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LEZIONE 9

LA RADIO
La radio rappresenta, insieme alla tv, lo strumento di comunicazione di massa che più di tutti gli altri
medium dà l’idea della sincronicità, simultaneità, intrattenendo con il pubblico un rapporto totalmente
differente dai media precedenti.

• HEINRICH RUDOLF HERTZ: è il primo a dimostrare come i segnali elettrici possono essere inviati
attraverso l’aria; così facendo pone le basi per l’invenzione della radio, realizzando il primo
oscillatore, uno strumento in grado di irradiare onde elettromagnetiche a breve distanza.
• GUGLIELMO MARCONI: il salto tecnologico decisivo viene compiuto da Marconi che, nel 1895
costruisce il primo telegrafo senza fini che, attraverso un codice morse, permette una
comunicazione tra due apparecchi senza che siano collegati: “il telegrafo senza fili”.
Nel 1901 viene trasmesso il primo messaggio transatlantico dell’Inghilterra a Terranova (Canada).

IL SUCCESSO DELLA RADIO


La radio ottiene una vera e propria consacrazione quale strumento moderno, nel 1912: l’affondamento del
Titanic simboleggia la fine delle certezze ottocentesche, della scienza, superiorità dell’uomo ma
rappresenta anche l’inizio della storia della radio; viene infatti lanciato allora, per la prima volta, il segnale
di emergenza utilizzando la radio e digitando, in sistema morse, il codice SOS.
Nel primo decennio del secolo la convinzione prevalente è che la radio possa svilupparsi solo nell’ambito
del traffico commerciale (consentendo la comunicazione tra piroscafi) e militare, è infatti con la Prima
guerra mondiale che assistiamo ad uno sviluppo massiccio del settore radiofonico, quale strumento
decisivo per consentire e orientare il tiro delle artiglierie.
Nel corso della guerra si assiste ad un processo di standardizzazione degli apparecchi, primo passo verso
l’affermazione di un uso più complesso della radio (con la costituzione di servizi radiofonici a maglia, che
permettono che il segnale arrivi al destinatario sempre e comunque passando nel caso attraverso altre
stazioni).

LA SCOPERTA DEL POTENZIALE COMUNICATIVO DELLA RADIO


A immaginare un differente uso della radio è David Sarnoff, un radioamatore americano che, nei 1916
afferma di avere in mente l’idea che la radio possa rappresentare uno strumento adatto al consumo
culturale: scatola radiofonica musicale per divertimento ad uso domestico.
Si afferma così un nuovo rapporto con il divertimento privato, consumato all’interno della casa familiare.
Molte sono le qualità della radio:
- Semplicità del suo linguaggio in grado di diffondersi tra le fasce meno alfabetizzate della
popolazione;
- Comodità: fruizione compatibile con le attività domestiche quotidiane;
- Non richiede spostamento (come per il cinema);
- Possibilità di arrivare prima dei giornali, dando l’effetto della simultaneità.
LA RADIO E GLI ALTRI MEDIA
Il successo della radio e un successo straordinario, medium vincente rispetto gli altri.
Le reazioni degli altri media possono variare:
• Carta stampata (giornale) ostile perché la considerano una corrente nel settore dell’offerta di
notizie:
- In GB si chiede una legge per impedire alla radio di dare notizie prima delle sette di sera;
- In USA all’inizio i giornali comprano spazi pubblicitari alla radio, poi si ottiene una legge che
impedisce di dare notizie alla radio (legge abrogata in pochi anni);
Sul finire degli anni ’30 i giornali rinunciano a fare la guerra alla radio.
• Gli anni ’30 radio e cinema fanno accordi per sostenersi a vicenda (star di Hollywood recitano nei
drammi radiofonici).

VERSO LA FINE DEGLI ANNI 30


Verso la fine degli anni 30 la radio:
• Ha sfumato i rapporti tra sfera domestica, privata e vita pubblica;
• Ha costruito comunità immaginate (comunità nazionali, dove questo immaginare non indica
qualcosa di artificiale, ma indica la capacità che i media hanno nel rendere per la prima volta
possibile immaginare, pensare a comunità che siano comunità più vaste rispetto alla propria);
• Ha conferito una legittimazione delle sottoculture (musica nera es);
• Ha contribuito a saldare il senso di comunità attraverso l’omogeneizzazione dei gusti (musica) e
attraverso la costruzione dell’agenda dei temi che la comunità deve considerare come “importanti”
(le informazioni);
• Ha creato una relazione del tutto nuova, più intima e familiare, tra leader politici e l’elettorato.

