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Perrotta
Radiocomunicazioni Libera università di lingue e
comunicazione (IULM)
29 pag.
Arrivano anche altri spartiacque legislativi, mai del tutto risolutivi rispetto alle lacune della legge
Mammì, ma comunque importanti e cruciali per l’organizzazione del settore:
La digitalizzazione del mezzo radiofonico in Italia prende delle forme del tutto anomale. Mentre in
Europa si è cominciato a sperimentare in maniera cospicua il DAB (Digital Audio Broadcasting), in
Italia, benché la tecnologia sia disponibile dal 1987, solo di recente si registrano sperimentazioni
consistenti, con due standard intervenuti nel frattempo, più vantaggiosi del DAB: il DBM (Digital
Media Broadcasting) che può diffondere audio e video su apparati mobili e soprattutto il DAB+
(Digital Audio Broadcasting Plus) che compatta ulteriormente il segnale e aumenta la qualità.
Il web sta giovando alla radio in almeno tre forme:
Con il web è inoltre emersa una nuova generazione di ascoltatori, cresciuti con la disponibilità del
podcasting.
Il palinsesto
I programmi non sono entità isolate. La loro successione è più importante del singolo ed è frutto di
strategie elaborate delle persone della radio per capire cosa il pubblico vorrebbe o dovrebbe
ascoltare; ciò dà un senso di controllo di monopolio a chi decide e realizza tale palinsesto.
L’idea di base è che il palinsesto, dovendo controllare i tempi della diffusione e dovendo essere
pronto a riscritture, sia una sorta di oggetto fluido e uno schema operativo essenziale per ordinare
i tasselli della programmazione in successione lineare, ma soprattutto, è uno strumento cangiante
che registra dentro di sé le precedenti versioni permettendo variazioni continue in costante dialogo
con il pubblico grazie al quale si orienta, registra il flusso e ne diventa parte.
La dimensione temporale è fondamentale, il palinsesto è l'elenco della successione dei programmi
ora dopo ora, per tutta la settimana e quindi diventa anche uno specchio sincronico dei tempi
sociali, con tutte le possibilità di interazione dinamica e con quello che gli eventi della realtà
possono offrire. Infatti se c’è un avvenimento improvviso (come un attentato o un terremoto) il
palinsesto cambia e i programmi si adattano nella forma e nella durata e il flusso registra le
variazioni. Raymond Williams dice che è proprio il flusso la vera forma culturale della radio e della
tv, e per questo il palinsesto come somma dei programmi ha più senso delle sue singole parti,
perché incorpora un’identità che permette al pubblico di conoscere la linea editoriale
dell'emittente e di sceglierla per un insieme di fattori e non per un singolo programma.
Il formato
Il formato divenne la carta d’identità dell’emittente radiofonica: contiene i caratteri dell’offerta di
una radio e viene studiato e definito per arrivare a un pubblico specifico. (per esempio con il Top40
Show si voleva arrivare a tutti teenager americani degli anni 50).
In ambito televisivo un format è la sintesi produttiva di un’idea di programma, può essere
comprato e venduto, importato ed esportato, e garantisce all’emittente tv un minor rischio nella
programmazione. Il formato radiofonico, invece, modella la programmazione di un’emittente nella
sua totalità. Non è un oggetto compravendita come quello televisivo, ma si produce e si aggiorna
sulla base delle evoluzioni dei mercati.
In generale esso stabilisce con precisione:
La scelta dei formati è data da ragioni di business più che dal gusto estetico.
Le radio in Italia quindi ammortizzano l'avvento di modelli di programmazione ispirati alle formule
americane con risposte più o meno decise, si lanciano nella sperimentazione di format precisi e
riconoscibili
Servizio pubblico:
• Rai Radio 1, Rai Radio 2, Rai Radio 3, Isoradio e GR Parlamento
• canali DAB+
• web
Private:
• ci sono radio appartenenti a gruppi editoriali come Radio Deejay, Capital e più recenti
come Virgin Radio, Radio 101, Radio 105
• accanto a queste abbiamo KissKiss, RDS, RTL 102.5 (da cui nascono Radiofreccia e Radio
Zeta)e Radio Italia Solo Musica Italiana.
