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LEZIONE 10

LA SECONDA GUERRA MONDIALE


Il 31 agosto 1939 in un paesino in Polonia, una piccola emittente radiofonica di frontiera trasmette un
violento proclama contro il Reich. Sono stati sei uomini, vestiti con la divisa polacca, che hanno fatto
violenta irruzione nei locali della radio, a imporlo. Questi presunti polacchi sono in realtà agenti del servizio
segreto nazista. Al momento di abbandonare l’emittente radiofonico lasciano sul selciato il cadavere di un
ebreo, anch’esso rivestito dalla divisa polacca. A Berlino il ministro della propaganda diffonde alla radio la
notizia che i polacchi hanno attaccato vilmente il territorio tedesco. Il giorno dopo le truppe naziste
oltrepassano il confine e danno inizio alla Seconda guerra mondiale. Questo episodio della storia nazista dà
misura del ruolo fondamentale che la radio assume nel secondo conflitto mondiale: l’opinione pubblica è
consapevole di come la radio possa rappresentare l’arma totale del nuovo conflitto.

LA RADIO DELLA GERMANIA NAZISTA


Il nazismo ebbe vita facile nel conquistare il sistema radiofonico:
• La stazione radio di Berlino è la meglio organizzata al mondo: trasmette in 53 lingue.
• Man mano che l’esercito nazista occupa i paesi europei, la propaganda nazista si impossessa delle
stazioni radio straniere;
Il regime nazista mira a fare della radio uno strumento essenziale ai fini di una costruzione di quell’ideale di
comunità perfetta, omogenea, priva di qualsiasi tipo di differenziazione a cui il regime nazista mirava.
L’ascolto della radio fu anche fortemente promosso dal nazismo attraverso il varo di tutta una serie di piani
economici e finanziari produttivi mirati in particolare a diffondere l’uso della radio all’interno dei nuclei
domestici: tutta una serie di radio economiche vennero prodotte dalle fabbriche tedesche e distribuiti a
prezzi concorrenziali in maniera tale che la popolazione potesse largamente accedere al servizio
radiofonico. Sono radio capaci solo di ricevere trasmissioni interne, questo con l’obiettivo di escludere
qualsiasi tipo di comunicazione che potesse provenire da altri paesi e che potesse incrinare l’atmosfera di
unanimità che il sistema radiofonico diffondeva.
A questo si aggiunse anche l’azione promossa dal regime volta a riempire lo spazio pubblico di altoparlanti
che avevano come obiettivo quello di diffondere la voce del Fuhrer durante i suoi interventi pubblici in
maniera tale che i discorsi venissero ascoltati da tutti.

L’ITALIA FASCISTA
Continua a presentare una realtà più arretrata rispetto alla Germania, Francia, Gran Bretagna:
• Diffusione radiofonia limitata dal fatto del costo ancora troppo elevato;
• Col regime fascista qualcosa cambia, relativamente alla programmazione: dal 1926 compaiono i
radiogiornali, poi i programmi didattici per i bambini seguendo valori e principi fondamentali per la
costruzione di una cittadinanza conforme ai valori del regime stesso;
• L’attività propagandistica non riscuote successo per lungo tempo: troppa propaganda rischia di far
disinnamorare della radio;
• Il regime fascista affrontò in maniera dinamica il problema del potenziamento delle reti e delle
stazioni trasmittenti: nel ventennio fascista aumentarono di gran lunga il numero delle stazioni
esistenti della penisola: il regime diffuse tantissimo le radio nella parte meridionale d’Italia
potenziando il segnale e cercando di arrivare alla creazione di un’unica rete nazionale per cercare di
diffondere l’uso dell’ascolto della radio.
• I tassi di incrementi delle vendite molto bassi: gli apparecchi riceventi rimangono troppo costosi e
poco diffusi, l’industria preferisce venderne pochi ma costosi. Conseguenza: larga diffusione delle
radio a galena, radio fatte in casa;
• Negli anni 30, il fascismo è ormai consolidato, è messi in mercato radio (radio rurale e Radio Balilla)
a costo molto popolare con l’obiettivo di consolidare il consenso interno al paese;
• 1935-1940: maggiore diffusione della radiofonia e periodo in cui il paese comincia ad avviarsi in
maniera sempre più decisa verso la guerra. Nel 1935 con l’aggressione in Etiopia, la radio si prepara
alla guerra. Il compito della radio è di svolgere un’azione di propaganda, ruolo di amplificazione
delle parole d’ordine del regime per diffondere il consenso del paese.
Accelerazione dovuta a:
1. Esempio virtuoso della Germania nazista;
2. Mobilitazione bellica per l’Etiopia.
• Ciano (genero Mussolini) ministro per la stampa e la propaganda;
• Tendenza della folla a vivere gli avvertimenti, comunicati in diretta, simultaneamente e come rito
collettivo (es. grandi manifestazioni sportive);
• Programmi radiofonici: Cronache del regime informazione politicamente orientata;

