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La globalizzazione

Che cosa è?

Quando è nata nel 1981, con il termine globalizzazione si intendevano tutte le relazioni tra le
persone e le aziende più grandi e importanti. Successivamente adottò un termine più generale
e complesso, e coinvolse ambiti culturali, politici, tecnici e sociali. Spiegato in termini semplici,
la globalizzazione è un insieme di relazioni che consente ai vari stati del mondo di comunicare
continuamente. In questo clima, gli eventi di un Paese possono coinvolgere anche altri Paesi
del mondo. Termine difficile da prendere in considerazione perché è probabile che la sua origi-
ne sia stata scoperta già nel Medioevo o anche prima, perché il commercio esiste da secoli e
ha portato profondi cambiamenti prima nei villaggi e poi in tutta la regione.Il mondo globaliz-
zato è il mondo di oggi, le economie dei vari paesi sono sempre più interdipendenti, non ci
sono quasi ostacoli al commercio, la comunicazione è semplicissima anche da una parte all'al-
tra della terra. La globalizzazione è un fenomeno che sta interessando il mondo intero, non co-
nosce confini e sta sempre più interessando sia i Paesi del nord del mondo (quelli industrializ-
zati e sviluppati) e il sud del mondo (i paesi non sviluppati). Il fenomeno della globalizzazione
sta interessando varia aspetti che sono in grado di condizionare la vita delle persone: quello
economico, quello sociale perché investe la vita dio tutti i giorni, quello tecnico-scientifico,
quello culturale, etc… Essa si può analizzare sotto vari profili:

Globalizzazione Economica

Da quando?

Se consideriamo la globalizzazione in chiave «moderna», come una vera integrazione dell!eco-


nomia attraverso i confini nazionali , alcuni storici ed economisti dividono la sua storia in tre
fasi, alle quali una quarta può essere aggiunta per gli ultimi 20 anni.

La prima fase iniziò nel 1600 circa e fu dominata dalle compagnie para-statali di scambi com-
merciali, non ancora completamente capitaliste ma certamente mercantiliste. Ciononostante,
per lungo tempo la Compagnia delle Indie Orientali sarebbe rimasta la più grande organizza-
zione che diede una spinta decisa alla globalizzazione, intesa come commercio internazionale.

La seconda fase invece comprende l!inizio degli scambi in beni di più largo consumo, in indu-
strie già presenti e sviluppate in Europa come quella tessile o del grano. In questa fase, le teo-
rie di distribuzione della produzione rispetto ai vantaggi comparativi di uno Stato presero piede
assieme all!aumento vertiginoso degli scambi globali guidato dagli imperi europei, in particola-
re Inghilterra, Francia e Spagna, nel 1700 e 1800. In questa nuova ondata di globalizzazione,
gli Stati più ricchi ebbero la possibilità di specializzarsi in produzione di prodotti ad alto valore
aggiunto usando le materie prime delle nuove colonie in Africa e America, per migliorare il te-
nore di vita della popolazione. È difficile dare date precise per l!inizio e la fine di questa fase,
anche se possiamo collocarne l!inizio nei primi anni del 1800, con la fine del mercantilismo del-
le Compagnie delle Indie, mentre la fine coincide grosso modo con la conclusione della Secon-
da Guerra Mondiale.

La terza fase cominciò invece con la vittoria degli Stati Uniti e dell!Unione Sovietica nella Se-
conda Guerra Mondiale e il relativo disfacimento dei vecchi Imperi Coloniali . Allo stesso tempo,
la fondazione del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale , diedero una spinta
importante al movimento dei capitali e degli investimenti nei Paesi in via di sviluppo. In
questa fase, quella in cui ci troviamo tuttora, la crescita della Cina, della popolazione mondiale
nei Paesi in via di sviluppo e dell!uso della tecnologia ha portato a grossi cambiamenti e ad un
aumento generalizzato della globalizzazione, intesa come scambio di beni e movimenti di per-
sone. Tra i cambiamenti che possiamo già osservare, è evidente lo spostamento del baricentro
dell!economia mondiale da Ovest a Est, con la proporzione del PIL mondiale prodotto dai Paesi
più ricchi in netta diminuzione.