RTL 102.5 conta su 7 milioni di ascoltatori, Radio Italia e Radio Deejay intorno ai 4 milioni e sopra 1
milione ci sono KissKiss e Capital.
Alcune radio sono dette di programmi e costruiscono il proprio valore aggiunto rispetto alle
concorrenti sulla qualità di programmi e dei contenuti informativi e musicali forniti all’ascoltatore,
sull’autorevolezza e sulle caratteristiche specifiche dei conduttori. Altre radio invece le cosiddette di
Come scegliere quindi tra le varie radio? concentrandosi sull'offerta privata Enrica Atzori divide le
radio in:
• music & news (radio musicali con un flusso informativo intenso come RTL 102.5, RDS,
R101, Radio Capital)
• radio musicali (Radio Italia, Radio Deejay, Radio Kiss Kiss, Virgin Radio)
• radio pubbliche (individuata solo il formato All News per Rai Radio 1 che prevede una
rotazione musicale piuttosto importante)
Rai Radio 2 offre prevalentemente intrattenimento, storytelling e inserisce un formato di musica in
cui si integrano proposte musicali in playlist mainstream.
Rai Radio 3 offre musica, dibattiti e intrattenimento culturale di alto profilo.
E se le grandi radio ora hanno formati specifici che siano di informazione, musicali rock o italiani, la
messa a punto di contenuti nei palinsesti ha portato a un momento in cui il parlato prende una
maggiore importanza, mentre prima aveva più una funzione politica. Si dà maggiore importanza al
conduttore e si sviluppano programmazioni che siano sia di intrattenimento che di informazione
oltre che musicali.
• la primaria natura monocanale che sfrutta solo il senso dell’udito per far arrivare il proprio
messaggio. Contenuti semplici, lineari e reiterati renderanno facilmente identificabili per
l’ascoltatore gli elementi di cui ha bisogno per utilizzare il mezzo;
• l’essere un mezzo secondario la cui fruizione da parte degli ascoltatori è spesso
contemporanea ad altre attività;
• la volatilità, ovvero la natura effimera del messaggio della radio, che una volta espresso
dallo speaker e trasmesso finisce nel nulla.
Il cambiamento in radio è fisiologico, necessario per anticipare le mosse di chi ascolta e spesso
indipendente dalla volontà del management. L’emittente deve essere capace di trasformarsi
restando sempre sé stessa, per non deludere l’ascoltatore fedele. Il pubblico fedele si sente parte di
un qualcosa che ritiene non debba mai cambiare senza il suo consenso, ha assorbito le logiche di
formato della radio che ascolta e inconsciamente le padroneggia. E' più facile inoltre, fare in modo
che i tuoi ascoltatori passino più tempo con te, rispetto a coinvolgerne di nuovi.
La riconoscibilità
Una radio può farsi notare ed essere riconoscibile nel tempo sfruttando elementi caratteristici posti
su diversi livelli d’attenzione:
• Strategie basate sulla costruzione di un’identità sonora, fatto di jingle, sigle e basi. I jingle
sono composti da musicisti e interpretati da voci in linea oppure sono variazioni di brani
famosi, sono prodotti per essere ricordati per entrare nella testa delle persone; Le sigle
Ciò nasce dall’esigenza di emergere rispetto alla concorrenza. L'identità sonora di una radio nasce
innanzitutto se la radio si sente bene e poi dalla qualità degli elementi sonori che l'emittente
propone. Questi elementi sonori se non piacciono all'ascoltatore renderanno sgradito tutto il
prodotto radiofonico. Nel bene o nel male, questi suoni contribuiscono alla riconoscibilità
dell'emittente. Per distinguersi dalle altre radio, una radio deve sottolineare alle orecchie del
pubblico le caratteristiche della propria offerta. Il rapporto tra radio e ascoltatore non si deteriora
quando l'emittente porta contenuti nuovi gradualmente, parlati o musicali.