ANNI 50
In America degli anni 50 la cultura giovanile diventa mainstreaming: complice il benessere negli USA, i
giovani costruiscono un altro modo di fruire della radio: ascoltare musica in macchina.
La radio diviene strumento della comunicazione ad uso personale, diffuso specie tra i giovani per ascoltare
la “propria” musica:
le trasformazioni che permetteranno la trasformazione d’uso:
• Invenzione del transistor: miniaturizzazione degli apparecchi;
• Evoluzione batterie (radio a batteria);
• Sviluppo delle frequenze FM che consentono di accedere a un suono decisamente migliore;
• Nascita della radiolina (Anni ’60).

LA RADIO NELL’EPOCA DEL NEOLIBERISMO


Negli ultimi anni, a partire dalla metà degli anni 80 in avanti, assistiamo ad una evoluzione nel senso del
neoliberalismo anche per quanto riguarda la radio.
• Negli anni 90 si assiste a un processo di “deregolazione” (toglie le leggi che impedivano le
concentrazioni e che favorivano la concorrenza). Questo processo ha favorito la concentrazione
(grandi gruppi radiofonici che tengono insieme radio diversissime con missioni imprenditoriali
diversissime) e hanno favorito la deresponsabilizzazione (moltissimi utenti hanno rinunciato a fare
programmi con contenuti politici o di attualità, mettendo in onda solo musica, satira…).
• Negli anni 90 si è resa disponibile la tecnologia satellitare che permette la trasmissione istantanea
ed economica dei prodotti acquistati dal consorzio di emittenti.
• Si afferma un nuovo modello di network diverso che abbandona la programmazione uniforme su
tutto il territorio nazionale e viene adottata una programmazione che sfrutta le diverse
specializzazioni delle stazioni che partecipano al consorzio: grandi network che accettano il fatto
che al suo interno ci siano dei gruppi di stazioni radiofoniche che si specializzano per cercare di
coprire l’intero arco possibile dei gusti del pubblico per intercettare quanto più pubblico e possibile.
LA STORIA DELLA RADIO NEGLI USA E IN EUROPA
In USA e in Europa vi sono approcci diversi all’uso e allo sfruttamento economico e capitalistico della radio,
in particolare vi è una mentalità diversa per quanto riguarda l’importanza del fare profitto.
Possiamo analizzare due diversi modelli di radiofonia:

1) IL MODELLO AMERICANO: IL BROADCASTING (semina larga)


Modello fortemente commerciale, organizzato attorno allo sfruttamento commerciale della radio.
A partire dagli anni 20 negli Stati Uniti iniziano ad essere prodotti in massa apparecchi per uso domestico
capaci solo di ricevere.
Negli USA, grazie all’intuizione di Sarnoff, si va alla ricerca di un uso differente dello strumento tecnologico:
si capisce che se si segue la strada del dare servizi di tipo culturale e ludico, non ha senso spendere risorse,
fatiche e tecnologie per far sì che il ricevente possa a sua volta comunicare. Qui un modello di un emittente
(antenna) che lancia segnali e produce contenuti ascoltati in maniera passiva, da fruitori, con un apparato
trasmittente molto complesso (stazione) e apparato ricevente molto semplice (apparecchio a casa) avente
una struttura piramidale con apparecchi che non comunicano né con l’emittente né tra di loro.

Negli USA, dopo la Prima guerra mondiale, le stazioni autorizzate a trasmettere sono tantissime:
• Inizialmente vi è un forte desiderio di svincolarsi dalla dipendenza delle compagnie inglesi: i
brevetti sono britannici;
• Lo sviluppo della radio negli USA è anche favorito dal fatto che gli Stati Uniti sono un paese con
un’estensione territoriale grande che consente di avere un più ampio sfruttamento delle bande di
frequenza;
• Hanno già sviluppato una vera e propria mania della radio;
• Gli USA hanno una propensione all’investimento commerciale, al rischio imprenditoriale molto più
sviluppato che in Europa: liberismo è grande propensione commerciale.