Le cause principali:

• Un fenomeno intrinseco all’economia globalizzata è la delocalizzazione, la quale viene intesa


come il trasferimento di tutto il processo produttivo o anche di una sola parte di questo da un
determinato Paese verso altre località geografiche in cui sono presenti dei veri e propri van-
taggi di tipo competitivo. Questi vantaggi altri non sono che il costo dei fattori produttivi e
della manodopera lavorativa.

• Liberalizzazione, ovvero la progressiva liberalizzazione degli scambi commerciali e dei movi-


menti internazionali di capitali. A partire dalla fine degli anni Settanta si è verificata una nuo-
va ondata di liberalizzazione del commercio mondiale, anche attraverso accordi e istituzioni
internazionali appositamente concepite quali il GATT e successivamente il OMC finalizzate al-
l'abolizione progressiva delle barriere al commercio internazionale.

• Crollo dei paesi socialisti avvenuto a partire dal 1989 che ha ridotto il mondo da "bipolare" a
“unipolare”.

• Riduzione della sovranità statale, cioè il progressivo trasferimento di sovranità democratica


dagli Stati-nazione ad entità internazionali e sovranazionali con grado imperfetto di democra-
zia.

Gli effetti:

Gli effetti economici e sociali della globalizzazione sono ampiamente dibattuti e controversi. La
ricerca empirica è attualmente insufficiente e inconclusiva, sottolineando come gli effetti eco-
nomici e sociali variano a seconda dei paesi e delle politiche che vengono considerate.

Globalizzazione politica

All!interno della globalizzazione si hanno anche conseguenze politiche: si diffondono le guerre


etniche, le grandi migrazioni, si moltiplicano le istituzioni internazionali a tal punto da comin-
ciare ad erodere la sovranità nazionali degli Stati. Inoltre, poiché è venuto meno il bipolarismo
politico USA/UIRSS, la relazioni internazionali appaiono più instabili. Infine, dal punto di vista
della politica interna, le migrazioni internazionali spingono verso un!alterazione della cittadi-
nanza che essa stessa diventa causa di problemi e di tendenze politiche diverse, se non oppo-
ste.

Globalizzazione informatico-telematica

Uno degli elementi fondamentali del fenomeno della globalizzazione è la tecnologia informati-
co-telematica. Lo sviluppo della rete ha costituito, infatti, uno dei veicoli decisivi per l!espan-
sione dei mercati economico-finanziari, per la diffusione delle culture e per l!avvicinamento dei
costumi sociali, dando vita al cosiddetto cyberspazio, nel quale i soggetti possono operare,
scambiando oggetti e instaurando rapporti. Questo nuovo spazio virtuale richiede regole di
comportamento specifiche, che hanno portato inevitabilmente alla creazione di un nuovo cam-
po di studio della scienza giuridica, il diritto informatico. Quando parliamo di diritto informatico,
ci riferiamo a quel complesso di normative che disciplinano i rapporti tra i fornitori di apparec-
chiature o servizi informatici e utenti, che comprende anche i comportamenti legati all!utilizzo
del computer e l!uso della rete. In particolare, il diritto informatico si occupa di disciplinare sia
principi giuridici generali, come ad esempio le garanzie sui prodotti, sia principi più specifici
legati al diritto d!autore, alla proprietà intellettuale e alla sicurezza informatica.

Effetti:

La diffusione di Internet ha profondamente trasformato la nostra società dal punto di vista so-
ciale e culturale, ma anche da quello economico: ci fornisce l!opportunità di acquistare tutti
quei beni e servizi provenienti da un altro Paese o addirittura da un altro continente e i paesi in

via di sviluppo possono finalmente sfruttare i vantaggi della tecnologia attuale senza subire le
difficoltà associate allo sviluppo della stessa.Come abbiamo potuto sperimentare nel corso del-
la pandemia dovuta al Covid-19, il web ci permette di comunicare con chiunque, in qualunque
momento, anche con la possibilità di vederlo in video ovunque ci troviamo. Allo stesso tempo
però, tutto questo ha fatto sì che molte problematiche tipiche della vita quotidiana si presen-
tassero, anche se in maniera diversa, nella realtà virtuale: in particolare parliamo di attività
come cracking (violazione dei sistemi informatici), privacy e spamming (invio di posta indesi-
derata).