2. Musica in onda
Oggetto di questo capitolo è la programmazione della musica alla radio. Due elementi, il mercato
della musica e i modi e gli stili per consumarla, sono i poli intorno a cui ruota la programmazione
della radio oggi.
• Fedeli: ascoltano con partecipazione assumendo atteggiamenti attivi nei confronti della
programmazione musicale, mandando messaggi richiedendo canzoni, ecc.;
• Cercatori: passano da un’emittente all’altra finché non trovano la canzone giusta per il
momento, quella che più soddisfa le loro aspettative;
• Passivi: utilizzano la radio come sottofondo e non cambiano stazione quasi mai.
• Day-parting: questa strategia riguarda la fornitura di contenuti di diverso tipo a seconda del
momento della giornata in cui si trova. Solitamente si usa una suddivisione in 5 parti: da
mezzanotte alle 6, dalle 6 alle 10, dalle 10 alle 15, dalle 15 alle 19, dalle 19 a mezzanotte.
Ogni parte è programmata secondo parametri diversi. Inoltre, c’è una separazione
orizzontale delle canzoni che evita che un brano venga programmato nella stessa fascia
oraria per giorni consecutivi o ancora che certi artisti vengano programmati in determinate
fasce orari, o due canzoni dello stesso artista nella medesima ora di programmazione.
Il controllo sui valori del BPM è un ulteriore verifica dell'andamento ondulatorio della pulsazione
della musica, la media in genere varia tra i 100 e i 120 BPM con la linea solita di 110 battiti al
minuto come pulsazione di riferimento. Ogni radio cerca nei dischi quella che è la propria
immagine da far risultare, ciò lo ha fatto BBC Radio 1 dando vita a un inno dell’emittente
fidelizzando il pubblico. Ciò dà maggiore forza e prestigio alla radio.
I brani del passato (Non – Current) sono classificati in base all’anno o alla decade di uscita:
Questo tipo di divisione è totalmente flessibile perché bisogna aggiornarla continuamente ogni
settimana soprattutto se la radio è una Contemporary Hit.
Per quanto riguarda la rotazione bisogna prima di tutto stabilire una percentuale rispetto alla
programmazione musicale complessiva sul totale di 24h. Ad esempio in una radio Adult
Contemporary si stabilirà il 60% di musica current e il 40% di musica non current.
Il software in questo caso calcola in base a parametri decisi dal programmatore, ma non
mancheranno i punti deboli, su cui bisogna intervenire cambiano manualmente le scelte del
programma.
7. Classical: formato raramente adottato, raffinato ma non snob, ottiene un ascolto molto
fedele su un segmento di pubblico adulto (over 25) attivo e di livello culturale ed economico
medio-alto. Contiene appuntamenti informativi ogni ora, è caratterizzato da un suono
molto lineare e tradizionale, poco incline al cambiamento. In Italia, a parte Radio3 (che
pure non aderisce a questo formato) non esiste alcuna emittente privata nazionale che
abbia scelto questa proposta editoriale;
8. Urban Contemporary: nato dal formato disco, parla prevalentemente a un pubblico
metropolitano e multiculturale tra i 18 e i 34 anni. Caratterizzato da un suono intenso,
ballabile, upbeat, con sequenze di musica mixata e una conduzione energica (Radio Deejay
si avvicina a questo format). La playlist è molto ampia e comprende brani RnB, Hip Hop,
Rap, Funk, Latin pop, Raggae ecc.
L’airplay è oggetto di reportistica da parte delle principali società di ricerca che riconoscono e
contano i passaggi in radio dei singoli brani: il monitoraggio costante delle trasmissioni di un
numero prestabilito di emittenti individua ogni settimana i brani più programmati dalle radio.
L’airplay ha contribuito all’uniformarsi delle playlist radiofoniche.
