali il
native advertising e l’utilizzo delle audience analytics (Cornia et al.
2018).
Nel contesto analizzato, invece le modifiche nella cultura
organizzativa, anche con riferimento all’organizzazione del lavoro in
un contesto di forte permeabilità tra redazione e agenzia o service, tra
funzioni di informazione e comunicazione (Baldassarri 2014), si sono
ridotte, nel migliore dei casi, ad un supporto reciproco tra attività
gelosamente custodite nei loro territori di origine, o, nel peggiore,
ad una mera esecuzione di attività giornalistiche su committenza
esterna.
I giornalisti che operano nel contesto analizzato, al contra-
rio di altri giornalisti italiani, in particolare di quelli molto attivi sulle
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Già la legge n. 150 del 2000 prevedeva l’obbligo di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti per
i professionisti impiegati negli uffici stampa degli enti pubblici. Successivamente, nel 2011,
su iniziativa del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, veniva pubblicata la Carta
dei doveri dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale Ordine Giornalisti, che sancisce di fatto
una legittimazione degli uffici stampa (pubblici e privati) in ambito giornalistico. Agli uffici
stampa è anche dedicato un gruppo ad hoc dello stesso Ordine.
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Francesco Marrazzo
Dipartimento di Scienze Sociali
Università degli Studi di Napoli «Federico II»
Vico Monte di Pietà 1
I-80138 Napoli
francesco.marrazzo2@unina.it
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