LA SECONDA GUERRA MONDIALE: LA RADIO ITALIANA


La radio italiana riconverte completamente il suo modello comunicativo alle necessità belliche: tutte le
trasmissioni radiofoniche da due settimane dopo l’entrata in guerra dell’Italia vengono unificate.
I programmi si concentrano su tre obiettivi fondamentali:
1. Informazione e commenti sull’andamento della guerra favorevoli al movimento delle truppe
italiane (stile piatto e inespressivo);
2. Intrattenimento: radiocronaca, radio documentario di guerra, giornali umoristici, musica leggera a
tema bellico;
3. Propaganda per l’interno e l’esterno.
Vi sono inoltre trasmissioni specifiche di guerra:
• Emissioni propagandistiche verso i paesi nemici: messaggi in lingua straniera diretti ai paesi nemici;
• Falsi annunci e comunicati;
• Stazioni radio che fingono di trasmettere da istituzioni o luoghi diversi in maniera tale da
confondere il nemico stesso (radio grigie);
• Radio di intrattenimento per le truppe;
• Programmi di servizio (attacchi aerei, bombardanti…).
La radio nel tempo di guerra è associata alla propaganda, quindi in molti casi non creduta.
Tuttavia, ci sono delle radio “nemiche” considerate più serie rispetto alla radio del proprio paese in guerra:
è il caso di Radio Londra.

LA RADIO AMERICANA E IL MACCARTISMO


Finita la guerra, la propaganda continua a rimanere un elemento esistente all’interno delle programmazioni
dei sistemi radiofonici nazionali; questo perché si passa dalla 2WW alla Guerra Fredda.
Negli Stati Uniti, nei primi anni del dopoguerra il sistema informativo viene in qualche modo sconvolto dal
maccartismo, ovvero quella sorta di fobia collettiva degli USA nell’immediato dopoguerra sollecitata dal
senatore McCartney il quale diresse una commissione per la repressione delle attività antiamericane,
sottoponendo a vigilanza centinaia di persone e operando attacchi personali (per mezzo di accuse in genere
non provate) nei confronti di funzionari governativi, uomini di spettacolo e di cultura ecc., da lui considerati
comunisti e, in quanto tali, responsabili di minare i fondamenti politici e ideologici della società americana.
Nel cercare attivamente le spie all’interno del sistema radiofonico si adoperarono di alcune riviste, tra cui
“Counterattack”, una rivista che faceva esplicitamente nomi e cognomi dei presunti comunisti impegnati
nel l’industria radiofonica.
LA RADIO ITALIANA NEL DOPOGUERRA
In Italia la RAI, costituta dell’ottobre 1944, sostituisce l’EIAR.
Il principio è quello del monopolio, sotto il controllo del ministero delle Telecomunicazioni; un’ipotesi non
molto accettata dalla popolazione italiana, la quale tentò di spingere i governi italiani a adottare un
modello simile al modello americano, un modello più di libero mercato.

LE ELEZIONI DEL 1948


Queste voci furono abbastanza forti fino al 48: dopo le elezioni dell’aprile del ‘48 si abbandona qualsiasi
idea di apertura al modello americano.
La Democrazia Cristiana conquista il monopolio dell’ente radiofonico: la RAI è pienamente nelle mani del
governo e del sottosegretario alla presidenza del consiglio Giulio Andreotti.
Consapevole dell’importanza dell’informazione radiofonica ai fini del consolidamento politico del proprio
potere, si oppone con successo alle ipotesi, allora molto diffuse, di privatizzazione dell’ente.
Questa tendenza di tenere il controllo dell’informazione radiofonica (presto televisiva) è rafforzata dal fatto
che l’Italia è un paese fortemente influenzato dalla cultura cattolica (che si riconosce pienamente nel
partito di governo DC), profondamente contraria all’idea di diffusione del modello americano in quanto
teme la scristianizzazione e il passaggio alla società dei consumi che, inevitabilmente, porterebbe con sé
anche una perdita di valori tradizionali cristiani.
La DC al potere è una rassicurazione per il mondo cattolico e per il suo disegno pedagogico volto a impedire
la realizzazione dell’egemonia liberale sulla borghesia e dell’egemonia socialista sul proletariato.
Il controllo della RAI in questo contesto è fondamentale per imporre un modello d’informazione e di
diffusione culturale di massa funzionale alla visione del paese che è proprio della chiesa cattolica.
Dal punto di vista organizzativo la RAI si organizza come una grande azienda articolata in diversi settori
produttivi. Non a caso nel 1952 l’azienda passa nel grande gruppo dell’IRI, grande contenitore che tiene
insieme tutte le aziende a controllo statale.