• Un repertorio soggettivo, messo in campo da figure che si basano su criteri estetici, di gusto
ed expertise musicale il cui intento è quello di educare gli ascoltatori e condividere la
propria passione musicale. Poiché bisogna tener conto del mercato, a volte programmano
canzoni che non necessariamente diventeranno una hit ma che sono comunque
identificative per l'emittente e il formato scelto. A ciò corrispondono le radio rock;
• Un repertorio analitico, viene utilizzato da chi si basa sul mercato, a focus group e a
interviste dove vengono testate le canzoni su campioni di ascoltatori. Il tentativo è quello di
trovare un criterio oggettivo e scientifico invece di basarsi sul gusto e sull’intuizione. Dato
che gli ascoltatori tendono abitualmente a gradire musica già famigliare, la ricerca è
Secondo Galuszka le emittenti usano i primi tre tipi perché non vogliono cedersi alle case
discografiche e sono immuni alle pratiche come la payola (programmazione prezzolata).
Oggi ormai l’ascolto è organizzato da playlist, ovvero delle sequenze che seguono uno stesso stile o
formate da algoritmi. La radio ora si è confrontata con questo nuovo modo e possiamo infatti
parlare di format radio.
Il Top40 ad esempio è nato quando il formato di distribuzione della musica registrata più diffuso
per i giovani era il 45 giri di cui 33 giri di musica classica per gli adulti; con la nascita degli album
anche per la musica classica si inizia a dare importanza alla sequenza dei brani e a concepire la
modalità Long Playing per un ascolto continuativo. Il pioniere di ciò fu Sgt. Pepper’s Lonely Hearts
Club Band dei Beatles del 1967 preceduto da Pet Sound dei Beach Boys dell’anno prima,
probabilmente la fonte d’ispirazione. La radio che era un medium devoto alla programmazione dei
singoli ha reagito alla diffusione degli album con la creazione di formati adatti a questa forma di
distribuzione e di cultura musicale.
Dagli anni ‘60 le emittenti iniziarono a creare formati di album con brani eterogenei e dando spazio
agli Album Oriented Rock. Con l’avvento dei dischi l’ascolto dei Long Playing iniziano a farsi da parte
e va a prendere piede l’ascolto on demand offerto ad esempio da MTV e da radio governate da hit.
Un’altra evoluzione fu il tasto shuffle sui lettori CD o iPod.
Oggi le case discografiche ormai sono legate alla rete, al digitale, poiché esso risponde a due
richieste di bisogni diversi di ascolatore:
Accanto al jukebox celestiale è sempre presente un senso di smarrimento. Per questo le playlist
rivestono oggi un ruolo importante che ammorbidisce la randomicità della riproduzione casuale
che lo shuffle aveva introdotto. La promessa dei servizi di streaming è quella di far suonare la
musica giusta al momento giusto assumendo che i modi di fare tradizionali di consumo della
musica non siano in grado di farlo. Non c'è radio che possa competere con questa estrema
targettizzazione ma nessuno potrà togliere alla radio quel valore aggiunto di sorpresa che veicola
all''ascoltatore ogni volta che passa un brano senza annunciarlo.
3. Parole in diretta
Il parlato come la musica è l’altro ingrediente fondamentale della radio. C’è chi ne fa il proprio
fulcro comunicativo dando ampio spazio alle trasmissioni parlate. La parola, che è l'elemento più
caratterizzante di un'emittente è quasi sempre in diretta oppure cerca di simulare la diretta.
Questa sua dimensione cosi naturale e flessibile, se confrontata con un qualsiasi contenuto
registrato, fa del parlato l'elemento più imprevedibile della radio.
1. Respirazione , che fornisce allo speaker l’energia necessaria per affrontare il testo che deve
leggere o i contenuti che deve esprimere. La respirazione diaframmatica, agendo
direttamente sul muscolo del diaframma collocato tra polmoni e basso ventre, è anche un
ottimo strumento di controllo delle emozioni;
2. Pronuncia , è l’emissione di sillabe e parole secondo le regole della consuetudine e il
complesso di convenzioni di un paese o di una regione;
3. Articolazione , è l’elemento che meglio favorisce la comprensibilità. Per imparare a scandire
bene le parole è necessario esercitarsi nell’utilizzo di tutti gli organi che concorrono
all’articolazione;
4. Dizione, si intende complesso di regole di intonazione della voce, con l’uso delle pause e
della punteggiatura sonora;
Il lettore in radio deve essere in grado di far propri i testi che gli vengono dati e trovare la giusta
motivazione per poter attrarre il pubblico emotivamente.
