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L’ITALIA FASCISTA
Continua a presentare una realtà più arretrata rispetto alla Germania, Francia, Gran Bretagna:
• Diffusione radiofonia limitata dal fatto del costo ancora troppo elevato;
• Col regime fascista qualcosa cambia, relativamente alla programmazione: dal 1926 compaiono i
radiogiornali, poi i programmi didattici per i bambini seguendo valori e principi fondamentali per la
costruzione di una cittadinanza conforme ai valori del regime stesso;
• L’attività propagandistica non riscuote successo per lungo tempo: troppa propaganda rischia di far
disinnamorare della radio;
• Il regime fascista affrontò in maniera dinamica il problema del potenziamento delle reti e delle
stazioni trasmittenti: nel ventennio fascista aumentarono di gran lunga il numero delle stazioni
esistenti della penisola: il regime diffuse tantissimo le radio nella parte meridionale d’Italia
potenziando il segnale e cercando di arrivare alla creazione di un’unica rete nazionale per cercare di
diffondere l’uso dell’ascolto della radio.
• I tassi di incrementi delle vendite molto bassi: gli apparecchi riceventi rimangono troppo costosi e
poco diffusi, l’industria preferisce venderne pochi ma costosi. Conseguenza: larga diffusione delle
radio a galena, radio fatte in casa;
• Negli anni 30, il fascismo è ormai consolidato, è messi in mercato radio (radio rurale e Radio Balilla)
a costo molto popolare con l’obiettivo di consolidare il consenso interno al paese;
• 1935-1940: maggiore diffusione della radiofonia e periodo in cui il paese comincia ad avviarsi in
maniera sempre più decisa verso la guerra. Nel 1935 con l’aggressione in Etiopia, la radio si prepara
alla guerra. Il compito della radio è di svolgere un’azione di propaganda, ruolo di amplificazione
delle parole d’ordine del regime per diffondere il consenso del paese.
Accelerazione dovuta a:
1. Esempio virtuoso della Germania nazista;
2. Mobilitazione bellica per l’Etiopia.
• Ciano (genero Mussolini) ministro per la stampa e la propaganda;
• Tendenza della folla a vivere gli avvertimenti, comunicati in diretta, simultaneamente e come rito
collettivo (es. grandi manifestazioni sportive);
• Programmi radiofonici: Cronache del regime informazione politicamente orientata;
In Italia le radio libere nascono a partire dal 1974: c’è una sentenza della corte costituzionale contro il
monopolio statale che afferma che il monopolio deve essere inteso come un monopolio nazionale per cui le
emittenti private possono emettere i loro programmi se si mantengono all’interno di un’area limitata
locale, quindi, non fanno concorrenza agli altri enti nazionali.
Questo consente la nascita di tutta una serie di radio libere:
• Radio Alice: radio bolognese dei movimenti studenteschi del 1977, movimenti di contestazione che
fanno della libertà di espressione e di parola, uno dei temi principali del loro agire.
Si caratterizza sia per l’estrema libertà dei palinsesti (chiunque può parlare, senza censura), sia per
il ruolo apertamente politico (durante le manifestazioni la radio funzionava da strumento che tiene
contatti con i manifestanti che avvertono la radio su quello che succede e subito diffondono
messaggio).
TV VS RADIO
Radio medium popolare degli anni 40, successo si capovolge quando all’inizio degli anni 50 compare la tv.
Tv medium che insiste sugli stessi punti di forza della radio e che aveva permesso alla radio di imporsi sugli
altri medium:
• Conquista spazio privato;
• Inserzionisti scappano dalle radio;
• Le stazioni locali si svincolano dai grandi network radiofonici;
• Le stazioni locali si specializzano per genere (western, pop…).
LA RADIO OGGI
La radio continua a mantenere un ruolo nella comunicazione di oggi anche per quanto riguarda la
comunicazione politica. Caratteristica specifica: spontaneità. Nelle campagne elettorali odierne la radio
strumento efficace.