IL RUOLO DELLA CHIESA CATTOLICA


Nel ventennio fascista la chiesa cattolica aveva mostrato un forte interesse per la tecnologia dei mezzi di
comunicazione di massa e di diffusione culturale. Il Vaticano è, infatti, uno dei primi Stati in Europa a
dotarsi di un proprio ente radiofonico con l’obiettivo di realizzare l’egemonia nel campo dell’educazione
popolare delle masse, neutralizzando quanto di “laico” vi era nel progetto sociale del regime.

LA RADIO NELL’ERA DELLA TELEVISIONE


Negli anni ‘50 la radio entra in crisi a causa della concorrenza della televisione che ruba il pubblico e i talenti
alla radio (Mike Bongiorno e Corrado).
La radio italiana assiste ad una forte perdita di ascolti di fronte al quale reagisce cercando di chiudersi in
una nicchia dalla quale la tv rimane esclusa; di qui un’accentuazione del carattere elitario dei programmi
(aumentano i radiodrammi, programmi didattici rivolti agli adulti, scompare quasi del tutto
l’intrattenimento leggero).
Negli anni ’60 si assiste ad una ripresa della radio, dovuta ad una serie di innovazioni che danno una grande
libertà di fruizione della radio, che le consente di essere un oggetto personale:
- Il transistor: miniaturizzare gli apparecchi;
- Alimentazione attraverso le batterie: radio strumento portatile.
I miglioramenti tecnologici consentono anche di abbassare i costi generali, permettendo di immaginare la
radio quale strumento capace di diffondere contenuti politici, spesso radicali, fino a quel momento esclusi
dalla programmazione delle radio ufficiali.
LE RADIO LIBERE
Tra la metà degli anni 60 e 70 si diffondono le cosiddette radio libere. Si tratta di emittenti anticonformiste,
al limite della legalità che, sfidando apertamente le legislazioni monopolistiche in vigore nei diversi paesi
europei, trasmettono abusivamente contenuti censurati.
• Radio Caroline 1964 trasmette abusivamente da una piattaforma fuori dalle acque inglesi,
sottraendosi alla legislazione che impone il monopolio delle trasmissioni della BBC.

In Italia le radio libere nascono a partire dal 1974: c’è una sentenza della corte costituzionale contro il
monopolio statale che afferma che il monopolio deve essere inteso come un monopolio nazionale per cui le
emittenti private possono emettere i loro programmi se si mantengono all’interno di un’area limitata
locale, quindi, non fanno concorrenza agli altri enti nazionali.
Questo consente la nascita di tutta una serie di radio libere:
• Radio Alice: radio bolognese dei movimenti studenteschi del 1977, movimenti di contestazione che
fanno della libertà di espressione e di parola, uno dei temi principali del loro agire.
Si caratterizza sia per l’estrema libertà dei palinsesti (chiunque può parlare, senza censura), sia per
il ruolo apertamente politico (durante le manifestazioni la radio funzionava da strumento che tiene
contatti con i manifestanti che avvertono la radio su quello che succede e subito diffondono
messaggio).

TV VS RADIO
Radio medium popolare degli anni 40, successo si capovolge quando all’inizio degli anni 50 compare la tv.
Tv medium che insiste sugli stessi punti di forza della radio e che aveva permesso alla radio di imporsi sugli
altri medium:
• Conquista spazio privato;
• Inserzionisti scappano dalle radio;
• Le stazioni locali si svincolano dai grandi network radiofonici;
• Le stazioni locali si specializzano per genere (western, pop…).

LA RADIO OGGI
La radio continua a mantenere un ruolo nella comunicazione di oggi anche per quanto riguarda la
comunicazione politica. Caratteristica specifica: spontaneità. Nelle campagne elettorali odierne la radio
strumento efficace.

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