La voce al microfono
La personalità di uno speaker nasce e si sviluppa in base al modo che egli utilizza la propria voce.
Ci sono speaker adatti a pubblico giovane e altri a un pubblico più adulto, ad un pubblico maschile
o femminile.
Inoltre cambia il proprio tono in base al momento in cui si trova in onda, ad esempio se siamo di
notte cercherà di un usare un tono più caldo e intimo o in base alle fasi del programma.
Tutti gli effetti vengono fuori da una lunga esercitazione e capacità di padronanza della propria voce
nelle sue 5 parti. Conoscere bene anche il microfono è una buona cosa in quanto si sa che con le
lettere occlusive (P, B, T, D) bisogna mantenere una certa distanza per evitare strani effetti e con le
lettere fricative (S, F, Z) che tendono a fischiare e a sibilare.
preparare la scaletta
Ai tempi di Gadda, la stesura dei testi per la radio veniva creata da apposite figure professionali,
oggi queste si trovano soltanto nella produzione informativa, documentaristica e di fiction. La
pratica più diffusa è rimasta la preparazione della scaletta di ogni intervento.
La scaletta è quindi un testo scritto ad uso e consumo dello speaker che lo redige.
E’ uno strumento che ha cura di chiarire gli elementi essenziali dell’articolazione del discorso e in
particolare:
• I tempi, sapere quando bisogna parlare e chi deve parlare, le interruzioni previste come
musica, pubblicità ecc., la distribuzione dei vari contenuti nel tempo segnando quindi la
ripartizione prevista dal clock;
• I contenuti, il tema di fondo della trasmissione, essi vengono controllati anche dalla
redazione per una selezione dell’intera lista di argomenti disponibili. L’ordine delle
argomentazioni per poter mantenere una logica generale del discorso;
• La forma, entro i margini previsti dal clock è possibile per lo speaker approfondire un
argomento come vuole che sia nella forma del gioco, della lettura dei messaggi o tramite
intervista.
Nessuna scaletta riporterà del dettaglio tutte le informazioni necessarie , la sua funzione è quella di
sviluppare il clock e fare il punto della situazione, ricordandolo a chi sta parlando.
• Deve rivolgersi ai singoli ascoltatori → come se stesse parlando con uno solo di essi poiché
essi ascoltano come singoli, deve trattarli come se fossero vicini e visibili simulando una co-
presenza;
• Deve sforzarsi di anticipare pensieri e bisogni di chi ascolta → per farsi ascoltare, non è
importante la quantità delle informazioni ma la funzionalità e veridicità;
• Deve mantenere naturalezza e sicurezza → calma ed essere rilassato, essere il padrone
della situazione.
L’ascolto è precario
L’attenzione verso il parlato è piuttosto fragile, ha dei tempi brevi di sopportabilità (12/15 minuti)
ed è frammentaria.
La radio è il medium più leggero e maneggevole, si può ascoltare facendo altro nel frattempo e
questo dimostra perché l’attenzione dell’ascoltatore non vada pienamente verso di essa. In ogni
caso, la comunicazione radiofonica deve colpire l'ascoltatore in tempi brevi e in modi coinvolgenti,
pur contando su livelli di attenzione assai instabili.
Il redattore/producer
Il producer è ciascun autore, giornalista, assistente, operatore, regista o tecnico del suono che
cerchi di cogliere la realtà e di darne una versione radiofonica, occupandosi del prodotto dall’idea
alla messa in onda, oltre che della sua vita successiva alla trasmissione. Per Hendy i producer “sono
tutti coloro che fanno i programmi. Essi concepiscono e cercando idee, pianificano le scalette,
registrano e editano il materiale e spesso dirigono le operazioni in studio durante la trasmissione”. I
producer sono spesso il vero motore del programma prima, dopo e durante la trasmissione.