La Marina militare statunitense tentò di imporre un monopolio delle trasmissioni radiofoniche sulla base di
motivi strategici: nei primissimi anni ’20, infatti, vi era l’idea della radio come strumento strategico
all’interno delle comunicazioni marittime, quindi un medium preservato in ragione del possibile uso bellico.
Il tentativo, tuttavia, fallì; la propensione liberista della politica americana consentì di rigettare la richiesta.
La legge presentata nel 1919 non viene approvata per due ragioni:
1. L’industria radioelettrica americana che si sviluppa dopo la guerra si oppone al tentativo di
sviluppare un monopolio perché ha bisogno di costruirsi dei nuovi mercati, quindi, è in cerca di
nuovi mercati di espansione;
2. Negli USA è molto forte l’idea che il paese non verrà più coinvolto in una guerra quindi la radio non
è vista come un “asset” strategico.
Tutto questo produce uno sviluppo della radiofonia: sono le industrie di radio a sviluppare il broadcasting
radiofonico.
Tra queste ricordiamo la Westinghouse, grande impresa statunitense di realizzazione di attrezzi radiofonici
e prima a investire nella costruzione di un’emittente radiofonica nel 1920 (KDKA) che mette in pratica l’idea
di Sarnoff dell’uso della radiofonia per usi commerciali, ludici e ricreativi.
AVVENIMENTI CHE FANNO INTENDERE IL SENSO DELL’IMPORTANZA DELLA RADIO
1. La forte presa che la radio impone sul pubblico americano è testimoniata dal famoso episodio della
Guerra dei grandi mondi, programma settimanale di radiodramma che immagina l’arrivo di
marziani negli Stati Uniti. Nel bel mezzo della trasmissione, non avendo dubbi sul fatto che il
pubblico avrebbe compreso che si trattava di fiction, si inscena l’annuncio dell’arrivo dei marziani.
Le cose non vanno come previsto: il panico si diffonde per le strade di New York. La Guerra dei due
mondi fa bruscamente scoprire il potere di suggestione della radio.
2. ELEZIONI 1920:
In contemporanea con la nascita della prima stazione radiofonica vi sono le elezioni americane.
Vengono messi in circolo i primi contenuti di informazione politica; per la prima volta la radio può
fornire ciò che i giornali e il cinema non possono dare: il senso di contemporaneità.
La KDKA prima a dare in diretta discorsi dei comizi.
3. 2 LUGLIO 1921:
Trasmesso il match di boxe Dempsey- Carpentier: appesi ai lampioni degli amplificatori.

I FORMATI PIÙ COMPETITIVI


Due sono i formati più competitivi:
1. Notiziari:
- La radio ha meno tempo per dare le notizie rispetto al giornale;
- Meno spazio per il “commento” della notizia;
- La scaletta è rigida e decisiva.
2. Radiocronache (sportive):
- Diretta, senza filtri redazionali;
- Serve ritmo, ogni pausa va riempita;
- Serve grande preparazione preventiva.

RADIO CORPORATION OF AMERICA


David Sarnoff fonda grandissime aziende come At&T, Westinghouse e United Fruit e, nel 1921, nasce la
Radio Corporation of America (RCA) con lo scopo di fornire gratuitamente i programmi musicali per
invogliare all’acquisto degli apparecchi radio.
- Sul piano finanziario i networks si basano sulla vendita del tempo agli inserzionisti, i quali
realizzavano i programmi o li sponsorizzavano.
- Le agenzie pubblicitarie si dotano di dipartimenti dedicati alla radio, che confezionano i programmi
e le serie, mediando tra le imprese e l’emittente.
- Gli indici di gradimento permettono di dare un prezzo agli spazi pubblicitari.

LA PARTICOLARITÀ DELL’INDUSTRIA RADIOFONICA


L’industria radiofonica ricava profitto soltanto attraverso la vendita di radio; ci si accorge presto che la
stessa industria può essere sostenuta attraverso la vendita di spazi pubblicitari. In questo modo vi è un
duplice beneficio:
- Da una parte, approfittando della forte influenza del medium, l’impresa radiofonica guadagna
attraverso la vendita a inserzionisti;
- Si dà la sensazione di “gratuità” del prodotto agli ascoltatori.