La globalizzazione culturale

Nello specifico, per globalizzazione culturale si intende la diffusione mondiale di un certo tipo di
cultura (in particolare quella statunitense o comunque occidentale), che porta alla tendenza di
uniformare il modo di vivere e le abitudini culturali in ogni parte del mondo. Pensiamo alla
Coca-Cola, al MacDonald, alle grandi catene di hotel o di abbigliamento: in qualsiasi Paese del
mondo ci troviamo, tutti questi brand sono facilmente trovabili. Oppure pensiamo alla musica,
ai telefilm o all!elettronica e tecnologia: nella maggior parte del mondo, si vedono gli stessi te-
lefilm e film, per lo più americani, si ascolta la stessa musica, si utilizzano gli stessi dispositivi
elettronici. Anche la moda, il modo di vestirsi tende a uniformarsi in molti Paesi, così come si
assiste anche a un!uniformità di tipo linguistico, con l!imposizione dell!inglese nel lessico locale,
oltre che come lingua standard usata nelle relazioni internazionali. C’è però il rischio concreto
che le diverse culture di tutto il mondo, seppur interagendo, comincino. A fondersi, andando
via via a perdere i contorni che gli sono propri e che ne caratterizzano l’individualità.

I pro ed i contro della globalizzazione:

La globalizzazione sembra aver contribuito a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni a


livello mondiale, ma è cresciuto il divario tra le economie dei paesi ricchi e quelle dei paesi po-
veri.

Nel contempo la globalizzazione ha stimolato il meccanismo del decentramento produttivo. In


questo contesto le multinazionali hanno spostato parti o intere produzioni in paesi del Sud del
mondo o in quelli dell!Europa orientale per godere dei seguenti vantaggi:

• il costo ridotto della manodopera, spesso reclutata in paesi economicamente disagiati e quin-
di disposta a lavorare con bassi salari e in qualsiasi condizione pur di combattere la miseria;

• minori difese sindacali a favore dei lavoratori;

• meno tasse da pagare per le imprese;

• una legislazione meno rigorosa nella tutela dell!ambiente. È questo un problema grave per-
ché, non soltanto sottopone le popolazioni locali a tutti i rischi di inquinamento a volte mas-
siccio, ma va comunque ad aumentare il degrado complessivo del nostro mondo. A volte
sono le foreste ad essere attaccate: abbattute senza nessun criterio di conservazione, per
produrre legname pregiato; altre volte i fiumi sono ridotti a discariche per smaltire i rifiuti di
lavorazioni pericolose che le società ricche del Nord del mondo non vogliono più sul loro terri-
torio. Da anni sono sorti dei movimenti di protesta, definiti no global, che combattono proprio
contro la gestione politicamente scorretta delle multinazionali.

Poche aziende, dunque, di grandissime dimensioni impongono il loro punto di vista e dominano
il mercato mondiale a scapito delle imprese di medie e piccole dimensioni che arrancano per
esistere sulla piazza, non riuscendo a raggiungere un livello di competitività simile.

Chi salva la globalizzazione fa leva su altre argomentazioni come l!esportazione di tecnologia


anche nei paesi più in difficoltà del pianeta e l!aumento del lavoro laddove ci sono forti situa-
zioni di precariato e di disoccupazione.

È per questo che da anni il mondo globalizzato oltre a spaccarsi economicamente, si divide in
parti opposte anche eticamente: da un lato i fautori di questo grande processo universale
chiamato "globalizzazione”; dall!altra coloro che condannano e protestano vivacemente.

Vale la pena, comunque, osservare che le discussioni e le polemiche scoppiano soltanto nei
paesi ricchi, poiché in quelli davvero poveri non si sa neppure che cosa sia la globalizzazione:
ci si limita a subirla.

Fonti: www.manuelmarangoni.it, www.studiarapido.it, www.informazioneambiente.it, lospiego-


ne.com, /www.skuola.net, www.lavoce.info, it.wikipedia.org

Andreea Oanta 3C

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