Il responsabile commerciale
Ogni radio ha un direttore commerciale che gestisce direttamente, in tandem con la concessionaria
pubblicitaria, l’insieme di clienti e investitori di riferimento dell’emittente, stabilisce listini e tariffe
di vendita degli slot, coordina le promozioni e realizza il materiale pubblicitario. La responsabilità di
queste attività dev'essere affidata a una figura esperta di radio, con un ampio background nella
produzione di programmi e con competenze nel marketing e nella ricerca sul pubblico, deve
valorizzare al meglio le potenzialità della comunicazione radiofonica agli occhi e alle orecchie delle
aziende che investono. Il responsabile delle vendite sviluppa le strategie commerciali della radio,
adattandole alle diverse piattaforme per raggiungere i diversi target, adatte a ogni tipo di budget.
Lavora a stretto contatto con il direttore dei programmi, per fare in modo che la pubblicità che
viene acquistata sull’emittente risulti integrata con il prodotto radiofonico in tutte le sue
espressioni.
Il responsabile tecnico
A capo della struttura tecnica che tiene in piedi l'emittente c'è solo un ingegnere che si occupa
dell’allestimento dell’operatività e delle trasmissioni rispettando i parametri di legge. Gestisce
l’acquisto, la manutenzione e la riparazione delle strutture e attrezzature, il controllo della fedeltà
del segnale e dei consumi energetici. Organizza le trasmissioni in remoto o gli studi mobili quando
si è in trasferta e lavora a stretto contatto con la produzione. Da lui dipende il suono della radio.
Il tecnico di regia
Il tecnico di regia è una figura professionale indispensabile, l’unico impegnato “aldiquà del vetro”
nella gestione delle apparecchiature e dei materiali presenti nello studio radiofonico, oltre che
addetto ai rapporti con lo speaker di turno. “Far andare la macchina” senza intoppi e senza far
sentire la propria presenza.
Anche il regista, come il redattore/producer, è “invisibile”, ma nel suo caso è pagato proprio per
questo. Il tecnico di regia viene nominato solo nei credits ovvero in quelli che sono i titoli di coda.
Nel tempo, il tecnico di regia si è visto ridurre la mola di lavoro: prima doveva sincronizzare tutte le
fonti sonore che aveva a disposizione, dai dischi alle bobine, dalle cassette ai cd, più il telefono e i
microfoni di chi era in studio. Oggi tutta la musica è contenuta in un grande hard disk. Non c'è più
molto da fare se non utilizzare la console di regia e controllare che tutto vada liscio.
Lo speaker
I protagonisti della comunicazione sono gli speaker, la loro posizione è la più delicata perché li
rende responsabili in prima battuta del destino dell'emittente. Sono loro a dare l’immagine della
stazione e a realizzare il contatto con il pubblico. In principio erano gli annunciatori, dopo gli
annunciatori sono venuti i lettori. Successivamente, quando negli anni Cinquanta è arrivato il rock,
le radio che trasmettevano musica hanno portato alla ribalta i disc jockey.
Oggi si è delineata la figura del conduttore-animatore, con spiccate doti comunicative e una buona
dose di protagonismo. Con il termine speaker, o conduttore, indichiamo tutti quelli che in radio
intrattengono con la propria voce il pubblico in ascolto con notizie, messaggi, annunci e disannunci
delle canzoni. A questa figura si chiede di non assumere atteggiamenti da personaggio ma di
proporre un intrattenimento essenziale, con uno stile consono al target dell'emittente. Sono i
protagonisti, i conduttori e gli animatori della radio. Sono responsabili del buon andamento della
trasmissione, del destino di essa.
I benefici che il digitale avrebbe portato sarebbero stati la possibilità di scaricare contenuti,
ascoltare in modalità non lineare e inviare foto, testi e dati.