In molti casi sono addirittura le stesse agenzie pubblicitarie che realizzano i programmi che gli stessi
network radiofonici metteranno in onda, programmi costruiti in base alle esigenze dei propri clienti:
- “Soap opera”: drammi radiofonici a puntate che vengono pagati dalle industrie di sapone perché il
nome dell’industria di sapone viene collegato al nome dei drammi che sono poi ascoltati dalle
casalinghe americane che compreranno le marche di sapone che hanno creato i drammi
radiofonici.
RADIO ACT 1927
Sino al 1927, il mercato radiofonico americano è un mercato totalmente libero: la scelta del governo è
quella di lasciare ai privati la piena libertà di trasmissione.
Dal 1927 in poi, con il Radio Act, lo stato istituisce la Federal Radio Commission, a cui viene riservato il
compito di regolare la concessione delle frequenze, verificare la potenza dei trasmettitori e vigilare sulla
moralità dei programmi messi in onda.
Nel 1943 si definisce un sistema radiofonico che ha al suo interno 3 grandi emittenti radio: ABC, NBC, CBS.

2) IL MODELLO EUROPEO
In Europa si afferma un modello differente, basato sul monopolio statale delle trasmissioni e sulla
possibilità di affidarsi a concessionarie.
È un modello che ha come fonte di sovvenzionamento non più i privati attraverso le pubblicità (come
modello americano) ma, per reperire risorse finanziarie, si istituisce un canone, una tassa pubblica
obbligatoria per poter giovare del servizio.
Le ragioni di questa differenza stanno nel fatto che:
• Vi sono differenze di cultura politica: diversa è la concezione tra stato e privato: negli USA il privato
viene visto come fondamentale, mentre in Europa lo Stato è sempre visto come massimo
regolatore della sfera del privato;
• Ragioni propriamente economiche: il mercato europeo è enormemente più ristretto rispetto a
quello americano, c’è meno ricchezza che gira, gli Stati sono più piccoli. Meno ricchezza quindi
meno possibilità di raccolta pubblicitaria. Quindi un sistema radiofonico può essere organizzato
solo dall’unico soggetto che, economicamente, ha la forza di farlo: lo Stato;
• Ragioni culturali: nella cultura degli Stati europei è molto più forte l’idea che lo stato abbia un ruolo
pedagogico e debba intervenire per modellare e migliorare la società. Questa presenza fa sì che lo
Stato non possa lasciare il compito al privato che si regola soltanto sulla base di quelli che sono i
propri interessi. Lo stato deve quindi intervenire in maniera pedagogica anche attraverso la radio
per formare una collettività migliore attraverso i programmi scelti;
• In Europa gli anni ‘20 sono pervasi dalla sensazione che una guerra sta per scoppiare nuovamente;
quindi, lo Stato deve continuare a mantenere il monopolio di uno strumento strategico.

GRAN BRETAGNA
La Gran Bretagna è il paese europeo battistrada per quel che riguarda la diffusione della radio.
Nel 1922 nasce la BBC (British Broadcasting Corporation), il primo grande ente radiofonico europeo rivolto
a un grande pubblico. Nel 1927 il governo britannico, che ha obbligato tutte le radio private a unirsi alla
BBC, ne decide la statalizzazione (trasferimento allo stato della proprietà e della gestione): nasce così la
British Broadcasting Company. Tuttavia, la tradizione liberale britannica inventa un sistema che permette
alla BBC di sottrarsi all’ingerenza del governo: la privata BBC diventa “pubblica”, autonoma dal valore del
governo, con una nuova missione: istruire, informare e intrattenere.
Nel corso di decenni si costruisce il “modello BBC”: autorevolezza, distanza dal potere politico, assenza di
pubblicità, canone pubblico…