Ormai il digitale sta spostando tutto verso la realizzazione all software: tutto gira su computer e
nell’esperienza comune c’è il fatto che il computer prima o poi si deve riavviare, trova dei virus e ha
bisogno di aggiornamenti. Un trasmettitore e un’antenna durano decine di anni e non si cambiano.
Sembra impossibile ignorare le normative che riguardano il broadcasting analogico, anche perché
la fase di transizione al digitale in cui siamo immersi, con la maggior parte delle emittenti nazionali
e qualche radio locale impegnate nel trasmettere in digitale in simulcast della programmazione
radiofonica analogica, ci sta dimostrando l'assetto regolatorio e l’insieme delle verifiche per
autorizzare le emittenti alle trasmissioni in tecnica numerica sono legati al “Testo unico dei servizi
di media audiovisivi e radiofonici” del 2005 (TUSMAR). Per far si che una radio funzioni bisogna
avere una concessione per la radiodiffusione sonora che determina il carattere dell’emittente
(commerciale o comunitaria) e, nel caso di carattere commerciale, i limiti di irradiazione del
segnale: nazionali (emittenti che prendono un territorio di oltre 15 milioni di abitanti) locale (al di
sotto dei 15 milioni).
Si considera emittente radiofonica a carattere comunitario, nazionale o locale, quella che è
caratterizzata dall’assenza dello scopo di lucro e che produce almeno il 30% dell’orario di
trasmissione giornaliero compreso tra le 7 e le 21.
L’emittente privata nazionale ha l’obbligo di trasmettere giornali radio, le radio commerciali locali
invece non hanno specifici obblighi di palinsesto, se non di usare il 20% della programmazione
settimanale per l’informazione di cui il 50% dedicato all’informazione locale. Per la Rai, la
trasmissione di spot non può eccedere il 4% dell'orario settimanale di programmazione e il 12% di
ogni ora.
Per le emittenti private questi limiti orari sono cosi ripartiti: il 18% per le radio nazionali, il 25% per
le radio locali, il 10% per le radio comunitarie in ambito locale o nazionale.
Il provvedimento di concessione a favore di un soggetto è rinnovabile, previa verifica del possesso
dei requisiti necessari all’esercizio (natura giuridica dell’emittente, situazione previdenziale dei
dipendenti, stato degli impianti di diffusione ecc.).
• La natura dei contenuti delle trasmissioni → con obblighi e divieti dei concessionari,
espressi principi generali del sistema radiotelevisivo a garanzia degli utenti (rispetto dei
diritti fondamentali della persona, tutela dei minori, onestà nella pubblicità ecc.);
• Le caratteristiche dell’attività informativa → che dev’essere quotidiana per le nazionali e
deve presentare la realtà dei fatti per favorire la libera formazione di opinioni;
• Il trasferimento della titolarità dell’impresa radiofonica → di concessioni, frequenze e
impianti o rami di aziende, nonché di intere emittenti radiofoniche da un concessionario a
un altro.
La legge ha previsto diverse opzioni:
- I destinatari di queste operazioni possono essere soggetti già concessionari o
nuove società non concessionarie;
- È possibile per i soci acquirenti subentrare nelle quote di quelli vecchi, anche
passando attraverso un terzo concessionario che diventa pluri-concessionario.
• La concorrenza tra le emittenti e gli incroci multimediali → con limiti aggiornati dalla legge
112/2004 di modo che l’abuso d posizione sia calcolato sul SIC, il settore economico che
integra l’insieme di tutti i media: uno stesso soggetto fornitore di contenuti non può essere
titolare di autorizzazioni che consentono di diffondere più del 20% del totale dei programmi
radio irradiabili su frequenze terrestri in ambito nazionale mediante le reti previste dal
piano di assegnazione delle frequenze, e non può avere ricavi superiori al 20% di tutto il
SIC.
Molte attività che una radio si trova a svolgere ricadono sotto il controllo di vari soggetti:
dall’autorità per le garanzie nelle comunicazioni che gestisce le frequenze, vigila sul rispetto e
sull’applicazione delle leggi e detiene il registro degli operatori di comunicazione, al ministero dello
sviluppo economico che ha la delega alle comunicazioni. Per la produzione musicale e il diritto
d’autore, la normativa è la legge 633/41 a cui si aggiunge il regolamento della società italiana
autori ed editori che disciplina i rapporti con le imprese radiotelevisive pubbliche e private e
dispone condizioni generali di licenza d’uso l’emittente deve versare alla SIAE un compenso in
percentuale sugli introiti connessi all’attività di diffusione.
Broadcasting satellitare
La trasmissione via satellite è ancora ampiamente utilizzata dalle emittenti radiofoniche nazionali
per diffondere segnali ai ripetitori in modulazione di frequenza. Alla fine del secolo scorso essa ha
permesso l'ingresso di pacchetti di programmi satellitari dei canali radiofonici fruibili come quelli
televisivi. Le radio sono anche sulle tv con il simulcasting della loro emissione radiofonica, ma nel
frattempo hanno sviluppato altre strategie di visibilità e diffusione, perché l'avvento di internet, ha
soppiantato la capacità di coprire il territorio a cui 20 anni fa si pensava di sopperire attraveros il
satellite.
Farsi ascoltare
Sono migliaia oggi le radio che in tutta Italia e nel mondo trasmettono via internet sia in
simulcasting, sia come radio internet only sia in streaming. Le possibilità di organizzazione del
suono sono infinite: il web permette di fare radio di flusso 24h/24, oppure, consente di integrare
con programmi dal vivo e registrati. Consente di diversificare la programmazione in base ai fusi
orari e scaglionando la partenza delle repliche del palinsesto.
Si possono avere palinsesti di tipo classico (in cui l'emittente propone una serie di programmi o un
flusso definito e invariabile per chi ascolta) o radio on demand (che permette all’utente di scegliere
quale programma, musica, jingle che vuole ascoltare). Il problema qui è farsi ascoltare e farsi
riconoscere al di là di una stretta cerchia, e la soluzione passa attraverso le piattaforme di
aggregazione dell’audio on demand: store musicali online (iTunes, Shazam, GooglePlay) e servizi di
streaming musicale (Pandora, Spotify, Deezer) che offrono anche playlist create ad hoc.
Tutto ciò ha comportato una diffusione delle forme di accesso alla radio vastissima, anche
attraverso le App sugli smartphone. Pensiamo anche alla diffusione degli smart speaker come Alexa
o Google Home che si usano con comandi verbali attraverso la tecnologia del riconoscimento
vocale e riproducono suoni da tutti i device. Una web radio deve essere più che mai specifica e
tematica e farsi trovare da un pubblico selettivo.
Il podcasting
Il podcasting ha rappresentato un passo avanti, in quanto parliamo della possibilità degli
ascoltatori di trasformarsi in produttori di contenuti audio da far ascoltare on demand. Il
podcasting è stato presto implementato dagli editori tradizionali, non esclusivamente radiofonici
che ne hanno fatto strategicamente una forma raffinata di fidelizzazione dell'utente.
Il podcasting è una realtà nata come amatoriale e solo successivamente ha acquisito la popolarità
del racconto orale, giornalistico o di fiction.
I podcast più scaricati al mondo appartengono a tre macro-generi: storytelling (di qualsiasi tipo,
dall’arte alle relazioni sessuali), fiction e giornalismo, di approfondimento o investigativo.
Servono servizi di valore aggiunto nei diversi spazi digitali che distribuiscono il contenuto radio.
Con il digitale terrestre le radio si sono fatte attrarre in particolare dai prezzi più bassi rispetto alle
vecchie frequenze analogiche. Si vuole, però, mantenere quello che è il rapporto uno a uno che la
radio ha sempre avuto con i propri ascoltatori e che in tv andrebbe svanendo, inoltre si vuole tener
stretta l’importanza della voce che in tv invece va a perdersi in quanto prende vita l’immagine. In tv
infatti vediamo grafiche, loghi, animazioni, scritte, videoclip musicali ecc: si parla di uno
snaturamento della radio. Ciò non si sa ancora se trae qualche vantaggio o meno.