FRANCIA
Il sistema radiofonico si costruisce come un sistema misto:
• Radio pubblica, capace di trasmettere a livello nazionale, organizzata dallo stato, soggetta a
particolari regolamenti e titolare del diritto a fare pagare un canone agli utenti;
• Piccole radio private, a carattere fortemente locale, interamente finanziate dalle pubblicità.
ITALIA
Guglielmo Marconi, inventore bolognese, largheggia nelle concessioni (nel 1902 permette l’uso gratuito ad
esercito e marina di alcuni suoi brevetti), ma non lesina pressioni affinché venga adottato un sistema di
monopolio radiofonico da assegnare a una qualche società legata allo stesso Marconi.
Le richieste di Marconi però si scontrano con l’orientamento liberista del governo che prevale,
considerando di pubblica utilità il servizio radiofonico. Fino all’affermazione del fascismo i governi sono
liberali quindi hanno una sviluppata idea di servizio pubblico per il quale non può essere concesso il
monopolio.
• 1923: nascono Italo Radio, con capitale Franco tedesco e Radiofono, legata a Marconi;
• 1924: nasce la Società Italiana radioaudizioni circolari (SIRAC) con capitali Western Elettric (quindi
anche gli americani partecipano ai primi tentativi di costruzione di un mercato radiofonico in Italia);
• 1924: il nuovo ministro delle comunicazioni è Costanzo Ciano, che media tra gli interessi in gioco (ci
avviciniamo al fascismo);
• Nasce così l’Unione Radiofonica Italiana (URI): costruita dalla Radiofono, Italo Radio e dalla Sirac e
rappresenta la prima società di broadcasting italiana.
Di fatto, nel 1924, si gettano le basi per la costruzione di un regime di monopolio con capitale misto
(pubblico e privato). L’URI rappresenterà l’antesignana poi di quella che sarà l’EIAR nel periodo fascista
(Ente Italiano Audio Radiodiffusione) che sarà a sua volta la progenitrice della nostra RAI.

IL RAPPORTO TRA RADIO E POLITICA NEGLI ANNI ‘30


Gli anni ’30 rappresentano l’età d’oro della radio, radio diventa uno status symbol, icona della modernità e
della cultura borghese.
Negli anni 30 assistiamo ad un maggiore capacità da parte dei soggetti politici di capire quanto sia
importante utilizzando un linguaggio più chiaro, semplice, maggiormente emotivo, quanto sia importante
utilizzare uno strumento come la radio che permette di saltare una serie di mediazione e arrivare
direttamente nel salotto di casa dei cittadini elettori
La programmazione è quella di un genere leggero, tanta musica, barzellette, cabaret, concorsi a premi,
radioteatro (drammi teatrali).
Diversi sono i tipi di comportamenti adottati dai governi di fronte alla potenza politica del nuovo medium:
• GRAN BRETAGNA: BBC indipendente dal potere politico sin dal 1926;
• USA: negli anni 30 gli Stati Uniti sono in un periodo di grande difficolta: ci ritroviamo negli anni della
Grande Depressione (dopo il grande crollo di Wall Street nel 1929). Il quadro dell’America degli
anni 30 è quella di poche grandi emittenti nazionali (ABC, NBC e CBS) ma tantissime emittenti locali.
Per misurare quello che è il grado di disagio, le emittenti locali sono spesso molto arrabbiate;
danno infatti molto spazio anche ad interventi di ascoltatori, programmi di approfondimento
sociale e politico, spesso anche nella programmazione musicale vengono trasmesse ballate di
cantanti folk che nei loro testi raccontano un’America fatta di perdenti, di vittime, contadini cacciati
da loro fattorie…
In America, il ruolo politico della radio si afferma in occasione delle elezioni del 1932 quando la
grande politica arriva a scoprire la potenzialità dello strumento radiofonico. Il presidente
democratico Roosevelt è il primo a comprendere la possibilità di usare la radio per arrivare
direttamente nelle case degli americani, saltando tutte le mediazioni. E lo fa con i “discorsi del
caminetto” che, settimanalmente, trasmessi dalla Casa Bianca, fanno ascoltare le pacate e giovali
riflessioni del presidente.
• ITALIA: per gran parte degli anni 20 e 30 l’interesse prevalente del regime fascista, più che
diffondere i temi della propaganda, è l’ampliamento e potenziamento della rete e delle trasmissioni
trasmittenti. Un tentativo di diffondere il numero di apparecchi avvenne nella metà degli anni 30,
quando vengono messi sul mercato alcuni modelli (Radiorurale e Radio Balilla) a un costo molto
contenuto con l’obiettivo di coinvolgere maggiormente la popolazione rurale.

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